Corruzione italo veneta nel Veneto

Re: Corousion tałiana entel Veneto - CVenesia Nova e Abano

Messaggioda Berto » ven apr 17, 2015 6:40 am

Tangenti per «arredare» le Terme
In manette Ivano Marcolongo, avrebbe incassato una presunta tangente di mille euro per lo sfalcio del verde pubblico. Indagati anche tre imprenditori

http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 8580.shtml

ABANO (Padova) Il primo alito del tifone che ha investito Abano e Montegrotto è soffiato lunedì intorno alle 21, quando i militari della Guardia di finanza hanno arrestato Ivano Marcolongo, 44 anni, assessore a Montegrotto con delega alle politiche ambientali e all’arredo urbano, ora in cella per concussione, indebita induzione a dare o promettere utilità (in parole povere la «vecchia» corruzione) e turbativa d’asta. In mano, l’altra sera, i finanzieri gli hanno trovato una mazzetta da mille euro ancora fresca: una tranche, sostiene il sostituto procuratore Federica Baccaglini, che con il procuratore capo di Padova Matteo Stuccilli sta conducendo l’indagine, da consegnare ai sindaci Luca Claudio e Massimo Bordin, primi cittadini ad Abano e Montegrotto Terme, per oliare gli appalti comunali legati alla manutenzione del verde pubblico.

Il venticello, da brezza si è trasformato in tifone nella notte, catapultando nel baratro i due comuni delle Terme Euganee. Alle 10.30 di martedì, nell’ex sala consiliare del municipio di Abano, il sindaco Luca Claudio stava aprendo una conferenza stampa sul progetto del Parco Acquatico. All’improvviso due militari della Guardia di finanza hanno interrotto l’incontro e chiesto al primo cittadino di seguirli, consegnandogli un avviso di garanzia per concussione e turbativa d’asta. Motivo? Proprio le gare d’appalto con cui veniva assegnata la gestione e la manutenzione del verde pubblico ad Abano e Montegrotto, dal 2008 ad oggi. Contemporaneamente, tre pattuglie delle Fiamme gialle bussavano agli uffici del municipio di Montegrotto Terme, per dieci anni «casa» di Claudio e dal 2011 – quando l’ex sindaco sampietrino ha vinto le elezioni ad Abano - in mano al fido scudiero Massimo Bordin. Nel mirino della Finanza ancora una volta gli appalti del verde urbano tra il 2008 e il 2015. Un business che è costato l’iscrizione nel registro degli indagati anche allo stesso Bordin, accusato di concussione, indebita induzione a dare o promettere utilità e turbativa d’asta, gli stessi reati contestati al suo assessore. Oltre ai tre politici, indagati per corruzione, sono finiti anche tre imprenditori vivaisti di Abano e Montegrotto, colpevoli, secondo la procura padovana, di aver pagato mazzette per controllare, e vincere, gli appalti.

I finanzieri hanno messo a segno sedici perquisizioni: a cinque indagati (Marcolongo escluso) e a undici tra dipendenti comunali e imprenditori al momento non coinvolti nell’inchiesta. Nelle loro case e nei loro uffici, però, gli investigatori contano di trovare la chiave di volta dell’intero fascicolo, la prova del nove capace di dimostrare oltre ogni ragionevole dubbio, la tesi che ha dato la mossa decisiva all’inchiesta. Partita grazie ai racconti di alcuni imprenditori stanchi dell’andazzo che avevano preso le gare d’appalto nel bacino termale. Voci di paese da tempo, quelle accuse si sono materializzate nei giorni scorsi grazie a una intercettazione ambientale: una «cimice » piazzata dagli investigatori all’interno dell’auto dell’assessore Marcolongo. È ascoltando la sua stessa voce che è stato scoperto l’appuntamento di lunedì sera a Montegrotto, davanti alla casa di un imprenditore da cui l’assessore, considerato il «corriere» del gruppo incaricato di ricevere il denaro e farlo arrivare ai Comuni, doveva ritirare la mazzetta. L’hanno aspettato e pizzicato con le mani nel sacco. Ma l’inchiesta non si ferma al solo verde pubblico e punta dritta alle lottizzazioni e alla foresta di palazzi che hanno invaso i due centri termali. Su tutte, la questione dell’ex «Zeus» (l’hotel più lussuoso trasformato in case e negozi) e la costruzione di una serie di appartamenti di edilizia economica sull’ex campo da calcio di Montegrotto, espropriato dal Comune nei primi anni Duemila e consegnato alla Cooperativa Sacro Cuore per farlo diventare un alloggio a basso prezzo. Nel frattempo la cooperativa, di cui era socio l’attuale dirigente dell’unico ufficio Tecnico dei due comuni, Patrizio Greggio, è fallita. Ieri Greggio è stato sentito per ore dalla Finanza.
14 aprile 2015


«Eravamo in tanti a pagare tangenti e i due sindaci si tenevano il 10%»
Parla l’imprenditore che ha consegnato i soldi e ha teso la «trappola» all’assessore Marcolongo
http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 2478.shtml

ABANO TERME (Padova) «Può pure dire che Marcolongo è una vittima, un capro espiatorio, scriva pure che i veri artefici di tutto questo sistema erano i due sindaci, soprattutto Luca Claudio... L’assessore si muoveva per loro, conosco Marcolongo, siamo amici da una vita, l’ho tradito e mi spiace, ma ora spero venga fuori la verità». Parla l’imprenditore che l’altra sera ha incastrato Ivano Marcolongo, l’assessore all’arredo urbano e alle politiche ambientali di Montegrotto, finito ai domiciliari con l’accusa di concussione per induzione e turbativa d’asta, reati per i quali sono indagati il sindaco di Montegrotto Massimo Bordin e di quello di Abano Luca Claudio, oltre a tre florovivaisti della zona termale. L’assessore è stato pescato martedì con le mani nel sacco: aveva appena preso una bustarella da mille euro. L’imprenditore, indagato anche lui, racconta tutto, ma in cambio chiede l’anonimato. «Perché non sono un ladro, l’ho fatto per poter lavorare, non sono ricco, taglio l’erba e gli alberi ma conosco bene come funziona il sistema Abano-Montegrotto ». L’imprenditore ha solo una partita iva, vive in una semplice casa con moglie e figli. Dietro ha gli attrezzi. Anche ieri stava lavorando.

Come sono andate le cose? «Innanzitutto non sono un eroe, c’è qualche altra gola profonda che ha raccontato tutto alla Finanza. Poi gli investigatori, due mesi fa, sono venuti a prendermi e mi hanno detto: sappiamo tutto, o collabori o sei come gli altri».

E lei ha collaborato... «Si, non ho parlato con nessuno, nemmeno con mia moglie, l’altra sera ho dato io appuntamento a Marcolongo, c’era da pagare questi mille euro. Prima di uscire ho fotocopiato le banconote, perché mi aspettavo che la Finanza intervenisse, sono salito in macchina di Ivano, due chiacchiere, gli ho dato la busta e sono uscito, poi ho visto che i finanzieri lo fermavano, io sono tornato a casa» (la Finanza aveva una cimice nell’auto di Marcolongo).

Ha fotocopiato i soldi da solo? «Si, con la nuova legge (quella sulla concussione per induzione ndr) la Finanza non poteva aiutarmi e dovevo trovare il modo di tutelarmi».

Perché dice che i sindaci manovravano tutto il sistema? «Me lo aveva detto Marcolongo ancora anni fa, è un amico d’infanzia, sa quante volte gli ho detto ”manda loro a prenderseli questi soldi, invece di nascondersi dietro a te”. Ma non ha avuto il coraggio, lo hanno usato come marionetta».

Quindi lei non era l’unico? «No ce ne sono molti altri».

Come funziona il sistema? «Io non ho mai vinto una gara d’appalto, ho avuto sempre degli affidi diretti, si chiamano determine, perché stanno sotto i 40 mila euro, poi c’è un budget da rispettare, quando ho iniziato a lavorare per il Comune Marcolongo mi ha detto che c’era da dare una quota in più che variava tra i 10 e il 15% del valore della determina, in una decina d’anni gli avrò dato tra i 10 e i 20 mila euro di tangenti, per poter lavorare, mica per avere chissà cosa, e non ero l’unico».

Ma chi ha fatto partire il sistema? «E’ cominciata con Claudio, perché io ho iniziato a lavorare con lui quando era sindaco qui a Montegrotto».

E Marcolongo faceva da tramite? «Si, sempre lui, i sindaci materialmente non li hanno mai presi i soldi».

Ma forse Marcolongo le raccontava bugie, forse lui voleva giustificarsi ai suoi occhi, visto che vi conoscevate da tempo... «No, assolutamente, sa da cosa l’ho visto? Dal tenore di vita: Marcolongo non fa la vita del ricco, e nemmeno io, che lavoro 20 ore al giorno, non so quanto prendano Bordin e Claudio come sindaci ma di sicuro loro se la godono molto».

Ma la bolla scoppia. Chi parla? «Non lo so, non sono stato io perché io dovevo continuare a lavorare, forse hanno pestato i piedi a qualcuno dell’ufficio tecnico che alla fine ha parlato... A me la Finanza ha detto: o stai da una parte o dall’altra. Io a quel punto ho pensato alla mia famiglia. Marcolongo è vittima del sistema, però adesso è lui che deve parlare. Lui sa come funzionano le cose qui, può difendersi, e spero che venga fuori il rapporto con gli altri due».

