Mafie italiche nel Veneto - Anche questi sono veneti, anche questa porcheria è venetahttps://www.facebook.com/groups/2376236 ... 7463325331 Così il Veneto fu ceduto ai Casalesi La divisione del territorio tra i gruppiMartedì 26 Febbraio 2019
Gianluca Amadori
https://www.ilgazzettino.it/nordest/pri ... 25475.html La criminalità organizzata si era spartita il territorio veneto e il clan dei casalesi aveva guadagnato sul campo il predominio riconosciuto sul Sandonatese. È quanto emerge dall'inchiesta condotta da Guardia di Finanza e Polizia che, la scorsa settimana, ha portato all'arresto di cinquanta persone, ritenute collegate al presunto boss di Eraclea, Luciano Donadio.
«Talmente solida è stata la posizione egemonica conseguita dal sodalizio nell'area del Veneto orientale da legittimare i suoi dirigenti a porsi come regolatori dei contrasti economici tra i gruppi criminali locali operanti nel settore del narcotraffico e dello sfruttamento della prostituzione - scrive il pm Roberto Terzo - Per la stessa ragione il sodalizio è stato riconosciuto come unico interlocutore, per affari illeciti riguardanti l'area Sandonatese, da altre organizzazioni criminali operanti in altre regioni, appartenenti alla Ndrangheta ed alla criminalità mafiosa catanese.
I prestiti e l'usura, così spremevano le vittime
Indagata anche la presidente della Camera penale
Il boss della camorra sognava la pensione: «Voglio stare tranquillo»
La conferma della spartizione la fornisce lo stesso Donadio, in un colloquio intercettato nel 2016, nel quale dipinge il quadro della situazione ai sodali: «Qua comando io! Nella zona vengo prima io e poi ci vengono gli altri. Hai capito?
Camorra: 50 arresti nel blitz Eraclea, sindaco in manette19 febbraio 2019
https://www.ilgazzettino.it/nordest/ven ... 10104.htmlVENEZIA - Colpo alla camorra infiltrata in Veneto. La Guardia di Finanza e la Polizia, coordinate dalla Dda di Venezia, stanno eseguendo 50 misure cautelari (47 in carcere, 3 ai domiciliari) e 9 provvedimenti di obbligo di dimora e di altro tipo come il divieto si svolgere la professione di avvocato. Sequestrati beni per 10 milioni. Una batosta per le organizzazioni mafiose, ma anche un campanello d'allarme, come sottolinea il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi, che parla di «criminalità strutturata e penetrata nei settori economico e bancario» (LEGGI). Gli arresti sono scattati all'alba tra le 4 e le 5 a Venezia, Casal di Principe, in provincia di Caserta, e in altre località del veneziano. I destinatari del provvedimento sono accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso e altri gravi reati. Tra gli arrestati il sindaco di Eraclea, Mirco Mestre. Coinvolti a vario titolo almeno un avvocato e dei commercialisti. In carcere anche Denis Poles, direttore di banca a Jesolo: consentiva ai malavitosi, come già faceva il suo predecessore, di operare sui conti societari senza averne titolo, concordando l'impiego di prestanome e omettendo sistematicamente di segnalare le operazioni sospette.
Coinvolto anche un appartenente alla Polizia di Stato, Moreno Pasqual, accusato di aver fornito informazioni riservate agli uomini del clan relative ad indagini nei loro confronti, entrando illecitamente nelle banche dati della Polizia. Pasqual è accusato anche di aver garantito protezione e supporto dopo i controlli di altre forze di polizia.
L'INDAGINE E' stata condotta dal Gico del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Trieste e dalla squadra mobile di Venezia. Dalle prime ore dell'alba sono impegnati per eseguire le misure cautelari oltre 300 uomini dello Scico della Gdf, dello Sco della Polizia e del nucleo di polizia economico-finanziaria di Venezia. I dati salienti dell'intervento saranno comunicati dal Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho e dal Procuratore Distrettuale di Venezia Bruno Cherchi in un incontro con la stampa alle ore 11,30.
A coordinare l'inchiesta è il sostituto procuratore veneziano Roberto Terzo, mentre l'ordinanza con i provvedimenti restrittivi - oltre 1.100 pagine - è stata emessa dal gip Marta Paccagnella. Le indagini coordinate dal dottor Terzo sono durate anni.
