Corruzione italo veneta nel Veneto

Re: Corousion tałiana entel Veneto - Consorsio Venesia Nova

Messaggioda Berto » gio lug 24, 2014 7:49 am

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https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... =1&fref=nf

È mai possibile che nessuna veneta istituzione, né l'insieme delle venete universitá (invero, università coloniali, Weinreich e Memmi insegnano), né, certo, la "Regione", né la pletora di più o meno sereni "Veneti Governi", né l'Ateneo Veneto, né il veneto Istituto, né la Societá degli Storici Veneti Indipendenti (alla cui fondazione pure ho partecipato), né il magma degli innumerevoli veneti Partiti e Movimenti e Fronti di Liberazione, né l'Assemblea alla quale in quel tragico Agosto Manin, il Presidente, aveva trasmesso i poteri della Veneta Repubblica del 1848-1849, né alcuna autorevole veneta personalità riesca a far capire attraverso la propria forte voce al di qua ed al di là delle Alpi, in Europa e nel mondo, che simili personaggi (a questo ho dedicato gli epiteti più sferzanti e duri quando era in auge) non meritano in alcun modo di essere chiamati "Doge" ?
Che la Veneta Repubblica, libera da catene, mai avrebbe potuto sopportare per più di qualche settimana che figure di tal fatta svolgessero funzioni dogali ?
(E questo è stato "Presidente" eletto per 15 anni - quindici ! - per tre quinquenni, specchio della palude e delle sabbie mobili di abbiezione e smarrimento ed ignoranza nella quale il popolo veneto si dibatte).
Usare il termine Doge, Doxe, così a casaccio ed a sproposito costituisce oltraggio alla civiltà veneta delle istituzioni repubblicane, alla stessa intera veneta civiltà, alle migliori tradizioni europee.
Non è certo colpa di un singolo, e comunque valido, giornalista, questa è una prassi perversa che si trascina ed appesantisce da decenni.
È conseguenza calcolata, conferma, e frutto avvelenato della nostra condizione coloniale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - Consorsio Venesia Nova

Messaggioda Berto » mar lug 29, 2014 11:15 am

Ke buxiero, ke balista!


La memoria di Galan approda ai giudici del Riesame
Venerdì l’udienza per valutare l’arresto dell’ex governatore, in carcere restano solo Chisso, Casarin e Venuti
http://mattinopadova.gelocal.it/regione ... -1.9667236

VENEZIA. Il primo banco di prova delle pesanti accuse lanciate dal parlamentare di Forza Italia Giancarlo Galan contro i tre supertestimoni dell’accusa sarà venerdì 1 agosto, davanti ai giudici del Tribunale del riesame di Venezia presieduti da Angelo Risi. E’ molto probabile che l’ex governatore del Veneto non si presenterà nell’aula della Cittadella della giustizia di Piazzale Roma, ma il suo memoriale, arrivato ieri in laguna con un plico sigillato per il giudice Alberto Scaramuzza, finirà nei prossimi giorni nel fascicolo che i giudici leggeranno e poi si saranno i suoi difensori, gli avvocati Antonio Franchini e Nicolò Ghedini. Non sarà una prova facile, visto che il Tribunale, di fatto, ha tenuto in carcere soltanto coloro che sono accusati delle azioni corruttive commesse in concorso con lui: sono l’ex assessore regionale Renato Chisso, il suo braccio destro Enzo Casarin, il commercialista padovano e prestanome dello stesso Galan Paolo Venuti. Ma l’esponente politico di maggior spicco di questa inchiesta sul Mose ha deciso di difendersi in questo modo, attaccando chi ha parlato di lui e delle mazzette che avrebbe intascato, un attacco che se andasse in porto smonterebbe anche le accuse contro la maggior parte degli altri indagati, quasi tutti ormai o agli arresti domiciliari o del tutto liberi.
Anche Galan parla di soldi e accusa Claudia Minutillo di aver incassato contributi elettorali da due o tre imprenditori nel 2005 (almeno 200 mila euro, forse di più) che però si sarebbe tenuta. Non spiega perchè l’ha sì cacciata dal posto che occupava - era la sua segretaria particolare in Regione - ma le ha cercato un posto di rilievo, mobilitando addirittura l’allora potente Lia Sartori per convincere Giovanni Mazzacurati a trovarle un posto al Consorzio Venezia Nuova. Accusa pesantemente anche Mazzacurati, sostenendo che i milioni che dice di avergli consegnato in realtà li avrebbe trattenuti per le sue ville e per i suoi figli. Lo stesso racconta di Baita: i soldi li teneva per sè, nascondendo i l loro uso al vero padrone della Mantovani, Romeo Chiarotto.
Ormai, però, ci sono altri che hanno parlato, inoltre ci sono i riscontri cercati e trovati dagli investigatori del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza. Ai pubblici ministeri Stefano Ancilotto, Paola Tonini e Stefano Buccini ci sono gli imprenditori al vertice del Consorzio con Baita che hanno ammesso di aver raccolto i fondi neri per pagare politici e amministratori. C’è Pio Savioli delle coop rosse, c’è Stefano Tomarelli della romana «Condotte d’acqua» e c’è l’ex magistrato alle acque Patrizio Cuccioolettam che ha confermato i racconti dei tre supertestimoni.
Giorgio Cecchetti
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - Consorsio Venesia Nova

Messaggioda Berto » dom ago 03, 2014 9:28 pm

El veneto e la terona:

L’ex segretaria di Galan racconta:
«Potevamo corrompere chiunque»
Claudia Minutillo è stata per anni a fianco dell’ex governatore del Veneto. Le sue rivelazioni su fondi neri e tangenti. «Con me Galan più violento perché ho confessato»
di Andrea Pasqualetto

