Mafie e briganti teroneghi

Re: Mafie e briganti teroneghi

Messaggioda Berto » lun feb 06, 2017 8:23 pm

???

Permessi di soggiorno, mazzette dai cinesi: indagati sette poliziotti

http://www.ilgazzettino.it/nordest/pado ... 41878.html

PADOVA - Lavoravano nell'ufficio immigrazione della Questura di Padova e si facevano pagare profumatamente dai cittadini cinesi per rilasciare permessi di soggiorno, anche se gli stranieri non avevano i requisiti per poterli ottenere. Scoppia lo scandalo dentro gli uffici della Polizia padovana: sette agenti risultano indagati per corruzione e violazione della legge sull'immigrazione, sei sono a piede libero, uno è stato portato in carcere. Non solo, la rete per il rilascio dei permessi di soggiorno era ben più ampia: nel registro degli indagati sono finiti anche due avvocati ed alcuni liberi professionisti.

L'INDAGINE PARTITA NEL 2016
Un assistente tecnico capo della questura di Padova, addetto all'ufficio immigrazione, era stato arrestato in flagranza mentre intascava una mazzetta per agevolare e accelerare le procedure di rilascio di permessi di soggiorno. In carcere, con l'accusa di corruzione, sono finiti l'assistente tecnico Pierangelo Capuzzo, di 44 anni, e il broker assicurativo cinese Xinmiao Chen, di 27 anni, che fungeva da intermediario con i connazionali che si rivolgevano all'ufficio immigrazione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mafie e briganti teroneghi

Messaggioda Berto » mar feb 07, 2017 8:08 pm

Spartivano con i rom il bottino dei furti in stazione: due poliziotti condannati a 7 anni
Martedì 7 Febbraio 2017

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 44321.html

Sono stati condannati a 7 anni di carcere Cosimo Tropeano e Donato Melella, due poliziotti arrestati nel dicembre 2015 per aver spartito con una banda di rom il bottino di una serie di furti ai danni di passeggeri alla stazione Centrale di Milano. Lo ha deciso il Tribunale milanese che ha dichiarato «estinto il loro rapporto con la pubblica amministrazione di riferimento». I due, accusati di concussione e ricettazione, secondo l'accusa, avrebbero anche chiesto denaro a donne nomadi con la minaccia di togliere loro i figli.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mafie e briganti teroneghi

Messaggioda Berto » sab feb 11, 2017 4:50 am

Mozzarelle contraffatte, dieci arresti e tre caseifici sotto sequestro nel Casertano
Utilizzavano soda caustica e latte vaccino da vacche con la TBC. La Guardia di Finanza scopre Utilizzo prodotti contaminati da Tbc. Il procuratore: "Non si deve discriminare l'intero settore"
10 febbraio 2017

http://napoli.repubblica.it/cronaca/201 ... -157982064

Latte avariato trattato con la soda caustica per produrre la mozzarella di bufala dop, o venduto ai caseifici malgrado fosse stato munto da capi bufalini affetti da Tbc (tubercolosi). E' quanto ha scoperto la Guardia di Finanza di Caserta nell'ambito di un'inchiesta della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (sostituto procuratore Giacomo Urbano) che ha portato cinque persone agli arresti domiciliari, tra cui i fratelli Salvatore e Luca Bellopede (il primo è presidente di Confartigianato Caserta), titolari del noto caseificio omonimo con sede a Marcianise e soci del consorzio di tutela; l'azienda, con altri due caseifici del Napoletano, è stata sequestrata.

Altre cinque misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere sono state poi notificate ai titolari di un grosso allevamento bufalino di San Potito Sannitico, che per gli inquirenti avrebbero venduto il latte delle bufale malate di Tbc animale nonostante i capi fossero sottoposti alla profilassi dell'Asl di Caserta.