Lei avrebbe lavorato se si fosse rifiutato di pagare? «No. Se non pagavo addio lavoro».
16 aprile 2015


Tangenti alle Terme, sindaci all’attacco Claudio: «Una macchinazione perfetta» MONA!
Il sindaco di Abano: «Le manette? Nemmeno nei miei giochi erotici». Bordin: «Non mi dimetto»
http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 9586.shtml

PADOVA Il giorno dopo il blitz della Guardia di Finanza che ha visto la denuncia dei sindaci di Abano e Montegrotto e l’arresto di un assessore di Montegrotto i due primi cittadini, Luca Claudio e Massimo Bordin, hanno deciso di parlare. «E’ stato un blitz che sembrava un film con tanto di elementi dell’opposizione e giornalisti allertati in tempo per ottenere il massimo della visibilità. C’e’ stata una macchinazione perfetta: dieci uomini e tre auto, parcheggiate tra l’altro in divieto, per nulla piu’ di mezzo chilo di carte» ha spiegato Claudio, sindaco di Abano. «Mi puzza la cosa sinceramente - ha continuato - anche perche’ il tutto è avvenuto ad un giorno di distanza dalla mia potenziale candidatura alle Regionali. Forse non è un caso. Mi difenderò e vincerò dimostrando la mia innocenza e poi chiederò i danni perche’ sono stanco di essere perseguitato. Le manette? nemmeno nei miei giochi erotici».
Si è detto sereno e contento che venga fatta chiarezza invece il primo cittadino di Montegrotto, Massimo Bordin. «Non darò le dimissioni perché questo vorrebbe dire ammettere la mia colpa - ha spiegato - la mia unica colpa è stata quella di non aver controllato l’operato dell’assessore ma quando si e’ una squadra ci si fida reciprocamente». Intanto Lega Nord e la civica Terme e Futuro di Montegrotto hanno chiesto le immediate dimissioni dell’assessore arrestato e un consiglio comunale urgente per chiedere se esista ancora la fiducia nella giunta.
15 aprile 2015


Tangenti, Marcolongo conferma tutto: Soldi a Bordin, sistema creato da Claudio
L’assessore di Montegrotto interrogato a lungo dal gip
http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 7944.shtml

PADOVA Interrogato dal giudice per le indagini preliminari Ivano Marcolongo, l’assessore di Montegrotto ai domiciliari per aver intascato una mazzetta da mille euro per gli appalti del verde pubblico, ha ammesso tutto. Ha anche raccontato che lui era semplicemente l’esattore del sindaco di Montegrotto Massimo Bordin, in un sistema ideato dal sindaco di Abano (ed ex primo cittadino di Montegrotto), Luca Claudio. Marcolongo, assessore al verde, è stato arrestato lunedì notte con le accuse di concussione, turbativa d’asta e induzione indebita a dare e promette utilità, la vecchia corruzione. Stesse accuse contestate a Bordin, mentre Claudio è indagato per concussione e induzione indebita a dare e promettere utilità.
16 aprile 2015
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - CVenesia Nova e Abano

Messaggioda Berto » ven apr 17, 2015 6:51 am

El poro mona veneto talego fasiston tricolorà, roman e coroto kel se crede "er mejo" col dirito de mafioxar

15 aprile 2015
Tangenti ad Abano, Claudio: «Un’inchiesta a orologeria pre-elettorale»
Il sindaco potrebbe candidarsi con Flavio Tosi. Bordin, il braccio destro che ha preso il suo posto a Montegrotto di Cristina Genesin
http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... 1.11240361

ABANO TERME. A guardarlo sembra l’attore di un fotoromanzo del mitico settimanale Grand Hotel. Ecco Luca Claudio, una carriera d’attore spenta sul nascere (il film nel quale doveva interpretare la parte di un attore playboy, “Camorra live show”, è finito al centro di un’inchiesta per truffa a carico del sedicente produttore) e tanta voglia di arrivare, chissà dove. Sindaco delle provocazioni (un busto di Mussolini in ufficio rimosso anni fa, a furor di polemiche) e dei proclami («Sono stato eletto dal popolo per servire il popolo...Se per riuscirci sarà necessario sforare il patto di stabilità, sono pronto a farlo»). Carta d’identità rigorosamente di destra e nessuna voglia di sostare a qualche fermata del tram (leggi partito) perché, di questi tempi, filare via lisci è meglio. Dopo qualche stop in Alleanza Nazionale accanto a Storace, in Fratelli d’Italia e infine nell’area Pdl (con Ascierto e Padrin), alle spalle ben tre mandati da sindaco (due conclusi a Montegrotto e l’ultimo in corso ad Abano) e una valanga di voti incassati, l’ultima “stazione” è quella del candidato governatore Flavio Tosi, al cui fianco non è voluto mancare in occasione dell’appuntamento elettorale di ieri sera a Villatora. Salvo ripensamenti dell’ultimo minuto vista la giornataccia.

Una giornata bruscamente interrotta dal blitz della Guardia di finanza in municipio. Nessuna dichiarazione ufficiale, anche se all’uscita dal municipio ha borbottato ai giornalisti che si tratterebbe di «un’inchiesta a orologeria pre elettorale». Parole seguite da una nota alla stampa senza alcun riferimento all’inchiesta penale. «I finanzieri hanno operato i controlli di loro competenza. Totale la collaborazione degli uffici comunali e del sindaco. Le operazioni di visione della documentazione sono terminate alle ore 16.30». Poi sono denunciate le «errate notizie». «Il sindaco non è stato né accompagnato fuori dalla sede comunale in manette, né accompagnato in caserma, né arrestato». E ancora «Sono operazioni che rientrano nella funzione degli organi di controllo». Anzi, Luca Claudio manifesta gratitudine alle forze dell’ordine: «Ringrazio i finanzieri che mi hanno permesso di essere presente alle importanti riunioni che avevo stamattina in Comune. Sono tranquillo e ogni organismo deve svolgere il proprio lavoro». Altrettanto tranquillo vuol apparire il sindaco di Montegrotto, Massimo Bordin, noto per l’ordinanza anti-bestemmia dell’autunno scorso (multa a chi pronuncia parole blasfeme nei locali pubblici del suo Comune), braccio destro di Luca Claudio che le malelingue definiscono il bi-sindaco di Abano e Montegrotto. Pure Bordin, a stretto giro di posta, invia un’altra nota sullo stesso tono parlando di un «controllo della Finanza relativo a presunte irregolarità nella gestione del Verde pubblico», sottolineando «la completa collaborazione del sottoscritto e di tutti gli uffici interessati...» e chiarendo che «il sindaco di Montegrotto non è stato sottoposto ad alcun provvedimento restrittivo, né accompagnato in manette in caserma». Dopo vari tentativi andati a vuoto, finalmente risponde al telefono. Domanda: si è trattato di un controllo, come si legge nella nota del Comune, o il sindaco è finito sotto inchiesta per corruzione? «Si, va bene, mi hanno notificato un’informazione di garanzia» ammette, «Hanno perquisito... sì, sì...». Concussione, corruzione per induzione e turbativa d’asta i reati contestati. Reati, mica roba di poco conto. Bordin, che si definisce un semplice artigiano titolare di una ditta di impianti elettrici, non nasconde l’imbarazzo, poi replica: «Sono trasparente. Non esiste... Non so... A me non risulta, io mi sono messo a disposizione».


Tangenti alle terme, il sistema di "mister 10%
Soldi, minacce, paura: l’indagine della Guardia di Finanza cerca di ricostruire il giro d’affari sospetto Sei indagati, sette aziende perquisite. Sotto la lente anche edilizia e urbanistica di Enrico Ferro
http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... 1.11246371

PADOVA. Mister 10% e il suo sistema. Un sistema che tutti sembrano conoscere ad Abano e Montegrotto, un sistema che pare funzionasse già da anni. Vuoi lavorare? Devi pagare. Percentuali del 10% su ogni appalto, dal più piccolo al più grande. È questo lo spaccato portato alla luce dai finanzieri del Gruppo di Padova, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Federica Baccaglini che ha portato all’arresto dell’assessore comunale di Montegrotto Ivano Marcolongo. Con lui ci sono altri cinque indagati: i due sindaci di Abano e Montegrotto Luca Claudio e Massimo Bordin e tre imprenditori che operano nell’ambito della manutenzione del verde pubblico. Ciò che solo pochi conoscevano è la spirale di violenza e paura messo in atto da chi reggeva i fili di questo sistema. Gli imprenditori indagati ma anche lo stesso assessore arrestato hanno paura. Temono per la loro incolumità fisica. Sono preoccupati per le sorti delle loro famiglie. A corredo dell’apparato che si occupava delle questioni più prettamente economiche, ci sarebbe anche un gruppo di persone pronte a minacciare chi si ribella.

Appalti al setaccio Gli uomini della Guardia di finanza di Padova, oltre alle abitazioni dei due sindaci, hanno perquisito le sedi di sette aziende sempre nel campo della manutenzione del verde. Ma il dubbio degli investigatori è che questo modus operandi fosse esteso anche ad altri settori, quali l’edilizia e l’urbanistica. Su questo sospetto si concentreranno i prossimi accertamenti. Nei municipi di Abano e Montegrotto, intanto, sono stati sequestrati numerosi fascicoli di appalti: faldoni in cui erano stati appiccicati post it con appunti scritti a penna.

