Parassitismo economico italico-romano

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Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 8:09 pm

Parassitismo economico italico-romano
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Stato, parastato, monopoli, oliogopoli, apparati, caste, Roma, Torino, il meridione, Coop, Alitalia, Fiat, Chiesa Cattolica, ..., banche, mafie e zingari, clandestini-migranti-finti profughi e profughi, ...
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Re: Parassitismo economico italico-romano

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 8:11 pm

I primati dello stato italiano e dell'Italia in Europa e nel mondo
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Ha il debito più alto dell'occidente dopo quello greco, ha il maggior numero di poveri e di disoccupati dell'occidente, dopo i paesi dell'est e della Grecia; il più alto numero di parassiti, di ladri, di mafiosi e di privilegiati di tutto l'occidente.


Povertà
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Re: Parassitismo economico italico-romano

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 8:11 pm

Mafie e briganti terronici
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Re: Parassitismo economico italico-romano

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 8:11 pm

Il sud della penisola italica - i meridionali
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Re: Parassitismo economico italico-romano

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 8:12 pm

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Re: Parassitismo economico italico-romano

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 8:13 pm

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Re: Parassitismo economico italico-romano

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 8:13 pm

ATAC romana


A un passo dal crac. Il dg di Atac lancia l'allarme: "Siamo schiacciati dai debiti, c'è gente che lavora 3 ore"
Bruno Rota al Corriere e al Fatto: "Faccio fatica a pagare gli stipendi, i sindacalisti vanno in tv senza sapere nulla di sicurezza"
27/07/2017
http://www.huffingtonpost.it/2017/07/27 ... a_23050368

"In questi mesi ho preso progressivamente atto di una situazione dell'azienda assai pesantemente compromessa e minata, in ogni possibilità di rilancio organizzativo e industriale, da un debito enorme accumulato negli anni scorsi, il tempo è finito, è il momento di dire la verità". È l'allarme lanciato da Bruno Rota, direttore generale dell'Atac, l'azienda municipalizzata di trasporto pubblico di Roma, intervistato dal Corriere della Sera e dal Fatto quotidiano.

La stabilizzazione del debito negli ultimi 12 mesi, spiega al quotidiano di via Solferino, "purtroppo conta poco", quando hai 1.350 milioni di debito sedimentato nel tempo, non hai risolto il problema quando non sale". Ormai, aggiunge, "l'effetto combinato dell'anzianità del parco mezzi e l'impossibilità di fare interventi di manutenzione, dato che non si trovano fornitori disposti a darci credito, fa sì che non si riesca a far fronte alle esigenze di normale funzionamento".

Aggiunge Rota al Corriere:

"Il personale di linea continua a timbrare poco e male. Per questo insisto che bisogna iniziare a rispettare le regole, sono anni che non lo si fa. Si parla di turni massacranti e c'è gente che non arriva a tre ore effettive di guida, quando le fanno. Bisogna che si prenda coscienza anche di questi problemi. Non si timbra malgrado le regole dicano altrimenti, e si prendono salari su orari di lavoro presunti. È intollerabile sia nei confronti di chi fa il proprio mestiere, sia di coloro che un lavoro non riescono ad averlo".

Rota afferma che fa fatica anche a pagare gli stipendi: "Anche questo mese ce la facciamo ricorrendo a misure eccezionali e chiedendo un impegno straordinario al Comune di Roma, che però non è ripetibile all'infinito. Sono misure tampone". Altro tema, sottolinea, "non è ridurre il numero dei dipendenti", anzi, "i dipendenti in un certo senso mancano, visti i tassi di assenteismo consolidati nel tempo", così si fa anche "fatica a coprire i turni".

Sempre al Corsera, Rota parla dell'atteggiamento dei sindacati:

"I sindacati rappresentativi li ho incontrati tutti. Per la verità qui si presentano come rappresentanti delle posizioni del sindacato gente che ha trecento iscritti su undicimila dipendenti. Gente che va in tivù a spiegare come funzionano i sistemi di sicurezza dei mezzi senza saperne nulla".

L'azienda, sottolinea Rota al Fatto Quotidiano, "è in stato di dissesto conclamato". "Oltretutto in queste condizioni ci sono anche chiari obblighi di legge: se non riesce a far fronte ai propri impegni, noi abbiamo l'obbligo di ufficializzare questa situazione". "Bisogna ristrutturare il debito. La legge fornisce diversi strumenti". "Rimpiango tantissimo Milano e Atm", conclude. "Mi manca il clima di verità in cui sono sempre avvenuti anche i confronti più aspri, per esempio con le forze sindacali. E mi manca la 'squadra' di colleghi". "Qui a Roma, vincoli legislativi e la situazione aziendale rendono quasi impossibile rafforzare la squadra".