http://www.corriere.it/cronache/14_agos ... d98f.shtml

Quando lo incontrerà gli tirerà due ceffoni, se lui non l’avrà stesa prima. E garantisce che glielo dirà in faccia: «Per salvare te stesso e i tuoi soldi hai infamato una donna con falsità e cattiverie. Io i peccati li ho confessati, tu no». Oggi lo detesta almeno quanto lo sosteneva negli anni ruggenti, quando lavoravano fianco a fianco per intere giornate. Lei a gestire la fitta agenda del governatore, lui a dettarla. Era l’età della forte ascesa di Claudia Minutillo, formalmente la segretaria di Giancarlo Galan, di fatto vicepresidente della Regione Veneto. Il doge e la dogaressa oggi si trattano a pesci in faccia. È partita lei confessando fondi neri e denunciandolo. «Era lei a rubare», è insorto lui creando così le premesse di questa intervista indignata e fumantina.
Abito elegante nero, la gonna due dita sopra il ginocchio, un filo di trucco, un filo di tacco, della battagliera Claudia Minutillo sorprende la fragilità che di tanto in tanto esce allo scoperto bagnandole gli occhi di commozione, quando ricorda suo padre, sua madre o alcune persone semplici nelle quali si scioglie. Ma quando si parla del doge torna inflessibile.
Galan sostiene che lei ha trattenuto i soldi di due contributi elettorali in nero, 500 mila euro, e che si faceva dare una sorta di ticket da chi chiedeva un appuntamento col governatore.
«Dico che io quei soldi non solo non li ho trattenuti ma neppure li ho ricevuti. Dei contributi cash destinati a lui non ho mai intascato nulla, pur vivendo in quella realtà corrotta e pur avendo confessato fondi neri. Figuriamoci poi se facevo pagare un ticket».
Lussi, case, macchine, il cappotto da 18 mila euro. Il vecchio capo punta il dito sul suo patrimonio che non sembra quello di una segretaria.
«Galan si difende attaccando chi lo accusa per cercare di salvarsi colpendo i testimoni: non ci sono solo io, anche Baita e Mazzacurati. Con me è particolarmente violento, forse perché sono stata la prima a confessare. Guardi, io le dico una cosa: giravano così tante tangenti che Galan faceva pure confusione fra questo o quell’imprenditore, questa è la verità. In ogni caso non ho mai avuto un cappotto da 18 mila euro».
Lei sta dicendo che è venuta a galla solo una parte di verità?
«Il sistema era quello. Molti nomi non usciranno mai perché ci vorrebbe un esercito di inquirenti per provare le accuse prima della prescrizione. Eravamo in grado di corrompere molte persone, politici, magistrati, generali, al punto che quando decisi di parlare temevo che qualcuno dei finanzieri potesse fare il doppio gioco. Quando sei dentro a un sistema malato pensi che tutto sia malato».
Poi ha cambiato idea?
«Pensi che a farmela cambiare sono stati proprio i miei accusatori, quei magistrati, Ancilotto, la Tonini, e il gruppetto di finanzieri della Tributaria di Venezia che hanno saputo lavorare in un ambiente difficilissimo, per il fatto che noi cercavamo di inquinarlo. Guadagnano quel che guadagnano ma nulla può tentarli. Mi hanno incastrato, certo, ma alla fine è come se mi avessero liberato».
Come cercavate di inquinare?
«Con Baita, Buson e Mazzacurati sono stati pagati milioni di euro per corrompere e per pagare investigatori privati che potessero in qualche modo controllare le indagini. Ricordo che una volta, quando ci fu la richiesta di ulteriori due milioni di euro, Buson che era il responsabile finanziario del gruppo Mantovani, mi disse: pazzesco, ma tu sai quanti dipendenti pagherei io con tutti questi soldi».
In quel mondo lei ci ha sguazzato a lungo, giusto?
«Sì ma non ne potevo più. Eravamo arrivati a un punto che non ci si fidava più di nessuno. Non sapevi più con chi parlare, dove, avevo sempre il sospetto di essere spiata, indagata. Era diventata una vita grama. Ho confessato anche per questo».
Dopo la confessione com’è cambiata la sua vita?
«Forse sono più sola di prima ma più in pace con me stessa. Ho dovuto fare i conti con varie minacce, anche a persone a me vicine. Ma alla fine è come se mi fossi tolta una grande peso».
Cosa fa ora dei suoi giorni?
«Mi sto dedicando a un nuovo progetto imprenditoriale che non ha nulla anche fare con la Pubblica amministrazione».
Come vede il suo futuro?
«Non lo vedo ancora ma sarà certamente migliore del mio passato. Il mio passato e il mio futuro sono divisi da un arresto che mi ha liberato».
Andrea Pasqualetto
apasqualetto@corriere.it
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - Consorsio Venesia Nova

Messaggioda Berto » dom ago 10, 2014 6:57 am

Mose, il tribunale del riesame: Galan resta in carcere per possibile reiterazione del reato

http://notizie.tiscali.it/articoli/cron ... ml?cronaca

Una personalità "allarmante" e caratterizzata "da una particolare, pregnante e radicata negatività", con il rischio di possibile reiterazione del reato: è la figura di Giancarlo Galan, ex governatore veneto finito in carcere per corruzione, così come emerge dagli atti "e da tutti gli elementi acquisiti nel corso delle indagini" sul caso Mose.

A ricordarlo è un passo delle 71 pagine che servono al tribunale del riesame, presidente Angelo Risi, per motivare il no alla sua remissione in libertà o in subordine ai domiciliari.
"Le modalità della condotta complessivamente tenuta da Galan - scrive il collegio -, caratterizzata dalla capacità di profittare di qualunque occasione, anche di mera convivialità, per avanzare le sue richieste e le sue pretese sfruttando le sue cariche istituzionali, induce questi giudici a ritenere che il medesimo, se posto in una condizione di occasione favorevole, darebbe corso all'ennesima richiesta illecita". Poco prima è detto: "l'accusa ha delineato la sua figura nei termini di un soggetto dedito al sistematico mercimonio della pubblica funzione come esercitata e sfruttata allo scopo di ottenere benefici economici della più varia tipologia".Può "intervenire sui processi di formazione di atti amministrativi" - Per i giudici, insomma, c'è la concretezza che il reato possa ripetersi, legata al fatto che l'ex presidente veneto, in carica per 15 anni fino al 2010, avrebbe la possibilità ancora di "intervenire sui processi di formazione di atti amministrativi" alla luce della sua rete di conoscenze. Nell'inchiesta - viene ricordato - risultano coinvolti due funzionari regionali. Il riesame, dopo una lunga illustrazione dei capi d'accusa a carico di Galan, fa una disamina punto per punto delle richieste sostenute dalla difesa e nel contempo delle tesi dell'accusa.Affidabilità dei grandi 'accusatori' - Una parte è riservata all'esame delle istanze difensive relative alle contestazioni mosse all'ex presidente veneto - assieme all'allora assessore Renato Chisso, ancora in carcere - dai sui grandi 'accusatori': l'ex segretaria Claudia Minutillo, il manager Piergiorgio Baita e Giovanni Mazzacurati.