Un mese di pedinamenti L’indagine che stanno sviluppando i militari ha avuto un’impennata dopo il blitz dell’altra sera in piazzale stazione a Montegrotto. Nell’auto c’erano l’assessore alle Politiche ambientali e all’Arredo urbano Ivano Marcolongo e l’impresario Paolo Tomasini titolare dell’omonima ditta di Montegrotto. Otto minuti di conversazione seguiti “in diretta” grazie a una cimice installata un mese fa dai finanzieri nell’auto dell’assessore. Tomasini aveva portato mille euro in banconote da 50 (banconote che aveva provveduto a fotocopiare prima dell’appuntamento). Gli uomini delle Fiamme gialle sono entrati in azione al momento giusto e hanno sorpreso i due proprio durante lo scambio. Gli investigatori sono propensi a pensare che quella tangente da mille euro non fosse per l’assessore Marcolongo ma che i soldi dovessero andare a “oliare” chi in realtà si trovava ai vertici di questo sistema. L’altra ipotesi investigativa è che non si tratti di una tangente occasionale. Per un mese sono stati intercettati anche i telefoni degli indagati ma dalle conversazioni non sarebbe emerso nulla di decisivo. Le telefonate duravano poco e gli amministratori coinvolti organizzavano solo incontri faccia a faccia. Al bar o in piazza ma sempre faccia a faccia.


“Tutti sapevano” L’aspetto che più sconcerta è che molte persone hanno ammesso di essere a conoscenza del “sistema” gestito da Mister 10%, la sua identità, però, non si può, allo stato della conoscenza degli atti, attribuire a qualcuno. Quel che è certo è che sotto la lente d’ingrandimento ci sono dal 2008 in avanti, gli atti dell’ex sindaco di Montegrotto. Una traccia che porta dritta fino agli ultimi mesi dell’anno scorso quando nei guai è finito l’assessore di Abano Claudio Benatelli, accusato di aver chiesto tangenti per l’assegnazione dei posti migliori nei mercatini. “Tutti sapevano”, dice ora chi sta collaborando con la Guardia di finanza. Chi faceva parte di questo giro di denaro e appalti pilotati sapeva anche di dover rigare dritto. La paura per la propria incolumità e per quella delle famiglie emergerebbe dagli atti. Gli imprenditori che avevano accettato questo sistema erano terrorizzati. E lo sono tuttora. Per questo i finanzieri faticano a trovare persone disposte a parlare, a dare nuovi spunti per delineare il sistema malato che si era insinuato alle terme.

e.ferro@mattinopadova.it
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - CVenesia Nova e Abano

Messaggioda Berto » sab ott 24, 2015 11:21 pm

La «ripicca» di Galan: si porta via da villa Rodella anche water e termo
Il legale: ma non scherziamo, se c’è stato un equivoco siamo pronti a sistemare tutto
23 ottobre 2015

http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 5412.shtml

VENEZIA Non è più il presidente, ruolo che ha tenuto fino a tre mesi fa, anche da arrestato. Ma Giancarlo Galan ha pur sempre un passato alla guida della commissione Cultura, oltre che ovviamente da ministro del settore, seppur per pochi mesi. Per questo quando giovedì i finanzieri che stavano visitando Villa Rodella con i funzionari dell’Agenzia del Demanio hanno aperto la porta, il primo sentimento è stata la rabbia. L’ormai ex dimora del deputato di Forza Italia accusato di corruzione nell’inchiesta Mose – per cui ha patteggiato una pena di 2 anni e 10 mesi, con una confisca di 2,6 milioni, da cui nasce appunto l’abbandono della villa cinquecentesca di Cinto Euganeo – era stata spogliata di tutto: non solo gli arredi, come prevede la legge, ma anche termosifoni, sanitari e camini.

Tanto che le fiamme gialle hanno avvisato il pm Stefano Ancilotto, a cui mercoledì pomeriggio erano state consegnate le chiavi dopo il trasloco di lunedì da parte di Galan e dei suoi famigliari, che si sono spostati in affitto in una casa a Rovolon. Subito il magistrato ha contattato l’avvocato Antonio Franchini per chiedere spiegazioni, di fronte a un gesto che sembrerebbe stato quasi una sorta di «ripicca». «Interpretazioni fantasiose - taglia corto Franchini al telefono - Forse c’è stato un equivoco sulla definizione di arredi. Se è necessario, sarà tutto ripristinato». Non è detto però che il problema finisca qui. Villa Rodella è infatti una dimora di fine Cinquecento e come tale è ovviamente vincolata. Le fiamme gialle vogliono quindi capire se gli interventi eseguiti da Galan in questi ultimi giorni possano essere inquadrati tra i lavori di manutenzione ordinaria, se non addirittura straordinaria, nel qual caso sarebbe necessario esibire la necessaria autorizzazione da parte della Soprintendenza. Se questa non ci fosse, potrebbe partire immediata la denuncia alla procura della Repubblica di Rovigo (nella cui circoscrizione ricade il territorio di Cinto Euganeo). E se questo avvenisse in tempi rapidi potrebbe addirittura avere delle ricadute sull’udienza che si terrà a breve, il 4 novembre prossimo, di fronte al tribunale di sorveglianza di Padova, in cui Galan chiederà l’affidamento in prova ai servizi sociali.


Galan lascia villa Rodella e si porta via termosifoni e sanitari
L'ex presidente del Veneto, accusato di corruzione nell'inchiesta Mose, ha patteggiato la pena e una confisca da 2,6 milioni. Per questo ha dovuto abbandonare la dimora cinquecentesca sui colli Euganei. Ora si dice disposto a restituire quello che ha portato via indebitamente
di ALESSANDRA BORELLA
23 ottobre 2015
http://www.repubblica.it/politica/2015/ ... -125742426

Un colpo di testa, ipotizzano gli inquirenti. Quello dell'ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, che ha fatto scardinare di proposito rubinetti, sanitari e termosifoni dalla lussuosa villa di Cinto Euganeo che gli è stata confiscata. Uno sfregio prima di abbandonarla. "Non li uso io e non li userà più nessuno", deve aver pensato degli almeno otto bagni che ci sono dentro la sua ormai ex casa. Costretto a lasciare questa dimora cinquecentesca, proprietà dello Stato dal 3 luglio, per trasferirsi in affitto in una casa a Rovolon, sempre sui colli Euganei, Galan ha pensato bene di portarsi via anche alcuni caminetti e termosifoni. Ora il deputato di Forza Italia e due volte ministro - accusato di corruzione nell'inchiesta Mose, per cui ha patteggiato una pena di due anni e dieci mesi e una confisca da 2,6 milioni - ha fatto sapere alla procura di Venezia che si è trattato di un malinteso e che è pronto a restituire quanto ha prelevato indebitamente da Villa Rodella.

Galan ha traslocato qualche giorno fa e quando i finanzieri e i funzionari dell'Agenzia del Demanio sono entrati a Villa Rodella, l'hanno trovata spoglia degli arredi, come previsto dalla legge, ma anche di alcuni caloriferi, di quasi tutti i sanitari (di tutti i bagni della casa), delle docce, di tutta la rubinetteria e delle parti esterne di decoro dei caminetti. Che non avrebbe dovuto toccare. "Interpretazioni fantasiose - dice l'avvocato di Galan, il famoso penalista veneziano Antonio Franchini -. Forse c’è stato un equivoco sulla definizione di arredi". Invece di fantasioso non c'è proprio nulla. È tutto documentato. "Anche ammesso che Galan non lo sappia, difficile che il suo avvocato non conosca la definizione di arredo - dicono gli inquirenti -. Più probabile che Galan abbia fatto di testa sua, senza avvisarlo, ma ben sapendo cosa stava facendo". Anche perché, come testimoniano le fotografie scattate dai finanzieri, tutti questi oggetti sono stati asportati con una precisa volontà. Martello, scalpello e, quasi sicuramente, una ditta per il trasporto. Il Demanio deve valutare la villa: un complesso di diverse unità immobiliari che, senza sanitari, docce e rubinetti, non è considerata un immobile abitabile, ma al grezzo avanzato. Ecco che la valutazione non si può fare. Questo è emerso dalle indagini coordinate dal Sostituto procuratore di Venezia, Stefano Ancilotto.

Solo malintesi per la difesa, ma non è detto che la vicenda si concluda qui: essendo una villa cinquecentesca, infatti, le Fiamme gialle stanno valutando se per i lavori eseguiti da Galan non fosse necessaria un'autorizzazione da parte della Soprintendenza. In quel caso partirebbe immediata la denuncia, che potrebbe avere delle ripercussioni sull’udienza in cui l'ex governatore chiederà l'affidamento in prova ai servizi sociali, il prossimo 4 novembre davanti al Tribunale di Sorveglianza di Padova. Galan si è detto pronto ad aiutare i migranti per il fine pena della sua condanna che sta scontando ai domiciliari e deve dimostrare che c'è una cooperativa sociale disposta ad accoglierlo per farlo lavorare, ma anche questo episodio potrebbe non giocare a suo favore. Deve restituire e risarcire tutto e non è cosa da potersi risolvere in pochi giorni, vista la mole di oggetti che si è portato via come fossero tavoli.


