Il caso Szumski, no grazie, preferisco il buon Zaia!

Re: Il caso Szumski, no grazie, preferisco il buon Zaia!

Messaggioda Berto » sab nov 27, 2021 8:10 am

A sostegno del Dottore dei Veneti a S. Lucia di Piave
26 novembre 2021
https://www.facebook.com/10000058934289 ... 492641776/


Alberto Pento
Fanno tenerezza e nel complesso sbagliano.



MANDIAMOLI A CASA
Questa sera venerdì 26/11/21, ore 20.00 S. Lucia di Piave (TV).
Dopo l'ultimo inumano decreto: o noi o loro.
BASTA!!! Hanno costruito l'odio civile e un clima di violenta intolleranza per distruggere chi osa "pensare".
Troppi piccoli sconosciuti eroi stanno resistendo da soli perdendo il lavoro. Non li lasciamo soli: NON CEDEREMO.
RESISTENZA adesso, subito, ad oltranza.
Fabio Padovan
Presidente "Comitato Riccardo Szumski"

https://www.facebook.com/comitatoriccardoszumski/

https://www.facebook.com/comitatoriccar ... 319202181/


Alberto Pento
Nel passato su altre questioni (come la LIFE) mi sono trovato d'accordo con te Fabio, ma su questa del coronaviris, no assolutamente no.
Non sono assolutamente d'accordo con voi, negazionisti, minimizzatori e complottisti:
no covid, no pandemia, no mascherine, no restrizioni, no distanziamenti, no vax, non greenpass, no grazie!

La gestione governativa e statale della pandemia ha senz'altro avuto delle pecche enormi a cominciare dall'aver lasciato circolare il virus non bloccando in tempo le frontiere e gli arrivi dalla Cina e non mettendo in quarantena chi vi era appena giunto (cinesi e non cinesi); anche le prime cure in casa sono state deficitarie come il pregiudizio verso i farmaci con la clorochina perché promossi da Trump e da Bolsonaro e poi anche da Szumski, peraltro sperimentati già in Cina.
Però la minimizzazione negazionista della gravità della pandemia e il rifiuto delle norme comportamentali minime come il distanziamento e la mascherina, l'alimentazione demenziale del complottismo, il rifiuto altrettanto demenziale del vaccino e la sua demonizzazione sono pecche ancora più gravi e sono tutte vostre, attribuibili a voi NO NO NO!, siete peggio del BLA BLA della Greta.

L'odio civile e il clima violento siete voi a causarlo e non i vaccinati a cui si deve rispetto assoluto e che sono la stragrande maggioranza della popolazione e della cittadinanza veneta, italiana ed europea.
Meglio mille volte il rischio minimale dei possibili effetti collaterali e rarissimi del vaccino che il rischio elevato degli effetti nocivi e mortali dell'infezione del covid19.

Quando un medico assume le posizioni di Riccardo Szumski arrivando a trattare come fosse veleno un farmaco benefico come il vaccino, allora questo medico è uscito di senno e la sua presunzione irresponsabile ha superato ogni limite ragionevole e tollerabile.

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il caso Szumski, no grazie, preferisco il buon Zaia!

Messaggioda Berto » mar dic 21, 2021 10:08 am

Il povero Riccardo Szumski
17 dicembre 2021
https://www.facebook.com/riccardo.szums ... 2770410669
Ci fate caso ...stessa strategia dell'anno scorso di un crescendo di misure restrittive per arginare il virus quando ,come è logico il virus con il freddo non è arginabile, nemmeno con l85% di vaccinati...come mai ? Ma nei decenni scorsi la influenza,che è un virus rna,lo ha mai arginato nessuno e niente??....svejieve ....


Belpietro sulla Verità
Riccardo Szumski
19 dicembre 2021

https://www.facebook.com/riccardo.szums ... 9036834709

«Che il vaccino non basti, nemmeno se vacciniamo quasi tutti, nemmeno se facciamo la terza dose, nemmeno se vacciniamo i bambini, gli studiosi indipendenti lo dicono da parecchio tempo. La novità è che, da qualche giorno, lo riconoscono anche le autorità sanitarie europee».
Questa frase non l’ho scritta io, che pure denuncio da mesi il grande inganno che si è voluto far credere agli italiani, ovvero che il vaccino fosse «una garanzia di non contagiarsi e non contagiare», consentendo di elevare i non vaccinati a capro espiatorio. Nemmeno l’hanno scritta Massimo de’ Manzoni, Francesco Borgonovo, Martino Cervo, Daniele Capezzone, Alessandro Rico, Camilla Conti o Patrizia Floder Reitter, cioè i colleghi della Verità che più in questi due anni si sono occupati di Covid e delle molte balle che vengono propinate all’opinione pubblica. No, a firmare l’articolo il cui incipit ho messo tra virgolette è stato il professor Luca Ricolfi, che non è un no vax e neppure un terrapiattista, come si vorrebbe dipingere chiunque muova qualche critica alla campagna vaccinale. Ricolfi è un esperto di numeri, che si muove a proprio agio fra le statistiche e in questi anni, prima che ad alcuni gendarmi dell’informazione venisse in mente di fare affari inventandosi una commissione anti fake news, ha smontato dati alla mano un’infinità di bufale propagandate sulla stampa come se fossero dogmi di fede.
La novità, tuttavia, non è che Ricolfi scriva ciò che noi da mesi spieghiamo, anche perché il professore mesi fa ha dato alle stampe un libro in cui ha demolito la tesi di Giuseppe Conte e dei suoi compagni, secondo cui l’Italia sarebbe un modello da prendere a esempio nella lotta al Covid. Nel volume, il professore ha messo in fila gli errori e i ritardi che, durante la pandemia, hanno portato il nostro Paese ad avere un tasso di mortalità più elevato di quello di quasi tutti gli altri. Dunque, non mi stupisco che con un editoriale egli smonti una delle credenze che sono state propagandate per mesi, inducendo i vaccinati a ritenersi protetti dal virus e a considerare un untore chiunque non si fosse sottoposto all’iniezione. No, ciò che mi ha sorpreso è stato il fatto che invece di finire a pagina 40, come spesso capitava agli interventi con cui Ricolfi si occupava di spazzar via le bugie diffuse sula stampa mainstream, l’articolo è stato pubblicato sulla prima pagina di Repubblica, nella posizione riservata agli editoriali, ovvero all’opinione della direzione del giornale.
Il fondo di Ricolfi che fa a pezzi la retorica dell’ideologia «vaccinara» come soluzione di tutti i problemi, a dire il vero era stato preceduto il giorno prima da un altro articolo, questa volta sulla prima pagina del Corriere della Sera e a firma di Massimo Gramellini, in cui si spiegava che «finalmente», per partecipare ai grandi eventi, si rendevano obbligatori i tamponi anche ai vaccinati, «senza accomodarsi sulla falsa certezza che chi si è sottoposto all’iniezione anti virus è immune dal contagio».
A dire il vero, fino all’altro ieri questi falsi concetti erano propagandati a reti unificate come verità assolute e pochi giornali, tra cui il nostro (anzi: forse solo il nostro), si sono impegnati a smentire tali falsità.
Politici ed "esperti" hanno potuto raccontare per mesi in tv una serie di sciocchezze senza che nessuno avesse nulla da obiettare, anche quando le obiezioni erano possibili, anzi doverose, e anche adesso che il grande inganno è svelato, si continuano a prendere per buone le informazioni di chi ha dato già prova di aver diffuso bufale.
Prendete ad esempio Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute nel governo di Giuseppe Conte e anche in quello di Mario Draghi. L’altro giorno, facendosi scudo con la bandiera italiana, ha detto in un talk show che «uno dei concetti sbagliati che è passato, è che chi è vaccinato contagia zero e questo non è vero, chi è vaccinato e non usa la mascherina e non tiene la distanza ovviamente può far danni anche lui». Peccato che lo stesso Sileri, tre mesi fa, in Senato, avesse detto l’esatto contrario, sostenendo che la tesi secondo cui «i vaccinati si prendono il virus e lo trasmettono è una falsità, una bugia».
Ora, con l’identica disinvoltura con cui distribuivano certezze che si sono dimostrate infondate, gli stessi personaggi sostengono la necessità di vaccinare i bambini anche se i dubbi non sono pochi. E con la stessa sicumera parlano della variante Omicron, addebitando l’aumento dei contagi a un’imprevista complicazione.
In realtà, come ha spiegato Ricolfi nel suo articolo, era tutto previsto già da ottobre perché, nonostante il green pass, i dati ci dicevano che i numeri dei contagi erano in aumento. Scrive il professore: «Non ho dubbi sul fatto che entro la fine dell’anno, il governo sarà costretto a chiedere agli italiani ulteriori sacrifici, e magari a capovolgere la comunicazione verso i vaccinati, finora trattati come cittadini da premiare con più libertà, domani forse invitati a essere iper-prudenti a dispetto della vaccinazione».
Tuttavia, a differenza di Ricolfi, io di dubbi ne ho e non sull’aumento dei contagi, perché quello è un trend sotto gli occhi di chiunque li voglia tener aperti, ma sul fatto che dal ministero della Salute al Cts riconoscano gli errori commessi in tutti questi mesi.




Luca Zaia: "L'87% dei pazienti ricoverati in Veneto sono no vax"
20 dicembre 2021

https://www.msn.com/it-it/notizie/polit ... ar-AARZ9a7

Il governatore del Veneto, Luca Zaia, parla della situazione Covid e delle terapie intensive nella sua Regione: “Il vaccino sta funzionando”.


Covid, Luca Zaia sulle terapie intensive in Veneto: i numeri

Ospite nella trasmissione ‘Mattino Cinque News’ il governatore del Veneto parla della situazione nella sua regione: “A parità di contagiati quotidiani abbiamo un terzo dei ricoveri dell’anno scorso, oggi ci sono 1300 persone in ospedale, lo scorso anno erano 3400, di queste 167 in terapia intensiva, l’80% di loro sono non vaccinati. E i non vaccinati in Veneto rappresentano il 13% della popolazione. Il vaccino sta funzionando, non è la panacea per tutti i mali, ma sta abbattendo la possibilità di contagio e di finire in terapia intensiva.”

Covid, Luca Zaia sulle terapie intensive in Veneto: i tamponi

In merito alle lunghe code in attesa del tampone fuori dalle farmacie della regione Zaia ha detto: “Quello che si vede è la prova provata di quello che io annunciavo mesi fa. È impensabile che le strutture pubbliche assieme anche ai privati possano dare risposte oltre a quanto stanno già facendo. Lo dico da governatore della Regione che fa più tamponi in Italia noi arriviamo a 140-160mila, oltre non si riesce ad andare. In più c’è il problema che i tamponi molecolari, che sono i più attendibili, rappresentano solo il 25%. Dovremmo portare nelle aziende i tamponi rapidi e fare in modo che i cittadini abbiano più dimestichezza col fai da te.”

Covid, Luca Zaia sulle terapie intensive in Veneto: l’appello

Infine Zaia conclude con un appello ai cittadini: “Imporre di fare una iniezione a chi non la vuole fare è impossibile e non credo sia da Paese civile. Noi dobbiamo parlare a chi ha paura, l’informazione istituzionale non deve abdicare perché poi chi ha paura va a informarsi sui social.”




Covid, un anno fa il record assoluto di contagi. Il vero confronto con oggi

13 novembre 2021

https://www.agi.it/cronaca/news/2021-11 ... -14542200/

AGI - Oltre 40 mila casi, 550 morti, migliaia di terapie intensive già occupate e decine di migliaia di malati nei reparti. Era lo scenario da incubo del 13 novembre 2020. Esattamente un anno fa l'Italia toccava il picco dei casi della seconda ondata e di sempre: 40.902. Solo la Lombardia superava ampiamente i 10mila casi, il Piemonte i 5mila, il Veneto era a 3.600. Per di più con 255mila tamponi: il tasso di positività era mostruoso, il 16%.

Un anno dopo lo scenario è completamente cambiato. I casi di oggi sono 8.544, cinque volte di meno. I decessi 53, dieci volte. In terapia intensiva nel 2020 erano ricoverati 3.230 pazienti (ma il picco sarebbe arrivato a fine mese, 4mila), oggi sono 453. I ricoverati nei reparti erano quasi 31mila, oggi sono 3.597.

I tamponi sono più che raddoppiati, complice l'effetto green pass: oggi sono stati 540 mila, per una positività dell'1,6%. Anche in questo caso, dieci volte di meno. La situazione del 2021 è completamente diversa, insomma, malgrado il trend in chiaro aumento e la preoccupazione tornata a serpeggiare in tutta Europa. Come è diverso lo scenario: nel 2020 eravamo già entrati nel sistema dei colori, mezza Italia era addirittura in area rossa, di fatto in semi-lockdown.

Dopo le 22 non si poteva uscire se non per comprovati motivi: fino alle 5 era coprifuoco. Per di più il ceppo circolante era ancora quello originario di Wuhan: doveva ancora arrivare la variante inglese, o alfa, e soprattutto la delta, oggi dominante, estremamente contagiosa. Tutti fattori a sfavore del contenimento virale in questo autunno sospeso tra paura e speranza.