Roma, su 13mila dipendenti Atac ogni giorno assenti in 1.600: record autisti
Erika Dellapasqua
31 marzo 2018

http://roma.corriere.it/notizie/cronaca ... 3ddb.shtml

Ben stabile e anzi in crescita, rispetto ai primi due trimestri del 2017, il tasso di assenteismo dei dipendenti Atac: 12,82% ovvero, in pratica, ogni giorno non si presentano in 1.600 (sul totale di circa 13 mila lavoratori).

Numeri incredibili per un’azienda ciclicamente a rischio fallimento e adesso «in mano» ai giudici che già pochi giorni fa, analizzando l’unico piano di salvataggio studiato dai tecnici, hanno avvertito sia i vertici sia il Campidoglio - progetti generici, perizie superficiali, attestazioni lacunose - concedendo tempo fino al 30 maggio. Questo è il contesto esterno. Mentre all’interno, dentro Atac, pur tra mille scioperi e la preoccupazione reale che, alla fine, qualcosa vada davvero storto e che si precipiti verso una situazione ancora più disastrosa di quella attuale, ecco dentro Atac questo senso di «urgenza» non si percepisce: il tasso di assenteismo resta stabile e così, a ricasco, anche la produttività e il chilometraggio ne risentono.

La premessa che, davanti ai dati, vogliono condividere alcuni sindacalisti riguarda i nuovi turni voluti dall’azienda proprio per incrementare la produttività: due ore di lavoro in più, piano piano la novità sta riguardando tutte le rimesse perciò, dicono, al netto delle polemiche (a Milano nello stesso periodo gli assenti sono l’8,87%) gli sforzi non mancano.

I numeri, però, restano immediati e rivelatori anche perché, come detto, in alcuni settori - incredibilmente il servizio bus e metro - peggiorano rispetto all’inizio dell’anno.

Il totale degli assenti secondo il report di Atac è del 12,82%, nel dettaglio: 5,75% per malattia, 0,96% per infortunio, 1,11% per congedi parentali, 0,71% per maternità, 2,91% per la legge 104 sull’assistenza retribuita ai parenti e infine un residuale 1,39% per «altri motivi». Restano escluse da questi calcoli, e dunque in termini assoluti il dato sulle assenze sarebbe ancora più alto, tutte le ferie. In effetti, a proposito di ferie, il picco negativo si è registrato proprio nei mesi caldi, tra luglio e settembre, quando la percentuale complessiva di assenti ha toccato il 13,51%. «Periodo non indicativo», alzano gli occhi i detrattori, «il paragone va fatto su tutto l’anno: il dato è in crescita». Sì, tendenzialmente aumenta: 12,12% nel primo trimestre 2017, 11,63 nel secondo e poi appunto 13,51 durante l’estate e 12,82 tra ottobre e dicembre. Queste ultime assenze così ripartite: 6,61% di quadri, di fatto i più presenti, poi operai metro e di superficie (8,55% e 11,41%), impiegati (11,78%), lavoratori del servizio di superficie (12,46%) e della metropolitana (14,93%), addetti ai servizi ausiliari (16,99%) e al supporto di esercizio (18,6%). Vette, quelle dei conducenti dei bus e della metro, raggiunte anche nei mesi precedenti.

In questo quadro, Atac è ancora alla ricerca del capo del personale: ieri è stata ufficializzata la commissione giudicatrice, adesso si aspetta la nuova nomina.
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Re: Parassitismo economico italico-romano

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 8:14 pm

AMA
https://it.wikipedia.org/wiki/AMA_Roma
AMA Roma S.p.A. è una società italiana che opera nel settore dei servizi ambientali in particolare è la public utility del Comune di Roma che ne detiene l’intero capitale sociale per la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, per l'espletamento dei servizi cimiteriali e per il mantenimento del decoro urbano (pulizia delle strade, dei bagni pubblici, disinfestazioni, cancellazione delle scritte vandaliche ecc.), operando anche conto terzi.


Ama, bilancio in profondo rosso e adesso rischia il fallimento
di Laura Serloni
22 novembre 2008

http://roma.repubblica.it/dettaglio/ama ... to/1550321

Dovevano arrivare multe a chi lascia il sacchetto nelle ore e nei luoghi sbagliati, a chi porta a spasso il cagnolino dimenticandone traccia sul marciapiedi; dovevano arrivare i netturbini sotto casa a raccogliere la differenziata porta a porta, e squadre ad alta tecnologia a spazzare, pulire e igienizzare strade e muri. Invece è rimasta solo Lei, sua maestà la "monnezza". Come sempre puntuale, come al solito invadente. L´ultimo esempio di incuria resistente a tutto, insensibile e alle richieste più accorate e alle pubbliche denunce, è lo spartitraffico di via Palmiro Togliatti, presunto gioiello nato un anno fa per riqualificare una strada difficile e seppellito oggi da immondizia e proteste. Erba incolta, una scia interminabile di sporcizia lasciata lì a riposare in pace e ad alimentare il degrado. Due mesi fa lo denunciò un articolo su Repubblica, ieri un servizio del Tg3 ha dimostrato che nulla è cambiato.