In ballo vi sono presunte dazioni per centinaia di migliaia di euro, una sorta di 'stipendio' annuo. Alla fine, per il collegio, emerge un giudizio di affidabilità delle dichiarazioni dei tre. Come di fatto si sarebbe trasformata in in boomerang l'ammissione in una memoria di aver ricevuto finanziamenti illeciti da alcuni imprenditori per la campagna elettorale del 2005 - reato di fatto prescritto -.
In sede di udienza, i pm hanno presentato verbali di deposizioni di alcune delle persone chiamate in causa che smentirebbero quanto sostenuto da Galan.
Per il riesame, alla fine, la gravità dei fatti contestati impone "l'applicazione di una misura che costituisca ed integri una effettiva, netta, reale e definitiva cesura dall'ambiente" in cui gli stessi sono maturati.

Il carcere contro "qualunque possibilità di reiterazione" - Confermando il carcere, il collegio scrive: "in questo momento sola la misura massima è, quindi, in grado di determinare la cessazione di qualunque possibilità di reiterazione". Ma per spiegare il no ai domiciliari o in abitazioni di familiari, i giudici si spingono a richiamare un documento prodotto dai Pm in udienza che fa riferimento a una conversazione tra Mazzacurati e il fratello di Galan, Alessandro, che riguarda un presunto sollecito di versamento di 20mila euro per un convegno. "Ne deriva - scrivono a pagina 70 - che non solo Galan, ma il suo intero gruppo familiare sia in qualche modo coinvolto in situazioni di scarsa trasparenza con il Mazzacurati i cui interessi imprenditoriali erano certamente del tutto estranei al campo medico". Il riesame in sede di dispositivo al termine dell'udienza di sabato scorso, aveva respinto l'ipotesi di una competenza del tribunale dei ministri per i fatti addebitati a Galan dopo il 2010 e le riserve sul rispetto dell'articolo 6 della Costituzione riguardo ai diritti al 'giusto processo'.
Accolte invece alcune istanze della difesa relative a specifici episodi.

E pensar ke par coendaxe ani, tre mandai, ła Lega de Bosi, Maroni, Gobo, Stefani, Xaia, Toxi, ... ła ga tegnesto sù sto malafar (da aleà e sensa saverghene gnente dei tramaci ke feva staltri?), grasie a tuti i legaioli e i venetisti ke łi ga votà Lega co ła cretonta o credonta credensa de far ben e de far n'afar par tuti i veneti. Ancora ancò a ghè ki ke crede de far el ben del Veneto e de ła so łebertà votando Lega e Xaia.
Sti pori veneti credeonti o cretonti łi seita a farse fregar, no łi enpara mai a farse gati e a no metarse ente łe man de łi fanfaroni, de łi paciorlani, de ła casta połedegante tałiana o tałego-veneta. Basta dełeghe, tołive ente łe vostre man ła vostra soranetà e no ste pì dargheła a ki ke sipia.
N’omo lè n’omo pien o patoco, coando kel ga tuta ła so degnetà, ła so lebertà e ła so responsabełetà, ... da sensa no lè pì n’omo ma on simioto kel pol esar sfrutà, derobà e copà come on s-ciavo e na bestia da laoro e da maçèło.

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Re: Corousion tałiana entel Veneto - Consorsio Venesia Nova

Messaggioda Berto » gio ago 21, 2014 1:06 pm

L'estate in cella di Galan da malato e incensurato: così preparo la battaglia
Il deputato di Forza Italia è in carcere anche se molte accuse sono cadute. I suoi presunti corruttori invece sono in libertà

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 45488.html

«Sono incazzato nero e mi sento tradito», disse quando vennero a prenderlo, la sera del 22 luglio scorso.
L'incazzatura non gli è passata, anzi gli aumenta con il trascorrere dei giorni in carcere.

Giancarlo Galan è rinchiuso a Opera da quasi un mese e vi passerà anche i prossimi due.
Starà tutta l'estate dietro le sbarre l'ex governatore del Veneto, arrestato nell'inchiesta sulle tangenti per il Mose.

La gran parte delle accuse è caduta in prescrizione, non è più il doge della regione da quattro anni, non può ripetere i reati e non pensa di fuggire; i giudici del Riesame, tuttavia, la settimana scorsa non gli hanno concesso nemmeno i domiciliari. Ritengono necessaria una «effettiva, netta, reale, definitiva cesura dall'ambiente in cui sono maturati i fatti».

Insomma, Galan viene tenuto dentro perché è un politico, un ex governatore ed ex ministro per di più di centrodestra, un simbolo del berlusconismo, tessera numero 19 di Forza Italia, tra i più votati politici azzurri. È questo il vero peccato originale che deve scontare. Non conta che negli anni a Palazzo Balbi non abbia preso nemmeno una multa per divieto di sosta. Deve tagliare i ponti con l'ambiente della politica. Se facesse un altro mestiere, sarebbe già fuori da un pezzo.

Galan non ha mai lasciato il centro clinico del carcere di Opera. Le sue condizioni non glielo consentono. I medici del penitenziario hanno confermato le diagnosi emesse negli ospedali di Padova ed Este dove il deputato di Forza Italia era ricoverato dai primi di luglio dopo essersi fratturato il perone destro. Il gesso e il diabete gli hanno gonfiato la gamba provocando problemi circolatori con il rischio di embolie. A Este gli avevano raccomandato immobilità assoluta. La sera del 22 luglio gli uomini della Guardia di finanza che gli hanno notificato l'ordinanza di custodia cautelare l'avevano trovato a letto.

I medici di Opera non hanno modificato quelle prescrizioni, segno che erano infondate le polemiche seguite ai ricoveri, alimentate anche dai pubblici ministeri che avevano acquisito le cartelle cliniche a colpi di grancassa mediatica adombrando il sospetto di una falsa malattia. Galan in realtà non sta affatto bene, dovrebbe essere seguito in un ospedale vero e in strutture adeguate per la riabilitazione. Invece le sue giornate di detenzione si susseguono tra letto e sedia a rotelle, a studiare con gli avvocati le carte dell'inchiesta e leggere qualche libro che aveva chiesto.