Ma, ovviamente, il 'game changer' lo abbiamo oggi e non un anno fa: il vaccino. Oggi, 91 milioni di dosi somministrate dopo, con il 72% degli over 12 protetti, ci siamo potuti permettere per mesi una vita pressoché normale, con solo poche fastidiose ma indispensabili prescrizioni come la mascherina nei luoghi pubblici chiusi.

Abbiamo gli stadi gremiti, i locali, le discoteche. Scenario diverso, che vuol dire però anche estrema incertezza: ora cosa succedera'? Fino a dove si spingerà questa quarta ondata? Gli esperti, giustamente, in gran parte si smarcano da queste domande (ultimo ieri il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza), dicendo sostanzialmente che non ci sono precedenti, e che servirebbe la palla di vetro per saperlo.

I più pessimisti temono che si tratti solo di uno slittamento temporale, e che la cavalcata drammatica che lo scorso anno iniziò a ottobre e esplose a novembre e dicembre sia solo in ritardo di un mese.

Gli altri, la maggioranza, che l'effetto dei vaccini, seppure indeboliti dai mesi che passano (dopo sei mesi, è il dato fornito oggi dall'Iss, la protezione dall'infezione crolla al 50%) insieme al green pass esteso e alle misure di precauzione superstiti, stanno consentendo di cavalcare l'onda senza che il sistema sanitario vada in sofferenza. Le prossime settimane chiariranno il dilemma.


I dati del Veneto rispetto a un anno fa: metà dei contagi, meno di un quarto dei ricoveri
Nel Veronese i dati sono anche migliori

https://www.larena.it/oltre-verona/vene ... -1.9049499

Come abbiamo fatto lo scorso mese, confrontiamo i dati della pandemia di coronavirus di oggi con quelli del 2020.
I due elementi di paragone sono il bollettino di questa mattina alle 8 e quello del 2 dicembre 2020 alla stessa ora.
Elemento comune ai due periodi presi in considerazione, la crescita della circolazione del virus rispetto alle settimane precedenti.

VENETO

In Veneto ci sono attualmente poco meno di 34.000 positivi al covid, quindi circa la metà dei quasi 69.000 di 12 mesi fa. Va considerato che oggi il numero di tamponi effettuati è molto maggiore.

Gli ospedalizzati (in entrambi i casi abbiamo preso il dato anche di chi poi in ospedale si è negativizzato) nel 2020 erano circa 3.100, oggi sono 699, quindi meno di un quarto dell'anno precedente.

Netto calo anche nel numero dei decessi

VERONA

Nel Veronese i dati sono ancora migliori e hanno più o meno la stessa proporzione di novembre. Rispetto al 2020 i positivi sono un terzo (4 mila nel 2021 contro 12 mila nel 2020), mentre i ricoverati sono meno di un settimo: 87 contro i 635 di 12 mesi fa.

https://www.quotidiano.net/cronaca/stes ... -1.7143090




Confronto con la settimana dal 4 al 10 dicembre del 2020 dei dati COVID-19 in Piemonte: netta riduzione dei ricoverati e dei decessi

Di Van Anh Phan Thi 10 Dicembre 2021 Piemonte

https://www.quotidianopiemontese.it/202 ... reloaded=1

Dal confronto dei dati di quest’anno nella settimana dal 4 al 10 dicembre con quelli dell’anno scorso in Piemonte, si evince che il vaccino sta facendo un buon lavoro dal fronte dei ricoveri e dei decessi. Se i positivi sono quasi uguali (8.600 nel 2020 e 8.273 nel 2021) con un tasso di positività nettamente inferiore, 2,2% contro l’8,2% dell’anno scorso, è nei ricoverati sia in terapia intensiva che nei reparti ordinari e nei decessi che il dato mostra una differenza sostanziale.

Nel 2020 erano 341 i pazienti gravi in terapia intensiva a fronte dei 40 di quest’anno. Anche l’occupazione dei posti letto ordinari scende da 4200 a 455. Per quanto riguarda i decessi il dato è ancora più lampante: solo 12 decessi nel 2021 in confronto con i 457 decessi dell’anno precedente. L’anno scorso in questo periodo non avevamo ancora iniziato a vaccinare, mentre quest’anno l’83,5% della platea potenziale ha completato il ciclo vaccinale completo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il caso Szumski, no grazie, preferisco il buon Zaia!

Messaggioda Berto » ven dic 31, 2021 9:23 pm

Covid, Giorlandino: "questi vaccini non proteggono più. La pandemia era finita, è ripartita con tamponi obbligatori e Green Pass che hanno dato falsa sicurezza"
“Critico questo vaccino perché è creato su una proteina Spike del Covid che ormai non c’è più”, ha spiegato il dott. Claudio Giorlandino

Rocco Fabio Musolino
28 Novembre 2021

http://www.strettoweb.com/2021/11/covid ... s/1276464/

Adesso il tampone non va più bene. Da principale strumento nel primo anno di pandemia per contenere la diffusione dei contagi, da quando è stato introdotto il Green Pass sempre più i medici che hanno iniziato a ritenere i test rapidi “inattendibili nel 50% dei casi”. È da queste opinioni che parte la domanda della giornalista Myrta Merlino nei confronti di Claudio Giorlandino, direttore scientifico di Altamedica, invitato durante la trasmissione L’aria che tira, in onda su La7. “Noi eravamo totalmente fuori dalla pandemia, poi nei primi di luglio dall’Europa è arrivato l’ordine di dover esibire il Green Pass e dopo quindici giorni tutto è ripartito”, ha affermato il medico, secondo cui l’eccessiva sicurezza avrebbe fatto ripartire i contagi in maniera evidente: “era meglio astenersi da tutto, Green Pass e tamponi, lasciare che la pandemia finisca. Invece, mettendo la gente nelle condizioni di doversi fare i tamponi, che danno un falso negativo molto alto”.

Giorlandino fa notare che in Italia il contagio è ripartito dal 15 ottobre, “quando il Green Pass è stato reso obbligatorio per il lavoro. Gli unici soggetti che non infettano e non si riammalano sono i guariti, lo dice la letteratura medica. Nei Promessi Sposi, chi erano i monatti? I monatti erano i guariti. E faccio un altro esempio: il morbillo si riprende una seconda volta?”. Il dottore porta poi l’esempio di altre Nazioni europee che hanno una percentuale di vaccinati molto simile all’Italia. Eclatante il caso della Spagna, che rispetto al nostro Paese ha più cittadini vaccinati, ma un boom di contagi spropositato: “se al momento in Italia non c’è una nuova esplosione di contagi è perché ci sono tra di noi tanti guariti che neanche si sono accorti di aver preso il Covid. Io non critico, quindi, i vaccini in generale. Semmai critico questo vaccino perché è creato su una proteina Spike che ormai non c’è più. Questo vaccino non protegge, in Europa non protegge più”. A quel punto, però, la conduttrice Myrta Merlino ha subito tacciato il medico, facendo intervenire il deputato Alessia Morani.

Alberto Pento
Quante idiozie che dice questo individuo, quante incoerenze e contraddizioni:

1) la pandemia stava finendo, noi eravamo totalmente fuori dalla pandemia
2) il vaccino creato sulla proteina Spike non serve più perché questa proteina non c'è più



I vaccini anti Covid-19 non proteggono dalle varianti del virus e quindi è inutile vaccinarsi
https://www.salute.gov.it/portale/nuovo ... &tagId=881
Affermazione falsa

Affermazione vera
Gli studi in corso indicano la protezione contro la maggior parte delle varianti del virus dopo il completamento del ciclo vaccinale (prima e seconda dose ovvero singola dose fatta preferibilmente entro 6 mesi dall’infezione e comunque non oltre 12 mesi dalla guarigione) anche se, verso alcune di queste, l’efficacia della protezione può essere più bassa.


Affermazione falsa
Il nuovo coronavirus è già mutato quindi i vaccini autorizzati non servono a niente
Affermazione vera
Gli studi in corso indicano la protezione contro la maggior parte delle varianti del virus dopo il completamento del ciclo vaccinale (prima e seconda dose, ovvero singola dose fatta preferibilmente entro sei mesi dall’infezione e non oltre 12 mesi dalla guarigione) anche se, verso alcune di queste, l’efficacia della protezione può essere più bassa.

Affermazione falsa
Se ho fatto il vaccino non posso ammalarmi di Covid-19 e non posso trasmettere l’infezione agli altri
Affermazione vera
La vaccinazione contro Sars-CoV-2 diminuisce drasticamente il rischio di sviluppare forme gravi della malattia e riduce la necessità di ricovero ospedaliero. In molti casi la vaccinazione è efficace anche nella prevenzione dell’acquisizione dell’infezione e/o della sua trasmissione ad altre persone ma non in tutti. Pertanto, al momento anche le persone vaccinate devono continuare ad adottare le misure di protezione anti-COVID-19.


Non ci sono prove che la proteina Spike prodotta dai vaccini sia dannosa
Facta
Massimo
3 giugno 2021

https://facta.news/senza-prove/2021/06/ ... a-dannosa/

Il 3 giugno 2021 la redazione di Facta ha ricevuto più volte via WhatsApp la segnalazione di un articolo pubblicato il 1° giugno 2021 dal sito Database Italia e intitolato “Ricercatore sui vaccini ammette ‘Grave errore, la proteina Spike è una pericolosa tossina’”. L’articolo si fonda prevalentemente sulle dichiarazioni rilasciate dal professor Bryam W. Bridle – immunologo dell’Università di Guelph (Canada) – durante una breve intervista del 28 maggio 2021 con la presentatrice radiofonica canadese Alex Pierson. Secondo Bridle «sappiamo da molto tempo che la proteina Spike è una proteina patogena. È una tossina. Può causare danni al nostro corpo se entra in circolazione» e, riferendosi ai vaccini contro la Covid-19, «il vaccino porta questa proteina in circolazione». In altre parole, secondo Bridle la proteina Spike prodotta nell’organismo grazie ai vaccini potrebbe diffondersi in tutto il corpo e causare danni alla salute, tra cui a organi riproduttivi come le ovaie.

Si tratta di una teoria senza prove e in parziale contrasto con i dati scientifici a disposizione. Andiamo con ordine.

È vero che alcuni studi hanno suggerito che la proteina Spike possa essere coinvolta in alcune delle conseguenze della Covid-19. Esiste anche lo studio, citato nel testo dell’articolo a noi segnalato e menzionato da Bridle nell’intervista, i cui dati mostrano come, per pochi giorni dopo la vaccinazione, si possa ritrovare proteina Spike nel plasma sanguigno di persone che hanno ricevuto una dose del vaccino Moderna contro la Covid-19. Quest’ultimo dato non è «sconcertante» come affermano Bridle e l’articolo su Database Italia. Per esempio, già la valutazione del vaccino Pfizer da parte dell’European medicines agency (Ema) riportava dati su come, nei topi, l’mRna dei vaccini fosse reperibile effettivamente nel plasma sanguigno e in alcuni organi, principalmente il fegato ma in piccola quantità (meno dello 0,1 per cento del totale) anche nella milza, ghiandole surrenali e le ovaie.

Questo però non dimostra che la proteina Spike presente nei vaccini sia pericolosa. Lo stesso studio che ha trovato la proteina Spike nella circolazione sanguigna ha anche misurato che si tratta di una quantità minuscola: al massimo circa 68 picogrammi per millilitro, ovvero circa 60mila volte inferiore alla concentrazione capace di portare, negli esperimenti, a effetti tossici (4 microgrammi per millilitro). Uri Manor, professore all’Istituto Salk e autore di uno degli studi sulla tossicità della proteina Spike che abbiamo nominato, ha dichiarato ad inizio maggio a Euronews che i suoi risultati non dimostrano che il vaccino sia in alcun modo pericoloso, proprio perché la quantità di proteina Spike nei vaccinati è troppo piccola per causare effetti negativi e che anzi «chiunque dovrebbe farlo [il vaccino]». A sua volta Alana F. Ogata, autrice principale dello studio che ha misurato la circolazione della proteina Spike nel sangue, ha scritto su Twitter che «i nostri dati non smantellano» gli studi e i processi che hanno validato i vaccini per la Covid-19. Come ha spiegato il chimico farmaceutico Derek Lowe su Science, la proteina Spike prodotta dai vaccini non è solubile, ma resta pressoché tutta legata alla superficie delle cellule in cui viene prodotta e dove viene riconosciuta dal sistema immunitario. Al contrario, il virus Sars-CoV-2 entra facilmente in circolo e la sua proteina Spike può quindi causare danni più facilmente. Per quanto riguarda la possibilità di danni alle ovaie, possiamo dire che al momento uno studio, pubblicato come preprint il 13 aprile 2021, non ha riscontrato alterazioni della funzionalità di questo organo in seguito ai vaccini o all’infezione da Sars-CoV-2.

Nell’intervista radiofonica, Bridle ha anche affermato che uno studio «ancora in corso di pubblicazione» avrebbe trovato proteina Spike e mRna dei vaccini nel latte materno, e che questo potrebbe causare, quindi, danni nei lattanti. Non essendo uno studio pubblicato non ci è possibile valutarlo. Un altro studio, per ora disponibile solo come preprint, ha però verificato se l’mRna dei vaccini Pfizer e Moderna può passare nel latte materno, e non ne ha trovato traccia.