E nulla cambia anche nel resto della Capitale, nord o sud poco importa. Il degrado e l´immondizia hanno la meglio ovunque: dalle discariche della Salaria alle siringhe e agli assorbenti della pineta delle Acque Rosse a Ostia, lo spettacolo è comunque inverecondo. Si lamentano le mamme che accompagnano i bimbi nei parchi cittadini, da villa Borghese a villa Sciarra o al Nomentano, ma anche i romani diligenti che provano a portare il sacchetto con i cocci di vetro e la plastica nei cassonetti della differenziata e li trovano inesorabilmente colmi. Anzi stracolmi. Montagne di spazzatura si accumulano dentro, sopra e accanto a cassonetti che nessuno sembra mai svuotare per tempo, e se hai la ventura di passeggiare in centro o a Trastevere dopo la chiusura dei negozi devi fare lo slalom tra i sacchetti che spesso ritroverai ancora lì la mattina, quando esci da casa per andare al lavoro o a scuola.

Fai due passi nel cuore di Roma, sali sul Monte Caprino e tra le vestigia antiche ti fai un´idea immediata di come non debba essere una capitale pulita. Le denunce e le proteste, le telefonate di sdegno e le "lettere al direttore" dei quotidiani sedimentano giorno dopo giorno raccontando una città sempre più zozza, sempre più incapace di difendersi dall´inciviltà dei suoi peggiori inquilini e più incerta nell´assecondare chi fa inutilmente di tutto per contribuire al decoro scontrandosi con cassonetti rotti e pieni, differenziata ritardataria o inesistente, lavastrade introvabili.

In periferia la scena non cambia: in via Tor de Schiavi cartacce e pacchetti di sigarette non danno tregua all´asfalto e i residenti della zona sono rassegnati a veder «spazzare le strade della zona ogni sei mesi, quando va bene». A Tor Bella Monaca e a Tor Pignattara, sulla Prenestina e sulla Casilina, a Boccea e in via della Pisana le proteste e l´immondizia si fondono in un patchwork di insopportabile degrado.

Il bilancio dell´Ama? È da libri in tribunale. La situazione finanziaria dell´azienda della pulizia e dello smaltimenti rifiuti è più che a un passo dal collasso. Ha azzerato il capitale sociale, contravvenendo a precise norme legislative. Inoltre ha un buco di 600 milioni di conti a breve, con debiti nei confronti di banche e fornitori e sulla voragine finanziaria paga 35 milioni di interessi l´anno. A partire da gennaio 2008 a oggi, dunque a cavallo delle due diverse amministrazioni Veltroni e Alemanno, la sua gestione arranca a colpi di anticipazioni di cassa del Campidoglio.

Erano 100 i milioni di euro stanziati lo scorso 28 gennaio col centrosinistra via via liquidati in diverse tranche fino a giugno anche dall´amministrazione Alemanno e tra agosto e settembre di milioni ne sono stati versati altri 50. E adesso si riparte con nuove anticipazioni. L´opposizione di centrosinistra lega il via libera a un nuovo finanziamento, pochi giorni fa, di 20 milioni di euro a una sorta di viatico nelle mani del nuovo presidente Ama, Franco Panzironi, fedelissimo del sindaco Alemanno, ma l´assessore al Bilancio Ezio Castiglione la spiega in maniera molto diversa: «Sono soldi più che necessari, servono a pagare gli stipendi dei dipendenti. Se non li versavamo, a fine mese le buste paga degli stipendiati dell´Ama restavano vuote. Ci potevano essere alternative?» scandisce l´assessore.

«Detto questo» aggiunge, «per l´organizzazione aziendale sono giorni cruciali». Da ieri infatti i vertici dell´Ama sono riuniti in assemblea in seconda convocazione per congedare il nuovo piano industriale, indispensabile per uscire dalla crisi. E solo dopo un´attenta analisi della nuova organizzazione e ottimizzazione dei servizi erogati dall´Ama, la giunta Alemanno verserà altri 70 milioni per ricostituire il capitale dell´azienda che deve provvedere alla pulizia della città. E l´ok all´ulteriore flusso potrebbe arrivare già da lunedì prossimo. Ma l´amministrazione di centrodestra, oltre ai finanziamenti, molto dovrà lavorare anche sul versante dell´evasione del pagamento della Tari, la tassa sui rifiuti, uno dei principali scogli delle amministrazioni che si sono succedute in Comune. Su un totale di 400 milioni di incasso presunto, ne mancano circa 70. Romani campioni di evasione, e sempre impuniti.

