Ponte di Genova come la diga del Vajont

Re: Ponte di Genova come la diga del Vajont

Messaggioda Berto » sab dic 22, 2018 3:38 am

Morandi, ex ministro Delrio ascoltato dai pm: "Mai saputo di ammaloramenti". Ma nel 2016 interrogazione avvertì di criticità
21 dicembre 2018

https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/1 ... ta/4852958

“Quando io ero ministro, l’attività di vigilanza è sempre stata esercitata”. In procura a Genova è stato il giorno dell’ex ministro Graziano Delrio, ascoltato per circa un’ora dal pm Massimo Terrile sul crollo del ponte Morandi. Delrio, sentito come persona informata sui fatti, all’uscita dal palazzo di Giustizia ha spiegato di non essere “mai stato a conoscenza di ammaloramenti e condizioni critiche del viadotto”, crollato il 14 agosto provocando la morte di 43 persone. Eppure il 28 aprile 2016 era stato il senatore di Liguria civica, Maurizio Rossi, a presentare un’interrogazione a risposta scritta anche sulle condizioni del Polcevera.

Chiedendo chiarimenti sulla Gronda e la mobilità genovese, il parlamentare ricordava all’allora ministro che “il ponte è stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti che hanno reso necessaria un’opera straordinaria di manutenzione senza la quale è concreto il rischio di una sua chiusura” e per questo chiedeva di sapere “quale sia in dettaglio l’attuale situazione dei lavori di messa in sicurezza”, “gli interventi che ancora devono essere realizzati” e se “corrisponda al vero che il ponte Morandi, viste le attuali condizioni di criticità, potrebbe venir chiuso almeno al traffico pesante, entro pochi anni”.

Rossi, insomma, aveva lanciato un primo alert, ma Delrio a quell’interrogazione non ha mai risposto. La vicenda dell’interrogazione era già emersa nei giorni successivi al crollo, con l’ex senatore che insisteva su “Delrio sapeva tutto” e l’ex ministro che si difendeva ricordando che il fuoco di quelle interrogazioni era la Gronda e chiedeva di non strumentalizzare la vicenda.

Oggi, all’uscita dall’incontro con i magistrati, rispondendo a domande sul progetto di retrofitting di Autostrade, Delrio ha detto che i documenti “sono rimasti a livello tecnico, quindi io non riesco a dare informazioni perché non ero a conoscenza”. L’ex ministro ha spiegato inoltre che “come al solito i progetti rimangono a livello della direzione di vigilanza, quindi su queste cose non potevo fornire alcun chiarimento” riguardo alla sua conoscenza della relazione del febbraio scorso sul retrofitting del viadotto Polceverra, nella quale si evidenziavano le criticità sul ponte. Stesse considerazioni anche sulla relazione dell’ingegnere Riccardo Morandi, progettista dell’opera, che già nel 1981 aveva manifestato perplessità sulla sua costruzione.

L’esponente del Pd – secondo ex ministro delle Infrastrutture sentito dagli inquirenti dopo Antonio Di Pietro – ha anche detto che “come in tutte le strutture ministeriali, vi è sicuramente una difficoltà di personale” specificando di aver “richiesto e ottenuto 270 assunzioni tra il 2015, quando sono arrivato, fino allo sblocco delle assunzioni: 130 sono già state fatte e altre verranno fatte. Quindi il problema del potenziamento degli uffici ministeriali esiste sicuramente”.

“Quando succedono cose di questo tipo è chiaro che i doveri di vigilanza vanno sempre ripensati, come quando è successa la tragedia ferroviaria di Andria-Corato: queste cose devono essere un’occasione per potenziare di sicuro i controlli dello Stato, su questo non c’è dubbio”, ha aggiunto specificando che “nelle concessioni chi subentra ha tutti gli obblighi di un gestore pubblico, che sia Anas o una società autostradale, ha tutti gli obblighi di manutenere in sicurezza la struttura”.
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Re: Ponte di Genova come la diga del Vajont

Messaggioda Berto » gio mar 07, 2019 10:14 pm

Ponte Morandi, nuovi indagati, perquisizioni e sequestri. In tutta Italia altri cinque viadotti con criticità
La Guardia di Finanza nelle sedi di Spea. Il commissario Bucci fissa la data della demolizione: "Inizio l'8 febbraio"
di GIUSEPPE FILETTO
30 gennaio 2019

https://genova.repubblica.it/cronaca/20 ... 0&ref=fbbr

Ponte Morandi, nuovi indagati, perquisizioni e sequestri. In tutta Italia altri cinque viadotti con criticità
L'inchiesta si allarga alle rampe di collegamento del viadotto crollato il 14 agosto scorso (leoni)
Dalle prime ore della mattina i finanzieri del Primo Gruppo di Genova stanno perquisendo le sedi di Spea, la società delegata da Autostrade al monitoraggio della rete autostradale italana. Nel contempo stanno notificando nuovi avvisi di garanzia a dirigenti della società che avrebbero falsificato documenti e certificazioni. Al momento si parla di cinque nomi che hanno giò ricevuto la notifica, ma potrebbero essere più di una decina. In particolare le Fiamme Gialle negli uffici di Genova, Milano, Firenze, Bologna, Bari e Pescara a quanto pare cercano documenti relativi ad altri cinque ponti e viadotti che sarebbero in condizioni di rischio.

Uno sarebbe attiguo a Ponte Morandi, il "Sei Luci", e fa parte della bretella di collegamento tra la A7, la Milano-Genova, e lo svincolo autostradale di Genova-Sampierdarena; un altro è il Pecetti, sulla A-26 Genova-Gravellona Toce e sempre su questa il Gargassa. Un viadotto, il Paolillo, è sulla Napoli-Canosa, un altro ancora vicino Pescara, è il "Moro", già chiuso lo scorso autunno dal ministero delle Infrastrutture e riaperto dopo i dovuti controllo.

