Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:28 pm

Un'altro minimizzatore complottista è il povero Luca Odo Rizzi



Ad oggi in iddaGlia, +586 morti attribuiti a covid, per milione di abitanti. Stimando un contagio esteso al 60% dell'intera popolazione, siamo su percentuali di aumento della mortalità sul totale, molto molto basse. 586x100/600.000=+0,097%
Se proviamo a vedere cosa succede se il contagio stimato viene ridotto al 30% o al 10% dell'intera popolazione, questi sono i numeri:
586x100/300.000=+0,19%
586x100/100.000=+0,586%
Ma non vi viene il sospetto che ci stanno prendendo per il culo?




Gino Quarelo
Demenzialità complottiste, il regno dell'ignoranza assoluta.

Luca Odo Rizzi
Gino Quarelo non è il tuo giornale preferito? I numeri sono numeri e la matematica non è un'opinione. Vai a trollare qualcun'altro.

Gino Quarelo
Imbecille bugiardo. Irresponsabile individuo propalatore di informazioni insulse e deleterie.


Luca Odo Rizzi G
ino Quarelo metti la faccia coglione o sparisci.


Rudy De Faveri
chi insulta e non argomenta si assegna da solo una quarela ... o quarela ... quaquerela?



Luca Odo Rizzi
Gino Quarelo
sei solo un rimbambito. I dati sono presi dal corriere.it. Non ho falsificato nulla. Sparisci troll.


Gino Quarelo
L'articolo della Gabanelli è demenziale, falso e disinformante e tu propali demenze, non sei nemmeno capace di legge e di valutare quello che leggi. Se un individuo irresponsabile e inaffidabile.


Rudy De Faveri
parole parole parole ... e insulti Gino Quarelo


Gino Quarelo
La % dei morti o il tasso di mortalità va calcolata sul numero dei contagiati accertati e non sulla totalità della popolazione per capire la gravità o meno dell'epidemia.
Che poi i contagiati reali possano essere in una certa misura ancora da accertare superiori ai contagiati accertati non cambierebbe molto il tasso mortalità che resterebbe grave/molto alto e di gran lunga superiore a quello delle normali influenze stagionali.
Se poi per ipotesi il numero dei contagiati si estendesse al 60% della popolazione che in Italia sarebbe di 36milioni (su 60milioni) a un tasso di mortalità del 10% sarebbero 3,6milioni di morti, al 5% sarebbero 1,8milioni di morti, al 1% 360mila morti.



Luca Odo Rizzi
Gino Quarelo vedo che ti sei risposto da solo e che non capisci un cazzo di percentuali. +586 morti rispetto all'anno scorso stesso periodo. (Dati corriere.it) Invece facciamo come fai tu ma con i numeri giusti. Supponiamo che siano veri tutti i "30.000" morti da covid in iddaGlia? Al 60% di contagiati?
30.000x100/36.000.000=0,83% di mortalità. "Questa è la PANDEMIAAAAA"?



Gino Quarelo
Gino Quarelo Tu 0 in aritmetica, matematica e statistica ma 10 e lode in demenzialità complottista.


Gino Quarelo Dare la % dei morti per milione di abitanti e non per il numero dei contagiati è una menzogna, una demenzialità da irresponsabili, una falsificazione criminale della realtà che porterebbe alla diffusione esponenziale del contagio e quindi anche del numero dei morti e del relativo tasso di mortalità, sia rispetto ai contagiati che rispetto alla totalità della popolazione.
La Gabanelli è un personaggio orrendo che mistifica e manipola l'informazione a danno della gente, specialmente dei meno accordi e dei più mentalmente debilitati e meno attrezzati, la xe n'esere skifoxo.


