I radicali: Pannella il padrone e Danilo Quinto l'ex servo

I radicali: Pannella il padrone e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » gio lug 02, 2015 8:49 am

I radicali: Pannella il padrone e Danilo Quinto l'ex servo?
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =22&t=1734


???
http://www.uccronline.it/2012/06/29/il- ... eggere-mai

E’ uscito nelle librerie il pamphlet online di ben 208 pagine, “Da servo di Pannella a figlio libero di Dio” (Fede&Cultura 2012 ), scritto dall’ex tesoriere dei radicali, Danilo Quinto, ora convertito cattolico e deciso a denunciare le squallide trame che reggono il partito politico con il maggior tasso di odio anticlericale.

Quinto, che è stato custode degli affari societari del partito per vent’anni, nel 2005 ha rotto drammaticamente con Pannella, è stato denunciato e condannato per l’appropriazione indebita di 230 mila euro, e, a sua volta, ha fatto causa per 5 milioni di contributi mai pagati, tredicesime e ferie non retribuite, danni morali e materiali. In questo libro ha aperto i suoi ricordi, rivelando, ad esempio, il macchinoso progetto di far eleggere Emma Bonino alla presidenza della Repubblica, gli accordi che consentono alla loro radio di ricevere decine di milioni di euro l’anno, più gli importi della legge sull’editoria, più le quote di finanziamento pubblico per la loro lista, più il danaro proveniente dall’accordo elettorale con il PD, più le pensioni dei loro ex deputati. Vengono fuori situazioni interne al partito, mai conosciute prima, come quando «Pannella entra in riunione mano nella mano con l’ultimo dei suoi fidanzati, imponendolo come futuro parlamentare».

Nel 1980, il leader radicale, accoglie Gaetano Quagliariello (un altro “pentito”, ora cattolico) a casa sua per annunciargli le dimissioni da vicesegretario, facendosi trovare nudo dentro la vasca da bagno, in pieno digiuno, sospirando parole patetiche: “E tu vorresti dimetterti proprio ora, lasciandomi in questo stato?”. Pannella, ha scritto Quinto, si fa anche riprendere dalle telecamere a bere la sua urina, durante gli stati di digiuno, che però è «fatta bollire prima del digiuno e conservata in frigorifero, al fine di allungare i giorni dell’impresa nonviolenta», come viene raccontato dal suo medico di fiducia d’allora, anche lui radicale. Scrive Quinto: «Ho visto piangere persone che dal vivo osservavano questa scena, ignare di come tutto, anche i digiuni, possano essere programmati e preparati nei dettagli, a livello scientifico». Non a caso Pannella non ha mai perso un chilo in vita sua, anzi!

Nell’anticipazione di due capitoli, scaricabili da Panorama.it (ripresi in parte anche da Dagospia), viene fuori il retroscena del ridicolo siparietto organizzato dai radicali il 20 aprile 2002 durante il programma televisivo Buona Domenica, condotto da Maurizio Costanzo, quando chiamò in diretta (dopo lunghi accordi con i radicali in settimana) il Presidente della Repubblica Ciampi. I sospetti di tutti, comunque, si fanno realtà: «il digiuno è utilizzato da Pannella come arma di seduzione e di potere. I digiuni di Pannella servono innanzitutto ad azzerare il dibattito interno, perché di fronte a un digiuno nessuno si permette d’interloquire politicamente, di discutere, e l’unico elemento di riflessione riguarda la salute del capo, rispetto alla quale sono tutti molto partecipi. Si sentirebbero soli e abbandonati senza di lui, incapaci persino di pensare, tanto sono abituati a essere, tutti, dei meri esecutori», scrive l’ex tesoriere. Danilo Quinto svela anche che le campagne plateali e gli istrionici anatemi servono tutti ad un solo scopo personale, l’unico che prema davvero ai pannelliani: «Raggiungere l’obiettivo dell’audience, mostrando in televisione e sui giornali il suo volto perennemente in lotta per i più deboli e i più indifesi». Un partito politico «dove il denaro, tanto denaro, veniva dilapidato», la «più formidabile macchina mangiasoldi della partitocrazia italiana» come recita la copertina del libro.

Emergono anche tematiche inquietanti, ovvero quei «legami ambigui e ricattatori Marco Pannella possa godere nei confronti del potere e di quante lusinghe – consapevolmente – per accattivarselo e tenerselo buono, il potere usi nei suoi confronti. Inquietante è la capacità di Pannella di avere rapporti complessi – e qualche volta misteriosi, anche se spesso è egli stesso, nella sua megalomania a darne notizia – con le varie forme di potere segreto, parallelo a quello istituzionale». Si parla di massoneria, dello strano feeling con Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia e dei numerosi tentativi di mettere Ernesto Nathan, più volte Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, alla guida del comune di Roma. Si parla dello stretto legame con Licio Gelli (e figlio), capo della P2, che nel 1987 fu sul punto di candidarsi nelle liste del Partito Radicale per ricevere così l’immunità parlamentare (non si concretizzò a causa del poco tempo a disposizione, che non avrebbe permesso l’organizzazione di una campagna elettorale destinata al successo).

Al “successo” di Pannella, purtroppo, hanno contribuito numerosi cattolici (che ancora oggi in parlamento sono favorevoli al finanziamento pubblico della “sua” radio) e anche sacerdoti (oltre che pornostar), come il prete anticattolico Andrea Gallo (il “don” non lo merita da un pezzo) e don Antonio Mazzi (il prete mediatico che vuole abolire i seminari). Pannella è riuscito perfino ad intortare una suora delle Minime Oblate, Marisa Galli, in realtà già traviata dal femminismo radicale nel 1974, quando ruppe con l’ordine religioso, abbandonando la vocazione. Venne eletta alla Camera nel giugno del 1979, divenendo presto divorzista, abortista, per i diritti di gay e lesbiche, per la liberalizzazione totale della droga, donna immagine per le denunce contro “l’oscurantismo vaticano”. Parlò dei radicali come «il movimento più autenticamente cristiano che abbia mai conosciuto», ma nel dicembre del 1980 -dopo la rottura- definì Pannella «un capo violento e autoritario, un dittatore». Passò al gruppo parlamentare della Sinistra indipendente e poi alla Democrazia proletaria, ad un certo punto sparì e di lei si persero le tracce. Nel 2006 Antonio Socci ha riportato le parole riferite a terzi di Carlo Casini, secondo cui Marisa Galli era finita in Romania, dove collaborava con un Centro di Aiuto alla Vita. Nel 2011 Andrea Galli l’ha trovata nell’abbazia benedettina “Mater Eclesiae” dell’Isola di san Giulio, nel Lago D’Orta, lei ha risposto con una lettera: «Nessuna intervista né orale né scritta. E’ una linea che ho preso, in accordo con la Madre Annamaria Canopi, all’entrata in monastero, so che non se ne stupirà perché ha già ben capito il mistero della Grazia nel cuore dell’uomo». Firmato: suor Maria Simona, il nome nuovo di una vita ritrovata.

La stessa vita ritrovata di Danilo Quinto, anche lui ingannato dal giogo radicale per poi approdare alla conversione e smettere gli abiti dell’ideologia, diventando per questo il nemico “numero uno” dei suoi ex compagni, rimasti nella loro disperata propaganda del nulla come valore nichilista da affermare.
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » gio lug 02, 2015 8:50 am

???

Gli stretti rapporti tra Marco Pannella e Licio Gelli, leader della P2
Calendar 5 settembre 2011
http://www.uccronline.it/2011/09/05/gli ... r-della-p2
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » gio lug 02, 2015 8:50 am

???

L’ipocrisia dei Radicali, finanziati con milioni di euro per la loro radio
Calendar 6 giugno 2012
http://www.uccronline.it/2012/06/06/lip ... loro-radio

Finalmente anche “Il Corriere della Sera”, seppur a pag. 13, si occupa del finanziamento pubblico a Radio Radicale. Lo stesso partito che finge di contrastare il rimborso delle spese elettorali ai partiti (anche perché sa bene che essendo ignorato dai cittadini non ci guadagnerà mai nulla in ogni caso), ma che poi si è sempre comportato peggio di tutti gli altri partiti politici.