Provole affumicate con roghi di volantini e cartoni: il caseificio degli orrori
Sabato 11 Febbraio 2017
di Mary Liguori

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 56369.html

Quando i finanzieri bloccano il camion pieno di latte, dal silos fuoriesce liquido che ribolle. Una situazione che incuriosisce i militari che, in quel momento, già indagano sulla frode della mozzarella Dop. «Il latte è vecchio, sta fermentando, per questo ribolle e fuoriesce dalle guarnizioni»: l’autista, supertestimone dell’inchiesta «Aristeo», dopo le prime reticenze, si convince a collaborare con la procura e ricostruisce uno scenario inquietante, alla base degli accertamenti che hanno portato all’arresto di Salvatore e Luca Bellopede, Vincenzo e Antonio Croce, amministratori della «Casearia Sorrentino» di Santa Maria La Carità, e Gennaro Falconiero, responsabile del «Caseificio San Maurizio», con sedi a Frattaminore e a Orta di Atella. L’immagine del latte che ribolle è impressionante almeno quanto quella dell’affumicatoio del caseificio Bellopede dove venerdì, dopo il sequestro, si è scoperto che la provola veniva affumicata bruciando cartoni e volantini (contenenti colle) al posto dei trucioli e della paglia previsti dalla legge.

Quando i finanzieri bloccano il camion pieno di latte, dal silos fuoriesce liquido che ribolle. Una situazione che incuriosisce i militari che, in quel momento, già indagano sulla frode della mozzarella Dop. «Il latte è vecchio, sta fermentando, per questo ribolle e fuoriesce dalle guarnizioni»: l’autista, supertestimone dell’inchiesta «Aristeo», dopo le prime reticenze, si convince a collaborare con la procura e ricostruisce uno scenario inquietante, alla base degli accertamenti che hanno portato all’arresto di Salvatore e Luca Bellopede, Vincenzo e Antonio Croce, amministratori della «Casearia Sorrentino» di Santa Maria La Carità, e Gennaro Falconiero, responsabile del «Caseificio San Maurizio», con sedi a Frattaminore e a Orta di Atella. L’immagine del latte che ribolle è impressionante almeno quanto quella dell’affumicatoio del caseificio Bellopede dove venerdì, dopo il sequestro, si è scoperto che la provola veniva affumicata bruciando cartoni e volantini (contenenti colle) al posto dei trucioli e della paglia previsti dalla legge.

La prima fase delle indagini coordinati dalla procura di Santa Maria Capua Vetere si è basata sull’intercettazione di dialoghi che il gip definisce illuminanti. «La mozzarella è venuta dura come pietra, non si può mangiare»: uno dei commenti agli atti. E, quando arriva latte troppo vecchio, inutilizzabile per i prodotti freschi, lo si getta nei tini destinati ai formaggi stagionati: «Mettilo dentro il caciocavallo».

Ma, soprattutto, gli indagati fanno chiaro riferimento alla soda durante le conversazioni registrate e sembra che la prassi, benché vietata, fosse in realtà un trucco noto, una sorta di segreto di Pulcinella per gli operatori del settore, tollerato ma mai provato. Mai prima dell’operazione «Aristeo». I Bellopede, per la procura, avrebbero acquistato consapevolmente quel latte «corretto» alla soda, ma altri clienti annullano gli ordini. «Il latte fa schifo, non è che ci hai messo la soda?», chiede il gestore di un piccolo caseificio ai titolari della «Sorrentino». Al netto di quanto già ricostruito, e di ciò che diranno gli indagati a partire da lunedì nel corso degli interrogatori di garanzia, da questo momento la parola passa alle analisi di laboratorio.


La maggior parte delle frodi alimentari sono accertate al sud e non al nord della penisola e sono opera delle genti sudiche e delle loro mafie o camorre come nel caso dei rifiuti. Anche parte delle frodi che avvengono al nord sono opera di genti sudiche trapiantate o trascloccate al nord.
http://www.fareambiente.it/documenti/ra ... 202015.pdf

http://www.ilfattoalimentare.it/control ... ntare.html

http://www.ilfattoalimentare.it/frodi-a ... marzo.html



Frodi alimentari, nel 2015 sono più che triplicati
redazione 28 dicembre 2015

http://www.ilsudonline.it/frodi-aliment ... triplicati

Gli inganni a tavola nel 2015 in Puglia sono più che triplicati e non risparmiamo alcun prodotto alimentare”. È l’allarme lanciato dal presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, a soli 3 giorni dalla notte più lunga dell’anno. Numerose le insidie a cui i consumatori devono prestare attenzione.

