I radicali: Pannella il padrone e Danilo Quinto l'ex servo

I radicali: Pannella il padrone e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » gio mag 19, 2016 6:26 pm

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » ven mag 20, 2016 2:30 pm

PANNELLA SANTIFICATO
Cinzia Micozzi

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... 3701124551

Questa volta ha fatto sul serio, anche se con l'aiuto di Qualcuno. Per più di mezzo secolo Marco Pannella ha giocato con la morte. Col digiuno a oltranza, con l'aborto, con la droga libera, con l'eutanasia. Ora che è morto sento di dover esprimere tre cose: il rispetto per una persona che muore, l'omaggio a un grande leader passato alla storia d'Italia e la convinzione che abbia contribuito - con la purezza radicale degli Impuri Dichiarati - a rendere peggiore l'umanità, la società e le leggi bioetiche di questo Paese.

Pannella è stato un Predicatore Istrione che nel naufragio della politica italiana ha grandeggiato come un Mago Merlino. La sua aggressiva dolcezza, i suoi sorrisi feroci, la sua infrenabile oratoria, vittimista e protestataria... Da tempo i grandi temi etici, civili e incivili, che animano la politica italiana ed europea sono i temi che Pannella da decenni ha imposto all'attenzione della gente: l'aborto, la droga, l'eutanasia, il libero sesso, le unioni civili, l'omosessualità, i transgender, le separazioni, le manipolazioni genetiche, la pena di morte, il garantismo, l'animalismo, l'obiezione di coscienza, l'ingerenza della Chiesa, e via dicendo. Tanti anni fa il filosofo Augusto del Noce prevedeva il suicidio del comunismo e al suo posto la nascita di un partito radicale di massa. È esattamente quel che è avvenuto, con una sinistra che modula la sua battaglia etica sui temi civili indicati dai radicali di Pannella, magari riveduti e corrotti dal cinismo politico e dal politically correct. Se il partito radicale di massa è nato a sinistra - anche se trova simpatizzanti pure sul versante opposto - non è giusto tributare omaggio al suo precursore, il radicale Pannella? Portate in trionfo la sua salma, dal Colosseo ai Fori Imperiali. Non è stato lui a cogliere i frutti del sessantotto e a mutare la rivoluzione sociale ed economica, la lotta di classe, nella rivoluzione sessuale e dei costumi? Non è stato lui il capofila dell'Italia radical e individualista, libertina e permissiva?

Pannella è stato l'antagonista principale dell'Italia e della sua tradizione; il vangelo radicale è molto più nichilista, irreligioso e laicista di quello comunista. Pannella fu la sintesi tra Savonarola e Pietro l'Aretino, profeta piangente di una società gaudente. Quasi tutte le sue campagne corteggiavano la morte. Pannella è stato lo shaker di Eros e Thanatos, liberalizzazione del sesso e della morte, ma con grande afflato ideale. Spacciatore di individualismo tra i collettivisti, marcotrafficante di un liberismo applicato alla vita, alla morte e al sesso, primo denigratore del Parlamento dove mandò gente come Cicciolina e latitanti come Toni Negri, Pannella attraversò e sfasciò i poli di destra e di sinistra. Gettò per decenni il suo cadavere virtuale sulla bilancia della politica italiana, si lamentò in continuazione e fece la vittima, salvo poi mettersi all'asta tra i poli. Riuscì a far avere alla radio radicale tanti soldi pubblici sia come servizio pubblico che come giornale di partito (ovvero, la Rai e l'Unità messe insieme..).

Tuttavia non si può negare che fosse l'ultimo dei grandi leader carismatici e l'ultimo dei grandi oratori e predicatori laici, se non blasfemi. Ha avuto interlocutori come Pasolini e Sciascia, solo per dirne un paio. Con la Bonino fu la coppia reale di quest'Italia che non fa figli, promuove gli aborti e le separazioni, liberalizza la droga, il sesso e l'eutanasia. E' stato anche un vero garantista e ha combattuto anche giuste battaglie contro la giustizia faziosa, la discriminazione politica e la partitocrazia. Ricordo pure una sua splendida orazione a un congresso del vecchio Msi dove usò l'argomento più formidabile contro il partito d'Almirante: non lo accusò, come tutti, d'essere fascista ma di non essere all'altezza del fascismo, che a suo dire fu grande, seppur di una grandezza tragica, ed ebbe giganti come Rocco, Gentile, artisti, scrittori, ministri ed eroi. Il testacoda di Pannella costrinse Almirante a dire che il fascismo è ancora qui, in questo partito; una dichiarazione di continuità vivente mentre cercava in quegli anni di storicizzare il fascismo. Nei dibattiti televisivi Pannella sapeva usare armi demagogiche, aggressioni verbali e anche astuzie da venditore di tappeti. Una volta con la Bonino saltarono un dibattito in Rai perché i due non volevano che tra gli interlocutori ci fossi anch'io che li avevo criticati apertamente, pubblicando le foto di aborti da loro praticati. Perché è permesso far vedere in tv i condannati alla pena di morte e non gli aborti?

Marco Giacinto passerà alla storia, ma una storia brutta, che non ci piace. Ha rappresentato al meglio il peggio degli italiani, ha dato dignità ideale alla divinità cinica ed egoista di Kazzimiei. La beffa finale è l'ossequio unanime a lui tributato da partiti e istituzioni, la simpatia del Papa e dei vecchi marpioni democristiani. Ma soprattutto la beffa di passare da profeta della trasgressione a Santo Patrono del peggior conformismo dei nostri tempi, quello bioetico e antifamilista, a colpi di omolatria e pedofobia. Chi oserebbe oggi contraddire i dogmi di Papa Pannella? Fece il miracolo di tramutare i peccati in virtù. Santo subito. Portatelo in processione sotto una campana di vetro, come le madonne e i padri pii. San Marco Giacinto, patrono di un'Italia radicale e sradicata, conformista nella trasgressione, bigotta nel turpiloquio.
Marcello Veneziani


Alberto Pento

Pannella non era perfetto e nemmeno un santo (vi sono santi che ne hanno combinate tante di più di Pannella come S. Antonio da Padova il padre spirituale dello sterminio dei catari) però ha vari meriti, tra cui quello di aver realisticamente sempre preferito il male minore, laddove l'imperfezione umana non consente altro, piuttosto che l'inutile sofferenza del peggio e alle torture del dogma. Rispetto agli altri politici/politicanti italiani è un gigante nonostante le sue imperfezioni e i suoi limiti. Alla castrazione o uccisione dei gay come nell'Islam preferisco la libertà delle unioni civili, come vi è anche in Israele. Alla coscrizione militare obbligatoria dei nazionalismi predatori e non democratici preferisco l'obiezione di coscienza; agli aborti delle mammane preferisco gli aborti ospedalieri; alla sterilità preferisco l'inseminazione artificiale; a delle inutili e devastanti sofferenze preferisco l'eutanasia; alla non democrazia partitocratica preferisco la democrazia diretta dei referendi; ... .
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » dom mag 22, 2016 10:12 am

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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » dom mag 22, 2016 10:23 am

La lotta più dura quella per Israele
di Fiamma Nirenstein *
(Il Giornale, 21 maggio 2016)

https://www.facebook.com/54282881907040 ... 5471617396

Morire, non sembrava che fosse nei suoi programmi quando sono andata a trovarlo due o tre settimane fa; ci sono anni luce fra il momento del silenzio e l'affettuosità dell'incontro, le esclamazioni, le chiacchere pannelliane a spirale, i rimproveri («non sarà l'ora che ti iscrivi?»), una curiosa evidente gioia di vivere, i commenti sulla trasmissione sul Mediorente che facciamo da anni a Radio radicale Massimo Bordin e io. Ci sono spazi chilometrici fra l'intelligente cura continua di Matteo e degli altri suoi migliori amici attenti a ogni cenno e a ogni bisogno e l'impossibilità di essergli utile in alcun modo.

Doveva essere molto distratto Marco Pannella in quel momento per lasciarsi strappare alla frenesia dei suoi giorni... Con me ha parlato soprattutto di Israele un intendimento largo e profondo su qualcosa che gli altri, no, non possono capire quanto sia importante... e com'è possibile, diceva, che nonostante io abbia spiegato tutto non mi abbiano ascoltato?

Marco vagava con la memoria fino a una piazza di Roma dove aveva ripetuto che Israele doveva essere membro dell'Unione Europea... Ma non era ovvio? Questo sarebbe stato il migliore muro di difesa, Marco si doleva, non sono stato capito. Toccava così il cuore di una questione, quella della legittimazione, che poi si è trasformata in ondata di antisemitismo israelofobico proprio in Europa, e diceva da anni: o si va a una legittimazione condivisa di Israele o ne patiremo tutti, perché Israele era per lui un imperativo morale non meno importante di tante altre sue lotte.

A Gerusalemme, durante la Seconda Intifada, tutto esplodeva, caffè, autobus, e il mondo restava indifferente, non condannava, non simpatizzava. Un giorno Marco venne a casa mia dopo che avevamo visitato insieme una fermata di autobus molto prossima, ancora sporca di sangue, giù per la discesa di Gilo. L'autobus esploso trasportava fra gli altri molti ragazzini che andavano a scuola, i genitori si precipitarono a piedi giù per la discesa dopo che lo scoppio rintronò su per le colline. Pannella era in uno dei suoi digiuni, ulteriormente emozionato e sfinito, contro un nemico che si esplode su un autobus solo perché i passeggeri sono ebrei e contro l'incomprensione del mondo. Lui capiva, invece. Addirittura, per riprendersi, mandò giù due cucchiaini di un'insalata di grani e bevve il caffè. Mi sentii così onorata da quel minuscolo pasto di dolore per Israele a casa mia.
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » lun mag 23, 2016 3:25 pm

Ciao Pannella (di Fabio Padovan)
Pubblicato 20 maggio 2016 | Da daniele

http://www.life.it/1/ciao-pannella-di-f ... #more-6494

Ciao Pannella,

ti chiamo così perché così ti ho conosciuto e così ti conoscono tutti; Pannella è il tuo nome e cognome assieme.
Ho avuto la fortuna di incontrare nella mia vita un uomo semplice e schietto.
Non mi interessano tutti i discorsi dietrologici che da sempre si accaniscono contro quest’uomo.
Io so alcune cose, vissute personalmente e quindi incancellabili.