La moglie Sandra Persegato è andata a trovarlo una volta: la procura aveva dato parere negativo, anche con lei era necessaria una «cesura». Più frequenti i colloqui con gli avvocati Antonio Franchini e Niccolò Ghedini. Il deputato azzurro, al quale la Camera ha immediatamente tagliato le indennità, ha ricevuto anche la visita di alcuni parlamentari e consiglieri regionali: i primi sono stati Daniela Santanché e Giulio Gallera. L'hanno trovato fisicamente prostrato ma combattivo, sempre più arrabbiato per l'uso indegno della custodia cautelare, e deciso a non mollare.

L'ordinanza di arresto è stata annullata per la parte antecedente il luglio 2008 (prescrizione), gli altri episodi coincidono con gli ultimi mesi da governatore. Galan è incensurato, una perizia ha accertato una «capacità economica congrua» per l'acquisto della villa di Cinto Euganeo. Eppure non ha diritto nemmeno ai domiciliari. I suoi accusatori, i presunti corruttori, sono tutti fuori a godersi la libertà. Il costruttore Piergiorgio Baita ha ricominciato a lavorare e a frequentare i ristoranti per vip con una Porsche fiammante mentre l'ex segretaria Claudia Minutillo scarica la tensione in un dammuso di Pantelleria affittato per tutto agosto.

Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia nuova, ha trovato rifugio nella villa di La Jolla, il suo « buen retiro » sulla costa californiana non lontano da San Diego e dal confine messicano. Chi collabora con i pm può fare le vacanze, viaggiare, mettere due continenti e un oceano tra sé e le indagini. Galan invece dalla branda del carcere studia il ricorso in Cassazione, la quale comunque non si riunirà prima di metà settembre. Altri due mesi a Opera non glieli toglie nessuno.
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - Consorsio Venesia Nova

Messaggioda Berto » gio set 25, 2014 9:05 pm

L’INCHIESTA / Galan diventò latifondista aiutato della moglie di Ghedini
La vera storia dell’acquisto della tenuta Frassineto: 400 ettari di pascoli, boschi e rustici che l’ex ministro liquida in tre righe nel memoriale ai giudici per giustificare i suoi beni

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... -1.9929384

di Renzo Mazzaro

PADOVA. Quattrocento ettari sull’appennino tosco-emiliano, a Casola Valsenio. L’azienda agricola si chiama Frassineto ed era di proprietà di don Pierino Gelmini, il fondatore delle comunità Incontro. Giancarlo Galan è passato di là, se n’è innamorato e ha deciso di comprarla. Si ignora se sia stato lui a proporsi o don Gelmini a offrirsi. Si sa invece come è avvenuto l’acquisto, anche se per scoprirlo bisogna destreggiarsi tra i passaggi societari orchestrati dall’ex presidente del Veneto e dai suoi cari.
Nel memoriale consegnato ai giudici il 25 luglio, quando ormai era in carcere, Galan ha dedicato a Frassineto tre righe esatte: «Si tratta di territorio prevalentemente boschivo acquistato con una quota pari al 70% nel 2008 con un mutuo presso Veneto Banca a copertura dell’intero importo». Nient’altro. Sembra che parli di un boschetto dietro casa, sui Colli Euganei. La tenuta Frassineto è leggermente più estesa, a cavallo di tre province: Firenze, Ravenna e Bologna. Il mutuo con la banca ci sarà anche stato, ma nel 2008 l’assegno di Veneto Banca copriva solo 75.000 euro dei 526.070 della cessione, corrispondenti a metà del valore di Frassineto. L’acquirente si impegnava a pagare la cifra mancante, cioè quasi tutto, entro il 20 novembre 2013.
L’ex presidente tace altri particolari. Per rientrare nel beneficio fiscale di cui godono gli agricoltori, aveva intestato la proprietà a un prestanome. Pudore comprensibile, lo fanno in tanti. Con buoni motivi, visto che nel suo caso, al posto di circa 156.000 euro, è riuscito a pagarne solo 13.000, con un risparmio di 143.000 €. Il prestanome di Galan è una signora che si chiama Monica Merotto. È la moglie dell’avvocato Niccolò Ghedini, che risulta iscritta all’Inps come coltivatrice diretta dal 17 settembre 2008. Appena un mese prima di dare il via alle operazioni. Era tutto orchestrato con gli amici. E chi più amico di Ghedini, che lo sta difendendo anche in questo momento? Come persona fisica Galan entra nella proprietà solo nel 2013. All’inizio è presente attraverso Margherita srl, la società che condivide con la moglie Sandra Persegato. Mandavano avanti le signore.
Le fasi della compravendita sembrano ideate da Azzeccagarbugli. Si comincia il 20 ottobre 2008: viene concordata con un rappresentante legale di don Gelmini la costituzione della “Società agricola Frassineto sas di Merotto Monica e C”, con sede a Padova in Passaggio Corner Piscopia 10. Lo stesso indirizzo dello studio di Paolo Venuti, il commercialista di Galan. Incidentalmente anche Venuti è stato arrestato il 4 giugno. È ancora in carcere. La “Frassineto sas di Merotto Monica” nasce con 100.000 euro di capitale sociale: 98.000 sono la quota riconosciuta a don Gelmini, 1.000 della Merotto, altri 1.000 di Margherita srl. Il 6 novembre la società passa dal registro ordinario delle imprese alla sezione speciale: don Gelmini rinuncia alla titolarità dell’impresa agricola, trasferendola alla Merotto anche se ha solo l’1% delle quote. Il 20 novembre 2008, don Gelmini cede il 48% a Margherita srl che passa al 49%; la Monica resta all’1%; il valore della cessione è fissato nei già citati 526.070 euro; Monica Merotto e Margherita srl diventano soci accomandatari, cioè i veri gestori; don Gelmini con il 50% è socio accomandante, cioè alle dipendenze.
Curiosità: di solito è il notaio che redige la compravendita. Per Frassineto invece i nostri arrivano con gli atti già fatti. Forse è per questo che, con tutti i notai di Padova, vanno a farsi autenticare le scritture private a Stanghella, da un giovane notaio, Emanuela Di Maggio, che ha appena vinto una sede disagiata. Come minimo risparmiano sulle tariffe. Il 22 dicembre 2008 entra nella società un altro amico di famiglia: è Mauro Mainardi, consigliere regionale tuttora in carica, del Pdl o quel che resta. Mainardi è «l’uomo di Dubai», nel 2008 aveva un’intesa di ferro con Galan e una d’acciaio con Ghedini e stava ancora trainando l’investimento immobiliare nel Golfo. Un’allegra compagnia partiva dal Veneto, guidata dal presidente, infoltita di politici e di imprenditori, per quello che doveva essere un affarone. Ma al ritorno dall’ultimo viaggio i musi erano lunghi. Secondo una vulgata mai smentita, i primi investimenti avevano riempito il portafoglio, poi era scoppiata la bolla speculativa ed è arrivata la stangata. Sono rimasti scottati in tanti, ma qualcuno si è salvato. Oggi a Dubai c’è un palazzone lasciato a metà, in pratica l’investimento è andato perduto. Può succedere di perdere i soldi, è doloroso ma non è un reato. Certo che se il tuo socio si salva e tu no, mastichi più amaro.

