Casta clerical rełijoxa

Re: Casta clerical rełijoxa

Messaggioda Berto » mer mag 18, 2016 2:07 pm

Francesco non dà tregua al male oscuro della Chiesa: "Soldi e potere, tentazioni che distruggono"
Nell'omelia a Santa Marta, il Papa ricorda il passo del Vangelo in cui Gesù parla di umiltà e i discepoli preferiscono discutere su chi tra di loro sia il più grande. "Accade anche oggi in ogni istituzione della Chiesa. Tutti con la voglia di ricchezza, vanità, orgoglio. Nessuno di noi può dire: sono una persona santa e pulita"
17 maggio 2016

http://www.repubblica.it/vaticano/2016/ ... -139977209

CITTA' DEL VATICANO - "La via che indica Gesù è la via del servizio, ma spesso nella Chiesa si ricercano potere, soldi e vanità". Sono le parole con cui Papa Francesco, nell'omelia di Santa Marta, ha messo in guardia dagli "arrampicatori" che anche nel mondo cattolico sono tentati di distruggere l'altro "per salire in alto". Tornando dunque a ribadire il messaggio lanciato lanciato ieri all'Assemblea dei vescovi italiani: i cristiani devono vincere la "tentazione mondana" che divide la Chiesa.

A Santa Marta, Francesco ha commentato il passo del Vangelo in cui "Gesù insegna ai suoi discepoli la via del servizio, ma loro si domandano chi sia il più grande tra loro. Il Maestro parla un linguaggio di umiliazione, di morte, di redenzione. Loro parlano un linguaggio da arrampicatori: chi andrà più in alto nel potere?". Esattamente, ha accusato il Papa, quanto "accade oggi in ogni istituzione della Chiesa: parrocchie, collegi, istituzioni, anche i vescovadi. Tutti con la voglia dello spirito mondano di ricchezza, vanità, orgoglio. Nessuno di noi può dire: no, io sono una persona santa e pulita. Tutti noi siamo tentati da queste cose, siamo tentati di distruggere l'altro per salire su. Questo spirito mondano, nemico di Dio, è una tentazione che divide e distrugge la Chiesa".

"Questa voglia mondana di essere con il potere - ha proseguito Bergoglio -, non di servire ma di essere servito, non si risparmia mai come arrivare: le chiacchiere, sporcare gli altri. L'invidia e le gelosie fanno questa strada e distruggono. Questo noi lo sappiamo, tutti. E tutti siamo tentati da queste cose, siamo tentati di distruggere l'altro per salire in su. E' una tentazione mondana, ma che divide e distrugge la Chiesa, non è lo Spirito di Gesù".

Il Papa ha invitato quindi a immaginare la scena: Gesù che parla di umiltà e i discepoli che preferiscono discutere su chi di loro sarà il più grande. "Ci farà bene - ha sottolineato il Pontefice - pensare alle tante volte che noi abbiamo visto questo nella Chiesa. E alle tante volte che noi abbiamo fatto questo. E chiedere al Signore che ci illumini, per capire che l'amore per il mondo, cioè per questo spirito mondano, è nemico di Dio".


l Papa alla Cei: Chiesa lasci beni non necessari. E i preti "brucino sul rogo le ambizioni"
Francesco apre l'assemblea generale dei vescovi chiamata ad approvare i conti dell'otto per mille e a discutere la riforma del clero. E traccia il profilo del parroco ideale: "Non sia un burocrate, sia semplice, essenziale e credibile"
di ANDREA GUALTIERI
16 maggio 2016

http://www.repubblica.it/vaticano/2016/ ... ref=nrct-4

TRE giorni dopo la sua elezione, Francesco aveva invocato una “Chiesa povera e per i poveri”. Ora, davanti ai vescovi italiani riuniti in assemblea per discutere del rinnovamento del clero, il Papa dà un'indicazione ancora più precisa su come gestire le strutture e i beni economici ecclesiali: “In una visione evangelica - dice ai presuli - evitate di appesantirvi in una pastorale di conservazione, che ostacola l’apertura alla perenne novità dello Spirito” E poi raccomanda: “Mantenete soltanto ciò che può servire per l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio”.

