Casta sinical o sindacale

Re: Casta sinical o sindacale

Messaggioda Berto » lun feb 03, 2014 8:42 am

Electrolux chiude? Merito della casta dei 700.000 sindacalisti parassiti

http://www.lindipendenza.com/electrolux ... -parassiti

Immagine

di FRANCO FUMAGALLI

In questi ultimi giorni le cronache hanno riportato due eventi di carattere economico che riguardano il paese: questioni Electrolux e Fiat.
Nel primo caso si focalizza e si evidenzia lo squilibrio tra la situazione retributiva e normativa dei rapporti di lavoro nel paese.
Grazie agli infaticabili nulla facenti sindacati e sindacalisti, il mondo produttivo italiano brilla per i bassi salari e per l’alto costo del lavoro.
Naturalmente la proprietà ci marcia, ma ha tutte, purtroppo, le ragioni di farlo.
Grazie ai privilegi e gli sperperi delle caste – politica, sindacale, burocratica e giudiziaria – il costo del lavoro è estremamente elevato (basti pensare che se un lavoratore percepisce 1.000 € al mese il datore di lavoro ne esborsa quasi 3.000).

Per rendersi conto di come ciò possa accadere, i veri lavoratori dovrebbero ricordare che la casta dei 700.000 “sindacalisti” costa – tra una leggina e l’altra – 20/30 miliardi di € all’anno.
Questa enorme quantità di denaro si riflette viene scaricato sulle retribuzioni che, oltretutto, sono gravati da misteriosi contributi di solidarietà non si sa verso chi, senza chiedere il parere dei titolari contribuenti ( per i sindacalisti ?).
Forse i lavoratori non sanno che “il sindacato” è l’ottava azienda privata nel paese.
Hanno un apparato enorme con 20.000 dipendenti ( tra l’altro con facoltà di licenziamento in spregio, unici datori di lavoro nel paese, all’art. 18 dello “statuto dei lavoratori”). Tali “organizzazioni” ha un fatturato da multinazionale. Ma da dove arrivano tutti questi soldi?
Semplice, sono finanziamenti occulti di origine statale.
Questa è la ragione per la quale la casta si è sempre rifiutati di rendere pubblici i loro bilanci. Se poi si pensa che il sindacato ha potere ma non ha mai responsabilità si giunge ad una doppia presa in giro per i lavoratori. In realtà, la responsabilità di quanto sta accadendo il sindacato ce l’ha, ma fino a quando i lavoratori non si renderanno conto che “questi sindacati” operano esclusivamente per perpetuare le loro organizzazioni, le cose non cambieranno.
Quando i lavoratori scioperano, perdono il salario, ma il “sindacalista” continua a percepire interamente le sue sinecure.

Se nel caso Electrolux rischiano di perdere il posto circa 3.500 dipendenti, nel secondo caso, quello della Fiat, sono oltre 25.000 che prima o poi, è facile prevedere, saranno coinvolti in analoghe vicende.
Le cose non cambieranno fino a quando i lavoratori non si renderanno conto che la casta sindacale non li tutela ma ostacola la formazione di nuove occasioni di lavoro.
Per perpetuare le loro organizzazioni, questi sindacati praticano, diversamente da tutte le altre associazioni, uno strano sistema: basta iscriversi una volta che per tutta la vita contribuisci a dare loro soldi. Infatti la quota della tessera d’iscrizione viene automaticamente sottratte dalla busta paga dal datore di lavoro per conto delle varie organizzazioni sindacali, senza spesa alcuna per loro.
Anche il cancro burocratico del paese è farcito di “sindacalisti” ( con il doppio o triplo stipendio?).
Il sindacato dovrebbe essere lo strumento con cui i lavoratori tutelano le loro condizioni retributive e di sicurezza.
In realtà questi sindacati sono diventati organizzazioni dedite solo al loro potere, all’occupazione di posti pubblici e impedimento all’intrapresa.
In pratica, parassiti.
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Re: Casta sinical o sindacale

Messaggioda Berto » sab set 06, 2014 4:39 pm

Fausto Bertinotti, comunista pentito: un clamoroso discorso... - el parasida roso

http://www.liberoquotidiano.it/video/11 ... tito-.html

Il comunismo? “Ha fallito”. La cultura politica da cui si deve ripartire? “Quella liberale, che ha difeso i diritti dell'individuo”. Il gesto più rivoluzionario di questi anni? “Le dimissioni da Papa di Joseph Ratzinger”. L'unica delle tre grandi culture del Novecento che è in vita oggi? “Quella cattolica, che è stata rivitalizzata da papa Francesco che si sta guadagnando consenso e attenzione di mondi lontani”. Parole clamorose, perchè a pronunciarle è l'ultimo dei Mohicani della vecchia sinistra italiana: Fausto Bertinotti, il leader di quella che è stata Rifondazione comunista. Un discorso-choc quello che l'ex presidente della Camera ha pronunciato a Todi il 29 agosto scorso (intervistato dal direttore di radio radicale Alessio Falconio), che in qualche modo segna il vero cambiamento epocale della politica italiana, la chiusura definitiva di quella che è stata la prima Repubblica.