Dal finto pane di Altamura Dop al ‘Primitivo’ taroccato’, ma anche aglio, passata di pomodoro e funghi cinesi, olive greche, pomodori secchi tunisini, olio spagnolo, greco e tunisino e cagliate surgelate importate dall’Ue, vendute per latticini fatti con ‘latte fresco’, regolarmente spacciati per ‘made in Italy’: sono solo alcuni dei prodotti sequestrati nell’ultima settimana in Puglia dal Corpo Forestale dello Stato della Puglia e dalla Guardia di Finanza, “a cui va il nostro plauso – sottolinea Cantele – per l’attività senza sosta che stanno conducendo sul territorio pugliese. I bilanci delle operazioni investigative impongono l’uso delle nuove metodiche per stanare le truffe, come l’analisi del Dna e la risonanza magnetica nucleare in combinazione con l’analisi statistica multivariata, per scoprire la reale identità dei prodotti e smascherare le frodi”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mafie e briganti teroneghi

Messaggioda Berto » mar mar 07, 2017 2:27 pm

Napoli, corruzione nelle forniture all'istituto tumori Pascale: 7 arresti, gli affari del primario e della moglie
di Leandro Del Gaudio
Martedì 7 Marzo 2017

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 02315.html

Terremoto al Pascale, ai domiciliari manager e imprenditori per forniture antitumorali. Corruzione e turbativa d'asta per le forniture di dispositivi medicali e macchinari nell'istituto tumori di Napoli, insomma per tutto ciò che fa riferimento ai tumori. Sotto i riflettori un appalto che va dal 2014 e 2015, per un volume di affari di due milioni di euro.

Arrestati ai domiciliari Francesco Izzo primario del reparto di oncologia interna, che si occupa di tumore al fegato, e sua moglie alla quale erano riconducibili le società di mediazione, anche se - dicono i pm - gonfiando il prezzo.
Arrestati anche un informatore scientifico, un commercialista, e alcuni imprenditori.

Ai domiciliari anche Elia Abbondante, che avrebbe dovuto controllare le procedure di acquisto e i bandi di gara, nella veste del direttore amministrativo del Pascale all'epoca dei fatti. Oggi Abbondante è il direttore generale dell'Asl Napoli 1 Centro.

Indagini coordinate dal pool dell'aggiunto D'Avino e dal pm Carrano e Woodcock, decisivi gli accertamenti del nucleo di Polizia tributaria del colonnello Giovanni Salerno. Tutti i professionisti coinvolti avranno modo di replicare alle accuse nel corso dell'inchiesta.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mafie e briganti teroneghi

Messaggioda Berto » sab mar 11, 2017 9:25 am

Rapinavano farmacie e poi si vantavano delle loro “imprese” sui social. Sgominata banda di minorenni nel napoletano
2017/03/10

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/03 ... no/3443398

Una banda di minorenni rapinatori seriali che agiva tra le province di Napoli e Caserta è stata sgominata dai Carabinieri. Sono ritenuti responsabili di 21 colpi. In un video sono anche documentati gli assalti a due farmacie. Le indagini hanno riguardato una serie di rapine a banche e farmacie e sono state coordinate dalla Procura per i minorenni. I 5, già noti alle forze dell’ordine, agivano armati di pistola Gli impianti di videosorveglianza di banche e attività commerciali li immortalano armati e a volto scoperto. Dopo i colpi postavano sui social frasi sulle loro “imprese“. In un post auguravano la “presta libertà” a 2 indagati presi dopo una rapina in gioielleria. Un altro post conteneva insulti alle forze dell’ordine, mentre in un terzo uno di loro si autodefiniva “pistolero presso rapinatore“.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mafie e briganti teroneghi

Messaggioda Berto » mer mar 15, 2017 11:22 am

Camorra, tra i 69 arresti a Napoli un consigliere regionale e imprenditori
Roberto Galullo 15 marzo 2017