L’articolo di Database Italia cita in merito un singolo rapporto del sistema di sorveglianza vaccinale statunitense Vaers secondo cui un bambino di cinque mesi, allattato al seno, il giorno dopo la vaccinazione della madre avrebbe sviluppato un disturbo della coagulazione del sangue e sarebbe infine deceduto. Come discusso dai nostri colleghi fact-checker di Snopes, al momento non è chiaro se questo caso sia reale (abbiamo già raccontato, su Facta, di un caso in cui una segnalazione Vaers riguardante il decesso di un bambino è stata completamente inventata) e in ogni caso non sarebbe possibile stabilire, da un singolo caso, alcuna correlazione con la vaccinazione.

In conclusione, la teoria secondo cui la proteina Spike dei vaccini possa entrare in circolo e causare danni alla salute non è in alcun modo dimostrata e, a una lettura attenta degli studi a cui si ispira, sembra poco plausibile. È probabilmente vero, e non è sorprendente, che una piccolissima quantità di proteina Spike entri nella circolazione del sangue: ma in concentrazione decine di migliaia di volte inferiore a quella che sappiamo portare a effetti patologici. Non esiste inoltre, nel momento in cui scriviamo, nessuna prova che le donne vaccinate possano trasmettere l’mRna dei vaccini o la proteina Spike attraverso il latte materno e causare danni ai lattanti. Infine, ricordiamo che i dati della sorveglianza vaccinale finora disponibili non mostrano un aumento del rischio di trombosi o altre malattie del sangue legato ai vaccini, con l’eccezione delle rare trombosi dei seni venosi profondi correlate al solo vaccino AstraZeneca: ne abbiamo parlato in più occasioni.


La variante brasiliana del covid reinfetta chi è guarito
15 gennaio 2021

https://www.agi.it/salute/news/2021-01- ... -11033618/

Un'infermiera brasiliana, 45enne, si è ammalata con la nuova variante a ottobre, cinque mesi dopo essersi ripresa da una precedente infezione causata da un ceppo più vecchio. Nella seconda infezione i sintomi della donna sono peggiorati. Un primo caso è stato registrato anche in Gran Bretagna
AGI - Un'infermiera brasiliana si è reinfettata con il virus Sars-Cov-2, con la nuova variante del Sud America, sollevando il timore che questa mutazione ostacoli l'immunità. La variante, che ha spinto il Regno Unito a vietare tutti i voli dal Sud America, è caratterizzata da una mutazione che potrebbe rendere il virus in grado di superare l'immunità sviluppata a seguito di una prima infezione con la versione del virus vecchia.

L'infermiera brasiliana, 45enne, si è ammalata con la nuova variante a ottobre, cinque mesi dopo essersi ripresa da una precedente infezione Covid causata da un ceppo più vecchio. Nella seconda infezione i sintomi della donna sono peggiorati. I ricercatori della Fondazione Oswaldo Cruz, un istituto di scienza di Rio de Janeiro, hanno avvertito che le mutazioni sulla nuova variante potrebbero aumentare il rischio di reinfezione.

"Le evoluzioni virali possono favorire le reinfezioni", spiegano gli esperti, sottolineando che le varianti individuate di recente "hanno sollevato preoccupazioni sul loro potenziale impatto sull'infettività". A causa dei crescenti timori sulla variante sudamericana, il governo britannico ha bandito tutti i viaggi provenienti da Portogallo, Sud America, Panama e Capo Verde nel tentativo di proteggere la Gran Bretagna.

Il segretario ai trasporti Grant Shapps ha affermato di aver ampliato il divieto al solo Brasile per "ridurre il rischio di importare infezioni". E il principale consigliere scientifico del Regno Unito, Sir Patrick Vallance, ha ammesso ieri sera che "non sappiamo per certo" come la nuova variante influenzerà i vaccini e l'immunità.

Il report della Fondazione Oswaldo Cruz afferma che la donna è stata infettata la prima volta il 26 maggio scorso e all'epoca aveva diarrea, dolori muscolari e debolezza generale. Ha assunto un farmaco per l'asma chiamato prednisone e si è ripresa in circa 3 settimane senza problemi. Successivamente, a ottobre si è ammalata di nuovo con sintomi simili - diarrea, mal di testa, tosse e mal di gola - ed è nuovamente risultata positiva al coronavirus. Rispetto alla prima volta, le sue condizioni sono peggiorate e ha sviluppato difficoltà respiratorie, mancanza di respiro, dolori muscolari e insonnia.

Quando i ricercatori hanno confrontato i campioni dei test positivi effettuati a maggio e a ottobre, hanno scoperto che l'ultimo presentava mutazioni ora note per essere una componente chiave della variante brasiliana. La mutazione genetica, chiamata E484K, cambia la forma della proteina spike all'esterno del virus in un modo che potrebbe renderla meno riconoscibile a un sistema immunitario "addestrato" a individuare versioni del virus che non hanno la mutazione.

Si pensa che E484K modifichi il virus in un modo che renda più difficile per gli anticorpi legarsi ad esso per impedirgli di entrare nel corpo. Gli anticorpi sono una parte del sistema immunitario che può paralizzare i virus o attaccarsi ad essi e segnalarli come bersagli per altri globuli bianchi "killer".

In questo caso, la parte della proteina spike che viene modificata è chiamata "dominio di legame del recettore", o RBD, che il virus utilizza per attaccarsi al corpo.

I ricercatori di Oswaldo Cruz hanno scritto: "L'analisi delle mutazioni ha dimostrato, per la prima volta, un caso di reinfezione con una variante virale che ospita la mutazione E484K, situata in un residuo chiave del dominio di legame del recettore, che sembra aumentare modestamente il legame tra la proteina Spike e il corpo".

Gli scienziati hanno detto che il caso dell'infermiera è il primo di reinfezione con la variante. E suggeriscono che le differenze causate dalla mutazione alla proteina spike significano che l'immunità naturale sviluppata dal suo corpo dopo la prima infezione non è stata in grado di proteggerla dalla seconda.

La variante brasiliana è già nel Regno Unito. Lo ha confermato uno degli esperti di punta del Paese, la professoressa Wendy Barclay, dell'Imperial College di Londra, secondo la quale inoltre la mutazione rilevata in Brasile ha "due varianti" e solo di una per ora è stata accertata la circolazione in Gran Bretagna. Lo riporta il Daily Mail.



Crolla la narrazione sul Green Pass: colpo alla credibilità di Draghi e sputtanamento dei televirologi
Atlantico Quotidiano - Federico Punzi
18 Dic 2021

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... evirologi/

Ora sono in preda all’isteria per Omicron, che sembra in grado di bucare i vaccini. Ma se non ci facciamo impressionare dalle impennate di casi, la maggior parte asintomatici o mild, i dati da Sud Africa (ospedalizzazioni in caduta del 90 per cento) e Regno Unito fanno ben sperare…

È il 18 dicembre ed è impressionante la quantità di pere e peri che cadono dagli alberi. Si tratta di televirologi e burocrati della sanità pubblica che si accorgono, o fingono di accorgersi oggi che la copertura dei vaccini dura 5-6 mesi. Con questa presentata come “scoperta” nelle interviste sui giornali e nei salotti televisivi, cercano di rifarsi una verginità e di smarcarsi da una narrazione che sta facendo acqua da tutte le parti e che sembra improvvisamente senza padri né madri. Vaccinati immuni? E chi l’ha mai detto? La “pandemia dei non vaccinati” l’avevano definita, ricordate? Oggi è chiaro a tutti che il titolo più corretto sarebbe, semmai, “l’ondata dei vaccinati”.

Si sapeva da luglio scorso, infatti, che la copertura dei vaccini durava 5-6 mesi, per poi crollare verticalmente – pur mantenendosi abbastanza elevata contro la malattia severa. Lo ammetteva la stessa Pfizer in un comunicato dell’8 luglio, lo ripetevano le autorità israeliane, che sulla base dei loro dati di giugno-luglio si preparavano a somministrare la terza dose già all’inizio di agosto; lo diceva il dietrofront del CDC Usa sull’uso delle mascherine; lo affermavano i primi studi di fine luglio. Eppure, tutto il caravanserraglio di televirologi, burocrati e giornalisti allineati al governo ha sostenuto il Green Pass a 12 mesi. Esiste una sola parola per descriverli: cialtroni. Competenti, semmai, nel rigirare frittate… Quando vi dimettete?

Ma perché 12 mesi? Chiaro, perché non si sarebbe potuto nemmeno introdurre un Green Pass a 6 mesi, dato il carico che avrebbe significato per la campagna vaccinale. Una durata inferiore avrebbe lasciato molti sanitari senza certificato già a partire da settembre/ottobre e meno di un anno non sarebbe apparso come un incentivo sufficiente a spingere le persone a vaccinarsi. Quindi, 12 sia, anche se già sapevano non avere alcun senso dal punto di vista epidemiologico. Anzi, probabilmente è stato dannoso, perché milioni di persone con il lasciapassare hanno avuto e hanno accesso ovunque, senza test, nella convinzione in buona fede di non potersi contagiare e non contagiare, come d’altra parte garantito dal presidente del Consiglio Draghi in persona nella conferenza stampa del 22 luglio: il Green Pass dà la “garanzia di trovarsi tra persone non contagiose”.

In questi giorni il clip video di questa frase sta circolando sui social, una balla spaziale memorabile, ma attenzione: bisogna sempre ricordare che l’affermazione di Draghi non è falsa oggi, perché è “cambiato il contesto”, sono emerse “nuove evidenze scientifiche”, “abbiamo scoperto che…”. Quel che è grave è che era falsa già allora, proprio mentre veniva pronunciata dal premier. E tra gli applausi del pubblico adorante, in pochi lo facevamo notare…

Capiamo quanto sia dura da ammettere: il capo del governo dei “Competenti” ha egli stesso spacciato certezze che mentre le affermava erano già smentite dalla “Scienza”.

Mercoledì, nelle sue comunicazioni alla Camera e al Senato sul Consiglio europeo, il presidente Draghi ha affermato che “le regole del Patto di Stabilità si sono dimostrate inefficaci e dannose” e, senza pudore alcuno, di esserne “sempre più convinto”, senza però degnarsi di spiegare come mai non si sia mai espresso in questi termini prima della pandemia. Ecco, sostituite “Patto di Stabilità” con “Green Pass” e avrete la proiezione da qui a 10 anni…

I più temerari tra i televirologi e i burocrati della sanità pubblica arrivano ora a proporre di allineare la durata del Green Pass alla durata della copertura vaccinale: 6 mesi, dunque. Per avere un’idea di cosa significhi, ammesso che ci siano tutte le dosi e le capacità logistiche necessarie, presumendo che la scadenza a 6 mesi valga a partire dal 17 gennaio prossimo, a quella data dovrebbero aver ricevuto la terza dose 26 milioni di persone. Ad oggi l’hanno ricevuta 14 milioni. Ad occhio, milioni di italiani, pur volendo, non avrebbero la possibilità di riceverla prima e quindi di prolungare il loro certificato in tempo. Anche per questo l’ECDC aveva suggerito agli Stati membri Ue di prevedere una durata minima del Green Pass (quello originario, per i viaggi intra-europei) di 9 mesi, 3 in più della copertura dei vaccini, proprio per dare modo alle campagne vaccinali di offrire a tutti la possibilità di riceverla.

Dunque, una ulteriore riduzione della validità del Green Pass, oltre ad essere un duro colpo per la credibilità del governo e delle autorità sanitarie – che erano in possesso fin da luglio di tutti i dati necessari sulla durata della copertura dei vaccini – presenta non poche sfide di ordine pratico e, come vedremo, un ostacolo politico: l’Unione europea.

L’intera narrazione del governo Draghi per giustificare il Green Pass, nelle sue versioni basic e super, come principale strumento anti-Covid sta venendo giù in questi giorni come un castello di carte. L’abbiamo ripetuto allo sfinimento dallo scorso luglio: se i vaccini non impediscono la trasmissione del China virus, qualsiasi obbligo vaccinale, formale o surrettizio, non ha senso, è una misura sproporzionata. È solo una caccia al capro espiatorio, una odiosa discriminazione tra vaccinati e non che divide il Paese, esaspera gli animi dei due gruppi, impedisce di concentrarsi sulla protezione delle persone più a rischio – come dimostra il ritardo in cui siamo con le terze dosi alle fasce di età over 60.

E un colpo micidiale alla narrazione lo ha dato lo stesso governo Draghi, o meglio il ministro della salute Speranza, con l’ordinanza che ha fatto infuriare la Commissione europea e i maggiori partner Ue. Con il super Green Pass è venuta meno per un non vaccinato la possibilità di accedere ad alcune attività persino con un test negativo. Si entra solo se vaccinati o guariti. E cosa ti va a pensare Speranza? Dai Paesi Ue si entra in Italia solo con test negativo, anche se vaccinati. Dunque, vaccinati senza test (12 milioni quelli potenzialmente scoperti, avendo ricevuto la seconda dose da oltre 5 mesi) possono circolare liberamente e accedere ovunque in Italia, ma per entrare nel nostro Paese i vaccinati o i guariti devono presentare un test negativo. Un totale cortocircuito logico al quale la narrazione sul Green Pass non può reggere.

