Re: Banke e łe so ladrarie
Inviato: dom set 17, 2017 8:43 pm
Coop rosse, a rischio 9 miliardi di prestito sociale
Franco Grande - Dom, 17/09/2017
http://www.ilgiornale.it/news/economia/ ... 42687.html
Le Coop rosse rischiano il crack finanziario. Un problema che potrebbe ricadere sui risparmiatori italiani che hanno finanziato per 9 miliardi il prestito sociale
Le Coop rosse rischiano il crack. Un problema che rischia di ripercuotersi sui risparmiatori italiani che hanno finanziato il cosiddetto prestito sociale.
Ads by
I soci, spiega La Stampa, prestano soldi alle Coop che pagano un interesse. “Il problema è che i tassi sono inferiori ai rischi che si corrono - spiega Alessandro Pedone di Aduc, una delle associazioni di consumatori che si è occupata dell’argomento -. Se queste coop emettessero obbligazioni sul mercato dovrebbero pagare tassi due o tre volte più alti”. La colpa di tutto questo non è imputabile soltanto alla crisi dei consumi o alla concorrenza ma soprattutto allo stretto legame tra Coop e finanza e ad alcuni investimenti sbagliati con l’ingresso nell’azionariato di grandi banche come Mps e Carige. In passato già la Coop Carnica e la Coop Trieste hanno lasciato più di dieci milioni di buchi nelle tasche dei risparmiatori. Stefano Bassi, presidente dell’Associazione nazionale delle Coop di consumo, spiega, invece, che“il prestito non è raccolta pubblica di risparmio, come ha chiarito Bankitalia. È un istituto legittimo, remunerativo per i soci che soggiace ad una regolamentazione rigorosa”. “Le coop – aggiunge - non si sottraggono a eventuali nuovi confronti normativi. È intenzione delle coop procedere ulteriormente con altri strumenti sul fronte della vigilanza, controlli e garanzie”.
Tra i vincoli posti da Bankitalia vi è che il prestito sociale non può superare tre volte il patrimonio netto. È il caso della catena di controllo di Unipol i cui valori in bilancio lievitano fino a quasi cinque volte il valore in Borsa del titolo Unipol Gruppo Finanziario (Ugf), la capogruppo delle attività assicurative e bancarie. Un problema che ricade su Alleanza 3.0, la più grande coop di consumo italiana, un colosso che gestisce i supermercati Coop tra Emilia, Lombardia e Veneto. Il suo presidente Adriano Turrini si difende spiegando che “Le azioni che abbiamo in carico dirette sono a 2,5 euro, ampiamente al di sotto al valore di Borsa. Per la restante parte abbiamo azioni Finsoe, che ha un valore di carico che deriva dalla storia e dei risultati del gruppo. Ci sono le perizie di soggetti terzi, che tengono conto dei rendimenti attesi e di un premio di maggioranza”. Ma una delle perizie svolte si esclude chiaramente il valore di Borsa come base di calcolo e pone tutta un’altra serie di rilievi.
Una delle cooperative più a rischio è stata l'Unicoop Tirreno che l'anno scorso è stata salvata da un intervento "di sistema" dalle altre grandi coop che hanno sottoscritto degli "strumenti finanziari partecipativi" per 175 milioni di euro. Soldi che, però, sono stati erogati solo in parte e, ora, Unicoop Tirreno si trova nel mezzo di una complicata ristrutturazione. Ma nonostante questo la sola valorizzazione a prezzi di mercato della partecipazione Finsoe, una delle controllate di Unipol, porterebbe una nuova perdita di 113 milioni, facendo saltare il parametro Bankitalia per i 750 milioni di prestito sociale. Prima dell’allarme, il prestito sociale era arrivato a 1,4 miliardi, una corsa allo sportello, lanciata dalla stessa coop per ridurre i rischi.
“Abbiamo perso lavoro e soldi. Le Coop ci hanno tradito”
marco zatterin
2017/09/24
http://www.lastampa.it/2017/09/24/econo ... agina.html
Reggio Emilia. La sala tombola di una bocciofila piena di gente preoccupata per la sorte incertissima dei propri risparmi investiti nei prestiti sociali è l’immagine di un modello di sviluppo rimasto vittima del mercato finanziario, ma soprattutto di se stesso.