Le criticità di queste strutture sarebbero state raccontate dai 21 indagati e dai testimoni sentiti dal 14 agosto scorso ad oggi dai due pm Massimo Terrile e Walter Cotugno titolari dell'inchiesta.Gli indagati avrebbero nascosto alcuni problemi sulle strutture e "addolcito" i monitoraggi.

"Spea ribadisce la totale indipendenza, la correttezza formale e sostanziale e la trasparenza delle attività ispettive e delle relazioni tecniche condotte dalle proprie strutture operative, accertate dalle continue attività di verifica e di controllo interne". È quanto afferma la società in una nota diffusa "a fronte della reiterazione di notizie di stampa e delle conseguenti illazioni circa 'presunte modifiche ai report di ispezione' e alla loro 'routinarieta".

Mentre Autostrade per l'Italia sottolinea che in merito ai 5 viadotti nel mirino della Procura, "su un totale di 1943 gestiti da Autostrade per l’Italia, che sarebbero considerati 'a rischio' secondo quanto riportato da notizie di stampa, le competenti Direzioni di Tronco della società ribadiscono che non esiste alcun rischio per la sicurezza. Già lo scorso 4 dicembre, la società ha inviato al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti un report sui viadotti in questione – Gargassa, Pecetti (A26), Moro (A14), Paolillo (A16), Sarno (A30) – contenente il dettaglio degli interventi manutentivi già realizzati o in corso, nonché delle verifiche effettuate. In nessun caso è stato riscontrato alcun problema riguardante la sicurezza di tali opere che, peraltro, sono state oggetto di verifica anche da parte dei competenti uffici ispettivi del Ministero.

Per quanto riguarda invece il Viadotto 6 Luci, la Direzione di Tronco di Genova conferma di aver eseguito in 4 giorni (23-27 dicembre 2018) un intervento di ripristino locale del calcestruzzo copriferro, che non comportava alcuna influenza sotto il profilo statico. Anche questo intervento è stato formalmente comunicato a tutte le autorità competenti. È quindi del tutto destituita di fondamento qualsiasi informazione che consideri tali Viadotti a rischio".

Intanto, resta fissata all'8 febbraio la data decisa dal sindaco di Genova Marco Bucci per la demolizione del moncone Ovest del Morandi. Lo ha confermato lo stesso Bucci a margine della visita del cardinale Bagnasco a Palazzo Tursi, ricordando come quel giorno è prevista la messa a terra del primo impalcato, una trave Gerber di circa 40 metri. Sull'operazione resta l' incognita maltempo ma Bucci è fiducioso. "Non credo che ci saranno problemi - spiega - per adesso è confermato. Io lavoro con la best option e questa è ciò che conta". Il sindaco-commissario ha anche fatto il punto sulla road map dei lavori. "Penso che l'ultima parte demolita sarà a fine maggio, primi di giugno - spiega - ma la ricostruzione partirà prima, il 31 marzo. Entro quella data saranno abbattute tutte le strutture necessarie per ricostruire mentre altre parti saranno abbattute dopo. A noi interessa che alla fine di marzo si inizia a costruire".
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Messaggioda Berto » gio mar 07, 2019 10:15 pm

Ponte Morandi, esperti svizzeri: "Sostanze corrosive sui reperti"
Genova, 8 febbraio 2019

https://www.quotidiano.net/cronaca/pont ... -1.4433323

Tracce di sostanze corrosive sui campioni dei materiali del Ponte Morandi esaminati da un laboratorio svizzero. Mentre è iniziato lo smantellamento del moncone Ovest, arrivano i risultati sui campioni di ferro e calcestruzzo esaminati dagli esperti elvetici: in tutti i reperti del Ponte Morandi sono state rilevate quantità da esigue a molto elevate "di cloruri e solfati che favoriscono la corrosione e quantità di nitrati, formiati e acetati corrosivi". Inoltre su tutti i fili esaminati, "il contenuto totale di idrogeno è significativamente superiore alla soglia critica".

I test sono stati fatti a campione per verificare il comportamento di fragilità dei fili con una prova di flessione di un reperto corroso: "Il pezzo di filo selezionato a caso è stato afferrato a mano su entrambe le estremità e deformato sempre più in un arco. Il campione si è rotto improvvisamente e senza preavviso (indicandone la fragilità) nell'area di un punto di corrosione a conca. La rottura è stata accompagnata da un nitido rumore di spaccatura. Le superfici di frattura mostrano un aspetto estremamente fragile al microscopio ottico".

Gli esperti del laboratorio svizzero hanno anche analizzato il blocco 84, ovvero un detrito del tratto di carreggiata sospesa tra le due selle Gerber. Scrivono che il blocco 84 presenta "fili dei tiranti fortemente corrosi e incrinati, armature lente corrose, deformate e rotte, aree di calcestruzzo scheggiato e incrinato".

Conclusione: "Tutti i trefoli e i fili (del reperto 132) mostrano segni di corrosione di diversi gradi. Diversi trefoli mostrano una perdita totale della sezione trasversale dovuta alla corrosione nella zona terminale. Ciò indica un processo di degrado in atto da molto tempo".

Si legge nella traduzione messa a disposizione delle parti durante l'udienza dell'incidente probatorio: "Nell'area dei trefoli rotti sono stati rinvenuti corpi estranei come materiale di iuta concrezionato, residui di grasso su parti in acciaio e frammenti di asfalto libero. I numerosi frammenti indicano una certa fragilità dei singoli fili. Una controindicazione è rappresentata dalle evidenti deformazioni plastiche dei singoli pezzi di filo e trefoli. Inoltre, i frammenti potrebbero anche essersi separati dal resto del filo a causa della perdita totale della sezione trasversale locale dovuta alla corrosione.