I media di regime hanno provato a mettere una pezza, titolando con sprezzo del ridicolo (e della deontologia professionale), che al Consiglio europeo è passata la “linea Draghi” (la Repubblica: “Passa la linea dell’Italia”; La Stampa: “La Ue: sì al green pass all’italiana”; Il Messaggero: “Draghi convince la Ue”).

Ma la “linea Draghi” è passata solo nei titoli dei giornali italiani. Anzi, dal documento conclusivo del Consiglio Ue la linea Draghi sembrerebbe respinta al mittente, con preghiera, la prossima volta, di consultarsi almeno con i partner europei.

“Occorre proseguire gli sforzi coordinati per far fronte all’evoluzione della situazione sulla base delle migliori evidenze scientifiche disponibili, garantendo nel contempo che qualsiasi restrizione sia basata su criteri oggettivi e non comprometta il funzionamento del mercato unico né ostacoli in modo sproporzionato la libera circolazione tra gli Stati membri o i viaggi verso l’Ue. Il Consiglio europeo chiede la rapida adozione della raccomandazione riveduta del Consiglio sulla libera circolazione in sicurezza e della raccomandazione riveduta del Consiglio sui viaggi non essenziali verso l’Ue. Il Consiglio europeo sottolinea l’importanza di un approccio coordinato in merito alla validità del certificato di vaccinazione Covid digitale dell’Ue e prende atto del fatto che la Commissione adotterà un atto delegato al riguardo”.

E nella raccomandazione citata si sottolinea che decisioni unilaterali degli Stati “possono minare la fiducia nelle misure sanitarie, in particolare nella vaccinazione”.

In conferenza stampa, sia il presidente francese Macron che il cancelliere tedesco Scholz hanno ribadito, pur senza citare l’Italia, ma rispondendo ad una domanda sull’ordinanza del governo Draghi, la linea europea: nessun test per chi arriva da altri Paesi Ue, bisogna salvaguardare il buon funzionamento dello spazio comune.

Ma il vizio di fondo, e di origine, del delirio italiano, e in parte continentale, deriva dall’illusione di poter azzerare i casi, ed evitare ondate, con vaccini che non impediscono la trasmissione del China virus – e non hanno mai promesso di farlo. Se ricordate, all’inizio, si parlava della loro efficacia – oltre il 90 per cento – nel proteggere dalla malattia grave, non dal contagio. Questo significa che la campagna vaccinale non andava fatta? Assolutamente no.

Significa che si è completamente persa di vista la giustificazione originaria dei duri lockdown a cui siamo stati sottoposti: evitare il collasso dei sistemi sanitari, non sradicare il China virus. E in questo i vaccini funzionano: diversamente dalle precedenti ondate, all’impennata di casi positivi non corrisponde una analoga impennata di ricoveri, terapie intensive e decessi, che invece risalgono molto lentamente, facendo supporre che restino accettabili anche scavallato il picco di questa ondata.

E sarebbe potuta andare anche meglio, se invece di concentrarsi a inseguire e criminalizzare i non vaccinati e a reprimere le manifestazioni di dissenso il governo si fosse dato una mossa con le terze dosi, come osserviamo da settimane su Atlantico Quotidiano. Un report dell’Università Cattolica stima che oltre 3 ricoveri su 4 tra i vaccinati (il 76 per cento) e addirittura 7 su 10 in terapia intensiva, si sarebbero potuti evitare se le persone vaccinate da oltre 5 mesi avessero ricevuto la terza dose.

La Danimarca ha in questo momento il picco di casi più elevato d’Europa, e suo record dall’inizio della pandemia, nonostante abbia vaccinato oltre l’80 per cento della popolazione (oltre il 90 degli adulti). Difficile credere possa essere colpa dei non vaccinati… Eppure, decessi e ricoveri non si avvicinano nemmeno a quelli delle precedenti ondate. Stesso discorso vale per l’Italia, come mostrano i grafici qui sotto.

Ora sono in piena isteria per la variante Omicron, che sembra in grado di bucare del tutto la copertura dei vaccini (e in misura significativa anche l’immunità naturale). Ma di nuovo, se non ci facciamo impressionare dalle impennate dei casi positivi, la maggior parte dei quali asintomatici o mild, i primi dati fanno ben sperare. Nel Regno Unito ieri nuovo record di casi: 93 mila in un giorno, con già l’80 per cento di casi Omicron a Londra. Ma i decessi sono stabili dalla scorsa estate (ieri 111) e i ricoveri in lieve risalita (7.611 ordinari, 875 in intensiva, meno che in Italia).

Notizie incoraggianti arrivano dal Sud Africa, dove la variante Omicron è ormai dominante ovunque nel Paese: “Tasso di ospedalizzazioni in caduta”, titola Bloomberg. “Solo l’1,7 per cento dei casi è stato ricoverato in ospedale nella seconda settimana di infezioni della quarta ondata, rispetto al 19 per cento nella stessa settimana della terza ondata di Delta, ha dichiarato il ministro della sanità sudafricano Joe Phaahla in conferenza stampa” (-90 per cento). Il numero di ricoveri in questa ondata è gonfiato anche dal fatto che i pazienti più mild vengono ricoverati perché c’è spazio per accoglierli. “Abbiamo visto una diminuzione della percentuale di persone che hanno bisogno di ossigeno. Sono a livelli molto bassi”.

Potrebbe essere la Omicron quella “poco più di una influenza” che stavamo aspettando, contro la quale i vaccini potrebbero anche non servire se non per le persone più a rischio.


Alberto Pento
Articolo costruito per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, una critica pretestuosa al governo a favore dei no greenpass e una lode alla vaccinazione. Non aiuta certo a fare chiarezza e a convincere i riottosi a osservare le misure di sicurezza antipandemica e a vaccinarsi, alimenta la confusione e la conflittualità.
Il problema su cui l'autore dell'articolo sorvola o pare non conoscere è che i no greenpass sono la continuazione dei no pandemia, no mask, no distanziamento, no chiusure, no vax, no governo, no no no!
I vaccini limitano la diffusione del virus riducendo la carica virale e quindi la potenzialità di contagio o contagiosità e al contempo riducono gli effetti più gravi e mortali nei contagiati ammalati, nonché riducono la pressione sul sistema sanitario rendendolo disponibile per la cura delle altre malattie.
Naturalmente la vaccinazione (per i suoi limiti oggettivi e soggettivi) non sostituisce, non vanifica ma integra le altre misure di prevenzione come la mascherina, la sanificazione corporale e ambientale, il distanziamento laddove è possibile, l'isolamento dei contagiati.



Quella ondata di conformismo per cui la società chiusa sarebbe l'unica possibile in pandemia
Atlantico Quotidiano
Matteo Milanesi

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... -pandemia/

Una cosa su tutte abbiamo imparato in questi lunghi mesi di pandemia: nei momenti di emergenza, media e popolo italiano hanno sempre cercato di stringersi attorno ad un leader, ad una figura autorevole, o in grado di esprimere sicurezza attraverso l’abile uso dell’ars oratoria, a cui veniva delegato il compito di risolvere personalmente la situazione.

Questo è successo col governo Conte II, dove l’avvocato vide schizzare alle stelle i propri indici di gradimento con l’arrivo della prima ondata; ed anche con l’esecutivo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, accolto da giornali ed istituzioni come un salvatore della patria, descritto con chissà quali poteri taumaturgici capaci di risolvere l’emergenza pandemica ed economica.

Invece di affidarsi al metodo democratico, e di rigettare scelte poco rispettose dei diritti fondamentali, violati con il plauso quasi unanime degli italiani, gran parte della classe politica e del circuito mediatico ha scelto la strada del socialismo e abbandonato quella della libertà; quella della società chiusa in contrasto con quella aperta; quella della consegna di poteri straordinari a uomini della provvidenza.

In questa sede, non ci permettiamo di discutere gli orientamenti degli italiani in questi due anni di pandemia. A differenza del senatore a vita Mario Monti, che vorrebbe “un’informazione meno democratica”, qui riteniamo si debbano rispettare anche le idee contrarie alle nostre.

Ciò che ci permettiamo di sottolineare è che, da due anni orsono, tira un’aria di totale conformismo: sembra che le scelte del potere esecutivo, in particolare del presidente del Consiglio, prima Conte poi Draghi, non possano essere messe in discussione, senza vedersi attribuita l’etichetta di “negazionista” o “no-vax”; o che debba essere accettata per il nostro bene qualsiasi cosa, dal prolungamento dello stato di emergenza, oltre i limiti stabiliti dalla legge, all’estensione del Green Pass, senza poter offrire una strada alternativa a quella dominante.

Non serve essere negazionisti, no-pass o no-vax per comprendere come, in molte circostanze, anche le parole del competente Mario Draghi sono state errate e prive di qualsiasi fondamento scientifico; pronunciate per legittimare scelte di natura politica, molte volte distaccate dall’aspetto sanitario, hanno messo a repentaglio il buon andamento della campagna vaccinale.

Nel pieno dell’estate, per esempio, quando l’esecutivo decideva di imporre l’obbligo della certificazione verde, l’ex numero uno della Bce affermava che il lasciapassare sarebbe stato la “garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose”. Eppure, fin dall’inizio della campagna vaccinale, si sapeva perfettamente che il vaccino non sarebbe stato in grado di offrire uno scudo totale contro il rischio del contagio. Oppure, in risposta al leader del Carroccio, Matteo Salvini, che sottolineava l’importanza del vaccino solo per i fragili e per gli over 60, il premier ribatteva affermando che “l’appello a non vaccinarsi è appello a morire. Non ti vaccini, contagi, lui o lei muore”.

Tralasciando il fatto che, come già detto, anche i vaccinati possono trasmettere il contagio, è chiaro a tutti che, per le fasce d’età più giovani, il China virus non porta a conseguenze estreme – morte o terapia intensiva – salvo casi in cui la salute del singolo fosse già compromessa da altre patologie pregresse. Infatti, da febbraio 2020, poco meno di 40 bambini hanno necessitato il ricovero in terapia intensiva. Anzi, per di più, sappiamo che la stragrande maggioranza di chi contrae il virus è asintomatica o paucisintomatica, senza arrivare al decesso o alla ospedalizzazione.

Insomma, i due governi succedutisi si sono presentati come spacciatori di certezze, molte volte rivelatesi inesatte, all’interno di un contesto costellato di incognite. Non sappiamo quanto possa durare esattamente la difesa vaccinale; non sappiamo quante dosi dovranno essere somministrate; non sappiamo se in futuro potranno esserci nuove varianti in grado di “bucare” il vaccino; non sappiamo se gli aumenti dei contagi, in concomitanza con la somministrazione delle terze dosi, siano dovuti alla percentuale minoritaria di non vaccinati, posto il fatto che anche i vaccinati possono contagiare; non sappiamo quanto potrà prolungarsi l’emergenza; e, ancora, non sappiamo quanto può essere contagioso il virus – inizialmente, qualcuno affermava di mantenere la distanza di almeno un metro, altri addirittura due, e così via.

Come affermato da Gilberto Corbellini ed Alberto Mingardi, nel libro “La società chiusa in casa. La libertà dei moderni dopo la pandemia”, pare essere certi solamente di una cosa: l’idea che la pandemia non fosse affrontabile da una società aperta è l’opinione più politicamente corretta dal febbraio 2020. Poco conta se la Gran Bretagna, con una campagna vaccinale all’avanguardia e con un sistema decisamente più orientato alla libertà e alla vita normale, abbia più o meno lo stesso numero di decessi al giorno; o che, attualmente, abbia un minor numero di ricoverati in terapia intensiva; o, ancora, che oltre 47 milioni di britannici abbiano aderito alla somministrazione senza obblighi, limitazioni e restrizioni. Nonostante questi straordinari risultati, l’ondata informativa conformista ha sempre presentato la società chiusa come unica soluzione ai mali della pandemia.

In questi due anni, i media tradizionali non hanno cercato, bensì hanno esclusivamente guidato. Non hanno confutato, ma hanno solamente riportato; non hanno valutato gli effetti, ma solo le intenzioni. Questa ondata di unanimismo continua ad offrire un racconto pandemico dogmatico, limitativo, emotivamente controproducente, che rischia di avvolgere sempre più persone nella spirale della paura e dell’ossessione del “contagio zero”.

Eppure, riprendendo uno dei tanti moniti del padre del liberalismo, John Stuart Mill: una ristretta casta non ha l’autorità di “decidere la questione per tutta l’umanità, togliendo a chiunque altro la possibilità di giudizio”. Né il governo pro tempore, né il circuito informativo mainstream. L’orientamento di chi ha a cuore la democrazia e la libertà sarà sempre lo stesso: sì al vaccino, alla ricerca, all’innovazione; no all’obbligo, alle restrizioni, alle discriminazioni in un clima di conformismo mediatico e politico.


