La resa degli italiani al paternalismo di Stato: assuefazione alle misure illiberali e urne vuote Atlantico Quotidiano
Lorenzo Gioli
11 Ott 2021
https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... rne-vuote/È fisiologico che, in democrazia, una piccola fetta di elettori non voglia recarsi alle urne ed esprimere il proprio voto. Si tratta di un fenomeno largamente diffuso in Italia che si ripresenta periodicamente dall’inizio della Seconda Repubblica. Prima di Mani Pulite, l’inchiesta giudiziaria che stravolse il sistema politico, i partiti erano capaci di mobilitare masse e individui. Dalla Democrazia cristiana al Partito comunista, promuovevano visioni opposte della società, ma allo stesso tempo chiare e definite. Al giorno d’oggi, i partiti non sono più in grado di suscitare passione e tanto meno senso di appartenenza.
Tuttavia, l’astensionismo registrato nelle ultime elezioni amministrative rappresenta un dato politico tanto inedito quanto allarmante. L’insofferenza per i partiti “tradizionali”, manifestatasi più volte nel corso della nostra storia recente attraverso il voto di protesta per Movimento 5 Stelle e Lega, ha subito un’evoluzione repentina negli ultimi mesi. È come se, dopo un anno e mezzo di limitazioni delle libertà individuali, i cittadini avessero smarrito ogni interesse per la cosa pubblica. All’indignazione iniziale di alcuni, anzi, di pochi per la compressione dei diritti fondamentali, è subentrata l’indifferenza dei più.
Dall’inizio della pandemia, il dissenso viene criminalizzato ricorrendo ad ogni mezzo politico e mediatico. Con le dovute eccezioni, giornali e trasmissioni televisive hanno assecondato le misure illiberali attuate in nome dell’emergenza sanitaria anziché sottoporle al vaglio di un’opinione pubblica responsabile. Chiunque abbia criticato lockdown e Dpcm è stato tacciato di “negazionismo”. Perfino Sabino Cassese, giurista di chiara fama, è stato apostrofato con questo epiteto per aver messo in dubbio la costituzionalità dei decreti varati dal governo Conte 2. Lo stesso trattamento viene riservato oggi a chi contesta il Green Pass, uno strumento contraddittorio di cui Atlantico Quotidiano ha più volte evidenziato le criticità.
Ad alimentare l’insofferenza verso la politica, culminata nell’astensionismo dell’ultima tornata elettorale, ha contribuito in modo determinante il clima magmatico e deforme in cui ci troviamo: da un lato un partito di opposizione, Fratelli d’Italia, con un forte consenso nel Paese, ma con una debole rappresentanza parlamentare; dall’altro un governo di unità nazionale sostenuto dalla stragrande maggioranza dei partiti. Una situazione che, pur essendo dettata dalla contingenza storica, rischia sul lungo periodo di scoraggiare gli elettori, instillando il dubbio che alla fine il voto non sia poi così importante e che la rappresentanza popolare, alla base di ogni democrazia, possa essere sacrificata per un fine superiore.
Come ha spiegato molto lucidamente il filosofo Giorgio Agamben, “la nostra società non crede più in nulla se non nella nuda vita. È evidente che gli italiani sono disposti a sacrificare praticamente tutto, le condizioni normali di vita, i rapporti sociali, il lavoro, perfino le amicizie, gli affetti e le convinzioni religiose e politiche al pericolo di ammalarsi”. Ormai ci sembra tutto normale: la proroga dello stato d’emergenza al 31 dicembre, il Green Pass per andare al lavoro, i Dpcm che si susseguono a intervalli più o meno regolari. Anziché inorridirci, il paternalismo di Stato ci rassicura. E quando abbiamo la possibilità di esprimere il nostro dissenso nelle urne, non cogliamo l’opportunità. Anzi, la ignoriamo.
Come abbiamo detto all’inizio, la gestione schizofrenica della pandemia ha rinnovato la sfiducia di molti italiani verso l’importanza del voto, di far valere cioè la propria opinione nell’arena democratica. Con buona pace di Winston Churchill che, in un discorso alla Camera dei Comuni del novembre 1947, affermava: “È stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle forme che si sono sperimentate fino ad ora”. E noi siamo d’accordo con lui.