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... m=facebook

Ancora una rete criminale - che coinvolge politici, camorristi, professionisti e funzionari della pubblica amministrazione - scuote la Campania.
La Guardia di Finanza di Napoli sta eseguendo 69 ordinanze di custodia cautelare nell'ambito di un'inchiesta sul clan Zagaria, fazione dei Casalesi. Tra i destinatari dei provvedimenti, anche politici ed imprenditori. I reati contestati a vario titolo sono di corruzione, turbativa d'asta e concorso esterno in associazione mafiosa. L'indagine è condotta da un pool di cinque pm della Dda (Maresca, Giordano, Landolfi, Sanseverino, e D'Alessio) e coordinata dal procuratore aggiunto Borrelli.

Nell'operazione del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Napoli, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, sono coinvolti amministratori locali, funzionari pubblici, imprenditori, professori universitari, commercialisti, ingegneri e “faccendieri”, i quali sono accusati, a differente titolo, di corruzione ed altre gravi irregolarità nelle gare di appalto pubblico realizzate in varie province campane, talvolta anche al fine di agevolare organizzazioni criminali di tipo camorristico.

Oltre che a Santa Maria Capua Vetere, gli appalti finiti nel mirino della Dda sono stati banditi per i comuni di Aversa, Piedimonte Matese, Riardo, Casoria, Cicciano ed Alife e riguardano molti beni di interesse storico e archeologico.
In carcere Pasquale Sommese, consigliere regionale della Campania in quota Ncd (ex demitiano ai tempi della Dc) ed ex assessore al Turismo, già indagato nel passato per la gestione di appalti sospetti. Nel momento in cui gli è stato notificato l'avviso sarebbe stato colto da un malore. Secondo quanto filtra al momento, l'ipotesi accusatoria è che Sommese si sarebbe prodigato per garantire il finanziamento per un appalto nel comune di Cicciano con fondi regionali di opere pubbliche progettate da una persona a sua volta indagata. Indagato anche uno dei più stretti collaboratori di Sommese.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mafie e briganti teroneghi

Messaggioda Berto » sab giu 03, 2017 6:27 am

Arrestato il boss della 'ndrangheta Giorgi: un vicino gli bacia la mano mentre lo portano via
02/06/2017

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/c ... 78629.html

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato il latitante di 'ndrangheta Giuseppe Giorgi, di 56 anni, detto «u capra», ritenuto elemento di vertice della cosca Romeo alias «Staccu». Il latitante è stato bloccato a San Luca, nella sua abitazione. Giorgi era ricercato dal 1994 e il suo nome era inserito nell'elenco dei 5 latitanti più pericolosi d'Italia. Deve scontare una condanna a 28 anni e 9 mesi per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

Mentre i carabinieri lo stavano portando via dopo averlo individuato in un rifugio realizzato nel camino della sua abitazione un vicino di casa gli ha baciato la mano. Scena cui ha fatto da contraltare quella vista nel cortile della caserma sede del Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria. All'arrivo delle auto con il latitante catturato e con i militari che hanno partecipato all'operazione, gli stessi carabinieri hanno iniziato a saltare e ad abbracciarsi tra loro in segno di giubilo per il risultato raggiunto.

Giorgi è stato bloccato questa mattina poco dopo le 8 a San Luca dai carabinieri del Reparto operativo di Reggio Calabria insieme a quelli dello Squadrone Cacciatori Calabria. Nei suoi confronti era stato emesso un ordine di carcerazione a seguito della condanna. Giorgi è ritenuto al vertice della cosca Romeo operante prevalentemente a San Luca e con ramificazioni in tutta la provincia e in altre in ambito nazionale ed internazionale. Era ritenuto latitante di massima pericolosità ed il suo nome inserito nel programma speciale di ricerca.