Il discorso del pontefice arriva proprio nei giorni in cui verranno approvati dalla Cei i conti relativi all'otto per mille: un importo che in genere si aggira attorno al miliardo di euro, impiegato per supportare le attività di evangelizzazione e sovvenzionare opere di carità, ma finito in alcuni casi al centro di speculazioni e raggiri o dilapidato con operazioni finanziarie improbabili. Situazioni, queste ultime, che il cardinale Angelo Bagnasco, parlando a margine del Convegno di Firenze della Chiesa italiana, aveva definito “dolorosissime”. Bergoglio va oltre. E sottolinea che la discussione sulle riforme del clero non può può trascurare il capitolo del rapporto con il denaro.

È la terza volta che Francesco si trova ad aprire l'assemblea generale della Cei, sottraendo il privilegio della prolusione proprio a Bagnasco che, tra l'altro, vedrà scadere il prossimo anno il mandato che gli era stato rinnovato per un quadriennio nel 2013: a maggio 2017, secondo quanto disposto dai vescovi, che hanno ignorato l'invito di Bergoglio ad eleggere direttamente il loro presidente, i presuli di tutte le diocesi italiane si troveranno a votare la terna nella quale sarà poi il Papa a scegliere il successore dell'arcivescovo di Genova.

Nel frattempo, però, la Chiesa scossa da numerosi scandali, mette mano ai problemi del suo presbiterato, coinvolto in numerosi scandali e spesso alle prese con problematiche diverse rispetto a quelle per le quali è stato preparato: dalle infiltrazioni mafiose ai nuovi contesti familiari. Lo ribadisce anche il Papa nel suo discorso: il contesto culturale nel quale opera un prete, dice Francesco, è "molto diverso da quello in cui ha mosso i primi passi nel ministero" e "anche in Italia tante tradizioni, abitudini e visioni della vita sono state intaccate da un profondo cambiamento d’epoca". E aggiunge il pontefice: "Noi, che spesso ci ritroviamo a deplorare questo tempo con tono amaro e accusatorio, dobbiamo avvertirne anche la durezza: nel nostro ministero, quante persone incontriamo che sono nell’affanno per la mancanza di riferimenti a cui guardare. Quante relazioni ferite. In un mondo in cui ciascuno si pensa come la misura di tutto, non c’è più posto per il fratello".

Bergoglio traccia invece il profilo del prete che vuole vedere operare nella Chiesa. E se a Firenze nel novembre scorso aveva evocato il modello del don Camillo di Guareschi, stavolta cita davanti ai vescovi la figura anonima di "qualcuno dei tanti parroci che si spendono nelle nostre comunità": personaggio che descrive senza ambizioni di carriera e potere, "bruciate sul rogo" come fece Mosè. Lontano da “un intimismo religioso che di spirituale ha ben poco”, distante dalla “freddezza del rigorista” ma anche dalla “superficialità di chi vuole mostrarsi accondiscendente a buon mercato”. Non si scandalizza di fronte alle debolezze umane. Non un “burocrate” o un “anonimo funzionario dell’istituzione”; libero da una mentalità di un “ruolo impiegatizio” e da quella dei “criteri dell’efficienza”. Il prete, aggiunge il Papa, deve essere "semplice ed essenziale, sempre disponibile" e "credibile agli occhi della gente", in una esperienza di vita "libera dai narcisismi e dalle gelosie clericali". Ma soprattutto deve essere sganciato dal denaro.


???

Papa Francesco: ignorare il povero è ignorare Dio
Così il pontefice durante l'udienza a San Pietro
18 maggio 2016
http://it.aleteia.org/2016/05/18/papa-f ... norare-dio

“Ignorare il povero è disprezzare Dio”. È il cuore della riflessione sviluppata da Papa Francesco all’udienza generale in Piazza San Pietro sul tema “povertà e misericordia”.

Di seguito, un’ampia sintesi della catechesi del Papa, che parte dalla parabola evangelica di Lazzaro e del ricco Epulone:

“Le loro condizioni di vita – osserva – sono opposte e del tutto non comunicanti. Il portone di casa del ricco è sempre chiuso al povero, che giace lì fuori, cercando di mangiare qualche avanzo della mensa del ricco.