VENETO ORIENTALE Tra i filoni d'indagine anche l'ipotesi di rapporti con la politica e il voto di scambio, in particolare in rapporto con il clan dei Casalesi. Tutto ruoterebbe attorno al mondo dell'edilizia legato alle costruzioni lungo la costa adriatica veneziana, da San Donà di Piave a Bibione, Caorle e oltre. Decine di estorsioni per riscuotere crediti, truffe all’erario, armi. Secondo l'accusa, la Camorra si era infiltrata nel Veneto Orientale facendo affari e perfino garantendo i voti necessari all’elezione di un sindaco, quello di Eraclea.
IL PARTICOLARE PIU' INQUIETANTE. A commissionare le estorsioni, per recuperare crediti, erano imprenditori e semplici cittadini, di quelli che si proclamano perbene, ma che non hanno avuto scrupoli nel rivolgersi alla malavita, invece che alle forze dell’ordine o alla magistratura, consentendo agli esponenti della Camorra, trasferitisi in Veneto, di radicarsi e rafforzare il loro potere, basato su violenza e intimidazione.
ERACLEA SOTTO CHOC Nomi eccellenti fra i cinquanta arresti per le infiltrazioni camorristiche nel Veneto Orientale. In manette è finito anche il sindaco Mirko Mestre, avvocato, mentre risulterebbe indagato il suo vice, Graziano Teso. Dall’alba di questa mattina due auto, uno della Finanza e una della Polizia sono davanti all’ingresso del municipio, nella piazza con il mercato in corso gente attonita e incredula. “E’ una brava persona” non ci posso credere dicono fra le bancarelle e nei bar (LEGGI).
PUNTO SNAI
Al centro della mega operazione coordinata dalla Procura antimafia di Venezia, e condotta dal Gico di Trieste e dalla Squadra mobile lagunare, quello che viene considerato il referente locale del clan dei casalesi, Luciano Donadio, 53 anni, sorpreso nel cuore della notte nella sua abitazione a poca distanza dalla centralissima piazza Garibaldi. Arrestato anche il suo primogenito, Adriano Donadio, titolare del Punto scommesse Snai, che affaccia sempre su piazza Garibaldi, locale che è stato sequestrato.
I NOMI DEGLI ARRESTATI
Capi indiscussi nel veneziano erano Luciano Donadio e Raffaele Buonanno, nato in Campania ma già nel veneziano negli anni '90. Con loro un gruppo proveniente da Casal di Principe (Caserta) come Antonio Puoti, Antonio Pacifico, Antonio Basile, Giuseppe Puoti e Nunzio Confuorto che hanno, nel tempo assoldato persone campane e veneziane come Girolamo Arena, Raffaele Celardo e Christian Sgnaolin. Tra gli arrestati dal blitz dell'operazione il sindaco di Eraclea Mirco Mestre, per voto di scambio, Denis Polese, direttore di banca a Jesolo (Venezia) e il suo predecessore - indagato in stato di libertà - che garantivano conti societari, e infine Moreno Pasqual, poliziotto accusato di passare informazioni ai malavitosi. Tra gli arrestati anche una vittima del trader Fabio Gaiatto, si tratta di Samuele Faè, di Caorle.
IL GRAZIE DEL GOVERNATORE
Il governatore Luca Zaia è il primo a ringraziare le forze dell'ordine:
«In attesa che vengano resi noti i dati salienti - ha detto - mi sento di ringraziare a nome di tutta la gente per bene il Procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho e il Procuratore distrettuale di Venezia Bruno Cherchi per un successo nella lotta alla criminalità organizzata che contribuisce a portare sui nostri territori sicurezza, ordine e legalità. Credo di interpretare il sentimento dei veneti».