Maurizio Turco e Mario Staderini difendono strenuamente il finanziamento pubblico alla loro radio politica, sostenendo che offre un servizio pubblico trasmettendo le sedute parlamentari. Peccato che siano anche commentate quotidianamente da Marco Pannella, che ogni giorno vi sia una lettura anticlericale dei quotidiani, che si dia voce agli incontri sui costi della Chiesa, che si parli di aborto, eutanasia, omosessualità senza contraddittorio e così via. Peccato che solo il nome, Radio Radicale, sia uno sponsor del peggior partito politico sulla scena italiana e che dunque lo Stato stia facendo pubblicità diretta, con i soldi dei cittadini, ad un partito politico assolutamente e fortunatamente di minoranza. I radicali, oltretutto, sono gli unici ad aver chiamato la loro radio come il loro partito, c’è anche “Radio Padania” -è vero-, ma i leghisti non prendono nulla per essa, ma solo per il loro quotidiano.

In sei anni, si legge, i contribuenti hanno versato 60 milioni di euro in sei radio di partiti politici. In cima al podio, dice correttamente l’articolo, c’è Radio Radicale che si ciuccia «decine di milioni di euro per un servizio di diretta parlamentare che fa pure la Rai, e che riceverà quest’anno altri 4 milioni euro». Poi c’è la radio dei Verdi, “Ecoradio”, tre radio vicine al PD, “Roma Città Futura”, “Radio Galileo” e “Radiondaverde”, e una vicino alla Lega veneta. Ma nulla incassa soldi pubblici come gli ipocriti radicali.

Come ha scritto giustamente Francesco Agnoli su “Il Foglio”, parlando dell’8×1000: «sui soldi, quelli liberamente donati alla chiesa, c’è sempre un Curzio Maltese qui, un Radicale là, pronto a lanciare anatemi, a ripetere slogan, a riciclare luoghi comuni di piombo spacciati per oro puro. Non temono l’ipocrisia di parlare dal pulpito offerto loro dal miliardario di turno, o da una radio che costa ogni anno ai contribuenti italiani milioni di euro, e che è, nel contempo, molto spesso, espressione rancorosa di una chiesuola nichilista (che propone l’aborto al posto del battesimo, l’eutanasia dell’estrema unzione, e la droga libera come surrogato dell’eucaristia)».
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » gio lug 02, 2015 8:51 am

???

I radicali e la strumentalizzazione sentimentale dei disabili

Calendar 28 febbraio 2012
http://www.uccronline.it/2012/02/28/i-r ... i-disabili

Dopo aver recentemente criticato il nuovo libro dell’intellettuale Sergio Romano, e mostrato quelle che riteniamo le lacune e le contraddizioni presenti nel testo, non possiamo che condividere le opinioni rilasciate pochi giorni fa in merito alle battaglie ideologiche del Partito Radicale. Su “Il Corriere della Sera” del 19/2, Romano ha infatti paragonato le varie forme di protesta e di catalizzazione dell’attenzione dell’opinione pubblica -come lo sciopero della fame- tra chi davvero ne necessita (giovani greci sommersi dai debiti ed extracomunitari disoccupati e minacciati di espulsione) e chi invece ne abusa, come i militanti radicali. Sono forme di protesta dei “non violenti”, come quelle valorosissime di Gandhi, ma quando si sente per la centesima volta che a scioperare per la fame sarà quel novantasettechiliemezzo di Marco Pannella, la cosa diventa ridicola.

Il pensiero di Romano è ovviamente molto più fine, anche perché condivide coi radicali l’idea di una laicità negativa, ovvero l’estromissione totale della religione dalla vita pubblica. Ma la critica rimane: «Credo che i radicali, quando si richiamano al grande esempio di Gandhi, commettano un errore. Il Mahatma sapeva che da una guerra convenzionale contro l’impero britannico i suoi connazionali sarebbero usciti perdenti […]. Il digiuno di Gandhi contro la Gran Bretagna, quindi, è l’arma del debole in una guerra asimmetrica di liberazione», così come fecero -continua- tanti altri e i prigionieri di coscienza. Al contrario, «mi sorprende invece il digiuno di chi chiede un lavoro o protesta contro alcune particolari politiche dello Stato in cui vive a da cui riceve una somma considerevole di alti vantaggi, fra cui quello della rappresentanza politica. Particolarmente contraddittorio mi sembra il digiuno dei radicali. Sono certo che non vogliano trasformare la politica interna in un campo di battaglia, ma così accade, di fatto, quando un uomo politico minaccia di usare il proprio corpo come un’arma letale e si dichiara pronto a morire pur di raggiungere il suo scopo. Se la politica democratica è lotta senza spargimento di sangue, questa, spiace dirlo, non è più democrazia». Questo per quanto riguarda i noiosi appelli di Pannella e Bonino.

Poi la seconda questione, emersa particolarmente nella strumentalizzazione della famiglia Englaro e di una vita umana, Eluana, sacrificata per una battaglia ideologica-politica, ovvero come grimaldello per inserire l’eutanasia di Stato. Romano non dice questo, ma il suo ragionamento è su questa falsariga: «Paradossalmente il Partito radicale è il più laico dei movimenti politici italiani, ma si è servito degli handicap fisici di alcuni fra i suoi più tenaci militanti per creare il «martire», vale a dire un personaggio che appartiene alle guerre di religione piuttosto che alle battaglie civili. Nella grande maggioranza dei casi i digiunatori, naturalmente, non desiderano la morte. Vogliono vivere, combattere, e sperano di vincere costringendo l’avversario a deporre le armi. Ma questo, spiace dirlo, è un ricatto […]. Dovrebbero chiedersi quale sia stata, nei casi in cui hanno avuto successo, la ragione delle loro vittorie. Hanno vinto perché, come scrive Emma Bonino, hanno “saputo provocare un pensiero “altro” rispetto a un tema di cui non si vuole neppure sentir parlare”? O hanno vinto perché il «nemico» era impaurito dalla possibilità di apparire responsabile del loro decadimento fisico e, in ultima analisi, della loro morte? Se la risposta giusta è la seconda, la parola ricatto mi sembra appropriata».

Ovviamente non è mancata la risposta scandalizzata dei radicali, affidata proprio ad un disabile –Gustavo Fraticelli-, co-presidente della Associazione Luca Coscioni. Il contenuto della replica era prevedibile: noi «abbiamo scelto, non ci hanno chiesto, di usare il nostro corpo per rivendicare diritti civili, per scendere nella trincea della battaglia politica». Peccato che questo non sia valso nel caso di Eluana, alla quale è stata ricostruita una presunta volontà di decine di anni prima (quando era tra l’altro in perfetta salute psicofisica), per giustificare la sua eliminazione. La risposta di Sergio Romano non ha comunque fatto passi indietro rispetto all’accusa iniziale: «i disabili hanno il diritto di pretendere la solidarietà dei loro connazionali. Il problema discusso nel mio articolo è l’ uso politico delle loro personali vicende […]. Un partito politico, in ultima analisi, è sempre responsabile delle proprie scelte, anche quando gli sono suggerite da altri. In questo caso i radicali hanno elevato Welby e Coscioni a icone delle loro battaglie, hanno introdotto un elemento emotivo e spettacolare nel dibattito politico, hanno cercato di commuovere anziché di convincere, hanno reso più difficile il confronto argomentato e dialettico su temi importanti come quello del suicidio assistito e del testamento biologico».
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » gio lug 02, 2015 9:01 am

Danilo Quinto: non sputar nel piatto in cui si mangia

http://www.annalisacolzi.it/danilo-quin ... -si-mangia


Un grazie sentito al professor Francesco Agnoli per questo articolo che condivido in pieno. Aggiungo solo che questi “tradizionalisti” che sparano a destra e a sinistra sentendosi niente altro che i super e unici cattolici viventi, anche meglio del Papa, farebbero bene a non sollevare campagne di raccolta fondi. Non danno un buon esempio di povertà e sobrietà.
di Francesco Agnoli

Danilo Quinto è un personaggio su cui, visto l’ennesimo tormentone sollevato da ambienti che si dicono “tradizionalisti”, sarà bene spendere qualche parola. Solo per amore di verità, per rispetto di quella persona, Domenico Delle Foglie, direttore del Sir, che si trova oggi accusato di chissà quali nefandezze.