Icona del giudizio finale
Questi indossa vesti di lusso, mentre Lazzaro è coperto di piaghe; il ricco ogni giorno banchetta lautamente, mentre Lazzaro muore di fame. Solo i cani si prendono cura di lui, e vengono a leccare le sue piaghe”. Questa scena, prosegue il Papa, “ricorda il duro rimprovero del Figlio dell’uomo nel giudizio finale: «Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere (…) Lazzaro rappresenta bene il grido silenzioso dei poveri di tutti i tempi e la contraddizione di un mondo in cui immense ricchezze e risorse sono nelle mani di pochi”.

Anche i ricchi muoiono
“Gesù dice che un giorno quell’uomo”, il ricco, “morì: i poveri e i ricchi muoiono, hanno lo stesso destino. Tutti noi, eh? Non ci sono eccezioni a questo… E allora quell’uomo si rivolse ad Abramo supplicandolo con l’appellativo di ‘padre’. Rivendica perciò di essere suo figlio, appartenente al popolo di Dio. Eppure in vita non ha mostrato alcuna considerazione verso Dio, anzi ha fatto di sé stesso il centro di tutto, chiuso nel suo mondo di lusso e di spreco. Escludendo Lazzaro, non ha tenuto in alcun conto né il Signore, né la sua legge. Ignorare il povero – afferma Francesco – è disprezzare Dio! E questo dobbiamo impararlo bene: ignorare il povero è disprezzare Dio”.

Lazzaro, cioè “Dio aiuta”
Il Papa nota che nella parabola “il ricco non ha un nome, soltanto l’aggettivo: il ricco; mentre quello del povero è ripetuto cinque volte, e Lazzaro significa ‘Dio aiuta’. Lazzaro, che giace davanti alla porta, è un richiamo vivente al ricco per ricordarsi di Dio, ma il ricco non accoglie tale richiamo. Sarà condannato pertanto non per le sue ricchezze, ma per essere stato incapace di sentire compassione per Lazzaro e di soccorrerlo”.

Prima ignorato, dopo implorato
Dopo la morte dei due protagonisti, nella seconda parte della parabola, “la situazione – osserva Francesco – si è rovesciata: il povero Lazzaro è portato dagli angeli in cielo presso Abramo, il ricco invece precipita tra i tormenti”. Quando il ricco, che patisce il tormento dell’arsura, implora Abramo perché mandi Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per recargli un po’ di sollievo, l’Epulone mostra – sottolinea il Papa – di conoscere quel povero sempre ignorato in vita. “Adesso il ricco riconosce Lazzaro e gli chiede aiuto, mentre in vita faceva finta di non vederlo”, dice Francesco, che soggiunge: “Quante volte – quante volte! – tanta gente fa finta di non vedere i poveri! Per loro i poveri non esistono (…) Crede ancora di poter accampare diritti per la sua precedente condizione sociale”.

Se apro la porta povero, Dio la apre a me
Abramo dichiara però impossibile da esaudire la richiesta del ricco e qui, indica il Papa, sta “la chiave di tutto il racconto: egli spiega che beni e mali sono stati distribuiti in modo da compensare l’ingiustizia terrena, e la porta che separava in vita il ricco dal povero, si è trasformata in ‘un grande abisso’. Finché Lazzaro stava sotto casa sua, per il ricco c’era la possibilità di salvezza: spalancare la porta, aiutare Lazzaro … ma ora che entrambi sono morti, la situazione è diventata irreparabile. Dio non è mai chiamato direttamente in causa, ma la parabola mette chiaramente in guardia: la misericordia di Dio verso di noi è legata alla nostra misericordia verso il prossimo; quando manca questa, anche quella non trova spazio nel nostro cuore chiuso, non può entrare. Se io non spalanco la porta del mio cuore al povero, quella porta rimane chiusa. Anche per Dio. E questo è terribile”.

