Casta padana (de łi połedeganti tałego padani)

Re: Casta padana (de łi połedeganti tałego padani)

Messaggioda Berto » mar apr 04, 2017 8:04 am

???

Nel processo di Genova chieste pene anche per l'ex tesoriere Belsito, due imprenditori e tre ex revisori contabili. Una settimana fa per lo storico leader del Carroccio era arrivata la richiesta di condanna a due anni e tre mesi per appropriazione indebita nel filone milanese dell'inchiesta
di F. Q. | 3 aprile 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/04 ... to/3496160

Condanna a quattro anni per Umberto Bossi e a quattro anni e sei mesi per Francesco Belsito, l’ex tesoriere del Carroccio. Sono le richieste del pubblico ministero di Genova, Paola Calleri, al termine della presunta maxi truffa ai danni dello Stato sui rimborsi elettorali. Il pm ha anche chiesto la confisca di oltre 56 milioni di euro alla Lega Nord in quanto “percettore delle indebite appropriazioni dei soldi pubblici”, oltre alla condanna a cinque anni ciascuno – più una multa da 17 mila euro – per gli imprenditori Paolo Scala e Stefano Bonet, a due anni e nove mesi per gli ex revisori contabili Diego Sanavio e Antonio Turci, e a due anni e quattro mesi per il terzo revisore Stefano Aldovisi.

Bossi, Belsito e i tre revisori sono accusati di truffa ai danni dello Stato perché chiesero e ottennero dal Parlamento oltre 56 milioni di euro che, secondo l’accusa, hanno usato per scopi personali. Scala e Bonet sono accusati insieme con l’ex tesoriere di riciclaggio, perché avrebbero collaborato al trasferimento oltreconfine di parte dei soldi ottenuti. Gli atti che hanno portato al processo, cominciato a Genova il 23 settembre scorso, erano arrivati in tre stralci da Milano, che aveva giudicato il tribunale del capoluogo ligure come competente per questi reati.

Nel frattempo anche il filone meneghino dell’inchiesta è arrivato a processo. Il 27 marzo il pm Paolo Filippin ha chiesto per Bossi due anni e tre mesi per appropriazione indebita. Secondo il rappresentante della pubblica accusa per lo storico leader del Carroccio “sostenere i costi della sua famiglia” con il patrimonio della Lega Nord sarebbe stato “un modo di agire consolidato e già concordato dal segretario federale” con il tesoriere da lui scelto “come persona di fiducia“, e cioè prima con Maurizio Balocchi e poi con Belsito. Il pm, che ha chiesto per Bossi anche 700 euro di multa, ha chiesto di condannare anche il figlio Renzo e lo stesso Belsito: rispettivamente a un anno e mezzo e 500 euro di multa e a 2 anni e mezzo di carcere più 800 euro di multa.
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Re: Casta padana (de łi połedeganti tałego padani)

Messaggioda Berto » mer lug 12, 2017 7:19 am

I fondi della Lega: condannati Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere Belsito
Giuseppe Guastella
Milano, 10 luglio 2017

http://milano.corriere.it/notizie/crona ... 46f0.shtml

Al Senatur inflitti 2 anni e 3 mesi, al figlio 1 anno e 6 mesi e all’ex tesoriere 2 anni 6 mesi per appropriazione indebita. Al centro del processo le spese personali coi rimborsi elettorali. Bossi jr: «La Lega non mi ha mai pagato né le multe né la laurea in Albania»

C’è una data che fa da spartiacque nella storia della Lega Nord: è il 4 aprile 2012, quando la Guardia di Finanza sequestrò nella cassaforte degli uffici della Lega a Montecitorio una cartelletta rossa con scritto «The family». Dentro c’era la prova che più di mezzo milione di euro del partito era stato usato per le spese della famiglia di Umberto Bossi con il benestare del Senatùr, che il giono dopo si dimise dalla carica di segretario che ricopriva dalla fondazione del Carroccio. Una storia che ora costa a Bossi in primo grado la condanna a due anni e tre mesi di carcere per appropriazione indebita con il figlio Renzo (18 mesi, pena sospesa) e l’ex tesoriere Francesco Belsito (due anni e mezzo).

Renzo, in aula con Belsito ad ascoltare la sentenza del giudice Luisa Balzarotti, si era visto pagare decine di contravvenzioni prese in auto quando era consigliere in Lombardia. Secondo l’inchiesta dell’allora procuratore aggiunto Alfredo Robledo (poi trasferito dal Csm a Torino, curiosamente per i rapporti con l’avvocato della Lega Domenico Aiello) e dei pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, il «Trota» aveva presentato anche il conto dell’acquisto nel 2011 dell’auto, una Audi A6 da 48.000 euro, e della relativa assicurazione, oltre tremila euro. «Era intestata alla Lega, non era mia», dichiara aggiungendo che ormai è lontano dalla politica ed ha un’azienda agricola dove fa salami. La somma più sconcertante sono i 77 mila euro che invece di essere usati per i fini istituzionali hanno comprato la laurea in gestione aziendale dell’Università Kristal di Tirana (Albania). Nel capo di imputazione ci sono anche i soldi per Riccardo Bossi, il primogenito di Umberto già condannato a due anni e mezzo a marzo 2016 con il rito abbreviato. Secondo l’accusa, nel suo caso di euro la Lega ne ha scuciti quasi 158 mila per le immancabili contravvenzioni prese con un suv Bmw X5, per ripararlo dopo un incidente (più di 5.500 euro), per le rate del leasing (35 mila) e per l’università, ma stavolta appena 3.300 investiti solo nelle prime due rate di iscrizione all’ateneo dell’Insubria. Ci sono poi 14.400 euro per l’affitto di casa e le bollette, oltre ottomila in alimenti per la ex moglie e perfino 439,50 euro spesi dal veterinario che gli ha curato il cane. A Umberto Bossi le casse delle Lega hanno pagato oltre 208 mila per l’assistenza dopo la malattia e per la ristrutturazione della sue residenze in Lombardia (33.500) e a Roma (81.600), più un assegno da 48.500 euro intestato direttamente a lui. All’attuale segretario Matteo Salvini la condanna dell’ex capo «dispiace dal punto di vista umano», ma ormai Bossi «fa parte di un’altra era politica. La Lega ha rinnovato uomini e progetti». «Mi spiace per Umberto, persona straordinaria, non per quelli che hanno sfruttato lui e la sua malattia in modo vergognoso» twitta il governatore lombardo Roberto Maroni.

Belsito è colui che ha preso di più. A suo carico nel capo di imputazione c’è di tutto: i fiori, la rosticceria, il parcheggio, armi e munizioni, ma per arrivare a 2.400.000 contribuiscono in modo pesante gli assegni intestati a varie persone e società e centinaia di migliaia di euro prelevati con assegni o bonifici o i 200 mila euro usati anche per coprire «debiti personali». C’è ancora un processo da chiudere, quello in corso a Genova per il filone sui fondi investiti in Tanzania e in diamanti. L’accusa ha chiesto 4 anni per Bossi, 6 mesi in più per Belsito.

Il fondatore della Lega Nord, Umberto Bossi, il figlio Renzo e il tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito, sono stati condannati per appropriazione indebita nel processo sulle irregolarità nell’utilizzo dei fondi pubblici del partito. Al Senatur sono stati inflitti 2 anni e 3 mesi, al figlio 1 anno e 6 mesi e a Belsito 2 anni e 6 mesi. Al centro del processo le presunte spese personali coi rimborsi elettorali della Lega. Tra queste, multe per migliaia di euro, la fattura del carrozziere e la laurea in Albania per il «Trota», come veniva chiamato il figlio dell’ex leader della Lega. «Ci aspettavamo questa condanna, ma andiamo avanti. La Lega non mi ha pagato né le multe né la laurea in Albania», ha commentato Bossi jr. subito dopo la lettura della sentenza che l’ha condannato.


Umberto Bossi è stato condannato a 2 anni e 6 mesi per truffa ai danni dello Stato nel processo sui rimborsi elettorali della Lega Nord
2017/07/24

http://www.ilpost.it/2017/07/24/umberto-bossi-condanna

Il fondatore ed ex segretario della Lega Nord Umberto Bossi è stato condannato a 2 anni e 6 mesi per truffa ai danni dello Stato, in un procedimento che riguarda 56 milioni di euro di rimborsi elettorali ricevuti dalla Lega Nord e utilizzati per spese personali dalla famiglia Bossi. L’allora tesoriere, Francesco Belsito, è stato condannato a 4 anni e 10 mesi.

Insieme a loro sono stati condannati anche i tre revisori contabili del partito all’epoca dei fatti, tra il 2008 e il 2010, e due imprenditori che aiutarono Belsito ad investire il denaro del partito. Il giudice del Tribunale di Genova ha anche stabilito la confisca di 48 milioni di euro alla Lega Nord, a titolo di rimborso per i danni subiti dallo Stato. La scorsa settimana Bossi e Belsito erano stati condannati dal Tribunale di Milano in un altro processo che riguardava l’appropriazione indebita dei fondi del partito.

Lo scandalo scoppiò nei primi mesi del 2012, quando Belsito venne indagato per la sua gestione dei rimborsi elettorali ricevuti dal partito, trasferiti in alcuni casi all’estero dove erano stati investiti in varie attività, tra cui l’acquisto di diamanti. Lo scandalo portò alle dimissioni di Bossi dalla carica di segretario e finì con il coinvolgere anche i suoi due figli, Renzo e Riccardo.