Essere (quasi) d’accordo con Marco Travaglio.
di Marco Travaglio
Ecco il discorso che Draghi non ha (ancora) tenuto.
“Care italiane e cari italiani, abbiamo sbagliato totalmente la comunicazione sul Covid e sui vaccini, un po’ perché disorientati dai continui stop&go della scienza, un po’ perché dire la verità avrebbe scoraggiato molti di voi dal vaccinarvi.
Me ne scuso e prometto di non farlo più.
Le bugie hanno le gambe corte, smentite ogni giorno dai dati che aumentano la sfiducia nelle autorità e portano acqua al mulino No Vax.
La verità è che i vaccini ‘durano’ molto meno del previsto e non immunizzano dal rischio di contagiarsi e contagiare.
Quindi abbiamo sbagliato a fissare in 12 mesi la durata del Green Pass e in 9 quella del Super Green Pass: secondo l’Iss, dopo 5 mesi dalla seconda dose ‘l’efficacia del vaccino nel prevenire la malattia scende dal 74 al 39%’.
In più ci siamo scordati di rendere revocabile la carta verde, lasciando i vaccinati contagiati liberi di infettare col lasciapassare. Io per primo ho sbagliato a promettere ‘un Natale normale per i vaccinati’, creando l’equazione antiscientifica ‘vaccinato uguale immune’ e l’illusione controproducente di ‘zone protette’ col Super Green Pass, che non protegge nessuno, anzi induce chi lo possiede a trascurare distanze, mascherine e tamponi.
Quindi aboliremo il Super Green Pass e il Green Pass per lavorare, inutilmente discriminatori e dannosi.
Abbiamo diviso l’Italia in buoni e cattivi, mettendo i vaccinati contro i No Vax (per non parlare dei bimbi), additati come untori e unica causa di un contagio che invece è figlio di molti fattori: i No Vax, i vaccinati “scoperti”, i ritardi sulla terza dose, l’inerzia sulle distanze e l’aerazione in scuole, bus, metro e treni regionali, l’abbandono del tracciamento e la folle revoca dello smart working negli uffici pubblici.
Unici al mondo col Green Pass per lavorare, non siamo affatto i primi della classe: almeno 13 Paesi hanno Rt e decessi più bassi dei nostri.
E anche in quelli con più vaccinati di noi la pandemia avanza a prescindere.
Quindi diffidate dei fanatici No Vax e Sì Vax e leggete i dati dell’Iss: dal 22 ottobre al 21 novembre (senza Omicron) i ricoverati nei reparti ordinari sono stati 4.402 non vaccinati e 4.532 vaccinati (1.616 da meno di 5 mesi e 2.916 da più di 5 mesi) e, nelle terapie intensive, rispettivamente 618 e 348.
Con l’85% di copertura, la percentuale dei No Vax è molto più alta, ma pure quella dei vaccinati in ospedale è spaventosa rispetto all’illusione che abbiamo avallato.
Quindi continuate a vaccinarvi, ma respingete la retorica dell’altruismo: quello è un atto di sano egoismo, perché l’unica certezza che dà è abbattere il rischio di Covid in forma gravissima o mortale.
Di più non possiamo garantire: di bugie ve ne abbiamo già raccontate troppe”.
FQ. 14 Dicembre
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Re: Il caso Szumski, no grazie, preferisco il buon Zaia!

Messaggioda Berto » ven dic 31, 2021 9:23 pm

Comunico che sono impossibilitato a rispondere a tutte le richieste che continuano a pervenire, capisco l'abbandono in cui molti purtroppo ancora si vengono a trovare ma non ce la faccio più, mi fa schifo rispondere al telefono sempre il medesimo argomento, una nausea mi assale, good by
Riccardo Szumski
31 dicembre 2021
https://www.facebook.com/riccardo.szums ... 3959219550

Alberto Pento
Te la sei voluta tu Szumski, sei stato tu a istigare tutta questa gente, tu e quelli come te.



Il poveretto insiste con la sua demenzialità negazionista divenuta ossessione e possessione che lo ottenebra profondamente, facendolo diventare inaffidabile anche come medico.


Se osservate questi grafici prodotti da una autorità sanitaria veneta vedete come i casi positivi superino addirittura in questo periodo quelli del dicembre 2020 in cui non c'era il vaccino. I ricoveri (secondo grafico) si attestano a circa i due terzi di quelli dell'anno precedente. Per questo le autorità dicono che il vaccino ha ridotto i ricoveri.Omettono di dire però che quest'anno si utilizzano in abbondanza gli anticorpi monoclonali che l'anno scorso non c'erano. Giusto per doverosa informazione.
..BUON ANNO A TUTTI,ANCHE A CHI MI ODIA...STEME BEN..#duriaibanchi
Riccardo Szumski
1 gennaio 2022
https://www.facebook.com/riccardo.szums ... 0472531232


Alberto Pento
rispetto a un anno fa, non solo vi sono le cure monoclonali e meno ricoveri all'ospedale, ma vi sono anche meno ricoveri in terapia intensiva, meno effetti negativi di lunga durata e meno morti, grazia alla minor contagiosità virulenta del virus per effetto degli anticorpi indotti dai vaccini e sopratutto vi sono le aperture sociali e lavorative con molte meno restrizioni, il che non è poco. Io non ti odio Szumski. provo solo una grande pena per te e per le tue demenzialità che danneggiano i veneti.



Sindrome Long Covid: quanto dura e quali sono i disturbi più comuni?
Mario Negri
June 28, 2021

https://www.marionegri.it/magazine/long-covid

Nel corso degli ultimi mesi sono stati tanti i casi di persone che, dopo essere guarite dal Covid-19, hanno affermato di continuare ad avere problemi di salute di vario genere, anche a distanza di tempo. Veri e propri strascichi del Covid difficili da mandare via. La maggior parte delle persone che hanno contratto il Covid-19 riesce a recuperare completamente entro due mesi. Alcuni, invece, continuano a presentare disturbi e manifestazioni cliniche per più tempo. Questi strascichi a volte sono così severi da impedire alla persona che ne soffre di ritornare a condurre una vita normale. Tale condizione, per gli inglesi Long Covid e per noi Sindrome Post Covid-19, indica l'insieme dei disturbi e delle manifestazioni cliniche che persistono dopo l'infezione, rappresentando una specie di continuazione della malattia. Un vero problema che può portare a conseguenze sanitarie anche piuttosto pesanti.
Che cosa è la sindrome Long Covid?

Il Long Covid è una sindrome post-virale che può debilitare una persona sotto molti aspetti anche per parecchie settimane dopo la negativizzazione, e cioè dopo la guarigione e la conseguente eliminazione del virus dall’organismo.

La durata della persistenza dei sintomi non sembra essere collegata all’intensità degli stessi durante la malattia: può succedere, infatti, che anche le persone che hanno avuto una forma lieve di Covid-19 sviluppino problemi a lungo termine.

La letteratura scientifica attuale preferisce fare una distinzione a proposito della sindrome che si presenta in seguito a malattia acuta:

se i sintomi si presentano tra la quarta e la dodicesima settimana dalla malattia acuta, si parla di Covid-19 sintomatico subacuto;
se i sintomi si presentano anche dopo la dodicesima settimana dalla malattia acuta, si parla di Covid-19 cronico o Sindrome post-Covid-19 o più semplicemente di Long Covid.

È molto importante individuare tempestivamente eventuali effetti a lungo termine: i medici di medicina generale devono monitorare attentamente i pazienti che hanno avuto il Covid-19 per verificare sintomi e disturbi permanenti anche dopo la guarigione dall'infezione, anche se il virus non è più presente nell'organismo.
Quali sono i disturbi più comuni del Long Covid? E quanto durano?

I disturbi caratteristici del Long Covid possono essere causati da diversi meccanismi:

un danno diretto agli organi del corpo provocato dal virus o dalla malattia;
effetti e compromissione del sistema nervoso;
risposta anomala del sistema immunitario che, nel tentativo di eliminare il virus, innesca una specie di autoimmunità per cui aggredisce “per sbaglio” anche organi e tessuti del proprio corpo, danneggiandoli.

Mentre ad agosto del 2020 solo circa il 10% dei pazienti guariti dal Covid-19 era affetto da Long Covid, stime più recenti mostrano che la percentuale di persone guarite dall’infezione da SARS-CoV-2 che necessita di assistenza sanitaria anche a distanza di settimane o mesi dalla negatività al test si aggirerebbe intorno al 50% (quindi una persona su due fa esperienza di questa patologia).

Riguardo alla durata dei sintomi, uno studio pubblicato su Nature Medicine ha analizzato più di 4.000 pazienti guariti dall’infezione da SARS-CoV-2, ottenendo che:

il 13% delle persone coinvolte nello studio presentava i sintomi del long Covid per più di 28 giorni;
il 5% per più di 8 settimane;
il 2% per più di 12 settimane;

Quali sono i sintomi del Long Covid?

I sintomi del Long Covid possono interessare diversi organi. Non è ancora chiaro se sono causati direttamente dal virus o se sono provocati dallo stress o dal trauma dell'infezione.

Il sintomo sicuramente più diffuso è la stanchezza, seguito dalla perdita del gusto e dell’olfatto. Un altro sintomo riportato molto frequentemente è la “nebbia mentale”, condizione caratterizzata da problemi di memoria e di concentrazione in aggiunta alla costante sensazione di stanchezza. Dal punto di vista scientifico questa condizione è nota come “encefalomielite mialgica” o “sindrome da stanchezza cronica”, che in molti casi si manifesta proprio in seguito a un’infezione. I meccanismi alla base dello sviluppo di questa condizione, però, non sono ancora del tutto chiari.

Difficoltà ancora maggiori sono poi riscontrate da chi deve imparare a gestire malattie croniche preesistenti con tutti gli altri sintomi del Long Covid:

vertigini
mal di testa
difficoltà nel sonno
respiro corto
palpitazioni e battito irregolare
sintomi neurologici come ansia o stress
disturbi gastrointestinali
iper-sudorazione
eritemi cutanei
perdita di capelli
debolezza delle unghie
dolori muscolari
problemi renali.

Come si diagnostica e come si curano gli effetti post Covid?

Se trascorsi due mesi dalla negativizzazione alcuni sintomi persistono ancora, è meglio rivolgersi al proprio medico curante perché potrebbe trattarsi di Long Covid. A quel punto saranno prescritti esami specifici per controllare lo stato psicologico e il funzionamento di diversi organi, come il cuore o i polmoni.

Ad oggi, purtroppo non esistono terapie specifiche per curare i disturbi legati al Long Covid. Si è costretti a convivere con i sintomi fino alla loro regressione e cercare per quanto possibile di alleviarli, risalendo alle cause e trovando soluzioni personalizzate per ogni paziente.

Le terapie possono prevedere:

esercizi di riabilitazione fisica;
diete alimentari per riprendere peso o massa muscolare o, al contrario, per perdere peso;
supporto psicologico per coloro che presentano stress post-traumatico (Post Traumatic Stress Disorder, PTSD).

Quali sono i fattori di rischio che predispongono al Long Covid?

Gli effetti a lungo termine dell’infezione causata dal nuovo coronavirus possono manifestarsi in tutte le persone che lo hanno contratto, indipendentemente dall’età e dalla gravità della malattia.

Il Long Covid colpisce uomini e donne di ogni età, ma sono soprattutto le donne tra i 40 e 60 anni a soffrirne. Si è osservato anche qualche caso in età pediatrica ma, per il momento, non sembrano esserci differenze tra bambini e bambine. Quindi si pensa che gli ormoni sessuali, poco rilevanti in età pediatrica, abbiano un ruolo importante nella manifestazione della malattia.

Oltre all'essere donne, anche l'età avanzata e il sovrappeso potrebbero essere fattori di rischio per lo sviluppo del Long Covid.
Come aiutare chi soffre di Long Covid?

L'assistenza ai pazienti affetti da Covid-19 non deve concludersi al momento della dimissione dall’ospedale: è necessario che queste persone vengano seguite anche dopo il rientro a casa. A questo scopo il medico di famiglia può consigliare l’inserimento in uno dei tanti studi clinici disponibili per la ricerca sul Long Covid.

Una stretta cooperazione interdisciplinare è necessaria per l'assistenza completa di questi pazienti in ambulatorio: specialisti provenienti da più discipline offrono la loro assistenza a chi ancora soffre a causa dell’infezione da SARS-CoV-2.

La priorità delle cure di follow-up deve essere data a:

persone ad alto rischio di disturbi da Covid-19 subacuto;
persone che hanno avuto una forma grave di malattia;
persone che hanno dovuto avvalersi di terapia intensiva;
soggetti fragili, come per esempio gli anziani, o quelli affetti da multimorbidità;
persone che hanno subito un trapianto o pazienti oncologici;
persone con il più alto carico di sintomi persistenti.

La vaccinazione aiuta a curare i sintomi del Long Covid?


In Italia anche le persone con pregressa infezione da SARS-CoV-2 devono sottoporsi alla vaccinazione, secondo quanto stabilito nella Circolare del Ministero della Salute di marzo 2021: “la somministrazione di un’unica dose di vaccino anti-Covid in quelli che hanno manifestato infezione sia in maniera sintomatica che asintomatica deve essere eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa”.