La Parola di Dio vivifica il cuore di pietra
Quando poi Abramo replica al ricco che i suoi fratelli, “che rischiano di fare la stessa fine, possono salvarsi ascoltando “Mosè e i profeti”, la parabola – chiarisce Francesco – insegna che “per convertirci, non dobbiamo aspettare eventi prodigiosi, ma aprire il cuore alla Parola di Dio, che ci chiama ad amare Dio e il prossimo. La Parola di Dio può far rivivere un cuore inaridito e guarirlo dalla sua cecità. Il ricco conosceva la Parola di Dio, ma non l’ha lasciata entrare nel cuore, non l’ha ascoltata, non l’ha accolta nel cuore, perciò è stato incapace di aprire gli occhi e di avere compassione del povero. Nessun messaggero e nessun messaggio potranno sostituire i poveri che incontriamo nel cammino, perché in essi ci viene incontro Gesù stesso: ‘Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’, dice Gesù. Così nel rovesciamento delle sorti che la parabola descrive è nascosto – conclude il Papa – il mistero della nostra salvezza, in cui Cristo unisce la povertà alla misericordia”.
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Re: Casta clerical rełijoxa

Messaggioda Berto » ven gen 20, 2017 8:46 pm

Preti pedofiłi o pincia putełi


???

Don Gino Flaim giustifica i pedofili: "I bambini cercano affetto e qualche prete cede: posso capirli". La diocesi gli revoca gli incarichi (VIDEO)
Redazione, L'Huffington Post
06/10/2015

http://www.huffingtonpost.it/2015/10/06 ... mg00000001

"La pedofilia posso capirla, l'omosessualità no". Sono queste le parole di Don Gino Flaim, collaboratore pastorale della chiesa di San Pio X a Trento, che a ‘L’Aria che tira’ dà la sua personale opinione sul tema della pedofilia nella Chiesa, giustificandola. "I bambini li conosco, purtroppo cercano affetto perché non ce l'hanno in casa e qualche prete può anche cedere".

Sarebbero i bambini a "cercarsela", insomma. "In buona parte sì", risponde don Flaim. Poi sull'omosessualità: "Esiste nella Chiesa perché è una comunità di peccatori. Le malattie, come l'omosessualità, vengono".

La diocesi si dissocia. "Revocati l'incarico di collaboratore pastorale e la facoltà di predicazione" al sacerdote don Gino Flaim, "finora collaboratore pastorale della parrocchia di San Giuseppe a Trento". Lo comunica l'arcidiocesi di Trento, "in seguito alle dichiarazioni rilasciate all'emittente televisiva La7 nella trasmissione 'L'aria che tirà di oggi, martedì 6 ottobre. La Chiesa di Trento si dissocia pienamente dalle dichiarazioni rilasciate da un anziano prete diocesano all’emittente televisiva La7, nell’ambito della trasmissione “L’aria che tira”, andata in onda nella giornata odierna. Egli, interpellato dalla cronista in un contesto del tutto casuale, ha espresso argomentazioni che non rappresentano in alcun modo la posizione dell’Arcidiocesi di Trento e il sentire dell’intera comunità ecclesiale". Questa è la dichiarazione rilasciata dall'ufficio stampa dell'Arcidiocesi di Trento in merito all'intervista rilasciata da don Gino Flaim, riportata dal Corriere delle Alpi.



Pedofilia, "gli abusi di don Inzoli durante le confessioni": le motivazioni della condanna
Quattro anni e nove mesi di reclusione nei confronti di "don Mercedes", è stato uno dei massimi dirigenti di Comunione e Liberazione
di MATTEO PUCCIARELLI
25 novembre 2016

http://milano.repubblica.it/cronaca/201 ... -152773395

MILANO - Toccava i ragazzini anche durante le confessioni, e per convincerli della bontà delle molestie sessuali citava brani del Vecchio Testamento, la relazione filiale fra Abramo e Isacco. Sono uscite le motivazioni della sentenza di condanna a quattro anni e nove mesi di reclusione nei confronti di don Mauro Inzoli, ai tempi uno dei massimi dirigenti di Comunione e Liberazione, accusato di pedofilia e a suo tempo condannato al ritiro a vita privata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede.