di Franco Bechis
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Re: Casta sinical o sindacale

Messaggioda Berto » mar feb 03, 2015 10:36 am

Un miliardo l'anno: ecco come lo Stato finanzia i sindacati

http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/P ... 6999.shtml

di Osvaldo De Paolini

«Il sindacato? La coperta di Linus della sinistra». «Non riescono, magari non per colpa solo loro, a rappresentare i ragazzi e le ragazze. E c’è da capirli, visto che il 75% dei loro tesserati sono pensionati». Ecco i sindacati nel pensiero recente di Matteo Renzi. Secondo il premier hanno solo un «sacco di soldi». E dunque, partire dai soldi è sempre un metodo infallibile se si vuole riformare qualcosa.E poiché Renzi si è impegnato a sfornare una riforma al mese fino a maggio, a mettere mano ai rapporti tra Pubblica amministrazione e sindacati ci penserà a cavallo dell'estate. Sempre che, cammin facendo, non cambi idea.

Rappresentanza inattuata Il suo predecessore, Enrico Letta, si era vantato di aver cancellato, sia pure a partire dal 2017, il finanziamento pubblico dei partiti. Un gesto simbolico (un centinaio di milioni di euro l'anno) da tributare all'insostenibile pesantezza della sfacciataggine di alcuni. In cambio la democrazia italiana si incamminerà sulla via del finanziamento privato dell'attività politica. Dunque, resterà solo al sindacato l'esclusiva di un ricco e sontuoso finanziamento pubblico: 1 miliardo di euro almeno, che entra ogni anno nelle casse delle quattro organizzazioni sindacali (considerando Ugl in aggiunta a Cgil, Cisl e Uil) più rappresentative. O sedicenti tali, visto che l'accordo sulla rappresentanza giace inattuato per paura di contare davvero quanti lavoratori pagano ancora la quota associativa.


Un miliardo l'anno: ecco come lo Stato finanzia i sindacati
di Osvaldo De Paolini
«Il sindacato? La coperta di Linus della sinistra». «Non riescono, magari non per colpa solo loro, a rappresentare i ragazzi e le ragazze. E c’è da capirli, visto che il 75% dei loro tesserati sono pensionati». Ecco i sindacati nel pensiero recente di Matteo Renzi. Secondo il premier hanno solo un «sacco di soldi». E dunque, partire dai soldi è sempre un metodo infallibile se si vuole riformare qualcosa.E poiché Renzi si è impegnato a sfornare una riforma al mese fino a maggio, a mettere mano ai rapporti tra Pubblica amministrazione e sindacati ci penserà a cavallo dell'estate. Sempre che, cammin facendo, non cambi idea.

Rappresentanza inattuata Il suo predecessore, Enrico Letta, si era vantato di aver cancellato, sia pure a partire dal 2017, il finanziamento pubblico dei partiti. Un gesto simbolico (un centinaio di milioni di euro l'anno) da tributare all'insostenibile pesantezza della sfacciataggine di alcuni. In cambio la democrazia italiana si incamminerà sulla via del finanziamento privato dell'attività politica. Dunque, resterà solo al sindacato l'esclusiva di un ricco e sontuoso finanziamento pubblico: 1 miliardo di euro almeno, che entra ogni anno nelle casse delle quattro organizzazioni sindacali (considerando Ugl in aggiunta a Cgil, Cisl e Uil) più rappresentative. O sedicenti tali, visto che l'accordo sulla rappresentanza giace inattuato per paura di contare davvero quanti lavoratori pagano ancora la quota associativa.

Un miliardo di euro Un miliardo di euro. Slegato dall’attività tipica. È pur vero che questa espressione dice nulla, visto che nessuno ha mai letto un bilancio di un sindacato, non essendo tenuti a presentarli. Epperò 1 miliardo di euro al netto delle quote associative - che si suppongono sempre meno, tranne che tra i pensionati - non è poco trattandosi di un extra. Un miliardo di euro che non comprende le rendite dell’ingente patrimonio immobiliare (impossibile da quantificare), peraltro recuperato nei modi più creativi a spese di quello pubblico.

A questo punto qualcuno potrebbe osservare: ma chi dice che si tratti davvero di 1 miliardo, visto che nessuno conosce i loro bilanci? Anzi, si tratta di un calcolo prudenziale. Perché questa è solo la cifra che transita dai patronati e dai centri di assistenza fiscale (gli arcinoti caf) che fanno capo alle organizzazioni sindacali. E quando provi a fare domande sul tema, molte bocche si fanno storte, ma restano cucite.