Alberto PentoChe articolo demenziale, insensato, irragionevole e pro NOVAX, in nulla condivisibile.Le demenzialità del filosofo AgambenCome ha spiegato molto lucidamente il filosofo Giorgio Agamben, “la nostra società non crede più in nulla se non nella nuda vita. È evidente che gli italiani sono disposti a sacrificare praticamente tutto, le condizioni normali di vita, i rapporti sociali, il lavoro, perfino le amicizie, gli affetti e le convinzioni religiose e politiche al pericolo di ammalarsi”. Ormai ci sembra tutto normale: la proroga dello stato d’emergenza al 31 dicembre, il Green Pass per andare al lavoro, i Dpcm che si susseguono a intervalli più o meno regolari. Anziché inorridirci, il paternalismo di Stato ci rassicura. E quando abbiamo la possibilità di esprimere il nostro dissenso nelle urne, non cogliamo l’opportunità. Anzi, la ignoriamo.
Il discorso fuorviante di Giorgio Agamben sui «vaccini anti Covid sperimentali» (che non lo sono)9 Ottobre 2021
David Puente
https://www.open.online/2021/10/09/covi ... rimentali/Alberto PentoA questo filosofo che filosofa malissimo ricordiamo che da ammalati disabilitati e da morti non vi è più libertà e tutto ciò che riguarda la vita, il vivere quotidiano viene alterato, diminuito/limitato oppure reso impossibile e nel caso peggiore vi è la morte.Il discorso fuorviante di Giorgio Agamben sui «vaccini anti Covid sperimentali» (che non lo sono)9 Ottobre 2021
David Puente
https://www.open.online/2021/10/09/covi ... rimentali/ Durante la seduta della Commissione Affari costituzionali di giovedì 7 ottobre 2021 al Senato, si sono tenute le audizioni in videoconferenza sul Ddl 2394 per la conversione del decreto legge relativo al Green pass. Uno degli interventi più discussi è stato quello del filosofo e scrittore Giorgio Agamben, il quale ha basato le sue premesse su delle informazioni fuorvianti e ingannevoli sui vaccini anti Covid. Ecco la trascrizione dell’intervento iniziale del Prof. Agamben:
Voi sapete che il Governo, con un apposito decreto legge, il numero 44 del 2021 detto “Scudo penale” ora convertito in legge, si è esentato da ogni responsabilità per i danni prodotti dal vaccino. E quanto gravi possano essere questi danni, risulta dal fatto che l’articolo 3 del decreto in questione, menziona esplicitamente gli articoli 589 e 590 del codice penale che si riferiscono all’omicidio colposo e ai decreti… e alle lesioni colpose. Come autorevoli giuristi hanno notato, questo significa che lo Stato non si sente di assumere la responsabilità per un vaccino che non ha terminato la sua fase di sperimentazione.
L’omicidio colposo e lo Scudo penale
Partiamo dall’articolo 3 del decreto legge 44 del primo aprile 2021 intitolato Responsabilità penale da somministrazione del vaccino anti SARS-CoV-2. In esso vengono citati entrambi gli articoli del codice penale di cui parla Agamben nel suo intervento citando giustamente lo “Scudo penale”. Quest’ultimo, però, non riguarda in alcun modo lo Stato, ma i medici e gli infermieri a determinate condizioni:
La punibilità è esclusa quando l’uso del vaccino è conforme alle indicazioni contenute nel provvedimento di autorizzazione all’immissione in commercio emesso dalle competenti autorità e alle circolari pubblicate sul sito istituzionale del Ministero della salute relative alle attività di vaccinazione.
I doveri dello Stato in caso di danno da vaccino accertato
Secondo Agamben, che riporta il parere di non precisati autorevoli giuristi, «lo Stato non si sente di assumere la responsabilità per un vaccino». Come abbiamo spiegato più volte a Open, lo “Scudo penale” riguarda esclusivamente i medici e gli operatori sanitari incaricati alla somministrazione dei vaccini, un intervento giunto dopo numerose discussioni avvenute nel mese di marzo 2021. All’epoca, ad esempio, anche lo stop di AstraZeneca venne erroneamente visto come un tentativo di evitare cause.