I soldi investiti sono almeno 200 mila euro nella sola Emilia Romagna secondo la stima del presidente del coordinamento comitati soci coop Franco Montali. I soci rimasti col cerino in mano e i risparmi assottigliati, seduti nella bocciofila di via Agosti, non si fidano più e dicono apertamente che, se Lega Coop e governo non si danno una mossa al più presto, scenderanno a Roma a protestare. Lo dicono i rappresentanti al microfono e in platea lo confermano loro, quelli che ci hanno rimesso i soldi: i controlli interni sono sostanzialmente inefficaci e chi ha amministrato il denaro dei prestiti sociali, vale a dire il sistema cooperativo, si comporta «come una finanziaria».
La prossima scadenza è l’incontro con Lega Coop e Federconsumatori il 27 settembre a Roma, ma Montali, che ha seguito la vicenda dall’inizio, non si aspetta niente di risolutivo: «Non sono tranquillo rispetto alla fase che si apre, riguardo alle proposte che abbiamo fatto a Lega Coop e governo (un fondo di garanzia a copertura almeno parziale, intorno delle perdite subite dai sottoscrittori, ndr): siamo al punto zero, non abbiamo ottenuto risposte». Nessuno si nasconde poi che a rischiare di affondare non sono solo i risparmi investiti dai soci, ma i principi di fondo su cui si regge l’intero sistema e lo stesso mondo cooperativo, se i dirigenti nazionali non si svegliano e non ascoltano in maniera finalmente costruttiva i loro problemi.
In questa crisi profondissima in cui si stanno perdendo occupazione, denaro prestato – come quello versato da pensionati che ci hanno rimesso tutti i loro risparmi – e persino la casa, per i soci delle coop edilizie assegnatari di abitazioni, la vicenda di Patrizia Mora da Poviglio, nel Reggiano, rimasta invischiata per 38 mila euro nel crollo di Coopsette, ex colosso dell’edilizia affondato con perdite, racconta ascesa e caduta rovinosa di un’esperienza eletta per molti anni a modello vincente, almeno qui nell’Emila rossa: «Ci ho lavorato per 32 anni, eravamo anche proprietari di quote sociali, ma il prestito è come quello che puoi avere in banca, e pure a interessi leggermente superiori. Erano soldi miei, di mio marito, dei miei figli, e ci sono soci pensionati che ci hanno messo fino a 70 mila euro, tutti i loro risparmi». Il problema è anche che i prestiti potevano sorpassare di tre, ma anche di cinque volte il valore del patrimonio netto, di qui l’immensa grana che sta minando persino la fiducia di chi in quel mondo e in quei valori ci credeva sul serio: «I controlli interni del collegio sindacale? Inefficaci al massimo. Eppure per tanti anni ho lavorato benissimo in cooperativa: siamo stati fino a 1.200 dipendenti fino al 2007. Sa la cosa che mi è rimasta sullo stomaco? Tutto quel denaro buttato in consulenze di grandi esperti finanziari, che venivano due volte la settimana, a far cosa non si sa, e ci hanno fatto i soldi sul nostro default».
E mentre Giovanni Trisolini, presidente di Federconsumatori Reggio Emilia, elenca le richieste alla Lega Coop, a partire dall’istituzione di un fondo transitorio per restituire al più presto l’80% dei prestiti, dal palco arrivano appelli a una lotta più dura, con mobilitazioni che portino fin sotto le finestre dei dirigenti romani la voce amareggiata dei soci.
Quanto alle dichiarazioni rilasciate di recente a «La Stampa» dal presidente Lega Coop Mauro Lusetti, i comitati allargano le braccia: «Non risponde alle questioni che abbiamo posto, anzi, dice che sono improponibili, perché dice no al fondo di garanzia e difende il codice di autoregolamentazione, che è stato comunque in vigore finora – spiega Montali -. Il vero problema è che una volta la cooperazione faceva la cooperazione, mentre ora fa la società finanziaria. Secondo me sono venute a mancare anche le condizioni per le agevolazioni fiscali di cui gode il movimento cooperativo».