Giuseppe Giorgi era nascosto in un piccolo bunker ricavato sopra il camino della sua abitazione. I carabinieri già da alcuni giorni avevano il sospetto che il latitante si trovasse nella sua abitazione e la notte scorsa, dopo che ulteriori elementi hanno rafforzato la convinzione della sua presenza, i militari, verso le 3.30 sono entrati ed hanno iniziato la perquisizione. Dopo circa 5 ore di lavoro, quando i carabinieri hanno cominciato a rompere le pareti alla ricerca del rifugio, Giorgi si è fatto sentire. I carabinieri hanno dovuto lavorare ulteriormente perché si era bloccato il congegno che consentiva l'apertura, attraverso lo spostamento di una pietra del pavimento. Una volta sistemato il dispositivo il ricercato è uscito e si è fatto ammanettare. Il bunker era di piccole dimensioni e serviva soltanto per sfuggire ai controlli in caso di perquisizione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mafie e briganti teroneghi

Messaggioda Berto » lun giu 12, 2017 9:41 am

A Napoli come in Messico In 11 giorni già otto morti
I boss della camorra scatenano un'altra guerra Un commando minaccia con le armi la polizia
Simone Di Meo - Lun, 12/06/2017

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... eal-time/1


Giovani o anziani. Al pub o in auto, davanti ai bambini. Per droga o per vecchie storie di vendette e di sangue marcio.

I killer della camorra a Napoli hanno ammazzato otto volte in undici giorni. Una media che scaraventa la terza città d'Italia nelle statistiche dell'orrore dei sobborghi polverosi in mano al Califfato o alle umide metropoli messicane contese dai cartelli di narcotrafficanti.

Un'emergenza spalmata sull'intera area metropolitana. Più fronti di guerra invece di un'unica grande faida come accaduto in tempi più o meno recenti.

Un calendario listato a lutto che si apre ad Afragola, dove pochi giorni fa è stata inaugurata l'avveniristica stazione delle Fs disegnata dall'archistar Zaha Hadid e costata 60 milioni di euro. A morire è un ex assessore del Psdi degli anni Ottanta. Salvatore Caputo, 72 anni: un impero nell'edilizia e una vicinanza, troppo esibita, col potente clan Moccia. La mattanza prosegue la notte tra il 26 e il 27 maggio a Miano dove zio e nipote omonimi entrambi si chiamano Carlo Nappello vengono freddati con venti colpi di pistola a Miano, feudo del gruppo Lo Russo. Il giorno dopo, un killer entra in un pub della Riviera di Chiaia, la zona chic della città. Si avvicina al bancone e pianta tre proiettili nella testa di un cliente. Il 29enne Carmine Picale muore come con la faccia sul tavolino. Poche ore dopo, a Giugliano, padre e figlio vengono abbattuti mentre giocano ai videopoker in una bettola. Vincenzo ed Emanuele Staterini non si accorgono nemmeno dell'arrivo di un sicario col casco in testa. Nel frattempo, nel rione Sanità, tre «stese» seminano il panico tra la gente. Più di cinquanta colpi di pistola vengono esplosi per tre notti consecutive nei vicoli dov'è nato Totò. Torniamo ad Afragola, sabato 3 giugno: Remigio Sciarra è in auto con moglie, figlio di undici anni e il suo amichetto. Un assassino si affianca al lato guidatore e spara a bruciapelo tre colpi. Lui fulminato, la consorte ferita di striscio. I bambini sotto choc.

Martedì scorso, a Torre Annunziata, tocca ad Alberto Benvenuto Musto. La polverina bianca è all'origine di quasi tutti gli scontri tra bande armate, oggi. Questo accade mentre carabinieri e polizia passano al setaccio il Centro storico. In un appartamento disabitato di Via Santa Maria Antesaecula, gli uomini della Questura hanno ritrovato giubbotti antiproiettile, pistole e un fucile. E, nel corso di un controllo notturno, un'auto delle forze dell'ordine si è vista puntare contro un revolver da un commando di killer. Un confine sottilissimo, quello tra il bene e il male. L'altro ieri sono stati arrestati due finanzieri affiliati al clan Di Lauro, quello fondato e capeggiato dal padrino Ciruzzo 'o milionario. Uno dei due Claudio Auricchio, già sospeso dal servizio; l'altro è Giacomo Baldazzi si prestò a fare da esca per un omicidio, raccontano i pentiti. Accompagnati da due killer della cosca travestiti da colleghi delle Fiamme gialle, Auricchio si presentò a casa della vittima annunciandole un controllo a sorpresa in caserma. Il dialetto marcato e le facce non raccomandabili dei complici però misero in allarme la moglie dell'uomo che li fece fuggire urlando. Il coraggio della disperazione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mafie e briganti teroneghi