Come spiegato a Open dall’avvocato Michele Maria Gambini, penalista ed esperto nel campo della responsabilità penale in campo medico, «nel campo della responsabilità sanitaria si deve sempre dimostrare il profilo di colpa – afferma Gambini -. Esiste infatti un criterio di responsabilità, che con la riforma Gelli del 2017 è stato addirittura rafforzato. Se intento un procedimento penale o civile, quel che devo dimostrare è la sussistenza di un rapporto di causa-effetto, tra l’atto medico e il danno che ha subito il paziente».
Il risarcimento anche per i vaccini “fortemente raccomandati”
In Italia esiste una legge, la n.210 del 1992, che prevede un “risarcimento” per danno accertato da vaccino obbligatorio. Ad oggi i vaccini anti Covid-19 non sono obbligatori, ma dalla sentenza n.118/2020 della Corte Costituzionale – e la successiva sentenza n. 7354 del 2 dicembre 2020 della Suprema Corte di cassazione – l’eventuale risarcimento potrebbe essere comunque riconosciuto anche per quei vaccini “fortemente raccomandati”.
Un’altra informazione ingannevole nel discorso del Prof. Agamben riguarda l’affermazione sui vaccini: «Come autorevoli giuristi hanno notato, questo significa che lo Stato non si sente di assumere la responsabilità per un vaccino che non ha terminato la sua fase di sperimentazione». A parte il fatto che non esiste soltanto un vaccino, ma ben quattro, quelli attualmente in uso in Italia hanno già superato la fase di sperimentazione, un passo necessario al fine di ottenere il via libera da parte di enti come l’europea EMA e la FDA americana.
La situazione sui vaccini anti Covid-19
Ad oggi, sabato 9 ottobre 2021, in Italia oltre 45 milioni di persone hanno ricevuto almeno una dose di uno dei vaccini anti Covid-19. Ben oltre 43 milioni di cittadini, il 79,9% della popolazione over 12, hanno completato il ciclo vaccinale. Nel mondo, considerando anche gli altri vaccini utilizzati oltre a quelli autorizzati negli Stati Uniti e in Europa, oltre il 46% della popolazione ha ricevuto almeno una dose, per un totale di oltre 6,46 miliardi di somministrazioni singole.
Contrariamente a quanto affermato da bufalari e No vax, non si riscontra alcuna strage nella popolazione umana dovuta a dei vaccini che risultano approvati dalle agenzie del farmaco nazionali a seguito delle tre fasi di sperimentazioni necessarie per garantirne efficacia e sicurezza. L’unica strage accertata è quella della Covid-19, contrastata proprio grazie alle vaccinazioni di massa.
La “censura di Facebook”
Il discorso del Prof. Agamben al Senato sarebbe stato “censurato” dal social network Facebook. A prova di tale affermazione viene mostrato uno screenshot dove risulterebbe contestata una violazione all’interno del social.
Effettuando una semplice verifica nel motore di ricerca di Facebook, il video dell’intervento al Senato è presente in diversi post pubblicati sia il 7 ottobre 2021 (qui, qui e qui) che nei giorni successivi (qui, qui e qui). Risulta evidente che il problema sia stato riscontrato in un unico account o pagina Facebook segnalato per qualche ragione dagli utenti.
"I cospirazionisti sono una minaccia. E le frange eversive vanno represse"Andrea Muratore
11 Ottobre 2021
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1633987402Dal febbraio 2020 ad oggi la pandemia di Covid-19 ha portato con sé un'ascesa di fenomeni di complottismo, sdoganati soprattutto sul web, riguardanti le origini della pandemia, i presunti fini di élite e gruppi di potere dietro la diffusione del virus e, soprattutto, i vaccini, attorno a cui si è negli ultimi mesi diffuso in tutto l'Occidente il movimento No-Vax. Questi movimenti sono ben radicati in una cultura online molto incline al complottismo e che ha avuto un suo zoccolo duro negli Stati Uniti con la diffusione del complotto di QAnon e delle voci su presunti brogli alle ultime elezioni presidenziali promosse dai sostenitori più radicali di Donald Trump. E come un virus, anche il complottismo dilaga sfruttando un vero e proprio effetto-contagio. In che modo il complottismo viaggia sui canali web e in che misura tocca e influenza il mondo reale? Quali sono i profili di sicurezza nazionale e pubblica che fenomeni come il movimento No-Vax possono implicare? La questione è meritevole di approfondimento, e per farlo ci siamo confrontati con il professor Andrea Molle, docente di Scienze Politiche alla Chapman University di Orange, California, ricercatore presso START InSight, tra i massimi esperti del complotto di QAnon nel panorama internazionale e recentemente tra gli autori di una pubblicazione sulle minacce economico-industriali legate al movimento No-Vax per l'Osservatorio per la Sicurezza del Sistema Industriale Strategico Nazionale (OSSISNa), branca del Centro Italiano Strategia e Intelligence (Cisint).