Anche il calcestruzzo presenta delle criticità secondo gli esperti, infatti dalle carote prese a campione da parti dei reperti è stato rilevato che "sono presenti alcuni difetti di compattazione sotto forma di soffiature o pori lungo il contatto tra l'aggregato e la pasta cementizia. La pasta cementizia è molto densa con una ridotta porosità capillare".
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Re: Ponte di Genova come la diga del Vajont

Messaggioda Berto » gio mar 07, 2019 10:15 pm

Ponte Morandi, 30 nuovi indagati tra Mit, Autostrade per l'Italia e Spea
7 marzo 2019

https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca ... 902a.shtml

Ci sono nuovi indagati nell'inchiesta sul crollo del ponte Morandi di Genova, avvenuto il 14 agosto. La guardia di finanza ha notificato gli avvisi di garanzia a più di 30 persone che lavorano al ministero delle Infrastrutture e in Spea Engineering e Autostrade per l'Italia. Intanto si sono fermate le operazioni di demolizione del viadotto Polcevera: la ditta incaricata ha infatti rilevato tracce di amianto nella pila 8 e rinviato i lavori.

Le persone indagate (alcune delle quali accusate anche di falso), secondo gli inquirenti avevano tutte una posizione di garanzia per quanto riguarda le manutenzioni e i controlli. I nuovi avvisi di garanzia sono stati notificati per consentire la partecipazione al primo incidente probatorio attualmente in corso che serve a fotografare lo stato del ponte ma anche per poter avviare altri accertamenti tecnici non ripetibili. La prossima settimana, infatti, verrà fatta copia forense di cellulari e computer sequestrati nei mesi scorsi nelle varie perquisizioni fatte dagli uomini della Guardia di finanza.

Intanto è stato sospeso l'abbattimento, tramite un'esplosione controllata, della pila 8 del ponte Morandi, che sarebbe dovuta essere demolita sabato. In alcuni campioni prelevati dalla struttura, infatti, secondo quanto riferito da Gabriele Mercurio, ingegnere di polizia mineraria dell'Asl 3 di Genova e membro della Commissione esplosivi riunita in prefettura a Genova, "ci sono tracce di amianto. Si tratta di quantità minime, rilevate grazie a alcune indagini 'spinte' che al momento non hanno eguali come livello di approfondimento".

Benché, a quanto pare, il materiale sarebbe crisolito, cioè amianto naturale, l'esperto ha sottolineato che è comunque necessario attendere "una valutazione fondata scientificamente per valutare se l'esplosione possa determinare o meno problematiche di natura sanitaria o ambientale. Tutte le valutazioni di questo tipo prendono in esame la possibilità non solo dell'utilizzo dell'esplosivo ma anche di altre tecniche".
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Re: Ponte di Genova come la diga del Vajont

Messaggioda Berto » gio mar 07, 2019 10:19 pm

Genova - Ponte Morandi, rinviata la demolizione della “pila 8”
Sospeso l’uso di esplosivi per demolire la “pila 8” del Morandi
«Nessuna esplosione, sabato, per demolire la “pila 8” del ponte Morandi»: lo ha deciso la commissione tecnica Esplosivi della Prefettura di Genova
2019/03/07

http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2019 ... sive.shtml

Genova - È stata rinviata, la demolizione con l’esplosivo della “pila 8” del viadotto Morandi, inizialmente prevista per la mattina di sabato prossimo : uscendo dalla Prefettura, Danilo Coppe, della Siag Srl, esperto di esplosivi e incaricato di gestire la demolizione di alcune parti del ponte, ha spiegato 15 al Secolo XIX che «c’è una situazione di “stand-by”», confermando appunto che «la demolizione di sabato è rinviata», perché «va approfondito il ritrovamento di piccole quantità di materiale».

Successivamente, un portavoce della commissione Esplosivi, Gabriele Mercurio (Asl 3), ha confermato il rinvio delle operazioni di sabato, spiegando anche lui che sono «necessari approfondimenti alla luce del ritrovamento di amianto». Il materiale che ha fatto decidere per il rinvio sarebbe crisotilo, ovvero amianto di origine naturale: «Adesso - ha detto ancora Mercurio - attendiamo che sia valutata sotto il profilo sanitario e ambientale la compatibilità di utilizzo degli esplosivi rispetto alla presenza di amianto. È necessario fare una valutazione fondata scientificamente per valutare se l’esplosione possa determinare o meno problematiche di natura sanitaria o ambientale. Tutte le valutazioni di questo tipo prendono in esame la possibilità non solo dell’utilizzo dell’esplosivo ma anche di altre tecniche».

Coppe e Mercurio hanno partecipato alla riunione della commissione Esplosivi, seguita al sopralluogo di questa mattina nel cantiere ovest (video in cima alla pagina), durante il quale i tecnici hanno discusso dei risultati delle analisi relative alla presenza di amianto all’interno del calcestruzzo della struttura.

| Speciale Il crollo di ponte Morandi |

Bucci: «Ipotesi di non usare l’esplosivo per la pila 8»

Il sindaco Marco Bucci è intervenuto sull’argomento della demolizione della pila 8 :«Senza l’ok della commissione non possiamo fare nulla. Lavoreremo a un piano che possa essere approvato dalla commissione. Può esserci anche l’ipotesi di non usare l’esplosivo ma questo potrebbe portare problemi per le pile 10 e 11 perché ad oggi per quelle non abbiamo alternative all’uso di esplosivo».