Truffa allo Stato, Bossi condannato «La Lega restituisca 49 milioni»
Luigi Ferrarella
Milano, 24 luglio 2017 - 22:06
Confisca di beni ai danni del Carroccio: sarà esecutiva anche con la prescrizione. Condannati in sette, tra cui l’ex tesoriere Francesco Belsito

http://www.corriere.it/politica/17_lugl ... 746c.shtml

Quarantanove milioni di euro da confiscare alla Lega Nord. Accende il ticchettio di una bomba a scoppio ritardato sotto il partito di Matteo Salvini la sentenza del Tribunale di Genova che ieri, nel condannare per «truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche» l’ex segretario politico Umberto Bossi (2 anni e mezzo) e l’ex segretario amministrativo Francesco Belsito (4 anni e 10 mesi), nonché i tre ex revisori contabili leghisti Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi (2 anni e 8 mesi i primi due, 1 anno e 9 mesi il terzo), ha anche ordinato la confisca diretta alla Lega Nord di 48 milioni e 969.000 euro di finanziamento pubblico: cioè di quei rimborsi elettorali che nel 2008-2010 rimpinguarono le casse degli avversari di «Roma ladrona» sulla scorta di rendiconti ingannatori del Parlamento di «Roma Ladrona», perché o senza giustificativi o con spese per finalità estranee al partito. La confisca, essendo in primo grado, non è immediatamente esecutiva, ma lo spettro per il partito è che comunque prima o poi arriverà, indipendentemente dal fatto (assai possibile) che nelle more dei futuri processi d’Appello e di Cassazione maturi la prescrizione del reato.


Questione di tempo

Dopo la sentenza Varvara della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo, che nel 2013 in ambito urbanistico si era espressa contro confische che non poggiassero su condanne definitive, nel 2015 la Corte Costituzionale con la sentenza n. 49 ha invece aperto a questa possibilità, lungo binari poi precisati dalle Sezioni Unite della Cassazione nella sentenza Lucci: il principio è che, anche se la prescrizione elide le condanne degli imputati, resta la confisca diretta del profitto quando (come qui) ci sia stata una precedente condanna con giudizio di merito sul reato, sulla responsabilità dell’imputato e sulla qualificazione del bene da confiscare. Dunque, allo stato, la Lega può sperare di salvare i 49 milioni solo se in appello Bossi e Belsito dovessero essere assolti nel merito; altrimenti è solo questione di tempo, ma, anche in caso di prescrizione di Bossi e Belsito, la Lega si vedrebbe comunque confiscare il finanziamento pubblico incassato ingannando Camera e Senato. Che ieri, per il danno non patrimoniale, hanno avuto dal Tribunale presieduto da Marina Orsini 754.000 e 224.000 euro di acconto a carico dei condannati Bossi, Belsito e revisori.


Capitolo Tanzania

In questo processo, approdato a Genova per competenza territoriale e sostenuto dal pm Paola Calleri dopo che a istruirlo nel 2012-2013 a Milano erano stati i pm Robledo-Filippini-Pellicano, si inseriva anche la bizzarra vicenda della Tanzania: e cioè di 5,7 milioni, dei quali 1,2 spediti il 28 dicembre 2011 da un conto genovese della Lega alla Krispa Enterprices di Paolo Scala presso la Bank of Cyprus (850.000 euro restituiti nel febbraio 2012), e altri 4,5 bonificati due giorni dopo su un conto di Stefano Bonet alla Fbme Bank in Tanzania, che li respinse perché difettava la documentazione (somma rientrata nel febbraio 2012). Gli imprenditori Scala e Bonet ieri sono stati condannati a 5 anni per riciclaggio.



I giudici vogliono indietro 48 milioni dalla Lega? Ecco cosa c'era in cassa quando Bossi ha lasciato: tutto.
di STEFANIA PIAZZO
http://www.lindipendenzanuova.com/i-giu ... iato-tutto


Abbiamo buona memoria. In piena bagarre tra licenziamenti annunciati e cassa integrazione, eravamo andati a spulciare i bilanci della Lega, prima e dopo la gestione Bossi. Era il 18 gennaio 2015 e pubblicammo una breve analisi delle entrate e delle uscite, come da bilancio pubblico, degli anni bossiani e di quelli immediatamente successivi. Ed ecco cosa ne uscì… Buona lettura. A proposito, i giudici di Genova vogliono confiscare 48 milioni di euro al Carroccio? C’è chi li ha spesi…. Dopo di lui.

(da lindipendenzanuova del 18 gennaio 2015)
Se vai a vedere sul sito della Lega il rendiconto di gestione, cioè il bilancio, capisci perché l’annunciato licenziamento dei 71 dipendenti, è proprio tutta colpa di Renzi. Ma certo, non puoi avere dubbi.

Che c’è da scrivere più di quello che si è già letto e che per i giornali è notizia, ovvero che la Cgil ha tesserato i dipendenti della vertenza? E allora, proprio perché nulla c’è da aggiungere, vediamo che sta scritto sul bilancio disponibile, per chiunque, sul web. Anche per la Cgil, la Cisl e la Uil, se vogliono. Vediamo dunque nel dopo Bossi e nell’era Renzi che accade.

Patrimonio netto: da 35,5 a 21 milioni, meno 14,4 milioni

Non c’è nulla da nascondere se a pagina 4 del rendiconto di gestione al 31 dicembre 2013, si legge che il totale del patrimonio netto è passato dai 35,5 milioni di euro del 2012 ai 21 milioni del 2013, ovvero 14,4 milioni in meno.

Depositi bancari: da 22 a 4,9 milioni, meno 17 milionifoto 4

A pagina 15 del rendiconto si legge che sul fronte dei depositi bancari, si è passati dai 22 milioni del 2012 ai 4,9 milioni del 2013. Ovvero 17.168.005,77 milioni in meno.

Conto corrente e titoli: erano 6 e 10 milioni, e ora?

Sarà vero o meno, come sostengono i dipendenti, che sarebbero stati informati dai vertici aziendali, che dei 6 milioni sul conto corrente nel 2013, nel 2014 ne sarebbero rimasti meno? A dirlo sarà la pubblicazione del bilancio 2014. Lo stesso varrebbe anche per la voce titoli: le stesse voci riferirebbero che sarebbero passati da 10 milioni a cifre inferiori. Lo dirà il bilancio 2014. Cura Renzi, ovviamente.

Si attende di vedere la pubblicazione del bilancio 2014. Così da capire, conti alla mano, dalla Lega 2.0 alla Lega che va a Sud, cosa registrino i bilanci. E quanto non sia rientrato, sempre ovviamente per colpa dei tagli dei costi alla politica di Renzi.

Gli immobili, quali?

Una cosa poi i dipendenti se la chiedono: quali sono gli immobili di proprietà della Pontida Fin? Qual è il loro valore? 2, 5, 7 milioni o quanto? È vero che ci sarebbero anche, tra gli immobili, i mattoni della sede della Scuola Bosina, i cui ex dipendenti hanno anticipato l’uscita dei dipendenti di via Bellerio? Destini incrociati. Curiosità: c’è anche il prato di Pontida? È in vendita?

Fidejussioni, a chi?foto 1

La Lega, si legge nel bilancio, ha stanziato due fidejussioni sia nel 2012 che nel 2013, entrambe di 195mila euro, verso terzi. E per il 2014? Si attendono i dati. Chi riguardano, si interrogano i dipendenti? Tutto lecito, ci mancherebbe, ma i dipendenti guardano al bilancio di casa loro, e potrebbero chiedere: ma prima non venivamo noi?

Spese legali

Il 2012 si è chiuso con 538mila euro di spese alla voce spese legali. Il 2013 ha registrato a bilancio un più 2,5 visto che si legge: 3,1 milioni di euro. Nel 2014 si attende di vedere come si è chiuso.

Manifesti: più 400mila euro

Nel 2012 per manifesti e propaganda sono usciti 638mila euro, nel 2013 1 milione e 44mila.

Sorpresa: ci sono i diamanti, 90mila euro

A pagina 14 torna un residuato del passato: i diamanti. L’importo? 90mila euro. Ma non era stato detto che sarebbero andati alle sezioni più meritevoli?

Una delle tante ragioni per cui saltò in aria un partito, fino alle dimissioni di Bossi: 90mila euro. Nell’immaginario collettivo si immaginavano cifre diverse. Sarebbero ancora lì, a meno che nel 2014 siano stati venduti. Si legge a pagina 14 del rendiconto di bilancio, alla voce “Rimanenze e altre attività”: “Afferiscono al valore attribuito ai gadget e materiale propagandistico oltre che al controvalore dei preziosi dissequestrati nel 2012 dal Tribunale, adeguati al presumibile valore di realizzo operando specifica rettifica”.

E le voci sono: gadget e merchandising 389mila euro (un bel fondo di magazzino), preziosi 90mila… per un totale di 479mila euro ma calcolando un fondo di svalutazione pari a 395mila euro, gadget della Lega e diamanti non varrebbero più di 83mila euro, si legge. Saldi.

Per quanto saltò nel 2012 il partito?

Per l’investimento contestato di 90mila euro (apprendiamo il valore dal bilancio) e per gli investimenti in Tanzania che, riportano le cronache di allora, dovevano ammontare a circa 8 milioni di euro. Più il capitolo spese “the family”, dalla contestata laurea alle spese attribuite ai figli. Poi, si parlò nel 20111 di 3 milioni di presunte sottrazioni indebite da parte del tesoriere. Una gestione indimenticabile.