E dovrà mettere mano al parco mezzi dell´azienda che, soffocata dai debiti, con la quantità di rifiuti da raccogliere e «gestire» in continuo aumento e pressata anche dall´aumento della tariffa d´accesso in discarica, si ritrova con la metà dei suoi mezzi di raccolta e di servizio fermi perché guasti e priva di soldi per rimetterli in efficienza. Sullo sfondo anche la partita del gassificatore di Malagrotta, altra sfida milionaria legata alla gestione dei rifiuti della città.

Per ridurre l´inquinamento atmosferico, il sindaco Gianni Alemanno sta predisponendo un piano dettagliato. E annuncia: «Le strade della città saranno pulite con speciali solventi che riescono ad assorbire le polveri sottili, cioè quelle più dannose per la salute». Così dopo aver cancellato le domeniche ecologiche e aver ridotto la circolazione a targhe alterne solo in caso d´emergenza, ecco che il primo cittadino sta stilando un nuovo protocollo. «Stiamo anche preparando un documento con i vari ministeri per cercare di cambiare il metodo di riscaldamento negli edifici». Quindi addio ai classici termosifoni, si pensa a una soluzione che sia più rispettosa per l´ambiente.



Ama e Atac mettono in ginocchio Roma, tra debiti, scioperi e spese (il)legali
di Gianmaria Pica
2017/04/22

http://www.linkiesta.it/it/article/2017 ... lleg/33939

Roma, zona popolare della Montagnola, ore 13. L’autobus 160 che collega la periferia Sud della Capitale al centro storico, si ferma al capolinea. La sosta in Via Francesco Acri 40 è di circa 15 minuti. Il conducente spegne il motore, scende dal mezzo, tira fuori dal borsello un panino che mangia seduto su uno dei nove scalini di un vetusto edificio adiacente alla fermata dell’autobus. Quella struttura che cade a pezzi è una delle 97 sedi distaccate dell’Ama, l’azienda romana che si occupa della raccolta e gestione dei rifiuti capitolini. E questa è l’istantanea da cui partiamo: l’autobus dell’Atac - l’azienda municipale dei trasporti - fermo sotto il vecchio ufficio dell’Ama. Il costo storico di quel bus supera i 100mila euro, più o meno la stessa cifra che ogni anno Ama spende per affittare la decadente sede di Via Francesco Acri (104.250 euro).

Il Comune di Roma è come una grandissima famiglia. Sotto lo stesso tetto convivono figli e figliasti: tra Spa controllate, società partecipate con quote di minoranza e fondazioni sono ben 27 le aziende gestite dal Campidoglio. Il neoassessore alle Partecipate Massimo Colomban è pronto a tagliare almeno il 50 per cento di queste. Non verranno toccate Ama e Atac, società che dagli ultimi bilanci disponibili (approvati nell’estate 2016, ma relativi all’esercizio 2015) presentano conti drammatici.

Le due sorelle romane succhiano dalla lupa capitolina 2 miliardi di euro all’anno (602 milioni Atac e quasi 1,4 miliardi Ama) e danno lavoro a circa 20mila persone (11.857 dipendenti in Atac, 7.924 in Ama). Un bacino elettorale che fa gola a ogni sindaco o candidato alla guida capitolina. Lo sapeva bene l’ex primo cittadino Gianni Alemanno che non si era accorto della “parentopoli” che aveva portato sotto il suo mandato all’assunzione diretta in Ama e in Atac di centinaia di lavoratori senza i requisiti necessari. Lo sa anche l’attuale sindaco Virginia Raggi che ha deciso di pagare il conto elettorale e concedere premi ai dipendenti delle due sorelle: lo scorso mese sono stati distribuiti 1,8 milioni di euro tra i 52 dirigenti Atac ed è diventato operativo l’aumento salariale da 120 euro al mese per i quasi 8mila lavoratori Ama. Il tutto, in barba ai conti da brivido delle due municipalizzate che presentano debiti monstre: 1,35 miliardi di euro per Atac e 1,18 miliardi per Ama.

Le due società capitoline si occupano di settori differenti (trasporti e rifiuti) ma con una logica di gestione che le accomuna. D’altronde, l’azionista di riferimento è sempre il Comune di Roma e non è un caso che quando una società opti per lo sciopero, l’altra si accodi nell’astensione dal lavoro. Così è stato l’ultima volta (lo scorso 8 marzo), quella precedente (il 25 novembre), stesso copione dieci giorni prima (15 novembre). Mamma Roma non dà ad Ama e Atac quello che chiedono? Ecco che le due sorelle incrociano le braccia. Insieme.

