Eva Klotz, la coerenza e la Lega completamente da rifondarehttp://www.lindipendenza.com/eva-klotz- ... -rifondaredi GIOVANNI CALDEROLI
Venerdì 2 maggio nel pomeriggio a Pontida, nell’arco delle quattro giornate della manifestazione, si è tenuto un convegno dedicato agli ”Indipendentismi” con la partecipazione dello storico esponente venetista Ettore Beggiato, la patriota Sud-Tirolese Eva Klotz e lo stimato Gilberto Oneto.
Il dibattito dei tre ospiti si è tenuto di fronte a un pubblico numeroso, visto il giorno e l’ora, un pubblico veramente attento che seguiva con grande interesse gli argomenti dei tre esponenti del mondo indipendentista, i discorsi tenuti hanno fatto emergere in particolare due aspetti.
La virtù della coerenza, in generale
I relatori hanno lasciato indubbiamente il segno, loro che non appartengono alla Lega hanno detto cose pienamente coerenti con l’articolo 1 dello statuto della Lega.
Sottolineo la grande attenzione del pubblico e numerosi sono stati gli applausi calorosi, evidente significato che i cittadini e la base del partito sono interessati a tali argomenti e, almeno così si diceva in sala, vorrebbero un’azione politica in tal senso della Lega Nord.
Non me ne vogliano Beggiato ed Oneto che stimo e leggo da anni, ma voglio dedicare spazio e attenzione all’intervento fatto dalla signora Eva Klotz, anche per non ripetere quanto ottimamente riassunto dal direttore Marchi nell’articolo di sabato scorso.
Eva Klotz con la sua storia personale e familiare, in primis quella del padre Georg, è una forte testimonianza di fede nei principi che riguardano le Libertà fondamentali e individuali dell’uomo e l’autodeterminazione dei popoli.
Quando la si ascolta, tanto è il suo trasporto, la profondità e l’innata passione con cui espone i suoi pensieri indipendentisti, vissuti in prima linea, che non può non emozionare e nello stesso tempo infondere una sana sferzata, una carica di energia alle nostre menti sopite e forse anche sfiduciate.
La parole spesso pronunciate nei suoi discorsi sono state: Libertà e Coerenza.
Coerenza nelle parole e nei fatti per essere credibili agli occhi del proprio popolo e avere autorevolezza.
Quando dal pubblico è venuta la domanda, perché non si fosse alleata con la Lega Nord, la risposta sicura e solida è stata: non saremmo stati coerenti con la decisione di non fare alleanze laddove si abbiano dei dubbi sul possibile alleato: ci allontaneremmo dal nostro programma.
Ancor più decisa quando afferma che allearsi con la Lega Nord avrebbe significato allearsi di fatto con il PdL di Berlusconi, questo per loro sarebbe stata la morte come movimento, e avrebbero perso di credibilità nei confronti del proprio popolo: una credibilità costruita coerentemente, con mille piccoli passi, anche faticosi ma sicuri.
Parole e principi chiarissimi, espressi con grande determinazione ed in continuità con una parte della storia sud tirolese. Un piccolo esempio: amici di Brixen mi raccontano spesso che nel febbraio del 1810 il luogotenente di Andreas Hofer, Peter Mayr di Brixen venne catturato dall’esercito napoleonico occupante, e che al processo avrebbe potuto salvarsi dalla fucilazione negando la sua partecipazione all’insurrezione, eppure Mayr coerentemente da Uomo rispose: “la mia vita non vale una menzogna”.
L’INCOERENZA POLITICA DELLA LEGA NORD DI BERGAMO, IN PARTICOLARE
L’entusiasmo suscitato dalle parole della Klotz lascia il posto all’amarezza se solo penso ai troppi errori commessi dalla Lega Nord a livello locale e federale in questi ultimi anni.
Le mie critiche in questo scritto si rivolgono principalmente alle vicende ben conosciute che riguardano la Lega Nord in provincia di Bergamo.
Il punto di partenza di ogni riflessione non può che essere l’articolo 1 dello statuto della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania che dice:
Il Movimento politico denominato “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” (in seguito indicato come Movimento oppure Lega Nord o Lega Nord – Padania), costituito da Associazioni Politiche, ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana.