Bucci: «Per le pile 10 e 11 non c’è alternativa all’esplosivo»

«Senza ok della commissione esplosivi noi non ci muoviamo, quindi dobbiamo lavorare con i tecnici di Asl e Arpal per trovare una giusta progettazione per la demolizione della pila 8 che metta insieme tutte le misure che servono per garantire l’incolumità dei cittadini e degli operatori del cantiere». Così il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione Marco Bucci conferma lo stand-by imposto dalla commissione esplosivi per l’abbattimento della pila 8 di ponte Morandi con microcariche di dinamite. Confermata anche da Bucci la presenza di amianto, anche se in tracce minime, sotto la soglia di allerta e sotto forma di amianto naturale e non artificiale ma sufficiente a far scattare una sorta di cautela extra. Su 40 campioni di calcestruzzo esaminati, l’amianto sarebbe risultato presente in 7. Nel caso l’ok della commissione esplosivi non dovesse arrivare neppure dopo la presentazione di un’integrazione al piano di prevenzione del rischio amianto da parte delle aziende coinvolte, il commissario conferma di avere un piano B che non preveda l’uso di dinamite anche se quella resta la strada preferenziale. «Possiamo avere un piano B o C per la pila 8 - continua Bucci - ma non ho alcun piano alternativo per le pile 10 e 11». Se il problema è l’amianto presente nella mescola del calcestruzzo con cui è stato costruito il viadotto, la questione dell’abbattimento si riproporrebbe per i due piloni dalla forma a v rovesciata, quelli che insistono sulle case, sul cantiere est. «Ma il ponte va abbattuto - sottolinea il sindaco - e quindi dobbiamo trovare una via che permetta di utilizzare l’esplosivo su tutte le pile senza rischi per la salute». Per ora la prima data utile per l’operazione rinviata è quella di sabato 16 marzo. «Abbiamo già modificato il project plan, ma dobbiamo cercare di non perdere la data del 31 marzo per l’inizio della ricostruzione».

| Foto: il sopralluogo nel cantiere per verificare la presenza di amianto |

L’inchiesta, altri 10 indagati tra Spea e Autostrade

Nuovi indagati per il crollo del ponte Morandi, il viadotto autostradale collassato lo scorso 14 agosto causando la morte di 43 persone. Gli uomini del primo gruppo della guardia di finanza stanno notificando in queste ore i nuovi avvisi di garanzia. Gli indagati, tra Spea e Autostrade, sono più di una decina. I nuovi indagati, tra cui anche dirigenti del ministero delle Infrastrutture, si aggiungono alle 21 persone fisiche già iscritte nel registro e alle due società, Autostrade e Spea. L’accusa è di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, attentato alla sicurezza dei trasporti, lesioni colpose. Secondo quanto appreso, le indagini si sarebbero spinte fino ai primi anni ‘90, da quando cioè venne eseguito il primo lavoro di retrofitting nella pila 11. Secondo l’accusa, tutti sapevano che la struttura presentava avanzati stati di ammaloramento ma nessuno fece nulla. Non si intervenne dal 1992 fino al 2015, quando iniziarono gli studi sulle altre due pile per arrivare al progetto di retrofitting nel 2017 approvato definitivamente nel giugno 2018. I lavori sarebbero dovuti partire tra la fine del 2018 e la primavera del 2019.

Atlantia, dal crollod el Morandi un impatto di 371 milioni di euro sull’utile

Gli oneri e gli accantonamenti connessi alla demolizione e al ripristino del viadotto Polcevera di Genova, crollato in data 14 agosto 2018, nonchè il complesso degli altri interventi relativi, incidono sul Mol di Atlantia per 513 milioni e per 371 milioni sull’utile. Il dato è contenuto nella nota che accompagna i conti 2018 del gruppo. La tragedia «ha comportato minori ricavi da pedaggio, oneri e accantonamenti connessi alla demolizione e al ripristino del viadotto (con espropri e indennizzi), ai risarcimenti agli eredi delle vittime e ai feriti, alle spese legali e ai contributi di prime necessità con un impatto complessivo, al netto del relativo effetto fiscale, sull’utile dell’esercizio pari a circa 371 milioni di euro (366 milioni senza l’effetto netto dell’esenzione del pedaggio sull’area genovese)», spiega la nota.

Castellucci (Autostrade): «L’esito della revoca della concessione ad Aspi non prima di settembre»

L’esito della procedura di revoca della concessione di Aspi, avviata dal Ministero delle infrastrutture e trasporti dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova, non arriverà prima di settembre. Lo ha detto l’a.d. di Atlantia Giovanni Castellucci in conference call con gli analisti sui risultati del 2018. «Ci sono delle procedure aperte con il Ministero. A settembre-ottobre nel mio primo incontro con gli investitori» dopo il crollo, ha detto Castellucci, «ho detto apertamente che non mi aspettavo l’esito prima di un anno. È una procedura che richiede discussioni e controlli. Sono ancora convinto che quello che ho detto a settembre sia ancora valido», servirà un anno da settembre.

Rischio amianto, sopralluogo nel cantiere del ponte Morandi

La demolizione della torre con 250 microcariche, che avrebbe dovuto fare crollare la struttura su se stessa in un paio di secondi, era prevista a partire dalle 10.50 di sabato 9 marzo.
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Re: Ponte di Genova come la diga del Vajont

Messaggioda Berto » gio mar 28, 2019 11:50 pm

Morandi, "dopo crollo report falsi su altri 5 ponti": indagati l'ex numero uno delle manutenzioni di Autostrade e l'ad di Spea
27 Marzo 2019

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/0 ... AMT600uVBE

L’ex responsabile nazionale delle manutenzioni di Autostrade e l’amministratore delegato di Spea sono indagati nell’inchiesta-bis, aperta dopo il crollo del ponte Morandi, per i falsi report su cinque viadotti autostradali. Michele Donferri Mitelli, da poco trasferito ad altro incarico, e Antonio Galatà, il numero uno della società controllata del gruppo Atlantia che si occupa delle manutenzioni, sono accusati di falso. Secondo la procura di Genova, i manager ai vertici delle due società erano a conoscenza della presunta falsificazione, avvenuta dopo il collasso del Morandi, dei report sullo stato di salute di alrti ponti.