Per quanto chiude via Bellerio oggi?

Per quanto chiude, per colpa di Renzi, il bilancio oggi?

I dipendenti davanti al bilancio

Il bilancio langue, ed è colpa di Renzi. Ergo, bisogna licenziare. Meno 14 milioni di patrimonio netto, meno 17 milioni di depositi… E altri meno, perché la politica ha i suoi costi. Ragazzi, ci dispiace, si sbaracca, è costretto a dire il segretario Matteo Salvini. Che però a gennaio e luglio 2014, incontrando i dipendenti, avrebbe affermato, secondo quanto affermano gli stessi lavoratori, che ci sarebbero stati sacrifici per tutti, ma nessuno sarebbe rimasto a casa. Invece, il 27 ottobre, dopo la mobilitazione della manifestazione del 18 ottobre in piazza Duomo, l’amara notizia. La matematica non è un’opinione. Riorganizzazione… esternalizzazione per contabilità, legislativo… Parole nuove, glaciali. A casa.

La solidarietà, ultima fermata

Sul piatto ci sarebbero 500mila euro e non di più per garantire la prosecuzione dei lavori. Colpa di Renzi. I dipendenti invece chiedono che la Lega rilanci accettando i contratti di solidarietà: aggiungendo 1 milione di euro, tutti lavorerebbero ancora per un anno, almeno. Dai parlamentari e dagli amministratori le erogazioni ammonterebbero a 3,9 milioni di euro. Chi fa ora quadrare i conti?

Gli autisti, ma non si era già deciso?

Nel calcolo dei tagli al personale vi sono anche loro, gli uomini-macchina. Ma i dipendenti si pongono una domanda. C’è stata o non c’è stata una transazione tra la Lega e Umberto Bossi per quanto riguarda le spese per gli uomini della sua scorta? O non se ne è fatto nulla? Chi risponde alla domanda?

Bilanci certificati

I bilanci sono certificati, a prova di bomba. E se i dipendenti, nel caso di un muro contro muro, volessero chiedere come sono usciti nel dettaglio i soldi spesi dal 2012 al 2013? E nel 2014?

Botta risposta Bossi-Salvini

“Non ho tempo per le polemiche interne, c’è un governo da mandare a casa senza perdere un giorno in più. Credo Bossi sia stato frainteso, soprattutto sui soldi… diciamo che il bilancio del Movimento che ho trovato non è certo dei migliori”, replica il 30 dicembre scorso il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, alle critiche mosse dal Senatur, compresa la stoccata sui soldi, con l’ex capo del Carroccio che assicurava di aver lasciato in ‘eredità’ un bilancio floridissimo. Intanto, oggi saldi.
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Re: Casta padana (de łi połedeganti tałego padani)

Messaggioda Berto » ven ott 20, 2017 5:14 am

L'infame ex padrone della LEGA

Così Umberto Bossi ha spostato per anni i fondi dalla Lega Nord alla sua famiglia
andrea carugati
La sentenza del tribunale di Genova
19/10/2017

http://www.lastampa.it/2017/10/19/itali ... agina.html

Umberto Bossi non solo sapeva, ma ha gestito secondo i giudici in prima persona la distrazione dei fondi leghisti, che si è protratta per anni nel partito. Lo scrive il tribunale di Genova, che nelle ultime ore ha depositato le motivazioni delle condanne scattate nei mesi scorsi per lui e per l’ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito (oltre che degli ex revisori dei conti) per la maxi-truffa al Parlamento su 48 milioni di rimborsi pubblici ottenuti fra 2008 e 2011.

«Sia Belsito che Bossi – scrivono quindi i magistrati - erano consapevoli delle irregolarità dei rendiconti da loro sottoscritti e che dissimulavano le irregolarità di gestione e i fatti di appropriazione descritti. Ciò vale, ovviamente per Belsito artefice materiale delle appropriazioni, a favore proprio o di terzi e responsabile anche attraverso indicazioni carenti o non veritiere alle addette alla segreteria amministrativa delle false e/o ingiustificate annotazioni contabili… Ma vale anche per Umberto Bossi, considerando che la irregolare gestione contabile si protraeva da anni; che egli, suoi familiari e persone del suo entourage erano i benefìciari delle spese, anche ingenti, a fini privati; che i rimborsi mensili forfettari ed in “nero”, anche per attività inesistenti e comunque non documentate - che inficiavano la regolarità della gestione contabile e dei rendiconti - erano erogati anche a favore di suoi stretti congiunti e collaboratori; che tali prassi era in atto fin dai tempi del tesoriere Balocchi; che per ragioni di carica aveva certamente contatti continui con Belsito; che non vi era alcuna logica ragione, per lo stesso Belsito o per altri appartenenti alla Lega, di effettuare spese ed erogazioni a favore di Umberto Bossi e dei suoi familiari ad insaputa dello stesso Bossi Umberto. La consapevolezza di Umberto Bossi- e quindi la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato- emerge inoltre dal contenuto delle telefonate… nelle quali si fa espresso riferimento non solo alla consapevolezza, ma alla espressa indicazione del Segretario federale alle distrazioni a favore suo e dei familiari».
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Re: Casta padana (de łi połedeganti tałego padani)

Messaggioda Berto » ven gen 05, 2018 8:59 pm

Lega, le motivazioni: «Bossi criticava malcostume ma prendeva denaro»
Venerdì 5 Gennaio 2018

https://www.ilgazzettino.it/italia/poli ... 65406.html

Umberto Bossi è stato «consapevole concorrente, se non addirittura istigatore, delle condotte di appropriazione del denaro» della Lega, ma proveniente «dalle casse dello Stato», «per coprire spese di esclusivo interesse personale» suo e della sua «famiglia». Condotte portate avanti «nell'ambito di un movimento» cresciuto «raccogliendo consensi» come opposizione «al malcostume dei partiti tradizionali». Lo scrive il Tribunale di Milano nelle motivazioni della condanna a 2 anni e 3 mesi per l'ex leader del Carroccio.

Lo scorso 10 luglio, il giudice dell'ottava sezione penale Maria Luisa Balzarotti ha condannato il Senatur, ma anche il figlio Renzo Bossi a un anno e mezzo (l'altro figlio Riccardo era già stato condannato in abbreviato), tutti accusati di aver usato fondi del partito a fini personali, assieme all'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, a cui sono stati inflitti 2 anni e 6 mesi. Nelle motivazioni, da poco depositate, della sentenza sul cosiddetto caso 'The Family' (dal nome della cartelletta trovata nella disponibilità di Belsito) il giudice spiega che «non si può ignorare il disvalore delle condotte» contestate ai tre imputati «poste in essere con riferimento alle elargizioni provenienti dalle casse dello Stato», tanto che il fondatore della Lega è stato anche già condannato a 2 anni e 2 mesi a Genova, sempre assieme all'ex tesoriere (4 anni e dieci mesi), nel processo 'parallelò sulla presunta maxi truffa al Parlamento sui rimborsi elettorali.

Il giudice, inoltre, evidenzia il «disvalore» delle condotte perché portate avanti «nell'ambito di un movimento nato, ormai decenni orsono, e successivamente cresciuto raccogliendo consensi da chi vedeva in esso un soggetto politico in forte opposizione al malcostume dei partiti tradizionali». Stando alle indagini dell'allora procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dei pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, tra il 2009 e il 2011, Belsito si sarebbe appropriato di circa 2,4 milioni di euro e l'ex leader del Carroccio avrebbe speso con i fondi del partito oltre 208mila euro. Mentre a Renzo Bossi erano stati addebitati più di 145mila euro, tra cui migliaia di euro in multe, 48mila euro per comprare un'auto e 77mila euro per l'ormai famosa «laurea albanese».

Il giudice parla di «completezza e coerenza» delle prove raccolte di fronte alle quali «ben poca strada riesce a fare la tesi difensiva» di «un Umberto Bossi dedito in maniera esclusiva e totalizzante alle questioni politiche e, per converso, per nulla interessato alle vicende economiche della Lega». In ballo c'era, infatti, la «erogazione di fondi nell'interesse dei più stretti congiunti» del Senatur, «erogazione autorizzata dal segretario federale e risalente alla gestione del precedente tesoriere» Maurizio Balocchi. Ciò di cui «Umberto Bossi non si rendeva conto, secondo i discorsi tra Belsito, Dagrada e Cantamessa (ex segretarie del leader, ndr) era solamente l'ammontare di tali spese».
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Re: Casta padana (de łi połedeganti tałego padani)

Messaggioda Berto » dom mar 18, 2018 10:11 pm

Brigandì l'avogador teron de Bossi

Fa causa alla Lega che (non) difende e porta i soldi in Tunisia
Stefano Rizzi
Lunedì 25 Settembre 2017 1

http://www.lospiffero.com/ls_article.php?id=35639

Finisce nei guai l'ex onorevole e assessore regionale Brigandì, storico avvocato di Bossi. "Infedele patrocinio e autoriciclaggio": per incassare il milione e seicentomila euro a saldo delle sue parcelle non si oppose all'azione giudiziaria da lui intrapresa

Un milione e seicentomila euro: tanto dovette sborsare la Lega Nord per saldare un bel po’ di parcelle accumulate negli anni e richieste, un bel giorno (bruttissimo per via Bellerio) dal suo storico legale.
E dire che, forse, il Carroccio avrebbe potuto evitare di vedersi pignorare allora, come ora, i conti. Sarebbe bastato che il suo avvocato avesse fatto quel che fanno tutti: opporsi al decreto ingiuntivo.
Solo che quell’avvocato era lo stesso che il decreto lo aveva richiesto al giudice. E mica un nome sconosciuto, quello della toga double face: Matteo Brigandì, classe ’52, messinese di nascita e torinese di adozione è stato lo storico avvocato di Umberto Bossi, il “procuratore generale della Padania” quando ministeri del Nord e altre trovate alimentavano l’aria di secessione e la crescita del movimento, che sfoderava ancora lo spadone dell’Alberto da Giussano, finì eletto in Parlamento nei primi anni Novanta. Varcò pure l’ingresso principale di Palazzo dei Marescialli, occupando un posto da membro laico nel Csm per un breve periodo ovvero fino a quando dovette lasciare per incompatibilità.