Se il faro che illumina la strada di un leghista è l’art. 1, vi sono alcune scelte e decisioni che non dovrebbero nemmeno passargli per l’anticamera del cervello: dunque, in particolare, dov’è la coerenza e con essa la credibilità per la Lega Nord di Bergamo nel farsi promotrice non solo della permanenza, ma addirittura dell’ampliamento dell’Accademia della Guardia di Finanza? Come se non bastasse, hanno ceduto all’Accademia, a cuor leggero, l’area degli Ospedali riuniti, un patrimonio storico ed urbanistico dei cittadini bergamaschi, da sempre orgogliosi di quella struttura.
Segnalo in proposito alcuni precedenti ed esaustivi articoli a suo tempo pubblicati su L’Indipendenza:
http://www.lindipendenza.com/bergamo-e- ... della-gdf/http://www.lindipendenza.com/bergamo-se ... ta-che-ce/http://www.lindipendenza.com/al-belotti ... i-finanza/http://www.lindipendenza.com/bergamo-la ... -esultano/ Quando si assiste al ribaltamento delle posizioni operato con disinvoltura dal segretario provinciale Daniele Belotti, anche candidato alle europee, pare ovvio chiedergli dove siano la sua coerenza e credibilità. Sarà sufficiente confrontare le roboanti dichiarazioni contro l’Accademia di vent’anni fa, sempre da segretario, fra l’altro, con i suoi odierni silenzi: ecco, i risultati che sono amaramente sotto gli occhi di tutti. In breve, non solo l’Accademia della Guardia di Finanza resta, ma raddoppia.
E che non ci vengano a turlupinare con il vecchio ritornello, troppe volte sentito negli ultimi anni, secondo il quale la Lega non riesce a dare forma concreta agli slogan perché i cittadini non li hanno capiti e non li sostengono con il loro voto. Questa spiegazione dei fallimenti collezionati è illogica ancor prima che inaccettabile.
Come pensano che si ottengano fiducia e credibilità, con slogan masticati a vanvera per altri vent’anni, con l’impoverimento continuo in quantità e qualità del partito, con l’assurdo allontanamento di persone con sani valori indipendentisti, con la sempre più evidente strategia volta a garantire agli stessi culi il giro di valzer delle poltrone?
Caro Belotti, tu oggi pretendi di andare a testa alta a sederti in Europa. Ma a dicembre quando sono venuto insieme a mio padre – il fondatore della Lega Nord a Bergamo, ti ricordo – a rappresentarti fatti incresciosi e documentati che conoscete tutti da anni e che riguardano i soliti noti arrivisti, il culo era sempre sulla poltrona, ma la testa era volta di lato. Anzi lo sguardo era sfuggente e rivolto al pavimento, allorquando dicevi che non eri interessato a quello che ti stavamo dicendo.
In sostanza, negli ultimi anni, assieme ad altre persone, ci parve opportuno limitarci a esporre privatamente, anche ai massimi vari livelli del partito questo inaccettabile stato delle cose. Ed ecco quale risultato abbiamo ottenuto: siamo stati ignorati, derisi, criticati, insultati, espulsi, diffamati, intimiditi, perfino minacciati nel privato e anche fisicamente, mentre i vertici non solo bergamaschi – che sapevano e sanno tutto – sono l’emblema della schifosa sobrietà e dell’equilibrio tra correnti.
Per inciso, anche il fondatore, il primo leghista a Bergamo della Lega Lombarda è stato pesantemente insultato, ma sembra che alla dirigenza vada bene così, hanno altre priorità.
Ci sono troppi personaggi che hanno commesso in molti anni cose ignobili per garantirsi posti, altri che hanno terso le chiappe dei capi, individui coinvolti in inchieste giudiziarie a vario titolo che dall’alto della loro moralità si permettono di cacciare i militanti e patentarli come non veri leghisti e non indipendentisti e intanto dai 4 milioni di voti presi alle politiche (da soli) nel ’96, corrispondenti a un 24% del totale dei voti nel nord, si è passati a un mesto vivacchiare con gli alleati di oggi, con solo un milione e mezzo scarso di voti.
Questo è il prezzo è pagato per non essere stati coerenti, e aver conseguentemente perso ogni credibilità.
Come dice Oneto, vent’anni persi a fare altro invece di battagliare, proprio negli anni che dimostrano la piena crisi e l’indebolimento di questo stato, debole fino al punto di farsi sovrastare dalle tifoserie calcistiche davanti al presidente del Consiglio.
In tutta questa vicenda la domanda da porsi è sempre quella: ci sentiamo parte dello Stato italiano oppure no?