Uno studio osservazionale prospettico inglese, pubblicato come preprint a marzo, ha dimostrato un piccolo miglioramento dei sintomi da Long Covid in persone che avevano già contratto l’infezione da coronavirus e che si sono sottoposte al vaccino. Il numero di pazienti coinvolti tuttavia è troppo piccolo per trarre conclusioni solide. Ma a supporto di questi risultati giungono anche quelli di un’altra analisi che affermano lo stesso concetto: i vaccini contro il Covid-19 potrebbero alleviare i disturbi causati dal Long Covid. 
A distanza di almeno una settimana dalla prima dose, il 57% dei 900 partecipanti ha riferito meno sintomi di Long Covid.

Inoltre, sempre secondo l’indagine ora sottoposta a peer review, i vaccini a mRna sono stati associati a un maggiore miglioramento dei sintomi (Pfizer/BioNTec 24%, Moderna 31%), rispetto a quanto ottenuto con i vaccini a vettore virale (AstraZeneca e Johnson&Johnson). In particolare, chi ha ricevuto il vaccino Moderna, ha riferito statisticamente più spesso una riduzione dei disturbi. Questo studio, però, ha un limite: di tutti i partecipanti coinvolti solo 130 avevano ricevuto la seconda dose.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il caso Szumski, no grazie, preferisco il buon Zaia!

Messaggioda Berto » sab gen 01, 2022 9:03 am

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Re: Il caso Szumski, no grazie, preferisco il buon Zaia!

Messaggioda Berto » mar gen 04, 2022 8:59 pm

CARI AMICI NON VACCINATI
di Marino Poerio

se doveste finire in ospedale a causa del covid (evento peraltro altamente improbabile: sembra ovvio dirlo, ma in questi tempi folli ripetere l'ovvio diventa, come diceva Orwell, un atto rivoluzionario), se finiste addirittura in terapia intensiva, nella "costosissima" terapia intensiva, sarei molto contento che le vostre cure fossero pagate anche con i miei soldi di vaccinato.
Sapere che una piccola parte di tutte le tasse che ho versato in 23 anni di lavoro viene usata per curare le persone, è uno dei miei pochi sollievi di contribuente.
Quando sono finito in ospedale, tanti anni fa, perché durante una partita di pallone ho tentato una velleitaria rovesciata alla Van Basten, le tasse che hanno pagato gli altri, anche chi odia il calcio, anche chi non ci gioca, mi sono servite.
E sono state indispensabili anche quelle versate dai non patentati, quella volta che una macchina ha svoltato all'improvviso dentro la mia moto, facendomi piroettare in aria.
Le tasse di chi non ha figli hanno contribuito a tutti e tre i parti di mia moglie, e quelle versate dai giovani lavoratori ai ricoveri di mio padre, vecchio, che cadeva in casa.
Le tasse degli astemi servono a curare le cirrosi epatiche, quelle dei non fumatori i malati di tumori ai polmoni; i sedentari aiutano con i loro tributi le degenze ortopediche di chi si fa male praticando sport.
Le tasse dei cittadini onesti servono a curare ladri e assassini malati, persino i politici - ah no, quelli vanno in clinica. Ma anche grazie ai soldi di chi non vota.
Con le tasse dei pacifisti curiamo i feriti in guerra.
Tutto questo è normale, e sacrosanto, e sta alla base - lì, proprio in basso, come fondamenta necessarie - della nostra democrazia moderna.
Cari amici non vaccinati che contraete il covid, a chi vi dicesse che non dovreste essere curati, che occupate ingiustamente il posto di altri in ospedale, voi dovete sputare in faccia.
Ma prima di essere guariti.




Lettera aperta a chi è contrario al vaccino
Carlo Pento
Vicenza, 03 gennaio 2022

Caro NO VAX, hai assolutamente il diritto di essere contrario al vaccino, per motivi etici o per paura di reazioni avverse o di fantascientifiche inoculazioni manipolatorie (controllo della persona, sterilità, riduzione della speranza di vita, …). Hai il diritto di non fidarti della comunità scientifica, puoi anche sospettare dei numeri ufficiali. Ma non puoi chiudere gli occhi! Ti prego di osservare attentamente il tuo intorno di vita, magari un po’ più allargato rispetto alla prima cerchia.
Il principio di prudenza che invochi per i vaccini, applicalo anche per le conseguenze del virus e rispetta idee, paure e ansie degli altri. Non puoi credere di essere solo tu a conoscere la verità e che gli altri siano solo una massa di pecoroni. Personalmente faccio molta fatica ad immaginare complotti cosmici, protratti nel tempo e che coinvolgono milioni di persone; è impensabile che governanti e operatori sanitari di tutto il mondo siano loschi speculatori criminali.
Dici che paghi le tasse e perciò pretendi che il Sistema Sanitario ti curi! Hai mai provato a metterti nei panni di chi, maggioranza assoluta, ha corso quei rischi ‐ che tu non vuoi correre ‐ e si è vaccinato? I malati di tumore,
cardiopatie, diabete e altre patologie per le quali non esistono vaccini, sono forse figli di un Dio minore? Pagano anche loro le tasse e si vedono rinviare esami diagnostici e interventi chirurgici non urgenti, con danni immediati e nel tempo. Chi misurerà questi danni? Qualcuno si rivolge alla sanità privata, e chi non può permetterselo?
Non pensi di rubare pezzi di vita ad altri malati (extra COVID 19) visto il cambio di priorità sanitaria messo in atto per fronteggiare le ospedalizzazioni da COVID principalmente dei non vaccinati? Allora urli che la sanità pubblica è stata rovinata, ma dov’eri tu in quei momenti? Proclami che dovrebbe essere potenziata. Io credo che tanto sia stato fatto in questo senso, sicuramente c’è margine di miglioramento. Ma non è certo pensabile che tutte le risorse della comunità vadano ancora dirottate nella lotta al virus, come iustamente fatto nei primi mesi della pandemia, quando del virus si conosceva poco o nulla. La scienza ha trovato alcune soluzioni, tra cui i vaccini, che nella primavera 2020 sarebbero state accettate senza riserve;
anzi, qualche vergognoso, per paura della morte, ha fatto carte false per saltare la fila. Ti ricordo poi che, in nome del contenimento del virus, abbiamo sopportato a denti stretti: obbligo di mascherine, distanziamenti, sanificazioni, drammatiche chiusure di attività, … , mesi di pesante confinamento e un fastidioso coprifuoco inimmaginabili a 75 anni dall’ultima guerra sul nostro territorio.
Non chiederti solo cosa deve fare lo Stato per te, ma anche cosa puoi fare tu per lo Stato, cosa puoi fare tu per la Comunità? Non dimenticarti mai che lo Stato siamo tutti noi, e se non sempre è così è perché siamo distratti,
indifferenti e forse anche un po’ egoisti.
Siamo sulla stessa barca, ma tu piagnucoli e batti i piedi per terra come un bambino capriccioso, esigi le cure anche se non ti vaccini o un rimborso nel caso di danni da vaccino. Praticamente non vuoi assumerti nessun rischio e pretendi l’impossibile dallo Stato genitore. Però un Genitore non fa preferenze tra i suoi figli; spiega con chiarezza, consiglia, esorta, insiste, ma alla fine può imporre determinati comportamenti; e se non ti garba, “quella è la porta!”. Così funzionano le comunità. In emergenza si possono, si devono sacrificare pochi per il bene di tanti, non certo il contrario!
Il non vaccinarsi è una scelta volontaria! Se vogliamo tenere insieme questa libertà e rispettare chi invece vaccinandosi contribuisce alla prevenzione del contagio e alla riduzione degli effetti gravi della malattia, oltre agli attuali (rafforzabili) vincoli diversificati (distanze, mascherine, trasporti), si potrebbe istituire per i contrari al vaccino, l’obbligo di dotarsi di un’apposita assicurazione, come previsto per gli sport estremi, nella circolazione stradale, sulle piste da sci. In caso di positività al COVID del soggetto contrario al vaccino, la sua assicurazione versa al Servizio Sanitario Nazionale una determinata cifra per far fronte ai potenziali danni a terzi e copre parte dei costi dell’eventuale ospedalizzazione. Un’alternativa dura, ma equa, potrebbe essere un accesso diversificato ai servizi sanitari (in particolare l’ospedalizzazione ordinaria e intensiva) in base a precisi rapporti tra numero di vaccinati e contrari al vaccino, per esempio 80% posti/risorse riservati ai vaccinati e 20% posti/risorse per i contrari al vaccino; una volta raggiunta la quota ai servizi stabiliti per ciascuna categoria (vaccinati e contrari), bisognerà decidere con appositi protocolli chi lasciare a terra. Caro indeciso, perché aspetti di ammalarti, con conseguenze imprevedibili per te e il tuo intorno di vita? Caro NO VAX, perchè aspetti l’obbligo che ti vedrà vaccinato facendo la parte del martire? Ti sei messo con le spalle al muro, magari vorresti vaccinarti, ma hai paura di fare brutta figura; si dice che solo i morti e gli stupidi non cambiano mai idea. Forse, qualche sciocco ingeneroso infierirà sul tuo cambio di atteggiamento, ma tu fregatene e vaccinati!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il caso Szumski, no grazie, preferisco il buon Zaia!

Messaggioda Berto » mer gen 05, 2022 10:32 pm

Il video choc del leader “No Green pass” veneto. «Ho il Covid e mi curo con l’Ivermectina»
Andrea de Polo
5 gennaio 2022

https://mattinopadova.gelocal.it/region ... ?ref=fbfmp

Fabio Padovan: «Guarirò a casa». I medici: «Quel farmaco è un antiparassitario per animali e si usa per la scabbia, non usatelo contro il virus»
TREVISO. Nel video di nove minuti parla con la voce affannata, segnale che il Covid sta picchiando duro. I destinatari sono i quasi cinquemila iscritti del gruppo Telegram “Comitato Riccardo Szumski” di cui lui, l’imprenditore Fabio Padovan (Otlav, Santa Lucia di Piave), è presidente.
Il messaggio? «Il Covid esiste ma si cura a domicilio, io sto usando l’Ivermectina, e molti di quelli che sono morti erano stati abbandonati a se stessi».


Covid, assume farmaci per cavalli: «Sto guarendo grazie a Szumski»

Silvia Madiotto
22 gennaio 2022

https://corrieredelveneto.corriere.it/v ... 8e9e.shtml

«Sono positivo al Covid, mi sto curando a casa grazie al dottor Szumski e all’ivermectina». Un antiparassitario usato in ambito veterinario per curare i cavalli, terapia fra le preferite dalla galassia no vax, sconsigliato dalla comunità medica e scientifica perché non efficace e dai potenziali effetti collaterali. Fabio Padovan, presidente del comitato Riccardo Szumski (il sindaco-medico bandiera dei no vax e no pass), parla della sua esperienza attraverso un video social. Undici membri della sua famiglia sono stati contagiati, moglie, figli e nonni. Da una settimana ha la febbre alta e spiega la terapia domiciliare suggerita dai medici “ribelli” delle linee sanitarie. «Sono sulla strada della guarigione – continua -, nella mia casa, grazie alle ricette di Riccardo e di un altro grande medico che mi ha detto di prendere ivermectina dal primo giorno. Non dovete avere paura del Covid. Il virus esiste ma può essere vinto». I sostenitori delle terapie domiciliari continuano a sottovalutare l’infezione, scelgono strade alternative e non si fidano della comunità scientifica. Ma dicono anche che sul territorio i pazienti non vengono curati.

Il presidente dello Snami

Non è così e lo spiega bene Bruno Di Daniel, medico di base a Maserada e presidente del sindacato Snami. «Io consiglio sempre la vaccinazione, poi ognuno è libero e curo tutti i miei pazienti – dice -. Ho circa sette, otto nuovi contagi al giorno. Alcuni sono stati molto male dopo il contagio, alcuni hanno iniziato la terapia monoclonale e mi hanno ringraziato, altri non hanno voluto e sono risultati gravi, anche in terapia intensiva». Di Daniel è sorpreso: «Ivermectina? Mai sentita - scherza -. I miei pazienti sono tutti umani. Stanno funzionando molto bene le terapie monoclonali. Se attivate velocemente, come succede qui, i sintomi spariscono in 24 ore. Uso anche tachipirina, antinfiammatori, antivirali, cortisone a basso dosaggio, antibiotici. E oggi abbiamo un nuovo farmaco antivirale che riduce l’ospedalizzazione dell’80%».

I protocolli

I protocolli ci sono, e i medici di base li seguono. «Il caso di un solo paziente non dimostra niente, la scienza si basa su grandi numeri e linee guida internazionali– evidenzia il medico -. C’è gente che sta meglio e gente che non riesce a guarire. Gli uomini non sono tutti uguali, reagiscono in modo diverso. Ma il modo migliore per stare bene è vaccinarsi: fra i miei pazienti sono stati ricoverati in terapia intensiva solo non vaccinati. La scienza e la medicina sono una cosa seria, non ne discuto con gli stregoni».



Il video choc di Fabio Padovan, imprenditore di Treviso, che ringrazia Szumski

Il leader no Pass ha il Covid e si cura con l'antiparassitario per animali
Ketty Areddia
5 gennaio 2022

https://www.polesine24.it/24/2022/01/05 ... li-135186/

Un video di nove minuti in cui parla con voce affannata e destinato ai 5mila iscritti al gruppo Telegram "Comitato Riccardo Szumski” di cui lui, l’imprenditore Fabio Padovan (Otlav, Santa Lucia di Piave), è presidente. Fabio Padovan - scrive il Mattino di Padova - annuncia di curarsi con "l’Ivermectina, e molti di quelli che sono morti erano stati abbandonati a se stessi".