Già da giovane ammiravo quest’uomo che infilava un digiuno dopo l’altro, sorretto solo dal fumo di qualche pacchetto di sigarette, e coltivavo il dubbio che comunque di nascosto trangugiasse qualche pastasciutta.

Poi, un giorno l’ho incontrato. Ero un pischello di Deputato. Lui mi ha firmato una petizione che avevo organizzato contro le bolle di accompagnamento. Era il 1992. Mi sembrava strano che un romano (pensa un po’!, questo credevo che fosse), statale (anche questo credevo che fosse), firmasse per gli artigiani e la libera impresa.

Allora ho cominciato a frequentarlo e mi sono trovato di fronte, lo so che qualcuno faticherà a credermi, un vero SIGNORE. Elegante, raffinato, colto, umile.

Non ci credete vero? Beh, per me Pannella è stato così, con l’aggiunta negli anni successivi, anche di un altro meritato aggettivo: generoso e disinteressato fino in fondo.

Da lui ho imparato, affascinato, la protesta non violenta del digiuno. E fu così che digiunai 21 giorni contro l’invio a Codognè (TV) della camorrista Anna Mazza, primo delinquente inviato al Nord dopo la reintroduzione dell’abominevole pratica italiana del “Soggiorno Obbligato”.

Lui mi telefonava, lì a Codognè, dentro la “Tenda della Libertà” e mi diceva: “Smetti con lo sciopero della sete. Devi avere innanzitutto rispetto della tua vita”.

E fu a Codognè che compresi, sulla mia pelle, che quelle mie idee sulla pastasciutta di nascosto erano solo fantasie. Bisogna provarlo uno sciopero prolungato della fame; bisogna sentirsi crescere dentro ora dopo ora, giorno dopo giorno, una volontà sempre più ferrea, più determinata a non mollare. Ogni tua fibra vibra per sostenerti verso il tuo traguardo e te ne freghi delle ciacoe.

Una notte a Pieve di Soligo, da solo, ha soccorso un pedone investito in una stradina buia. Ha chiamato l’ambulanza, ha aspettato che arrivasse, ha consolato il figlioletto che il malcapitato teneva per mano.

Quando io sono arrivato, l’ambulanza era già partita. L’ho accompagnato in Hotel “Da Loris”, è andato in camera a lavarsi e a cambiarsi la camicia e il vestito sporchi di sangue. Poi ha telefonato al Pronto Soccorso di Conegliano per chiedere notizie dello sconosciuto che aveva soccorso. Il medico ha risposto che non poteva dare notizie a chicchessia e lui gentilmente ha spiegato che era la persona che lo aveva soccorso. Niente. Allora gli ho detto: “Ma perché non gli hai detto chi sei?”. “Perché quel medico ha fatto il suo dovere e io sono solo uno sconosciuto”. Allora ho chiamato io l’Ospedale, poiché Pannella era veramente in ansia, e ho spiegato chi aveva telefonato e perché e fu così che quel medico comprese e mi dette le informazioni.

Pannella, coi Radicali, sono poi stati gli unici che hanno gettato un salvagente a Life, quando questa era nel pieno della sua lotta contro il sistema marcio della burocrazia italiana. Life era SOLA nell’occhio del ciclone della repressione vendicativa del “Sistema dei Parassiti”. Sono stati i Radicali, per anni, l’unico compagno di strada, l’unica sponda parlamentare in una lotta senza quartiere contro la dittatura fiscale italica e i suoi repressivi apparati militari. Molti soci si ricorderanno la nostra trasferta a Roma, all’Hotel Ergife alla convention dei Radicali, dove ho potuto parlare davanti ad una platea di migliaia di persone e in collegamento con altre centinaia di migliaia, via Radio Radicale. Fu un successo trionfale e Life si risollevò.

Grazie Pannella per tutti i tuoi sacrifici. Grazie per aver incarnato lo Spirito Libertario. Tu ateo, mangiapreti, hai avuto un cuore cristiano più di tanti che si professano cristiani. Anche se su questo mai mi hai dato ragione, so che Dio ti ha voluto, adesso, lì da dalle sue parti. Tu: peccatore, spinellaro e miscredente. Ma sempre, sempre, vicino a chi soffriva, a coloro che l’ipocrisia perbenista nascondeva e cancellava.

Fabio Padovan

Santa Lucia di Piave (TV), 20/05/16
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » mar giu 14, 2016 10:37 am

Marco Pannella, 26 anni in Parlamento e nessun vitalizio per scelta
Una vita in politica, privo di quel vitalizio a cui tanti altri non vedono l'ora di arrivare. Una delle tante eredità politiche di Marco Pannella
Aggiunto da Redazione il 19/05/2016.

http://www.wakeupnews.eu/marco-pannella ... zio-scelta

Ventisei anni in Parlamento, circa il doppio per strada. Anni di battaglie, di manifestazioni, di lotte condivisibili o meno, di mosse azzeccate e si, anche passi falsi, tanti, specialmente in politica estera. Per quanto ne dica il coro formalmente unanime riunitosi nelle ultime ore, Marco Pannella è stato forse il protagonista più sfaccettato e complesso mai visto sulla scena politica italiana. Ma sopratutto, è stato un uomo che alla politica ha dato tutto, senza pretendere in cambio niente, a partire dal denaro, che al massimo si limitava a versare nelle casse del partito.Un grillino ante litteram, potremmo definirlo, che a differenza di chi venne dopo non ha neanche ritenuto opportuno sbandierare ai quattro venti il suo rifiuto sia nei confronti del vitalizio, sia verso il trattamento pensionistico riservato a chi è stato deputato della Repubblica italiana.

PUNTUALI DIMISSIONI – Un meccanismo ragionato e puntualmente messo in atto, che con coerenza lo portava a dimettersi ogniqualvolta il suo mandato fosse stato vicino a raggiungere la metà della legislatura in corso, cedendo puntualmente il proprio seggio a un compagno di partito. Con questa puntuale rinuncia Pannella perdeva anche il diritto di versare il conguaglio economico necessario per ottenere tale tipo di trattamento pensionistico, diritto che invece veniva ereditato dal deputato subentrante. Solamente nel 2009, secondo quanto riportato da il quotidiano Il Tempo, scattò per lui la pensione da parlamentare per i suoi mandati “monchi”. Un complessivo di 2.600 euro, molto meno e sopratutto in gran ritardo rispetto ai suoi colleghi.

FINANZIARE I RADICALI – Il resto, sempre al partito, per finanziare le battaglie e le spese sostenute nel corso degli anni dai Radicali. Come i due palazzi di proprietà della sua famiglia, rispettivamente a Teramo e Giulianova, dalla cui vendita Pannella non prese nulla, versando immediatamente diversi milioni di euro nelle casse del partito. Le lotte per i diritti civili, d’altronde, avevano un costo che in qualche modo andava sostenuto. Erano battaglie che non ci si poteva permettere di perdere, ora lo sappiamo anche noi.

???
https://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Pannella
Da una ricerca compiuta nel 2013 dal settimanale l'Espresso su una lista fornita da Camera e Senato, Pannella risulta avere un periodo contributivo pari a 37 anni e ricevere un assegno pensionistico pari a 5.691 euro.

Secondo però quanto l'interessato ha dichiarato estesamente alla radio, da lavoratore comincia a versare i suoi contributi previdenziali nel 1958 con l'ottenimento dei primi contratti di lavoro (principalmente come giornalista del quotidiano, allora fresco di fondazione, Il Giorno) e quasi due decenni prima della sua entrata alla Camera; 51 anni dopo, nel 2009 all'età di 78 anni, comincia a percepire la pensione con una remunerazione di 2.600 euro mensili (la cui cifra è integrata da un'assicurazione privata a cui ha versato per circa tre anni, quale contribuzione volontaria, l'equivalente di mille euro mensili). L'ammontare di tale somma è dovuto al fatto che, nonostante la sua attività quale parlamentare ricopra cinque legislature, Marco Pannella non gode di nessun tipo di vitalizio e del trattamento pensionistico specifico per chi è stato deputato della Repubblica Italiana (questo non contempla la sua attività svolta quale membro del Parlamento europeo). Egli infatti per ragioni politiche si è sempre volontariamente dimesso prima che ciascun suo mandato raggiungesse la metà della legislatura in corso, cedendo ogni volta il proprio seggio a un compagno di partito, rimanendo così fedele alla sua concezione di rotazione con il deputato supplente. Questo atto di rinuncia gli faceva coscientemente perdere anche ogni diritto di versare il conguaglio economico sotto forma di contributo figurativo per ottenere tale tipo trattamento pensionistico, diritto che invece veniva ereditato dal compagno subentrante al suo posto.