Oggi, ormai da tempo fuori dalla Lega e molto addentro al Grande Nord dei bossiani irriducibili, Brigandì è nei guai con la giustizia per quei due ruoli giocati nella commedia che gli ha fruttato la più che ragguardevole somma. Per carità, il lavoro svolto andava pagato, ma quel che al legale viene contestato dal pubblico ministero è la procedura seguita per riuscire a fare quel che oggi sembra riuscire difficile allo Stato di fronte alle casse semivuote della Lega e l’alzata di scudi da parte di Matteo Salvini contro il blocco dei conti. Il pm di Milano Paolo Filippini chiudendo le indagini a carico del professionista, ha formulato nei suoi confronti l’accusa di infedele patrocinio, ma anche quella di autoriciclaggio visto che, secondo gli inquirenti, Brigandì buona parte dei soldi ottenuti l’avrebbe trasferita su un conto in Tunisia. Ma questa è la seconda parte della storia.

La prima riguarda quel comportamento che “quale avvocato della Lega” – secondo l’accusa – Brigandì avrebbe tenuto rendendosi “infedele ai suoi doveri professionali, omettendo di denunciare il proprio conflitto di interessi”. E sì, perché quando l’ex parlamentare chiede ed ottiene il decreto ingiuntivo per avere quasi 1,9 milioni di euro di compensi per la sua attività svolta a favore della Lega, nell’altra veste di avvocato del partito si è ben guardato da quel che avrebbe fatto qualunque altro suo collega: impugnare il decreto cercando di tutelare gli interessi del cliente.
Secondo quanto riportato nel capo di imputazione “il 28 febbraio 2004 Brigandì riceveva la notifica del decreto ingiuntivo” da lui richiesto al tribunale di Pinerolo come creditore del movimento per “competenze professionali” maturate per l’attività svolta in favore della Lega “per gli anni 1996-1999”.
Allo stesso tempo, però – rileva l’accusa – avrebbe omesso “di intraprendere qualunque iniziativa finalizzata a tutelare gli interessi del movimento politico da lui contemporaneamente difeso, così da far divenire, in assenza di opposizione, il decreto ingiuntivo inoppugnabile nel merito ed immediatamente esecutivo in suo favore”. Risultato: dal conto della Lega esce più di un milione e mezzo di euro che, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’avvocato torinese prima investe in una polizza vita, poi nel 2015 ne trasferisce la quasi totalità su un conto di una banca in Tunisia. Tanto basta per aggiungere l’ulteriore accusa a suo carico.

I prossimi capitoli della storia si scriveranno in tribunale, ma i precedenti affondano in questioni politiche non meno rilevanti rispetto a quelle economiche con cui finiranno per intrecciarsi. Non è certo per sbadataggine che lo storico avvocato del Senatur avrebbe evitato di presentare e sollecitare a tempo debito le parcelle che si sarebbero così accumulate facendo lievitare la somma.
Saranno coincidenze, ma Brigandì che nel suo cursus honorum politico annovera pure un passato da consigliere regionale e assessore in Piemonte, nel 2012 con l’arrivo di Roberto Maroni alla segreteria al posto di Bossi e l’avvio dell’epoca delle famose scope smette di essere l’avvocato della Lega (a lui Bobo preferisce Domenico Aiello), rimanendolo solo dell’Umberto.
E quelle parcelle il cui pagamento non era mai stato richiesto diventano uno spadone brandito verso le ramazze. Provvidenziale un decreto del tribunale di Pinerolo del 2004 ottenuto dal legale in virtù della presentazione di un riconoscimento di debito per prestazioni professionali fornite nel 1996 e firmato dall’allora segretario amministrativo del Carroccio Maurizio Balocchi, poi deceduto nel 2010. L’atto era divenuto esecutivo visto che l’avvocato che si sarebbe dovuto opporre era proprio lui. Dunque nel 2012 in base a quel decreto ormai divenuto esecutivo, Brigandì si rivolge al tribunale di Vicenza richiedendo e ottenendo il pignoramento: da un conto della Lega presso Unicredit i soldi passano a quello dell’avvocato torinese. Che, però, è in una banca di Tunisi. E per il pm è un’altra ipotesi di reato che si aggiunge a carico dell’ex avvocato della Lega. E di se stesso. Contemporaneamente.
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Re: Casta padana (de łi połedeganti tałego padani)

Messaggioda Berto » dom giu 03, 2018 8:16 pm

Sì della Cassazione al sequestro dei conti della Lega Nord
La decisione legata alla condanna di Umberto Bossi e Francesco Belsito per la maxi-truffa sui rimborsi elettorali, i Pm genovesi chiedono di bloccare fino a 49 milioni di euro di fondi
MARCO LIGNANA
13 aprile 2018

http://genova.repubblica.it/cronaca/201 ... -193736432


La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Procura di Genova, che ha chiesto di poter sequestrare i soldi che arriveranno in futuro sui conti della Lega Nord. Quei soldi che il partito, secondo i magistrati genovesi, deve restituire dopo la condanna di Umberto Bossi e Francesco Belsito per la maxi truffa sui rimborsi elettorali dal 2008 al 2010.

I giudici della seconda sezione penale della Suprema Corte, hanno annullato con rinvio al tribunale del Riesame di Genova l'ordinanza con la quale i giudici genovesi avevano fermato il sequestro. Bisognerà però attendere le motivazioni, di norma depositate entro un mese, per capire come la Cassazione ha indicato al Riesame di rivalutare il caso.

La Cassazione ha rigettato anche il ricorso di Bossi contro il sequestro disposto nei suoi confronti, così come ha rigettato quelli sui sequestri presentati dai tre ex revisori dei conti condannati con la sentenza dello scorso luglio. Mentre ha accolto, disponendo pure in questo caso il rinvio al Riesame, quello depositato dalla Lega Nord Toscana.

La questione su cui si è dovuta pronunciare la Suprema Corte riguarda appunto la richiesta, da parte dei pm genovesi, di continuare a sequestrare tutti i fondi che in futuro dovessero arrivare nelle casse del Carroccio, fino al raggiungimento di circa 49 milioni. Somma finita sui conti della Lega senza che il partito, secondo i giudici, ne avesse diritto perché frutto di una truffa a Camera e Senato.

Una vicenda nata dopo la sentenza dello scorso luglio che ha portato alle condanne di Bossi a 2 anni e due mesi e dell’ex tesoriere Belsito a 4 anni e dieci mesi, oltre a quelle di altri cinque imputati: i tre ex revisori contabili del partito Diego Sanavio, Antonio Turci e Stefano Aldovisi (rispettivamente condannati a due anni e otto mesi, due anni e otto mesi e un anno e nove mesi) e i due imprenditori Paolo Scala e Stefano Bonet (cinque anni ciascuno).

Il tribunale aveva stabilito la confisca di quasi 49 milioni dai conti della Lega, ma la Procura aveva trovato quasi due milioni sui conti del Carroccio e aveva chiesto più volte di poter sequestrare anche le somme che in futuro sarebbero entrate nelle casse del partito. I giudici del Riesame avevano negato tale possibilità spiegando che il denaro andava cercato nei conti e tra gli immobili delle persone fisiche, in primis il Senatur e poi tutti gli altri.

Ma i giudici avevano deciso che a Bossi può essere prelevato solo il quinto del vitalizio da parlamentare europeo. Nel frattempo, uno degli ex revisori contabili, Stefano Aldovisi, ha presentato un esposto in Procura e il procuratore aggiunto Francesco Pinto e il sostituto Paola Calleri ha aperto una inchiesta per riciclaggio.

Gli accertamenti, per questo filone di indagine, riguardano il possibile reimpiego occulto dei “rimborsi truffa” ottenuti da Bossi e Belsito, secondo l’ipotesi accusatoria travasati
attraverso conti e banche diverse, al fine di metterli al riparo da possibili sequestri. In altre parole, nell’opinione dei pm, quei fondi sono stati incamerati, riutilizzati e forse messi al sicuro dai sequestri consapevolmente dalla Lega durante le gestione di Umberto Maroni e quella, attuale, di Matteo Salvini.

Un arco temporale in cui il partito, che all’inizio si era costituito parte civile contro il suo fondatore, aveva rinunciato a ogni pretesa.