Il peccato Si storcono in virtù del fatto che patronati e caf svolgono un servizio ai cittadini, che perciò - dicono - deve essere remunerato dallo Stato. Già, peccato che non sia sottoposto a verifiche di alcuno sulla qualità effettiva del servizio. Nessun ministro del Lavoro o dell'Economia ha mai sollecitato gli enti vigilati - da Inps a Inail all'Agenzia delle Entrate - a formulare regolamenti e minacciare sanzioni a chi quel servizio non lo svolga con efficienza e senza conflitto di interessi.

600 milioni ai patronati Ma facciamo un po’ i conti prima di affrontare qualche criticità regolamentare. Circa 600 milioni sono i compensi - sottratti a un negoziato di mercato, ma garantiti da norme di legge o convenzioni stipulate dagli enti pubblici - che vengono incassati da patronati e caf per i servizi erogati. Il dato è stato aggiornato circa un anno fa da Giuliano Amato, incaricato dal governo Monti di preparare una «nota sul finanziamento diretto e indiretto del sindacato». Nel dettaglio, si tratta di circa 430 milioni di stanziamento per i patronati e 170 milioni per i caf. Proprio tre delle quattro convenzioni caf sono in scadenza quest'anno all'Inps. Inutile dire quanto sia importante per il sindacato ottenere il rinnovo. Due anni fa furono proprio i tre segretari confederali di Cgil (Camusso) Cisl (Bonanni) e Uil (Angeletti) a prendere carta e penna per scrivere al ministro Elsa Fornero e sollecitare l'approvazione della bozza di convenzione Inps-caf. Nel mentre ciò accadeva, l'allora presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, venne considerato il «nemico numero 1» per avere chiesto di verificare la congruità dei compensi...
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Re: Casta sinical o sindacale

Messaggioda Berto » ven feb 13, 2015 7:20 pm

Renata Polverini irrompe nella sede Ugl: aggressione a un collega, poi lo svenimento
11 febbraio 2015
http://www.liberoquotidiano.it/news/sfo ... 4.facebook

Grida, insulti, ambulanze, un'aggressione e svenimenti. No, non siamo in un pub né nel bel mezzo di una rissa tra hooligan, ma nella sede dell'Ugl, il sindacato di destra al cui vertice un tempo c'era Renata Polverini, poi governatrice del Lazio e oggi deputata di Forza Italia. E tra i protagonisti della bagarre c'è proprio lei, la Polverini. Ma prima di arrivare a quanto successo martedì 10 febbraio è necessario spiegare il contesto.

La premessa - Lo scorso anno la magistratura di Roma ha decapitato i vertici Ugl in seguito all'indagine sulle spese pazze del segretario Giovanni Centrella, vicinissimo alla Polverini. Successivamente una parte dell'Ugl ha invocato una "svolta moralizzatrice", ma dall'altro lato della barricata c'erano proprio Renata e gli esponenti del sindacato a lei più vicini. Al termine delle schermaglie come nuovo segretario è stato imposto Paolo Capone. Una settimana fa un ultimo ribaltone: il tribunale civile di Roma rimuove Capone, e l'Ugl precipita nuovamente nel caos e nel sindacato riprendono le schermaglie tra fazioni.

La rissa - E si arriva dunque all'ultima puntata dello spinoso caso, che risale a ieri, martedì 10 febbraio. Alle cinque meno un quarto del pomeriggio Renata Polverini arriva nella sede nazionale dell'Ugl a Roma, in via delle Botteghe Oscure, e stando al racconto dei presenti irrompe in una stanza dove è riunita la parte del sindacato ostile a Renata. Secondo le testimonianze, l'ex governatrice si sarebbe avvicinata a Danilo Scipio, segretario dei forestali dell'Ugl, e lo avrebbe insultato e schiaffeggiato. Scipio, in piedi accanto alla finestra, non avrebbe reagito. Da questo punto in poi le versioni non concordano: secondo alcuni la Polverini sarebbe svenuta e avrebbe fatto chiamare un'ambulanza. Per altri, invece, avrebbe avuto un attacco isterico. Per certo la situazione era tutt'altro che tranquilla e serena.