Nel 1988, a seguito di una clamorosa sconfitta della Nazionale Italiana contro lo Zambia nel torneo di calcio olimpico, Pannella devolve il proprio stipendio di parlamentare ai calciatori africani come protesta contro gli eccessivi compensi nel calcio professionistico italiano.
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » dom ott 02, 2016 8:03 am

Pannella, un ritratto non riverente
venerdì, 23 settembre, 2016
Gabriele Maestri

http://www.termometropolitico.it/123041 ... rente.html

Sono passati poco più di quattro mesi dalla morte di Marco Pannella. Un tempo in cui la sua creatura politica, il Partito radicale – oggi nonviolento, transnazionale e transpartito – ha attraversato una fase complessa e convulsa, con un congresso discusso e un futuro irto di sfide e problemi, a partire da quelli economici che ingessano l’attività italiana e internazionale (ci si è dati l’obiettivo dei 3mila iscritti da raggiungere nei prossimi due anni). Nel frattempo, il dibattito sulla figura di Pannella – di certo un protagonista della politica italiana, per chi lo ha amato, odiato o ha oscillato tra i due sentimenti – continua: il primo libro uscito dopo la sua morte porta la firma di Mauro Suttora, giornalista di Oggi che sui radicali e il loro leader ha scritto per anni, su varie testate.
Pannella, uscito per Algama in formato ebook, più che un instant book è la terza versione allargata di due altri libri di Suttora, uno per decennio: nel 1993 arrivò Pannella, i segreti di un istrione, nel 2001 Pannella & Bonino Spa. I titoli dei precedenti sono già un programma: nessun intento agiografico, nessuna santificazione. Il libro appena uscito, a dispetto del titolo più neutro, resta un ritratto assolutamente irriverente, poco amante dei giri di parole e della diplomazia. Intervistato, l’autore lascia trasparire anche una parte importante del suo vissuto (ed è normale: “per molti giovani negli anni ’70 – spiega – la politica è nata nelle discussioni in casa – in cucina, diceva Pannella – pro o contro le idee dei genitori) e analizza anche l’evoluzione e il futuro dei radicali. Che sopravviveranno anche alla scomparsa del loro demiurgo e alle difficoltà economiche, perché “rappresentano l’esigenza eterna della libertà”.

Suttora, il suo ultimo libro Pannella può considerarsi una terza stesura dei due volumi del 1993 e del 2001. Come mai l’ha impegnata tanto la figura di Pannella?
Ho sentito parlare di Pannella per la prima volta da mia zia, docente universitaria a Parigi, dove lo aveva conosciuto nei primi anni ’60. Poi confondevo il suo nome con quello di Capanna, leader del ’68. Infine ho incontrato per strada a Bergamo un banchetto radicale per l’obiezione di coscienza nel 1972: avevo 13 anni. Mio padre si abbonò al settimanale Panorama, e probabilmente la Mondadori regalò a Pannella l’indirizzario degli abbonati, perché nel 1973 cominciò ad arrivare a casa gratis il giornale di Pannella Liberazione (la testata che poi cedette a Rifondazione, così come diede generosamente ai verdi il simbolo del Sole che ride). Liberazione era buffo, perché ogni titolo tuonava contro il “regime”.
Lo trovavo interessante ma esagerato: per me i regimi erano ben altri, quelli fascisti in Cile, Spagna, Grecia, Portogallo, e quelli comunisti. Ma per un ginnasiale come me, educato al laicismo dal mio nonno preside e latinista, i radicali furono fondamentali in quell’inverno 1973-74, con la campagna sul divorzio. Quando il prete gesuita della mia parrocchia bergamasca San Giorgio tuonò dal pulpito contro il divorzio, smisi di andare a messa. E nell’estate ’74 mi appassionai allo sciopero della fame di Pannella leggendo l’articolo di Pasolini sul Corriere della Sera e quelli successivi. Ero refrattario ai gruppuscoli marxisti del mio liceo, gli unici contestatori che vedevo moderni erano i radicali, così kennediani e simili alle proteste di Martin Luther King e degli studenti americani…
E poi?
Poi mi trasferii a Udine, e lì nell’estate ’75 fece tappa l’annuale marcia antimilitarista radicale: fu una serata straordinaria, con un concerto in piazza degli allora sconosciuti Napoli Centrale (con Pino Daniele tecnico del suono). Suonavano per i radicali anche Battiato, Bennato e De Gregori. Io però al liceo di Udine ero l’unico radicale. In Friuli c’erano molte caserme e servitù militari, così invitai a un’assemblea studentesca due obiettori che erano finiti in carcere: il radicale Renato Fiorelli di Gorizia e lo storico del Movimento Nonviolento di Vicenza Matteo Soccio. Ogni sabato pomeriggio c’era una riunione nella sede radicale udinese di via Mantica, ma le discussioni mi sembravano un po’ noiose. Inoltre c’erano troppi omosessuali del Fuori, e io al sabato pomeriggio preferivo uscire con le ragazze. Il 6 maggio 1976 finalmente c’era la prima tribuna elettorale del partito radicale: avrei potuto vedere Pannella in tv. Ma alle 9 di sera, pochi minuti prima dell’inizio, ci fu il terremoto del Friuli.
Un incontro mancato quindi… come continua la storia?
Sono stato un convinto attivista radicale fino al 1981. Mi elessero segretario dell’associazione di Udine a 20 anni, perché i giovani erano molto valorizzati. Partecipai al mio primo congresso radicale nel ’79 a Genova, e lì scoprii che Pannella nella vita interna del partito si trasformava da libertario in dittatore. Lo conobbi personalmente, mi invitò nella sua famosa mansarda a Roma, mi corteggiò non corrisposto, al congresso del 1981 a Firenze intervenni usando i miei 5 minuti per suonare con la chitarra una canzone antimilitarista di Donovan tradotta da me (Universal Soldier). Nel frattempo ero diventato segretario nazionale della Lega per il disarmo di Rutelli e dello scrittore Carlo Cassola. Ero molto impegnato nel coordinamento antimilitarista europeo che organizzava una marcia ogni estate: nel 79 la Carovana Bruxelles-Berlino-Varsavia, nell’80 la Lione-La Spezia-Livorno-Lubiana, nell’81 in Olanda contro gli euromissili, nell’82 in Spagna contro il confine bloccato di Gibilterra (mi arrestarono e finii in carcere).

Dopo l’81 che è successo?
Fra Natale e Capodanno 1982 camminammo da Catania a Comiso (Ragusa), dove gli americani volevano installare i missili Cruise atomici contro gli SS20 sovietici. Centinaia di pacifisti da tutta Europa scesero in Sicilia, dormivano in sacco a pelo nelle palestre delle scuole ad Augusta, Siracusa, Noto, Avola, Ragusa. Infine bloccammo i cancelli della base Usa di Comiso, ci furono arresti, finimmo sulle tv di tutto il mondo. Ma Pannella dal 1979 si era fissato con la battaglia contro la fame nel mondo (anzi lo “sterminio” per fame, come lui voleva si dicesse), e pretendeva che i radicali si occupassero soprattutto di quello. Comunque venne alla conferenza stampa iniziale della marcia a Catania, fu l’unico politico nazionale ad appoggiarci. Nel 1983 cominciai a lavorare a tempo pieno come giornalista (Messaggero, Europeo) e smisi di iscrivermi al partito radicale per due motivi: innanzitutto non condividevo molto la linea di Pannella (preferivo Melega); in più, pensavo che i giornalisti non dovessero iscriversi a partiti, per rimanere neutrali. Ciononostante rimasi amico di Pannella e dei radicali. Ogni volta che potevo scrivevo articoli su di loro nell’Europeo: sull’obiettore totale Olivier Dupuis, sul congresso antiproibizionista di Bruxelles del 1988. E nel 1993, quando Pier Luigi Vercesi (allora caporedattore della Stampa, oggi direttore di Sette del Corsera) mi chiese di scrivere una biografia per la sua neonata casa editrice Liber, gli dissi che l’unico politico con una storia non noiosa era Pannella, e la scrissi.
Questo per quanto riguarda la “prima puntata”, e le successive?
Dopo il successo della lista Bonino alle europee 1999 (8%, 12% al nord) proposi una biografia di Emma Bonino ai principali editori italiani, ma tutti rifiutarono tranne Kaos. Per il quale quindi scrissi Pannella & Bonino Spa (2001), aggiungendo la storia di Emma a quella di Marco. Continuai a frequentare i radicali e Pannella, e a scriverne soprattutto sul Foglio. Quando Pannella e Capezzone vennero a New York (dove ho lavorato dal 2002 al 2006) ci vedemmo a cena.
Dopo la morte di Pannella nel maggio 2016 Edoardo Montolli, editore di Algama, mi ha chiesto una sua biografia. Così ho aggiunto gli ultimi 15 anni dal 2001, attingendo soprattutto ai miei articoli sul Foglio, su Oggi (quello del 2006 su Piero Welby) e sul settimanale Diario di Enrico Deaglio.
Nell’introduzione leggo: “Alcuni hanno considerato Pannella un genio, altri un impostore. Per molti è stato un profeta, per qualcuno un buffone. Ma tutti concordano su un giudizio: era un artista della politica e un maestro dello spettacolo”. Questa frase era già presente nell’edizione del 2001 (allora riferita pure a Bonino): in 15 anni per lei il ritratto davvero non è cambiato?
No
Dal suo libro – lei stesso parla alla fine di “biografia imparziale” – emerge un’immagine decisamente composita di Marco Pannella: per lei chi era o com’era? Cosa riconoscerebbe come maggior pregio e come maggior difetto?
Era un politico molto intelligente, colto e onesto, ma assolutamente privo della maggior qualità in un politico: la ricerca del consenso. Non gli interessava raccoglierlo, alle elezioni. La percentuale che otteneva il suo partito radicale gli serviva soltanto come podio per i suoi discorsi. O come batteria per il suo megafono. Purtroppo però anche in politica vale il motto dello sport: “Chi vince ha ragione, chi perde è un coglione”. Il suo maggior pregio? La capacità di provocare: ottima in un giornalista (qual era Pannella) o in un intellettuale, pessima in un politico. Maggior difetto: l’esibizionismo. Ricordo quando verso gli 80 anni cominciò a bere la sua pipì, ad addobbarsi con una canottiera nera e a farsi crescere il codone di capelli bianchi. Magnifico e orrendo.