Oltre venti pagine che mettono nero su bianco la seconda passione di don Inzoli - oltre a quella per il lusso, il suo soprannome infatti è 'don Mercedes'. Abusava sui minori della Gioventù studentesca - i ragazzi di Cl - un po' dappertutto: nei soggiorni estivi e invernali della comunità, in ospedale, durante le confessioni. Lo faceva "approfittando con spregiudicatezza della propria posizione di forza e di prestigio, tradendo la fiducia in lui riposta dai giovani nei momenti di confidenza delle proprie problematiche personali ed anche nel corso del sacramento della Confessione, ammantando talora le proprie condotte di significato religioso così confondendo ulteriormente i giovani", così scrive il gup Letizia Platè. La condanna per Inzoli è avvenuta per le molestie sessuali compiute, dal 2004 al 2008, su cinque ragazzini, 12 anni il più giovane, 16 il più grande, vittime di una "forte sottomissione psicologica". Ma i casi sarebbero molti di più, come aggiunge il giudice: "Una pluralità indiscriminata di soggetti, all'epoca minorenni", abusati "sin dalla metà degli anni Novanta". Ma sono casi ormai prescritti.

Un ragazzo racconta che nel 1996 don Inzoli lo toccò "nel corso della confessione" e che alla sua richiesta di spiegazioni, il leader carismatico di Cl giustificò gli atti sessuali "facendo riferimento ad una sorta di 'battesimo dei testicoli' che gli aveva presentato come un rituale ebraico citato nell'Antico Testamento come segno dell'affetto del padre nei confronti del figlio". Dentro la comunità in molti sapevano di ciò che faceva don Mercedes: "Se ne parlava in modo ironico" e tra i ragazzi "c'erano scambi di battute e scherzi". Un altro ragazzo che frequentò fino al 2004 il gruppo racconta: "Si ironizzava sul fatto che don Mauro adorasse maneggiare il cambio e quindi si accennava ironicamente a una sua ipotetica passione per le corse automobilistiche e quando alcuni giovani mi chiedevano se anche a me avesse fatto il gran premio, ho capito a cosa alludessero e come tali comportamenti fossero frequenti...". Un altro ancora ricorda che "quando, nell'estate del 2004, uno dei suoi amici aveva saputo di essere stato designato per dormire nella stanza d'albergo insieme a don Inzoli, aveva espresso il suo disappunto: 'Che palle andare a dormire da don Mauro, ti tiene sveglio tutta la notte e continua a toccarti'".

Nel 2014 fu lo stesso papa Francesco a stabilire che "in considerazione della gravità dei comportamenti e del conseguente scandalo, provocato da abusi su minori, don Inzoli è invitato a una vita di preghiera e di umile riservatezza, come segni di conversione e di penitenza. Gli è inoltre prescritto di sottostare ad alcune restrizioni, la cui inosservanza comporterà la dimissione dallo stato clericale. Don Mauro non potrà celebrare e concelebrare in pubblico l’Eucaristia e gli altri sacramenti, né predicare, ma solo celebrare l’Eucaristia privatamente. Non potrà svolgere accompagnamento spirituale nei confronti dei minori o altre attività pastorali, ricreative o culturali che li coinvolgano". Ma la giustizia italiana non si era ancora mossa. Lo fece dopo un esposto alla procura del deputato di Sinistra Italiana Franco Bordo, andato avanti nonostante l'ostruzionismo del Vaticano.
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Re: Casta clerical rełijoxa

Messaggioda Berto » ven gen 20, 2017 8:47 pm

Preti ciavadori e ladri

Don Contin: “Orge anche con uomini di colore”. Sospetti su buco milionario nell’ente benefico gestito dal prete
Il parroco nei verbali ha ammesso le relazioni. Secondo i carabinieri sono una trentina le amanti del sacerdote e di don Roberto Cavazzana, l'altro prete ascoltato come persona informata dei fatti che non è indagato. Per Il Gazzettino l'ammanco sfiorerebbe i tre milioni di euro. Il vescovo ha chiesto perdono per i peccati della Chiesa padovana
di Giuseppe Pietrobelli | 20 gennaio 2017