Mainardi entra in Frassineto sas perché don Gelmini vende anche il 50% che gli resta. Adriafin srl, la società di Mainardi, rileva il 20% pagandolo 30.000 euro; il 21% va a Margherita srl per altri 30.000 euro; il 9% alla Merotto per 15.000. Ma il totale fa 75.000 euro, cifra stranissima. L’altra metà della proprietà era stata pagata più di mezzo milione: la differenza balza all’occhio, siamo sopra 450.000 euro. Per giunta il venditore si dichiara soddisfatto. Non si spiega. Tre mesi dopo, il 24 marzo 2009, chi aveva dichiarato di aver incassato tutto si ricorda che il prezzo è diverso. Viene fatto un atto di rettifica e gli importi cambiano in modo rilevante: alla fine le quote saranno pagate 230.000 euro da Margherita srl, 98.000 da Monica Merotto e 219.000 da Adriafin.

La comunità Incontro è fuori del tutto, ma i nostri non hanno ancora finito le transazioni tra di loro. Il 27 maggio 2009 Sandra Persegato persona fisica acquista l’1% da Margherita srl, cioè da se stessa, per 10.960 euro. L’artificio le serve perché nel frattempo è diventata imprenditrice agricola e non ha più bisogno della Merotto come prestanome. La signora Ghedini viene retrocessa a socio accomandante, come Mainardi. La società diventa “Frassineto sas di Margherita srl e C”. Tutte scritture private autenticate dal notaio di Stanghella. Il 14 novembre 2011 altro giro di valzer. Esce la signora Ghedini, esce Mauro Mainardi ed entra (chi si rivede) Tiziano Zigiotto, un amico per la pelle di Galan. Zigiotto lavorava in Publitalia con Giancarlo, l’ha seguito in Forza Italia, alle regionali del 1995 è stato inserito nel listino bloccato del presidente (elezione automatica in caso di vittoria senza essere votati) ed è diventato consigliere regionale. Bis nel 2000, tris nel 2005. Zigiotto si è fatto15 anni in Regione trasportato in carrozza da Galan. Lui e qualche altro. Oggi il listino bloccato è stato abolito, sempre troppo tardi.
L’uscita dalla scena regionale di Giancarlo nel 2010 coincide con quella di Zigiotto. Lo ritroviamo presidente dell’Inea, l’istituto nazionale di economia agraria, nominato da Galan il 23 maggio 2011, il giorno prima dimettersi da “ministro delle mozzarelle”, come ironizzava quando c’era Luca Zaia. Pazienza se Zigiotto non aveva i titoli richiesti, era un premio fedeltà: stipendio allora di 65.000 euro più i gettoni di presenza, in caso non fosse bastata la buonuscita regionale di 100.000 euro, peraltro integrata dal vitalizio. Dall’Inea lo butta fuori il ministro Nunzia Di Girolamo, che commissaria l’istituto a gennaio 2014, anche lei poco prima di dimettersi. Contrappasso perfetto. Grandi meraviglie del Pd, in precedenza silenzioso, chissà perché.

Anche Zigiotto era nell’avventura di Dubai. In Frassineto Galan lo chiama perché escono sia Mainardi che Monica Merotto. Zigiotto subentra con la società agricola Monterotondo, come socio accomandante, rilevando il 10% di Monica Merotto per 75.000 euro e il 20% di Mainardi per 219.196. A Mainardi dà solo 30.000 euro, perché i rimanenti 189.196 sono il debito ancora da pagare a don Gelmini, buonanima, che Zigiotto si accolla. Questa combriccola di amici che gira l’Italia mescolando politica e affari, ha uno stile inconfondibile. Un esempio? Nella tenuta di Frassineto, uno dei contadini si era visto assegnare in passato un fabbricato in proprietà, sul quale oggi vive il figlio, che lo sta ristrutturando. I nuovi titolari fanno subito vedere di che pasta sono fatti: litigano con il figlio del contadino perché il pozzo sconfina per un paio di metri nella proprietà dell’azienda. Quando si possiede una tenuta dieci volte più estesa dello Stato del Vaticano, la pignoleria diventa una questione di status. Comincia un lavoro ai fianchi del disgraziato: l’obiettivo è ricostruire l’integrità di Frassineto strappandogli il fazzoletto di terra, altrimenti lo portano in tribunale.

L’ultimo tentativo di farlo capitolare risale allo scorso maggio. Zigiotto si presenta con un avvocato, spiegando all’infelice che gli conviene vendere se non vuole mangiarsi tutto in spese legali. La discussione va avanti per un po’. In casa c’è una terza persona che assiste, senza spiaccicare parola. Ad un certo punto Zigiotto lo interpella: «Scusi lei chi è?». «Sono un invitato a cena», risponde quello, «sto aspettando che ve ne andiate, perché siete anche un po’ noiosi».
Zigiotto fiuta il vento infido, gira i tacchi e se ne va. Ha ragione. Questo signore è un ex generale della Guardia di Finanza in pensione, che si è ritirato sull’Appennino. L’uomo che al tempo del sequestro Soffiantini coordinò le indagini sul generale dei carabinieri Francesco Delfino. Non uno qualunque. Quando si dice la sfortuna.