Per Massimo Fini Pannella era “un prete”, per Gianni Riotta è stato prima “profeta”, poi “papa”: la lettera di “commiato” a Papa Francesco è perfettamente in linea con questo? E’ una lettera “tra pari”?
Purtroppo Pannella negli ultimi anni si considerava alla pari con papi e presidenti. Questo non gli impediva di continuare a parlare con tutti, su piazze e marciapiedi, ma avere come interlocutori Napolitano o papa Francesco lo elettrizzava. Il povero Mattarella si è dovuto sorbire un suo monologo di mezz’ora quando ha avuto la malaugurata idea di invitarlo al Quirinale pochi giorni dopo la sua elezione, nel febbraio 2015.
Ammesso che sia possibile distinguere tra la storia di Pannella e quella radicale, esistono battaglie vinte direttamente da Pannella, più che dal partito?
Il tormentone sullo “sterminio per fame nel mondo” con cui ci fracassò i marroni dal 1979 al 1985, e la battaglia suicida per l’amnistia con cui ha imperversato negli ultimi 10 anni della sua vita (dopo la batosta del referendum sulla fecondazione assistita del 2005), alienandosi tutti i radicali tranne qualche centinaio di “pannellati”, i quali dopo la sua morte hanno cominciato a fare la guerra ai radicali normali (Bonino, Cappato, Spadaccia, Cicciomessere, Staderini, Magi).
Nel libro ricorda che fu Pannella il vero inventore della riforma elettorale maggioritaria (e non Segni): quale rilievo ha questo passaggio, secondo lei?
Un rilievo nullo, come tutte le battaglie interne alla partitocrazia. Il metodo maggioritario sarebbe stato importante prima del crollo del comunismo (1989), per sbloccare il sistema politico italiano ingessato per 45 anni dall’impossibilità del Pci di andare al governo (per ragioni di schieramento internazionale). Dopo, l’alternanza fra schieramenti è venuta automaticamente. E il Parlamento dovrebbe essere lo specchio rappresentativo del Paese, quindi eletto con metodo proporzionale, senza premi di maggioranza che distorcono la volontà popolare. Inoltre, i collegi uninominali maggioritari senza primarie sono una truffa (ricordo il primo voto del 1994, quando tutti gli schieramenti paracadutarono nei collegi amici, colleghi e famigli, nominandoli invece di eleggerli).
La governabilità (garantita automaticamente dal maggioritario che regala la maggioranza a uno schieramento), dev’essere invece assicurata dai politici con trattative per allearsi, dopo voti col metodo proporzionale. E’ il loro mestiere, il compromesso è l’essenza della politica. Infatti i grillini non vogliono allearsi con nessuno, perché sono antipolitici e antidemocratici, intimamente autoritari.
Mi ha colpito leggere che Montanelli disse di Pannella la stessa cosa che una volta disse di (e a) Guareschi: “Non ti spacco la testa solo perché temo di non trovarci nulla”. Mero artificio retorico-giornalistico o c’è qualcosa di più?
Straordinaria frase di Montanelli, che amava-odiava entrambi.

In questo libro il titolo è solo Pannella, ma dalla versione precedente ha mutuato la frase “Una biografia di Pannella non può prescindere dalla Bonino”. Sono davvero figure inscindibili, a dispetto di quanto sarebbe avvenuto negli ultimi due anni?
Sì, perché Bonino rappresenta la parte razionale di Pannella. È falsa la rappresentazione che danno alcuni radicali della divisione, al loro interno, fra ‘radicali-nonviolenti’ (Pannella e quelli che facevano gli scioperi della fame) e ‘radicali-democratici’ (Bonino, Teodori, Melega e tutti quelli alieni da certi metodi da fachiri indiani). In realtà anche Pannella è stato un grande radical-democratico, attentissimo alla “forma” della democrazia, alle procedure interne al partito radicale ed esterne (quelle del sistema politico italiano). Ricordo certi congressi radicali in cui Pannella spaccava il capello in quattro su questioni formali, senza mai scadere nel formalismo. Perché, come lui stesso ripeteva, in politica la forma è sostanza. La Bonino senza Pannella sarebbe una efficiente e banale socialdemocratica. Pannella senza la concretezza della Bonino (e prima di lei di Ernesto Rossi) sarebbe stato un eccentrico santone.
Venendo al partito radicale, nella sua seconda – e più famosa – vita era stato pensato come “uno strumento agile per condurre battaglie su singoli temi”. Cos’è diventato in seguito, cos’è ora e come ha fatto, secondo lei, a diventare così?
Il partito radicale resta quello dello statuto del 1967: partito libertario, senza probiviri, espulsioni, disciplina interna. Ci si iscrive per un anno, e ogni anno il congresso stabilisce una o più priorità. Chi le condivide ci lavora, chi non le condivide non si iscrive, se ne va per un anno, oppure resta preparando una battaglia interna per prevalere al congresso successivo.
Separazione fra eletti e cariche interne. Autofinanziamento.
Dopo la scissione del 1988 fra partito radicale transnazionale transpartito (praticamente una ong) e le varie incarnazioni per la politica interna (lista Pannella, nel 1999-2000 lista Bonino, dal 2001 Radicali italiani, nel 2006 Rosa nel pugno, liste Agl – Amnistia giustizia libertà), il Pr è diventato qualcosa di ideologico (i vaneggiamenti sulla “stella gialla” di un regime simile a quello antiebraico, quello della “peste italiana”). Più laica e potabile la declinazione italiana dei radicali, che però dal 2014 ha messo in minoranza Pannella, causando il dissidio con Bonino.
Come motto del Partito radicale si può scegliere “o ci scegli o ci sciogli”, lanciato da Pannella oltre 50 anni fa (prima ancora della “rifondazione” del Pr) o è meglio scegliere qualcos’altro?
“Se i radicali si sciolgono, da stronzi diventano cacarella”, commentò perfidamente Mastella quando Pannella, come al solito drammatizzando, lanciò il colpevolizzante slogan nel 1986. Lo slogan perfetto per i radicali è “Libertà”. Libertà nei diritti civili (libertari), in economia (liberisti), in politica (liberali), e pure a letto (libertini). Ma agli italiani invece piace arruolarsi in qualche fazione (patrizi/plebei, guelfi/ghibellini, comunisti/fascisti/democristiani, e poi berlusconiani, renziani, grillini) al servizio del buffone di turno (Mussolini, Fanfani, Craxi, Berlusconi, Grillo, Renzi, Salvini).

Nel 1982 Salvatore Sechi scrisse “Il pannellismo ha sepolto il radicalismo”: secondo lei era così e ha continuato a essere così?
Solo in parte. Infatti, nonostante la personalità straordinaria, magnetica e debordante di Pannella (che trattava i suoi con la delicatezza del satrapo mesopotamico), in questi decenni il Pr ha continuato a essere una delle migliori scuole politiche italiane, producendo personalità del livello di Rutelli, Capezzone, Della Vedova, Cappato, Staderini.
Leggendo il suo libro, si ha l’impressione di un partito che ha fatto molto, ma ha capitalizzato poco. È così?
Sì. Se tutti quelli che hanno votato radicale almeno una volta nella vita lo rivoltassero tutti assieme, probabilmente il Pr arriverebbe alla maggioranza relativa. Per decenni i radicali hanno svolto la funzione dei grillini: l’ultima spiaggia prima dello schifo per la politica, e dell’astensione. Ma penso che i radicali ci saranno anche dopo che i grillini saranno spariti, come è già capitato ai sessantottini di Manifesto, Pdup e Dp, ai verdi, alla Rete, ai dipietristi, ai girotondini e a tutti i movimenti di opposizione scomparsi in questi decenni.
La storia di Pannella e dell’area radicale è anche una storia e una carrellata di simboli. Quali sono stati, secondo lei, i più efficaci e i più travagliati? E come illustrerebbe il concetto di “biodegradabilità” dei simboli di cui spesso nella storia radicale si è parlato?
La biodegradabilità è una sciocchezza, perché i simboli devono durare per essere riconoscibili. In questo senso, il simbolo storico dei radicali è la Rosa nel pugno, usata dal 1976 al 1988, e poi nel 2006. Prima c’era la Marianna col berretto frigio della rivoluzione francese, oggi recuperata dall’omonimo movimento del redivivo Giovanni Negri. Le altre invenzioni (liste Pannella, Bonino, Agl) non hanno avuto successo. Il simbolo del partito radicale transnazionale (Gandhi in bianco e nero) non può essere usato in competizioni elettorali, perché perderebbe la sua caratteristica super partes e lo status di accreditamento all’Onu (Ecosoc). Pannella, poi, aveva comprato nel 1977 il marchio del Sole che ride, donandolo agli Amici della Terra, e poi lo regalò ai verdi nel 1985.
Se Pannella, di fatto, è stato il collante che ha mantenuto insieme un gruppo a dispetto della vistosa frattura interna, dopo la sua morte è inevitabile domandarsi: che fine farà il partito e l’area radicale?
Continueranno. Perché i radicali sono gli anarchici della politica, e in una forma o nell’altra rappresentano un’esigenza eterna: quella della libertà, contro i tentacoli dello stato, del conformismo, della disciplina, delle gerarchie, del politicamente corretto.
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » ven nov 04, 2016 7:20 am

???

Usa, le mail trafugate a George Soros finiscono online: “È architetto di ogni colpo di Stato degli ultimi 25 anni”
Dc Leaks pubblica i file rubati dai database della Open Society Foundation dell'imprenditore ungherese americano: "A causa sua e dei suoi burattini gli Stati Uniti sono considerati come una sanguisuga e non un faro di libertà e democrazia"
di F. Q. | 17 agosto 2016
http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/08 ... ni/2979321

Ci sono i dossier sulle elezioni Europee del 2014 ma anche quelli sul voto nei singoli Stati, i fascicoli sui finanziamenti elargiti alle organizzazioni non governative di tutto il mondo e persino i rapporti sul dibattito politico in Italia ai tempi della crisi dell’Ucraina. Sono solo alcuni dei documenti rubati dai database della Open Society Foundation di George Soros. Appena pochi giorni fa Bloomberg aveva raccontato che, oltre ad aver violato i server del partito Democratico, avrebbero anche trafugato le mail dell’imprenditore americano.