Galan preleva dalla sua villa confiscata termosifoni, sanitari e camini. L’avvocato: “Un equivoco. Pronti a restituire”
Il deputato di Forza Italia ed ex presidente della commissione Cultura ha portato via dalla sua residenza materiale che non avrebbe potuto prendere. A segnalarlo al pm Ancillotto è stata la Guardia di Finanza. Il suo legale: "Lui non sapeva che cosa poteva prendere e cosa invece doveva lasciare"
di F. Q. | 23 ottobre 2015

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10 ... re/2156133

Non solo arredi: anche termosifoni, sanitari e camini. Tutto portato via dalla sua residenza del Cinquecento sui Colli Euganei, Villa Rodella, confiscata dal demanio per “saldare” il conto da 2,6 milioni di euro con lo Stato. A prelevare bidet e altro “materiale” è Giancarlo Galan, ex ministro alla cultura, dell’agricoltura e governatore del Veneto e tuttora deputato di Forza Italia, che ha lasciato la casa il 19 ottobre. E la guardia di Finanza, scrive il Corriere del Veneto, ha segnalato “la sparizione” del materiale al pm Stefano Ancillotto, che mercoledì 21 ottobre ha ricevuto le chiavi della casa.
Sostiene però la tesi dell'”equivoco” l’avvocato di Galan, Antonio Franchini, che spiega come il cliente sia pronto alla restituzione. “Si tratta solo di un equivoco su che cosa viene definito come arredamento, e quindi asportabile, e cosa non lo è, e fa invece parte stabilmente dell’edificio”, ha spiegato il legale. “In ogni caso – ha proseguito – abbiamo già scritto alla Procura e presto ci sarà un incontro con l’Agenzia del Demanio per capire cosa va restituito e per provvedere immediatamente al ripristino di Villa Rodella. Galan non sapeva che cosa poteva prendere e cosa invece doveva lasciare”.
Coinvolto nell’inchiesta sul Mose e accusato di corruzione, Galan, dopo essersi dichiarato innocente per settimane, il 16 ottobre 2014 ha patteggiato la pena a 2 anni e 10 mesi e da quel giorno è ai domiciliari nella sua Villa Rodella in provincia di Padova. Da lì, quindi da casa e per volere dei magistrati, è rimasto alla guida della Commissione cultura a Montecitorio fino a capitolare dopo mesi di polemiche e a liberare la poltrona di presidente il 21 luglio 2015.
E proprio quella sentenza di patteggiamento include la confisca di Villa Rodella, dalla quale Galan – prima di andarsene e traslocare in un rustico a Rovolon, sempre sui Colli Euganei – ha voluto prelevare alcuni “oggetti”. Che, però, non avrebbe potuto toccare. Come, ad esempio, dei termosifoni – la casa ha un sistema di riscaldamento a ventilazione – che erano in ghisa. Tra il ‘materiale’ prelevato anche lavandini e sanitari tutti oggetti che avrebbero dovuto rimanere sul posto per non deprezzare il manufatto. In più, sottolinea il Corriere del Veneto, “Villa Rodella è una dimora di fine Cinquecento e come tale è ovviamente vincolata”. Questo significa che, nel caso in cui “gli interventi eseguiti da Galan” siano stati di natura ordinaria o straordinaria, allora “sarebbe necessario esibire la necessaria autorizzazione da parte della Soprintendenza“. E se non ci fosse? A quel punto “potrebbe partire immediata la denuncia alla procura di Rovigo“, che a sua volta potrebbe avere conseguenze sull’udienza del 4 novembre prossimo, in cui verrà richiesto l’affidamento in prova del deputato ai servizi sociali per il fine pena della condanna.


Ora Galan vuole restituire water, lavelli e caminetti
Il parlamentare, che ha rimosso gli oggetti da Villa Rodella sottoposta a confisca scrive ai pm e si offre di ripristinarli: teme per il suo affidamento ai servizi sociali di Giorgio Cecchetti
24 ottobre 2015
http://mattinopadova.gelocal.it/regione ... 1.12320681

VENEZIA. Giancarlo Galan, ieri, ha inviato una lettera agli uffici della Procura di Venezia nella quale dichiara che intende ripristinare a villa Rodella lo «status quo ante», cioè risistemare l’immobile com’era prima che lui smontasse i sanitari dai bagni, i termosifoni e i caminetti dalle numerose stanze, e portasse via alcuni oggetti dall’ampio giardino. Si è accorto di averla combinata grossa e di aver fatto una pessima figura prima di tutto con i pubblici ministeri. O, forse, è stato il suo difensore, l’avvocato Antonio Franchini, a spiegargli che water, lavandini e caloriferi non sono arredi e quindi non avrebbe dovuto smontarli e portarli via come si trattasse di tavoli o armadi. Fatto sta che adesso l’ex ministro e ancora deputato di Forza Italia ha scelto di fare un passo indietro soprattutto con la mente rivolta all’udienza che lo aspetta il prossimo 4 novembre, tra undici giorni.

Il primo mercoledì del prossimo mese dovrà infatti comparire davanti al giudice di Padova del Tribunale di sorveglianza, al quale i suoi difensori hanno chiesto di assegnarlo ai servizi sociali. Questo comporta prima di tutto che possa uscire di casa, dove adesso è costretto a rimanere trovandosi agli arresti domiciliari. Galan, deve scontare i due anni e dieci mesi di reclusione ai quali è stato condannato dal giudice veneziano Giuliana Galasso, che ha accolto il patteggiamento su cui si erano accordati i pubblici ministeri Stefano Ancilotto e Stefano Buccini da una parte e i suoi difensori dall’altra. Per ottenere i servizi sociali deve dimostrare che c’è un’istituzione, una cooperativa sociale disposta ad accoglierlo per farlo lavorare e i legali dell’ex governatore del Veneto ne hanno trovata una, che opera con gli immigrati, pronta a farlo.

Naturalmente, dev’esserci il via libera del giudice, ma quello che ha combinato Galan durante il trasloco potrebbe diventare un ostacolo. L’esponente politico ha già accumulato una condanna definitiva e il danneggiamento provocato dai distacchi di sanitari, caminetti e termosifoni potrebbe essere considerato un reato da lui commesso. Il magistrato potrebbe proprio per questo dire no alla richiesta presentata dai difensori per l’ammissione ai servizi sociali e mantenerlo agli arresti domiciliari nella sua casa, che ora si trova a Rovolon. La villa di Cinto Euganeo, che è confiscata e quindi proprietà dello Stato ormai dal 3 luglio (giorno in cui la sentenza per corruzione è passata in giudicato), ora è nelle mani dell’Agenzia del demanio che già in questi giorni avrebbe dovuto nominare un tecnico per valutarne il valore, ma i danneggiamenti provocati da Galan ritarderanno il procedimento. Il funzionario dell’Agenzia ha già dichiarato che nello stato in cui si trova ora l’immobile non è abitabile ma l’ex ministro ha assicurato con la sua lettera che sistemerà tutto. Soltanto dopo, quindi, partirà la perizia per la valutazione e sulla base della cifra indicata dovrebbe finire all’asta. Nel caso entrasse nelle casse dello Stato una cifra inferiore ai due milioni e 600 mila euro che Galan deve restituire, i pubblici ministeri di Venezia potrebbero sequestrargli altri beni.
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - CVenesia Nova e Abano

Messaggioda Berto » sab feb 13, 2016 7:36 pm

L'ex governatore finirà di scontare la sua pena in regime di detenzione domiciliare per lo scandalo tangenti Mose di Cristina Genesin
08 febbraio 2016

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/ ... 1.12921821

PADOVA. Giancarlo Galan non tornerà in carcere. L'ex presidente della Regione Veneto resterà in detenzione domiciliare fino al termine della pena. Lo ha deciso il Tribunale di sorveglianza di Padova, presieduto da Giovanni Maria Pavan Rin. Bocciata la richiesta di affidamento in prova presentata dai difensori, i penalisti Nicolò Ghedini e Antonio Franchini. Respinta anche la richiesta della procura generale di Venezia che aveva sollecitato il trasferimento in carcere.

L'ordinanza del giudice di sorveglianza è stata depositata lunedì 8 febbraio, in mattinata. Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto ed ex ministro, dovrà continuare a scontare la condanna a casa sua, vietato ogni contatto con l'esterno: il che significa che non potrà più dare quella valanga di interviste di cui era stato protagonista nelle settimane successive al patteggiamento della pena. Un comportamento che, di sicuro, ha pensato me la decisione finale espressa dal giudice di sorveglianza.

A giustificare il provvedimento del tribunale sono le condizioni di salute di Galan, affetto da alcune serie patologie croniche. Ma anche -si legge nell'ordinanza - il risarcimento del danno avvenuto con la confisca di fatto concordata con lo stato di villa Rodella a Cinto Euganeo. Una villa, secondo i difensori, il cui valore è di tre milioni e mezzo di euro, ben superiore ai 2 milioni e mezzo di euro di ristoro allo Stato previsti nella sentenza di patteggiamento.

Galan nel luglio 2015 aveva patteggiato due anni e 10 mesi nell’ambito dell’inchiesta sullo scandalo Mose.