I loro nomi si aggiungono a quelli di 10 tecnici di Autostrade e di Spea già iscritti nel registro degli indagati dopo gli accertamenti della Guardia di finanza sui risultati ‘edulcorati’, secondo gli investigatori, di alcune ispezioni su cinque ponti nel corso delle quali sarebbero stati riscontrati ammaloramenti in piloni e solette. Per l’accusa, in certi casi, i report erano quasi routinari e quindi non corrispondenti al vero stato dei viadotti Paolillo sulla Napoli-Canosa in Puglia, il Pecetti e il Sei Luci a Genova, il Moro vicino a Pescara e il Gargassa a Rossiglione. Con i nomi di Donferri Mitelli e Galatà, insomma, l’inchiesta fa un salto di qualità arrivando nelle stanze dei manager di Autostrade e Spea.

La circostanza era emersa nel corso degli interrogatori dei testimoni durante le indagini sul crollo di ponte Morandi. In particolare i tecnici di Spea avevano raccontato agli inquirenti che i report “talvolta erano stati cambiati dopo le riunioni con il supervisore Maurizio Ceneri (ingegnere di Spea) mentre in altri casi era stato Ceneri stesso a modificarli senza consultarsi con gli altri”.

Alla luce delle relazioni acquisite negli scorsi mesi e delle dichiarazioni rese da testimoni e indagati nel filone sul crollo del ponte Morandi, collassato il 14 agosto 2018 provocando 43 morti, la procura di Genova aveva inoltre allertato il ministero delle Infrastrutture su cinque ponti proprio per fare avviare accertamenti. A supporto delle indagini, ci sono anche alcune intercettazioni telefoniche pubblicate da Il Fatto Quotidiano lo scorso 9 marzo.

A quanto emerge dai colloqui telefonici tra i tecnici è il dirigente di Autostrade Gianni Marrone (indagato per falso), direttore del tronco pugliese già condannato in primo grado per i 40 morti sul bus precipitato dal viadotto Acqualonga di Monteforte Irpino, a volere a tutti i costi correggere le relazioni tecniche sul Paolillo sulle discrepanze tra il progetto del ponte e la sua effettiva realizzazione. Per il ministro Danilo Toninelli, il filone d’inchiesta sui presunti falsi report “sta prendendo una piega che insieme mi preoccupa e mi fa arrabbiare”. Se le ipotesi accusatorie fossero confermate, afferma il titolare delle Infrastrutture, “saremmo di fronte a uno scenario gravissimo”.

In un lungo post su Facebook, Toninelli aggiunge: “Ho deciso di cambiare alla radice lo stato di cose che l’inchiesta fotografa. Sono ripresi i controlli effettivi sulla sicurezza delle autostrade, lo dimostrano le prove di carico sulla A24 che vi abbiamo raccontato, e si inizia a valutare nel merito la sorveglianza e i calcoli sulla stabilità effettuati dai concessionari. Non mi fido più solo delle carte, come è avvenuto per troppo tempo”. Purtroppo, prosegue il responsabile del Mit, “questa inchiesta sembra confermare che il mio non è mai stato allarmismo, ma una decisiva presa di coscienza sulle lacune nel sistema dei controlli, lacune che ho ereditato e che stiamo colmando”.
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Re: Ponte di Genova come la diga del Vajont

Messaggioda Berto » ven set 13, 2019 8:34 pm

AMP :: Ponte Morandi, 'rapporti falsificati': arresti e perquisizioni

https://www-adnkronos-com.cdn.ampprojec ... dmEIBbqQXA

Nove misure cautelari nei confronti di dirigenti e tecnici di Autostrade per l’Italia s.p.a. e Spea Engineering s.p.a. sono state eseguite dai militari della Guardia di Finanza di Genova coordinati dalla locale Procura della Repubblica. Si tratta di tre arresti domiciliari e sei misure interdittive dal pubblico servizio e dal divieto temporaneo di esercitare attività professionali a favore di soggetti pubblici o privati, con contestuali perquisizioni negli uffici delle persone colpite.

L’attività scaturisce dall’inchiesta sul crollo del Ponte Morandi del 14 agosto 2018, nell’ambito della quale sono emersi numerosi elementi indiziari in ordine ad una presunta attività di falso, relativa alle relazioni concernenti le condizioni e le criticità di ulteriori viadotti autostradali, per le quali la Procura di Genova ha aperto un nuovo procedimento penale, nei confronti di dirigenti e tecnici appartenenti ad Autostrade per l’Italia S.p.A. e Spea Engineering S.p.a..

Gli approfondimenti effettuati hanno fatto emergere gravi indizi di colpevolezza in ordine ad atti pubblici redatti da pubblici ufficiali ed afferenti alle attività di controllo sui viadotti Pecetti (A26) e Paolillo (A16), reiterati anche successivamente al crollo del Ponte Morandi, per i quali sono state emesse le ordinanze di oggi.

In alcuni casi, sono emerse falsificazioni e omissioni concordate, finalizzate ad occultare agli ispettori del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti elementi rilevanti sulla condizione dei manufatti ed il loro stato di conservazione, in occasioni di attività ispettive e nell’ambito della vigilanza ministeriale, che avrebbero comportato una verifica globale dell’opera ed altre misure precauzionali.

Cinque dei 9 indagati, in particolare, - Maurizio Ceneri, responsabile del Cnd di Spea Engineering, Gaetano Di Mundo, responsabile Utsa Spea 8 tronco Bari, Francesco D'Antona, dipendente Utsa Bari, Luigi Vastola, responsabile operativo direzione 8 tronco aspi e Gianni Marrone, direttore 8 tronco Asoi - "attestavano falsamente nella relazione relativa agli accertamenti svolti sulle condizioni di sicurezza del viadotto Paolillo quanto accertato in relazione alle condizioni del viadotto indicato omettendo elementi rilevanti per la valutazione della sicurezza strutturale e per il mantenimento della circolazione stradale". In particolare - si legge ancora - omettevano di riferire nell'atto di avere accertato che la realizzazione del viadotto era avvenuta in modo difforme dal progetto esecutivo, dalle relazioni di calcolo a quanto allegate e dalla contabilità finale dei lavori e che pertanto tali documenti nulla potevano garantire in ordine alla sicurezza statica del manufatto".