E adesso Dc Leaks ha varato soros,dcleaks.com, un portale interamente dedicato ai documenti trafugati dalle caselle mail del magnate statunitense. Nove categorie – Usa, Europa, Eurasia, Asia, America Latina, Africa, World bank, President’s office, Souk – migliaia di documenti consultabili online o da scaricare in pdf.

Dentro c’è un po’ di tutto: commenti sulle elezioni nei Paesi di mezzo mondo, rapporti sui “somali nelle città europee” e sul bilancio di previsione statunitense, ma anche dossier sulla crisi tra Russia e Ucraina con una serie di allegati che spiegano la posizione dei vari stati Europei sulla vicenda.

In homepage, poi, c’è un post che spiega il motivo della pubblicazione dei file. “George Soros – scrivono gli hacker – è un magnate ungherese- americano, investitore , filantropo, attivista politico e autore che, di origine ebraica. Guida più di 50 fondazioni sia globali che regionali. È considerato l’architetto di ogni rivoluzione e colpo di Stato di tutto il mondo negli ultimi 25 anni . A causa sua e dei suoi burattini gli Stati Uniti sono considerati come una sanguisuga e non un faro di libertà e democrazia. I suoi servi hanno succhiato sangue a milioni e milioni di persone solo per farlo arricchire sempre di più. Soros è un oligarca che sponsorizza il partito Democratico, Hillary Clinton, centinaia di uomini politici di tutto il mondo. Questo sito è stato progettato per permettere a chiunque di visionare dall’interno l’Open Society Foundation di George Soros e le organizzazioni correlate. Vi presentiamo i piani di lavoro , le strategie , le priorità e le altre attività di Soros. Questi documenti fanno luce su uno dei network più influenti che opera in tutto il mondo”.



Quel filo che lega la Bonino al finanziere-speculatore Soros
15 aprile 2013
http://www.lanotiziagiornale.it/quel-fi ... iere-soros
C’è più di un filo a legare Emma Bonino al finanziere George Soros. La storica esponente dei radicali, nei giorni scorsi, è stata inserita nella lista dei papabili per la corsa all’incarico di presidente della repubblica. Non è la prima volta che accade, hanno fatto notare un po’ tutti con chiari accenti ironici. Al di là di quelle che sono le possibilità di succedere a Giorgio Napolitano, piuttosto evidenti risultano le relazioni internazionali che ruotano intorno alla Bonino. E che portano dritte all’Open Society, ovvero la rete di fondazioni lanciata tempo fa da Soros mutuando il titolo di un’opera del filosofo Karl Popper. Si tratta di un network che si propone di promuovere democrazia e diritti umani nel mondo. Dopodiché, come spesso avviene in questi casi, è anche un luogo dove si costruiscono contatti e relazioni internazionali. Certo, quando si parla di Soros la memoria non può non andare al 1992, quando una maxi-speculazione su sterlina e lira consentì al finanziere di mettere in cassa buona parte della sua attuale ricchezza miliardaria. Un blitz che nella storia economica non ha certo fatto passare Soros per quel filosofo-filantropo che oggi prova a incarnare.

Tra l’altro, sempre andando a esplorare la rete di contatti con l’estero, risulta che la Bonino faccia parte del board dell’Icg, ovvero l’International Crisis Group. Si tratta di un’organizzazione non profit e non governativa che mira a prevenire o a risolvere i conflitti nel mondo. Anche qui, in buona sostanza, lo schema è lo stesso: l’Icg è anche un modo per stringere legami con i centri di potere internazionale. Tra i principali animatori dell’Icg, tanto per dirne una, c’è Tom Pickering, un decano degli ambasciatori statunitensi con un passato da sottosegretario di stato Usa e da vicepresidente della Boeing, colosso americano della difesa. Ma anche nell’Icg spunta Soros, che all’interno dell’organismo occupa un bel posto nel comitato escutivo.

Nello “scacchiere” della Bonino, inoltre, una parte di rilievo assume il suo ruolo di membro del board dell’European Council on Foreign Relations. Si tratta di un think tank, un pensatoio che si definisce “paneurope0” e che è guidato da personalità come l’ex presidente finlandese e premio Nobel per la pace Martti Ahtisaari e come l’ex ministro degli esteri tedesco Joschka Fischer. Infine anche la Bonino fa parte dell’Aspen Institute Italia, la super-lobby di estrazione americana. La Notizia nei giorni scorsiha pubblicato l’elenco riservato dei suoi 226 soci (vedi il numero del 9 aprile).



Emma Bonino premiata da George Soros
Imola Oggi, 28 Oct 2015

http://www.npwj.org/it/content/Emma-Bon ... Soros.html

Un riconoscimento internazionale per l’ex ministro degli esteri Emma Bonino, insignita del ‘Fred Cuny Award for the Prevention of Deadly conflict’ dell’International Crisis Group. Bonino e’ una dei sette leader premiati dall’organizzazione in occasione della cena di gala annuale a New York, che quest’anno segna il ventesimo anniversario dell’impegno di Crisis Group nella prevenzione e risoluzione dei conflitti nel mondo. (il cui fallimento è sotto gli occhi di tutti dal momento che quasi ogni angolo del pianeta è devastato da conflitti).
Il riconoscimento è stato consegnato dal sicario economico George Soros, membro onorario di Crisis Group
La Bonino è attualmente preoccupata per la “crisi interna europea, una crisi di valori che sta solo a noi risolvere” e dimostrata dall’avanzata di posizioni “a difesa della cristianità contro l’invasione musulmana” dalla Polonia alla Francia.
Bonino ha fondato l’Ong No Peace Without Justice, ed é stata tra i principali fautori della creazione di una corte speciale per processare i crimini commessi nella ex-Jugoslavia. Inoltre, é una pioniera nella promozione dei diritti delle donne.



L’amica di Soros, Emma Bonino: “l’Europa ha bisogno di tanti immigrati per ripopolarsi”
http://www.riscattonazionale.it/2016/03 ... ipopolarsi

“Chiudere i confini per bloccare l’arrivo di rifugiati? O l’Europa torna in sé o la disgregazione europea, a partire da Schengen, è veramente alle porte”. Solo una come la Bonino, lautamente finanziata da Soros può definire l’orda ai nostri confini ‘rifugiati’.

La storica aspirabambini, intervistata da LaPresse, è stata nelle zone della Turchia al confine con la Siria, dove ci sono i campi profughi. E sostiene che l’Immigrazione di massa è un fenomeno destinato a rimanere con noi al di la delle guerre. Guerre come quelle nella Siria, distrutta. Bonino ha toccato con mano il fatto che chi fugge dai conflitti per un pò cerca di restare vicino a casa in Giordania, Libano, Turchia, nella speranza di poter tornare, ma “quando dopo 4/5 anni perde questa speranza non c’è piu’ muro che tenga”.
L’ex ministro degli Esteri Bonino parla di milioni di rifugiati e – sottolinea- “non di migranti economici, ma rifugiati che vengono da Iraq, Afghanistan, Siria, Eritrea”. L’Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ) ha detto che sono 60 milioni nel mondo gli sfollati e richiedenti asilo, gli apolidi per causa di forza maggiore e i sopravvissuti in fuga. “E per quanto riguarda il movimento africano solo uno su dieci bussa alle porte dell’Europa. – ha già fatto notare Bonino – Alla fine della seconda guerra mondiale i profughi furono 15 milioni nel mondo”.
Bonino chiama in causa la responsabilità del continente europeo, “il piu ricco al mondo, con 500 milioni di abitanti in declino demografico, un continente che – ha ricordato più volte – non riesce ad affrontare un problema che riguarda un milione di persone”.

Una donna confusa. Oltre ad essere una criminale. Intanto, ricordiamo perché l’Italia è in ‘declino demografico’, uno dei motivi è che ci mancano quei 2 milioni di bambini morti prima di nascere, che a loro volta avrebbero fatto figli. Al loro omicidio di massa ha partecipato anche questa criminale, che viene intervistata come fosse un oracolo, e lo è, ma un oracolo di morte.


Soros l'ebreo e altri onti ebrei ke łi odia Ixrael
viewtopic.php?f=197&t=2392

Paratornadori o manipoładori de l'ordene nadural dei Diriti Omàni Ogniversałi
Manipolatori dell'Ordine Naturale dei Diritti Umani Universali
viewtopic.php?f=141&t=2023
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » dom nov 20, 2016 9:25 am

A seguito dell'invio della mia lettera I furbetti del partitino (http://www.radicalparty.org/it/content/ ... espulsione ) e in particolare sul punto 101 inerente i rapporti del Partito Radicale con le Fondazioni di George Soros, ho ricevuto e inoltro a coloro a cui è stata spedita la lettera, una corrispondenza di Antonella Casu, Tesoriera di Non c'è Pace Senza Giustizia, e un riepilogo di quanto ha ricevuto dalle stesse Fondazioni l'Associazione Luca Coscioni.

Queste informazioni "nuove", cioè datate ma di cui oggi veniamo a conoscenza, non fanno che aggravare il quadro delineato nella mia Relazione al Congresso del Partito Radicale http://www.radicalparty.org/sites/defau ... so2016.pdf che si è tenuto dall'1 al 3 settembre nel carcere di Rebibbia.

Colgo l'occasione per ringraziare le compagne e i compagni che in questo difficile momento per il Partito, ma anche per le vite di ciascuno e di tutti, hanno deciso di iscriversi al Partito Radicale e un grazie anticipato a coloro che decideranno di farlo.

