Casta talega

Re: Casta talega

Messaggioda Berto » lun mar 14, 2016 9:07 am

L'Inps ha i conti in rosso ma ai figli degli statali paga le vacanze all'estero
Mantenuto il privilegio previsto dall'Inpdap, anche se il buco è di 13 miliardi: campus e corsi di lingua estivi per 35mila ragazzi
Antonio Signorini - Dom, 13/03/2016

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... ok+Interna

Vacanze pagate, parzialmente o totalmente, a beneficio di ben 35 mila ragazzi. Il tutto a spese dell'Inps.

Per 22.520 studenti si apriranno le porte di corsi estivi di lingua all'estero, altri 12 mila e 730 si accontenteranno di vacanze in Italia. Detta così sembra una notizia fantastica visto che la maggioranza dei genitori, gravati da tasse e contributi, non possono permettersi di sostenere i costi di campus e corsi di lingua. Ma quella di «Estate InpSieme» è un'altra storia italiana, fatta di generosità selettive se non malriposte e di conti pagati da altri. La vacanza finanziata con i soldi della previdenza è infatti offerta esclusivamente ai figli di lavoratori pubblici, attivi o in pensione. Residuo di un'era in cui lo Stato sociale era generoso anche con le giovani generazioni. Salvo poi, una volta tirate le somme, pesare sulle stesse lasciandogli in eredità conti sballati.

Prima si chiamava «Valore vacanza» ed era un bastione dell'Inpdap, l'istituto di previdenza pubblica che nel 2012 è stato inglobato dall'Inps con il suo carico di bilanci in perdita e inefficienze. La fusione del mondo pubblico con quello privato non ha portato a una omologazione dei trattamenti e così le vecchie vacanze per i figli degli statali sono state confermate anche dalla gestione Inps, che non aveva e non ha niente di simile per i figli dei dipendenti privati. L'istituto si è perlomeno premurato di dare al «concorso» un nuovo nome. Qualche cambiamento c'è stato nei metodi di compilazione della graduatoria. Ora viene compilata sulla base di nuovi criteri di merito. Impossibile partecipare se lo studente è stato bocciato o se ha debiti. Quasi scontato, verrebbe da dire per chi pensa in termini privatistici. Ma non l'hanno pensata cosi centinaia di statali che tempo fa hanno presentato una class action contro questa novità introdotta dall'Inps e considerata «discriminatoria».

Non è cambiato, invece, il numero di giovani che hanno accesso alle vacanze pagate, l'entità dell'aiuto Inps né il tipo di trattamento. L'offerta è rivolta a studenti della scuola secondaria superiore, per soggiorni da effettuare tra giugno e agosto in Gran Bretagna, Irlanda, Francia, Germania e Spagna. L'Inps paga aereo, transfer dall'aeroporto, corso, college, vitto e assicurazione per un massimo di 2.400 euro per soggiorni di 15 giorni e di 4.000 euro per quelli di quattro settimane. Il programma italiano è meno generoso (il contributo è al massimo di 1.400 euro), ma l'impegno formativo è meno pressante (solo tre ore al giorno di corsi).Diritto acquisito, prestazione pagata con i contributi è l'obiezione che si potrebbe fare. Giusto, se non stessimo parlando di una gestione, quella dei pubblici dipendenti, che non sta in piedi da sola e che, seguendo una logica di equità, non potrebbe permettersi lussi. Il rosso dell'Inps sfiora i 13 miliardi di euro e la gestione delle pensioni pubbliche contribuisce a questo sbilancio per quasi sei miliardi di euro. La gestione dei parasubordinati, lavoratori con un futuro previdenziale più che incerto, contribuisce in positivo al bilancio Inps per sette miliardi di euro. Sono loro a tenere su la previdenza. E le vacanze dei figli se le pagano di tasca propria.
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Re: Casta talega

Messaggioda Berto » lun mar 21, 2016 10:18 pm

"A Expo soldati come profughi": punito soldato che imbarazzò Renzi
Claudio Cartaldo - Lun, 21/03/2016 - 12:20

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 37617.html

Aveva pubblicato quelle foto che avevano imbarazzato tutti. L'Italia, il premier Renzi e l'ad di Expo Giuseppe Sala.

Immagine
http://www.filarveneto.eu/wp-content/up ... i-expo.jpg

In quelle immagini si vedevano i militari impegnati nella protezione dell'Esposizione universale di Milano "abbandonati" nel fango con due tende distrutte. Si parla di circa 700 militari, fra loro 250 alpini di stanza a Cividale, a Venzone e i cavalieri di Villa Opicina. "Trattati peggio dei profughi", era l'indignazione tra i militari che correva sul web.

Ebbene, quelle foto scatenarono anche polemiche politiche fortissime. Ne nacquero anche alcune interrogazioni parlamentari. Dopo un anno e una lunga inchiesta interna, l'Esercito è riuscito a risalire all'autore di quelle foto condivise poi da numerosi soldati e colleghi. Lo Stato Maggiore ha così "scovato" un Caporal Maggiore capo scelto di stanza nell'8° reggimento alpini alla caserma di Cividale.

Nei giorni scorsi la commissione disciplinare, scrive il sito Infodifesa.it, ha deciso che il militare dovrà scontare sette giorni di consegna di rigore e subire una decurtazione dallo stipendio. Secondo il generale Marcello Bellacicco, che ha condotto le indagini, quelle foto avrebbero danneggiato l'immagine della Forze Armate italiane. Come si legge nella relazione finale, il militare avrebbe mantenuto "una condotta avventata e superficiale e si è posto in contrasto con i principi etici che costituiscono i fondamenti dell’integrità militare, quali disciplina, integrità morale e spirito di corpo".