Lei ha studiato approfonditamente il problema del cospirazionismo militante organizzato sui social e online. In che modo oggigiorno i complotti si diffondono in forma virale?
“Parlerei proprio di contagio, ma distinguerei tra la fruizione di contenuti e l’aspetto della militanza. La diffusione dei contenuti cospirazionisti, o complottisti, avviene principalmente tramite canali online tradizionali e in particolare sui social media. Come accadeva in passato, esistono dei produttori di contenuti che vengono poi trasmessi su diversi canali e poi ritrasmessi a livello individuale tramite network di tipo affettivo come familiari e amici. L’aspetto del militanza, che oggi rispetto al passato si è diffusa enormemente, subentra in un secondo momento, quando cioè i fruitori di questi messaggi decidono da un lato di impegnarsi personalmente nel loro sviluppo e dall’altro di usarli per determinare le proprie scelte di vita. Questo è un aspetto fondamentale del cospirazionismo contemporaneo. Vorrei precisare che le moderne teorie cospirazioniste sono, rispetto al passato, molto più interattive. Oggi il cospirazionismo non si presenta più come un prodotto da “prendere o lasciare”, ma come un insieme modulare di contenuti che possono essere scelti, abbandonati e riadattati a seconda delle esigenze dei suoi fruitori. Il loro successo dipende soprattutto dal fascino esercitato da questa possibilità, per il singolo individuo, di diventare un soggetto agente del movimento; diventare insomma una sorta di ricercatore che scopre il mistero della cospirazione e lotta per combatterla, magari unendosi ad altri e formando delle vere e proprie cellule autonome che però si ricollegano al più ampio movimento cospirazionista. Si crea dunque una situazione che è almeno nominalmente open-source, simile a quella dei videogiochi o dei giochi di ruolo, che ha il vantaggio di essere estremamente accattivante e di riuscire a riprodursi molto velocemente adattandosi più rapidamente e con capacità di reazione maggiori rispetto al cospirazionismo classico. Il cospirazionista di oggi non è più solo un ricettore passivo, ma un vero e proprio attivista”.
Da QAnon ai No-Vax, molte forme di complottismo sembrano aver seguito i tracciati delle stesse comunità online o modalità di sviluppo simili. Come sono stati possibili questi trend?
“È assolutamente possibile, perché esiste tra di loro un minimo comune denominatore. Mi spiego meglio. QAnon è un grande contenitore di elaborate teorie cospirazioniste che però si basano su un assunto molto semplice, che diventa un paradigma attraverso il quale chi si avvicina al movimento tende, prima o poi, a leggere la propria realtà: l’esistenza di una cospirazione governativa, o comunque di un’élite mondialista, che opera ai danni degli individui ed è volta a creare un nuovo ordine mondiale dittatoriale. Chi segue questo fenomeno sa che la narrazione comprende anche elementi specifici come alieni, alchimia e strani rituali satanici, che sono tradizionali del fenomeno americano. Ma non è necessario che questi elementi siano recepiti o accettati da tutti e allo stesso modo. Esistono, infatti, differenze sostanziali tra il movimento in America rispetto ai movimenti di Germania, Francia e Italia. Ma queste differenze non impediscono loro di unificarsi verso l’obiettivo comune di opporsi ai cosiddetti “poteri forti”. Inoltre, la relativa semplicità e adattabilità di questo paradigma interpretativo, fa si che l’idea di base sia condivisa, o almeno condivisibile, da altri movimenti come i No-Vax (AntiVax in America), da vari gruppi di survivalists o preppers, fino ad arrivare anche a movimenti politici di estrema destra o estrema sinistra. Il ventaglio dei potenziali aderenti a uno o più di queste espressioni del cospirazionismo è molto ampio, transnazionale, e sorprendentemente non definibile da un punto di vista politico o demografico”.