Se Lega non querela, stop processo Bossi
2018/06/25

http://www.ansa.it/sito/notizie/topnews ... 3ba00.html

(ANSA) - MILANO, 25 GIU - È stato fissato per il prossimo 10 ottobre ma, per effetto di una modifica al codice penale entrata in vigore con il governo Gentiloni, rischia di chiudersi con un non luogo a procedere il processo d'appello milanese 'The Family' nel quale Umberto Bossi, il figlio Renzo e l'ex tesoriere del Carroccio Francesco Belsito sono stati condannati nel luglio dell'anno scorso rispettivamente a 2 anni e 3 mesi, 1 anno e 6 mesi e 2 anni e 6 mesi per aver usato i soldi del partito per fini privati. Infatti in base alla nuove norma entrata in vigore lo scorso maggio, per fare in modo che il processo vada avanti, la Lega dovrebbe sporgere querela per il reato di appropriazione indebita con l'aggravante contestata a Bossi, attualmente senatore e presidente del partito, al figlio e a Belsito, e che in passato ha permesso ai pm di procedere d'ufficio. Querela che al momento, da quanto è stato riferito, non è stata presa in considerazione. Dunque, se così fosse, il processo si chiuderebbe per un difetto di procedibilità.



Lega, Salvini: "I 50 milioni di euro dei rimborsi elettorali in Lussemburgo? Non ci sono, spesi in 10 anni"
di F. Q. | 29 giugno 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... ni/4459599

“Quei soldi non ci sono. Sono stati spesi in dieci anni“. Non spiega né come né quando, Matteo Salvini, ma dice che i 50 milioni di euro della truffa sui rimborsi intascati dalla Lega Nord non verranno mai trovati. Né dai magistrati di Genova, che sul caso hanno aperto un’inchiesta, né dai giornalisti che indagano sul percorso di quella somma per la quale al partito ora guidato dal vice-premier è stata chiesta la confisca dai conti correnti. “I soldi che dicono che abbiamo sottratto? Non ci sono quei 50 milioni, Repubblica sta cercando quei soldi in Svizzera, in Lussemburgo… Fate inchieste su cose vere, non perdete il vostro tempo”, ammonisce Salvini durante un intervento a Circo Massimo su Radio Capital.

Il tribunale aveva anche stabilito la confisca di quasi 49 milioni di euro dai conti del Carroccio, soldi di cui il partito avrebbe usufruito appunto grazie alla truffa in danno a Camera e Senato. La procura aveva trovato quasi due milioni di euro sui conti della Lega e aveva chiesto più volte di poter sequestrare anche le somme che in futuro sarebbero entrate. I giudici avevano negato tale possibilità ma nel frattempo, però, il Riesame con provvedimento aveva consentito alla procura di intaccare il patrimonio di Umberto Bossi, Francesco Belsito e di tre ex revisori contabili.

Ad aprile, la Cassazione ha detto sì al ricorso presentato dalla procura di Genova che chiedeva di estendere il blocco dei fondi futuri. La II sezione penale aveva annullato con rinvio al Riesame l’ordinanza con la quale i giudici genovesi avevano fermato il sequestro. E nel frattempo proprio i pm del capoluogo hanno aperto un’indagine sospettando che durante le gestioni di Roberto Maroni e Salvini la Lega abbia incamerato, riutilizzato e messo al sicuro dai sequestri con vari artifici i rimborsi-truffa ottenuti da Bossi e Belsito.

Lo scorso 30 marzo, di fronte a un’inchiesta de L’Espresso, secondo la quale “i soldi sono stati reinvestiti illegalmente”, proprio Salvini aveva annunciato querela nei confronti del settimanale. Il 13 giugno sono invece scattate le perquisizioni dalla Guardia di finanza genovese nella sede della Sparkasse di Bolzano alla ricerca di 3 milioni di euro che dal Lussemburgo sarebbero tornati in Italia, nel capoluogo del Trentino Alto-Adige. Un movimento sospetto che una fiduciaria lussemburghese ha segnalato a Bankitalia che, a sua volta, l’ha segnalato ai magistrati genovesi. Come ha scritto da Il Fatto Quotidiano (leggi), i pm Francesco Pinto e Paola Calleri vogliono infatti capire se si tratti di una parte del tesoretto della Lega che i magistrati non sono riusciti finora a trovare.

Ma quei “soldi non ci cono” perché “spesi in dieci anni”, dice ora Salvini. Che nelle scorse settimane era stato più volte invitato da Roberto Saviano a parlare di quella somma di denaro e a organizzare un “Restitution day”. Mentre il vice-premier, lo scorso 25 giugno, durante una conferenza stampa al Viminale sul tema migranti, era tornato a parlare dei 50 milioni e delle inchieste condotte da diversi giornalisti: “Gli vorrei dare 50 euro di tasca mia e dirgli che vengono da lì, così la smettono di inventarsi notizie e perdere tempo”.



Lega, la Cassazione sul denaro da confiscare dopo condanna Bossi: "Sequestrare i soldi ovunque siano"
Giovanna Trinchella
3 luglio 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/0 ... no/4468424

Il tesoro della Lega va sequestrato. Ovunque si trovi, visto che secondo i magistrati è stato accumulato grazie a una truffa sui fondi parlamentari. Lo dice la Cassazione, che il 12 aprile scorso, aveva accolto il ricorso della procura di Genova ordinando al Tribunale del Riesame di esprimersi di nuovo sui soldi del Carroccio. Una decisione importante perché relativa ai 48 milioni 969mila euro per cui il Tribunale di Genova, condannando il 24 settembre 2017 l’ex numero Umberto Bossi, il tesoriere Francesco Belsito e gli altri tre imputati, ne aveva ordinato la confisca. I supremi giudici oggi hanno depositato le motivazioni di quel verdetto, redatto dal giudice Giovanna Verga (presidente Matilde Cammino), sostenendo che il sequestro deve andare avanti fino a raggiungere i quasi 49 milioni. E questo deve avvenire dovunque siano o vengano trovati i soldi riferibili al Carroccio: su conti bancari, libretti, depositi. Il Riesame ora dovrà emettere un nuovo provvedimento tenendo in considerazione le indicazioni degli ermellini che sono vincolanti. Secondo Matteo Salvini, però, quei soldi non ci sono più: sarebbero già sono stati spesi.

Ad avviso dei Supremi giudici, la Guardia di Finanza può procedere al blocco dei conti della Lega in forza del decreto di sequestro, emesso lo scorso 4 settembre dalla Procura di Genova, senza necessità di un nuovo provvedimento per eventuali somme trovate su conti in momenti successivi al decreto. Invece, secondo Giovanni Ponti, legale del Carroccio, le uniche somme sequestrabili sono quelle trovate sui conti “al momento dell’esecuzione del sequestro” con “conseguente inammissibilità delle richieste del pm di procedere anche al sequestro delle somme depositande“. Secondo la difesa della Lega, il pm potrebbe chiedere la confisca “anche delle somme future” solo durante il processo di appello. Ma la Cassazione ha rivelato che i soldi sui conti potrebbero non essere stati trovati al momento del decreto “per una impossibilità transitoria o reversibile”, e il pm non deve dare conto di tutte le attività di indagine svolte “altrimenti la funzione cautelare del sequestro potrebbe essere facilmente elusa durante il tempo occorrente per il loro compimento”.

“È del tutto evidente l’errore di diritto in cui è incorso il Tribunale del Riesame di Genova laddove – scrivono gli ermellini, nelle otto pagine di provvedimento – ha affermato che una volta constatata la temporanea transitoria e parziale incapienza della persone giuridica percettrice del profitto del reato, il pubblico ministero non avrebbe altra possibilità che quella di aggredire con il sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente il patrimonio dei soggetti responsabili del reato essendo preclusa la possibilità di continuare parallelamente e progressivamente l’esecuzione del sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta, e quindi, di sottoporre al vincolo cautelare anche le somme di denaro che in momenti successivi fossero entrati nella disponibilità dell’ente precettore del profitto”.

Quando gli uomini delle Fiamme Gialle eseguirono il decreto di confisca trovarono su conti e depositi del Carroccio poco più 1 milione e 651mila euro e chiesero al Tribunale di precisare se l’esecuzione del decreto avesse dovuto riguardare solo le somme giacenti sui conti al momento della notifica ed esecuzione o anche le somme depositate successivamente. La risposta fu che bisogna fermarsi al presente e non alle somme “depositande”. Il ricorso della Procura – che chiedeva di estendere l’esecuzione del sequestro anche alle somme depositate dopo la notifica del decreto – fu respinto dal Tribunale che sosteneva che bisognava dimostrare “un nesso di pertinenzialità trai reati e le somme da apprendere e che tale nesso è interrotto dalla intervenuta esecuzione del sequestro”. A questo punto i pm genovesi si erano rivolti prima al Riesame, che aveva respinto l’istanza della Procura, e poi alla Cassazione. Nel frattempo nei giorni scorsi il segretario della Lega, vicepremier e ministro dell’Interno, ha risposto che quei soldi sono stati spesi nel corso di 10 anni e di fatto non ci sono più. Anche perché nel frattempo la caccia al tesoretto è ripartita anche in virtù di una nuova inchiesta della Procura di Genova, questa volta per riciclaggio, nata proprio dopo il verdetto per la truffa.