Il covid ha aumentato la mortalità in Italia del 49 per cento
Pierre Haski
4 maggio 2020

https://www.internazionale.it/liveblog/ ... dati-istat

L’Istituto nazionale di statistica (Istat) e l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) hanno pubblicato un nuovo rapporto sulla mortalità in Italia, prendendo in esame i dati della mortalità totale, cioè per qualsiasi causa, nei primi tre mesi del 2020 in 6.866 comuni, pari all’87 per cento dei 7.904 comuni italiani. È la prima volta che l’Istat fornisce questi dati riferiti a un numero così elevato di comuni.

Considerando il mese di marzo è stato registrato un aumento medio nazionale del 49,4 per cento dei decessi per tutte le cause. Prendendo il periodo che va dal primo decesso covid-19 segnalato al sistema di sorveglianza, il 20 febbraio, fino al 31 marzo, le morti sono passate da 65.592 (media del periodo tra il 2015 e il 2019) a 90.946, nel 2020. L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54 per cento erano persone con diagnosi accertata di covid-19.

Nel primo trimestre dell’anno, la mortalità direttamente attribuibile al covid-19 è stata di circa 13.700 decessi. Ci sono poi altri 11.600 morti per le quali al momento si possono ipotizzare tre possibili cause:

L’aumento dei decessi non è distribuito in modo uniforme, ma è concentrato nelle aree più colpite dall’epidemia. Il 91 per cento dell’eccesso di mortalità riscontrato a livello nazionale a marzo si concentra in 37 province dell’Italia del nord più Pesaro e Urbino. Nell’insieme di queste province, i decessi per tutte le cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo. Ma in alcune province la mortalità in eccesso è stata ancora più elevata: Bergamo (568 per cento), Cremona (391 per cento), Lodi (371 per cento), Brescia (291 per cento), Piacenza (264 per cento), Parma (208 per cento), Lecco (174 per cento), Pavia (133 per cento), Mantova (122 per cento), Pesaro e Urbino (120 per cento).

Nelle aree a media diffusione dell’epidemia (35 province concentrate soprattutto nel centro-nord) l’aumento delle morti per tutte le cause, sempre tra il 20 febbraio e il 31 marzo, è molto più contenuto, passa da 17.317 a 19.743 (2.426 in più rispetto alla media 2015-2019). Nelle aree a bassa diffusione del virus (per lo più del centro e del sud) i decessi del mese di marzo sono mediamente inferiori dell’1,8 per cento rispetto alla media dei cinque anni precedenti. A Roma il calo dei decessi è stato ancora più pronunciato, pari a -9,4 per cento.

La letalità più elevata, conferma l’Istat, si riscontra tra gli uomini in tutte le fasce di età, a eccezione della fascia 0-19 anni. Nel 34,7 per cento dei casi segnalati è presente almeno un’altra malattia tra quelle cardiovascolari e respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche e oncologiche, obesità, malattie renali o altre patologie croniche.



Luca Odo Rizzi
Gino Quarelo vedi che non capisci un cazzo? Io inizialmente ho dato "la percentuale dell'aumento della mortalità" in iddaGlia rispetto all'anno scorso. Poi sono sceso al tuo livello per farti vedere i numeri effettivi. Anche se non serve a nulla per un povero troll come te, i dati mondiali sono questi: 250.000 morti totali su 4.200.000.000 di contagiati. Questa è la percentuale di mortalità effettiva mondiale. 250.000x100/4.200.000.000=0,0059% di mortalità. Sempre su un ipotesi di contagio al 60%. A mai più idiota.

Gino Quarelo
Se non si fossero prese le misure di contenimento della diffusione del virus e del contagio, lasciandolo libero per sviluppare l'immunità di gregge senza preoccuparsi di quanti sarebbero potuti morire, la percentuale dei morti potrebbe essere di 10/20 volte maggiore.



Gino Quarelo
Coronavirus nel Mondo
http://www.salute.gov.it/portale/nuovoc ... menu=vuoto

Globale

3.356.205 casi confermati nel mondo dall'inizio dell'epidemia
238.730 morti



Gino Quarelo
3,3 milioni di contagiati accertati e non 4,2miliardi come scrivi tu.