La vicenda, come detto, risale al maggio scorso. Quando la tendopoli dei militari impegnati ad Expo2015, collocata a Bellinzago Novarese, fu abbattuta da una forte bufera. Le tende crollarono, lasciando militari e effetti personali sotto l'acqua.

Dopo la decisione della commissione disciplinare, è arrivato il commento amaro dell'avvocato che ha difeso il soldato: "Prendo atto del provvedimento adottato e del fatto che nessuna sanzione è stata comminata nei confronti di chi era responsabile di quell’accampamento finito sott’acqua, si è invece punito un soldato che si ritiene abbia pubblicato foto in un gruppo chiuso su un social. Nessuno prova che lo abbia fatto effettivamente, o che quel profilo non fosse falso, fra l’altro in quel periodo il militare in questione era in convalescenza quindi non partecipava al presidio. È una persona che ha sempre operato in conformità ai doveri costituzionalmente previsti nella sua carriera militare, eppure la sua privacy è stata violata nonostante quanto ha affermato il sottosegretario alla difesa Domenico Rossi in merito a una vicenda simile finita in ambito parlamentare".
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Re: Casta talega

Messaggioda Berto » lun apr 04, 2016 4:10 pm

Ecco i nomi degli italiani coinvolti nella Panama Papers
Gabriele Bertocchi - Lun, 04/04/2016

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 42093.html

Miliardi e miliardi nascosti in paradisi fiscali. Una quantità di denaro evaso scoperta solo grazie a un anonimo informatore.

Un archivio informatico a cui hanno avuto accesso i giornalisti dell'Icij, l'International Consortium of investigative journalists. Un giro d'affari che coivolge celebrità internazionali. Ma anche imprenditori, professionisti, volti noti dello spettacolo provenienti dal nostro Paese.

Nella lista di furbetti italiani della Lenville overseas, che ha sede a Panama, spicca il nome di Luca di Montezemolo. I giornalisti dell'Espresso hanno confermato che lo studio Mossack Fonseca ha curato anche gli interessi del presidente di Alitalia. Nel 2007 sono stati siglati una serie di contratti. Tra l'altro si indica Montezemolo come procuratore di Lenville. Una delega per operare su un conto alla Bim Suisse, filiale elvetica dell'italiana Banca Intermobiliare. All'epoca Montezemolo era presidente Fiat e al vertice di Ferrari.

Quella di Panama Papers rappresenta una la più grande fuga di notizie nella storia della finanzia. Ben undici milioni e mezzo di file segreti su oltre 200mila società offshore. Un dossier che smaschera vip e potenti di tutto il mondo. Tra i vari capi di Stato, e presidenti spiccano i nomi di divesri italiani ma anche di due grandi istituti di credito italiani come Unicredit e Ubi. "Mossack Fonseca non risulta essere un consulente fiscale della capogruppo" è stata invece la replica del portavoce di Unicredit. Ma da quanto si legge sui file, la banca milanese ha avuto relazioni d'affari con lo studio panamense per la gestione di circa 80 società offshore. Per esempio la Baracaldo inc. e la Overshoot inc. entrambe di Panama, oppure la Nemo partners Ltd, registrata alle Isole Vergini britanniche. Nel 2010 però Unicredit ha preso le distanze.

I documenti svelano i retroscena sul caso dell'eredità di Nino Rovelli, il re della chimica anni Settanta. Compare anche il nome di Giuseppe Donaldo Nicosia, sotto inchiesta a Milano per frode fiscale e bancarotta fraudolenta. Inchiesta in cui compare Marcello Dell'Utri, in carcere per una condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Politici ma anche sportivi. Affianco al nome di Lionel Messi, fenomeno del calcio internazionale e 4 volte vincitore del Pallone d'Oro, troviamo quello dell'ex pilota di Formula Uno Jarno Trulli. A zionista della Baker street sa, società registrata nelle isole Seychelles e creata con l'assistenza dei legali dello studio Mossack Fonseca. Trulli sarebbe andato offshore grazie all'intermediazione del Credit Foncier Monaco, uno degli istituti di credito più forti sulla piazza di Montecarlo.
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Re: Casta talega

Messaggioda Berto » mer apr 27, 2016 8:30 am

L'INCHIESTA
Favori ai Casalesi, indagato il presidente del Pd della Campania
Stefano Graziano accusato per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso: "Mi autospendo in attesa di chiarire"
26/04/2016
STEFANO GRAZIANO

http://www.iltempo.it/politica/2016/04/ ... -1.1533143

Il Pd torna al centro di una vicenda giudiziaria. E il M5S coglie l'occasione per andare all'attacco. A maggior ragione che il tutto accade in Campania, regione dove il MoVimento di Beppe Grillo ha dovuto gestire, con grande difficoltà, quello che è accaduto nel comune di Quarto.

A finire nel mirino dei magistrati è Stefano Graziano, consigliere regionale e presidente del Pd campano. I reati ipotizzati vanno dalla corruzione alla turbativa d'asta e falso ideologico. Ma soprattutto i magistrati ipotizzano l'aggravante di aver agevolato la criminalità organizzata e in particolare il clan camorristico dei Casalesi.