Una serie di messaggi che hanno fatto rabbrividire il direttore generale dell’Usl 2 di Treviso, Francesco Benazzi, preoccupato per l’effetto che le parole di Padovan potrebbero avere tra i seguaci del gruppo in cui circola il video: "Non ascoltatelo - raccomanda Benazzi - non ha alcun senso usare l’Ivermectina, è un antiparassitario dato agli animali o nei casi di scabbia. Chi sta male per il Covid chiami il medico di base o, se le condizioni peggiorano, il 118. E noi non abbiamo abbandonato proprio nessuno".

Padovan ha fatto parlare di sé durante l’emergenza Covid soprattutto per la creazione del Comitato Riccardo Szumski. Non un gruppo “No vax”, ma un movimento contrario al Green pass e ad altri aspetti di gestione della pandemia. Un movimento che ha protestato a Trieste con il leader dei portuali Stefano Puzzer, e che ha organizzato diverse iniziative anche a Santa Lucia di Piave.

Padovan - racconta lui stesso nel video - si è contagiato durante le feste, un focolaio di undici persone che ha colpito i suoi familiari. «Sono stato subito seguito da Riccardo Szumski, medico straordinario che non mi ha mai lasciato solo» racconta l’imprenditore nel video, «un altro grande medico mi aveva consigliato l’Ivermectina, che io ho preso fin dal primo giorno».



Il presidente del comitato Szumski positivo al Covid. Il video da casa: “Ho preso Ivermectina dal primo giorno, ora sto meglio”. La replica dello Snami
Alice Zaccaron
mercoledì, 5 Gennaio 2022

https://www.qdpnews.it/comuni/santa-luc ... llo-snami/

“Sono diventato positivo al Covid il 28 dicembre”: lo dice Fabio Padovan, presidente del comitato Riccardo Szumski, in un video postato sui social questo lunedì. Anche il resto della sua famiglia ha dovuto fare i conti con il virus: dapprima la moglie, ora negativa, e poi anche il resto della famiglia, con 11 contagiati in totale.

“Per poter parlare di una cosa bisogna farne esperienza e adesso è toccato a me, ho voluto viverla per essere anche io credibile. Ho però visto amici e conoscenti ammalarsi, venire curati da Riccardo e guarire” afferma fiducioso.

Padovan racconta il decorso del suo contagio, con un picco di febbre il 31 dicembre, mostrando le ricette mediche e sostenendo di seguire la cura che gli ha prescritto il dottor Szumski: “Oggi va meglio, la febbre è scesa. Come mi ha consigliato anche un altro grande medico qualche mesi fa, ho assunto Ivermectina dal primo giorno. Il Covid, ripeto, è una malattia che può essere guarita senza intasare gli ospedali”.

Il presidente del comitato si espone elogiando quindi i medici che da due anni si trovano negli ospedali a curare i contagiati chiamandoli eroi: “Non è facile né ripagante”.

Padovan afferma che il Covid, una volta entrato nell’organismo, aiuta a guarire dalle prossime infezioni, e accusa chi ha insistito nel proporre “Tachipirina e vigile attesa”: “Quanti morti hanno sulla coscienza? Li hanno fatti morire a casa e a loro che sono morti soli voglio dedicare la mia piccola sofferenza”.

Padovan conclude con i ringraziamenti al medico Szumski, sostenendo che “solo col cuore si potrà vincere contro questi tecnocrati che vogliono portarci alla rovina”.

Ben diversa la posizione al riguardo del dottor Salvatore Cauchi, presidente regionale dello Snami (Sindacato nazionale autonomo medici italiani), che afferma: “L’Ivermectina è un farmaco che queste persone assumono a pieno rischio e pericolo loro. Mi risulta che si tratti di un antiparassitario per i cavalli, non c’è nessuna valenza scientifica sull’uomo”.

Cauchi sottolinea che non c’è stata nessuna sperimentazione e nemmeno tutti i classici passaggi che determinano l’assunzione sicura da parte dell’uomo, cosa che avviene solo come ultima fase, dopo un iter preciso, proprio per assicurare la sicurezza umana.

Per quanto riguarda la gestione del Covid, il presidente veneto dello Snami afferma che ogni caso è differente e che la cura dipende dai sintomi, anche se di base è fondamentale rivolgersi al proprio medico monitorando l’andamento dei sintomi e soprattutto valutare le eventuali patologie concomitanti: se ci sono sintomi più seri si inizia una cura antibiotica.

“Nel caso di complicanze sono i colleghi dell’Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) che vanno ad auscultare i polmoni dei pazienti direttamente a domicilio: non è vero che sono lasciati soli”.




Gino Quarelo

Povero Fabio ... peccato che tu sia stato:
no pandemia grave perché è solo una semplice e ordinaria influenza,
no inutile mascherina che non serve a nulla,
no chiusure, no restrizioni, no distanziamenti che non servono a niente se non a dissociare la socialità e a danneggiare l'economia,
no vax perché non serve e danneggia
e
no green pass perché serve solo alla dittatura sanitaria!
No no, sempre no e sempre contro, mi dispiace caro Fabio ma sei in grave errore.

Poi sull'ivermectina, usata positivamente anche sull'uomo per certe infezioni parassitarie e virali, che possa funzionare anche contro il covid19 in taluni soggetti non significa che sia un toccasana miracoloso per tutti, vi è da dire che il vaccino è assai migliore, previene di più il contagio, la gravità dell'infezione e ha meno effetti collaterali di breve e di lunga durata, come pure sono più che utili tutte le altre misure preventive come la mascherina, la pulizia e il distanziamento.
Peccato Fabio, hai dato un cattivo esempio assieme al tuo amico Szumski, avete esagerato e siete usciti dal seminato, dal sensato e a volte dal lecito.
Non credo che tuo padre possa essere fiero di te in questo caso.
Come uomini politici del venetismo e del Partito dei Veneti avete dimostrato inaffidabilità totale, irresponsabilità e incoscienza, io da veneto non voterei mai per dare un mandato politico a te Fabio e a Szumski.







Che cos'è l'Ivermectina?

https://www.humanitas.it/enciclopedia/p ... ermectina/

L'Ivermectina è un farmaco antielmintico. Uccide o promuove l'espulsione di vermi parassiti intestinali. In caso di strongiloidosi uccide il parassita, mentre in caso di oncocercosi uccide solo i vermi in fase di sviluppo, ma non quelli adulti.
A cosa serve l'Ivermectina?

L'Ivermectina è utilizzata per trattare la strongiloidosi causata dal nematode Strongyloides stercoralis e per tenere sotto controllo l'oncocercosi causata dal nematode Onchocerca volvulus.
A volte trova impiego anche per trattare altre parassitosi, incluse pediculosi e scabbia.

Come si assume l'Ivermectina?

L'Ivermectina si assume per via orale, in genere sotto forma di unica compressa da deglutire con acqua a stomaco vuoto. In caso di oncocercosi può però essere prescritta l'assunzione di nuove dosi 3, 6 o 12 mesi dopo il primo trattamento.

Effetti collaterali riconosciuti

Fra i possibili effetti avversi dell'Ivermectina sono inclusi:

capogiri
perdita dell'appetito
nausea
vomito
gonfiore o dolore allo stomaco
diarrea
costipazione
debolezza
sonnolenza
tremori incontrollabili
fastidi al torace
gonfiore di occhi, volto, braccia, mani, piedi, caviglie o polpacci
dolore alle articolazioni
gonfiore alle articolazioni
gonfiore e dolore alle ghiandole a livello si collo, ascelle o inguine
battito cardiaco accelerato
arrossamenti, lacrimazioni o dolori oculari
gonfiore delle palpebre o dell'occhio
strane sensazioni all'occhio

È bene contattare subito un medico in caso di:

febbre
vesciche o desquamazioni
rash cutaneo
orticaria
prurito

Avvertenze

Il trattamento della strongiloidosi con Ivermectina prevede almeno tre esami delle feci nei tre mesi successivi all'assunzione del farmaco per verificare l'efficacia della cura.

In caso di oncocercosi, il trattamento può causare capogiri e svenimenti quando ci si alza rapidamente. È bene fare particolare attenzione a questo aspetto.
Prima di iniziare ad assumere Ivermectina è necessario informare il medico:

di allergie al principio attivo o a qualunque altro farmaco
di medicinali, dei fitoterapici e degli integratori assunti, citando in particolare ansiolitici, psicofarmaci, anticonvulsivanti, miorilassanti, sedativi, farmaci per dormire o tranquillanti
se si soffre (o si è sofferto) di meningite, tripanosomiasi o disturbi che alterano il funzionamento del sistema immunitario
in caso di gravidanza o allattamento



Network Bibliotecario Sanitario Toscano
https://www.nbst.it/989-coronavirus-nuo ... covid.html

Ivermectina nei pazienti con infezione da SARS-CoV2
Ivermectina, effetti tossici
20 ottobre. NEJM. Toxic Effects from Ivermectin Use Associated with Prevention and Treatment of Covid-19
#NOVITÁ L'Oregon Poison Center ha ricevuto chiamate a un tasso di 0,25 al mese in tutto il 2020, fino alle 21 nel solo agosto 2021, sugli effetti tossici dell'ivermectina nelle persone che hanno usato il farmaco per la prevenzione o il trattamento di Covid-19. I sintomi includevano disturbi gastrointestinali, confusione, atassia e convulsioni e 6 delle 21 persone sono state ricoverate in ospedale.
28 luglio 2021. Cochrane library Ivermectin for preventing and treating COVID-19
Attualmente le prove sull'efficacia e la sicurezza dell'ivermectina per la prevenzione dell'infezione da SARS-CoV-2 e il trattamento di COVID-19 sono contrastanti.Lo studio Randomized, Double-blind, Multi Centre Phase II, Proof of Concept, Dose Finding Clinical Trial on Ivermectin for the early Treatment of COVID-19. COVER (COVid iVERmectin), di cui il promotere è IRCCS Sacro Cuore Don Calabria, Negrar di Valpolicella (Verona), ha come obiettivo valutare se l'ivermectina, somministrata alla dose di 600 mcg/kg o 1200 mcg/kg una volta al giorno per cinque giorni consecutivi è sicura nei pazienti con infezione SARS-CoV2 iniziale, asintomatica o paucisintomatica e se, somministrata al dosaggio trovato sicuro, riduce la carica virale di SARS-CoV2 al 7 ° giorno. L'ivermectina, un vecchio farmaco utilizzato per una vasta gamma di infezioni parassitarie e, in anni più recenti, con più ampie potenziali indicazioni, si è dimostrata efficace nel ridurre la carica virale del 99,98% in 48 ore in cellule coltivate in vitro infettate da SARS-CoV2.


L'ivermectina è un farmaco antielmintico ad ampio spettro costituito da una miscela di 22,23-diidroavermectina B1a + 22,23-diidroavermectina B1b
.
https://it.wikipedia.org/wiki/Ivermectina
È ampiamente utilizzato anche in campo veterinario per il trattamento di parassitosi negli animali.[6]
L'ivermectina è stata scoperta nel 1975 ed è entrata nella pratica medica nel 1981.[7]
Può essere assunto per bocca oppure applicato direttamente alla pelle, mentre si deve evitare il contatto con gli occhi. In campo dermatologico, sotto forma di crema cutanea, si usa per la cura della rosacea.
Durante la pandemia di COVID-19 il farmaco è stato al centro di diversi episodi di disinformazione in merito alla presunta efficacia dell'ivermectina nel trattamento della COVID-19: tali affermazioni sono, tuttavia, del tutto prive di fondamento scientifico ed al momento non esistono evidenze sufficienti a supporto dell'impiego del farmaco nel trattamento e nella prevenzione dell'infezione.
La scoperta a metà degli anni Settanta della famiglia delle avermectine (insetticidi usati principalmente nelle esche per formiche a uso domestico), da cui deriva l'ivermectina, si deve a Satoshi Ōmura dell'Università Kitasato di Tokyo e a William Cecil Campbell del Merck Institute for Therapeutic Research.
Ōmura identificò l'avermectina dal batterio Streptomyces avermitilis. Campbell purificò l'avermectina da colture ottenute da Ōmura e guidò gli sforzi che portarono alla scoperta del derivato più efficiente e di ridotta tossicità che prese il nome di ivermectina. Ivermectina fu messa in commercio nel 1981.
Metà del Premio Nobel per la medicina del 2015 è stato assegnato congiuntamente a Ōmura e Campbell per la scoperta dell'avermectina, «i derivati del quale hanno radicalmente abbassato l'incidenza della cecità fluviale e della filariosi linfatica, come pure per l'efficacia dimostrata contro un numero crescente di altre malattie causate da parassiti».
L'ivermectina è un antielmintico ad ampio spettro. Negli esseri umani viene utilizzata principalmente per trattare l'oncocercosi, ma è efficace anche contro altre infestazioni da vermi, come la strongiloidosi, l'ascaridiasi, la tricocefalosi, la filariosi e l'enterobiasi, e contro alcune malattie della pelle causate da parassiti, tra cui pidocchi del capo e scabbia, e per il trattamento della rosacea.
L'ivermectina uccide rapidamente le microfilarie, ma non i parassiti adulti. Di conseguenza per proteggere un individuo dall'oncocercosi è necessario che assuma una singola dose orale del farmaco ogni anno per tutta la durata della vita dei parassiti adulti (10-15 anni).