Il comunicato - E il fatto che qualcosa di grave possa essere realmente accaduto in quella sala riunioni della sede Ugl lo testimonia un comunicato del sindacato. Nella nota, testuali parole, si spiega: "La parlamentare forzista (Renata Polverini, ndr) verso le 16.45 di oggi, 10 febbraio, è entrata nella sede del confederale Ugl di via delle Botteghe Oscure e si è avventata fisicamente sbraitando contro il segretario nazionale Ugl corpo Forestale dello Stato Danilo Scipio. Noi di Ugl ripartire dal territorio - prosegue la nota - ignoriamo i motivi del gesto ma abbiamo avvisato la forza pubblica alla quale chiediamo che non ci faccia mai mancare la tutela che sino ad oggi ci ha assicurato".
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Re: Casta sinical o sindacale

Messaggioda Berto » mar mar 03, 2015 9:25 pm

Contadino e milionario: stipendio da record per il segretario generale di Coldiretti
Negli ultimi 11 anni il dirigente ha guadagnato oltre 10 milioni di euro. Una cifra pazzesca: solo nel 2014 la retribuzione ha sfiorato i 2 milioni. Ecco le prove.


di Emiliano Fittipladi 29 gennaio 2015

http://espresso.repubblica.it/plus/arti ... ef=Default

Contadino e milionario: stipendio da record per il segretario generale di Coldiretti

I bambini, lo confermano anche i sondaggi, sognano di diventare piloti, dottori o astronauti. E però, se volessero guadagnare somme davvero stellari, dovrebbero puntare su un lavoro meno trendy ma assai più redditizio: quello di segretario generale della Coldiretti, l’associazione che raggruppa oltre un milione e mezzo di agricoltori italiani. È improbabile che Vincenzo Gesmundo, oggi sessantenne, desiderasse con ardore la sua poltrona fin da quando portava i calzoni corti. Ma spulciando i dati dell’Inps siamo certi che non abbia rimpianti: solo negli ultimi 11 anni la Coldiretti gli ha infatti versato (tra stipendi lordi, bonus e oneri contributivi) oltre 10 milioni di euro. Nell’Italia della crisi, dove tutti tagliano tutto e gli agricoltori fanno la fame, è un record invidiabile.

Non è tutto. Il sito specializzato Agricolae qualche giorno fa ha segnalato che Gesmundo, laureato in filosofia, assunto nel 1982 e diventato uno dei ras della potente associazione di Palazzo Rospigliosi, per il periodo gennaio-settembre 2014 avrebbe ricevuto una retribuzione-monstre da 1,8 milioni. Ne è nato un putiferio.

Il giovane presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, prima ha smentito la notizia parlando «di dati clamorosamente falsi». Poi ha spiegato al “Fatto” che la somma contiene anche il Tfr, visto che Gesmundo «è passato da un contratto a tempo indeterminato a uno a tempo determinato». Grazie ai dati ufficiali Inps (che abbiamo ottenuto grazie a fonti esterne all'istituto di previdenza) sappiamo ora che chi sbaglia è il vertice della Coldiretti. «Il trattamento di fine rapporto è indicato dall’Inps su altre tabelle» ci spiega un avvocato dell’istituto previdenziale. «Gli 1,8 milioni riguardano solo la retribuzione lorda, non ci piove. L’eventuale Tfr è in un’altra voce, a parte». Una voce che il segretario ha ovviamente incassato: ammonta ad ulteriori 205 mila euro che - sommati alla “retribuzione” - nel 2014 portano le sue entrate a oltre due milioni di euro.

Lo stesso presidente, in una comunicazione interna scritta per fare «chiarezza», non parla mai di Tfr: lo stipendio 2014 di Gesmundo sarebbe così straordinariamente alto perchè il segretario «ha percepito la sua indennità di fine mandato per il periodo 1982-2014». Si tratterebbe dunque di una sorta di buonuscita che le aziende possono elargire (a seconda del contratto) ai loro amministratori. «In genere il bonus è consuetudine delle aziende private e dei loro manager sempre licenziabili, e non di associazioni agricole e dei loro lavoratori dipendenti già super protetti», ragiona l’avvocato. Ma tant’è: al sindacato degli agricoltori sanno essere generosi.

Dopo aver incassato il tesoretto il segretario generale non è neanche andato ai giardinetti, ma ha firmato un nuovo contratto a tempo determinato. «Il compenso annuale ammonta a 224 mila euro netti», spiega ancora nella missiva interna Moncalvo, tralasciando di ricordare che il lordo raddoppia la cifra. «Non ci è stato quindi alcun aumento, semmai una riduzione». Sarà. È un fatto però che l’ex filosofo che ha abbracciato la causa contadina ha goduto di stipendi da urlo per lustri: dai 679 mila euro del 2002 agli 1,1 milioni del 2003, dai 740 mila euro del 2010 agli 1,2 milioni del 2013, una somma dieci volte più alta di quanto guadagnato nello stesso periodo dal suo omologo nella Cia, l’altra grande confederazione dei coltivatori italiani.