Maurizio Turco

* * * * * * * * *

da Antonella Casu Tesoriera di Non c'è Pace Senza Giustizia

Caro Maurizio,

giustamente sottolinei, al punto 101 della lettera che hai inviato via mail lo scorso 30 ottobre, da un lato che da Soros e dalle sue fondazioni non sono mai arrivati contributi diretti al Partito Radicale, dall’altro citi come eccezione i due prestiti fatti da Soros alla Lista Pannellla, poi restituiti, e il finanziamento alla LIA per un progetto del 2003.

Infatti, queste eccezioni, rappresentano il sostegno ricevuto da Soros per il quale il Partito Radicale, pur non avendolo ricevuto direttamente, è stato coinvolto fin dall’inizio nella gestione.

La non condivisione delle iniziative e dei finanziamenti, oltre che dei progetti, da parte delle associazioni d’area con il Partito Radicale, e quindi il mancato esercizio dell’essere soggetti costituenti, è cosa che ho più volte denunciato assumendomene la quota di responsabilità che mi compete.

Tuttavia, ascoltando alcuni interventi al congresso di Radicali italiani, è evidente che non tutti la intendiamo allo stesso modo. Per alcuni sembra che il problema sia essenzialmente, o circoscritto al fatto della mancata comunicazione al Tesoriere e al Partito delle risorse che dall’ambiente Soros sono in questi anni arrivate e che anche in virtù di quei finanziamenti è stato possibile compartecipare a spese formalmente in capo al Partito.

Chiamata in causa, pur non ritenendo che questo sia il problema riporto quanto a mia conoscenza, per sanare l’eventuale carenza informativa:

- quanto all’ingresso di Emma nel Global Board dell’OSF, a luglio 2015, Emma subordinò la sua accettazione al fatto che NPSG si occupasse della gestione amministrativa del rapporto (che poi non ha comportato particolare impegno) e che il corrispettivo che le sarebbe stato riconosciuto per il tramite di Non c’è Pace Senza Giustizia fosse destinato nella misura del 50% ciascuno a NPSG e all’Associazione Luca Coscioni, versando già lei mensilmente 2.500 euro al partito. In data 13/02/16 ci sono stati accreditati a questo titolo 20.000 USD, pari ad euro 17.672,62 euro. Lo stesso giorno sono stati girati da NPSG all’Associazione Luca Coscioni 8.836,31 euro. Il contributo risulta, oltre che a Bilancio, anche tra i versamenti di Emma a NPSG registrati nella banca dati TESORO, lo stesso immagino per quanto riguarda l’ALC. Ovviamente, l’intento era quello di poter seguire più direttamente anche ulteriori possibili sinergie tra l’area radicale e Soros.

- NPSG ha inoltre ottenuto, da quando ne sono direttamente a conoscenza:

1) un finanziamento di 220.000 USD per il periodo 1/6/15 – 30/9/16 per le attività sul fronte Siria;

2) un finanziamento di 20.000 euro per training dal 14 al 18 settembre 2015 a Skopie per la formazione di organizzazioni della società civile nel monitorare e sostenere il rispetto degli standard internazionali che tutelano i diritti dei migranti;

3) un finanziamento di 115.000 USD per il periodo 15/8/16 – 31/5/17 e un altro per il periodo 1/10/16 – 31/5/17 sempre di 115.000 USD nell’ambito del progetto Ban FGM.

Entrambe le versioni restano “coerenti” perché è il presupposto di partenza che è sostanzialmente e fondamentalmente diverso.

Infatti, non abbiamo mai fatto vivere l’articolo 2.9.22 dello Statuto del Partito Radicale relativo alle funzioni del Senato e dei soggetti costituenti.

Il problema di fondo, quindi, resta tutto e risale alla questione mai risolta di cosa dovesse intendersi l’essere “soggetto costituente” e che ognuno ha interpretato come ha voluto, ingenerando i risultati che oggi ci troviamo a vivere.

Antonella Casu

1 10. Nel frattempo Emma Bonino è entrata, non essendoci comunicazioni ufficiali presumibilmente un anno fa, nel Global Board (consiglio di amministrazione) dell'OSF, Open Society Foundations che ne definisce la strategia, i bilanci, e la direzione di lavoro. Anche questa è una decisione legittima, ci mancherebbe altro! e sarebbe sbagliato trattarla come una scelta "tecnica" e senza risvolti politici.

A Soros e alla sua fondazione il Partito radicale ha sempre guardato con la massima attenzione, non ne ha sposato l'agenda politica, ma ha chiesto di finanziare la propria. Per la storia e la memoria: la fondazione Soros non ha mai finanziato una iniziativa del Partito radicale. George Soros si è iscritto al Partito radicale quando a Marco è stata data l'occasione di chiederglielo. A mia memoria Soros ha prestato due volte del denaro che gli è stato totalmente restituito ed ha finanziato un progetto della LIA nel 2003 per 100mila dollari.

2 2.9.2 Funzioni.

Il Senato (…) - esprime, su iniziativa del suo Presidente o su richiesta del Segretario e del Tesoriere, un parere preventivo sui progetti proposti da uno o più costituenti, dalle associazioni radicali, dalle associazioni e gruppi non radicali federati al Partito; (…)

* * * * * * * * *

da Associazione Luca Coscioni
Finanziamenti da Open Society Foundations e Open Society Initiative for Europe
da a euro dollari per

26/05/2014
Schwveiz Geis Fuer Die
Radicali Italiani / Cambiamo noi
18.071,58
20.000
Cartone animato “La legalizzazione illustrata agli adulti”


31/07/2014
Stiftung Austria
Ass. Luca Coscioni
11.151,89
15.000
Partecipazione alla mobilitazione mondiale Support don't Punish, in occasione della giornata mondiale lotta al narcotraffico


12/11/2014
Foundation to promote Open Society
Ass. Luca Coscioni
48.091,59
60.000
Campagna di promozione accesso a cannabis terapeutica + Partecipazione lavori ONU


16/10/2015
Stiftung Open Society Institute
Ass. Luca Coscioni
80.290,20
90.000
Campagna raccolta firme petizione europea online pre-UNGASS, partecipazione a fasi preparatorie Roma, Vienna, NYC e sessione UNGASS, raccolta firme proposta di legge d'iniziativa popolare


21/012016
Stiftung Open Society Institute
Ass. Luca Coscioni
83.675,61
90.000
241.280,87
275.000
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » mer nov 30, 2016 9:00 am

Caro Alberto, ti invio la Comunicazione che ho fatto alla Presidenza del Partito Radicale nella riunione del 22 novembre 2016.

A presto,
Maurizio Turco

Care compagne e cari compagni,
come preannunciato, è arrivata la sentenza sulla causa relativa a quello che noi riteniamo essere il mancato rispetto degli accordi elettorali del 1996, causa che vedeva contrapposta la Lista Pannella al Polo delle Libertà. La sentenza rigetta la nostra richiesta di 2milioni di euro e quella del Polo nei nostri confronti per 800mila euro.

Pur non avendo sinora fatto conto sulla possibilità di dover ricevere questo denaro, sono stato prudentemente in attesa della sentenza perché, come possiamo tutti comprendere, in caso di esito a nostro favore, avrei avuto più tempo per prendere delle decisioni e per prenderle in un senso decisamente diverso da quelle che sono costretto a prendere in una condizione che è ormai di patente necessità ed urgenza.

Per riflettere su quanto si dovrà fare una premessa è d'obbligo, e la premessa è di stabilire quali sono gli obiettivi del Partito Radicale, della Lista Pannella e quindi di Radio Radicale.

Gli obiettivi del Partito Radicale sono i tre, tutti politici, stabiliti dalla mozione adottata dal congresso:

- stato di diritto e diritto alla conoscenza

- giustizia giusta, amnistia

- Stati Uniti d'Europa

ed uno che definirei strutturale, quello del raggiungimento di 3000 iscritti entro il 2017 riconfermati nell'anno successivo.

A questi, va aggiunto l'obiettivo della Lista Pannella della creazione di una Fondazione Marco Pannella o strumento giuridico equivalente volto a conservare e tramandare il pensiero e le lotte di Marco Pannella e di quanto ha concepito, creato e fatto vivere.

* * *

Qualsiasi decisione che riguardi il Partito Radicale, la Lista Pannella, quindi ed anche la sede di Via di Torre Argentina 76 e Radio Radicale, di cui è organo della Lista Pannella insieme a Notizie Radicali, è subordinata al raggiungimento di questi obiettivi.

Per questo sarebbe un grave errore ritenere che le difficoltà siano unicamente di tipo economico-finanziario, perché se così fosse queste si potrebbero facilmente risolvere vendendo pezzi di patrimonio.

Sarebbe altrettanto grave ritenere che ci troviamo unicamente di fronte a una stretta del regime che sempre più si regge sull'utilizzo parziale e deviante dei mezzi di informazione volti a garantire il potere, a partire dalla negazione di dibattiti pubblici sui grandi problemi del nostro tempo, così condizionando le deliberazioni dei cittadini.

Infatti, mentre tutto ciò accade, che chi si adopera per voler far credere che la scelta congressuale sia fortemente criticata; può darsi da qualcuno che si agita tanto, ma non certamente dalla stragrande maggioranza degli iscritti al Partito a cui per decenni abbiamo chiesto l'iscrizione, continuando a farlo per le stesse speranze e le stesse ragioni.

Le critiche vengono esplicitamente da parte di chi non è convinto dell'analisi che ci porta a ritenere necessaria una forza politica nonviolenta-transnazionale-transpartita; da chi non è mai stato iscritto o si iscrive solo durante i congressi, e sinceramente mi paiono più che critiche un conflitto di interessi, non solo interiore o metafisico, con obiettivi radicalmente alternativi al partito transnazionale-transpartita non essendo la nonviolenza ancora (o non ancora, o non apertamente) messa in discussione.