Dunque il segretario federale, che prima parla di indipendentismo ed a Pontida difende gli indipendentisti veneti arrestati il mese scorso ma poi viene cacciato da Napoli quando va a fare campagna elettorale (per quale motivo?) ci deve dire con chiarezza se l’articolo 1 dello Statuto è ancora valido. Ispirandoci alla Klotz chiediamo chiarezza e coerenza, non salti mortali.
Bene, se non vuole che i discorsi secessionisti di Pontida vengano interpretati solo come specchietti per allodole volti a recuperare voti, per coerenza passi ai fatti concreti. Il pallino è in mano sua.
Non faccia che la sua segreteria invece che per gli interventi epocali sul palco di Pontida del professor Miglio sia ricordata per la ridicola ode alla banana, sarebbe una tragicomica involuzione della specie.
A Salvini va ancora dato il beneficio del dubbio, siamo nel bel mezzo di una campagna elettorale dove lui ha ereditato una “Concordia” incagliata sugli scogli di via Bellerio, in questo periodo molte cose verranno dette e fatte alla ricerca disperata del 4% senza chiedersi da dove provenga. Però a bocce ferme, dopo le elezioni e con una buone dose di coraggio occorrerà senza indugio prendere in mano la situazione e raddrizzare la “nave Lega”, facendola tornare alla navigazione più agile e pulita di prima.
Solo attraverso un profondo e anche doloroso repulisti si potrà pensare di ripartire: questa è la prima cosa da chiedere al segretario Salvini, altrimenti ogni sforzo è consegnato a cattive mani, a gambe molli e a teste bacate.
Personalmente conosco moltissime persone che per un motivo o l’altro hanno lasciato la Lega, e mi trovo d’accordo con Oneto quando afferma che i persi e i delusi non sono morti, si sono solo scoglionati di assistere alla deriva partitocratica e asfittica della Lega. Un esempio? A Bergamo all’ultimo congresso provinciale, tanta era la disaffezione e il malessere vissuto dai militanti, che quasi non si riusciva a raggiungere il numero minimo necessario per iniziare il congresso stesso.
Le persone valide che possono contribuire a far ripartire il movimento e che si sono allontanate dalla Lega sono più numerose dei parassiti interni (le infezioni non curate portano alla morte): è ovvio che quando dico “parassiti” non intendo le persone pure di cuore che ancora credono nella Lega, ma gli opportunisti ed i professionisti della politica vista come diritto alla poltrona.
Scuola interna, formazione, selezione, merito, preparazione, cultura autonomista, contributi autorevoli dall’esterno: sono gli strumenti per fare un serio e profondo repulisti. Come Oneto professa instancabilmente da anni, non c’è niente da inventare, le persone capaci e che hanno voglia di farlo ci sono, basta solo volerlo, appunto. Altrimenti la Lega è morta e c’è il rischio che trascini sempre più nel pantano italico le nostre terre e con esse anche i nostri figli.
Bartali direbbe: « L’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare!». Purché si faccia!
Carlo Cattaneo definiva la nostra terra come “un immenso deposito di fatiche”. I veneti hanno dimostrato di volere lavorare per l’indipendenza, i lombardi potrebbero seguirli, le idee si sono fatte strada, esistono i contenuti ed il consenso, manca il contenitore: la Lega delle origini avrebbe voluto esserlo, mentre quella di oggi pare disinteressarsene.
Concludo ricordando proverbio sud-tirolese che recita :“Maiale grasso non alza la testa”; cioè, non nuoce, non si ribella perché appagato. La storia di Eva Klotz e della sua famiglia ci dimostra invece che chi insegue e difende la Libertà non deve sentirsi appagato.
P.S. – Scrivo queste righe il 5 maggio, 33 anni fa moriva Bobby Sands in carcere dopo due mesi terrificanti di digiuno della fame, per affermare il diritto alla libertà del suo popolo.
Alcuni nostri rappresentanti che agiatamente siedono nelle istituzioni, delegati dai cittadini a riformare il corrotto sistema italico, si sono fatti scudo, anche illecitamente, di leggi amorali per acquistare beni di ogni sorta. A parole, si dicevano assetati di libertà; nei fatti, la loro sete si limitava al vino Chardonnay. Ripensandoci, mi viene il voltastomaco e a loro dedico tutto il mio disprezzo: per aver tradito il preciso mandato popolare dei cittadini piegati sempre più da una crisi che – a ben vedere – non è solo economica: è una crisi morale, un declino di civiltà che chi pretende di far politica dovrebbe percepire e contrastare, invece di sguazzarci.