Gino Quarelo
Chi sarebbe l'idiota?

Luca Odo Rizzi
Ma bravo. Se non controlli tutti, come fai a sapere il numero esatto dei contagiati? Vai a stime e statistica e ci sono gli uffici appositi per questo. Il dato ufficiale è che il contagio coinvolge il 60% delle persone. Ma se vuoi, puoi anche divertirti tutto il giorno con la calcolatrice fino a far uscire i numeri che vuoi tu.

Gino Quarelo
Se i venetisti sono tutti come te povero Veneto!


Luca Odo Rizzi
Gino Quarelo par fortuna che ghe xe ancora Veneti che xe boni de fare i conti alora. Purtropo ghemo visto che i iddaGlianisti xe on poco carenti. Sarà parchè co le prove invalsi che i se ritrova, i ghe ga regalà la maturità, o forse parchè le scienze classiche no xe tuto. I magiori filosofi Greci jera anca dei MATEMATICI. Saluti.


Gino Quarelo
Le persone sensate che leggeranno questo post non avranno dubbi su a chi assegnare il tapiro dell'idiozia.

Luca Odo Rizzi
Gino Quarelo tranquillo. No ghe xe proprio problemi. Anche parchè se vede che non te si on privato. No te si gnanca bon de fare i conti. Un consiglio vai a osservare cantieri che ti riesce meglio.

Gino Quarelo
Tutti siamo potenzialmente delinquenti però i poliziotti non arrestano tutti ma solo i sospettati e i giudici condannano solo chi risulta dalle prove accertate essere il responsabile.
Le statistiche sulla delinquenza non riportano il dato ipotetico che tutti siamo potenzialmente delinquenti ma solo il dato reale dei delinquenti accertati.

Luca Odo Rizzi
Gino Quarelo ma la medicina lavora su dati statistici a campione. E quà se vede quanto che te si IGNORANTE. Ciaooooo ebete.


Luca Odo Rizzi
AVETE QUALCUNO PER DARE A RIPETIZIONI DI MATEMATICA AL TROLL GINO QUARELO? ME PARE ALQUANTO SCARSETO. QUANDO CHEL GA TORTO MARSO EL DEVENTA OFENSIVO, MA EL VOE COMUNQUE AVER RAXON!!! EL ME PARE UN HATER DA TASTIERA PROFONDAMENTE IGNORANTE E ON POCO RIMBA. IN ALTERNATIVA GAVIO MIGA DEI CANTIERI DA FARGHE VEDARE...TANTO DA FARGHE FARE QUALCOXA???




La scienza, quella vera e buona si esprime sempre e solo attraverso i dati accertati e mai sulla base di supposizioni, se mancano i dati non si pronuncia.
Se si chiede alla scienza quanti sono i contagiati d Covid-19, essa ti risponderà così: i
contagiati accertati sono TOT e quelli non accertati non lo sappiamo, oppure presumiamo che possano essere X di quelli accertati, sulla base di considerazioni varie tra cui casi di epidemia precedenti, altri calcoli di varia natura, campionature sodaggio ecc..
Però il dato certo per la scienza resta sempre e solo quello accertato e non altri.
Supposizioni




Coronavirus, Borrelli shock: ecco quanti sono realmente gli italiani contagiati
24 mar 2020

https://www.money.it/Coronavirus-Borrel ... contagiati

Coronavirus: in totale sono 63.927 i pazienti contagiati in Italia (tra quelli a cui è stato effettuato il test), ma il numero - come spiegato dal responsabile della Protezione Civile, Angelo Borrelli - potrebbe essere molto più elevato.

L’ultimo bollettino della Protezione Civile ci dice che ad oggi sono 50.418 i pazienti contagiati da Coronavirus in Italia, con il numero dei decessi salito a quota 6.077; i pazienti guariti sono 7.432.

Complessivamente, quindi, dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus in Italia sono 63.927 le persone che hanno contratto il virus Sars-Cov-2.