Ma sul punto dei soldi spesi i giudici sembrano rispondere al segretario perché nel provvedimento riportano anche una sentenza a sezione Unite in cui si stabilisce che la natura “fungibile del bene, che si confonde automaticamente con le altre disponibilità economiche … rende superfluo accertare se la massa monetaria percepita quale profitto o prezzo dell’illecito sia stata spesa, occultata o investita; ciò che rileva è che le disponibilità monetarie in questo caso dell’ente si siano accresciute di quella somma, legittimando, dunque, la confisca in forma diretta del relativo importo“. Inoltre, si legge nella sentenza, la misura cautelare “non è stata oggetto di contestazione” e la richiesta della procura di estendere il provvedimento originario anche alle somme affluite dopo la data dell’esecuzione del decreto “non comporta novazione”, non ha bisogno di essere riscritto. La conclusione è infine che appare legittima la confisca diretta del “relativo importo, ovunque e presso chiuque custodito e quindi anche di quello pervenuto sui conti e/o depositi in data successiva all’esecuzione del provvedimento genetico”. Una delle ultime puntate della caccia al tesoretto leghista risale a un paio di settimane fa quando emerse, grazie a una rogatoria, che i magistrati stavano cercando i soldi in Lussemburgo.

Pd: “Salvini restituisca i soldi”. Lega minaccia querele – Le motivazioni della Suprema corte hanno ovviamente scatenato una serie di polemiche politiche. “La Cassazione spiega che alla lega vanno sequestrati 49 milioni di euro ovunque siano. Caro Luigi Di Maio, è un problema per il M5s o non fa niente? Una volta urlavi onestà, ora sei alleato con chi ha truffato gli italiani”, scrive su Twitter il presidente del Pd Matteo Orfini. Il post è stato retwittato dall’ex segretario Matteo Renzi. “La Cassazione di fatto dice a Salvini che è finita la pacchia. La Lega tiri fuori i 49 milioni che sono stati truffati allo Stato. Il Pd ha già presentato un’interrogazione urgente del collega Parrini. Salvini, la smetta di fare il bullo, e restituisca i soldi spariti misteriosamente dalle casse del suo partito”, dice il capogruppo dem a Palazzo Madama, Andrea Marcucci. “Forse l’efficacia dell’azione di governo della Lega dà fastidio a qualcuno, ma non ci fermeranno certo così”, replica Giulio Centemero, deputato del Carroccio e amministratore del partito. Da ambienti di via Bellerio, tra l’altro, filtra che “sono in fase di perfezionamento e stesura decine di querele nei confronti di chi parla a sproposito di soldi rubati dalla Lega”.
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Re: Casta padana (de łi połedeganti tałego padani)

Messaggioda Berto » dom lug 29, 2018 4:33 pm

Appropriazione indebita, la Lega denuncia Belsito
Luca Romano - Sab, 28/07/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 59118.html

L'avvocato Roberto Zingari, che rappresenta la Lega nel processo sulla maxi truffa per i rimborsi elettorali e gli investimenti all'estero (Cipro e Tanzania), ha depositato ieri una denuncia per appropriazione indebita nei confronti dell'ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito

L'avvocato Roberto Zingari, che rappresenta la Lega nel processo sulla maxi truffa per i rimborsi elettorali e gli investimenti all'estero (Cipro e Tanzania), ha depositato ieri una denuncia per appropriazione indebita nei confronti dell'ex tesoriere del Carroccio, Francesco Belsito.

La conferma arriva dallo stesso legale. Una mossa, anticipata dal Secolo XIX e da Repubblica, che cambia lo scenario in vista del processo d'appello che riprenderà a settembre nei confronti di Umberto Bossi, di tre ex revisori contabili, ma soprattutto dell'ex tesoriere del Carroccio. Lo scorso 16 luglio, infatti, il pg Enrico Zucca aveva formulato le richieste di condanna di un anno e 10 mesi per il fondatore della Lega Nord, 2 anni per i revisori Diego Sanavio e Antonio Turci e un anno e 3 mesi per Stefano Aldovisi, senza pronunciarsi su Belsito: Zucca si era infatti riservato di concludere in attesa della scadenza dei termini per la Lega di Matteo Salvini di presentazione della querela, come richiesto dalla nuova formulazione del reato di appropriazione indebita. In assenza di querela, il reato sarebbe stato considerato decaduto e per l'ex tesoriere del Carroccio sarebbe rimasto in piedi solo il reato di truffa aggravata. Belsito, in primo grado, è stato condannato a 4 anni e 10 mesi: se non fosse stata presentata querela, dovendo rispondere solo di truffa, avrebbe avuto una richiesta di condanna minore. Ma ora il quadro giudiziario cambia dal momento che sarà imputato per truffa e appropriazione indebita.


Fondi Lega, non luogo a procedere per Umberto e Renzo Bossi
Gioele Anni - Mer, 23/01/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... gx7MQUBH-M

Sconto di pena per il tesoriere Belsito. Decisiva la scelta di Salvini di non querelare il "Senatur" e il figlio

Sconto di pena per il tesoriere Francesco Belsito, mentre per Umberto Bossi e il figlio Renzo Bossi scatta il non luogo a procedere.

Sono i verdetti del processo di appello per l'utilizzo illecito dei fondi della Lega Nord. Al termine del processo di primo grado, Umberto e Renzo Bossi erano stati dichiarati colpevoli: il verdetto di secondo grado cancella quella sentenza.

Nel filone milanese del processo sulle spese della Lega, Belsito era stato inizialmente condannato a due anni e sei mesi di carcere per appropriazione indebita. L'appello ha ridotto la pena a un anno e otto mesi (con sospensione e non menzione) con l'aggiunta di 750 euro di multa. All'ex tesoriere del Carroccio viene contestata la gestione di alcuni fondi impropriamente destinati alla famiglia Bossi, le cui spese con i soldi del partito erano raccolte in una speciale cartelletta.

Umberto Bossi invece era stato condannato in primo grando a due anni e tre mesi, mentre Renzo a un anno e mezzo. Ma il giudice d'appello ha accolto la richiesta presentata dalla difesa del non luogo a procedere. Secondo le nuove norme sul reato di appropriazione indebita, approvate con il ministro Pd Andrea Orlando, le cause possono essere avviate solo su querela della parte offesa. Decisiva in questo caso è stata la scelta dell'attuale segretario della Lega, Matteo Salvini, che nello scorso novembre aveva presentato querela solo nei confronti di Belsito, ma non di Bossi senior e junior.

L'accusa, per bocca del procuratore generale di Milano Maria Pia Gualtueri, aveva comunque chiesto di confermare la pena a tutti e tre gli imputati con questa motivazione: "Il capo d'imputazione è unico e ciascuno degli imputati ha rafforzato la volontà criminosa dell'altro".

L'altro figlio di Bossi, Riccardo, aveva invece già patteggiato in primo grado una condanna a un anno e otto mesi. Quello milanese è uno dei versanti di indagine nei confronti della Lega. Le inchieste della Procura di Genova, invece, hanno portato alla sentenza che obbliga il Carroccio a restituire 49 milioni di euro la cui gestione è contestata dai giudici.
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Re: Casta padana (de łi połedeganti tałego padani)

Messaggioda Berto » mer gen 23, 2019 9:53 pm

Giorgetti: "Se la Lega condannata per la storia dei fondi il 6 settembre chiudiamo"
Giovanna Stella - Ven, 31/08/2018

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 70139.html

Intervistatato alla festa de Il Fatto Quotidiano, Giancarlo Giorgetti ha parlato della sentenza attesa per il 5 settembre

"Fondi Lega? Se il tribunale del Riesame conferma la condanna, il 6 settembre il partito chiude".

Così Giancarlo Giorgetti, sottosegretario della presidenza del Consiglio, è intervenuto dal palco della festa de Il Fatto Quotidiano in Versiliana. Intervistato da Peter Gomez per la Confessione non si è tirato indietro alle domande e infatti ha anche parlato della sentenza attesa per il 5 settembre. Sentenza nella quale il Tribunale del riesame di Genova affronterà, su rinvio della Cassazione, il tema del sequestro dei conti leghisti dopo la condanna per truffa ai danni dello Stato di Umberto Bossi e Francesco Belsito.

"Avrebbe una conseguenza definitiva, la chiusura del partito, senza che quel processo sia finito - dice Giorgetti spiegndo perché la Lega contesta alla decisione della magistratura -. È ovvio che se il 6 i giudici decidono così, noi come partito siamo finiti. Nonostante sia una sentenza di primo grado. Arrivasse dopo una sentenza della Cassazione io non avrei niente da dire".

Nella lunga intervista, Giancarlo Giorgetti ha avuto modo anche di parlare del caso della nave Diciotti. Ammette che c'è stato qualche problema con la Guardia Costiera e poi passa a commentare alcune affermazioni di Matteo Salvini. "I 500mila respingimenti promessi da Salvini? - rinfaccia Giorgetti -. L’ha sparata grossa. Mi accontenterei che non arrivassero più. Se è un pericolo che la gente si stanchi dal continuo rilanciare? Sì lo è. Ma Salvini ha un intuito pazzesco. E sa tararsi sul sentimento e sulla pancia dell’elettorato e quando sentirà, frenerà".

Giorgetti, quindi, nonostante qualche frecciatina, non ha dubbi sull'operato e sulla linea di Salvini. E il loro impegno col popolo italiano va avanti...