In America il complottismo ha preso una piega politicamente preoccupante dopo la contesa elettorale del 3 novembre 2020 e i fatti del Campidoglio del 6 gennaio 2021. Sull’antivaccinismo ritiene possibile in Europa un "Campidoglio", ovvero un fenomeno di matrice simile?
“Come si è visto, è assolutamente possibile. Da un lato è necessario però notare che vi sono sostanziali differenze tra la cultura americana e quelle europee rispetto al ruolo e al valore simbolico dell’autorità governativa. L’America nasce, come nazione, a seguito di una ribellione contro l’autorita’ politica allora rappresentata dalla Corona inglese. Per questo la diffidenza nei confronti delle istituzioni, soprattutto federali, è un sentimento latente molto diffuso tra la popolazione. Nel caso del 6 Gennaio, oltre naturalmente all’azione del presidente uscente Donald Trump che ha direttamente fomentato la rivolta, il Campidoglio è diventato pertanto l’obiettivo naturale di questi movimenti. In Italia, e in Europa, come si è visto, è senz’altro possibile che succeda. Vedo però più rischioso che il cospirazionismo si evolva come una minaccia per il sistema industriale e produttivo del paese. Ma vorrei anche precisare che con questo non intendo suggerire che tutto il mondo No-Vax o legato a QAnon in Italia sia una minaccia di tipo terroristico. Si tratta di una minoranza esigua, almeno in questo momento, mentre la gran parte dei No-Vax li definirei innocui. Quello che invece vedo più probabile, seguendo l’esempio americano, è oltre ad un aumento di casi di manifestazioni violente come quello di Roma e il crearsi delle condizioni ottimali per una penetrazioni del cospirazionismo nella politica. In America abbiamo gia’ esempi di politici “complottisti” e cioè espressione diretta di questo mondo. Il rischio è che anche in Italia, vista l’instabilita’ del sistema politico, si crei uno spazio di normalizzazione per movimenti di questo tipo. Tutto dipenderà dalla risposta dei partiti a quanto è accaduto”.
In che modo l’estrema destra e la galassia a essa collegata sono disposte a mettere il cappello su queste forme di complottismo?
“Come dimostrato dai fatti di sabato, a questi processi l’estrema Partecipa attivamente. Come dicevo prima, in parte perché ne condividono i temi fondamentali come ad esempio la lotta contro il capitalismo, il neoliberismo, la dovuta reazione ai cambiamenti del mondo produtivo e via dicendo. Ma in parte è anche perchè l’estrema destra, ma anche il mondo anarchico-insurezionalista e post-comunista, vede in questo fenomeno un grande potenziale bacino di utenza nel quale se non reclutare nuovi membri trovare almeno un sostegno ideale. In questo senso non mi sorprende che certi movimenti dell’estrema destra storica italiana si siano schierati a supporto dei No-Vax e abbiano per esempio partecipato alle recentei proteste. Sono bastati loro pochi semplici adattamenti al messaggio per rendersi appetibili e in cambio hanno è guadagnata una grande visibilità e un supporto diretto alle proprie piattaforme ideologiche”.
Da sempre il mondo “antisistema” si è nutrito di forme di mitologia culturale esoterica o comunque esterna a una cultura ritenuta nemica. Possiamo definire QAnon e forme simili di complottismo, dalle bufale sulla sostituzione etnica e il Piano Kalergi a quelle connesse alla presunta cospirazione globale di massonerie e società segrete, come la versione odierna e postmoderna di forme di esoterismo quali quelle che hanno connotato il nazionalsocialismo?