Analizzando i dati del ministero dell’Agricoltura, Coldiretti ha girato al segretario quasi la metà dei circa 4,7 milioni di rimborsi pubblici spettanti sulla carta ai suoi Caa, i Centri di assistenza agricola. «Coldiretti, forza amica del Paese», dice lo slogan. Di sicuro è amica, e molto, dei suoi dirigenti.
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Re: Casta sinical o sindacale

Messaggioda Berto » gio lug 09, 2015 9:27 am

SINDACALISTI LADRI: ECCO QUANTO PRENDEVA BONANNI ALLA FACCIA DI OPERAI, DISOCCUPATI ED ESODATI. E ADESSO CHE E’ IN PENSIONE? ANCORA PEGGIO.

http://www.grandecocomero.com/bonanni-s ... obama-cisl

Raffaele Bonanni stipendio d’oro. Da segretario Cisl guadagnava fino a 336mila euro l’anno

Un Raffaele Bonanni tutto d’oro. Che oltre a godere di una pensione stellare (8.593 euro lordi al mese), è stato protagonista negli ultimi anni di una strabiliante ascesa salariale. Nel suo periodo da segretario della Cisl – dal 2006 fino alle improvvise dimissioni del settembre scorso – il suo stipendio è aumentato vertiginosamente: da 118.186 euro a 336mila, una cifra da capogiro, di molto superiore al tetto per i grandi manager di Stato (240mila).

Tanto per fare qualche paragone, nel suo primo anno da leader Cisl, Bonanni prendeva già più del presidente del Consiglio Matteo Renzi, il cui stipendio da presidente del Consiglio ammonta a 114.796,68 euro. La sua ultima busta paga, invece, era addirittura superiore a quella del presidente americano Barack Obama (circa 275mila euro).

A diffondere questi numeri è il Fatto Quotidiano, che è entrato in possesso di uno dei dossier avvelenati che riguardano l’ex segretario Cisl.

Il sindacalista – ricorda il Fatto – viene eletto segretario generale della Cisl nel 2006. Fino a quella data era segretario confederale e guadagnava meno di 80mila euro lordi all’anno. 75.223 nel 2003, 77.349 nel 2004 e 79.054 nel 2005. Quando diventa segretario generale, secondo il regolamento interno alla Cisl, il suo stipendio viene incrementato del 30%. Quindi, secondo le regole interne, avrebbe dovuto guadagnare circa 100mila euro lordi annui.

Nel 2006, la Cisl dichiara all’Inps una retribuzione lorda, ai fini contributivi, di 118.186 euro. Un po’ più alta di quella prevista ma non molto. Le stranezze devono giungere con gli anni seguenti.

Nel 2007, infatti, la retribuzione complessiva dichiarata all’Inps è di 171.652 euro lordi annui. Che aumenta ancora nel 2008: 201.681 annui. L’evoluzione è spettacolare, gli incrementi retributivi di Bonanni sono del 45% e poi del 17%. Ma la progressione continua: nel 2009, la retribuzione è di 255.579 (+26%), nel 2010 sale “di poco” a 267.436 (+4%) mentre nel 2011 schizza a 336.260 con un aumento del 25%.

Sono stati tutti questi aumenti a consentire all’ex segretario di ritirarsi da pensionato d’oro. Senza dimenticare che Bonanni è riuscito a sfuggire sia alle modifiche introdotte nel ’95 dalla riforma Dini che introdusse il sistema contributivo (grazie all’anzianità di servizio), sia alla riforma Fornero.

Sentito dal Fatto, l’ex segretario della Cisl ha preferito non rilasciare dichiarazioni.
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Re: Casta sinical o sindacale

Messaggioda Berto » mer ago 12, 2015 7:27 pm

Cisl, scoppia il caso dei mega-stipendi. Dirigente li denuncia viene espulso

https://pennatagliente.wordpress.com/20 ... i-cobas-sc

Nel dossier firmato da Fausto Scandola un atto d’accusa corredato di nomi e cifre: retribuzioni che sfiorano i 300mila euro l’anno

MILANO – È un lungo sfogo di un dirigente sindacale inviato via mail a troppe persone e questo, probabilmente, gli costerà l’espulsione dalla Cisl: la raccomandata infatti gli è già arrivata a casa. Un atto d’accusa corredato di nomi e cifre che fanno una certa impressione, vista la crisi generale del sindacato e quella ancor più complessiva del mondo del lavoro: ci sono sindacalisti dell’organizzazione guidata da Annamaria Furlan che si portano a casa stipendi che neanche Barack Obama, superando di slancio pure il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Sfiorando i 300mila euro annui.

Il mini-dossier firmato dal veneto Fausto Scandola sta creando più di un imbarazzo al sindacato cattolico, anche perché a seguito di una vicenda simile, di fatto, dovette lasciare il suo posto l’ex numero uno Raffaele Bonanni; il quale, giusto poco prima della pensione, si era ritoccato all’insù il compenso, mossa utile per aumentare il successivo assegno a carico dei contribuenti. “I nostri rappresentanti e dirigenti ai massimi livelli nazionali della Cisl – scrive Scandola – si possono ancora considerare rappresentanti sindacali dei soci finanziatori, lavoratori dipendenti e pensionati? I loro comportamenti, lo svolgere dei loro ruoli, come gestiscono il potere, si possono ancora considerare da esempio e guida della nostra associazione che punta a curare gli interessi dei lavoratori? “.