Art. 11.
Inserimento del titolo V-bis
1. Dopo il Titolo V e' inserito il seguente:
«Titolo V-bis CONTENIMENTO, PUBBLICITA' E CONTROLLO DELLE SPESE
PER LA CAMPAGNA ELETTORALE.

http://www.gazzettaufficiale.it/atto/re ... Articolo=1



Milleproroghe, stop a multe per i partiti che non hanno presentato rendiconti
15 febbraio 2017
Un emendamento approvato in commissione proroga dal 15 giugno al 31 dicembre 2017 il termine ultimo per l'invio dei documenti relativi a 2013, 2014 e 2015 alla commissione per la trasparenza e il controllo. Le formazioni che non sono in regola non dovranno quindi sborsare i 200mila euro di sanzione amministrativa prevista dal Milleproroghe dell'anno scorso

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/0 ... ti/3393249

Liberi tutti: quest’anno nessuna multa per i partiti politici che non hanno ancora presentato i rendiconti relativi agli anni 2013, 2014 e 2015 alla commissione per la trasparenza e il controllo, istituita dalla legge del 2013 ha che progressivamente eliminato il finanziamento pubblico. Un emendamento approvato in commissione Affari costituzionali del Senato durante l’esame del decreto Milleproroghe proroga infatti il termine ultimo per l’invio dei documenti dal 15 giugno al 31 dicembre 2017. Sventato così il rischio, per i partiti, di dover sborsare 200mila euro di sanzione amministrativa, come previsto da una norma inserita a sua volta nel Milleproroghe dello scorso anno attraverso un emendamento del Pd.

La decisione di prevedere una multa a carico delle formazioni politiche i cui rappresentanti legali o tesorieri “non ottemperano all’obbligo di trasmissione degli atti” che certificano la regolarità dei bilanci “nei termini previsti, o in quelli eventualmente prorogati da norme di legge” aveva suscitato le proteste del Movimento 5 Stelle, secondo cui la norma li penalizzava perché avrebbero dovuto pagare una sanzione per il solo fatto di non essersi iscritti al Registro dei partiti. Ma non iscriversi, avevano fatto notare i deputati M5S, era l’unico modo per non ricevere finanziamenti pubblici, che come è noto il movimento di Beppe Grillo ha sempre rifiutato così come ora non partecipa al riparto del 2 per mille.

La nuova sanatoria arriva dopo che, nel 2015, la legge Boccadutri ha consentito ai partiti di ottenere i finanziamenti per l’anno 2013 anche senza il via libera ai rendiconti da parte della commissione per il controllo, che aveva fatto sapere ai presidenti di Camera e Senato di non essere in grado di svolgere le verifiche a causa della carenza di personale.

La scorsa settimana, attraverso un emendamento firmato dall’ex tesoriere Ds Ugo Sposetti, anche i partiti defunti hanno incassato una nuova concessione: i dipendenti di Ds, Pdl e delle altre formazioni non più attive potranno godere per altri 12 mesi della cassa integrazione straordinaria, nonostante la legge prevedesse che avessero diritto all’ammortizzatore solo per un anno.




Gruppi parlamentari, in arrivo 57 milioni. Ma con obbligo di rendicontazione
di Sara Nicoli | 27 maggio 2013

https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/0 ... i-5/606781

Il consiglio di presidenza del Senato assegna fondi per 22 milioni. Alla Camera previsti 35 milioni. Un fiume di denaro, che si aggiunge a rimborsi elettorali e lauti stipendi. Ma da questa legislatura scatta l'obbligo di documentare le spese (anche su inernet) e di farsi certificare il bilancio. Bottici, "questora" Cinque Stelle: "Soldi assegnati per prassi, decideremo come usarli o restituirli alla società"

Il bello è che la questione è passata quasi sotto silenzio. Perché la prassi è prassi e anche se c’è la crisi i gruppi parlamentari devono pur andare avanti. Dicono. Quello che stupisce, però, è che all’ennesima spartizione di una montagna di denaro pubblico donato alla politica sotto forma di contributi per il funzionamento dei gruppi politici alla Camera e al Senato, stavolta hanno partecipato anche i grillini, che hanno invece rinunciato a 42 milioni di rimborsi elettorali e hanno chiesto agli organi competenti di dimezzare i loro “stipendi”. La “questora” del Movimento 5 Stelle, Laura Bottici, non ha protestato davanti all’assegnazione, stabilita dal Consiglio di Presidenza del Senato, di ben 22 milioni di euro per “far lavorare” i collaboratori dei senatori e i lavoratori degli uffici durante questo primo anno di legislatura. Anzi, sono stati proprio i questori del Senato (oltre alla Bottici ci sono Lucio Malan del Pdl e Antonio De Poli del Pd) a sollecitare la presidenza del Senato all’erogazione dei fondi. Una cifra enorme che, sulla carta dovrebbe servire a pagare solo dipendenti, consulenti, addetti stampa e quant’altro orbita nello stretto entourage dei partiti di stanza nelle Camere, ma dire che poi avanza comunque parecchio denaro è decisamente un eufemismo. “E’ una prassi”, spiega Bottici a Il Fatto Quotidiano, “come Movimento Cinque Stelle decideremo come usarli o restituirli alla società”.

Una delibera di identica portata è stata anche approvata a Montecitorio dove, manco a dirlo, la cifra è più alta, 35 milioni di euro circa. Ma come vengono erogati questi fondi? Sulla base dei regolamenti delle Camere. Al Senato, ciascun gruppo percepisce una quota di 300mila euro a gruppo, ma anche ogni senatore può contare su una quota di “riborso spese per il gruppo di appartenenza” di circa 60mila euro. La stessa cifra è, più o meno, quella della Camera: al Pd di Montecitorio arriveranno 4 milioni e 300 mila euro (ogni anno, si diceva, se la legislatura va avanti), al Movimento 5 stelle 4 milioni e 320mila, al Pdl 3 milioni e 600 mila, a Monti 1 milione e 400 mila, alla Lega 700 mila, a Sel 545 mila, a Fratelli d’Italia 335 mila, all’Udc 305 mila, a Centro democratico 82 mila, all’Svp 74 mila.

Ci sono, poi, partiti che hanno ottenuto percentuali più alte, ma non hanno diritto ai rimborsi perché non hanno eletto nessun parlamentare. Comunque, a queste cifre devono ancora essere aggiunti circa 250mila euro da ripartire secondo le percentuali raccolte all’estero, poi i rimborsi per le regionali. Al Senato il Pd, che ha 107 rappresentanti, riceverà sei ilioni e 634 mila euro, al Pdl (che ne ha 91) viene accreditata sul proprio conto corrente del Senato la somma di cinque milioni e 687mila euro, il Movimento 5 Stelle tre milioni e 437mila euro in base a 51 senatori, Scelta Civica un milione e 543mila e 200 euro per 21 senatori, la Lega Nord un milione 247mila e 200 euro per 16 senatori. E così via, sino al gruppo misto e agli altri due gruppi presenti in Senato.

Tirando le somme, senza guardare troppo ai decimali (che, comunque, su queste cifre contano moltissimo), il funzionamento dei gruppi costerà circa 300 milioni di euro per la prossima legislatura (se arriverà a conclusione). Ora, considerato che i gruppi politici in Parlamento ricevono anche i rimborsi elettorali (a parte i 5 stelle che li hanno rifiutati), che bisogno c’è di avere altri fondi per far funzionare gli uffici parlamentari? E ora che anche il governo, vista l’aria di una crisi che non sembra andare verso una rapida conclusione, farà approvare (così la promessa di Letta) la cancellazione dei rimborsi elettorali ai partiti, per quale motivo tenere in vita anche questa ulteriore forma di mantenimento della politica da parte del portafoglio pubblico?

C’è, anche, un ulteriore risvolto della questione, dai tratti abbastanza scandalosi. E cioè il fatto che i rimborsi per il funzionamento dei gruppi sono gestiti a totale discrezione dei capogruppo sia alla Camera che al Senato. Solo a partire da questa legislatura, una modifica al regolamento del Senato approvata il 21 novembre 2012 impone all’assemblea di ciascun gruppo di approvare un rendiconto annuale, di affidare il bilancio a una società di revisione e di pubblicare sul proprio sito internet “ogni mandato di pagamento, assegno o bonifico bancario, con l’indicazione della relativa causale”. Le somme

Le questioni economiche, però, passeranno senz’altro in seconda battuta nella settimana politica che si apre. E che, a livello parlamentare, sarà segnata dall’ultima battaglia sulla presidenza della Giunta per le autorizzazioni del Senato. La questione è finita, la settimana scorsa, con un sostanziale fischio dell’arbitro che ha rispedito le squadre negli spogliatoi a poco più di un minuto dall’inizio della “partita”. Il “campo” di gioco è risultato improvvisamente impraticabile per via del Pd in procinto di sfasciarsi e non votare – come da ordine di scuderia firmato Luigi Zanda – il candidato della destra, il leghista Raffaele Volpi. Ora (martedì) si riprova.

Ma la corsa alla poltrona presidenziale di una Giunta che diventerà fondamentale nei prossimi mesi, soprattutto se Berlusconi dovesse essere raggiunto dalla condanna definitiva per il processo Mediaset o fosse avviata dall’M5S la pratica della sua incandidabiltà, sembra ancora tutta in salita. Soprattutto perché il Pd insiste (e non si capisce proprio il perché) a voler trattare la questione Giunta in un’ottica spartitoria con le altre commissioni di garanzia che restano da assegnare, il Copasir e la Vigilanza Rai. I Cinque Stelle sembra che siano vicini alla presidenza della Vigilanza Rai, con Roberto Fico, mentre al Copasir dovrebbe (alla fine) andare Claudio Fava di Sel.