È stato invece il comportamento tenuto da Galan successivamente al patteggiamento a incidere negativamente sulla concessione dell'affidamento in prova. In particolare l'inchiesta avviata dalla procura di Rovigo sul danneggiamento di villa Rodella, prima della consegna allo Stato, con la sottrazionedu wc, lavandini e termosifoni.
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - CVenesia Nova e Abano

Messaggioda Berto » sab feb 13, 2016 7:37 pm

Galan si oppone alla decadenza da deputato: "Incostituzionale"
Il parlamentare agli arresti domiciliari ha presentato le sue controdeduzioni: la legge Severino promulgata dopo i fatti che gli vengono contestati
13 febbraio 2016

http://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/ ... ?ref=fbfnv

VENEZIA. Giancarlo Galan non vuol mollare lo scranno alla Camera dei Deputati e i suoi legali danno battaglia.

Ha patteggiato, il 16 ottobre 2014, per corruzione continuata commessa dal 22 luglio 2008 al primo gennaio 2012. Ma l’onorevole Giancarlo Galan (la cui condanna è stata confermata il 2 luglio 2015 dalla Corte di Cassazione) non può perdere il seggio a Montecitorio per effetto della nuova causa di decadenza prevista dalla “legge Severino” (il decreto legislativo 235 del 31 dicembre 2012, entrato in vigore il 5 gennaio 2013), perché non può avere valore retroattivo.

Questa - perlomeno - la tesi esplicitata nelle controdeduzioni che Galan, trattenuto agli arresti domiciliari a Rovolon, dopo essere stato sfrattato da villa Rodella a Cinto Euganeo, ha trasmesso il 4 febbraio al Comitato per le incompatibilità, le ineleggibilità e le decadenze di Montecitorio.

Comitato che, invece, si prepara a votarne la decadenza da parlamentare. Nella seduta di giovedì il coordinatore del Comitato, l’onorevole Alessandro Pagano di Area Popolare, ha consegnato ai commissari copia della memoria. Giovedì 18 l’organismo parlamentare dovrebbe trasmettere il dossier Galan alla giunta delle elezioni, presieduta dal pentastellato Giuseppe D’Ambrosio, che dovrà formulare una proposta per l’aula in ordine all’eventuale decadenza dell’esponente forzista. Per la difesa di Galan, il parlamentare deve restare alla Camera perché "ai fatti che sono oggetto della sentenza passata in giudicato verrebbe infatti applicato - in violazione del principio dell’irretroattività - un trattamento sanzionatorio più gravoso rispetto a quello che era in vigore al momento della commissione del reato"

Galan non ha chiesto al magistrato l’autorizzazione a poter comparire a Montecitorio per difendere le sue ragioni.Nelle controdeduzioni i suoi legali ribadiscono con forza il dettato del secondo comma dell’articolo 25 della Costituzione: «Nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso». Il politico, ex governatore veneto, accusato dalla Procura di Venezia di essere stato epr anni a libro paga del Consorzio Venezia Nuova e di aver fatto affari con imprese appaltatrici a lui collegate, dà battaglia.

La memoria sostiene ancora che l’istituto della decadenza da parlamentare, previsto dalla “legge Severino”, comporterebbe una violazione dell’articolo 7 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali: «Non può essere inflitta una pena più grave di quella applicabile al momento in cui il reato è stato commesso». La decadenza determinerebbe inoltre la violazione dell’articolo 3 del protocollo 1 della Cedu, che sancisce il diritto a libere elezioni. Verrebbe infatti leso «il diritto del parlamentare a continuare a rivestire la carica legittimamente assunta e la legittima aspettativa del corpo elettorale alla permanenza in carica dello stesso per la durata della legislatura».
In estremo subordine i legali di Galan chiedono di «sospendere la decisione della giunta delle elezioni in attesa della decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo sul caso Berlusconi (per il quale il 27 novembre 2013 è stata votata la decadenza da senatore).




L'aula vota la decadenza: Giancarlo Galan non è più deputato - Cronaca - Il Mattino di Padova
di Margherita Musumeci
2016/04/27

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... ?ref=fbfmp


ROMA. L'ex governatore del Veneto Giancarlo Galan non è più un deputato. L'aula di Montecitorio ha votato con 388 favorevoli, 40 contrari e 7 astenuti la sua decadenza dopo il parere favorevole della commissione. Galan è attualmente agli arresti domiciliari per il suo coinvolgimento nella vicenda delle tangenti per il Mose.

L'aula della Camera ha esaminato in serata la decadenza di Giancarlo Galan da deputato. L'ex ministro di Forza Italia è stato condannato, dopo aver patteggiato, alla reclusione di due anni e dieci mesi e alla confisca dei beni per 2,6 milioni di euro: per questo scatta la decadenza prevista dalla legge Severino.

Sulla richiesta della Giunta per le Elezioni della Camera, che si è espressa in favore della decadenza con il solo no del rappresentante di Fi, lasciando poi l'ultimo voto all'Aula.

Al posto di Galan entrerà nelle fila di Forza Italia a Montecitorio come primo dei non eletti il vicentino Dino Secco.
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - CVenesia Nova e Abano

Messaggioda Berto » mer apr 27, 2016 9:24 pm

Abano Terme, arrestato dalla Finanza il sindaco appena rieletto Luca Claudio
di F. Q. | 23 giugno 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06 ... io/2853579

Appena rieletto aveva detto “non sarò il sindaco di tutti”. Anche perché non mandava giù l’inchiesta per turbativa d’asta e concussione che lo vedeva indagato: “I buoni siamo noi e abbiamo sconfitto i cattivi”. Oggi Luca Claudio, sindaco di Abano Terme, è stato arrestato. La sua quarta volta da primo cittadino, la prima e la seconda volta fu eletto a Montegrotto Terme dal 2001 al 2011, sembra già finita. Claudio era stato rieletto con il 52,3% delle preferenze il 19 giugno scorso alla guida di una coalizione di liste civiche dell’area di centrodestra. E se l’era presa subito anche con i sacerdoti: “Cattocomunisti che votano Pd”.

L’indagine era partita l’anno scorso anno per un ipotizzato giro di tangenti – tra il 10 e il 20% – sulla manutenzione del verde, ma per gli inquirenti le bustarelle sono state pagate anche per concessioni edilizie. Gli investigatori hanno ricostruito tutti gli appalti assegnati ad Abano e Montegrotto dal 2008 in avanti. L’operazione, denominata Imperator, ha portato all’arresto dell’ex sindaco di Montegrotto Terme e di tre imprenditori, indagati a vario titolo per i reati di concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione e riciclaggio. Altri 18 persone sono indagate a piede libero: in corso anche 22 perquisizioni.

“È una vera e propria “tangentopoli delle terme” dicono gli investigatori che parlano di un “vero e proprio sistema tangentizio che ha governato l’affidamento di appalti e lavori pubblici dapprima nel Comune di Montegrotto Terme, a partire dal 2008, quando il sindaco Claudio era destinatario di una percentuale varia (dal 10 al 20%) sulle somme liquidate alle aziende che si occupavano della manutenzione del verde pubblico. Sistema esportato – si legge nella nota della Finanza – poi nel Comune di Abano Terme nel 2011 e proseguito in quello di Montegrotto grazie al sodale Massimo Bordin (classe ’60, ora agli arresti domiciliari), passato nel frattempo dalla carica di vice Sindaco a quella di sindaco”.

Per le Fiamme gialle erano “numerosi gli imprenditori costretti a pagare per poter lavorare, consapevoli che se non avessero sottostato al ‘diktat’ del Sindaco del momento, avrebbero perso importanti opportunità di lavoro, fino a non lavorare più per i due comuni termali. Ben sette di essi, nel corso delle indagini, hanno confermato di aver pagato tangenti per lavorare. Nei loro confronti è stato ipotizzato il reato di induzione indebita. In altri casi, soprattutto in presenza di appalti di maggior importo, è stata invece riscontrata una vera e propria “par condicio contractualis”, ossia un incontro libero e consapevole della volontà delle parti, tra pubblici amministratori infedeli ed imprenditori, in questo caso non “vittime” del sistema ma essi stessi attori dello stesso, allo stesso livello dei due Sindaci. L’accusa è in questo caso di corruzione“.

I piccoli imprenditori, quasi sempre gli stessi, operanti per lo più nel settore della manutenzione del verde. pagavano e ottenevano l’assegnazione dei lavori a chiamata diretta. “Il contante era utilizzato anche per sbloccare l’iter di procedimenti – prosegue la nnota – per il rilascio di concessioni e autorizzazioni edilizie, prima lento e difficile, poi, una volta che gli imprenditori avevano compreso la “necessità” di corrispondere utilità al sindaco, miracolosamente efficiente”. Tra gli episodi i 7mila euro versati nel novembre 2012 a Luca Claudio, come prima tranche di una bustarella da 60mila “come contropartita per agevolare il rilascio di alcune autorizzazioni per cantieri edili; ma anche dei 25mila euro per velocizzare una concessione edilizia per la costruzione di una palazzina, sempre ad Abano”. In un altro caso, invece, per imprimere uno sprint alle pratiche relative al cambio di destinazione d’uso da commerciale a residenziale di alcuni immobili a Montegrotto, il sindaco aveva costretto due imprenditori a cedergli un appartamento al prezzo di 65mila euro ovvero alla metà del valore di mercato.