Ecco qualche nome e cifra in lista: Antonino Sorgi, presidente nazionale dell’Inas Cisl, nel 2014 si è portato a casa 256mila euro lordi: 77.969,71 euro di pensione, 100.123,00 euro di compenso Inas e 77.957,00 euro come compenso Inas immobiliare. Valeriano Canepari, ex presidente Caf Cisl Nazionale, nel 2013 ha messo insieme 97.170,00 euro di pensione, più 192.071,00 euro a capo della Usr Cisl Emilia Romagna: totale annuo, 289.241,00 euro. Ermenegildo Bonfanti, segretario generale nazionale Fnp Cisl, 225mila euro in un anno, di cui 143mila di pensione. Pierangelo Raineri, gran capo della Fisascat Cisl, 237 mila euro grazie anche ai gettoni di presenza in Enasarco, più moglie e figlio assunti in enti collegati alla stessa Cisl.

Di mezzo, nella denuncia, ci va anche la stessa Furlan. Il 9 luglio scorso – è sempre la denuncia di Scandola, che racconta – il comitato esecutivo nazionale confederale della Cisl approva all’unanimità un nuovo regolamento presentato dalla segretaria generale. Dove si parla di trasparenza, fissando finalmente delle regole precise sugli stipendi. Confrontando tutti i livelli della Cisl cosa ne esce fuori? Che l’aumento tabellare tra il 2008 (anno di inizio di una crisi non ancora conclusa) e il 2015 è pari al 12,93 per cento. A conti fatti, va detto, sarebbe l’inflazione. Se Furlan nel 2008 portava a casa un totale lordo di 99mila euro, ora potrebbe arrivare a 114mila. Sarà questo lo stipendio massimo consentito. Al mese fanno 3.326 euro netti più un altro 30 per cento di indennità.

Il regolamento in questione prevede la decadenza dall’incarico per chi non si metterà in regola. Ma prima di diventare “legge” “deve essere recepito attraverso una deliberazione dei comitati esecutivi. Fino a tale adempimento non potrà essere invocato e applicato né dalle strutture né dai singoli dirigenti”.

I diretti interessati, invece, confermano quelle cifre, ma provano a spiegarle. “Quei 289mila euro non sono lo stipendio lordo ma il costo aziendale finale – commenta Canepari – io alla fine portavo a casa 5800 euro al mese. Avendo due diversi incarichi di cui uno di vertice in una società che gestiva 60 milioni di euro. Quindi una grande responsabilità “. Mentre Sorgi ammette che quella “può sembrare una somma esosa” ma “la pensione me la sono guadagnata e non devo rendere conto a nessuno” e gli altri due incarichi “sono in enti con bilanci da decine di milioni. Su quei compensi ci pago anche un sacco di tasse”.

Gigi Petteni, arrivato da poco in segreteria nazionale dopo aver guidato la Cisl lombarda, ammette che il problema c’è: “Per questo il nuovo gruppo dirigente farà un’ulteriore assemblea organizzativa dove si obbligheranno i nostri sindacalisti a mettere online i compensi e a versare alla categoria di appartenenza i gettoni di presenza negli enti bilaterali “. Resta il fatto che Scandola, iscritto alla Cisl dal 1968, si è visto notificare l’espulsione. Ha ancora altri 10 giorni di tempo per fare appello. In caso dovrà spiegare come ha avuto i Cud dei dirigenti tirati in ballo. Il suo dito indicava la luna, ma – evidentemente – non è stato capito del tutto.
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Re: Casta sinical o sindacale

Messaggioda Berto » gio ago 13, 2015 1:27 pm

Gigi Bonfanti: "Fiero di quei soldi della Cisl, parte li do in beneficenza"

Il leader dei pensionati coinvolto nello scandalo maxi-stipendi: "Non sono un ladro di polli". E difende la retribuzione da 225 mila euro l'anno lordi tra indennità e pensione

12 agosto 2015

http://www.repubblica.it/economia/2015/ ... /?ref=fbpr

ROMA. Non si rassegna: "Sono orgoglioso della mia pensione". Rivela: "Una parte l'ho sempre devoluta in beneficenza". Accusa: "Non ci sto a essere messo nel mucchio con i ladri di polli". Gigi Bonfanti, 68 anni, segretario generale dei pensionati Cisl, è uno dei dirigenti finiti nel mirino per la lauta retribuzione: 225 mila euro l'anno lordi di cui 143 mila di pensione e il resto in indennità.

Bonfanti, le fischiano le orecchie in questi giorni?
"Sono amareggiato ma non ho proprio nulla da nascondere. Quello che ho me lo sono guadagnato. Ho lavorato una vita. Ho studiato da medico, uno dei primi a Parma a dedicarsi alla professione arrivando da una famiglia di operai. Ho attraversato gli anni Settanta quando un medico non poteva iscriversi al sindacato degli infermieri perché era considerato controparte, un padrone".