Ma fino al 4 giugno i nostri non temevano l’opinione pubblica. Potevano ingaggiare un muratore per ristrutturare i fabbricati di Frassineto e rinviare alle calende greche i pagamenti. Il muratore telefona per sollecitare, risponde la Sandra intimandogli di non disturbare perché sono in vacanza in barca. Figurarsi la replica del muratore. La storia gira in paese, con il commento che più ricchi sono, più fatica fanno a tirar fuori i soldi. Cosa che non stupisce, perché vale sotto tutte le latitudini.
Ad ogni buon conto Paolo Venuti può certificare che la pendenza, benché in ritardo, è stata liquidata.
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - Consorsio Venesia Nova

Messaggioda Berto » mer ott 08, 2014 9:30 pm

Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... pateja.jpg



Tangenti Mose, Galan patteggia: il gip dice sì ai domiciliari. Scarcerato, torna a Cinto Euganeo
L’ex governatore ed ex ministro ha raggiunto l’accordo con la Procura per una pena di due anni e 10 mesi e una confisca di 2 milioni 600 mila euro. Andrà ai domiciliari nella sua villa di Cinto Euganeo. Gli avvocati: "Abbiamo accettato l'inaccettabile per evitare il carcere, dove è dimagrito di 22 chili"
http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca ... 1.10077001

VENEZIA. Via libera agli arresti domiciliari per Giancarlo Galan, che è stato scarcerato. L'ok all'accordo per il patteggiamento tra legali della difesa dell'ex governatore e procura è arrivato dal gip di Venezia Giuliana Galasso, che in mattinata ha firmato il provvedimento di scarcerazione. Ad attendere Galan fuori dal carcere di Opera (nel Milanese) c'è la moglie Sandra Persegato, che lo accompagnerà nella villa di Cinto Euganeo.
Tornato a casa poco prima delle 17. E' tornato nella sua villa di Cinto Euganeo a bordo di un Suv bianco, seguito da un'altra macchina con a bordo la moglie Sandra Persegato, Giancarlo Galan, scarcerato dopo il patteggiamento e il via libera del gip di Venezia.
Il suv è giunto poco prima delle 17. Galan si trovava sul sedile anteriore, a fianco dell'autista. La moglie ha nascosto il volto con la mano per evitare i flash dei numerosi fotografi che assiepavano il recinto della villa. L'ex ministro non ha rilasciato dichiarazioni. Da una finestra si è percepito che Galan dopo l'ingresso a casa ha abbracciato lungamente la figlia e salutato il suo labrador che lo attendeva oltre la soglia.


Ciclisti gridano "ladro, ladro". La notizia della concessione degli arresti domiciliari a Giancarlo Galan nell'ambito dell'inchiesta Mose non è piaciuta agli abitanti di Cinto Euganeo, la località padovana dove si trova Villa Rodella, la residenza dell'ex ministro. In molti, in sella ad una bicicletta, hanno voluto oggi percorrere la pista ciclabile che fronteggia la residenza e si sono lasciato andare a frasi dal tono inequivocabile: «ladro» è stato il grido urlato dai più, condito in qualche caso da bestemmie. Da uno dei ciclisti l'invito «a portare a casa un pezzo della villa, che è anche nostra». Dopo l'arrivo di Galan direttamente dal carcere di Opera molti giornalisti hanno tentato di suonare alla residenza dell'esponente di Fi, senza ricevere risposta. Le luci sono spente ma i balconi sono stati tutti aperti.

Gli avvocati di Galan: "Accettato l'inaccettabile per evitare il carcere". Giancarlo Galan «ha accettato l’inaccettabile perchè non ce la faceva più a rimanere imprigionato». A sottolinearlo il collegio difensivo dell’ex presidente della Regione Veneto, composto dagli avvocati Franchini e Ghedini, che hanno comunque precisato come Galan abbia «ribadito ai propri difensori e nella istanza di patteggiamento la propria innocenza, con particolare insistito riguardo alla pretesa dazione di un milione all’anno rinveniente dalle dichiarazioni di Mazzacurati, le cui reali condizioni di salute, recentemente emerse, gettano una luce inquietante sulle dichiarazioni di 8 mesi or sono, particolarmente confuse e contraddittorie».
La decisione dell’ex presidente del Veneto ed ex ministro è arrivata «dopo sofferta riflessione» e «solo per la difficoltà di proseguire lo stato di carcerazione e per poter riabbracciare la propria famiglia con particolare riferimento alla piccola Margherita». Il patteggiamento, arrivato anche «in considerazione delle gravi condizioni generali del proprio cliente, ristretto nel Carcere di Opera dal 22 luglio, ove ha subito un calo ponderale di ben 22 chili, presentando altresì spunti depressivi sì da determinare la necessità di visita psichiatrica ed innanzi alla sicura prospettiva della richiesta di giudizio immediato che avrebbe provocato una ulteriore protrazione della custodia cautelare in carcere per ulteriori sei mesi per poter processare Giancarlo Galan come detenuto», prevede la prescrizione per tutti i reati fino al 22 luglio 2008, 2 anni e mesi 10 per i residui reati contestati, confisca per il valore di 2.600.000 euro sulla casa di Cinto Euganeo rispetto ad un sequestro disposto per 4,85 milioni.
«Il Collegio di Difesa osserva amareggiato che ancora una volta il carcere preventivo produce danni, a volte irreversibili, su persone non ancora giudicate e auspica che il Legislatore intervenga ancora una volta per delimitare in maniera drastica questo istituto la cui applicazione pratica e giurisprudenziale suscita sempre maggiori riserve e critiche: un uomo sottoposto a processo non può serenamente decidere il proprio futuro processuale e la propria vita futura in una condizione di soggezione che deriva dalla privazione della libertà personale per lunghi periodi senza potersi difendere in stato di libertà», conclude la nota dei due legali.

Il patteggiamento dell'ex governatore. Giancarlo Galan, l’indagato eccellente dell’inchiesta Tangenti Mose, viene a patti con la Procura, accordandosi per una pena a due anni e 10 mesi di reclusione e ben 2 milioni e 600 mila euro da dare all’Erario, chiudendo così i conti con i pm Ancilotto, Buccini e Tonini che lo accusano di essere stato per anni a libro paga del Consorzio Venezia Nuova (con uno “stipendio” da un milione l’anno, più due tangenti per sbloccare i progetti del Mose), di aver avuto i restauri milionari della propria villa pagati dalla Mantovani, come pure le azioni di quell’Adria infrastrutture interessata a project financing regionali, che come governatore veneto avrebbe potuto favorire.
Alla fine, l’ex presidente della Regione Giancarlo Galan ha capitolato e dopo tre mesi di carcere, davanti alla prospettiva di restarvi ancora a lungo in attesa del processo immediato che la Procura era intenzionata a chiedere - bloccando così i termini della custodia cautelare - ha chiesto di patteggiare, come hanno già fatto i due terzi dei 35 indagati dell’inchiesta, finiti in carcere o ai domiciliari.
E se è certamente vero che un patteggiamento non è - codice alla mano - un’ammissione di colpevolezza, è pur vero che sinora si contano sulle dita di due mani gli indagati disposti a sfidare l’accusa in un giudizio in aula.