Andiamo con ordine: dopo decenni di partito radicale, Danilo Quinto viene emarginato da Pannella, processato e condannato, con l’accusa di aver sottratto alcune centinaia di migliaia di euro. E’ allora che un bravo monsignore barese amico di Benedetto XVI, compaesano del Quinto, chiede a vari amici di aiutare il convertito: “se uno lascia il partito radicale, approda alla Chiesa, e nessun cattolico lo aiuta nel bisogno…”. Questo discorso, fatto con il cuore, mi toccò davvero. Come tanti iniziai a raccogliere soldi, quanti potevo, per il povero radicale perseguitato. E a bussare a varie porte, senza vergogna: lo facevo per una persona in difficoltà.

Quinto dal canto suo lamentava di non aver avuto nessun aiuto: “ho lasciato i radicali, speravo di essere accolto, ma ho trovato la porta chiusa. Sono questi i cattolici?”.

In verità le porte si aprirono eccome: personalmente chiesi a CR e a Pro Vita di aiutare il povero Danilo; a Fede & Cultura (che verrà ripagata con denunce e grane di vario genere) di fare altrettanto. E lessi i libri di Quinto, le sue invettive sui radicali, spesso condivisibili e coraggiose…
Tardi mi accorsi che sotto la scure del prode barese non cadevano soltanto i radicali, ex compagni di una vita, ma soprattutto i radicali che avevano cambiato strada e molte idee. Eugenia Roccella, per esempio; oppure Gaetano Quagliariello.
Perché proprio loro, tra i tanti? Lo ho capito tardi. Quando ho visto l’attitudine diciamo così “vendicativa” dell’ex tesoriere radicale verso tutti coloro che lo avevano aiutato, o avevano cercato di farlo. Mordere la mano che ti ha soccorso… non è la prima volta che accade.
Mimmo Delle Foglie, Eugenia Roccella e Gaetano Quagliariello sono tra coloro che di morsi ne hanno ricevuti molti. A Quinto hanno cercato e trovato vari lavori, a pagamento; in particolare i primi due, uno barese come Danilo, l’altra ex radicale, come lui; il terzo, ex radicale e anche lui barese, viene spesso deriso da Danilo, e il perché lo ha raccontato lui stesso: gli promise aiuto, ma poi non riuscì a far quasi nulla (causa l’intervento di altri radicali, che bloccarono una assunzionedi Quinto all’ IMT di Marcello Pera, assunzione per cui Quaglieriello si era speso, raccontando al futuro datore che Quinto era “inaffidabile”).
Così Danilo Quinto, oggi grande fustigatore di costumi ecclesiali, di tutto ciò che odora di Cei, è finito a lavorare con l’agenzia Fides, con L’Osservatore Romano, con la Federazione del settimanali cattolici (FISC), con Scienza e Vita (oggi derisa per attaccare, con affermazioni false, Gandolfini e la manifestazione del 20 giugno), con un ministero… Il meglio dell’ufficialità, insomma. Nel contempo si erano aperti a lui, sempre a pagamento, anche Liberal (di Ferdinando Adornato, tessera del partito radicale transnazionale), Timone e Bussola.
Mentre Quinto sparava su tutto e tutti: il sottoscritto, per esempio, veniva accusato nientemeno che di “aver venduto la marcia per la vita alla Cei” (mai ho capito cosa potesse significare ma ho visto che la cosa suonò terribile e credibile anche presso alcuni amici: “è vero, Francesco?”).
Se Roccella è finita nel mirino pur avendolo aiutato; Quagliariello per non averlo aiutato; presto è toccata anche a Vian, direttore dell’Osservatore romano, divenuto, dopo la fine della collaborazione (non prima) un giornalaccio di venduti a radio radicale (sotto: una conferenza con Vian, Bux -anche lui finito poi nel mirino, e Quinto, insieme)
Quinto ottiene poi, grazie a Delle Foglie, una collaborazione al Sir, l’agenzia di stampa dei vescovi. Gli vengono dati, come lui racconta, da marzo 2013 (quanti suoi benefattori e amici lo sanno solo oggi?), “poco più di” 1200 euro mensili netti per 12 pezzi: un signor stipendio, per un lavoro, sia chiaro, creato del tutto ad personam. Per pura carità.
Ma Quinto vuole botte piena e moglie ubriaca; prendere i soldi dalla Cei, e sputargli contro. Così da una parte scrive contro l’ufficialità ecclesiastica, dall’altra, zitto zitto, senza dirlo a nessuno -chè magari quelli di radio Spada e de Mattei, che oggi ne fanno un eroe perchè licenziato, ne farebbero un traditore, perchè assunto-, busca lo stesso stipendio che prende una persona che lavori davvero (quanti prendono 100 euro netti ad articolo, nel giornalismo, oggi? Per di più scrivendo sun un on line?).

Finchè il Sir non interrompe il contratto (non si tratta di “licenziamento”, come hanno scritto a RS, ma di fine di una collaborazione, che è cosa ben diversa). Il motivo? Non si sputa nel piatto in cui si mangia.
E’ anche una questione di dignità e di moralità: la Cei ti fa schifo? E’ semplice: non ci lavori…
Ma la parte della vittima ormai è collaudata. Si urla alla libertà violata (ma quale editore al mondo tiene un giornalista che scrive contro di lui?) ed inizia così la corsa alla denuncia, per trovare poi altri piatti, se possibile molti, in contemporanea.
Poco importa se finisce nel fango un uomo che ha avuto il solo torto di averti conosciuto da ragazzo, quando eri di AC, e di aver cercato in più occasioni di aiutarti, e molto concretamente, dopo decennali e penosi trascorsi radicali.
In conclusione: si vuole aiutare una persona senza lavoro con una raccolta di fondi? Si faccia pure, quest’opera buona, per carità verso un disoccupato, ma nel rispetto della verità!
Un pezzo di Quinto sulla Bussola, riguardo a papa Francesco; su RS sarebbe stato diverso…
ps nell’articolo di critica al 20 giugno Quinto conclude così: Che cosa si festeggia, quindi, il 20 giugno? Accordi già presi, in base alla logica del “male minore”, sul “ddl Cirinnà”… Nel senso, che non li afferma e si preoccupa solo di dire che le manifestazioni che organizza sono “aconfessionali”. Come se ci si dovesse vergognare di essere testimoni del Vangelo e di Gesù.
Ora, si può davvero raccontare che gli organizzatori del 20 marciano contro il gender e il ddl Cirinnà, promosso da una senatrice del Pd, sostenuta da Renzi, per far piacere a Renzi? Per accelerare il ddl in questione? In nome di un accordo già preso? Chi è l’astutissimo politico che prende accordi per far scendere in piazza migliaia di persone contro un ddl del suo partito? Ancora: si può accusare la manifestazione del 20 di essere aconfessionale, dopo aver magnificato la marcia per la vita, essa stessa, dal principio, aconfessionale? Ognuna di queste accuse non è forse maliziosa e gratuita ?
Sotto la pagina ufficiale del comitato del 20 giugno: esplicita la condanna del ddl Cirinnà, come in numerosissime interviste, scritti di membri del Comitato….
pps Quinto ha annunciato querela contro di me, in un lungo articolo condito di invocazione a Gesù e alla Madonna che fanno venire in mente il secondo comandamento: “Non nominare il nome di Dio invano” (vi aggiungerei una postilla: “se sei stato tesoriere dei radicali sino a ieri, collaborando a tutte le loro attività, ora non sederti sempre sul pulpito, per fare agli altri la predica”). Il fatto però è questo: nella lunga discussione, impostata subito in modo fasullo, con varie affermazioni fuori contesto, imprecise e quindi nella sostanza false, Quinto (che ha fatto il tesoriere e il radicale, per anni …non invano) non nega affatto: di aver ricevuto favori e lavori grazie a Eugenia Roccella; di aver ricevuto lavoro e relativi soldi, per molto tempo, dal mondo Cei; di aver chiesto aiuto a Quagliariello, divenuto un bersaglio fisso dopo che l’assunzione non è andata in porto, e non prima …
Questo ho scritto, notando l’anomalia nel comportamento di una persona che spara sempre su coloro che lo hanno beneficiato, per cui ha lavorato, o per cui lavorava sino a ieri mattina. L’anomalia di campagne mediatiche che, alla fine, puntano sul quattrino.
Aspetto sereno la querela. Del resto sarei quasi l’unico a rimanere senza un ringraziamento more suo.
Non senza aver puntualizzato almeno un punto rispetto alla lunga lamentatio di Quinto su RS. Egli scrive -riguardo ad una mia mail, in cui, pensando a quanti amici avevano subito le sue richieste pecuniarie, credendo magari di aver a che fare con un vero disoccupato e un vero perseguitato, gli scrissi: “inizio a sospettare anche sui 200 mila euro… perchè vedo come sei falso”-: “Allora, non la querelai. Oggi, ho chiesto ai miei legali di farlo“. Ecco, basterebbero queste poche righe per capire chi è l’uomo che oggi fa il martire, perchè, a suo dire, oppresso dai radicali, dagli ex radicali, che gli hanno trovato più di un lavoro, dai cattolici che lo hanno fatto lavorare per Osservatore, Fisc, Scienza & Vita, Liberal, Cisl, Sir ( a ben 1200 euro al mese per qualche articolo)… Come poteva querelarmi, per una mail privata, in cui dicevo soltanto di credere ad una condanna già emessa dalla magistratura?
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » gio lug 02, 2015 9:02 am