L'INTERCETTAZIONE - "Più andiamo oltre e più rosicchiamo i margini di sicurezza... quindi... non ci possiamo più permettere di avere aleatorietà... soprattutto perché siamo tutti consapevoli che nessuno ha fatto la tac a quel viadotto...- E' un viadotto che ha delle problematiche... alcune sono manifestate... noi lo abbiamo preso in conto... ma ce ne saranno delle altre...". Così Andrea Indovino, addetto all'ufficio Controlli Strutturali di Spea Engineering, al telefono con la responsabile della sorveglianza del'Utsa di Genova in una intercettazione riportata nell'ordinanza del Gip Angela Maria Nutini. E ancora, aggiunge che "Ferretti (Torricelli Lucio, responsabile della Direzione Opere d'arte di Spea Engineering, ndr) gli ha detto di rimandare tutto al mittente (Autostrade) e che non l'hanno fatto - scrive il giudice - solo perchè il mittente che c'è dietro è 'pesante': Io gli ho fatto presente - dice Indovino - Guarda che dietro c'ho un mittente pesante...'".
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Re: Ponte di Genova come la diga del Vajont

Messaggioda Berto » sab nov 23, 2019 10:19 am

Ponte Morandi, il Mit sapeva del rischio crollo già nel 2015
Gianni Carotenuto - Gio, 21/11/2019

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... e7DY3BmOFQ

Un documento sequestrato dalla Gdf nelle sedi di Atlantia e Autostrade svela che il Ministero delle Infrastrutture sapeva del rischio crollo di ponte Morandi già nel 2015. Un rappresentante del Mit partecipò a una riunione del Cda di Autostrade

Un documento risalente al 2014 parlava del rischio crollo di ponte Morandi. Documento di cui il Mit (Ministero delle Infrastrutture) era venuto a conoscenza nel 2015, tre anni prima che il viadotto sul Polcevera crollasse - era il 14 agosto 2018 - provocando 43 morti.

Il documento, riferisce Repubblica, finora segreto, è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza nelle sedi di Autostrade per l'Italia (Aspi) e Atlantia (la holding del gruppo Autostrade). Ma, ed è questa la cosa più grave, alle sedute del cda di Aspi in cui tale documento era stato reso noto aveva partecipato anche un rappresentante del Mit, membro del Collegio sindacale. Proprio questo organo, con il cda, aveva condiviso "l'indirizzo di rischio basso" per il ponte Morandi.

Aspi, in una nota, precisa: "La società non è in alcun modo disponibile ad accettare rischi operativi sulle infrastrutture. Di conseguenza, l’indirizzo del cda alle strutture operative è di presidiare e gestire sempre tale tipologia di rischio con il massimo rigore, adottando ogni opportuna cautela preventiva". Aggiungendo che "Per quanto riguarda l’area dei rischi operativi, nella quale rientrava anche la scheda del Morandi, il cda di Autostrade ha sempre espresso l’indirizzo di mantenere la propensione di rischio al livello più basso possibile". Dunque, per Aspi il rischio era solo teorico. Rischio evidentemente sottovalutato.

Anche dal Mit. La notizia del sequestro del documento scottante si è fatta sentire in Borsa, dove mercoledì il titolo di Atlantia ha perso il 2,22 per cento. Il sequestro risale allo scorso marzo, quando i finanzieri del Nucleo operativo metropolitano e del Primo gruppo genovese delle Fiamme Gialle avevano fatto visita alle sedi di Atlantia e Aspi alla ricerca di carte e documenti che provassero eventuali responsabilità delle due società sul crollo del viadotto. In quella occasione la Gdf aveva portato via, oltre al documento di cui ha dato conto Repubblica, anche altre relazioni tecniche a corredo del "catalogo del rischio". Relazioni in cui gli ingegneri si dicevano preoccupati per la stabilità del ponte, essendo impossibile monitorare gli stralli e i cassoni del Morandi.

Il documento era stato vagliato nel 2015 dai cda di Aspi e Atlantia. Nello stesso periodo, era stato presentato il progetto di consolidamento delle due pile del viadotto ritenute più a rischio: 9 (quella crollata) e 10. Due anni dopo, però, si verificano due importanti variazioni. La prima, il passaggio delle responsabilità sul ponte dalle Manutenzioni dirette da Michele Donferri Mitelli alla Direzione di tronco di Genova, guidata da Stefano Marigliani (entrambi indagati). La seconda, la sostituzione nel "catalogo del rischio" del concetto di "crollo" con quello, più blando, di "perdita di staticità". Perché è stato fatto? È la domanda che la procura di Genova, responsabile dell'inchiesta sul crollo del Morandi, ha fatto a Donferri Mitelli e Marigliani. I due, però, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.


Le ultime novità sul nuovo viadotto

Nel frattempo, i lavori di ricostruzione del ponte vanno avanti senza sosta da aprile. L'obiettivo è di terminarli entro giugno 2020, con l'apertura del nuovo viadotto al traffico prevista nel 2021. Questa settimana, però, nel cantiere sul Polcevera si è verificato un incidente. Una gru si è inclinata con un bilancio di 3 feriti tra gli operai, nessuno dei quali, fortunatamente, in modo grave.
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Re: Ponte di Genova come la diga del Vajont

Messaggioda Berto » dom giu 28, 2020 8:56 am

Autostrade, la lettera di Benetton: “Non cerco scusanti, ma stop alla campagna d’odio di Di Maio”
1 dicembre 2019

https://www.fanpage.it/politica/autostr ... i-di-maio/

Luciano Benetton, fondatore del gruppo industriale che controlla anche la società Atlantia, ha inviato una lettera ad alcuni quotidiani per fare il punto sulla vicenda di Autostrade. Più precisamente, per prenderne le distanze:"Trovo necessario fare chiarezza su un grande equivoco, nessun componente la famiglia Benetton ha mai gestito Autostrade. La famiglia Benetton è azionista al 30 per cento di Atlantia che a sua volta controlla la società Autostrade. Atlantia è una azienda quotata in borsa che ha il 70 per cento di azionisti terzi nazionali e internazionali, tra cui sono presenti importanti fondi sovrani e investitori a lungo termine, che nulla hanno a che vedere con la famiglia Benetton", scrive.