Questi, però, sono solo i casi accertati ovvero le persone a cui è stato riscontrato il contagio dopo il test con il tampone. Come noto, però, non è possibile sottoporre al test da Coronavirus tutta la popolazione italiana ed è per questo che il numero dei casi reali potrebbe essere molto più elevato rispetto ai dati ufficiali.

A confermare questa ipotesi è stato lo stesso capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, in un’intervista rilasciata a La Repubblica con la quale ha svelato quelli che potrebbero essere i veri numeri del contagio da Coronavirus.

Un’ipotesi che potrebbe spiegare il perché del tasso di mortalità così alto in Italia, visto che in realtà i contagiati potrebbero essere molti di più rispetto ai 63.927 casi accertati. Ma di quanto questo numero si discosterebbe dalla realtà? Ecco quanto dichiarato in merito da Borrelli.
Coronavirus: quanti potrebbero essere realmente i contagiati in Italia

Secondo quanto dichiarato da Borrelli, la gravità della situazione in Italia è data dal fatto che fin dall’inizio ci sono stati “comportamenti pubblici che hanno alimentato il problema nazionale”, rendendolo più grave di quanto in realtà già non fosse.

A tal proposito il capo della Protezione Civile ha riportato alcuni esempi, come quello della comitiva del Lodigiano che in data 23 febbraio è andata ad Ischia, “portando il Coronavirus anche sull’isola”. Comportamenti poco corretti che potrebbero aver portato ad un aumento sensibile dei contagi, con i numeri reali che rischiano di essere molto più alti rispetto a quelli accertati.

Nel dettaglio, secondo Borrelli è molto credibile la teoria per cui esista un rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti. Questo significa che per ogni contagiato accertato con il tampone, ce ne sarebbero altri dieci ai quali però non è stato sottoposto il test. Asintomatici, ma anche persone che si sono ammalate ma che non avendo presentato complicazioni non sono state sottoposte al test da Coronavirus.

Secondo Borrelli, quindi, il numero dei contagiati in Italia potrebbe essere più impressionante di quanto già non sia: 600 mila persone, di cui solo il 10% certificate.
Coronavirus: le percentuali sui decessi sono errate?

Tenendo conto di questa teoria è molto probabile quindi che il tasso di mortalità del virus, tenendo conto solamente del territorio italiano, non corrisponda alla realtà.

Borrelli ne è consapevole e conferma di essersi posto il problema.

Che senso ha dare i dati sul numero dei positivi ogni giorno se si ha la consapevolezza che questi non corrispondono alla realtà? Un dubbio legittimo, ma il capo della Protezione Civile non intende comunque sospendere il consueto appuntamento delle 18:00. “È vero, possono essere dei dati imperfetti, ma dal primo giorno ho assicurato che avrei detto la verità.” ha dichiarato Borrelli.

“Se ci fermassimo adesso ci accuserebbero di nascondere le cose”, ha poi concluso.

Fatto sta che il tasso sui decessi, che preoccupa così tanto se non altro perché superiore a quello di altri Paesi, sembra essere errato. Ad oggi, infatti, il tasso di mortalità accertato è di circa il 10%; ma se considerassimo un numero molto più alti di contagiati - come ad esempio i 600 mila casi ipotetici indicati da Borrelli - questa percentuale si abbasserebbe notevolmente, superando appena l’1%.



"I numeri ufficiali sottostimati: almeno 11 milioni i contagiati"
Valentina Dardari - Lun, 30/03/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 47863.html

Foresti: “I numeri ufficiali sono sottostimati”. Più contagiati vuol dire anche più guariti ormai immuni

Il coronavirus potrebbe aver provocato in Italia un numero di contagiati superiore agli 11 milioni. I numeri sarebbero di molto sottostimati. Se questa cifra fosse vera, più contagiati vorrebbe anche dire più guariti che ormai sono immuni al virus.

Che i numeri ufficiali, che dipendono dai tamponi fatti, fossero non esatti, si sospetta già da qualche giorno. Ma quanto siano lontani dalla realtà è ancora un mistero.