Chiesa e post concilio

Dove sta andando la Chiesa cattolica? La Chiesa Una Santa è Viva e immacolata nel Suo Sposo; ma una parte di quella visibile rischia di subire una 'mutazione genetica' o questa è già avvenuta nostro malgrado e ne vediamo solo ora gli effetti? Siamo in tempo per rimediare e come?
domenica 3 maggio 2015

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/ ... di-ai.html

Danilo Quinto. DEDICATO AI TIEPIDI, AI CONNIVENTI E AI COMPLICI DEL MALE

La telefonata di ieri del Papa a Emma Bonino è stata riportata, tra gli altri, da Avvenire, con il titolo Emma Bonino: quella telefonata di Francesco e da Vatican Insider: Giacomo Galeazzi ha ricordato che «Già nel giugno 2013 erano stati protagonisti di un “fuori programma” nel corso di una visita ufficiale. ‘Cerea, signor Ministro’. Le disse Francesco indirizzandole il saluto dei piemontesi. Davanti all’allora ministro degli Esteri Jorge Mario Bergoglio volle rispolverare le sue origini di figlio di migranti piemontesi, abituato da piccolo a parlare in dialetto con l’amatissima nonna. Emma Bonino essendo nata a Bra quel saluto lo conosce bene e si disse “onorata” ricevendo dal Pontefice il rosario prima di prendere posto visibilmente emozionata in una delle poltroncine bianche allineate nella Biblioteca del Palazzo Apostolico». La notizia è stata data da tutti gli altri giornali.

A beneficio di coloro che vogliono soddisfare la loro curiosità, riportiamo qui l’intera trascrizione del collegamento che Emma Bonino ha effettuato il 2 maggio con Radio Radicale, raccontando di questa telefonata.

«Ieri pomeriggio» – ha detto - «ho ricevuto una tanto inaspettata quanto graditissima telefonata di Sua Santità Papa Bergoglio. Inaspettata e graditissima, come potete immaginare. Si è informato della mia salute, ma per fortuna abbiamo parlato brevemente, comunque incoraggiandomi a tenere duro, continuare, cosa che comunque sto facendo con tutte le mie forze. Ma abbiamo poi ben presto cominciato a parlare di migranti e di povertà, del Mediterraneo. Ho detto a Sua Santità che i nostri ragazzi dovrebbero essere accompagnati a visitare qualche Museo che pure abbiamo delle migrazioni italiane: rivedrebbero le stesse facce, gli stessi occhi, le stesse speranze e la stessa determinazione. Abbiamo poi parlato di povertà, di Africa e di donne. Diciamo che Sua Santità mi ha molto incoraggiato a continuare. Io gli ho ricordato ad un certo punto che i migranti, se mai riusciamo ad accoglierli, poi li mettiamo tutti in carcere. Le carcere sono piene – appunto – e gli ho ricordato la situazione che avevamo avuto in aprile e che poi propiziò la telefonata di Sua Santità a Marco Pannella, che era in clinica, dove aveva subito quell’intervento così difficile, come tutti ben ricordiamo. Sua Santità ha detto “Sì, sì, ricordo bene”. Gli ho ricordato che in ogni caso Pannella e i radicali continuano su questa storia di attenzione non solo al carcere, ma anche allo stato di diritto e ai più poveri. Insomma, una telefonata anche affettuosa per certi versi. Io ho promesso che farò l’impossibile per essere l’11 maggio a quest’iniziativa che Sua Santità sta propiziando, ricevendo migliaia di bambini delle scuole italiane. Un’iniziativa costruita dalla Fabbrica della Pace. Farò veramente l’impossibile per esserci. Mi ha ringraziato per questo. Ha detto ‘Così avremo la possibilità di salutarci almeno da lontano’. Mi ha rinnovato l’impegno a ‘tenere duro’, perché ‘l’erba cattiva non muore’. Io gli ho detto ‘No, Santità. Mia mamma diceva che sono un’erba resistente, cattiva no’. Ho chiesto l’autorizzazione a divulgare questa telefonata, precisando che certamente era una telefonata riservata, ma non segreta. Mi ha autorizzato a renderla pubblica, cosa che sto facendo per via di Radio Radicale. Certamente, mi ha confortata, mi ha incoraggiata – non è un momento bellissimo per me in questi giorni – ma mi è sembrato un segno di attenzione straordinaria, di cui veramente sono molto, molto, molto grata».

L’intervistatore ricorda a Emma Bonino che oggi - 2 maggio ’15 – è l’85mo compleanno di Marco Pannella e la Bonino chiosa: «Ognuno trova un suo modo per fargli gli auguri. Io spero di aver trovato un modo che gli faccia piacere».

A detta della Bonino, la diffusione di questa conversazione privata è stata autorizzata dal Papa. Se così è, il Papa – rivolgendosi ad una leader politica e autorizzando la diffusione delle cose che si sono detti – compie un atto politico, ponendosi sullo stesso piano del suo interlocutore. Così come era accaduto con Marco Pannella. Bergoglio tradisce la sua missione, che non è quella di dialogare con chicchessia. È quella di annunciare il Vangelo, di predicare e di convertire. Ha sulla sua coscienza le anime di coloro che incontra, di coloro con cui parla, di coloro che frequenta e ne deve rispondere a Dio, come ciascuno di noi. «Senza di me non potete fare nulla», dice Gesù nel Vangelo di oggi (Gv, 15,1-8). Che cosa non possiamo fare senza Gesù? Abbracciare l’eternità. È dell’eternità che il Papa avrebbe dovuto parlare a Emma Bonino, non dei migranti, del lavoro, dell’Africa, dei poveri, dei carcerati. Il Papa deve fare vivere su questa terra – dominata da Satana – la speranza dell’Eterno, di Colui che muove tutte le cose, di colui che ha a cuore l’anima di tutti, anche quella dei poveri, dei bisognosi, dei sofferenti.