“Sì e no. Da un lato è certamente vero che esiste una continuità tematica e ideologica tra i movimenti moderni e quelli di fine Ottocento e del primo dopoguerra che sono poi confluiti, ad esempio, nel nazionalsocialismo. L’idea di sostituzione etnica, di un complotto pluto-giudaico-massonico, i Protocolli dei Savi di Sion, la pericolosità dei vaccini, etc., sono tutti temi già visti in passato in forme diverse e che si ritrovano oggi nel cospirazionismo. Per questo è anche facile per i movimenti neonazisti avvicinarvisi. Dall’altra però non va dimenticato che la dimensione esoterica del nazismo nasceva ed esisteva all’interno delle élite borghesi e aristocratiche europee. Mentre oggi siamo di fronte ad un movimento che si autodefinisce popolare e che, almeno a parole, non vuole avere nulla a che fare con quelle stesse élite. Non a caso l’esperienza nazista è associata dai cospiratori ai “poteri forti”, visti come una sua continuazione, e non certo a loro stessi o ai propri alleati. Insomma, se i contenuti sono simili, la base dei fruitori e attivisti sono molto diverse dalle esperienze passate. Ma non dobbiamo dimenticare anche che i movimenti neo- e post- fascisti e nazisti sono cambiati molto rispetto alle loro controparti storiche”.
In una recente pubblicazione lei ha analizzato i profili di rischio alla sicurezza nazionale legati ai movimenti No-Vax. Ritiene la minaccia un rischio da monitorare con strumenti di polizia e intelligence?
“Assolutamente sì, e speriamo che non sia già troppo tardi. Oltre alle manifestazioni violente esiste un problema di radicalizzazione di massa legato alla facilità con la quale questi contenuti sono prodotti e diffusi. Il problema però è capire quali strumenti sono più efficaci nel monitorare e prevenire i rischi per la sicurezza nazionale, garantendo allo stesso tempo il rispetto della libertà di opinione e senza cadere nella trappola di una profezia che si autoavvera. Parlando di gruppi che basano la propria ideologia e azione politica sull’idea di una cospirazione governativa, ogni tipo di intervento che venga percepito come una conferma dell’esistenza dei “poteri forti” avrebbe ovviamente l’effetto di radicalizzarne ulteriormente i membri. La strada maestra, a mio avviso, è invece quella che passa per una comunicazione più efficace e per la trasparenza, utilizzando gli strumenti di deradicalizzazione di cui già disponiamo nella lotta contro altri fenomeni deviati”.
Che ruolo hanno avuto i media nel non disincentivare l’ondata di panico e preoccupazione di cui si è nutrito il movimento No-Vax e come possono la stampa e l’informazione in generale giocare un ruolo nel diffondere maggiore consapevolezza sul tema?
“I media hanno avuto un ruolo determinante. Da un lato, forse, alcuni hanno consapevolmente gettato benzina sul fuoco cercando di capitalizzare sull’interesse e le preoccupazioni dei cittadini. Dall’altro, senza attribuire colpe al mondo giornalistico, l’esigenza di informare continuamente le persone di ogni cambiamento nello studio dell’epidemia non ha certo giovato alla comprensione. Detto questo, temo che tra le cause principali del successo di questo movimento non vi siano tanto i media di per se, quanto piuttosto una grossa incapacità decisionale della politica e certa mania di protagonismo e sensazionalismo della scienza che non è sempre stata accompagnata dalla necessaria abilità comunicativa”.
Quanto avvenuto sabato ci insegna che i problemi sono legati alle infiltrazioni. Come ha letto i fatti di quel pomeriggio?
“Ritengo che i fatti di sabato vadano nella direzione della definizione di un profilo di rischio non tanto legato al No-Vax in sé, ma alla presenza di movimenti eversivi, violenti e estremisti in seno alle proteste. Il fatto è comunque molto grave, ed è senz’altro indice di una profonda esasperazione della società italiana che hanno in parte, ma non solo, a che fare con la pandemia e che nel Covid hanno trovato un effetto scatenante”.
Come dovrebbero rispondere le autorità?
“Di fronte a fenomeni del genere l’ordine pubblico va mantenuto e sul breve periodo la repressione è una risposta inevitabile, ma sul lungo periodo sarà necessario un discorso più ampio sulla gestione delle tensioni sociali e sul ruolo che giocano nell’alimentazione di proteste e problematiche ad esse associate. Una sfida che riguarderà sia le istituzioni che la società italiana nel suo complesso.