* * *

Ritengo altresì sia necessario prendere atto degli estremi tentativi di riscrivere la storia di Marco e del Partito, a partire dagli ultimi anni della sua vita.

Non suoni paradossale che chi oggi anima e benedice questa operazione era nel gruppo dirigente e tra i protagonisti della stagione che portò il Partito Radicale ad essere - questo ha deliberato la maggioranza del Congresso - quel che vuole continuare ad essere, ripeto: nonviolento-transnazionale-transpartito.

Non mi interessa sapere se sia buona o cattiva la fede che anima queste operazione; se si tratti di tentativi di rivalse postume o di psicologicamente "uccidere il padre" ed oggi che il padre non c'è più si infierisce sul suo cadavere. Dobbiamo prendere atto che questa operazione è in atto e che lo è da tempo ed è tesa a delegittimare il Partito così delegittimando la storia di Marco che nel partito nonviolento-transnazionale-transpartito ha il suo più alto punto di elaborazione.

La nostra analisi, che altro non è che una banale fotografia di quello che ci circonda, parte dalla presa d'atto che i paesi occidentali, i paesi che sono stati culla del diritto, dei diritti umani civili sociali e politici, oggi sono diventati - ben che vada - paesi a "democrazia reale". A partire da questi paesi noi lottiamo per la transizione verso lo Stato di diritto democratico laico federalista; per il diritto umano alla conoscenza; per l'universalità dei diritti umani.

Noi abbiamo gli strumenti per riconoscere un regime e siamo attrezzati per lottare contro di esso, ed anche contro i suoi cecchini.

* * *

Come dice Angiolo Bandinelli c'è un periodo della nostra storia che andrebbe approfondito, quello tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90. Fu allora che il Partito decise di non presentarsi più alle elezioni, prima a quelle municipali e poi a tutte le altre. È il periodo in cui furono gettate le fondamenta del Partito qual è oggi e che noi ci siamo assunti con volontà manifesta la responsabilità di voler tentare di continuare a far vivere.

C'è un passaggio abbastanza importante di quel periodo, che viene spesso richiamato ma non approfondito, da alcuni magari per citare a mo' di barzelletta un lungo intervento in francese di Pannella. Forse perché ci si è dimenticati cosa si è ascoltato o si sarebbe potuto ascoltare e, per alcuni e alcune, anche quello che si è detto: mi riferisco all’intervento di Marco al Consiglio generale del Partito che si tenne tra Trieste e Bohinj, in Slovenia, dal 2 al 6 gennaio 1989.

Certo, sono passati ventisette anni. E se dalla lettura di quegli atti c'è nutrimento per l'oggi due sono le cose:

1) Pannella era troppo avanti (o il Partito era troppo indietro);

2) Pannella presagiva quello che sarebbe avvenuto di lì a poco in Italia e quindi coglieva l'opportunità per una grande riforma americana delle istituzioni, dell'economia, della giustizia per liberare e legalizzare l'Italia (o il Partito non riusciva a vedere al di là dell'ombelico di ciascuno).

Il Pannella che decideva tutto, padre padrone inflessibile, eccetera eccetera, come mai non riuscì a portare a compimento quel progetto? Perché Marco - ancora una volta, per l'ennesima e non ultima volta - scelse di "avere torto con il Partito che ragione da solo".

* * *

Pannella, la sera del 4 gennaio 1989 a Bohinj, in Slovenia, fece anche un intervento in italiano, incomprensibile solo per chi non fosse stato d'accordo con quello che diceva o proprio non era in grado di capire. Da quel momento ad oggi c'è stato un continuo tentativo di negare quell’evoluzione del pensiero di Pannella e tornare alle origini, una ortodossia quasi ideologica e romantica del tempo andato. Rimembranze che paiono senili, sebbene promosse da donne e uomini di una mezza età che non volevano prendere atto del fatto che un certo periodo fosse definitivamente finito.

Non a caso Pannella concluse il suo intervento affermando:

"Io però torno a dirvi, non chiedetemi una sola cosa, perché non sono in condizione di darla a voi: non chiedetemi di andare avanti senza rottura di continuità. Raddrizzare le gambe storte ai cani non è possibile: possiamo, posso serenamente accettare di far parte di un altro partito ma deve essere un altro partito, transnazionale, transpartito ... ma certe vecchie storie dobbiamo lasciarle. Ci siamo riusciti per 15 anni, poi abbiamo smesso. Altrimenti siamo quelli che hanno fatto l'autofinanziamento, ma figuratevi! E' un'altra cosa, un'altra vita, un'altra storia; allora eravamo radicali, pochi, il corpo, le teste, le mani che si univano; era un altra cosa. Più bella? Per carità! Ma era quella. Lo stipendio, il non stipendio, la moglie, il marito: tutte erano cose diverse. Meglio? No, per carità! Dico che erano quelle."

Una conclusione le cui premesse affondavano nella carne viva del dibattito che il gruppo dirigente di allora non affrontò mai più, che i superstiti di quel gruppo oggi rigettano e trasmettono come loro lascito alle nuove generazioni … "radicali".

Affermava Marco:

(…) Noi abbiamo nel nostro statuto quello che, in un certo gergo politico intellettuale di sinistra, è un segmento di teoria della prassi di tale semplicità e forza che diventa la vera spiegazione del miracolo per cui mille o cento persone nel modo di stare insieme riescono ad essere produttori di cose immense o immensamente più produttori o creatori degli altri, spazzando via il democraticismo per l'essenzialità democratica. (…) Quando avevi consigli federali ogni due mesi, un congresso straordinario un anno sì e un anno no per cui facevamo tre congressi in 24 mesi! E' evidente che l'esigenza di discutere ancora fra di noi era il democraticismo istintivo di cui muore la democrazia. E' la concezione maledetta pluripartitica proporzionalista della democrazia continentale dove ci si associa per essere rappresentati e non per governare un obiettivo, governare una scelta e realizzarla. (…)

Era il 1989 e sembra oggi, se non domani:

Crepiamo di ragione, di buone ragioni e tutto è chiaro. Non solo, se ci distraiamo cinque mesi dalle carceri succedono degli arretramenti grossi sul piano della vita e della realtà delle carceri. Per due anni non parliamo di sterminio per fame nel mondo e quel povero pontefice è come se non ne parlasse più, non esistesse più. Sicuramente egli ne parla, ma i giornali non lo riferiscono.

Noi abbiamo avuto l'esaurimento dell'attualità di quel segmento di teoria della prassi, il segreto del fatto che noi siamo l'azienda che ha prodotto nel modo più incredibile rispetto al rapporto costi e ricavi; siamo un'azienda che in 500 abbiamo prodotto quello che in un milione e mezzo e con grande storia altri non hanno prodotto, e questo lo dobbiamo al fatto che abbiamo saputo cogliere l'essenziale nel convivere e nell'organizzarci, nel fare fronte alle rabbie, alle disperazioni, alle mode.

Questo strumento, sto dicendo da anni, quest'utensile, non è più adatto.

Già nell'80 abbiamo escluso per sempre la presenza del partito nelle municipali, e lo dobbiamo alla segreteria Rippa; poi, insieme approviamo il preambolo e quella decisione, ma teorizzandola.

(…) Forse ce l'abbiamo fatta a fare questo percorso o, per mio conto, ce l'ho fatta. Per me questa è un po' la tragedia di questo partito; una tragedia minore, ma lo è: si è deciso a febbraio dell'anno scorso che alle elezioni nazionali e alle europee non ci si presenta? Per me si è deciso quello, e dall'indomani ho cominciato a pensare e a muovermi (…) ci ho messo quattro mesi a convincere la maggior parte del gruppo dirigente che non c'erano più le doppie tessere. Prima avevamo due pere, adesso abbiamo una pera e una mela, quindi non è più doppia tessera: si è anche radicali, non puoi sommare. A marzo mi sono impuntato: la transpartiticità dobbiamo sempre abbinarla alla transnazionalità, altrimenti non si capisce niente! (…) Prima uno se era doppia tessera, al momento delle elezioni doveva scegliere … io ci ho messo molto tempo per affrontare un aspetto che ci si buttava addosso. Il problema è quello dello strumento, è quello dell'utensile. Se quando ho cominciato a dire di lasciare l'utensile lo avessimo fatto, probabilmente ne avremmo già ricostruiti altri cinque, con un atto di laicità. Ma la maledizione del cretinismo istituzionale, che è tipico, nel quale cado anch'io... poi quando l'occasione si presenta corro lì … Niente! Non giustifica nemmeno il tempo perso. Niente! Sì, abbiamo ottenuto un po' di leggi, abbiamo fatto questo e quell'altro; ma che significa? ma per questo uno deve campare? Essere deputato o no, senatore o no, sottosegretario o no, ministro... abbiate pazienza!

(…) L'utensile non va. Io non sono d'accordo, io non ho inteso la questione del finanziamento pubblico come l'ha intesa Sergio. Sergio lo ha detto per i motivi che ci ha spiegato, io l'ho raccolto per altri motivi: non raccontatevi cazzate, ma proprio non raccontatevele per niente, ma smettete di mentire su voi stessi, su ciascuno di noi! Per un anno, due, tre, quattro, cinque va benissimo, c'erano i soggetti autonomi e lo erano davvero, c'era stata la separatezza del gruppo parlamentare e di quegli altri. Ma adesso abbiamo dovuto accettare una legge elettorale per la quale Radio Radicale diveniva organo di partito, cessava di essere soggetto separato per dargli i soldi come organo di partito, perdio! Accettando una legge che era diversa da quella che ci è stato detto che era quando ci è stata presentata, perché in realtà rappresentava un finanziamento di ben altra natura. Una legge vomitevole quella sull'editoria! Non vi raccontate cazzate e balle: l'utensile se va mantenuto comporta l'uso del finanziamento pubblico indiretto e di quello diretto! Poi raccontatevela come vi pare.