Pizzo, droga, prostituzione: come la camorra ha conquistato il Veneto orientaleCarlo Di Gennaro
19 febbraio 2019“
http://www.veneziatoday.it/cronaca/camo ... agine.html Ottenevano il pizzo da imprese dell'edilizia e della ristorazione. Controllavano il narcotraffico e la prostituzione e rifornivano le aziende di lavoratori in nero. Costituivano ditte destinate alla bancarotta e producevano false fatture. Avevano intrecciato stretti legami con l'imprenditoria locale, diventando protettori, dispensatori di favori, soci in affari. Nell'operazione portata a termine stamattina rientrano vicende risalenti anche a oltre vent'anni fa. Le indagini dimostrano che la camorra ha stabilito radici profonde nella nostra regione, e in particolare nel Veneto orientale: in queste zone le cosche campane si sono insediate mano a mano, prendendo il controllo della criminalità e allacciando rapporti con l'imprenditoria e la politica. La procura distrettuale antimafia di Venezia, la guardia di finanza e la polizia di Stato hanno eseguito oggi il provvedimento cautelare emesso del gip di Venezia nei confronti degli appartenenti a questo sodalizio di stampo mafioso: 50 persone in arresto (47 in carcere, 3 ai domiciliari), altre 11 raggiunte da obbligo di dimora.
INDAGATA LA PRESIDENTE DELLA CAMERA PENALE
SEQUESTRI PER 10 MILIONI DI EURO
La camorra e la connivenza dei cittadini
Il gruppo, affiliato al clan dei Casalesi, controllava il territorio con l'uso delle armi e della violenza. Un sistema consolidato e diffuso, tanto che l'operazione risulta essere la più vasta di sempre, in Veneto, contro la criminalità organizzata. Uno degli arrestati di spicco è il sindaco di Eraclea, Mirco Mestre, indagato del reato di scambio elettorale politico-mafioso in relazione alle elezioni 2016. La "conquista" dell'area era partita proprio da Eraclea, molti anni fa, dopodiché il gruppo aveva esteso la sua influenza criminale nell'est del Veneto, avvalendosi della sua forza di intimidazione per instaurare una condizione di omertà e commettere delitti di ogni tipo: usura, estorsione, rapina, ricettazione, riciclaggio e auto riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita, sottrazione fraudolenta di valori, contraffazione di valuta, traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, intermediazione illecita di manodopera, detenzione illegali di armi, danneggiamenti, incendi, truffe e truffe aggravate ai danno dello Stato, bancarotta fraudolenta, emissione di false fatture. «I soggetti locali - ha spiegato il procuratore Bruno Cherchi - conoscevano la situazione e vi hanno partecipato. Se all'inizio erano vittime di usura, ad esempio, nel tempo si instauravano degli accordi che hanno reso più facile l'azione della criminalità organizzata. Ci sono gravi indizi di un inserimento stabile nelle attività produttive, e non solo».
IN MANETTE IL SINDACO DI ERACLEA
La scalata partita negli anni '90
L'organizzazione risulta costituita già alla fine degli anni '90 da Luciano Donadio (nato a Giugliano in Campania nel 1966 e residente ad Eraclea), Raffaele Buonanno (nato a San Cipriano D'Aversa nel 1959, domiciliato a Eraclea e a Casal di Principe) e Antonio Buonanno (nato a San Cipriano D'Aversa nel 1962, residente a Casal di Principe) assieme ad un nucleo di persone originarie di Casal di Principe e di altri centri dell'Agro Casertano (Antonio Puoti, Antonio Pacifico, Antonio Basile, Giuseppe Puoti, Nunzio Confuorto) via via implementata da altri soggetti sia campani che locali (come Girolamo Arena, Raffaele Celardo, Christian Sgnaolin). I ruoli primari erano rivestiti da Luciano Donadio e Raffaele Buonanno (quest'ultimo imparentato tramite la moglie con esponenti di vertice dai clan Bianco e di Francesco Bidognetti, detto "Cicciotto e mezzanotte", capo della omonima famiglia) i quali rappresentavano l'associazione nei rapporti di natura criminale, pure con i dirigenti e gli associati al gruppo Schiavone e Bianco e le altre "famiglie" Casalesi.