Proprio per questo Graziano è indagato per concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso.

L'indagine L'inchiesta ha preso il via da una serie di appalti "pilotati" a Santa Maria Capua Vetere. I carabinieri hanno effettuato perquisizioni a Roma e Teverola (Caserta) nelle abitazioni del presidente del Pd della Campania Graziano. Nell'indagine è coinvolto anche l'ex sindaco di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), Biagio Di Muro, che attualmente si trova agli arresti. Con lui sono state fermate altre nove persone. E la storia si ripete: il padre di Di Muro, infatti, fu condannato per tangenti e gli fu confiscato lo storico palazzo Teti Maffuccini, che ospitò anche Giuseppe Garibaldi. Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite dal Nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di finanza e dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta. Nell'inchiesta sono coinvolti imprenditori, funzionari comunali e professionisti.

MoVimento 5 Stelle all'attacco E se il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, invoca "chiarezzza" e ribadisce la sua "totale fiducia nella magistratura", i grillini si scagliano contro Graziano. "I voti della camorra - scrive sul blo di Beppe Grillo la portavoce del M5S della Campania, Valeria Ciarambino - avrebbero portato Stefano Graziano, presidente regionale del Pd in Campania, fino in consiglio regionale, dove tuttora siede. La Guardia di Finanza sta perquisendo la sua casa di Teverola, la sua residenza romana e anche il suo ufficio di consigliere regionale al Centro direzionale di Napoli. Le Fiamme gialle, indagando su un giro di mazzette e corruzione che hanno portato anche all'arresto del sindaco di Santa Maria Capua Vetere, Biagio Di Muro, hanno intercettato una conversazione in cui si parlava dell'appoggio elettorale che si doveva a Graziano che, secondo quanto scrivono gli inquirenti, sarebbe diventato 'punto di riferimento politico e amministrativo' del potente clan Zagaria. In una terra in cui la presenza della camorra è ingombrante e incide nella vita di tutti i cittadini onesti, non si può tentennare neanche un minimo: Graziano lasci la sua poltrona in consiglio regionale e chiarisca tutto di fronte ai giudici. Non è accettabile che resti un solo minuto in più vista la gravità delle accuse nei suoi confronti".

La mossa di Graziano E dopo le polemiche l'esponente Dem ha deciso di fare un (piccolo) passo indietro. "Nell'esprimere la massima fiducia nell'operato della magistratura, con grande sofferenza, comunico la mia autosospensione dal Partito democratico in attesa di chiarire, al di là di ogni anche generico sospetto, la mia posizione - spiega in una nota -. Ho sempre agito, nel corso della mia carriera politica, nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e legalità, per me imprescindibili regole di vita. Pertanto ho conferito mandato al mio legale di attivarsi presso la Procura napoletana perché al più presto venga fissato un interrogatorio nel corso del quale potrò fornire ogni spiegazione sui fatti che l'autorità giudiziaria riterrà di dover approfondire, confermando la mia totale estraneità a qualsiasi vicenda illecita".
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Re: Casta talega

Messaggioda Berto » mar mag 17, 2016 6:32 am

LETTERA APERTA A MATTARELLA: L'INDIPENDENZA DEL VENETO È UN PROCESSO AVVIATO
17/05/2016

http://www.miglioverde.eu/lettera-apert ... so-avviato


Pierantonio Zaccariotto è un libero professionista veneto, una delle tante partite IVA colpevolizzate dall’inefficiente e scialacquatore Stato Italiano, e sottoposte all’occhiuta attività di un fisco al limite del persecutorio, e anche per questo simpatizzante del partito Indipendenza Veneta.

Il nostro indipendentista veneto ha scritto una lettera aperta, oramai datata, e l’ha inviata ai principali mezzi d’informazione che, a quanto sappiamo, non ha trovato nessuna eco. Probabilmente anche per questo, il 15 corrente, a distanza di un anno esatto, ha pensato di pubblicarla sul suo profilo Facebook [ https://www.facebook.com/profile.php?id=100009010695713 ]. Noi crediamo utile per i nostri lettori riproporla qui:

«Caro Presidente Mattarella,
ho letto con piacere il resoconto giornalistico del suo intervento fatto ad una platea di giovani a Torino. (Corriere della Sera del 14 maggio 2015: “Il presidente della Repubblica interviene al Salone del libro: parole di fuoco contro i corruttori, che sono «i peggiori peccatori», ha sottolineato citando papa Francesco…”. (http://www.corriere.it/politica/15_magg ... 2d65.shtml ). Lei ha toccato il tema della corruzione diffusa e ha parlato di una “concezione rapinatoria della vita che sta consumando le provviste etiche dell’Italia”. Ha affermato che “la politica smarrisce il suo senso se non è orientata alla giustizia” e che “chi si occupa della cosa pubblica è circondato dal discredito dei cittadini”. Ha aggiunto che “la politica ha una urgenza di scelte concrete… e deve avere la capacità di affrontare i problemi, di andare incontro ai bisogni materiali e diventa poca cosa se non è sospinta dalla speranza di un mondo più pulito e trasparente.