Dice San Francesco: «Non sono più io che vivo. È Cristo che vive in me». La povertà di Francesco non è il fine. È un mezzo per operare la conversione, offerto a colui che vuole imitare Gesù e cercare Dio. Non ha nulla a che fare con le ingiustizie e le diseguaglianze sociali o con la mancanza o lo sfruttamento del lavoro, condizioni e situazioni che l’umanità ha conosciuto lungo tutta la sua storia. Dio manda nel mondo Suo figlio per salvare le anime, non per soddisfare i bisogni materiali. Gesù non è venuto nel mondo per togliere i poveri dalla loro condizione o per guarire le malattie. È venuto per redimerli e infondere anche in loro il messaggio della salvezza. Francesco si veste della povertà evangelica, quella spirituale. La prima delle beatitudini: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt, 5-3). Il concetto di povero è un concetto religioso, non mondano. Non riguarda la situazione sociale o le condizioni materiali della povertà, ma quelle spirituali. Era già presente nell’Antico Testamento: «Cercate il Signore voi tutti, umili della terra, che eseguite i suoi ordini; cercate la giustizia, cercate l'umiltà, per trovarvi al riparo nel giorno dell'ira del Signore» (Sof. 2,3). Il povero è colui che davanti a Dio si mette a nudo, vestito solo della sua umiltà, che non propone nessun merito davanti al Signore, che fa penitenza e confida nella Sua misericordia per essere salvato. Nel capitolo II della Prima lettera ai fedeli (Di coloro che non fanno penitenza), Francesco scrive: «Tutti quelli e quelle, invece, che non vivono nella penitenza, e non ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e si abbandonano ai vizi e ai peccati e camminano dietro la cattiva concupiscenza e i cattivi desideri della loro carne, e non osservano quelle cose che hanno promesso al Signore, e servono con il proprio corpo al mondo, agli istinti carnali ed alle sollecitudini del mondo e alle preoccupazioni di questa vita: costoro sono prigionieri del diavolo del quale sono figli e fanno le opere; sono ciechi, poiché non vedono la vera luce, il Signore nostro Gesù Cristo. Non hanno la sapienza spirituale, poiché non posseggono il Figlio di Dio, che è la vera sapienza del Padre; di loro è detto: ”La loro sapienza è stata ingoiata” e: ”Maledetti coloro che si allontanano dai tuoi comandamenti”. Essi vedono e riconoscono, sanno e fanno ciò che è male, e consapevolmente perdono la loro anima».

A chi ritiene che le conversazione private del Papa siano legittime, rispondo che sarò d’accordo quando vedrò il pentimento di Emma Bonino e di Marco Pannella. È anche bene che questi personaggi sappiano - perché dubito fortemente che il Papa glielo abbia fatto presente - che il Catechismo della Chiesa Cattolica prevede, per chi si pente dei propri peccati, la soddisfazione e la penitenza. Il numero 1459, dice: «Molti peccati recano offesa al prossimo. Bisogna fare il possibile per riparare (ad esempio restituire cose rubate, ristabilire la reputazione di chi è stato calunniato, risanare le ferite). La semplice giustizia lo esige. Ma, in più, il peccato ferisce e indebolisce il peccatore stesso, come anche le sue relazioni con Dio e con il prossimo. L'assoluzione toglie il peccato, ma non porta rimedio a tutti i disordini che il peccato ha causato. Risollevato dal peccato, il peccatore deve ancora recuperare la piena salute spirituale. Deve dunque fare qualcosa di più per riparare le proprie colpe: deve “soddisfare” in maniera adeguata o “espiare” i suoi peccati. Questa soddisfazione si chiama anche “penitenza”». Il numero 1460 afferma: «La penitenza che il confessore impone deve tener conto della situazione personale del penitente e cercare il suo bene spirituale. Essa deve corrispondere, per quanto possibile, alla gravità e alla natura dei peccati commessi. Può consistere nella preghiera, in un'offerta, nelle opere di misericordia, nel servizio del prossimo, in privazioni volontarie, in sacrifici, e soprattutto nella paziente accettazione della croce che dobbiamo portare. Tali penitenze ci aiutano a configurarci a Cristo che, solo, ha espiato per i nostri peccati una volta per tutte. Esse ci permettono di diventare coeredi di Cristo risorto, dal momento che “partecipiamo alle sue sofferenze” (Rm 8,17)». Per quanto mi riguarda, attendo da Marco Pannella che mi chieda perdono della persecuzione a cui ha sottoposto me e la mia famiglia a causa della mia scelta di fede e delle calunnie che ha detto e ripetuto su di me. Sono d’accordo con quanto ha sostenuto tempo fa Sandro Magister: «La popolarità del Papa non provoca ondate di convertiti. Anzi, con lui c’è un certo compiacimento, nella cultura estranea o ostile al cristianesimo, nel vedere che il capo della Chiesa si sposta verso le loro posizioni, che sembra di comprendere e persino accettare».

Mi chiedo con quale spirito si marcerà per la Vita per le strade di Roma domenica 10 maggio, sapendo che colui che per mandato divino dovrebbe difendere la vita interloquisce piacevolmente con una delle massime espressioni dell’ideologia anti-umana del nostro Paese.

Aggiungo un augurio e una speranza. Mi rivolgo ai genitori dei bambini che saranno invitati l’11 maggio dalla Fabbrica della Pace. A quell’iniziativa, il Papa ha invitato Emma Bonino. Il solo fatto che ci sarà questa presenza, dovrebbe indurre quei genitori a lasciare a casa i loro bambini. Il male non si frequenta. Si combatte. E il Papa dovrebbe sapere che Emma Bonino non può insegnare nulla a quei genitori su come si combatte la teoria del gender, a cui quei bambini vengono istigati da una cultura che è divenuta egemone ed è contro la Verità, di cui egli dovrebbe essere difensore e custode.
Danilo Quinto
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » gio lug 02, 2015 9:23 am

Le vicende di Danilo Quinto, ex tesoriere dei radicali

Pubblicato 23 febbraio 2012 | Da Francesco Agnoli

http://www.libertaepersona.org/wordpres ... i-radicali

I radicali sono dei volponi. Sempre lì che sembra se ne stiano andando, eppure sono gli unici sopravvissuti a tutte le tempeste di quest’ultimo ventennio. Hanno seppellito la Dc, il Psi, il Pci, i Ds… Sempre lì, che sembra muoiano di fame da un momento all’altro, vuoi per gli scioperi della fame, vuoi perché la radio invoca nuovi fondi, “per non morire”: ma anche in tempi di crisi nera, alla fine, decine di milioni di euro arrivano (soprattutto dallo Stato e da enti pubblici, ma non solo).

Insomma, dei maestri. Però anche ai radicali non tutte le ciambelle riescono col buco. Anche a loro qualcuno dei tanti boomerang lanciati a destra e a manca torna talvolta, invece che tra le mani, sulla nuca.

Gli ultimi fatti, ricostruiti soprattutto sulla Bussola Quotidiana on line diretta da Riccardo Cascioli, sono questi: nel 2005, ai primi di luglio, il tesoriere dei radicali Danilo Quinto lascia il partito e inizia una causa di lavoro contro di esso, chiedendo il riconoscimento di vent’anni di lavoro, “svolti con prestazione occasionale, senza maturazione della pensione e di quant’altro corrispondeva ai miei diritti”.

Nei primi mesi del 2006 arriva puntuale la denuncia nei suoi confronti e Quinto viene accusato di aver sottratto al partito 230.000 euro.