Messaggioda Berto » lun giu 12, 2017 8:24 pm

Tenta di strangolare la moglie e poi di darle fuoco: arrestato
Napoli, in manette Salvatore Alajo: in passato già in carcere per truffa su falsi invalidi
Quando i poliziotti sono arrivati aveva cosparso la consorte di liquido infiammabile
di Fabio Postiglione
10 giugno 2017

http://corrieredelmezzogiorno.corriere. ... 96bb.shtml


Ha provato ad uccidere la moglie, prima strangolandola e poi tentando di darle fuoco. È finito in carcere Salvatore Alajo, 43 anni ex consigliere comunale, la «mente» delle truffe dei falsi invalidi, arrestato e condannato per aver taroccato centinaia di pratiche di invalidità per i residenti del Pallonetto di Santa Lucia a Napoli. Ieri la polizia è intervenuta in via Santa Teresa degli Scalzi dove era stata segnalata una aggressione fisica ai danni di una donna. Quando gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale, IV sezione, sono intervenuti la situazione era già degenerata. L’uomo aveva intriso tutti i vestiti della donna con del liquido infiammabile ed era pronto a darle fuoco. Il provvidenziale intervento degli agenti ha evitato il peggio. Alajo è stato arrestato e nelle prossime ore sarà interrogato per la convalida del fermo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Mafie e briganti teroneghi

Messaggioda Berto » mer lug 05, 2017 7:25 am

Decapitate 23 cosche: 116 arresti. Cafiero de Raho: in Calabria si cambia
Antonio M.Mira martedì 4 luglio 2017

https://www.avvenire.it/attualita/pagin ... -116-fermi

"Lo Stato qua sono io. La mafia originale... non quella scadente". Poche parole, quelle dette, intercettato, da Rocco Morabito, uno dei figli del boss Peppe "tiradritto", ma che confermano la tracotanza della 'ndrangheta che, forte di un controllo asfissiante del
territorio e di tutte le attività economiche, tenta di assurgere al ruolo di alternativa allo Stato democratico.

Un tentativo, però, vanificato dai carabinieri del Ros che insieme ai colleghi del Gruppo di Locri, delle Compagnie di Bianco e Locri, e l'ausilio del reparto operativo di Reggio Calabria, hanno riannodato i fili di vecchie indagini, aggiornandole e trovando nuovi spunti che hanno portato la Direzione distrettuale antimafia reggina ad emettere un provvedimento di fermo nei confronti di 116 persone, ritenute tutte elementi di vertici di 23 cosche operanti nel "mandamento" ionico della 'ndrangheta, e ad indagarne 291 in stato di
libertà. Un "mandamento", quello ionico - per dirla con le parole del comandante del Ros, il generale Giuseppe Governale - che rappresenta "il cuore pulsante della 'ndrangheta mondiale".

Un'organizzazione dotata pure di "tribunali" interni chiamati a giudicare gli affiliati sospettati di violazioni e ad individuare le regole da applicare caso di faida, e in grado di permeare il territorio anche sotto il profilo culturale. Tanto che un 15enne si è recato a casa del boss Antonio Cataldo per consegnare a moglie e figlia una lettera per il congiunto detenuto in cui chiedeva di essere affiliato alla sua cosca. "Chiedo a voi di essere affiliato e di ritenermi a disposizione della vostra famiglia" scriveva il ragazzino nella lettera che non è mai giunta a Cataldo per la paura di moglie e figlia di essere intercettate in carcere.