Parole molto belle presidente ma solo parole perché non ha dato soluzioni ai problemi denunciati. Se fossi stato tra gli studenti che la ascoltavano avrei voluto dirgli questo: “Caro Presidente e ora cosa pensa di fare? In Veneto abbiamo trovato una soluzione a tutte le problematiche da lei sollevate. Una soluzione definitiva che supera in un sol colpo tutte le difficoltà dell’Italia. Una soluzione che parte da alcune considerazioni che le espongo brevemente. Lei sicuramente non si riferisce al reato di corruzione perseguito dal codice penale. Si riferisce alla corruzione etica e morale dilagante nello Stato che lei in questo momento rappresenta. Questa corruzione non viene sottoposta al giudizio del magistrato ma al giudizio popolare e si chiama anche corruzione dei costumi, dei comportamenti, si chiama anche ingiustizia diffusa.

Con riguardo ai temi di cui si parla solo in questi giorni voglio dirle che:

È una ingiustizia ed è vera corruzione concedere prestazioni pensionistiche superiori a quelle corrispondenti ai contributi versati, legittimate da leggine che i gruppi dirigenti, protetti dallo Stato, si sono confezionate in silenzio per regalarsi dei soldini. Quei soldi, quelli delle pensioni d’oro e dei vitalizi corrisposti anche per pochi mesi di lavoro, non sono certamente soldi loro e allora di chi sono? Sono soldi depredati ai produttori, ai lavoratori, agli operai, ai giovani che non avranno in futuro che una miserabile pensione o forse nessuna pensione.
È una ingiustizia ed è vera corruzione che i figli degli ex presidenti della repubblica italiana abbiano a vita un’auto di stato e una scorta armata, pagati con i nostri soldi, mentre quei poliziotti dovrebbero difendere gli anziani che vengono violentati nelle case, subiscono le percosse da banditi che sanno che in questo paese la si fa sempre franca. È una ingiustizia ed è vera corruzione che a pochi mesi dalla pensione, tutti i componenti della Corte costituzionale (e lei lo sa bene perché ne faceva parte sino alla elezione di Presidente della repubblica italiana) diventino Presidenti della Corte stessa e con la presidenza percepiscano un ulteriore lauto compenso che si riverbera a vita sulla pensione e ottengano inoltre il diritto un’auto di Stato ed a una scorta armata per il resto dei loro giorni. È una ingiustizia ed è vera corruzione che gli ex presidenti di Camera e Senato godano di auto di Stato, scorta armata e appartamento di Stato, arredato e servito da commessi in livrea bianca, per tutta la vita e pagato da noi.

E quando i più deboli soffrono come in questi anni, perché non arrivano a mangiare per tutto il mese, a mangiare Presidente mi ha capito Presidente…? a mangiare! non è solo ingiustizia e corruzione ma è schifo, è vergogna, è sfacelo, è marciume, del corpo statale di cui lei è il capo. E quando i figli degli operai devono lasciare gli studi perché non ce la fanno a pagare le spese dell’università e quindi muore la speranza di un riscatto sociale e quindi capiscono che dovranno fare gli operai come il loro genitori, ma questa volta precari, e quando vediamo che tutti i figli dei professori universitari diventano professori universitari, che tutti i figli dei boiardi di Stato diventano boiardi di Stato, che tutti i figli dei giornalisti di Stato faranno i giornalisti di Stato, che tutti gli altri se vogliono farcela devono prendere la strada per l’estero, pensiamo che si stiano seminando i germi che porteranno alla ribellione, alla cancrena e morte per putrefazione dello Stato italiano.

Come pensa di intervenire per cancellare questo stato ingiusto e corrotto? Le spiego come faremo noi veneti. Nella Venezia dove abito, per fortuna stanno spirando nuovi venti di speranza. Ci siamo convinti che questo Stato corrotto, non saprà modificare di un millimetro la situazione che si è creata, (vedi la sentenza della Corte costituzionale che ha bocciato il contributo di solidarietà del 5% da prelevare sulle pensioni sopra i 90.000 Euro e l’ultima bocciatura della riforma Fornero che obbliga a ritornare anche ai ricchi i soldi della rivalutazione).

Non saprà modificare niente perché la sua classe dirigente si è arroccata nei palazzi del potere, non conosce e non capisce quanto male stia la gente e quanto odio stia crescendo verso le istituzioni statali che sente sempre e solo come nemiche; nemiche delle famiglie, nemiche dell’impresa, del lavoro, del fare, delle comunità locali a cui hanno depredato tutte le risorse, nemiche della speranza in una vita e società più giuste.

I Veneti si sono convinti che le istituzioni statali siano concentrate solo a succhiare il sangue del popolo per alimentare se stesse. Il fisco vorace, la burocrazia parassita non hanno più la capacità di relazionarsi con equità con il popolo dei produttori e dei risparmiatori, ma hanno solo l’obiettivo di incassare per mantenere il “padrone” e produrre ancora più carte per aumentare i burocrati, e se non si incassano abbastanza tasse (ormai le più alte del mondo) si ricorre al debito pubblico che porterà al sicuro fallimento. A proposito di debito pubblico le ricordo che i veneti non hanno mai, dico mai, prodotto 1 Euro di debito pubblico.

Conclusione: abbiamo detto basta!!!! Abbiamo maturato finalmente la piena convinzione che per ridare una speranza ai nostri figli non resti che riconquistare la libertà perduta con il plebiscito truffa del 1866. Il popolo veneto quindi, non il giudice, ha già emesso la sua sentenza verso questo Stato corrotto nei costumi e nei comportamenti ed è una sentenza di condanna definitiva e irrevocabile e ha intrapreso la strada della libertà. E in democrazia le sentenze del popolo si rispettano più di quelle del magistrato, anche se in Italia non tutti ne sono convinti.