Luca Claudio / Chi è il sindaco di Abano Terme arrestato: 15 anni fa ''Camorra Live Show'

http://www.ilsussidiario.net/News/Crona ... 16-/712164

LUCA CLAUDIO, CHI È IL SINDACO DI ABANO TERME ARRESTATO: 15 ANNI FA 'CAMORRA LIVE SHOW' (ULTIME NOTIZIE, OGGI 23 GIUGNO 2016) - Quindici anni fa Luca Claudio era stato tentato anche dal mondo del cinema. L'uomo fa parlare di lui per un fermo dopo pochi giorni dall'elezione di Sindaco di Abano Terme. All'inizio del nuovo millennio Luca Claudio era il sindaco di Montegrotto ed è stato vicino alla realizzazione di un progetto per il cinema. Come racconta il Fatto Quotidiano, nella sua versione online, l'uomo era stato al centro di una proposta di Massimo Emili Gobbi, un produttore. Questo gli aveva proposto di girare nella cittadina ''Camorra Live Show'' un film in cui doveva recitare la parte di un avvocato più interessato alle donne che alle arringhe. Il film aveva visto iniziare le riprese per poi interrompersi all'improvviso col produttore che si era tirato indietro in maniera abbastanza clamorosa.

LUCA CLAUDIO, CHI È IL SINDACO DI ABANO TERME ARRESTATO: LE NUMEROSE PROVOCAZIONI REGISTRATE NEGLI ULTIMI ANNI CONTRO GLI IMMIGRATI E DELINQUENTI (ULTIME NOTIZIE, OGGI 23 GIUGNO 2016) - Oggi che la notizia sull'arresto di Luca Claudio per un suo presunto coinvolgimento in un giro di tangenti ha gettato nel caos il mondo della politica, emergono alcune curiosità sul neo sindaco da poco eletto ad Abano Terme. Come riporta Lettera43.it, prima della sua ultima campagna elettorale incentrata sul titolo dell'album di Vasco Rossi, "Io sono innocente", Claudio fece discutere nei suoi precedenti mandati anche in merito al busto di Mussolini piazzato in ufficio al Comune di Montegrotto del quale è stato primo cittadino. La statua fu poi fatta rimuovere tra le polemiche, ma questa fu solo una delle tante provocazioni messe in atto dal "sindaco-sceriffo". Luca Claudio, infatti, aveva organizzato delle vere e proprie ronde cittadine chiamando alle armi i suoi cittadini per punire i delinquenti a colpi di bastoni. "Una provocazione", minimizzò all'epoca. A far discutere anche la sua campagna nel 2007 contro gli immigrati. Per l'occasione fece realizzare dei tabelloni luminosi con la scritta: "Cittadini emigrate! La legge mi lega le mani e non mi permette di difendervi!". Gli stessi cartelloni si riaccesero poco dopo per denunciare la scarcerazione di un cittadino marocchino accusato di violenze su una adolescente nel Padovano: "Cari cittadini, i clandestini in Italia possono stuprare i vostri figli! La giustizia non c'è più!!!", recitava.

LUCA CLAUDIO, CHI È IL SINDACO DI ABANO TERME ARRESTATO: COINVOLTO IN UN PRESUNTO GIRO DI TANGENTI (ULTIME NOTIZIE, OGGI 23 GIUGNO 2016). PARLA IL CAPOGRUPPO DEL M5S, JACOPO BERTI - La notizia dell'arresto di Luca Claudio, il neo sindaco di Abano Terme eletto ai ballottaggi dello scorso 19 giugno, ha creato caos nel mondo della politica. Le Fiamme Gialle questa mattina lo hanno raggiunto nella sua abitazione confermando l'arresto per un presunto giro di tangenti nel quale sarebbe stato coinvolto. Dopo la notizia, a commentare l'accaduto è stato Jacopo Berti, capogruppo del M5S in Veneto, il quale ha asserito, come riporta Il Gazzettino: "È scoppiata la tangentopoli delle terme. Da padovano sono schifato: la politica dei partiti ha mangiato per anni sulle spalle dei cittadini e degli imprenditori di Abano". "Luca Claudio, il sindaco appena eletto col centrodestra e subito arrestato per tangenti, è un emblema della vecchia politica: era al suo quarto mandato da sindaco di due Comuni diversi", ha proseguito Berti che auspica in un imminente cambiamento ad Abano. "Serve gente onesta nelle istituzioni - ha aggiunto - Chiediamo elezioni subito. Se non saranno indette al più presto mobiliteremo la piazza. Ora ad Abano Terme serve onestà".

LUCA CLAUDIO, CHI È IL SINDACO DI ABANO TERME ARRESTATO: COINVOLTO IN UN PRESUNTO GIRO DI TANGENTI (ULTIME NOTIZIE, OGGI 23 GIUGNO 2016): LE FOTO DEL FERMO - Luca Claudio è stato arrestato stamattina dopo essere stato rieletto come Sindaco di Abbano Terme appena il 19 giugno scorso. La Guardia di Finanza di Padova ha bussato alla porta di casa dell'uomo alle ore 6.15 di questa mattina. Era stato votato al ballottaggio dal 52.3% dei cittadini. Su Twitter intanto sono tantissimi i commenti dei cittadini sconvolti che avevano apprezzato le parole dell'uomo ora accusato di essere coinvolto nel giro presunto di tangenti. L'uomo non ha rilasciato delle dichiarazioni, aspettando di poter parlare di fronte al suo avvocato. intanto però sono arrivate le prime foto che lo vedono all'uscita di casa questa mattina quando è stato fermato proprio dalle guardie. Clicca qui per la foto e per i tweet sulla situazione.

LUCA CLAUDIO, CHI È IL SINDACO DI ABANO TERME ARRESTATO: COINVOLTO IN UN PRESUNTO GIRO DI TANGENTI (ULTIME NOTIZIE, OGGI 23 GIUGNO 2016) - Questa mattina è stato arrestato Luca Claudio, il neo sindaco di Abano Terme eletto lo scorso 19 giugno. La Guardia di Finanza di Padova si è presentata alle ore 6:15 alla porta dell'abitazione di Claudio, il quale sarebbe coinvolto in un presunto giro di tangenti. Proprio dopo la sua elezione aveva ringraziato il 52.3% di coloro che avevano confermato la preferenza, annunciando: "Non sarò il sindaco di tutti". Luca Claudio era stato eletto per la quarta volta primo cittadino, dopo le prime due (dal 2001 al 2011) a Montegrotto Terme. L’operazione che ha portato all'arresto del neo sindaco di Abano Terme e denominata Imperator ha portato anche all'arresto di tre imprenditori indagati a vario titolo per i reati di concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità, corruzione e riciclaggio. Altre 18 persone sarebbero finite nel registro degli indagati sempre in riferimento all'indagine partita lo scorso anno. Come riporta Il Fatto Quotidiano, l'inchiesta si basa su un presunto giro di tangenti sulla manutenzione del verde pubblico ma, secondo gli inquirenti, tangenti sarebbero state pagate anche per concessioni edilizie. Per tale ragione gli investigatori hanno ricostruito l'intera vicenda degli appalti assegnati ai comuni di Abano e Montegrotto a partire dal 2008 e che ha rivelato una vera e propria "tangentopoli delle terme", come è stata definita dagli stessi inquirenti. Proprio dal 2008, il neo sindaco Luca Claudio era destinatario di una percentuale (dal 10 al 20%) sulle somme liquidate alle aziende che si occupavano della manutenzione del verde pubblico. A spiegare il coinvolgimento di Claudio nell'intera vicenda sono state le Fiamme Gialle nel corso della conferenza stampa, durante la quale è stato spiegato come il sindaco di Abano Terme si servisse di una società srl, intestata a Massimo Trevisan ma gestita dallo stesso, per ottenere tangenti sugli appalti. Il meccanismo era il seguente: dopo l'affidamento di un appalto ad una ditta, questa versava una tangente del 10% pagando una consulenza alla srl intestata a Trevisan. In caso di piccoli appalti il pagamento avveniva in contanti.

https://www.youtube.com/watch?v=RaoJt7O6_sI

http://video.gelocal.it/mattinopadova/l ... 7921/58199


Abano, perché Claudio è stato arrestato adesso

http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 6238.shtml

Alla domanda che tutti si fanno la procura ha risposto: «Che cosa sarebbe successo se l’avessimo arrestato prima?». Ecco tutte le spiegazioni e i motivi

Lo abbiamo pensato tutti appena saputo la notizia: perché proprio adesso? Perché arrestare Luca Claudio a 4 giorni esatti dalle elezioni, a 96 ore dalla decisione democratica dell’intero paese di Abano (o almeno di una percentuale molto alta) di riaverlo come primo cittadino? La procura risponde alla domanda con un’altra domanda: «E cosa sarebbe successo se lo avessimo arrestato prima?». Certo. In fase di ballottaggio (l’ordinanza di arresto risale a un paio di settimane fa anche se è stata eseguita solo all’alba di giovedì) l’azione della magistratura si sarebbe tradotta inevitabilmente nella vittoria dell’avversaria di Claudio, Monica Lazzaretto del Pd, per mancanza di concorrenti e avrebbe contribuito alla causa di chi già taccia le toghe di essere politicizzate.