Parenti serpenti. Quando in famiglia girano troppi soldi arrivano però puntuali i primi problemi. Tra Ama e Atac infatti non fila tutto liscio. L’azienda del trasporto romano ha in pancia anche la gestione di tutti i parcheggi pubblici della Capitale. Le aree parking a pagamento (quelle, per intenderci, delimitate dalle strisce blu) producono utili e pertanto Atac ci deve pagare le tasse di superficie e rifiuti. Ed è proprio il mancato versamento della Tari (la Tassa Rifiuti) che viene contestato da Ama ad Atac. Il 18 dicembre 2013 l’azienda dei rifiuti ha inviato alla sorella dei trasporti un avviso di accertamento chiedendo il pagamento di oltre 12 milioni di euro di Tari non versata. Il 2 settembre 2014 Ama invia un’altra notifica: questa volta la cifra sale a quasi 13 milioni. L’anno successivo un nuovo avviso da 14 milioni e mezzo. In tutti e tre i casi Atac ha fatto ricorso.

Le querelle legali tra le due municipalizzate sono tantissime. Una su tutte: una causa che rappresenta l’emblema delle storiche inefficienze romane. Dobbiamo fare un salto indietro nel tempo. È il 9 maggio 2000, l’anno del grande Giubileo di Papa Wojtyla. Al campidoglio siede il sindaco Francesco Rutelli. Ama e Atac stipulavano una convenzione per “l'affidamento del servizio di pulitura delle superfici esterne delle vetture delle metropolitane”. Ma il contratto non viene ottemperato in pieno e Ama cita in giudizio Atac. Nove anni dopo, è il 27 febbraio 2009, il giudice rigetta tutte le istanze avanzate da Ama. Ma l’azienda dei rifiuti non è stata a guardare e ha impugnato la sentenza del tribunale dinanzi alla Corte di Appello di Roma. Intanto passano gli anni, le udienze e i rinvii. L’ultimo il 14 ottobre 2014: la Corte d’Appello di Roma ha rimandato la causa all'udienza del 27 febbraio 2018. Un contenzioso che va avanti da quasi venti anni. Nel frattempo Roma si è lasciata alle spalle un altro Giubileo (quello della Misericordia di Papa Francesco) e ha cambiato cinque sindaci e tre commissari straordinari.

I soldi e gli sprechi, comunque vada, rientrano sempre nel perimetro di Roma Capitale: l’azionista è il Campidoglio che ripiana le perdite, si accolla i debiti e stanzia i fondi. In pratica, i contenziosi legali tra ama e Atac diventano una sorta di partita di giro che fa semplicemente lievitare le spese legali delle sorelle capitoline. Nel periodo 2013-2015 Atac ha speso per avvocati 7 milioni di euro (6.977.109), oltre 2 e mezzo solo nel 2015. Ama non mette a bilancio le spese legali, che risultano però tra le consulenze esterne: nel 2015 ha speso in legali 2 milioni e 300mila euro. Sorelle anche nelle spese per avvocati.

Via Francesco Acri 40, si sono fatte le 13 e un quarto. L’autista Atac della linea 160 ha finito il suo panino. Scende per i nove scalini del vecchio ufficio Ama. Mette in moto l'autobus fermo al capolinea e riparte per una nuova corsa.


Ama e trasporti, debito da 2,8 miliardi
Gianni Trovati
2016-08-06

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... id=ADLoPd2

Il caso dell’Ama che imperversa nelle cronache romane di questi giorni, e sulle strade della Capitale con i rifiuti più o meno ingombranti accumulati intorno ai cassonetti, è solo il capitolo più evidente di un problema partecipate che da anni schiaccia il Campidoglio, e che ora è al centro dell’assessore al Bilancio Marcello Minenna dopo essere stato al centro di piani di razionalizzazione andati avanti a singhiozzo.

Due numeri sono sufficienti per capire i termini del problema. Le partecipate, come mostra la nota integrativa sul tema allegata all’ultimo bilancio di previsione firmato dalla gestione commissariale, costano quest’anno al Comune 1,67 miliardi di euro. L’altra cifra chiave riguarda i debiti, che solo per le tre big rappresentate da Ama, Atac e Roma metropolitane viaggiano a quota 2,8 miliardi. Una cifra monstre, che si ridimensiona solo se paragonata ai 10 miliardi di debiti accumulati negli anni in prima persona dal Comune, 8,8 dei quali sono a carico della gestione commissariale nata nel 2008 per evitare il default esplicito della Capitale.

I costi a carico del Comune per le 37 partecipazioni dirette censite nella nota integrativa al bilancio non sono tutti sprechi, ovviamente, perché servono a pagare stipendi e servizi indispensabili. La spesa, com’è inevitabile, si concentra però proprio nei due servizi dove la crisi strutturale della Capitale si fa più evidente, cioè l’igiene urbana e la mobilità.