Il popolo Veneto sta lottando perché questa sentenza trovi la sua formalizzazione attraverso una consultazione referendaria che l’Italia pare non voler far celebrare. Sappia però che la riconquista dell’indipendenza da parte del popolo veneto è processo avviato e non lo fermerà nessuno. Noi lo abbiamo già capito voi ancora no».

Viva San Marco – Viva Indipendenza Veneta
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Re: Casta talega

Messaggioda Berto » gio giu 02, 2016 7:57 pm

DIRE CHE NAPOLITANO È INDEGNO? NON E’ REATO! LA CLAMOROSA SENTENZA CHE HA ASSOLTO STORACE
02/06/2016

http://attaccomirato.com/politica/dire- ... to-storace

La prima sezione penale della Corte d’appello di Roma ha assolto Francesco Storace dal reato di offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica. Il leader della Destra era finito nei guai per le dichiarazioni rese il 13 ottobre del 2007 nei confronti dell’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano.

“Indegno era chi stava al Colle. L’ennesima assoluzione della mia vita fa anche giustizia in favore del diritto alle opinioni”. Storace, alla lettura della sentenza, accolta con applausi da chi ha assistito al processo, era in aula ed è stato abbracciato dai suoi collaboratori. “Mi spiace solo per quanti soldi siano stati spesi per responsabilità dell’allora ministro Clemente Mastella che autorizzò questo sciagurato processo”, ha chiosato con soddisfazione. In primo grado era stato condannato a sei mesi di reclusione e la conferma di quella sentenza era stata sollecitata oggi dal sostituto procuratore generale. I fatti per i quali il leader della Destra era finito a giudizio sono legati all’iniziativa dell’allora senatrice a vita Rita Levi Montalcini che contribuì con un suo voto a non far cadere il governo guidato da Romano Prodi. Un’iniziativa criticata aspramente sul blog di Storace ma non a lui direttamente riconducibile. Napolitano, pochi giorni dopo, ricevendo al Quirinale degli studenti, definì“indegno”l’attacco alla scienziata, scatenando a quel punto il commento dello stesso Storace che proprio in quei giorni aveva presentato un disegno di legge finalizzato ad eliminare la figura dei senatori a vita. “Giorgio Napolitano – disse Storace – non ha alcun titolo per distribuire patenti etiche. Per disdicevole storia personale, per palese e nepotistica condizione familiare, per evidente faziosità istituzionale. È indegno di una carica usurpata a maggioranza…”.

All’indomani del voto con cui il Senato si espresse per l’insindacabilità delle opinioni manifestate da un parlamentare nei confronti del capo dello Stato, Storace scrisse “una lettera rispettosa” a Napolitano, scusandosi per “i toni e i contenuti” di quelle dichiarazioni e dicendosi disposto a un incontro per manifestare a voce il proprio dispiacere. E giorni dopo, Storace fu ricevuto dal presidente della Repubblica per un colloquio di quasi due ore. Il Quirinale, a quel punto, con una nota, dichiarò chiuso l’incidente, che invece è proseguito a livello giudiziario. “Evidentemente si poteva dire indegno a unpresidente della Repubblica fazioso”, ha commentato Storace annunciando che in serata non andrà al Colle per la cerimonia del 2 giugno: “Non voglio vedere Napolitano. S’ingozzino loro”.
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Re: Casta talega

Messaggioda Berto » sab giu 11, 2016 9:02 pm

Sanità, abuso d'ufficio per il marito di Anna Finocchiaro: condannato in primo grado a nove mesi - Il Fatto Quotidiano
di Andrea Tornago | 10 giugno 2016

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/06 ... si/2818005


Melchiorre Fidelbo, ginecologo siciliano e marito della senatrice Pd, era finito sotto inchiesta per l’affidamento dell’appalto del presidio ospedaliero di Giarre (Catania). Ad aprile è stato nominato nel consiglio direttivo dell’Airtum, l’associazione che riunisce i registri tumori territoriali

Condannato a nove mesi in primo grado per abuso d’ufficio. Melchiorre Fidelbo, ginecologo siciliano e marito della senatrice del Pd Anna Finocchiaro, eletto nell’aprile scorso nel direttivo dell’Associazione italiana registri tumori (Airtum), è stato riconosciuto colpevole di abuso d’ufficio dai giudici della terza sezione penale di Catania per l’appalto sul servizio di informatizzazione dell’ospedale di Giarre, insieme all’ex dirigente dell’azienda sanitaria provinciale Giuseppe Calaciura. Per entrambi, assolti invece dall’accusa di truffa ai danni dello Stato, è stata disposta la sospensione della pena. Fidelbo era finito sotto inchiesta per l’affidamento dell’appalto del presidio ospedaliero di Giarre, del valore complessivo di 1,7 milioni di euro, alla società Solsamb srl (di cui era amministratore e socio al 50 per cento) “senza previo espletamento di una procedura ad evidenza pubblica e comunque in violazione del divieto di affidare incarichi di consulenza esterna”.