Nel "mandamento" ionico - da qui il nome dell'operazione, "Mandamento", appunto - le cosche facevano il bello e il cattivo tempo. Non c'era affare o appalto dove i clan non riuscissero a mettere le mani. E quando non riuscivano ad arrivare alla gestione diretta, provvedevano comunque a lucrare o con le classiche estorsioni, oppure infiltrandosi nei lavori, imponendo le proprie ditte di manodopera o di nolo a caldo e freddo. Il tutto, ovviamente, senza dare alcuna comunicazione alle autorità preposte dell'avvenuto subappalto, così da sviare i controlli.

Le cosche erano riuscite a infiltrarsi persino nei lavori per la realizzazione del nuovo palazzo di giustizia di Locri, dell'ostello della gioventù, del centro di solidarietà Santa Marta e di istituti scolastici, nonché nella gestione di terreni pubblici e nell'assegnazione degli alloggi popolari. Ma non solo appalti e lavori pubblici finivano nelle mani delle cosche. Dall'inchiesta è emerso infatti che Rosario Barbaro, detto "Rosi", capo del locale di Platì, esercitava un controllo sugli operai del "Consorzio di bonifica dell'Alto Jonio Reggino" che venivano impiegati per lavori edili di manutenzione nelle proprietà del boss mentre venivano retribuiti dal Consorzio per la bonifica del territorio. Anche i contributi comunitari per l'agricoltura non sfuggivano alle 'ndrine.

L'indagine - per la quale i carabinieri e la Dda reggina hanno ricevuto, tra l'altro, le congratulazioni dei ministri dell'Interno e della Difesa Marco Minniti e Roberta Pinotti - ha consentito di definire il complesso sistema di regole e rituali della 'ndrangheta, aggiornando le acquisizioni sul tema provenienti dall'indagine "Crimine", individuando nuove cariche, doti e strutture sovraordinate di cui l'organizzazione si era da dotata ultimamente per migliorare la sua efficienza operativa.

Il procuratore Cafiero de Raho: in Calabria sta cambiando qualcosa

"In Calabria davvero sta cambiando qualcosa. Lo Stato si muove in modo coeso, le istituzioni sono tutte convergenti nel contrasto efficace alla 'ndrangheta e sul cambiamento nel territorio". È la riflessione del procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho sull'operazione "Mandamento", ma anche sull'importante iniziativa di "riappropriazione" del Santuario della Madonna di Polsi.

"Ieri la presenza del ministro dell'interno e del comandante generale dei carabinieri è significativa di un interesse e di un'attenzione particolare per questo territorio. Oggi questa operazione che vuole dimostrare di come lo Stato è presente nel contrasto giudiziario. I finanziamenti rivolti alla Calabria per centinaia di milioni che dovrebbero sostenere lavori pubblici dimostrano ulteriormente l'investimento che si fa su questo territorio. La presenza ieri al Santuario di Polsi di tantissime persone è altrettanto significativo".

Questi, insiste, "sono tutti segnali chiarissimi di come si voglia fare pulizia, di come bisogna scegliere da che parte stare, con lo Stato o contro lo Stato. Chi è con la 'ndrangheta, in qualunque settore operi, economia, politica, istituzioni, è contro lo Stato". Ma poi lancia una dura critica al mondo dell'informazione. "Purtroppo devo dire che quello che aiuta la 'ndrangheta è che un fatto storico come quello di ieri a Polsi non abbia avuto assolutamente un minimo di risonanza nazionale, tranne su Avvenire che ringrazio. Eppure la 'ndrangheta, che con la sua intimidazione e infiltrazione globale è presente ormai in tutti gli Stati, ha però la sua testa qui, proprio in questa terra, al Santuario, dove di anno in anno si rinnovano le cariche. E allora in un momento così importante in cui la Chiesa dice "la 'ndrangheta è fuori da questo luogo", e caspita non vuoi dare un minimo di risonanza nazionale? Ma questo contrasto alla 'ndrangheta veramente è rimesso soltanto al territorio? Per questo la gente a volte pensa "ci possiamo fidare?". È come se mancasse una coscienza nazionale su questo problema". (l'intervista integrale mercoledì 5 luglio domani u Avvenire).