All’Ama, nonostante la revisione avviata negli ultimi due anni che nel 2015 ha portato per la prima volta da parecchio tempo una mini-riduzione della Tari presentata ai cittadini, il Campidoglio ha previsto di staccare un assegno complessivo da 834 milioni di euro, che portano a Roma il record dei costi pro capite per l’igiene urbana (si veda Il Sole 24 Ore di martedì scorso). All’Atac, invece, dal Comune arrivano quest’anno pochi spiccioli meno di 610 milioni, mentre per i prossimi due anni la previsione già parla di un ritocco ulteriore verso quota 618,5 milioni.

Il problema assume le sue dimensioni piene quando si mettono a confronto queste cifre con i livelli di qualità assicurati ai cittadini nei due servizi essenziali. Accanto alle difficoltà dell’igiene urbana, noti ormai a livello globale dopo che il Financial Times ieri ha mostrato sulla propria home page le immagini delle strade romane a corredo di un articolo sulle accuse incrociate di “golpe dei rifiuti”, l’affanno dell’Atac rimane per ora lontano dalle prime pagine nazionali; promette però di arrivarci in fretta se si tradurrà in realtà il taglio delle corse fino al 40% ipotizzato nei giorni scorsi per la Metro A a causa della mancata manutenzione dei treni per la quale mancano gli stanziamenti in bilancio.

Ma i nodi da sciogliere nelle partecipazioni romane non si concentrano solo nelle aziende più grandi. Ieri è stato un giorno di sciopero per gli addetti di Farmacap, la società che gestisce le 45 farmacie comunali della Capitale, in protesta contro la gestione delle aperture agostane. Farmacap insieme ad altre 26 partecipazioni aveva trovato spazio nel piano di privatizzazioni e dismissioni che il Comune, sotto la guida di Ignazio Marino, aveva scritto per disboscare la foresta delle aziende capitoline. Le turbolenze politiche continue intorno al Comune non hanno però aiutato a tradurre i progetti in fatti, al punto che l’ultimo allarme sulle partecipate è arrivato sulla scrivania del sindaco pochi giorni fa, alla fine di luglio. A firmarlo è stato il collegio dei revisori, nel parere sull’assestamento di bilancio. Per rimettere in sicurezza la gestione, hanno scritto i guardiani dei conti, il Comune deve liberarsi delle partecipate lontane dalle attività istituzionali, e razionalizzare quelle più in linea con il core business municipale. Un allarme non proprio inedito, nell’infinita emergenza del Campidoglio.


Marco Costantini è ufficialmente il consulente di ATAC. Il commercialista iscritto all’albo dei revisori legali e che sta già lavorando in via Prenestina come “attestatore”,: sarà infatti lui il professionista che per legge deve certificare la veridicità dei dati e dei piani aziendali presentati al tribunale e colui che dovrà farsi garante circa la veridicità e sostenibilità del “piano” che ATAC proporrà ai creditori per il rientro del suo debito-monstre.

venerdì 20 ottobre 2017
https://www.nextquotidiano.it/marco-costantini-atac

La nomina di Marco Costantini

Anche la procedura della sua nomina ha suscitato qualche perplessità. ATAC ha infatti aspettato più di tre settimane per indicarlo come attestatore, ricorrendo, per di più, all’affidamento diretto con procedura negoziata, motivata dall’urgenza, in barba a tutte le regole sul reclutamento di esterni nelle società comunali, secondo quanto raccontava qualche giorno fa Repubblica Roma:


I debiti di ATAC (In Onda, 24 agosto 2017)

Alimentando tuttavia più di un sospetto sul ritardo accumulato nell’individuazione dell’attestatore: uno dei cardini attorno al quale girerà il buon esito del concordato. E infatti c’è già chi ipotizza che il ritardo e la relativa emergenza siano stati creati ad arte per poterlo nominare con procedura negoziata: un’opzione non dettata dalla ristrettezza del tempo a disposizione (pena il mancato pagamento degli stipendi), bensì un artificio utilizzato dai manager Atac per potersi scegliere direttamente il professionista ritenuto più affidabile.

Bypassando la gara pubblica, che non avrebbe offerto le stesse garanzie. Anche a costo di incorrere in una indagine dell’Anac: rischio che in Via Prenestina hanno comunque messo nel conto. D’altra parte Marco Costantini, queste garanzie le offre ampiamente tutte. Un grande studio nella capitale e uno pure a Velletri, dove l’attuale presidente del tribunale fallimentare di Roma ha lavorato per anni, è uno dei commercialisti più noti del settore. Curatore in una sfilza di procedure, molte delle quali — tra l’altro — seguite proprio dalla giudice delegata al concordato Atac.