Sul banco degli imputati erano finiti anche gli ex manager dell’Asp di Catania Giovanni Puglisi e Antonio Scavone – ora senatore autonomista di area verdiniana – mandati assolti dalle accuse di abuso d’ufficio e truffa. La vicenda dell’informatizzazione di Giarre, ricostruita dagli inquirenti, comincia nel 2007 quando il consorzio Sanità Digitale, il cui socio di maggioranza era la Solsamb di Fidelbo, presenta il suo progetto per il nuovo ospedale catanese. In quei mesi Fidelbo viene nominato nella sottocommissione regionale impegnata nella redazione del piano sanitario regionale per il triennio 2007-2009. Il costo del progetto di informatizzazione nel frattempo cambia con le modifiche introdotte dalla nuova giunta di Raffaele Lombardo, e il prezzo lievita da 1,2 a 1,7 milioni di euro. La convenzione tra la Solsamb e l’Asp di Catania viene quindi siglata nel luglio del 2010, e l’ospedale inaugurato alcuni mesi dopo alla presenza dell’ex ministro della Salute Livia Turco, dell’assessore regionale Massimo Russo, dell’allora capogruppo del Pd Anna Finocchiaro e del marito e amministratore della Solsamb, Melchiorre Fidelbo.

Nell’aprile scorso – come raccontato da ilfattoquotidiano.it – Fidelbo è stato nominato nel consiglio direttivo dell’Airtum, l’associazione che riunisce i registri tumori territoriali nonostante fosse imputato nel processo catanese per abuso d’ufficio e truffa. Priva di codice etico, l’associazione degli epidemiologi a cui diversi progetti di legge vorrebbero affidare un ruolo cruciale nell’alimentazione, gestione, aggiornamento e controllo di qualità dei dati epidemiologici nazionali, non si è mai dotata di una carta che regoli le incompatibilità di soci e dirigenti. Della situazione giudiziaria del dottor Fidelbo “non abbiamo parlato – spiega la presidente dell’Airtum, Lucia Mangone – Abbiamo dato mandato a un gruppo di persone di costituire un codice etico, ma per darci delle regole per le nuove elezioni: mi sembra scorretto affrontare problemi di candidabilità una volta che una persona è eletta”.

Ma tra i medici soci dell’Airtum cresce il malcontento, e alcuni si stanno organizzando per far sottoscrivere un documento che chieda alla presidenza una presa di posizione formale e le dimissioni del consigliere Fidelbo. Raggiunto al telefono da ilfattoquotidiano.it, Fidelbo spiega che resterà al suo posto nel Registro Tumori nonostante la condanna in primo grado: “Lo statuto dell’associazione non lo prevede, quindi non ritengo di fare un passo indietro. Dopo che ci sarà la sentenza definitiva, se sarò condannato”.
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Re: Casta talega

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 7:56 am

Soldi e doppio mandato, il M5S e l’addio alle sue regole
michela tamburrino

http://www.lastampa.it/2015/09/03/itali ... agina.html

Nelle chiacchierate dentro il direttorio del Movimento cinque stelle si può sentire qualcuno dei cinque esporre ormai senza pudori ragionamenti come questo: «Diciamoci la verità ragazzi, il microcredito non ha funzionato, bisogna trovare il modo di usarli, i soldi, e usarli in maniera politicamente più proficua». Traduzione: i giovani stanno per riuscire a mettere in soffitta quella che per il Movimento è la regola delle regole, la regola più cara a Casaleggio, la regola francescana: i soldi pubblici in eccesso si restituiscono (a un fondo per le piccole e medie imprese). Se rinuncia a questo caposaldo il Movimento non è più la stessa cosa. È quello che sta avvenendo.

Ecco la lettera di precisazione a questo articolo del Movimento 5 Stelle

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Non senza resistenza, naturalmente, ma stanno cambiando alcune regole cruciali, nel M5S che si trasforma in partito. Che sia un passo avanti verso il pragmatismo, o la rinuncia e il tradimento dei propri ideali più coraggiosi, questo decidetelo voi. Ma la regola dei soldi sta per essere infranta. Beppe Grillo disse ai parlamentari, a fine 2013, «forse siamo stati tropo rigidi sui soldi, tremila euro per vivere a Roma, per chi non è di Roma, sono troppo pochi». Poi sono venute le elezioni europee 2014: all’indomani del voto, per evitare di ripetere la querelle sulla diaria, assai alimentata dai media, ai parlamentari europei fu concesso di tenersi tutti i soldi. Così quelli italiani mugugnano: «Perché noi dobbiamo restituire e loro no?». Infine una storia recente, molto indicativa. In Sicilia il M5s ha risistemato, con suoi soldi, una trazzera a Caltavuturo, una strada rurale che è stata pavimentata in cemento e potrà ridurre i tempi per scavalcare un punto del viadotto franato sulla Palermo-Catania. Una cosa molto bella, ma nel Movimento è servita anche a fare due più due: «Vedete? Se i soldi si possono usare a fin di bene, perché restituirli, come ci impone la vecchia regola di Casaleggio?».

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Di Casaleggio, appunto, più che di Grillo. Ieri, sul blog, s’è letto: «La selezione dei candidati per le prossime elezioni politiche manterrà lo stesso metodo di quelle del 2013». Era Grillo che smentiva se stesso del giorno prima («abbiamo imbarcato di tutto»), o era Casaleggio che - in un soprassalto - gli ha corretto il tiro?