A chi osservi da fuori, senza pregiudizi, qualcosa non torna. Troppo immediata, troppo veloce, troppo simile, forse, alla vendetta, la denuncia radicale. Troppo repentina la trasformazione di Quinto, agli occhi di Pannella: sino a poco prima un uomo fidatissimo, con cui condividere, gomito a gomito, per anni e anni, nientemeno che la gestione del partito, e, soprattutto, la raccolta fondi (cioè, per un partito che voti ne ha ben pochi, quasi tutto). Così fidato, Quinto, da essere radicale dal 1986; candidato alla Presidenza della Regione Puglia nel 2000; al Senato nel 2001; cofondatore di “Nessuno tocchi Caino” e di “Non c’è pace senza giustizia”…

Così affidabile, Quinto, da svolgere, come si è accennato, il compito di tesoriere del partito per ben 10 lunghi anni. Durante i quali, oltre a decidere, per conto di Pannella, spese per decine di milioni di euro, a trovare un imprenditore che investe in favore dei radicali 20 milioni di euro, maneggia, a pro del partito, per raccolta di autofinanziamento, 25 milioni di euro, dicasi 25!

Ad un certo punto Quinto inizia a cambiare, a comportarsi in modo “sospetto”. Soprattutto perché, come racconta lui stesso, ha trovato una moglie che lo ha trasformato. E, dopo un po’, pure sposato. Sì perché Quinto ha certamente una colpa grave: nel 2003 decide di sposarsi, cosa che, tra i radicali, “non s’ha da fare, né ora né mai”. Come se non bastasse, compie pure il misfatto in chiesa, perché sua moglie è una cattolica fervente. Pannella direbbe: “una talebana”.

E’ proprio la sua nuova vita, così diversa da prima, così differente da quella dei vecchi compagni, a spingerlo a lasciare il partito, nel 2005 (quando suo figlio è nato ormai da sette mesi).

Ecco che scatta subito, come si diceva, l’accusa infamante (ma non poi tanto: 200.000 euro, all’epoca di Penati e Lusi, sono noccioline, forse anche non tanto facili da dimostrare, né per chi accusa di furto, né per chi, invece, lo nega).

Perché, allora, il boomerang di cui parlavo all’inizio?

Perché pochi giorni dopo la notizia di Lusi, qualcuno, per fare uno sgarbo non tanto a Quinto, pedina sacrificabile, ma ai radicali stessi (una lotta interna al centro sinistra?), fa uscire su Panorama e su Il Giornale la notizia: “Quell’ammanco persino in casa radicale”. Il significato degli articoli è chiaro: è inutile che i radicali facciano i duri e puri, anche loro hanno avuto per anni un tesoriere ladro!

Non era questo che volevano si dicesse in giro, Pannella e soci, all’epoca della denuncia contro Quinto. Pensavano rimanesse una questione interna, tra loro e un vecchio compagno “che sbaglia”. E in effetti su radio radicale, dopo l’articolo di Panorama, si affrettano a parare il colpo: non è vero, dicono, la differenza è che Quinto, noi, lo abbiamo denunciato per primi, mentre Lusi non è stato accusato dai suoi compagni della Margherita, ma dai magistrati.

Ma la frittata è fatta. Infatti, il lettore che non conosce i retroscena, si farà questo giudizio: “sì, ma lo avete denunciato quando era già uscito”. La verità, forse, forse, oso ipotizzare, è un’altra: lo hanno denunciato anche perché era uscito…

Fatto sta che oggi Danilo Quinto non ha una lira bucata; si arrabatta a cercare collaborazioni a destra e a manca; non ha né casa né auto. Se fosse disonesto davvero, potrebbe pensare: “se in tanti anni, con tanti soldi tra le mani, avessi rubato davvero! Se mi fossi messo via non tutte le ville di Lusi, ma almeno una casettina piccina piccina…”.

Ma siccome così non è, Quinto la pensa altrimenti: “avrò pure le denunce dei vecchi compagni, però, vuoi mettere, io ho una moglie e un figlio; Pannella, Bonino e soci, invece, coerentemente con il loro credo anti-famiglia ed anti-Dio no. E scusate se è poco, l’amore…”. Il Foglio, 23 febbraio 2012
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » gio lug 02, 2015 9:23 am

???

TUTTI I DANNI DEI RADICALI
Lo scopo dell'ideologia radicale è quello di distruggere i principi naturali che riguardano tutti gli uomini perché iscritti nella natura umana