L’ATAC ha però smentito oggi quanto pubblicato qualche giorno fa da Repubblica Roma: “L’affermazione riportata dal giornale, secondo cui il dott. Costantini sarebbe stato selezionato direttamente è falsa. Atac infatti ha svolto una selezione fra i curricula di più professionisti, come avvenuto in fattispecie similari”. Ma, a parte le vicende della sua nomina, c’è un’altra storia che riguarda Costantini e che vale la pena raccontare, visto che attiene il suo rapporto con una società del comune di Roma – come ATAC – in grande difficoltà economica, nella quale lui svolse il ruolo di attestatore. Ma non con grandi risultati.


La tragedia economica di AMA Servizi Ambientali

La Servizi Ambientali, controllata dal Gruppo AMA, leader nella raccolta dei rifiuti in 25 città del Lazio, gestiva fino al 2011 il servizio in alcuni comuni del Lazio, fin quando nel gennaio 2011 le municipalità si sono viste recapitare una lettera nella quale la società annunciava di aver portato i libri in Tribunale e che avrebbe sospeso entro una settimana il servizio. Nata nel 1986, non si è occupata solo della raccolta dei rifiuti, ma anche del trasporto, dello smaltimento, dei servi cimiteriali e la pulizia delle strade. Questi Comuni detenevano il 15,5% del pacchetto azionario a fronte di un capitale di 2500 euro per ciascun azionista. Il resto sino ai 500 mila euro del capitale sociale lo ha messo Ama spa. L’ultimo amministratore delegato, deputato al recupero di crediti milionari vantati dalla municipalizzata nei confronti dei comuni dell’hinterland, fu Stefano Andrini, l’ex estremista di destra che da indagato (poi archiviato) per la maxitruffa Telecom Sparkle si dimise dall’incarico al quale l’allora sindaco Gianni Alemanno lo aveva destinato nel febbraio 2010, ben prima dei fatti oggetto di racconto.


Giovanni Fiscon, ex direttore generale di AMA

Per capire quale fosse la situazione della Servizi Ambientali: a settembre 2010, in una società con 12 milioni di euro solo di perdite già accertate, non era ancora stata emessa la fattura nei confronti del Comune di Ladispoli: 115.623 euro per la raccolta dei rifiuti effettuata nel 2005, cinque anni prima. Il collegio dei revisori, racconta il Corriere, all’epoca denunciò che l’incarico di revisione dei conti era stato affidato a un semplice diplomato della consulente Deloitte. Benché il contratto prevedesse il «supporto di due figure professionali» ci si accontentò di una sola: un giovane laureando per i cui servigi furono poi girati alla stessa Deloitte: 180mila euro di compenso. Con delibera assembleare del 23 luglio 2010, la partecipata viene posta in liquidazione a seguito dello scioglimento anticipato per riduzione del capitale sociale al di sotto del minimo legale. In data 18 ottobre 2012 la società presenta ricorso per ammissione alla procedura di concordato preventivo con riserva di deposito della proposta, del piano e della documentazione ex art.161 legge fallimentare. Con provvedimento del 16 luglio 2013 il tribunale ordinario di Roma – sez. fallimentare – ammette la società alla procedura di concordato preventivo, designando il giudice delegato al procedimento, nominando il commissario giudiziale e fissando l’adunanza dei creditori per la discussione e per l’approvazione del concordato innanzi al giudice delegato per il giorno 19 novembre 2013. E qui si inserisce nella vicenda il nostro Marco Costantini. Che ha svolto proprio il ruolo di attestatore per il concordato preventivo di AMA Servizi Ambientali. Ma in tribunale, all’epoca, non andò per niente bene.


La sentenza del tribunale fallimentare su AMA Servizi Ambientali

Per comprendere cosa è accaduto bisogna leggere la sentenza numero 885/2013 emessa dal tribunale fallimentare di Roma, composto da Giovanna Russo, Giuseppe Di Salvo e Francesco Cottone in cui si revoca l’ammissione al concordato preventivo per AMA Servizi Ambientali. In essa si spiega che con nota informativa depositata in data 11 novembre 2013 il commissario giudiziale evidenziava:

1 – la possibile sussistenza di irregolarità relative all’imparzialità dell’attestatore in quanto dall’esame del libro del collegio sindacale era emerso che il dottor Marco Costantini era già stato incaricato nel mese di aprile 2012 al fine di redigere una relazione di cui all’art. 182 bis della L. F. finalizzata ad una ipotesi di accordo di ristrutturazione del debito;
2- delle irregolarità nella tenuta del bilancio relativo all’esercizio 2009 ed in particolare relative agli oneri straordinari identificati alla voce E21 del conto economico per un valore di 4,9 milioni di euro
3 – l’azzeramento contabile delle immobilizzazioni materiali ancora in carico alla ricorrente alla data del 18 ottobre 2012 (come da mastrini e libro giornale consegnati) ed un difetto di attestazione nella parte in cui, pur in presenza di beni solo contabilmente azzerati, nulla veniva detto (in mancanza di qualsivoglia documentazione) in ordine all’effettiva liquidazione delle immobilizzazioni materiali ovvero alla loro perdita di possesso;
4 – l’omessa appostazione (nel piano) e la non attestazione (nella relazione del professionista incaricato dalla società) della perdita di 748919 euro relativa all’IVA in sospensone che la ricorrente, in virtù del regime di consolidato fiscale a cui aderiva, avrebbe dovuto versare alla controllante in conseguenza del futuro incasso di crediti indicati (al lordo di tale importo) nell’attivo concordatario.

marco costantini 1

La sentenza del tribunale fallimentare di Roma su AMA Servizi Ambientali

Dopo il dibattito e le controdeduzioni dell’azienda, il tribunale sentenziava che “da un lato appare evidente che la documentazione fornita dal debitore a fronte dei rilievi del Commissario giudiziale non ha reso possibile la formulazione di un compiuto giudizio in merito alle cause del dissesto e, dall’altro, le irregolarità riscontrate in merito alla corretta individuazione dell’utile concordatario, seppure da se sole non idonee a giustificare la revoca dell’ammissione del concordato, concorrono a determinare una generica condizione di incertezza tale da pregiudicare la regolare formazione del consenso“.

In particolare, riguardo il punto 2 che parla di Costantini, dopo i successivi chiarimenti offerti dal liquidatore il commissario spiegava che “non risultano chiare alcune movimentazioni esposte dal liquidatore, né i giroconti di prestazioni professionali 2007 e 2008 per un totale di 95mila euro e che risultava un’incongruenza riguardo i salari degli anni precedenti non contabilizzati, visto che tale importo risultava contabilizzato sul libro giornale come “svalutazione crediti per partite da definire” mentre nel conto risultava indicato come sopravvenienze passive e clienti per partite da definire.

L’attestazione mancata e le accuse del commissario giudiziale

Il commissario giudiziale poi spiegava che riguardo il debito IVA per l’importo di 527mila euro: tra le passività del piano non era stato inserito il debito IVA derivante dall’incasso dei crediti ritenuti solvibili, e l’attestatore nel formulare il proprio giudizio di fattibilità ha del tutto omesso di considerare il debito IVA conseguente all’incasso di detti crediti mentre ha valutato i crediti anche al fine del computo delle percentuali di soddisfazione come attivo. Non è un atto di frode, precisa il tribunale, ma “il piano in ragione del mutato assetto del rapporto di debito-credito è allo stato privo di effettiva attestazione di fattibilità”.

Infine, spiega il tribunale per motivare la revoca all’ammissione al concordato preventivo, il commissario ha contestato la mancanza di documentazione sulla perdita di possesso o sulla cessione di beni ancora riportati a bilancio. Per i contenitori destinati alla raccolta dell’immondizia non risulta consegnata la documentazione sulla consistenza e sulla perdita di possesso. Anzi, secondo i contratti quei beni sarebbero dovuti restare ai comuni che facevano lavorare AMA Servizi Ambientali. “La questione attinente all’imparzialità dell’attestatore appare superata dai rilievi esposti e non assume valenza causale nella decisione”, chiude il tribunale dichiarando il fallimento della società.

La fine della storia è possibile desumerla dai bilanci di AMA: di fronte al fallimento dichiarato dal tribunale l’AMA decide di assumersi la responsabilità di soddisfare i creditori. Il 2 gennaio 2014 AMA informa il suo azionista Roma Capitale di star lavorando alla chiusura del fallimento. I giudici non sono inizialmente d’accordo ma il 20 gennaio 2015 il tribunale, rilevato che tutti i crediti che avevano proposto domanda di ammissione al passivo hanno proposto istanza di desistenza, dichiara chiusa la procedura di fallimento e fa tornare in liquidazione la società.

Fiscon, poi arrestato per le vicende del Mondo di Mezzo, volle a tutti i costi chiudere il contenzioso con i fornitori. Si parlò per qualche tempo di un’inchiesta della magistratura che nel 2015 risultava ancora aperta. Ma della vicenda non si seppe più nulla. Costantini invece oggi si trova davanti un ruolo ancora più complicato con ATAC. Fargli gli auguri è d’obbligo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Parassitismo economico italico-romano

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 8:15 pm

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Re: Parassitismo economico italico-romano

Messaggioda Berto » gio lug 27, 2017 8:15 pm

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