LE REAZIONI DELLA POLITICA
I legami con la mala del Brenta
Il gruppo mafioso avrebbe rilevato il controllo del territorio dagli ultimi esponenti della "mala del Brenta", con i quali sono stati comprovati i contatti. Le strategie criminali erano finalizzate, tra l'altro, ad acquisire, se necessario con minacce e violenza, la gestione o il controllo di attività economiche, soprattutto nell'edilizia e nella ristorazione, ma anche ad imporre un aggio ai sodalizi criminali limitrofi dediti al narcotraffico o allo sfruttamento della prostituzione. Una quota dei profitti dell'attività criminale era destinata a sostenere finanziariamente i carcerati di alcune delle storiche famiglie mafiose di Casal di Principe appartenenti al clan dei Casalesi. Per affermare la propria egemonia sul territorio, i sodali hanno fatto uso e commercio di armi - anche da guerra - utilizzandole per compiere attentati intimidatori anche ai danni di ditte concorrenti.
Gli affari nell'edilizia
L'organizzazione ha operato inizialmente nel settore dell'edilizia, dedicandosi particolarmente all'attività usuraria ed all'esecuzione di estorsioni, da ultimo specializzandosi nel settore delle riscossioni crediti per conto di imprenditori locali. Nel corso delle indagini sono state sventate rapine, anche in abitazione: in una di queste, in provincia di Treviso, sono stati tratti in arresto alcuni dei componenti del gruppo e altri arruolati per l'esecuzione del colpo. Nel tempo, l'organizzazione si è finanziata anche con la produzione di fatture per operazioni inesistenti per molti milioni di euro, grazie ad una fitta rete di aziende intestate anche a prestanome poi oggetto di bancarotta fraudolenta. Oltre alle frodi all'erario per reati tributari, spiccano quelle all'Inps, attraverso false assunzioni in imprese di 50 persone contigue al sodalizio, allo scopo di ottenere indebitamente l'indennità di disoccupazione per circa 700mila euro.
Il sindaco, il banchiere e il poliziotto
Tra gli arrestati, come detto, c'è il sindaco di Eraclea, Mirco Mestre: il reato che gli viene contestato è scambio politico-elettorale riferito all'elezione nel 2016, conseguita per soli 81 voti di scarto sul rivale. La vittoria gli fu assicurata grazie agli oltre 100 voti procuratigli dal gruppo mafioso del quale lui stesso aveva sollecitato l'intervento, indicando anche i candidati della propria lista su cui convogliare le preferenze. In cambio, aveva promesso favori su istanze amministrative presentate da società controllate dagli uomini dell'organizzazione criminale. In carcere anche Denis Poles, direttore di una banca di Jesolo, il quale, come il suo predecessore (indagato a piede libero) consentiva ai camorristi di operare su conti societari senza averne titolo, concordando con loro l'interposizione di prestanome, omettendo sistematicamente di effettuare le segnalazioni di operazioni sospette. Coinvolto anche un appartenente alla polizia di Stato, Moreno Pasqual, accusato di aver fornito informazioni riservate ai malavitosi, inerenti ad indagini nei loro confronti, tramite illecito accesso alle banche dati di polizia, nonché di averne garantito protezione e supporto a seguito di controlli subiti da parte di altre forze di polizia.
Hanno collaborato all'esecuzione del provvedimento cautelare, nell'operazione denominata «At last», il Nucleo di polizia economico-finanziaria Venezia, il Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (S.C.I.C.0.) della guardia di finanza di Roma, il Servizio centrale operativo (S.C.O.) della polizia di Stato con l'imponente impiego di oltre trecento unità di polizia giudiziaria.
“I Casalesi al posto della mafia del Brenta”. Retata in Veneto, in cella sindaco di EracleaArrestato per voto di scambio anche Mirco Mestre: “Primo caso in Regione”
“I Casalesi al posto della mafia del Brenta”. Retata in Veneto, in cella sindaco di Eraclea
di Giuseppe Pietrobelli | 20 Febbraio 2019
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edi ... ea/4984503 Se lo ricordano ancora quello scrutinio mozzafiato a Eraclea, cittadina turistica dell’Adriatico. La notte del 5 giugno 2016, l’avvocato Mirco Mestre, astro nascente del centrodestra, bruciò per 81 voti il sindaco uscente di centrosinistra Giorgio Talon: 2.528 consensi contro 2.447. Un’inezia, equivalente allo 0,78%. Ma erano voti dei casalesi. Così emerge dalle pieghe dell’inchiesta della […]