E aggiunge: "Le notizie di questi giorni su omessi controlli, su sensori guasti non rinnovati o falsi report, ci colpiscono e sorprendono in modo grave, allo stesso modo in cui colpiscono e sorprendono l’opinione pubblica. Ci sentiamo feriti come cittadini, come imprenditori e come azionisti. Come famiglia Benetton ci riteniamo parte lesa. Di sicuro ci assumiamo la responsabilità di aver contribuito ad avvallare la definizione di un management che si è dimostrato non idoneo, un management che ha avuto pieni poteri e la totale fiducia degli azionisti e di mio fratello Gilberto che per come era abituato a lavorare, di sicuro ha posto la sicurezza e la reputazione dell’azienda davanti a qualunque altro obiettivo. Sognava che saremmo stati i migliori nelle infrastrutture".

"La campagna d'odio contro la nostra famiglia è inaccettabile"

L'imprenditore quindi afferma di non cercare scusanti per le responsabilità di Autostrade, ma punta il dito contro gli insulti ricevuti dalla famiglia. In particolare contro l'atteggiamento del leader pentastellato Luigi Di Maio, che dalla tragedia del ponte Morandi continua a chiedere a gran voce la revoca delle concessioni autostradali alla società. "Non cerco indulgenza per Autostrade, chi ha sbagliato deve pagare, ma quello che trovo inaccettabile, è la campagna di odio scatenata contro la nostra famiglia, con accuse arrivate da subito e che continuano tutt’ora con veemenza da parte di esponenti del governo, come l’onorevole Di Maio, che addita la famiglia come fosse collusa nell’aver deciso scientemente di risparmiare sugli investimenti in manutenzioni. In pratica come fosse malavitosa. Questo è inaccettabile, chi ci conosce sa come lavoriamo, basta guardare i risultati ottenuti con Autogrill o l’aeroporto di Roma, due realtà che sono diventate leader a livello internazionale. Siamo azionisti di lungo periodo che si sono sempre posti come obiettivo la crescita del valore delle aziende tenuto conto dell’interesse di tutti, utenti, clienti, lavoratori, investitori e azionisti. Non cerco giustificazioni, da quanto sembra l’organizzazione di Autostrade si è dimostrata non all’altezza, non è stato mantenuto il controllo necessario su tutti i settori di un sistema così complesso. Una struttura è fatta di uomini e qualche mela marcia può celarsi dappertutto. Leggere di intercettazioni tra tecnici che falsificano delle relazioni è inconcepibile, a chi giova mettere a rischio le strutture? A chi? Per risparmiare cosa? Quando il rischio è tale che qualsiasi risparmio ne verrebbe annientato, come dimostra il caso del ponte Morandi. È una domanda a cui non riesco a rispondere".

Luciano Benetton conclude augurandosi che la giustizia faccia il suo corso: "Nel frattempo mi appello alle istituzioni e ai media affinché trovino il giusto linguaggio per trattare questi argomenti, la scelta del capro espiatorio da linciare sulla pubblica piazza è la più semplice ma anche la più rischiosa. Chi come noi fa impresa e ha la responsabilità di decine di migliaia di dipendenti si aspetta serietà, soprattutto dalle istituzioni, serietà non indulgenza".


M5S vs. Benetton

In questi giorni Di Maio è tornato ad attaccare i Benetton sulla questione delle concessioni autostradali: "Quando abbiamo detto tagliamo i contratti autostradali ai Benetton ci siamo ritrovati tutto un sistema che diceva che noi eravamo populisti. Quello che sta succedendo in questo giorni sta dimostrando che avevamo ragione. E nel precedente Governo ci avevamo provato, ma la Lega si è sempre opposta a far cadere i contratti di concessione autostradale ai Benetton".

E chiama in causa anche Beppe Grillo: "Sulla revoca della concessione ad Autostrade non faremo un passo indietro. Tutto il MoVimento 5 Stelle, da me a Beppe Grillo ad ogni singolo eletto e attivista, è deteterminato in questa battaglia. Sono morte 43 persone perché un ponte da un momento all’altro gli è crollato sotto i piedi. Le loro famiglie ancora stanno piangendo. Chiedono giustizia. Noi gliela daremo. Costi quel che costi".

Anche il fondatore del Movimento, Beppe Grillo, infatti, ha commentato la questione rilanciando un post sulle sue pagine social che racconta "la storia della concessione autostradale ottenuta dai Benetton più di 20 anni fa": una ricostruzione dei fatti targata M5s con cui i pentastellati tornano a chiedere la revoca delle concessioni. Grillo parla di una "concessione a condizioni di favore senza eguali" e chiede ai suoi seguaci di condividere il più possibile. "È tempo di cambiare", conclude Grillo.
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Re: Ponte di Genova come la diga del Vajont

Messaggioda Berto » dom giu 28, 2020 8:57 am

Ricostruzione Ponte Morandi, possibili profili di incostituzionalità del decreto: deciderà la Consulta 6 dicembre 2019

https://www.lastampa.it/cronaca/2019/12 ... kEOwuSgLg8

GENOVA. Il Tar della Liguria ha deciso di trasmettere alla Corte Costituzionale il quesito di Autostrade contro il decreto Genova che l'ha estromessa dalla demolizione e ricostruzione di ponte Morandi.