La difesa aveva chiesto di patteggiare la scorsa settimana: nelle stesse ore in cui i tre sostituti interrogavano il commercialista padovano Paolo Venuti, che ha ammesso di essere il prestanome di Galan nel possesso di società e beni. Per lui, patteggiamento (2 anni) e libertà. La Procura non aspettava di meglio e i pm Stefano Ancilotto, Stefano Buccini e Paola Tonini - con l’avallo del procuratore Luigi Delpino e del procuratore aggiunto Carlo Nordio - hanno trovato l’intesa sul “quantum” con gli avvocati difensori Nicolò Ghedini e Antonio Franchini. Ieri alle 11.30 la firma dell’accordo.

Sulla scarcerazione di Galan - che lasciato il carcere di Opera, dovrà comunque andare agli arresti domiciliari nella sua villa di Cinto Euganeo - deciderà oggi la presidente dei gup Giuliana Galasso: sarà sempre lei, nella maxi-udienza del 16 ottobre, a dire se i 19 patteggiamenti sinora concordati tra Procura e difese (compreso quello di Galan e che salgono a 22 con quelli del troncone milanese dell’inchiesta) siano congrui nella pena e vadano quindi accolti. Patteggiamenti che garantiscono uno sconto di un terzo della pena, ma che faranno entrare nelle casse dell’Erario 12 milioni di euro. L’inchiesta che il 4 giugno ha fatto saltare in aria il Sistema Veneto, scoperchiando lo scandalo della gestione dei lavori del Mose, potrebbe così chiudersi molto velocemente. Giancarlo Galan, da parte sua, non ha fatto alcuna ammissione, ma con il patteggiamento - in applicazione della Norma Severino - rischia anche di decadere da parlamentare: il voto spetta, formalmente, ai suoi colleghi deputati. «L’onorevole Giancarlo Galan, a seguito di una profonda e sofferta riflessione, tenuto conto delle sue precarie condizioni di salute e soprattutto della dolorosa e “forzata” separazione dall’amata figlia di 7 anni», scrivono i suoi legali nella richiesta di patteggiamento, «ha maturato la consapevolezza che perseguire un positivo e completo accertamento della sua estraneità ai fatti contestati - che pure riafferma con forza , nonostante l’effettivo ridimensionamento delle accuse a seguito dell’avvenuta declaratoria di prescrizione, significherebbe affrontare un dibattimento estremamente lungo, complesso e accompagnato costantemente da eccezionale clamore mediatico....».

Oggi toccherà a un altro indagato eccellente decidere cosa fare: nel carcere di Pisa dov’è detenuto da 4 mesi, l’ex assessore Renato Chisso incontrerà per la prima volta in un interrogatorio i pm che lo accusano di aver ricevuto per una vita mazzette da 200-250 mila euro l’anno dal Consorzio. Lui si è sempre professato innocente, ma se la gip Roberta Marchiori non accoglierà la sua richiesta di scarcerazione per motivi di salute, in carcere può restare fino al processo con rito immediato.
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - Consorsio Venesia Nova

Messaggioda Berto » mar feb 03, 2015 7:00 pm

E la Lega no la saveva gnente?
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - Consorsio Venesia Nova

Messaggioda Berto » mer mar 18, 2015 8:52 am

Patteggia anche Rismondo 19 mesi per la corruzione

13 gennaio 2015

http://mattinopadova.gelocal.it/regione ... 1.10662012

VENEZIA. All’ultimo momento utile, prima del deposito degli atti dell’indagine da parte dei pubblici ministeri veneziani dell’inchiesta sul Mose, l’imprenditore veneziano residente a Preganziol Andrea Rismondo ha raggiunto l’accordo per patteggiare una pena di un anno, nove mesi e 15 giorni. Dovrà anche versare 82 mila euro alle casse dello Stato. Almeno questo prevede l’accordo tra i pm Paola Tonini, Stefano Ancilotto e Stefano Buccini con il difensore, l’avvocato Andrea Franco. Ora, così come per tutti gli altri indagati che hanno scelto il rito alternativo al processo, la parola passa al giudice dell’udienza preliminare, che dovrà valutare se la pena è congrua con le accuse mosse a Rismondo, all’epoca dei fatti rappresentante legale della «Selc sc» di Marghera, cooperativa che faceva parte del consorzio «Co.Ve.Co.» all’interno del Consorzio Venezia Nuova.

Rismondo era uno degli indagati che, sulla base delle dichiarazioni di Giovanni Mazzacurati, Piergiorgio Baita e Claudia Minutillo, era finito agli arresti domiciliari il 4 giugno dello scorso anno con l’accusa di aver concorso alla corruzione dei presidenti del Magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta e Maria Giovanna Piva. Inoltre doveva rispondere di aver finanziato illecitamente il candidato del Partito democratico Gianpietro Marchese alle elezioni regionali del 2010. A raccogliere le quote delle varie cooperative era Pio Savioli, colui che le rappresentava all’interno del vertice del Consorzio Venezia Nuova. Stando alle accuse, tutti coloro che partecipavano alla «colletta» erano a conoscenza che quel denaro era utilizzato per corrompere politici e pubblici funzionari. A Cuccioletta gli imprenditori avrebbero consegnato attraverso Luciano Neri e Federico Sutto, entrambi stretti collaboratori di Mazzacurati, uno stipendio annuo di 400 mila euro e attraverso un bonifico in un conto corrente in una banca svizzera 500 mila euro. Anche Maria Giovanna Piva avrebbe intascato uno stipendio annuo di 400 mila euro.

Pagamenti utili ad evitare controlli e rilievi da parte del Magistrato alle acque in modo da non rallentare i lavori del Mose. Cuccioletta ha ammesso e ha patteggiato, mentre Piva ha negato le accuse e dovrà sostenere il processo, dopo che i pm otterranno il rinvio a giudizio. Anche Rismondo ha sempre respinto le contestazioni mossegli dai rappresentanti dell’accusa, adesso ha deciso di patteggiare la pena per evitare un processo lungo e difficile.