Una gioventù piena di sogni. "Da bambino volevo guarire i ciliegi", diceva il medico di Lee Masters. Poi che cosa è successo?
"I miei sogni tutto sommato li ho realizzati. Ho incontrato Donat-Cattin, mi ha portato lui al ministero della sanità. Abbiamo preparato la legge sul servizio sanitario nazionale, la 833. Quando ho finito di lavorare ho avuto il trattamento previdenziale da medico, quello che che mi spettava".

E sono 143 mila euro lordi. Una buona pensione, non le pare?
"Certamente sì. Non mi lamento e non me ne vergogno, sono orgoglioso di essermeli guadagnati".

A questi però se ne aggiungono altri 80 mila tra indennità varie..
"Devo spiegare. Come segretario generale guadagno un migliaio di euro netti al mese. Inoltre fino allo scorso dicembre ricevevo l'indennità come membro del Cnel, anche lì poco più di un migliaio di euro. Questi li ho sempre devoluti in beneficenza e continuo a farlo ancora oggi che sono uscito da quell'organismo per mia scelta".

Stanno per chiuderlo..
"Lasci perdere. Se uno punta i piedi finisce per rimanerci fino alla fine del prossimo anno. Io ho scelto di andare via prima".

Non trova esagerato che dirigenti sindacali guadagnino centinaia di migliaia di euro all'anno?
"Non mi va di essere accomunato ai ladri di polli. Non è scandaloso che io abbia una pensione commisurata alla mia attività professionale. Sono scandalose certe retribuzioni per dirigenti che non hanno mai fatto una trattativa o una professione in vita loro. Ma del resto, che cosa vuole? Il sindacato è lo specchio della società ed è fisiologico, purtroppo, che anche da noi ci sia chi ne approfitta".

Perché finora nessuno aveva scoperchiato il pentolone dello scandalo?
"Penso che quel che sta accadendo sia frutto di una manovra contro la nuova segreteria di Anna Maria Furlan".

Ah, il complotto. La vendetta bonanniana contro i furlaniani?
"Mah, non so. Certo, la tempistica è un po' sospetta".

E lei con chi sta?
"Per tradizione i pensionati sono governativi, nel senso che difficilmente noi entriamo in contrasto con il segretario generale. Del resto, se Bonanni era lì è perché lo aveva scelto l'organizzazione".

Savino Pezzotta dice di essersene andato perché non era d'accordo con Bonanni..
"Io c'ero e in quei giorni parlavo con tutti e due. Pezzotta se n'è andato perché è finito in minoranza".

Riassumendo: lei si porta a casa circa 170 mila euro lordi all'anno e, conscio di guadagnare già abbastanza, ne lascia una cinquantina in beneficenza. Che cosa penseranno gli iscritti al sindacato dei pensionati?
"Ah

ma lo sanno tutti sa? E' tutto chiaro da sempre. Io sono stato eletto segretario generale con il 95 per cento dei voti. E a settembre intendo convocare il Consiglio Generale dei pensionati per mettere tutto sul tavolo e chiedere che mi rinnovino la fiducia".
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Re: Casta sinical o sindacale

Messaggioda Berto » sab nov 07, 2015 8:52 pm

La Cgil: 3000 sedi in tutta Italia e neppure un euro di Ici
Di Riccardo Ghezzi, il 27 agosto 2011