(…) ve l'ho già detto altre volte, facciamo un altro partito. Abbiate l'interruzione di un minuto, ma abbiatela! perché quel segmento di teoria della prassi, quel partito è morto. Non c'è e continuiamo ad averlo così. Poi lasciamo fottere le sensibilità diverse, gli amori diversi di ciascuno di noi per questa o quell'altra cosa (…) Occorre un momento di rottura della continuità e dire "siamo un altro partito", quello lì ha fatto il suo tempo ed è stato grande. (…) se tutti noi avessimo condotto con maggiore consapevolezza l'azione degli ultimi otto, nove mesi, non solo faremmo nascere il transnazionale, il nuovo partito transnazionale, ma faremmo nascere in Italia il transpartito; se noi superiamo la scadenza delle elezioni europee nell'assoluto rispetto della mozione dell'anno scorso - mai l'emblema del nostro partito, né l'emblema né l'equivalente, in elezioni nazionali ed europee che siano - se noi superiamo quella scadenza e poi molti di noi, 10, 20, 30, 2 sono eletti al Parlamento europeo - con gente che è anche radicale, con quella lista che si inventa - se siamo uniti, se non siamo tanto diversi da essere in fondo dei separati in casa, allora certamente avremo un gruppo di deputati federalisti, radicali, nonviolenti al Parlamento europeo più numeroso e senza aver avuto bisogno di essere stati eletti nelle stesse liste. (…)

E Marco concluse l'intervento con quanto riportavo all'inizio

"Io però torno a dirvi … non chiedetemi una sola cosa, perché non sono in condizione di darla a voi: non chiedetemi di andare avanti senza rottura di continuità. Raddrizzare le gambe storte ai cani non è possibile: possiamo, posso serenamente accettare di far parte di un altro partito ma deve essere un altro partito, transnazionale, transpartito ... ma certe vecchie storie dobbiamo lasciarle.

* * *

Siamo qui, compagne e compagni, in un tempo in cui ciascuno non deve far altro che decidere, in un momento storico in cui le analisi radicali di Marco Pannella trovano - drammaticamente - sempre più conferme, se impegnarsi o meno nel perseguire quel modello di partito che Marco non ha potuto costruire. Non gli stato possibile perché fino alla fine è rimasto fedele a se stesso e, per comunque poter continuare a seminare, ha innalzato il suo "preferisco avere torto con il partito che ragione da solo", lasciando ad altri di raccogliere. Sono tante e con il tempo riaffioreranno, come un fiume carsico, le idee incompiute di Marco che sono sempre più una risposta politica ed organizzata concreta ai problemi del nostro tempo.

Non ripeterò quindi quanto già detto nelle assemblee di Roma e Teramo, nel Congresso di Roma Rebibbia e nella lettera "I furbetti del partitino (consulenza per i compagni espulsi o in via di espulsione)".

Non posso però esimermi, lo vivo come un obbligo necessario, dal commentare le ultime notizie che ci giungono forse come smentita ad alcune mie affermazioni ma che sono degli aggravamenti dell'analisi sulla situazione che un tempo avremmo definito d'area o interna.

Mentre noi per giorni, settimane, mesi, anni eravamo qui ogni giorno a cercare un bandolo della matassa e Marco continuava a battere il ferro in modo così pressante sul nostro essere e sulla necessità che noi – quelli che siamo e nelle condizioni in cui operiamo – fossimo attivatori della transizione verso lo stato di diritto democratico laico federalista, del nuovo diritto umano alla conoscenza, dell'universalità dei diritti umani, dell'amnistia, della giustizia giusta, di una vita nelle carceri dignitosa, della dignità civile e della dignità della legalità, gli assenti erano in tutt'altro impegnati.

Accendere i fari sulla nostra situazione, quella nota e quella ignota ma che va illuminandosi, è opera di rifiuto radicale della ragion di partito. Che non è necessariamente (o non è solo) il fatto che per il “bene del partito” si nasconde una malefatta o un reato. Ma è anche la ragione per la quale un partito non è venuto a conoscenza di quello che a suo nome o dentro di se accadeva e che, quando tutto ciò viene alla luce viene sminuito, sdrammatizzato, negato e non dibattuto.

Marco ha pagato prezzi molto alti per non aver voluto cedere a questa ragione. Ha rotto con persone che per lui erano molto più che amici, penso a Franco Roccella.

Marco ha continuato a fare il "pazzo" andando in radio a sollecitare dialogo. E' andato a proclamare “amore, amore, amore” nei confronti di coloro che, se non lo volevano seppellire al più presto, facevano di tutto per radicarne il desiderio e l’opportunità tra compagni e frequentatori della sede e della radio.

* * *

Solo oggi apprendiamo che nei giorni in cui Marco, nel famoso dialogo domenicale con Massimo Bordin parlò della sua propensione al jet set internazionale, Emma si apprestava a diventare organica alle Fondazioni di George Soros. Il che non è la stessa cosa di una interlocuzione. Non credo che Marco fosse scandalizzato della scelta. Quanto della modalità, come d’altronde disse in più di un’occasione.

E mentre io comunicavo a Vincenzina Antonelli, a Mimmo Curto, a Marco Imperioli, Maria Grazia Mattioli, a Pietro Migliorati, ad Alessandro Pagliari, a Daniele Sabiu, a Roberta Spina, a Marina Scarcello, ad Alessia Caramanica, a Riccardo Cecchi, a Paolo Ciotta, a Elisa D'Ippolito, a Fabio Martines, a Silvia Massari e ad Alessandra Rota che dovevo licenziarli, alcuni soggetti cosiddetti "costituenti" erano impegnati ad incrementare il loro tasso di autonomia e benessere.

Provo ad essere ancora più chiaro. Per dieci anni il Partito Radicale ha messo in discussione i propri averi a favore dei soggetti costituenti, mettendo in gioco l'esercizio della sua vita politica o l'essere protagonista in quanto tale fino ai limiti di rischiare la sua esistenza. Con Marco abbiamo continuato a perseguire questo disegno anche oltre il ragionevole. Era una decisione politica, che ha retto fino a quando "abbiamo saputo cogliere l'essenziale nel convivere e nell'organizzarci, nel fare fronte alle rabbie, alle disperazioni, alle mode.". Nel frattempo altri facevano altro, di tutta evidenza non nell’interesse del Partito.

E' un caso ed è una felice coincidenza che Marco non debba assistere a tutto questo, non abbia assistito alle elezioni comunali a Roma e Milano, ad alcuni congressi, ad alcune sceneggiate. E che ci abbia lasciato invece qualcosa di grande ed importante, che si è intravisto alla Marcia per l'Amnistia. Lo abbiamo solo intravisto, ma c'è.

* * *

Concludo tornando all'origine e alle ragioni di questa comunicazione, che consiste nel portarvi a conoscenza delle prime linee guida che seguirò per il raggiungimento dei nostri obiettivi.

A) per quanto riguarda la sede, non avendo ancora stipulato il contratto di affitto con la TAS (che è una spa e non un istituto di beneficenza) il Partito coprirà anche l'affitto per il 2016.

B) di conseguenza si farà il bilancio dell'iscrizione a pacchetto per il 2005-2016 e sarà predisposto un progetto di ripianamento del debito.

C) dovendo ridurre le uscite, sarà chiuso l'archivio/magazzino al pianterreno.

D) entro dicembre si darà corso alle formalità per la costituzione della "Fondazione Marco Pannella" o soggetto giuridicamente equivalente.

Parallelamente dovrà essere avviata la ristrutturazione editoriale di Radio Radicale puntando subito su tre obiettivi:

1. completare la digitalizzazione e potenziare le attività di archiviazione;

2. rendere fruibili le 3000 ore di comizi di marco per integrarle nell'archivio;

3. indicizzare le riunioni "riservate" del Partito Radicale, per renderle subito fruibili per motivi di studio.

Si interverrà anche per un utilizzo logico e razionale del palinsesto che tenga conto della situazione attuale delle lotte e degli obiettivi del Partito Radicale. Colgo l'occasione per ringraziare i giornalisti, i tecnici, gli amministrativi e chi lavora in archivio e coloro che saranno chiamato a nuove e più gravose responsabilità.

In una riunione precedente avevo già preannunciato che si sarebbero rivisti i consigli di amministrazione di cui la Lista Pannella è socio maggioritario, cioè la TAS e il centro di Produzione.

Sotto questo aspetto si è proceduto con somma prudenza. Sono infatti trascorsi tre mesi dalla tenuta del Congresso a Rebibbia. Ma questo non vuole dire che non sarà un processo con tempi certi e rapidi. Per questo è necessaria una accelerata, dovendo fare i conti con la scadenza dell'obiettivo del Partito radicale dei 3000 iscritti nel 2017, da riconfermare nel 2018.

Concludo ringraziando la Professoressa Carla Rossi che, anziché godersi la meritata pensione, ha accettato di essere la capo delegazione del Partito Radicale presso la sede di Vienna all'Onu dove c'è l'Ufficio contro la droga e il crimine. Carla Rossi, come voi ben sapete, ha un lungo curriculum da ordinaria universitaria prima assistente di Bruno De Finetti; da eletta per 5 volte dal Parlamento europeo nel consiglio di amministrazione dell'Osservatorio delle droghe di Lisbona; da militante radicale sin dagli anni '70, nonché consigliera provinciale antiproibizionista a Roma, segretaria del CORA, eccetera.

Ringrazio infine chi si è già iscritto, chi ha deciso di farlo al più presto, chi sta lavorando per il raggiungimento di questo obiettivo vitale.

grazie

Maurizio Turco
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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