E qualcuno propone di andare a manifestare anche davanti ai grandi ipermercati emiliani, profanazione finale dei templi del consumo solidale dei tempi che furono.
Franco Grande - Dom, 17/09/2017
http://www.ilgiornale.it/news/economia/ ... 42687.html
Le Coop rosse rischiano il crack finanziario. Un problema che potrebbe ricadere sui risparmiatori italiani che hanno finanziato per 9 miliardi il prestito sociale
Le Coop rosse rischiano il crack. Un problema che rischia di ripercuotersi sui risparmiatori italiani che hanno finanziato il cosiddetto prestito sociale.
Ads by
I soci, spiega La Stampa, prestano soldi alle Coop che pagano un interesse. “Il problema è che i tassi sono inferiori ai rischi che si corrono - spiega Alessandro Pedone di Aduc, una delle associazioni di consumatori che si è occupata dell’argomento -. Se queste coop emettessero obbligazioni sul mercato dovrebbero pagare tassi due o tre volte più alti”. La colpa di tutto questo non è imputabile soltanto alla crisi dei consumi o alla concorrenza ma soprattutto allo stretto legame tra Coop e finanza e ad alcuni investimenti sbagliati con l’ingresso nell’azionariato di grandi banche come Mps e Carige. In passato già la Coop Carnica e la Coop Trieste hanno lasciato più di dieci milioni di buchi nelle tasche dei risparmiatori. Stefano Bassi, presidente dell’Associazione nazionale delle Coop di consumo, spiega, invece, che“il prestito non è raccolta pubblica di risparmio, come ha chiarito Bankitalia. È un istituto legittimo, remunerativo per i soci che soggiace ad una regolamentazione rigorosa”. “Le coop – aggiunge - non si sottraggono a eventuali nuovi confronti normativi. È intenzione delle coop procedere ulteriormente con altri strumenti sul fronte della vigilanza, controlli e garanzie”.
Tra i vincoli posti da Bankitalia vi è che il prestito sociale non può superare tre volte il patrimonio netto. È il caso della catena di controllo di Unipol i cui valori in bilancio lievitano fino a quasi cinque volte il valore in Borsa del titolo Unipol Gruppo Finanziario (Ugf), la capogruppo delle attività assicurative e bancarie. Un problema che ricade su Alleanza 3.0, la più grande coop di consumo italiana, un colosso che gestisce i supermercati Coop tra Emilia, Lombardia e Veneto. Il suo presidente Adriano Turrini si difende spiegando che “Le azioni che abbiamo in carico dirette sono a 2,5 euro, ampiamente al di sotto al valore di Borsa. Per la restante parte abbiamo azioni Finsoe, che ha un valore di carico che deriva dalla storia e dei risultati del gruppo. Ci sono le perizie di soggetti terzi, che tengono conto dei rendimenti attesi e di un premio di maggioranza”. Ma una delle perizie svolte si esclude chiaramente il valore di Borsa come base di calcolo e pone tutta un’altra serie di rilievi.
Una delle cooperative più a rischio è stata l'Unicoop Tirreno che l'anno scorso è stata salvata da un intervento "di sistema" dalle altre grandi coop che hanno sottoscritto degli "strumenti finanziari partecipativi" per 175 milioni di euro. Soldi che, però, sono stati erogati solo in parte e, ora, Unicoop Tirreno si trova nel mezzo di una complicata ristrutturazione. Ma nonostante questo la sola valorizzazione a prezzi di mercato della partecipazione Finsoe, una delle controllate di Unipol, porterebbe una nuova perdita di 113 milioni, facendo saltare il parametro Bankitalia per i 750 milioni di prestito sociale. Prima dell’allarme, il prestito sociale era arrivato a 1,4 miliardi, una corsa allo sportello, lanciata dalla stessa coop per ridurre i rischi.
“Abbiamo perso lavoro e soldi. Le Coop ci hanno tradito”
marco zatterin
2017/09/24
http://www.lastampa.it/2017/09/24/econo ... agina.html
Reggio Emilia. La sala tombola di una bocciofila piena di gente preoccupata per la sorte incertissima dei propri risparmi investiti nei prestiti sociali è l’immagine di un modello di sviluppo rimasto vittima del mercato finanziario, ma soprattutto di se stesso.