http://www.qelsi.it/2011/tremila-sedi-i ... -e-la-cgil

Altro che Vaticano. I sindacati vantano un patrimonio immobiliare immenso, ma non pagano un solo euro di Ici. Questo grazie ad una legge, la numero 504 del 30 dicembre 1992 (in pieno governo Amato), che di fatto impedisce allo Stato italiano di avanzare richieste ai sindacati. E i soldi sottratti, o meglio non percepiti, dalle casse statali sono davvero tanti: la Cgil, ad esempio, sostiene di avere circa 3mila sedi in tutta Italia, ma si tratta di una specie di autocertificazione, in quanto i sindacati non sono assolutamente tenuti a presentare i loro bilanci. Solo un altro dei tanti privilegi dell'”altra Casta”, come è stata brillantemente definita dal giornalista dell’Espresso Stefano Liviadotti, che con tale formula ha dato il titolo al suo libro/inchiesta sulla Triplice.
Se la Cgil dichiara 3mila sedi, la Cisl addirittura 5mila. E la Uil sarebbe in possesso di immobili per un valore di 35 milioni di euro.
La legge, però, paragona in modo del tutto immotivato i sindacati alle Onlus, ossia alle organizzazioni di utilità sociale senza scopo di lucro.
Senza scopo di lucro? I sindacati? Un paradosso.
Ma c’è di più. Cgil, Cisl, Uil, Cisnal (poi diventata Ugl) e Cida hanno ereditato immobili dai sindacati del Ventennio fascista, senza dover pagare tasse. Tutto secondo legge, in questo caso la 902 del 1977, che con l’articolo 2 disciplina la suddivisione dei patrimoni residui delle organizzazioni sindacali fasciste.
Non c’è da stupirsi: soltanto nella scorsa legislatura, 53 deputati e 27 senatori, quindi 80 parlamentari in totale, provenivano dalla Triplice. Logico che in parlamento si facciano leggi “ad personam”, o meglio ad usum sindacati.
I regali più importanti, inutile dirlo, arrivano però sempre quando al governo c’è una coalizione di centro-sinistra.
Eccone alcuni: nel maggio 1997 il governo Prodi, per iniziativa del ministro della Funzione pubblica, Franco Bassanini, ha tirato fuori dal cilindro la legge 127, la quale grazie all’articolo 13 libera le associazioni dall’obbligo di autorizzazione nelle attività e nelle operazioni immobiliari. Con la finanziaria del 2000 vengono invece istituiti fondi per la formazione continua gestiti da sindacati e associazioni degli imprenditori. Ancora con il governo Amato, nel 2001 è fissato l’importo fisso per i patronati calcolato su tutti i contributi obbligatori versati da aziende e lavoratori agli enti.
Attraverso i patronati, i Caf (Centri di assistenza fiscale) e le deleghe sindacali sulle pensioni giungono fiumi di denaro nelle casse dei sindacati. Un meccanismo infallibile: i patronati si occupano di previdenza, richieste di aumento e pratiche di invalidità. E per ogni pratica l’Inps rimborsa. L’assistito del patronato è però logicamente anche un potenziale cliente dei Caf: i Centri di assistenza fiscale, nati ovviamente con la sinistra al governo (Amato, anno 1992), compilano le dichiarazioni dei redditi e le spediscono via internet all’Inps. Ad ogni spedizione corrisponde un rimborso, anche se i costi sono pressoché azzerati.
In soccorso dei Caf è arrivato persino il decreto legislativo 241 del 1997, governo D’Alema, che concedeva loro l’esclusiva sulla verifica dei dati inseriti sui 730. Costringendo il Ministero delle Finanze a elargire un rimborso per ogni 730 inviato dai Caf.
Peccato che tale decreto sia stato “bastonato” nel 2006 dalla Corte di Giustizia Europea, senza che nessun quotidiano nazionale sempre attento alle sanzioni europee ne abbia dato notizia. Ma su internet la notizia si trova.
Alla fine le entrate che derivano dai tesseramenti, la cui revoca è pressoché impossibile, sono quelle meno importanti.
Allora, i sindacati davvero meritano agevolazioni fiscali?
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Re: Casta sinical o sindacale

Messaggioda Berto » lun dic 21, 2015 9:18 pm

2.500 euro per chiudere vertenza sul lavoro: arrestati 2 sindacalisti Cisl
20/12/2015
http://www.secoloditalia.it/2015/10/2-5 ... listi-cisl

Si sono fatti dare 2200 euro da un ristoratore di Marcianise, nel casertano, per chiudere bonariamente una vertenza sindacale che l’imprenditore aveva con una propria dipendente. Per questo motivo due sindacalisti della Cisl-Fisascat, la Federazione Italiana Addetti servizi commerciali, affini, turismo di Caserta, sono finiti agli arresti domiciliari su ordine del gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere: si tratta Andrea Ventriglia e Giuseppe Caccavale. I due erano stati fermati in flagranza di reato dai carabinieri di Marcianise, lo scorso 15 ottobre, poco dopo aver intascato la somma dall’operatore economico. L’imprenditore, stanco delle continue richieste illecite dei due sindacalisti, iniziate nel settembre scorso, aveva infatti denunciato tutto agli investigatori dell’Arma guidati da Nunzio Carbone, che si sono così presentati all’appuntamento concordato tra gli indagati e la vittima per la consegna del denaro. Dalle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, è emerso che Ventriglia e Caccavale non solo avevano chiesto al ristoratore una somma più alta, pari a 3000mila euro, poi ridotta, come pagamento per l’illecita mediazione, ma avevano minacciato l’uomo e il suo consulente del lavoro di ostacolare l’attività lavorativa attraverso scioperi e riunioni sindacali la domenica, e prospettando ispezioni da parte dell’ispettorato del Lavoro. I due arrestati, è emerso, avrebbero chiesto inoltre all’imprenditore anche di convincere i propri dipendenti a iscriversi alla Fisascat. Il segretario generale della Cisl di Caserta, Giovanni Letizia, ha annunciato «la sospensione, avvenuta subito dopo il fermo dei giorni scorsi da parte della Federazione, di Ventriglia e Caccavale, che sono due collaboratori della Fisascat e non ricoprono incarichi direttivi».
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