E in Giunta? Alla fine, giurano i bene informati, l’organismo di garanzia andrà alla Lega. Nella persona di Volpi oppure del capogruppo leghista Massimo Bitonci. A meno che non ci sia un colpo di scena. E cioè che le preferenze finiscano per indicare il nome di Giulio Tremonti, eletto sì con la Lega, ma ora componente del Gal (Grandi Autonomie e libertà), un gruppo “cuscinetto” che si è formato al Senato per ragini “strategiche”. Tremonti, con altri due senatori del Gal, non ha votato la fiducia al governo Letta, si è astenuto. Questo potrà essere considerato sufficiente a considerarlo d’opposizione? Chissà. Di fatto, se davvero fosse eletto presidente della Giunta, l’ex ministro dell’Economia dell’ultimo governo Berlusconi avrebbe saldamente in mano le sorti (politiche e personali) dell’ex premier. La cosa si commenterebbe da sola…




https://www.transparency.it/wp-content/ ... ento-1.pdf

Questo perché lo scorso marzo si sono tenute le prime elezioni finanziate totalmente da privati, dopo la graduale abolizione del finanziamento pubblico voluta dal Governo Letta nel 2013 e messa in pratica dal decreto legge n. 149 del 2013. I partiti hanno quindi dovuto rivolgersi altrove per rimpolpare le proprie casse, oltre che tagliare molte spese non necessarie e riorganizzare le proprie strutture. Ma quanto c’è davvero nelle casse dei partiti? Questo è uno degli aspetti che andiamo ad analizzare attraverso lo studio
dei bilanci degli ultimi 4 anni delle principali formazioni politiche attualmente in Parlamento.
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Re: Casta padana (de łi połedeganti tałego padani)

Messaggioda Berto » mer gen 23, 2019 9:56 pm

Rimborsopoli Lombardia, 52 condanne. C'è anche il capogruppo della Lega al Senato
Raffaello Binelli - Ven, 18/01/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 30858.html

Cinquantadue le condanne: il capogruppo della Lega al Senato, Romeo, Renzo Bossi e Nicole Minetti. Assolti o prescritti 5 ex consiglieri regionali

I giudici della decima sezione penale del tribunale di Milano hanno condannato 52 dei 57 imputati nel processo sulla cosiddetta "Rimborsopoli" in Regione Lombardia.

Tra questi Massimiliano Romeo, ex consigliere lombardo e attuale capogruppo al Senato della Lega, condannato a 1 anno e 8 mesi con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario per le presunte "spese pazze" al Pirellone. Stessa condanna anche per l'ex consigliera regionale di Forza Italia, Nicole Minetti.

Più pesante, invece, la pena inflitta dai giudici della decima sezione penale di Milano a Renzo Bossi, che è stato condannato a 2 anni e 6 mesi. Condannati anche Stefano Maullu, europarlamentare di Forza Italia (1 anno e 6 mesi, con pena sospesa e non menzione) e Alessandro Colucci, deputato del gruppo misto (2 anni e 2 mesi). La pena più alta, 4 anni e 8 mesi, è stata inflitta a Stefano Galli, ex capogruppo della Lega in Regione: accusato di peculato e truffa, secondo quanto ricostruito dal pm Paolo Filippini avrebbe pagato con soldi pubblici il matrimonio della figlia Laura Verdiana e avrebbe fatto assumere dal Pirellone il genero, Corrado Paroli (condannato a 2 anno e 6 mesi) consulente, con uno stipendio di 196mila euro lordi per 19 mesi di lavoro. Tra gli imputati anche gli ex consiglieri Angelo Ciocca, ora eurodeputato Lega, condannato a 1 anno e 6 mesi con pena sospesa e non menzione. Condannato a 1 anno e 8 mesi (con pena sospesa e non menzione nel casellario giudiziario) anche l'onorevole di Cinisello Balsamo ed ex consigliere della Lega, Jari Colla (1 anno e 8 mesi con pena sospesa e non menzione).

Tra gli ex consiglieri regionali finiti a processo c'era anche Massimo Buscemi, ex assessore con Formigoni, condannato a 2 anni 2 mesi. Giulio Boscagli, già sindaco di Lecco e assessore in Regione, condannato a 2 anni e 7 mesi. Il suo ex collega di Giunta al Pirellone, Angelo Giammario, è stato condannato a 2 anni e 9 mesi, mentre l'ex assessore all'Ambiente Marcello Raimondi a 2 anni e 6 mesi. Anche l'ex assessore allo Sport di Regione Lombardia, Monica Rizzi, è stata condannata a 2 anni e 2 mesi.

Condannato anche Fabrizio Cecchetti, ex consigliere regionale e attualmente deputato della Lega. Paolo Valentini Puccitelli, ex capogruppo al Pirellone del Pdl, è stato condannato a 3 anni mentre l'ex capogruppo di Sel, Chiara Cremonesi, a 2 anni e 2 mesi. La pena inflitta all'ex fisioterapista del Milan, Giorgio Puricelli, eletto in Regione nel listino bloccato di Formigoni come Nicole Minetti, è stata di 1 anno e 6 mesi, come anche per l'ex consigliera del Partito dei Pensionati Elisabetta Fatuzzo. Condannati pure gli ex assessori Giorgio Pozzi (a 1 anno e 6 mesi con pena sospesa) e Gianluca Rinaldin (a 2 anni e 9 mesi).

Cinque gli imputati assolti dai giudici. Si tratta dell'ex presidente del Consiglio regionale Davide Boni (che si è visto dichiarare la prescrizione per un capo di imputazione), Romano Colozzi, Daniel Luca Ferrazzi, Carlo Maccari e Massimo Ponzoni.

"Se c'era un sistema, c'era certamente da 30 anni e loro lo hanno ereditato in buona fede", ha detto l'avvocato Jacopo Pensa, legale di Massimiliano Romeo. "Faremo appello - ha preannunciato - noi puntiamo alla revisione delle condotte contestate perché per noi c'è la mancanza del dolo" nel peculato. L'avvocato ha ricordato che lui e altri difensori hanno "tentato di chiedere la sospensione e il rinvio della sentenza di oggi per attendere l'entrata in vigore delle nuova legge anticorruzione, che ha una norma più adeguata alle condotte contestate" e che consentirebbe di derubricare il reato di peculato in quello meno grave di indebita percezione di erogazioni o fondi pubblici. I giudici della decima sezione penale, invece, "se la sono cavata dicendo che non è ancora entrata in vigore". Il legale ha poi ricordato che la pena per il capogruppo del Carroccio al Senato "è stata sospesa", così come quella accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici, ed è stata concessa anche "l'attenuante del risarcimento del danno" alla Regione Lombardia. Romeo ha risarcito "tutta la cifra, e anzi anche di più, relativa a pasti e altre spese di gestione della sua attività". Però, nella "diatriba giurisprudenziale" su queste spese, ha aggiunto, "il Tribunale ha scelto la via più classica, ma abbiamo l'appello per fortuna e non c'è il rischio prescrizione, noi puntiamo alla revisione delle condotte per la mancanza del dolo".
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Re: Casta padana (de łi połedeganti tałego padani)

Messaggioda Berto » mer ago 07, 2019 9:41 am

Lega, prescrizione per Bossi-Belsito Resta confisca da 49 milioni
Angelo Scarano - Mar, 06/08/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... 5yOvTKgIjI

Il verdetto della Cassazione sui fondi della Lega. Per l'ex tesoriere rinvio in Appello per l'accusa di appropriazione indebita

Prescritto il reato di truffa per l’ex leader della Lega Umberto Bossi e l’ex tesoriere del partito Francesco Belsito.

Lo ha deciso la Cassazione, dopo 5 ore di camera di consiglio. Contestualmente al verdetto di prescrizione, la Suprema Corte ha anche precisato che questa decisione non interrompe e non blocca la confisca dei 49 milioni di fondi della Lega. Di fatto però decadono le confische personali. Un verdetto quello della Cassazione che non chiude ancora del tutto la vicenda giudiziaria. Per Belsito infatti ci sarà una rideterminazione della pena in Appello per il reato di appropriazione indebita. termine della sua requisitoria in udienza, il sostituto procuratore generale della Cassazione Marco Dall'Olio aveva chiesto di confermare la sentenza della Corte d'Appello di Genova del novembre scorso.

Nel pomeriggio era stata dichiarata inammissibile l’istanza di ricusazione presentata dall’ex tesoriere della Lega Francesco Belsito. Per questo i giudici della sezione feriale penale della Cassazione si erano ritirati in camera di consiglio per emettere la sentenza. Il pg di Cassazione che aveva chiesto la conferma del verdetto di Appello si è detto d'accordo sulle motivazioni della sentenza della Corte d'Appello di Genova e ha affermato, contro quanto ritiene la difesa, che "non è vero che rendiconti erano generici e non falsi. Ad esempio ci sono i rimborsi agli autisti mentre i soldi venivano utilizzati per pagare le spese della famiglia Bossi". "C'è poi un accredito riferibile all'acquisto della laurea per Renzo Bossi", ha affermato Dall'Olio ricordando una cartellina con la scritta 'family'. Secondo il sostituto pg, come ha sottolineato l'Adnkronos, la truffa "si configura simulando una trasparenza senza la quale le somme non si sarebbero potute ottenere. Le falsificazioni non erano finalizzate ad occultare al partito le condotte appropriative ma ad ottenere il finanziamento". Sul verdetto è arrivato subito il commento di Matteo Salvini: "Questa sentenza non mi cambia la vita...".
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