Nell'attesa ha sospeso il giudizio sul ricorso di Aspi sull'annullamento del decreto stesso. Lo hanno deciso i giudici del Tar regionale secondo quanto emerge dalle ordinanze depositate questa mattina.

I giudici amministrativi hanno rilevato profili di incostituzionalità. Aspi aveva rinunciato a bloccare i lavori.

Nel dettaglio sono state depositate oggi cinque ordinanze emesse dal Tar della Liguria nei giudizi proposti da Autostrade per l'Italia e da Pavimental per l'annullamento degli atti relativi all'intervento di ricostruzione del viadotto sul Polcevera crollato il 14 agosto 2018. Il Tar ha sospeso i giudizi e trasmesso gli atti alla Corte costituzionale.

Ponte Morandi: le immagini mai viste, desecretate dalla Procura di Genova

I giudici amministrativi hanno ritenuto rilevanti e non manifestamente infondate alcune questioni di legittimità costituzionale sollevate dalle parti ricorrenti sul "decreto Genova" (convertito dalla legge n. 130/2018) che hanno escluso Autostrade, quale concessionaria della tratta autostradale, dallo svolgimento delle attività di ricostruzione del Ponte. Il decreto aveva affidato al commissario straordinario la realizzazione dei lavori con spese a carico del concessionario.

Nelle ordinanze pubblicate che «pur non potendosi ritenere che la "legge-provvedimento" sia di per sé incompatibile con l'assetto dei poteri stabilito dalla Costituzione, essa deve osservare limiti generali, tra cui il principio di ragionevolezza e non arbitrarietà». Sull'applicazione di questi principi la Corte è stata chiamata a pronunciarsi.

La rimessione della questione alla Corte costituzionale non ha alcun effetto sospensivo sui lavori attualmente in corso per la ricostruzione del ponte.

«Il decreto basato su responsabilità di Aspi non provate»
Il decreto Genova, poi trasformato in legge, presenta profili di illegittimità costituzionale anche perché basato su «una meramente potenziale, perché non accertata, nemmeno in via latamente indiziaria, responsabilità di Aspi nella causazione» del crollo del Morandi. Lo scrivono i giudici del Tar Liguria nelle motivazioni con cui hanno rinviato alla Corte costituzionale il ricorso di Aspi.

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Dire che «Aspi è responsabile dell'evento - continuano i giudici - non potrebbe costituire ragione giustificativa del decreto legge perché si tratta di una valutazione che risulta essere stata adottata senza garanzie procedimentali, senza istruttoria adeguata a fare emergere anche solo elementi indiziari di responsabilità». «L'esclusione assoluta di Aspi dall'esecuzione di qualsiasi attività, essendo fondata sul solo "sospetto" di una possibile responsabilità della concessionaria, viola il principio di proporzionalità e ragionevolezza».

«Diritto di Aspi all'adempimento di quanto previsto dalla concessione»
Secondo il Tar, si legge nella sentenza in cui ha deciso il rinvio alla Consulta dei ricorsi di Aspi sul "decreto Genova" che ha escluso la concessionaria dalla demolizione e ricostruzione, «emerge un diritto» in capo ad Autostrade al proprio «corretto adempimento» di quanto previsto dalla concessione, oltre all'obbligo «di "mantenimento della funzionalità" delle infrastrutture concesse attraverso la manutenzione e la riparazione tempestiva delle stesse» di tutta l'infrastruttura e non solo del viadotto sul Polcevera. «Pare al collegio che l'interesse di Aspi all'impugnativa sussista atteso che con norme giuridiche puntuali, specifiche e indirizzate ad incidere sulla propria sfera giuridica il legislatore risulta aver alterato il complesso di diritti ed obblighiattribuiti alla ricorrente» dalla convenzione unica.

Cronaca di un disastro annunciato: tutti gli allarmi inascoltati sul ponte

«Nel Decreto Genova non ben motivata l'esclusione di Aspi»

Nel rinviare il ricorso di Aspi alla Corte Costituzionale il Tar della Liguria segnala tra l'altro che «il legislatore non pare avere adeguatamente assolto» all'«onere motivazionale con conseguente possibile violazione degli articoli 3 e 97 della Costituzione». Il legislatore, segnala il Tar, è intervenuto «nell'ambito del rapporto convenzionale», ovvero nella concessione di cui Aspi è ancora parte, «incidendo autoritativamente sull'obbligo/diritto di quest'ultima di porre in essere qualunque attività relativa alla demolizione e ricostruzione» del Morandi, ed escludendo Autostrade «dalla possibilità di partecipare alle gare per gli affidamenti delle opere e servizi», imponendo anche prestazioni patrimoniali. «Se, in via astratta, tale soluzione estrema non possa ritenersi inammissibile, proprio in considerazione della estesa e incisiva portata degli effetti, la stessa deve essere sostenuta da una giustificazione non irragionevole o illogica e puntualmente motivata».

«I criteri con cui sono stati stabiliti i costi a carico di Aspi sono indeterminati»
I criteri con cui sono stati stabiliti i costi a carico di Aspi sono «indeterminati e non pertinenti». Lo scrivono i giudici del Tar ligure nelle motivazioni con cui ha rinviato il ricorso di Aspi contro il decreto Genova alla Corte costituzionale. «Non è dato comprendere con precisione - si legge - sulla scorta di quali parametri economici sono state determinate le indennità per metro quadro. Dall'altro, sono indeterminati e non pertinenti con lo specifico valore dell'immobile i parametri relativi alle spese per gli acquisiti degli arredi e di ogni altra spesa accessoria per la ricollocazione abitativa». In altro passaggio della sentenza si ricorda tra l'altro che ad Aspi è stato chiesto un pagamenti a fine 2018 pari a 449,86 milioni di euro con la precisazione che «con successive intese si potranno definire le forme di disamina e rendicontazione dei fondi richiesti», salvo conguaglio.
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