Ma prima? Claudio in fondo è indagato da più di un anno e sono almeno sette gli imprenditori che hanno vuotato il sacco mettendo a nudo un sistema di tangenti che sfiorerebbe i due milioni di euro. Perché non c’è stato un intervento a monte, prima che gli elettori aponensi si esprimessero nelle urne? L’omertà intorno al caso ha sicuramente rallentato le indagini che sono andate per le lunghe. Forse la stessa magistratura sperava che il risultato elettorale fosse diverso e che non si sarebbe dovuto arrestare un sindaco ma un semplice candidato che aveva perso le elezioni. Comunque sia, ancora una volta la democrazia e la legge si sono intrecciate costringendo la magistratura a fare una scelta strategica di tempi. Come insegna la politica.



Le case di Luca Claudio salgono da 15 a 25
Nuovi sviluppi delle indagini: passate al setaccio le società riconducibili al sindaco, nel mirino anche l’ex Zeus di Carlo Bellotto
03 luglio 2015

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... 1.11716747

ABANO TERME. Gli appartamenti che la Finanza attribuisce al sindaco Luca Claudio non sono 15, bensì 25. Ovvio, non sono cresciuti nella notte, ma da quanto è filtrato dalle indagini, il cerchio sarebbe più vasto. Nessuno di questi è intestato al primo cittadino termale, ma le protagoniste sono le società, tutte riconducibili a lui. La Soleluna srl con sede a Ponte San Nicolò nello studio di un commercialista, vanta la proprietà di 6 appartamenti e vede come legale rappresentante Luca Claudio. Questa società ha incorporato la Malù srl (un acronimo tra Massimo e Luca, ossia tra Bordin e Claudio). Poi c’è la Rls srl, con sede sempre a Ponte San Nicolò della quale è legale rappresentante Massimo Trevisan, un amico del sindaco già dai tempi della scuola, che ha la proprietà di 4 appartamenti.

Poi nella lente degli investigatori c’è la Soluzioni Assicurative srl dove il primo cittadino è socio con l’assicuratore Roberto Ottolitri, che è legale rappresentante e quindi pure lui è stato perquisito. Quest’ultima società che ha sede a Ponte San Nicolò ha un appartamento di proprietà. Massimo Trevisan lo si ritrova come legale rappresentante della Agm sas con sede a Mestrino che ha tra le sue proprietà 14 appartamenti.

Per chiudere ci sono due società la Pharma 300 srl e la Pharma 30 delle quali Luca Claudio è legale rappresentante: non hanno nessun bene e da ragione sociale dovrebbero occuparsi della vendita e della commercializzazione di farmaci.

Appartamenti come "ringraziamento" a Luca Claudio? Raffica di perquisizioni
La Finanza ha visitato una serie di società che sarebbero in qualche modo riconducibili al sindaco di Abano, già indagato per turbativa d'asta e concussione

L’inchiesta del pubblico ministero Federica Baccaglini che vede il sindaco indagato per concussione e turbativa d’asta, sospetta che tutti questi immobili, quasi tutti con garage e in palazzi di pregio siano dei ringraziamenti da parte di chi li ha ristrutturati o costruiti ex novo.

Perchè ringraziare Claudio? Perchè, è sempre il teorema delle Fiamme Gialle, guidate dal colonnello Luca Lettere, era grazie a lui che la cubatura aumentava o che la perequazione arrivava a fagiolo. Tutti questi favori sarebbero partiti dal 2004. Tra i palazzi nel mirino c’è l’ex Zeus. I finanzieri stanno ascoltando i costruttori che avrebbero donato questi appartamenti, che però risultano tutti acquistati regolarmente con un mutuo bancario. Tutto, insomma, architettato alla perfezione e fatto a prova di qualsiasi inchiesta. Ora bisognerà vedere se si riuscirà a dimostrare il tutto. Per gli inquirenti c’è troppa coincidenza in merito ai tempi d’acquisto dei singoli appartamenti, sempre in contemporanea o subito dopo qualche miglioria dal punto di vista della cubatura o di altri piaceri dell’amministrazione.
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - CVenesia Nova e Abano

Messaggioda Berto » lun giu 27, 2016 1:19 pm

Chisso, uomo libero con gli occhi lucidi: «Due anni tremendi»
Mose, l’ex assessore ha raggiunto la caserma dei carabinieri di Mestre: ritirato l’ordine di scarcerazione, è tornato a casa di Mitia Chiarin
27 giugno 2016

http://nuovavenezia.gelocal.it/regione/ ... 1.13730828

MESTRE. «Sono stati due anni tremendi ma, scusatemi, non ho intenzione di dire nulla. Vi auguro una buona giornata». Queste le uniche parole concesse ai giornalisti da Renato Chisso, l’ex assessore regionale, da ieri un uomo libero che ha chiuso i suoi conti con la giustizia.

Sono le 11 di domenica quando Renato Chisso esce in silenzio dalla sua villetta di via Col San Martino, a Favaro, e sale sull’auto del suo avvocato Antonio Forza per raggiungere la caserma dei carabinieri di via San Donà, vicino al centro. In compagnia della moglie Geri Saccardo, l’ex assessore del Veneto a Infrastrutture e mobilità entra in caserma per la notifica dell’atto di scarcerazione da parte del Tribunale. Formalità che dura una manciata di minuti, senza clamori né amici all’esterno per festeggiare. Alle 11.22, Chisso esce dal cancello della piccola caserma, da uomo libero. Ha scontato tra carcere e arresti domiciliari la pena di due anni e 15 giorni per lo scandalo delle tangenti del Mose.

Ai giornalisti e ai fotografi riserva solo quelle pochissime parole e si sottrae al rito delle dichiarazioni. Non intende commentare la libertà ritrovata dopo «due anni terribili» passati tra carcere e arresti domiciliari ma anche i ricoveri in ospedale d’urgenza per i problemi cardiaci conseguenti al ciclone giudiziario che lo ha travolto assieme all’amico Giancarlo Galan. La moglie ha gli occhi lucidi ma tace pure lei e se ne va con un sorriso accompagnando in auto il marito fino a casa. «Siamo confusi», commenterà poi l’avvocato Antonio Forza che in questi due anni si è battuto strenuamente per sostenere l’innocenza del suo assistito. «Questo è stato l’epilogo della vicenda. Ora il futuro è il problema del mio cliente. Credo sceglierà di vivere nascostamente come diceva un filosofo greco». Insomma, per Chisso, uomo di Forza Italia, che in Veneto e a Venezia ha contato molto, ora il futuro dovrebbe prefigurare una vita lontano dai riflettori e, pare di capire, anche dalla vita politica. Con la scarcerazione Chisso ottiene anche la possibilità di tornare a viaggiare, anche all’estero, se lo desidera.

Ieri l’ex assessore è apparso serenamente serio, meno sofferente rispetto ai mesi scorsi. Sta evidentemente recuperando sia dal punto di vista morale che fisico dopo l’operazione al cuore e la detenzione. Nella vicenda Mose, finora, è stato l’unico imputato sottoposto al regime più duro, il carcere a Pisa dopo l’arresto del 4 giugno 2014, e poi a periodi di carcerazione alternati all’ospedale, fino agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Favaro Veneto. Ora ai domiciliari resta soltanto Giancarlo Galan. Chisso era finito in manette il 4 giugno di due anni fa sulla base delle rivelazioni di arrestati illustri: Giovanni Mazzacurati, ex presidente del Consorzio Venezia Nuova (che ora, a processo in corso, si trova negli Stati Uniti); Piergiorgio Baita, già presidente della Mantovani; e Claudia Minutillo, prima segretaria di Galan e poi manager e altri, che ha patteggiato e scontato la pena.

Nella sentenza si prevede una eventuale confisca da 2 milioni di euro qualora venissero trovati i soldi che secondo l’accusa l’ex assessore avrebbe portato all’estero: circa 6 milioni di euro di mazzette, ipotizza la guardia di finanza. Ma finora nessuno ha trovato quei soldi.
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - CVenesia Nova e Abano