Ricerca

L'ivermectina è stata anche studiata come potenziale agente antivirale contro il virus chikungunya e la febbre gialla.

Un numero della rivista Cochrane ha trovato delle deboli prove del fatto che l'ivermectina possa ridurre le lesioni corioretinali e prevenire la perdita di vista in persone con oncocercosi.

Nel 2013, uno studio ha dimostrato che l'ivermectina è un nuovo ligando del recettore nucleare Farnesoide X, un target terapeutico per la steatosi epatica non alcolica.
Impiego nella COVID-19

A partire dal 2020 sono stati svolti alcuni studi per analizzare l'efficacia del farmaco contro il virus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia di COVID-19.

L'ivermectina ha dimostrato capacità in vitro di poter contrastare alcuni virus, tra cui il virus Zika, il West Nile, il poliomavirus BK, i virus Dengue e della febbre gialla e, per l'appunto, il SARS-CoV-2. Contro quest'ultimo, in particolare, agirebbe inibendo i trasportatori a livello della membrana del nucleo cellulare che importano le proteine virali all'interno del nucleo stesso. Le dosi impiegate per ottenere tali effetti sulle linee cellulari in vitro tuttavia risultano assai maggiori rispetto a quelle ritenute sicure per l'impiego nell'uomo. Secondo una revisione sistematica della Cochrane Collaboration, attualmente non vi sono prove sufficienti per suggerire l'impiego dell'ivermectina nel trattamento della COVID-19.

Nonostante gli stessi autori avessero indicato che si trattasse solo di studi preliminari e che l'efficacia nel trattare la malattia nell'uomo fosse ancora da valutare, tali ricerche hanno generato un ampio clamore mediatico: sono sorte varie associazioni dedite alla promozione dell'impiego dell'ivermectina per trattare la patologia, e si sono verificati numerosi casi di automedicazione che hanno portato ad episodi di intossicazione e morte. Il forte aumento delle prescrizioni in Australia ha indotto il governo a vietarne l'impiego off-label.
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Re: Il caso Szumski, no grazie, preferisco il buon Zaia!

Messaggioda Berto » gio feb 03, 2022 9:52 pm

«Temeva il vaccino». Il Covid stronca Paolo Picco, si era curato a casa seguendo un leader No vax veneto
Paolo Calia
1 febbraio 2022

https://www.ilmessaggero.it/salute/stor ... 75541.html

CONEGLIANO - Ha provato a curare il Covid a casa, senza essersi mai vaccinato, seguendo le indicazioni del sindaco di Santa Lucia di Piave e medico Riccardo Szumski, punto di riferimento per schiere di no vax. Quando le sue condizioni sono però peggiorate non ha potuto evitare il ricovero all’ospedale di Vittorio Veneto, dove nella notte di domenica è morto. Se n’è andato così Paolo Picco, 81 anni, volto notissimo di Conegliano. Era il presidente del Club Serenissima auto e moto storiche fondato nel 1988.

Paolo Picco morto, si era curato a casa da solo

Uno dei club più prestigiosi in Italia e il più grande del Veneto con gli oltre 1600 iscritti. Di recente si era anche occupato del salvataggio della Lancia Fulvia rimasta parcheggiata sempre nello stesso parcheggio di Conegliano per oltre 40 anni. Vicenda rimbalzata in tutta Italia.


LA MALATTIA
Il primo gennaio Picco ha cominciato ad avvertire dei sintomi che lo hanno spinto a fare un tampone. Il test lo ha fatto il giorno 5, risultando però positivo. Senza essere vaccinato, la sua scelta è stata di provare a curarsi a casa. Ha quindi chiesto l’aiuto di Szumski per le terapie a domicilio. Ma la situazione è velocemente peggiorata. L’11 gennaio è entrato nell’ospedale vittoriese, espressamente dedicato al Covid, in condizioni gravi. E di miglioramenti non ce ne sono stati: «Purtroppo con il Covid è andato tutto storto - racconta il figlio Alberto - le medicine monoclonali per le cure a casa sono arrivate tardi. E poi la situazione si è aggravata». Alberto ammette che il padre non era vaccinato: «Mio padre non era contro il vaccino - racconta - era solo incerto se farlo o meno, aveva una certa paura. Circa dieci anni fa aveva subito l’asportazione di un rene e questo gli aveva consigliato una certa prudenza. Lui non è mai stato contro nulla, ha sempre cercato di fare di tutto e di più. Difficile dire dove abbia preso il Covid, era sempre attivissimo e frequentava tante persone. Una vita sociale molto intensa. Sempre attivo e sempre pronto a trasmettere la sua positività che instancabilmente e lucidamente metteva in tutto quello che faceva. Non avresti detto che avesse 81 anni. Un vero vulcano».

LA VITA
Paolo Picco ha sempre avuto la passione per le auto e ha partecipato con successo a numerosi rally. Anche se risiedeva da tempo a Santa Lucia di Piave, comune di Szumski, era stato anche consigliere comunale di Forza Conegliano all’epoca del sindaco Floriano Zambon ed era socio del Lions Club Conegliano. Con il Club Serenissima Storico si era fatto carico dell’organizzazione dell’ultima edizione del Natale a Conegliano. «Purtroppo questo è un saluto che non avrei mai voluto fare - dice il sindaco Fabio Chies - ma ci tengo a dirti una cosa che ho nel cuore: grazie Paolo. Grazie per la tua gentilezza e per la cordialità, per la tua capacità di coinvolgere e di rendere tutti allegri, grazie per essere stato un punto di riferimento ed una persona al servizio della comunità e degli altri». «Era una bella persona, sempre disponibile e generosa - ha aggiunto l’ex primo cittadino Floriano Zambon - che sapeva trovare soluzioni e risolvere i problemi di chi si rivolgeva a lui». Picco lascia i figli Alberto, Donatella e Luisa e i fratelli Roberto e Carlo. Per sua espressa volontà, la cerimonia funebre si svolgerà in forma strettamente privata.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il caso Szumski, no grazie, preferisco il buon Zaia!

Messaggioda Berto » ven feb 04, 2022 5:44 pm

Il coordinamento nazionale amministratori locali "No Green Pass" scrive all’Anci regionale e nazionale: “Governo annulla le libertà personali, vogliamo chiarimenti”
4 febbraio 2022

https://www.qdpnews.it/comuni/treviso/i ... iarimenti/

Una richiesta di chiarimenti alle Anci Regionali e per conoscenza all’Anci Nazionale: è questo l’oggetto del documento inviato in questi giorni dal Coordinamento nazionale amministratori locali “No Green Pass”.

A far parte del coordinamento ci sono numerosi amministratori locali di tutta Italia, tra i quali il sindaco di Santa Lucia di Piave Riccardo Szumski.

Il primo cittadino infatti non ha mai fatto mistero della sua contrarietà alla gestione del Governo dell’attuale situazione nazionale e per questo risulta tra i componenti del coordinamento che esprime, in sintesi, l’assoluta contrarietà al Green pass e ai suoi derivati, “nella libertà di scelta di aderire al trattamento sanitario vaccinale, come prevede la Costituzione all’articolo 32”.

Il Coordinamento nazionale Amministratori locali “No Green pass” vuole essere baluardo delle libertà costituzionalmente sancite, tra cui la libertà e il diritto di ogni singolo cittadino al lavoro. Nel documento vengono perciò riportati alcuni articoli della Costituzione Italiana nei quali vengono sanciti i diritti alla libertà personale e al lavoro dei cittadini italiani, che secondo il coordinamento vengono lesi dalle disposizioni attuali messe in atto dal Governo. Inoltre, il coordinamento tramite questo documento ricorda all’Anci che i sindaci, nel momento del loro insediamento, hanno giurato sulla Costituzione Italiana.

“Le disposizioni governative emanate dal Governo Draghi che annullano le libertà personali dei cittadini ostacolando anche il diritto sacrosanto al lavoro, sono davvero conformi ai dettati costituzionali sui quali hanno giurato i sindaci? Ci aspettiamo che ANCI risponda alla nostra richiesta di chiarimenti” si legge nella nota firmata dal presidente Giuseppe Lauria e da tutti gli altri firmatari.

Qualora così non fosse, il coordinamento si dichiara “pronto a presentare simultaneamente, nei consigli comunali di tutto il territorio nazionale, un documento per porre direttamente l’interrogazione ai sindaci”.
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Il caso Szumski, no grazie, preferisco il buon Zaia!

Messaggioda Berto » gio gen 26, 2023 2:25 pm

Riccardo Szumski in pensione, in 1.300 alla festa: «Emozione dopo 2 anni difficili. Non era una festa no vax»
Milvana Citter
21 marzo 2022
https://corrieredelveneto.corriere.it/t ... 6602.shtml

Oltre 1.300 persone, gli amici, i suoi pazienti di una vita e gli sconosciuti che per festeggiarlo si sono fatti centinaia di chilometri. Il popolo di Riccardo Szumski si è riunito domenica a Santa Lucia di Piave per festeggiare il medico che, dopo 40 anni di servizio, a fine aprile andrà in pensione. Visibilmente emozionato è salito sul palco per ringraziali e per dire che non smetterà di curare i suoi pazienti.

Dottor Szusmki domenica si è trovato davanti una folla, se lo aspettava?
«No, sono rimasto sbalordito che tutte quelle persone fossero lì per me. C’è gente che è arrivata dal Trentino per mangiare un panino che si è portata da casa pur di farmi festa. È stata un’emozione incredibile. Mi hanno sommerso di lettere che, al di là di tanti giudizi, sono la testimonianza che ho fatto il mio mestiere. Mi hanno ripagato per la fatica, ma soprattutto per i tanti attacchi».

Chi erano quelle persone?
«Molti dei miei pazienti, ma anche persone che vivono lontano e mi hanno chiamato quando stavano male per il Covid. Mi hanno scritto lettere per ringraziarmi di esserci stato. Di aver risposto al telefono alle 10 di sera o il giorno di Natale. Mi dicono grazie perché non li ho lasciati soli. E poi c’erano anche quelli che mi sono sempre stati vicino anche se non sono stati male. Dicono che le mie parole hanno dato loro forza».

È stata una festa no-vax?
«Assolutamente no. E la prova è il fatto che in mezzo ai non vaccinati c’erano moltissime persone vaccinate. Tra le quali persone a me care, amici di una vita che hanno deciso di vaccinarsi. Non ho mai detto a nessuno di non farlo. E infatti ho vaccinato molti dei miei pazienti Perché io sono per la libertà. Ma libertà non è una politica sanitaria che si è dimostrata un ricatto, che ha costretto la gente a un marchio da esibire per lavorare e vivere. Uno strumento che sul piano sanitario non ha avuto alcun effetto e che in Italia ancora si mantiene».

Lei ha spesso contestato la politica sanitaria nazionale e regionale, perché?
«Perché quando chi è al comando fa terrorismo non aiuta i medici e non aiuta i pazienti. A noi medici, all’inizio della pandemia è stato detto di non andare a visitare i malati. Una cosa impensabile, folle. Io ci sono sempre andato e sono contento di averlo fatto. Ma ho sbagliato secondo questa politica che, anche di fronte alle evidenze, continua con misure assurde. Come estendere a dicembre l’obbligo vaccinale per i sanitari sapendo che metterà ulteriormente in difficoltà il sistema. Pur di non richiamare i sospesi, addirittura si pensa a far lavorare i medici ucraini senza abilitazione. Saranno anche più bravi di noi, ma è indubbio che per qualcuno le regole sono ferree per altri sono invece molto mobili».

Come sono stati questi ultimi due anni di carriera?
«Difficili. Mi hanno attaccato e deriso perché dicevo cosa che adesso dicono anche altri. Un esempio? Andrea Crisanti ora sostiene che bisogna vaccinare i fragili e lasciare che gli altri prendano il virus. Quando lo dicevo io, e dicevo che vaccinare tutti e pensare di far sparire il virus era una truffa, mi davano del matto. Sono stato deriso e chiamato “stregone” perché ho parlato di Invermectina, un farmaco che in Italia è per uso veterinario, ma che in altri Paese è stato regolarmente usato nella terapia contro il Covid. Quando è iniziato tutto io mi sono messo a studiare, per capire cosa facevano negli altri Paesi. Il mio maestro, il professor Gianfranco Panizza, quando ero appena laureato ed ero nel suo reparto di pediatria mi ha insegnato che non bisogna mai smettere di imparare da tutto e da tutti».

Secondo l’ordine dei medici che l’ha radiata, lei avrebbe messo a rischio la salute dei pazienti. Cosa dice?
«Provo grande amarezza perché io penso di aver fatto solo il mio dovere di medico. Credo che quella decisione sia stata un’esecuzione sommaria. Il procedimento è comunque ancora in essere. Il 28 aprile andrò in pensione, ma l’ambulatorio non lo chiudo. Sono un medico e non smetterò di curare».
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