I due - eccoci al punto - non marciano ormai sulla stessissima lunghezza d’onda. Casaleggio è sofferente e isolato. Grillo si sta molto avvicinando al gruppetto-Di Maio. Aveva avuto l’idea di passare ferragosto con Di Maio e la first lady Silvia Virgulti a Marina di Bibbona. I «ragazzi» del direttorio spingono per cambiare una seconda regola: il doppio mandato. Nessuno nel M5S può essere eletto per più di due mandati. Ma ce li vedete i neopotenti trentenni a tornare a casa dopo due mandati in cui hanno assaggiato Roma? Altra regola che rischia.

La terza regola è già cambiata: i meet up, che prima erano, il Movimento, sono stati declassati a semplici «Amici di Beppe Grillo», non hanno nessuna possibilità di fare recall ai parlamentari, e il Movimento è invece degli eletti, in particolare del direttorio. Luigi Di Maio si sta costruendo una sua struttura, pescando tecnici a piacimento, dal legislativo, dalla comunicazione, attraendo deputati nella sua orbita, come Mattia Fantinati, o come Alfonso Bonafede, unico che resiste alla vicepresidenza di una commissione (la Giustizia). «Non siamo un partito/ non siamo una casta/ siamo cittadini punto e basta», cantava il Movimento dello Tsunami tour. Una stagione ormai sepolta.

Precisazione

Riceviamo e pubblichiamo dall’ufficio stampa M5S

“Nell’articolo sono contenute diverse inesattezze. In particolare, in tema di restituzioni è falso che in Europa il M5S “tiene tutti i soldi”: i 17 europarlamentari, al pari dei colleghi italiani, restituiscono parte del loro stipendio versandolo nel Fondo di Garanzia per la piccola e media impresa gestito dal Ministero dello Sviluppo Economico. Nel dettaglio, in un anno di mandato la somma restituita è pari a 257.000 euro. L’indennità di ogni deputato è pari a 6200€ netti al mese, a cui vanno aggiunti 304€ di indennità giornaliera per spese di soggiorno se il parlamentare è presente ad attività istituzionali ufficiali. Inoltre, gli europarlamentari del Movimento 5 Stelle hanno rinunciato totalmente ad un fondo di 3 milioni di euro che il Parlamento mette a disposizione per la creazione di fondazioni politiche.”

Diego Destro

Ufficio Stampa M5s Europa

Il M5S Europa ha restituito 257mila euro. Tradotto, significa circa mille euro per ogni europarlamentare. Va considerato che, oltre gli emolumenti citati, “l’indennità di assistenza” è 21mila.
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Re: Casta talega

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 7:57 am

Pistoia, indagata tutta la giunta Pd. Nel mirino le assunzioni dei dirigenti
"Alterate le graduatorie". Accuse di abuso e associazione a delinquere
di STEFANO BROGIONI
4 agosto 2016
http://www.lanazione.it/pistoia/politic ... -1.2401127

Pistoia, 4 agosto 2016 - E’ "solo" un’inchiesta giudiziaria, ma potrebbe avere gli effetti di un terremoto politico. Il sindaco di Pistoia, Samuele Bertinelli, del Pd, è indagato assieme a tutti e cinque gli assessori della sua giunta di centrosinistra e ad alcuni dirigenti del municipio nell’ambito di un’inchiesta sulle nuove assunzioni a Palazzo di Giano.

Una "bomba", dunque, dagli effetti potenzialmente più devastanti del residuato bellico disinnescato in una città semideserta lo scorso weekend. Un clamoroso colpo di scena anche nel dibattito intorno alla prossima tornata amministrativa (qui si rivota nel 2017), proprio nella città che fino a domenica ospiterà la festa regionale dei Democratici e che l’anno prossimo sarà capitale italiana della cultura.

Sempre ieri il sindaco di Quarrata ha dato notizia, lui stesso, di essere indagato (http://www.lanazione.it/pistoia/cronaca ... -1.2401497 ).

Un fulmine a ciel sereno, che potrebbe portare addirittura al commissariamento del Comune, visto il coinvolgimento dei massimi esponenti, politici e burocratici, della città toscana. Le accuse nei confronti dei sei membri del governo cittadino (oltre al primo cittadino Bertinelli, sono indagati il vicesindaco Daniela Belliti e gli assessori Tina Nuti, Mario Tuci, Elena Becheri e Giuliano Palagi) sono pesanti. I magistrati ipotizzano, anche se non per tutti gli indagati (sedici, in tutto, seppur in posizioni differenti), l’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, la concussione, l’abuso d’ufficio, il falso.

Le indagini sono state condotte per mesi, in gran segreto, dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Pistoia. Tutto è cominciato dopo una denuncia, presentata da alcuni dipendenti del Comune di Pistoia. Si tratterebbe di una coda, assai acida, delle polemiche sorte intorno alla riorganizzazione a Palazzo di Giano. Scelte fortemente contestati da consiglieri dell’opposizione e anche dalla locale Cgil, che aveva ripetutamente gridato a irregolarità.

Ipotesi che oggi potrebbero trovare conferma nell’inchiesta, ormai in dirittura d’arrivo, che imbarazza la politica pistoiese. Secondo le accuse, Bertinelli e la sua giunta avrebbero interferito nei concorsi e alterato le graduatorie per favorire assunzioni di nuovi dirigenti. Propiziando quelli graditi – pronti a mettersi in linea con le decisioni della giunta – a discapito di quei dirigenti meno malleabili. Verso quest’ultimi, hanno ricostruito i carabinieri, sarebbero state compiute anche vessazioni. Sul registro degli indagati figurano anche personaggi di spicco dell’amministrazione e della macchina burocratica pistoiese – come il braccio destro del sindaco Bertinelli e capo di gabinetto, Simone Ferretti – oppure dirigenti di fresca assunzione o nel frattempo passati ad altri enti, come l’ex direttore del personale Annarita Settesoldi, oggi addetta alle relazioni sindacali presso il Comune di Firenze.