Messaggioda Berto » mer lug 06, 2016 6:31 am

VENETO – Tangentopoli alle terme, altri quattro arresti ad Abano
5 luglio 2016

http://www.tviweb.it/veneto-tangentopol ... i-ad-abano

Altri arresti in relazione ai lavori di bonifica di una discarica di rifiuti ad Abano Terme. OPERAZIONE “BONIFICA” A poca distanza dall’operazione del 23 giugno scorso, che ha portato in carcere il Sindaco di Abano Terme, Luca CLAUDIO, per i reati di concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità e corruzione, la Guardia di Finanza è ritornata nella cittadina termale per dare esecuzione ad una nuova ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP patavino a seguito di richiesta della Procura della Repubblica di Padova (Procuratore Capo, dott. Matteo STUCCILLI, e Sost. Proc. dott.ssa Federica BACCAGLINI), nei confronti di due pubblici ufficiali, un imprenditore ed un professionista, indagati a vario titolo per corruzione e turbativa di gara. Eseguite anche 11 perquisizioni domiciliari e locali. Questa volta le indagini del Gruppo di Padova delle Fiamme Gialle hanno acceso il faro sulla gara d’appalto del valore di circa 2,8 milioni di euro (importo finanziato dalla Regione Veneto), per lavori di riqualificazione ambientale di un’area di proprietà del Comune di Abano Terme (località Giarre), già adibita a discarica rifiuti. Appalto assegnato il 30 maggio 2016 alla PISTORELLO S.p.a., il cui titolare Luciano PISTORELLO (classe ’63), già coinvolto nell’operazione del 23 giugno, è stato raggiunto da una nuova misura di custodia cautelare, questa volta in carcere, per turbativa di gara e corruzione. In carcere, con le medesime accuse, è finito anche l’Arch. Maurizio SPADOT (classe ’53), “braccio destro” del Sindaco CLAUDIO, Presidente della commissione di gara nonché dirigente, fino al 22.06.2016, dell’Ufficio Tecnico del Comune di Abano Terme che, al fine di affidare la gara alla PISTORELLO S.p.a., in violazione delle regole di trasparenza ed imparzialità, ha accettato da Luciano PISTORELLO la promessa dell’acquisto dell’abitazione dello stesso SPADOT, già oggetto di pignoramento immobiliare a causa del mancato pagamento delle rate del mutuo e, comunque, la promessa di un altro appartamento nel caso in cui il primo acquisto non fosse andato a buon fine. Coinvolti nell’operazione illecita anche Guido GRANUZZO (classe ’55), dipendente dell’Ufficio Tecnico del Comune di Abano Terme e responsabile unico del procedimento di gara (agli arresti domiciliari) e l’Ing. Luciano DI CARO (classe ’61), dipendente della PISTORELLO S.p.a., destinatario della misura dell’obbligo di dimora in Padova. Per i due l’accusa è solo di turbativa delle gara. Il comportamento fraudolento posto in essere dai due pubblici ufficiali SPADOT e GRANUZZO, volto a favorire una tra le quattro società partecipanti al bando di gara, si è concretizzato nell’alterazione della documentazione e dei punteggi in favore della PISTORELLO S.p.a., riferendo ovvero concordando con il tecnico della medesima (DI CARO) le valutazioni tecniche effettuate dalla Commissione di gara, nonché nell’apertura o comunque nella manipolazione delle buste contenenti l’offerta economica. Il nuovo episodio delittuoso scoperto conferma l’esistenza di un sistema di alterazione del regolare meccanismo di selezione del contraente e di corruttela nella gestione delle gare d’appalto e degli affidamenti diretti da parte del Comune di Abano Terme. Nell’ambito delle indagini è emersa anche la necessità del PISTORELLO di smaltire 3.000 tonnellate di amianto, procedendo in parte nel rispetto delle normative vigenti e in parte macinando il materiale per poi riutilizzarlo in qualche cantiere.
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - CVenesia Nova e Abano

Messaggioda Berto » lun lug 25, 2016 7:58 pm

Tangenti alle Terme, Luca Claudio ammette corruzione
Interrogatorio in Tribunale a Padova, ammissioni anche da parte dell'ex sindaco Massimo Bordin
25 luglio 2016
di Virginia Cammarata

http://mattinopadova.gelocal.it/padova/ ... 1.13868952

PADOVA. Interrogatorio lunedì mattina su richiesta del pm nei confronti dell'ex sindaco di Abano Terme Luca Claudio e dell'ex sindaco di Montegrotto Terme Massimo Bordin, entrambi arrestati nell'ambito di un'indagine su una presunta «tangentopoli» delle Terme.

In entrambi i casi c'è stata la presentazione di una memoria difensiva.

«Nel merito, all'interno di questa memoria - ha spiegato l'avvocato difensore dei due
ex sindaci, Ferdinando Bonon - è stato contestato il coinvolgimento personale in gran parte delle ipotesi di reato (circa in 15 sui 17 capi di imputazione). Bordin e Claudio hanno invece ritenuto di ammettere, ma circostanziando diversamente, tre fatti storici relativi alle corruzioni».
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Re: Corousion tałiana entel Veneto - CVenesia Nova e Abano

Messaggioda Berto » mar lug 26, 2016 2:32 pm

Claudio confessa: «Ho preso tangenti Ma le hanno proposte gli imprenditori»
La svolta: l’ex sindaco di Abano ammette tre episodi, l’ex sindaco di Montegrotto Bordin uno
Angela Tisbe Ciociola
2016/25-luglio

http://corrieredelveneto.corriere.it/ve ... 0532.shtml

ABANO TERME (PADOVA) Erano giorni che si aspettava il loro interrogatorio e l’incontro di ieri mattina con gli inquirenti non ha deluso le aspettative. I due principali accusati nell’inchiesta sulle tangenti che ha sconvolto la tranquillità dei comuni termali, Luca Claudio e Massimo Bordin, sono stati interrogati nella mattinata di ieri dal sostituto procuratore Federica Baccaglini e dal tenente colonnello della Guardia di Finanza Luca Lettere. In realtà entrambi, Claudio (ex sindaco prima di Montegrotto e poi di Abano) in carcere dallo scorso 23 giugno, e Bordin (prima vicesindaco di Montegrotto ai tempi dell’amministrazione Claudio e poi suo successore sulla stessa poltrona) ai domiciliari - con l’accusa di concussione, corruzione e induzione indebita a dare o promettere utilità - non hanno risposto alle domande degli inquirenti ma hanno consegnato loro una memoria difensiva nella quale hanno contestato le accuse a loro rivolte.

In poche pagine, Luca Claudio ha ammesso di aver accettato tangenti nelle tre gare di appalto più importanti tra le nove descritte nell’ordinanza di custodia cautelare, anche se si è detto estraneo a tutte le altre accuse. Bordin, invece, si è detto responsabile di un solo episodio di corruzione in relazione ai cinque di cui è accusato. La prima ammissione, che coinvolge entrambi gli ex sindaci (Claudio è assistito dagli avvocati Ferdinando Bonon e da Giovanni Caruso, professore all’Università di Padova entrato ufficialmente nel collegio difensivo, mentre Bordin dal solo Bonon), riguarda i lavori di sistemazione dei pannelli luminosi per indirizzare i turisti agli hotel del comune di Abano Terme. Era il 2012 e, secondo l’accusa, Claudio stesso aveva contattato l’Aesys S.p.a., azienda con sede a Serate, in provincia di Bergamo. Il sindaco, accompagnato dal suo omologo di Montegrotto, Massimo Bordin, si è presentato nel luglio di quell’anno negli uffici dell’azienda e qui ha proposto a Giuseppe Biava, legale rappresentante della società, di prendere parte a una gara di appalto dal valore di 270mila euro. In cambio di una sua sicura vittoria, però, l’azienda avrebbe dovuto versare una quota del 15 per cento dei lavori appaltati a Claudio e Bordin.

Le tangenti sarebbero dovute figurare come il pagamento di prestazioni fornite dalla R.L.S., società fittizia di consulenza di cui figura Massimo Trevisan come rappresentante legale, ma in realtà riconducibile a Luca Claudio, e dalla FT Impianti, azienda di Tiziano Fortuna legata a doppio filo a Massimo Bordin. Nella sua memoria difensiva Claudio ha specificato, però, che non sarebbe stato lui a pretendere i soldi ma, al contrario, sarebbero stati gli stessi imprenditori ad offrirli, trasformando quindi il reato ipotizzato da concussione a corruzione. Lo stesso ex sindaco, comunque, ha ammesso che il nome della R.L.S. è stato fatto da lui all’Aesys. Il secondo episodio ammesso da Claudio riguarda, invece, la gara d’appalto per la riqualificazione energetica e l’adeguamento normativo degli edifici comunali e degli impianti di illuminazione pubblica vinta dalla Guerrato S.p.a., di Saverio Guerrato, in Ati (associazione temporanea di impresa) con la Marco Polo.

Un appalto mastodontico dal valore di oltre 15 milioni di euro. Anche in questo caso, le tangenti, sempre del 15 per cento del valore dell’appalto, sarebbero state versate alla R.L.S. e fatturate come consulenze. L’ultima confessione, poi, riguarda un appalto vinto nel 2013 dalla Pistorello S.p.a., riconducibile a Luciano Pistorello, per l’affidamento della manutenzione straordinaria di strade e piazze con rifacimento di asfalto e segnaletica. Secondo l’accusa, Pistorello avrebbe versato a più riprese, tra il 2013 e il 2014, 50mila euro mascherati, come sempre, da pagamenti di prestazioni alla finta società di consulenza. E’ proprio la presenza della R.L.S. il filo conduttore di questi tre episodi.

Un dettaglio importante ai fini dell’inchiesta, perché sottolineerebbe come il sistema messo in piedi dall’amministratore era già in quel periodo codificato e si basava sull’esistenza di una forma più raffinata di riscossione delle «bustarelle» tramite una società il cui unico scopo era quello di incassare le tangenti. Nella vicenda dell’Aesys, poi, compare anche la FT Impianti, società che svolge nei confronti di Bordin lo stesso ruolo che la R.L.S. riveste per Claudio, ovvero quello di ricevere e «ripulire» il denaro versato come tangente dalle imprese. Nonostante Claudio e Bordin, quindi, continuino a negare tutte le altre accuse, con queste memorie difensive non viene intaccato, secondo gli inquirenti, l’impianto accusatorio dell’inchiesta.
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