http://www.amicideltimone-staggia.it/it ... php?id=106


Venerdì 12 aprile il Centro Culturale Amici del Timone di Staggia Senese, nella 59° conferenza organizzata, ha ospitato Danilo Quinto, insieme alla moglie Lydia e a loro figlio.
Quinto ha fatto parte del partito radicale per 20 anni, di cui 10 come tesoriere, fianco a fianco con Marco Pannella. Oggi è un uomo nuovo e considera quella del partito radicale una ideologia antiumana.
Egli ha vissuto dal di dentro e come protagonista attivo tutte le campagne elettorali e le battaglie politiche messe su dai radicali. Anzi, è stato sempre compartecipe delle loro azioni, ha organizzato per loro le strutture logistiche, ha reperito fondi. Egli stima di essere riuscito a far entrare nelle casse del partito in 10 anni almeno 25 milioni di euro. Quinto racconta di come la struttura del partito assomigli a quella di una setta, di cui Pannella sarebbe il guru. Egli ha le chiavi di tutto e ogni potere decisionale; nessuno fa carriera all'interno del partito o come parlamentare se non quelli che Pannella recluta e sceglie fra ragazzi per suoi insindacabili e inconfessabili motivi (di cui tralasciamo i particolari, alquanto raccapriccianti).
"Pannella è un uomo immensamente carismatico, ammaliatore e trascinatore": ecco come lo descrive Danilo Quinto, imputandogli anche la capacità di distorcere la realtà e confondere il bene con il male.
Lo scopo dell'ideologia radicale è quello di distruggere i principi naturali che riguardano tutti gli uomini perché iscritti nella natura umana. Tutte le battaglie che i radicali hanno vinto, come quella sulla legalizzazione del divorzio e dell'aborto, sono assolutamente contrarie, infatti, ai principi che favoriscono una sana crescita umana e quindi della società intera. Così anche le battaglie per legalizzare l'eutanasia, i matrimoni fra omosessuali e le droghe, che sono ancora in atto, vogliono portare all'abolizione di un principio di verità, con il conseguente primato della volontà soggettiva a discapito di una oggettività di ciò che è bene o male.
Eppure Pannella ritiene necessario richiamarsi costantemente alla dottrina cattolica, al Papa, alla citazione delle Sacre Scritture. Ma chi è Giacinto Pannella detto Marco? A chi si ispira? Basta chiedersi chi è quell'essere che vuole far credere che il male sia bene e che vuole imitare Dio. Pannella fa proprio questo. Seduce anche decine e decine di parlamentari cattolici che firmano appelli a favore di Radio Radicale, che riceve dallo Stato ogni anno 10 milioni di euro per la trasmissione delle sedute parlamentari (attività che potrebbe essere svolta gratis dalla Rai). Alle elargizioni per i radicali dei Governi di destra e sinistra composti da cattolici e da laici, si aggiungono i contributi per la legge dell'editoria, le quote di finanziamento pubblico per la loro lista, il danaro proveniente dagli accordi elettorali con i partiti, le indennità e le pensioni che i radicali ricevono da ex parlamentari e alle quali non rinunciano. Alla faccia della loro battaglia contro il finanziamento pubblico.
Danilo Quinto, che si era avvicinato ai radicali negli anni del liceo, condividendo alcune delle loro battaglie politiche, aveva poi intrapreso il ruolo di tesoriere all'interno del partito come professione. Fu durante quegli anni che incontrò la persona che ha cambiato la sua vita: la moglie Lydia. Oggi Danilo la considera un dono di Dio nei suoi confronti. Ella, di professione cantante lirica e fervente cattolica, gli ha mostrato un'altra realtà. Gli ha fatto riscoprire Gesù Cristo e il Vangelo, che aveva ormai dimenticato da 40 anni. Dopo tutti questi anni si è di nuovo confessato ed ha ricominciato a pregare. Dopo pochi mesi si è sposato con Lydia in chiesa, cosa che i suoi "amici" del partito hanno dimostrato di non gradire, mancando all'invito. Dopo quel primo segnale di delegittimazione nei suoi confronti, sono cominciate, da parte di Pannella, tutta una serie di provocazioni e azioni denigratorie verso Danilo, consistenti soprattutto in una serie di mail inviate a lui, ma per conoscenza anche a tutti gli altri del giro, dove veniva accusato di aver commesso errori o provocato problemi. Nonostante la sofferenza che questo continuo doversi giustificare gli provocava, egli non riusciva a staccarsi da quel lavoro, perché psicologicamente invischiato e legato a degli strani meccanismi che lo rendevano dipendente dagli altri appartenenti al partito.
Lydia, presente in sala durante la testimonianza del marito, è poi salita sul palco ed anche lei ha spiegato come fossero tutti concatenati e dipendenti l'uno dall'altro, proprio come in una setta in cui sia stato fatto un patto di sangue, e come siano stati duri i primi due anni di matrimonio, durante i quali Danilo, ha lottato strenuamente per uscire dagli ingranaggi del partito. Lydia ha anche spiegato perché si fosse innamorata di una persona così lontana dalla sua fede cattolica e dai suoi principi. "Perché in fondo ho visto in lui una persona buona, una persona pulita", così ha risposto Lydia alla domanda di uno dei presenti in sala. La testimonianza di Lydia, dimostra come lei e il marito si siano affidati totalmente al Signore ed abbiamo sentito ciò a cui Egli li stava chiamando. Danilo stesso ha affermato come abbia percepito chiaramente nel periodo in cui è iniziata la sua conversione, la vicinanza di Dio.
Quando Danilo chiese a Pannella la liquidazione per lasciare il lavoro, questa gli fu negata. E adesso si trova a doversi difendere da un'accusa di appropriazione indebita dei soldi che in realtà erano stati i suoi stipendi. Tuttavia egli si dichiara una persona felice, perché unisce le sue sofferenze odierne a quelle di Cristo sulla croce. E afferma di sentirsi comunque sempre indegno perché ritiene il male che ha compiuto molto più grande di quello che subisce lui adesso. Così ha trasformato un periodo che poteva essere di disperazione in un periodo di offerta e di purificazione. Grazie a questo distacco fisico dalle cose terrene può guardare a quelle del cielo, le sole che valgono per la salvezza eterna. Salvezza che egli ritiene ancora di doversi conquistare ma che sta facendo di tutto per aggiudicarsi. Mi pare opportuno riportare queste parole di Danilo Quinto: "In molti mi dicono che ho avuto coraggio. Non credo si tratti di questo. Si tratta di amore per la verità e per la libertà, che è l'essenza di essere cristiani. Si tratta soprattutto del mio tentativo di conquistarmi il Paradiso o di fare, se non ci riuscirò, meno tempo di Purgatorio possibile."
Da cristiano vuole battersi per la verità e la libertà facendo conoscere il suo percorso negativo e quello di redenzione in cui ha scoperto la speranza della vita eterna.
Ciò di cui oggi si rammarica Quinto è di vedere come molti cattolici illustri nel mondo politico finanzino Radio Radicale e dialoghino con Pannella e i suoi, visto che gli ideali radicali sono del tutto inconciliabili con il messaggio cristiano e i suoi principi. Nei suoi libri, "Da servo di Pannella a figlio libero di Dio" e "Emma Bonino. Dagli aborti al Quirinale?", egli fa nomi e cognomi di coloro i quali appoggiano direttamente o indirettamente i radicali, denunciando la loro connivenza col il male.
Al momento sembra proprio che i radicali abbiano vinto perché la loro ideologia relativista, volontaristica e contro natura ha pervaso trasversalmente tutta la società e tutto il Parlamento. Persino i Grillini, secondo Quinto, sono la risultante di questa ideologia, perché la loro matrice prende l'avvio dal peggio degli ideali radicali. Ma noi cattolici sappiamo che le porte degl'inferi non prevarranno e la nostra speranza è riposta in Cristo, unico giudice dei vivi e dei morti.



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El tenpio o ła caxa de ła lebartà e de ła no credensa, de ła raxon e del spirto ogniversal, dedegà a Ipasia, a Bruno Jordan, Jrołamo Savonaroła, Arnaldo da Brèsa, a Oriana Fallaci, a łi apostati e a tuti łi raxianti/ereteghi (tra cu Cristo, no dexmenteghemose ke anca Cristo el jera n'eretego, n'ebreo raxiante):

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http://it.wikipedia.org/wiki/Ipazia http://it.wikipedia.org/wiki/Oriana_Fallaci
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » ven lug 03, 2015 7:41 am

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http://www.secolo-trentino.com/26218/es ... ivado.html

LA TUNISIA, L’ISIS E LA CAMPAGNA PUBBLICITARIA #TUNISIAIOCIVADO

Di Riccardo Ficara il 26 giugno 2015
Si dice che la pubblicità sia l’anima del commercio. E in effetti è vero, nella nostra società di mercato globale, riuscire a convincere anche solo con uno slogan risulta fondamentale per “sopravvivere” o “sparire”. Questo devono aver pensato gli operatori dell’Ente Turistico Tunisino, che poche settimane fa aveva lanciato una campagna di rilancio del turismo nel territorio dello Stato nordafricano.

La Tunisia è, per gli italiani, una delle mete preferite delle vacanze all’estero. Fino al 2011 circa 500.000 italiani trascorrevano lì le vacanze. Dopo i fatti della primavera araba, il turismo ha subito un calo del 21%, e gli italiani sono passati da mezzo milione a 250.000 (pur rappresentando il 30% del mercato turistico tunisino). Come cercare di fermare il calo e provare anzi a rilanciare il “marchio Tunisia”?

Questa la trovata dei pubblicitari: una scritta bianca su sfondo rosso, a richiamare i colori della bandiera tunisina. Una pubblicità che nulla avrebbe di male, se non fosse che arriva a circa un mese di distanza dall’attentato al Museo del Bardo di Tunisi (18 Marzo), nel quale persero la vita 24 persone, di cui 4 italiani.

“Il turismo, il Bardo, il Parlamento: ci hanno colpito proprio nel nostro orgoglio. Ma la Tunisia è un paese sicuro e non c’entra niente con l’Isis. Abbiamo smantellato la cellula terroristica, all’aeroporto sono stati rafforzati tutti i controlli, così come per strada e nei siti di interesse.” Queste le parole di Dora Ellouze, la direttrice dell’Ente nel presentare la pubblicità. Parole che, dopo i fatti di oggi, fanno certo storcere il naso.

Non mancano diversi testimonial, anche famosi, come il Ministro francese della Cultura Fleur Pellerin o l’attrice Claudia Cardinale. Per l’Italia, anche la politica Emma Bonino. Pur comprendendo l’importanza della pubblicità e auspicando alla Tunisia una prossima ripresa (economica e sociale), ci si è trovati di fronte a uno spot fatto senza tener conto che l’agguato del terrorismo era ancora presente. Così, nel nome dell’economia turistica, sono stati consegnati a Caronte molte vite innocenti.

Alfred Hitchcock diceva “Per fare un buon prodotto cinematografico, c’è bisogno di tre cose: un buon soggetto, un buon soggetto e un buon soggetto”. Evidentemente l’Ente Turistico Tunisino non conosce troppo bene Hitchcock.