Coinvolti nell’inchiesta anche un dirigente dell’urbanistica di Palazzo Vecchio e uno del Comune di Scandicci. E pensare che il rinnovamento e i tagli ai costi della dirigenza comunale erano stati una sorta di cavallo della battaglia nel segno del cambiamento decantato dal neosindaco Bertinelli sin dal suo insediamento, quattro anni or sono.

Classe 1976, Bertinelli entra giovanissimo nei Democratici di Sinistra e prestissimo, a soli 22 anni, conquista anche uno scranno in consiglio comunale, dove vi rimarrà anche nella legislatura successiva. E’ uno dei protagonisti della fondazione del Partito Democratico a Pistoia (anche se oggi non si riconosce nei renziani) e nel 2012 si candida a sindaco. Viene eletto al primo turno con il 59% dei consensi, surclassando la rivale del centrodestra, Celesti.
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Re: Casta talega

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 7:57 am

Arrestato il sindaco di Lonate Pozzolo «Appalti e consulenze al fratello»
Roberto Rotondo
16 maggio 2017

http://milano.corriere.it/notizie/crona ... ad68.shtml


Danilo Rivolta, di Forza Italia, è finito in manette per corruzione e abuso d’ufficio. Avrebbe favorito le attività di progettazione e consulenza del fratello architetto e di alcuni costruttori. Arrestati anche la moglie e quattro imprenditori edili
Il sindaco di Lonate Pozzolo, Danilo Rivolta, 56 anniIl sindaco di Lonate Pozzolo, Danilo Rivolta, 56 anni

Il sindaco di Lonate Pozzolo, Danilo Rivolta, 56 anni, Forza Italia, è stato arrestato dai carabinieri di Varese in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere per corruzione e abuso d’ufficio. I militari hanno eseguito, martedì mattina, un provvedimento richiesto dalla Procura di Busto Arsizio che ha colpito anche il fratello del sindaco, Fulvio Rivolta, un architetto e noto progettista, detenuto ai domiciliari, e la convivente del sindaco stesso, sottoposta a obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono in corso una serie di perquisizioni nelle abitazioni degli arrestati e di altri quattro imprenditori, indagati nell’ambito dello stesso procedimento: per due imprenditori sono scattati gli arresti domiciliari, altri due, invece, sono stati indagati e sottoposto all’obbligo di presentazione alla pg.

Secondo le accuse, che contemplano anche il reato di concussione, il sindaco avrebbe, in varie occasioni, favorito le attività di progettazione e consulenza del fratello per far ottenere vantaggi a lui e ad altri imprenditori del settore edile. Le perquisizioni sono state ordinate anche a Gallarate e in provincia di Pavia. Danilo Rivolta, ex assessore all’urbanistica, è sindaco di Lonate Pozzolo dal 2104. In passato, quando era assessore, fu vittima di un attentato da parte di esponenti legati a una cosca calabrese: gli venne bruciata l’automobile. Ma in quel caso era parte lesa. Lonate Pozzolo è un paese a ridosso delle piste di Malpensa, noto per alcune importanti inchieste antimafia della Dia di Milano su infiltrazioni mafiose di elementi legati alla cosca calabrese Farao Marincola. Più di recente Rivolta era andato a trovare Fabrizio Corona, detenuto in una casa di Exodus in paese.

La vicenda parte sostanzialmente dal declassamento della dirigente della Polizia Locale, Cristina Fossati, definita dagli inquirenti «un funzionario dalla schiena dritta», a cui il sindaco rimproverava alcuni controlli effettuati in cantieri i cui imprenditori, invece, ritenevano di aver ottenuto la protezione di Danilo Rivolta. Il motivo di questa insofferenza, era chiaro. Il sindaco aveva «un macroscopico conflitto d’interessi - come lo ha definito il sostituto procuratore Luigi Furno - poiché nei fatti cogestiva lo studio professionale del fratello». In sostanza ci si poteva rivolgere a quello studio e si ottenevano, chiavi in mano, tutte le autorizzazione necessarie a Lonate Pozzolo. In questa dinamica, l’affidamento dell’incarico allo studio, conteneva anche la tangente che serviva sia a remunerare la parcella, sia a fare mercimonio della pubblica funzione. In un caso contestato è emerso addirittura che una quota della tangente era destinata a completare il salotto del sindaco e della compagna, per un valore di 13 mila euro. In due casi le mazzette, secondo le accuse, riguardano un capannone industriale per cui hanno pagato sia gli acquirenti che i venditori. Un altro capo di imputazione riguarda un cambio di destinazione d’uso da terreni agricoli ad uso produttivo, per cui un imprenditore si era attivato in vista del nuovo Pgt. Il quarto capo di imputazione riguarda un imprenditore del settore parcheggi a servizio di Malpensa, da cui il sindaco riceveva denaro ma anche cene elettorali e passaggi auto. Complessivamente le tangenti ammontano a 110mila euro, sequestrati agli arrestati in via preventiva. Sono indagati anche un funzionario che sta lavorando al nuovo pgt, il nuovo dirigente della Polizia locale e il segretario comunale.
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