Coronavirus: oltre 11 milioni i contagiati reali

Come riportato da il Corriere, nei giorni scorsi Luca Foresti, ad del Centro Medico Santagostino, e Claudio Cancelli, primo cittadino di Nembro, comune nella Bergamasca, avevano dimostrato che i decessi da coronavirus erano almeno quattro volte quelli ufficiali. Adesso però è arrivato un dato allarmante, e cioè quello riferito ai contagi che sarebbero addirittura oltre gli 11 milioni. Foresti ha spiegato che secondo i suoi calcoli “gli italiani che hanno contratto il virus al 27 marzo sono almeno 11 milioni e 200 mila. Visto che i casi accertati alla stessa data con i tamponi sono 86.498, significa che stiamo vedendo lo 0,7% dei contagiati reali. E questo succede perché oggi, soprattutto in Lombardia, facciamo i tamponi solo ai sintomatici sufficientemente gravi. Mentre non li facciamo ai sintomatici che stanno a casa, ai medici poco-sintomatici che continuano a lavorare e agli asintomatici”.

Per arrivare a questa stima è partito dalla letalità del coronavirus, circa l’1%. Anche se nel nostro Paese sembrerebbe più alta. “Ci sono due gold standard che lo mostrano: il caso della nave da crociera Diamond Princess, dove è stato possibile testare tutta la popolazione, e quello della Corea del Sud, che ha fatto un numero enorme di test. In Corea la letalità è risultata più bassa che sulla nave perché i coreani sono giovani e questo virus è pericoloso soprattutto per le persone anziane: se lo applichiamo all’Italia, con le fasce di età dei suoi abitanti, risulta un tasso di letalità leggermente più alto, intorno all’1,2%” ha spiegato.


Moltissimi gli asintomatici

E qui entrano in gioco il comune di Nembro e il suo sindaco. Il paese è uno tra quelli maggiormente colpiti dal Covid-19. I decessi reali sarebbero 120, come riportato dai calcoli del primo cittadino e di Foresti, ben 4 volte superiori ai dati ufficiali. Il perché è presto detto: chi è morto nella sua abitazione o in casa di riposo non è stato sottoposto al tampone per accertarne la positività al virus. E quindi non è rientrato nella statistica ufficiale. Se questi sono l’1,1% dei contagiati, vuol dire che le persone infettate sono 11mila. Probabilmente senza neanche essersene accorte perché asintomatiche. Il numero corrisponde agli abitanti del comune della Val Seriana. Lo stesso calcolo è stato poi riferito a tutto lo Stivale. Il 27 marzo le statistiche ufficiali parlavo di 9.134 decessi. Moltiplicandoli per quattro si arriva a 36.536 morti. Se anche qui prendiamo in considerazione che il numero di decessi corrisponde all’1% dei contagiati, si arriva a 3.653.600 soggetti contagiati. Perché quindi più di 11 milioni?

Foresti fortunatamente spiega anche questo: “Perché sappiamo che il tempo medio che passa tra quando una persona viene contagiata e quando muore sono 23 giorni. Nel frattempo però le infezioni continuano a diffondersi. Quindi 3.653.600 è il numero di contagiati di 23 giorni prima. Stimando un aumento medio dei contagi del 5% al giorno, si arriva a 11.222.119”. L’aumento medio del 5% è stato ottenuto tenendo conto delle norme adottate per contenere la diffusione del coronavirus. Negli ultimi giorni i morti ufficiali hanno avuto una crescita di circa il 10% al giorno, ciò significa che 23 giorni prima anche i contagi aumentavano del 10% al giorno.