http://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01 ... te/3329115

Il vescovo si inginocchia e chiede perdono. Per i peccati della Chiesa padovana consumati nella parrocchia di San Lazzaro, per l’incapacità di capire cosa stava accadendo, per il pubblico scandalo che due sacerdoti, per loro stessa ammissione, hanno dato. Nel giorno in cui monsignor Claudio Cipolla, dall’Equador dove si trova in visita pastorale alle missioni, ha reso pubblica una lettera in cui dichiara apertamente “Mi vergogno”, escono nuovi dettagli sul caso di don Andrea Contin e di altri sacerdoti che avrebbero fatto sesso in canonica. Ammissioni ai carabinieri e perfino sospetti di ammanchi nella gestione di un ente per l’assistenza di anziani, di cui l’ex parroco era presidente. Cifre importanti, che sfiorano i tre milioni di euro e che potrebbero spiegare la disponibilità economica del sacerdote.

Monsignor Cipolla ha scritto: “Mentre i nostri giornali si gloriano di aver bucato lo schermo a livello internazionale, io mi vergogno non solo come uomo di Chiesa perché abbiamo guadagnato solamente la commiserazione di molti, l’ironia e la beffa di molti altri. Non tutti stanno capendo che è una ferita dolorosa per la nostra Chiesa e per la nostra società padovana”. E annuncia la linea dura: “Questi fatti gettano un’ombra tenebrosa soprattutto sulla nostra Chiesa: forse è per questo che mi vergogno e vorrei chiedere io stesso perdono per quelli che, nostri amici, hanno attentato alla credibilità del nostro predicare. In questo campo anche se penalmente non ci fosse rilevanza, canonicamente, cioè secondo le regole che come Chiesa ci siamo dati, siamo in dovere di prendere provvedimenti disciplinari perché non possiamo accettare fraintendimenti”.

Mentre il vescovo rendeva pubbliche queste riflessioni, trapelavano i contenuti dell’interrogatorio che don Contin ha rilasciato ai carabinieri pochi giorni prima di Natale quando in canonica fu scoperto un armamentario di gadget del piacere. Il sacerdote ha subito ammesso le relazioni. “In riferimento alla perquisizione che mi è stata fatta dichiaro di avere conosciuto in parrocchia cinque donne, con le quali, dopo una lunga conoscenza, ho avuto una relazione sentimentale sfociata in rapporti sessuali”. Come riferiscono i giornali locali, don Andrea non è stato reticente sulle circostanze. “I rapporti si consumavano solitamente in canonica anche con la partecipazione di altri uomini, anche di colore. Quest’ultima circostanza si è verificata sempre e solo con una donna…”. Si tratta della quarantanovenne che lo ha denunciato all’inizio di dicembre. Don Contin ha ammesso anche le riprese delle performance. “A volte filmavo questi incontri sessuali, ma mai all’insaputa delle donna. Sono immagini che non ho mai venduto o fatto vedere a terze persone. Non ho mai restituito i video alla donna nonostante lei me li avesse chiesti più volte perché avevo paura”. Forse temeva ricatti o una loro divulgazione. Ha anche parlato dei viaggi e delle cene in locali galanti assieme ad altre parrocchiane, ma ha categoricamente negato comportamenti violenti e ha escluso di aver percepito denaro in cambio dei rapporti con una delle donne che aveva procurato ad altri uomini. Insomma, ha allontanato il sospetto dell’induzione alla prostituzione, che è l’ipotesi su cui si basa l’inchiesta condotta dal pm Roberto Piccione.

Ha detto tutto? Sul numero delle donne ha giocato al ribasso, visto che i carabinieri ne hanno identificate e interrogate almeno diciotto. Anche il parroco di Carbonara di Rovolon, don Roberto Cavazzana, sentito per sei ore in Procura come persona informata dei fatti, avrebbe ammesso le relazioni. Nel suo caso le donne sarebbero una quindicina. Ma se non c’è passaggio di denaro, non c’è alcun reato penale. Sembra essere questa la linea difensiva di don Contin, mentre don Calzavara non è nemmeno indagato.