I soldi investiti sono almeno 200 mila euro nella sola Emilia Romagna secondo la stima del presidente del coordinamento comitati soci coop Franco Montali. I soci rimasti col cerino in mano e i risparmi assottigliati, seduti nella bocciofila di via Agosti, non si fidano più e dicono apertamente che, se Lega Coop e governo non si danno una mossa al più presto, scenderanno a Roma a protestare. Lo dicono i rappresentanti al microfono e in platea lo confermano loro, quelli che ci hanno rimesso i soldi: i controlli interni sono sostanzialmente inefficaci e chi ha amministrato il denaro dei prestiti sociali, vale a dire il sistema cooperativo, si comporta «come una finanziaria».
La prossima scadenza è l’incontro con Lega Coop e Federconsumatori il 27 settembre a Roma, ma Montali, che ha seguito la vicenda dall’inizio, non si aspetta niente di risolutivo: «Non sono tranquillo rispetto alla fase che si apre, riguardo alle proposte che abbiamo fatto a Lega Coop e governo (un fondo di garanzia a copertura almeno parziale, intorno delle perdite subite dai sottoscrittori, ndr): siamo al punto zero, non abbiamo ottenuto risposte». Nessuno si nasconde poi che a rischiare di affondare non sono solo i risparmi investiti dai soci, ma i principi di fondo su cui si regge l’intero sistema e lo stesso mondo cooperativo, se i dirigenti nazionali non si svegliano e non ascoltano in maniera finalmente costruttiva i loro problemi.
In questa crisi profondissima in cui si stanno perdendo occupazione, denaro prestato – come quello versato da pensionati che ci hanno rimesso tutti i loro risparmi – e persino la casa, per i soci delle coop edilizie assegnatari di abitazioni, la vicenda di Patrizia Mora da Poviglio, nel Reggiano, rimasta invischiata per 38 mila euro nel crollo di Coopsette, ex colosso dell’edilizia affondato con perdite, racconta ascesa e caduta rovinosa di un’esperienza eletta per molti anni a modello vincente, almeno qui nell’Emila rossa: «Ci ho lavorato per 32 anni, eravamo anche proprietari di quote sociali, ma il prestito è come quello che puoi avere in banca, e pure a interessi leggermente superiori. Erano soldi miei, di mio marito, dei miei figli, e ci sono soci pensionati che ci hanno messo fino a 70 mila euro, tutti i loro risparmi». Il problema è anche che i prestiti potevano sorpassare di tre, ma anche di cinque volte il valore del patrimonio netto, di qui l’immensa grana che sta minando persino la fiducia di chi in quel mondo e in quei valori ci credeva sul serio: «I controlli interni del collegio sindacale? Inefficaci al massimo. Eppure per tanti anni ho lavorato benissimo in cooperativa: siamo stati fino a 1.200 dipendenti fino al 2007. Sa la cosa che mi è rimasta sullo stomaco? Tutto quel denaro buttato in consulenze di grandi esperti finanziari, che venivano due volte la settimana, a far cosa non si sa, e ci hanno fatto i soldi sul nostro default».
E mentre Giovanni Trisolini, presidente di Federconsumatori Reggio Emilia, elenca le richieste alla Lega Coop, a partire dall’istituzione di un fondo transitorio per restituire al più presto l’80% dei prestiti, dal palco arrivano appelli a una lotta più dura, con mobilitazioni che portino fin sotto le finestre dei dirigenti romani la voce amareggiata dei soci.
Quanto alle dichiarazioni rilasciate di recente a «La Stampa» dal presidente Lega Coop Mauro Lusetti, i comitati allargano le braccia: «Non risponde alle questioni che abbiamo posto, anzi, dice che sono improponibili, perché dice no al fondo di garanzia e difende il codice di autoregolamentazione, che è stato comunque in vigore finora – spiega Montali -. Il vero problema è che una volta la cooperazione faceva la cooperazione, mentre ora fa la società finanziaria. Secondo me sono venute a mancare anche le condizioni per le agevolazioni fiscali di cui gode il movimento cooperativo».
E qualcuno propone di andare a manifestare anche davanti ai grandi ipermercati emiliani, profanazione finale dei templi del consumo solidale dei tempi che furono.