Giorgio Cecchetti
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - CVenesia Nova e Abano

Messaggioda Berto » ven apr 17, 2015 6:34 am

Villa Galan, svelati i segreti Ecco tutti i lavori realizzati

http://ricerca.gelocal.it/corrierealpi/ ... 02_01.html

di Renzo Mazzaro
VENEZIA
«Lui è amico di Gesù che moltiplicava i pani e i pesci. Gli ha insegnato il trucco anche con gli euro». La mordace battuta dell'imprenditore Paolo Sinigaglia, che per trascorsi politici conosce bene il laico Giancarlo Galan, dice tutto il disincanto con il quale è stata accolta la spiegazione pubblica che l'ex presidente del Veneto ha dato delle sue ricchezze. Quella trecentesca villa sui Colli Euganei, per esempio, dove è andato ad abitare. Per anni era stata il cruccio del precedente proprietario, Salvatore Romano, medico condotto e dentista di Lozzo Atestino, che si è svenato per rimetterla in sesto. Senza riuscirci. Dopo il restauro della struttura grezza, il consolidamento dei pavimenti e il rifacimento del terrazzo nella forma originale, cominciavano a scarseggiare i soldi. Per il tetto si era arrangiato alla bell'e meglio. Per l'impianto elettrico aveva provato a fare tutto da solo, passando i fili di notte, attaccando e staccando differenziali. Ne aveva fatto una malattia. Quando Giancarlo Galan acquista il complesso (il rogito dal notaio Franco Cardarelli di Abano è per 750 mila euro) deve rimettere mano a tutto. Non solo rifare l'impianto elettrico, perché manca la certificazione di conformità. Attraverso la Galatea snc, una società poi sciolta tra lui e la moglie Sandra Persegato, commissiona i lavori a un'impresa di Mestrino, la Tecnostudio dell'architetto Danilo Turato. Il quale è uno degli arrestati del 4 giugno. Motivo: sarebbe stato pagato con incarichi affidatigli dalla Mantovani Costruzioni all'epoca dell'ingegner Baita e liquidato con sovrafatturazioni. Secondo la Guardia di Finanza, tra questi incarichi c'era anche il nuovo mercato ortofrutticolo di Mestre e la sistemazione dell'area di via Torino. La Mantovani non tirava fuori il conquibus dai propri utili, bensì dalle opere pubbliche finanziate con i soldi delle tasse. Saranno contenti i mestrini del contributo dato. A seguire giorno per giorno i lavori nella villa Pasqualigo-Rodella-Galan, l'architetto Turato aveva delegato il collega Diego Zanaica, con studio a Lozzo Atestino. Un nome che finora non era circolato. Figurava solo quello di Turato. È Zanaica l'uomo che può elencare al centesimo i costi del restauro per le varie parti della villa: il corpo padronale, la barchessa e la chiesetta. Ed è quello che ha fatto alla Guardia di Finanza di Mestre. Zanaica è l'ultimo testimone ascoltato sulla vicenda della villa di Galan. «Sono stato chiamato e ho detto tutto», taglia corto al telefono. E se ne va in vacanza con la famiglia. A quanto risulta il professionista ha confermato che tutti gli interni di Villa Rodella sono stati radicalmente rifatti. I lavori sono durati quattro anni, non uno solo. Nel 2006 è stato completato il corpo padronale, 800 metri quadrati. Poi è stata rifatta la barchessa, completata nel 2008. Che è un'altra villa, con 750 metri quadrati coperti. Infine la chiesetta. In totale si arriva a 1700 metri. Non è stato un restauro normale. Il precedente proprietario aveva lasciato le pareti intonacate e bianche. Galan ha voluto in tutte le stanze del piano terra della villa le decorazioni in stile di fabbricato veneziano: balzorilievi tirati a stucco e decorati a mano, con marmorino e poi lucidati. Per dare un'idea, decorare con marmorino una parete dritta e non in rilievo, costa 40 euro a metro quadrato. Per una parete affrescata la stima a metro quadrato è almeno dieci volte superiore. Si aggiunga che le stanze di Villa Rodella, come tutti gli edifici storici, hanno altezze di quattro metri e mezzo, non di due e settanta. Poi c'è l'arredamento. I coniugi Galan hanno buon gusto e chiunque al posto loro, potendolo fare, avrebbe scelto il meglio. Lo studio dell'ex presidente per esempio è tutto in boiserie, coperto di pannelli in legno intarsiato. I lampadari delle stanze sono in vetro di Murano, si viaggia a decine di migliaia di euro. I mobili sono di antiquariato vero. I tappeti persiani hanno dimensioni e costi proporzionati, non vorremo mica sfigurare. La barchessa è stata rifatta totalmente. Sono stati tolti i pavimenti e i divisori precedenti, pensati per una clinica odontoiatrica dal dottor Romano. Galan e consorte l'hanno attrezzata a camere per un Bed and Breakfast agrituristico Poi c'è il giardino, la corte incassata con i marmi, un tappeto erboso di non meno di 6000 metri quadrati, piante e fiori. La vulgata per una gestione economica del parco, ha messo in giro che sarebbe affidato a due giardinieri pensionati. Mah, pèzo el tacon del sbrego. Finisce che qualcuno s'inventa che vengono pagati in nero. In realtà la villa ha un personale fisso: sono due filippini e una governante. Ovviamente in regola. Ma anche al netto di eventuale vitto e alloggio, questo personale ha un costo. Insomma, non è bastato ristrutturare la villa, bisogna anche mantenerla. Aggiungiamo l'impianto esterno di videosorveglianza, posizionato sull'intero perimetro della villa, da fare invidia ad una banca. È dotato di telecamere a raggi infrarossi, che percepiscono la presenza, ruotano nella direzione richiesta e inquadrano: scatta lo zoom con la messa a fuoco e la registrazione nella centrale interna di comando del sistema. Quanto è costato tutto questo? L'architetto Zanaica ha parlato per le opere edili di un milione e mezzo di euro, cifra che corrisponde al restauro di un'abitazione normale, indicato mediamente dai professionisti in 1000 euro a metro quadrato. Ma per Villa Pasqualigo- Rodella-Galan ci sono le finiture e tutto il resto. Una stima prudenziale non può andare sotto il 2000 euro a metro quadrato. Il che significa raggiungere i tre milioni e mezzo di euro, nei quali non ci stanno i costi delle altre case e proprietà immobiliari: dall'Appennino Emiliano a Rovigno e a Mali Lussini. Ma per le case in Croazia non c'è ancora un architetto Zanaica chiamato a testimoniare.
08 luglio 2014
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