Qualche guaio si profila, invece, sulla provenienza del denaro di cui don Contin disponeva. I carabinieri di Padova, aiutati dalla Guardia di Finanza, stanno spulciando i conti e i bilanci di Casetta Michelino, il centro diurno per anziani di Pontevigodarzere di cui il sacerdote è stato fondatore, diventandone presidente. La struttura beneficiava di finanziamenti regionali e comunali, e questo impone una ricostruzione contabile completa, non esclusa l’analisi dei fidi bancari di cui Casetta Michelino fruiva. Il buco nella gestione potrebbe sfiorare – secondo Il Gazzettino – i tre milioni di euro.
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Re: Casta clerical rełijoxa

Messaggioda Berto » dom ago 06, 2017 7:46 am

Papa Francesco e le pensioni inique. Della Chiesa
Michele De Vitis
29 Giugno 2017

http://stradeonline.it/istituzioni-ed-e ... lla-chiesa

Papa Francesco sa farsi voler bene e sa farsi applaudire. Anche la posizione giusta e, mai come in questo caso, sacro-santa contro le pensioni d’oro è destinata a far salire il suo grado di popolarità e forse ad accorciare il distacco tra Chiesa e società. Un distacco esemplificato anche dal detto “Fa’ quello che il prete dice, non quello che il prete fa”.

Naturalmente Papa Francesco non è l’INPS e quindi può non sapere del privilegio pensionistico chiamato “Fondo Clero” su cui l’Istituto presieduto da Tito Boeri si è già pubblicamente espresso con un’approfondita analisi nel 2015. Un privilegio a fondo perduto pagato dai cittadini italiani.

Nel 1973, infatti, venne creato un fondo speciale che ancora oggi eroga pensioni di vecchiaia, di invalidità e pensioni ai superstiti. Negli anni questo fondo, non toccato dalla riforma Fornero, ha accumulato perdite su perdite e al 2015 il disavanzo patrimoniale ha sforato i 2,2 miliardi di euro, raddoppiando in 13 anni. Come spiega l’INPS, la colpa va trovata nello squilibrio tra contributi versati e prestazioni erogate (era 1 a 3 nel 2015).

Il fondo è poi compatibile con pensioni di gestioni diverse. Circa il 72% dei quasi 14mila pensionati del fondo risulta titolare di altre pensioni che comunque possono vedersi tagliata la pensione erogata dal fondo fino a un terzo. Fa notare l’Inps che 9.960 pensionati del Fondo Clero sono titolari di un'altra pensione dall’importo medio di 1.000 euro lordi al mese e circa 1.000 pensionati di questo fondo ricevono una seconda pensione di importo superiore ai 2.000 euro lordi.

Come funzionano i contributi e come viene calcolata la pensione? Gli iscritti al fondo pagano un importo fisso all’anno determinato dal Ministero del Lavoro. Nel 2016 tale importo è pari a 1.722,08 euro. Ha diritto alla pensione di vecchiaia chi ha compiuto 68 anni e 7 mesi ed ha almeno 20 anni di contributi o chi ha compiuto 65 anni e 7 mesi ed ha almeno 40 anni di contributi. Il sistema di calcolo delle pensioni non è né retributivo, né contributivo, ma si basa su prestazioni definite in somma fissa, partendo da una minima pari nel 2015 a 502,39 euro. Con il ricalcolo contributivo, ha spiegato l’Inps, oltre il 60% delle pensioni subirebbe un taglio superiore al 50% e non esistono soggetti che abbiano un vantaggio.

Non sappiamo se siamo di fronte a pensioni d’oro o meno, ma possiamo dire per certo che un fondo in costante perdita negli anni alimentato dallo Stato e un mancato ricalcolo contributivo assicurano il primo svantaggi a tutti e l’altro vantaggi a pochi. Per dirla con Papa Francesco, anche queste ingiustizie sembrano “un'offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere” perché creano diseguaglianze non solo tra ricchi e poveri e tra giovani e vecchi, ma, quel che è più grave, tra laici (non laicisti!) e clero.

A queste condizioni, caro Papa, credere nella pensione rischia di essere per i giovani un atto di fede.
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