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Comento de Alberto Pento

A go senpre vesto na sinpatia pa' i Radicałi ma me rendo senpre pì conto ke anca Paneła e łi so Radicałi, daromai łi fa parte de ła Casta połedegante e parasidara tałiana, anca se par tante robe łi se mejo e manco ladri e łi ga promovesto ła democrasia direta e referendara e łi ga portà vanti on mucio de bataje çeviłi enportanti par tuti; el Partio Radical lè de fato on domegno de Paneła e de ła Bonino. No me piaxe par gnente ke i radicałi łi sostegna i singani e l'Ixlam: parké i singani no łi xe descremenà parké singani ma łi xe justamente malvisti parké łi veri singani nomadi k'a cognosemo tuti, parlopì łi vive robando, trufando, rapinando e łi voria esar mantegnesti a vita da naltri come so sciavi; ... e l'Ixlam coeło vero łè coeło de Maometo e de l'IS e defendarlo vol dir metarse da ła parte de sti criminałi. Xe vero ke a cogna sostegner i tunixini "boni" ma cogna dir ciàro ke se sostien łi "boni omani tunixini" ma no łi "boni ixlameghi tunixini" parké li "boni xlameghi" no łi existe se no come ereteghi. L'Ixlam sel vol ver on diman e no esar bandesto dal Mondo dapò na gran goera mondial de stermegno, el ga cogno de na gran raxia/erexia ke ła taje vie łe orende prescrision maometane e coraneghe ke łe viola i diriti omani çevili, religioxi e poledeghi ogniversałi.

I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo:
viewtopic.php?f=22&t=1734

Mi no ghe credo:
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Re: I radicałi: Paneła el paron e Danilo Quinto l'ex servo

Messaggioda Berto » gio mag 19, 2016 5:51 pm

Addio a Marco Pannella, è morto a 86 anni il "riformatore" dell'Italia - Tgcom24
19 maggio 201614

http://www.tgcom24.mediaset.it/politica ... 602a.shtml


Capopartito, guru, difensore degli emarginati, censore della partitocrazia e politico navigato, alfiere dei diritti individuali e inventore della disobbedienza civile : difficile dare un nome giusto per quello che è stato Marco Pannella. Uno capace di attirare tra i radicali i giovani contestatori degli anni settanta e poi, vent'anni dopo, di allearsi con Berlusconi.

Ma sarebbe sbagliato e ingiusto definirlo voltagabbana, nessuno se lo sognerebbe mai. Per lui l'importante era far vincere le sue idee. Certo non è stato un politico convenzionale: farsi arrestare per aver fumato uno spinello in pubblico (successe nel 1975) non è da tutti. Anche la sua vita privata è stata fuori dagli schemi: "Sono legato da 40 anni alla mia compagna Mirella, ma ho avuto tre o quattro uomini che ho amato molto. E con lei non c'è stata mai nessuna gelosia".

Nessun figlio dalla moglie; ma forse più d'uno, per sua stessa ammissione, sparsi in giro per l'Italia, frutto dei suoi amori giovanili. I successi li ha costruiti con due armi: le sue parole e il suo corpo. Era lui il "signor Hood" di una canzone che gli aveva dedicato Francesco De Gregori: "con due pistole caricate a salve e un canestro pieno di parole".

Con la sua parlantina ipnotizzava chiunque lo ascoltava. Ma era con la forza del suo corpo che lanciava le idee radicali fuori dal recinto della politica, per farle viaggiare lontano. "Invece di mostrare i muscoli mostri la tua magrezza. Guardate Gandhi. Lui però quando digiunava stava al letto, io non mi fermo un attimo", spiegò in una recente intervista.

Cominciò da subito a usare le armi del pacifismo del Mahatma: nel 1968, al momento dell'invasione della Cecoslovacchia da parte dei sovietici, era all'est, in Bulgaria: avuta la notizia dell'arrivo dei carri armati a Praga inscenò una protesta solitaria, alzando cartelli e gridando slogan contro i sovietici. Le guardie bulgare lo ammanettarono e lo portarono in prigione chiedendosi chi fosse quel giovane con il naso aquilino che urlava ai passanti.

Era solo il primo di centinaia di happening: disobbedienza civile, arresti, digiuni (in "radicalese" Satyagraha) maratone oratorie, imbavagliamenti. Tutto pur di far arrivare il messaggio. Con lui alla guida il partito radicale cessa di essere il circolo snob degli intellettuali eredi del laicismo ottocentesco e si trasforma in una macchina per la diffusione del verbo pannelliano. La sede di Torre argentina diventa il crocevia di giovani pronti ad andare in carcere per renitenza alla leva (l'obiezione di coscienza è ancora lontana), femministe, proto-ambientalisti, gay, coltivatori di cannabis.

Il 1973 e il successo sul divorzio - C'è un'aria rivoluzionaria, ma il '68 c'entrava fino a un certo punto. Pannella è liberale, crociano, anticomunista, e i gruppuscoli dell'estrema sinistra mandano in giro la voce che sia finanziato dalla Cia e dal Mossad. Ma il punto di svolta arriva nel 1973. L'idea gliela dà la Chiesa, che scende in campo con un referendum contro la legge sul divorzio, entrata in vigore tre anni prima. Era la prima volta che gli italiani venivano chiamati a pronunciarsi con un referendum.

La raffica di referendum: 117 in 40 anni - Pannella dà battaglia, si prende la scena, il no all'abrogazione vince. E lui capisce che gli italiani sono pronti, anche i moderati, a non seguire le indicazioni della Dc e della Chiesa. E allora giù una raffica di referendum: in 40 anni di Pannella ne chiede 117, raccogliendo più di 60 milioni di firme: 47 vengono votati, e 35 volte gli italiani fanno vincere il sì: via il finanziamento ai partiti (che però uscito dalla porta rientra dalla finestra) via la legge Reale sulle limitazioni personali per motivi di ordine pubblico, via il nucleare, via la caccia senza limiti.

L'aborto, l'ultima battaglia referendaria vinta - Sotto la minaccia di un referendum viene approvata la legge sull'aborto. Poi gli italiani si stufarono e cominciarono a disertare le urne. E allora Pannella punta tutto sul "ricatto" degli scioperi della fame e della sete e apre altri fronti: provvedimenti di clemenza per svuotare le carceri sovraffollate, lotta alla fame nel mondo, moratoria della pena di morte. Temi su cui aveva il monopolio.

L'anticlericale che piaceva al Papa - Era laico e anticlericale, ma per questo suo impegno si guadagnà l'apprezzamento di Papa Francesco: gli telefonò durante uno degli ultimi digiuni, cominciato quando era già stato colpito dalla malattia, e gli chiese di non andare fino in fondo. A Pannella si deve anche l'arrivo dell'ostruzionismo parlamentare. Alla guida della sua pattuglia di sette deputati, nel 1976 Pannella cominciò a sabotare riti e certezze della malapolitica a colpi di discorsi chilometri, anche sette - otto ore in piedi davanti al microfono per impedire l'approvazione delle leggi "liberticide". Non potendo mai allontanarsi dal banco durante l'intervento si era attrezzato con un contenitore dove fare pipì.

I passi falsi: da Toni Negri a Cicciolina - Non si fermava davanti a niente. Nemmeno di fronte al rischio di non essere capito. L'elezione in Parlamento nelle liste radicali del teorico dell'autonomia operaia Toni Negri, gli si ritorse contro nel momento in cui il professore approfittò della libertà per scappare in Francia. Ancora peggio andò con Ilona Staller (Cicciolina), candidata ed eletta nel 1986: pochi capirono perché Pannella l'avesse voluta in Parlamento.

Tante vittorie, nessuna poltrona - Ma la sua difesa di Tortora dalle "giustizia ingiusta" che lo aveva colpito fu sacrosanta e oggi è universalmente riconosciuta come tale. Negli ultimi anni è circolata l'idea di assegnargli il seggio di senatore a vita, come riconoscimento. Lui era perplesso, ma in fondo avrebbe gradito. Ma i vari inquilini del Colle gli hanno sempre preferito altri. Così Pannella è restato uno dei pochi uomini politici con molte vittorie all'attivo ma nessuna poltrona.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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