‘Ndrangheta, maxi-blitz in Calabria: 116 arresti. Il nipote di “u Tiradrittu” intercettato: “Lo Stato sono io, qua”
Retata nella Locride decapita 23 clan, comprese le cosche Pelle, Ficara-Latella, Morabito, Alvaro. I carabinieri hanno scoperto non solo nuove cariche e strutture, ma anche veri e propri "tribunali" per chi violava le regole del sodalizio
di Lucio Musolino | 4 luglio 2017

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/0 ... ua/3705044


“Lo Stato sono io qua, Pé… Controlla… La mafia, la mafia originale, non la scadente”. A parlare è Giuseppe “Ringo” Morabito, nipote del boss di Africo Peppe Morabito conosciuto con il nome di Tiradritto. L’intercettazione è nel provvedimento di fermo che ha portato stanotte a una maxi-retata nella Locride, in provincia di Reggio Calabria. Su richiesta della Dda, i carabinieri del Ros hanno arrestato 116 persone accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, truffa ed altri reati, tutti aggravati dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta.

L’operazione “Mandamento jonico” è scattata prima dell’alba e ha colpito l’ala operativa e militare di 23 clan tra la zona jonica della provincia di Reggio Calabria e la stessa città dello Stretto. Una sorta di rivisitazione dell’inchiesta “Reale” che, grazie a una microspia piazzata dagli uomini del Ros a casa del boss Giuseppe Pelle, era riuscita a registrare quella che gli inquirenti avevano definito l’intercettazione più importante della storia della lotta alla ‘ndrangheta. La Dda guidata dal procuratore Federico Cafiero De Raho ha intrecciato quell’indagine con altri filoni investigativi che oggi hanno portato a questo nuovo maxi-blitz che ha impegnato oltre mille carabinieri.
00:49

In manette sono finiti boss e gregari della cosca Pelle, ma anche dei Ficara-Latella e dei Serraino di Reggio, dei Morabito di Africo e degli Alvaro di Sinopoli. Famiglie mafiose, considerate il punto di riferimento per tutta la ‘ndrangheta e capaci di mettere radici anche al Nord Italia e all’estero. “Sono state individuate – scrivono i carabinieri in una nota – nuove cariche e strutture tra loro sovraordinate di cui la ‘ndrangheta si è dotata negli ultimi anni”. Nell’inchiesta sembra non siamo emersi rapporti con la politica, a parte il coinvolgimento di alcuni amministratori del Comune di Natile di Careri. D’altronde, ritornando proprio alla famosa microspia a casa Pelle, era già emerso come la ‘ndrangheta aveva influenzato la campagna elettorale per le Regionali del 2010.

In attesa della conferenza stampa di magistrati e investigatori, quello che trapela è che gli investigatori sono riusciti ad accertare anche le modalità di funzionamento di veri e propri “tribunali” competenti a giudicare quegli affiliati sospettati di violazioni delle regole del sodalizio criminale e le procedure da applicare per sanare faide all’interno delle ‘ndrine.

“Nel 2017 – dice il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho – assistiamo a forme di schiavizzazione e di controllo del territorio tali che diventa persino difficile credere che possano essere attuati”. Racconta il procuratore che questa stessa operazione “riguarda la pressione esercitata dalla ‘ndrine per accaparrarsi tutti i lavori. Dove non riuscivano ad averli si infiltravano con subappalti a ditte di mano d’opera o di nolo a caldo e a freddo. E tutto senza che venisse data comunicazione agli organi competenti. E’ successo anche per i lavori al palazzo di giustizia di Locri. Le cosche esercitano una pressione tale che i controlli, se non svolti direttamente sul cantiere, non sarebbero in grado di rilevare le infiltrazioni. In un caso, alcuni imprenditori impegnanti in lavori sulla statale 106 che si rifiutavano di pagare una mazzetta da 80mila euro, sono stati prelevati e portati al cospetto degli ‘ndranghetisti e poi costretti ad andare a prendere il denaro. E’ un sistema che impone la pressione estorsiva o sotto forma di denaro o con le infiltrazioni negli appalti”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

PrecedenteProssimo

Torna a Ençeveltà tałega, straji, połedega, caste, corusion

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti

cron