Il giusto calcolo potrebbe essere confermato “testando la popolazione o campioni rappresentativi della popolazione con le analisi sierologiche, ma il calcolo è solido. I numeri di decessi e positivi che vediamo ufficialmente sono solo la punta dell’iceberg rispetto a quelli reali”. Per Forensi sono solo due le vie da seguire. La prima è quella di trovare tutti i positivi e isolarli. Allo stesso tempo individuare anche chi è già guarito dal virus ed è adesso immune, pur non sapendolo. L’altra è iniziare a far uscire dalle proprie abitazioni i soggetti meno a rischio. Mantenendo ancora in casa le persone a rischio e quelle sopra i 65 anni. Molti quindi avrebbero contratto il Covid-19 e ne sarebbero guariti senza neanche accorgersene.


Perchè più pericoloso di Sars e asiatica

Proprio questo lo rende così pericoloso e mortale, molto più rispetto ad altre epidemie del passato. “La Sars era più letale e meno virale e quindi permetteva di individuare meglio chi era malato e isolarlo. La stessa cosa è successa con l’asiatica che è arrivata in Italia negli anni 60: chi ne era contagiato si ritrovava subito con la febbre a 40, quindi rimaneva a casa e non diffondeva l’epidemia. Il Covid-19 è poco letale per una parte della popolazione che spesso lo porta in giro senza saperlo. Ma è troppo letale per un’altra parte della popolazione e quindi causa un alto numero di morti e un grandissimo problema sanitario” ha infine spiegato Foresti.



Coronavirus: quanti sono davvero i contagiati? In Italia sarebbero 3 milioni
Agnese Codignola
8 apr 2020

https://ilfattoalimentare.it/coronaviru ... talia.html

I casi di Covid-19 diagnosticati nel mondo sono circa il 6% del totale dei contagiati reali, e questo dipende, in larga misura, dal fatto che non si fanno abbastanza tamponi. Ciò significa che il numero reale è di diverse decine di milioni. Lo sostengono gli statistici dell’Università di Gottinga in Germania, che hanno pubblicato su Lancet Infectious Diseases le loro analisi sui dati di decine di paesi che tengono conto della mortalità rispetto ai casi identificati, delle infezioni confermate e dei decessi al 17 e al 31 marzo, e su questi dati propongono stime molto significative.

Laddove si fanno più test, infatti, si scopre che la prevalenza dell’infezione da coronavirus, cioè la quantità di positivi rispetto alla popolazione, è molto più alta rispetto a quanto sembra nei paesi dove se ne fanno di meno. Questi ultimi, però, sono anche quelli dove la situazione è peggiore, probabilmente perché si sottovaluta la diffusione del virus.

Così la Germania, paese nel quale la mortalità è bassa (meno di un migliaio di decessi), ha effettuato più test e scoperto il 15,6% di tutti i casi, mentre l’Italia ne ha scoperti solo il 3,5%, la Spagna l’1,7%, gli Stati Uniti l’1,6% e la Gran Bretagna l’1,2%. Al contrario, la Corea del Sud sembra aver individuato praticamente metà di tutti i casi presenti, il Giappone un quarto, la Norvegia, che intende allentare il lockdown già nei prossimi giorni, il 37,7%. In numeri assoluti, secondo le proiezioni la Germania al 31 marzo avrebbe avuto circa 460.000 casi, l’Italia tre milioni, la Spagna cinque, la Gran Bretagna 2,5 e gli Stati Uniti dieci milioni. Negli stessi giorni, uno studio della Johns Hopkins University di Baltimora fissava in 900.000 i casi globali accertati, a conferma dell’ampia sottostima che sta interessando tutto il mondo.

I paesi differiscono molto, poi, quanto a percentuale di popolazione infettata da coronavirus: se in Italia siamo al 5%, in Spagna siamo al 12,2%, negli Stati Uniti al 3,5, in Turchia al 13,2%, in Corea del Sud allo 0,04%.
La mortalità, invece, oscilla ma è più o meno sempre attorno all’1% di coloro che sono infettati: in Italia è allo 1,38%.
La conclusione dei ricercatori tedeschi è un invito a uniformare i conteggi degli infettati, dei deceduti, le percentuali di controlli rispetto alla popolazione, ogni parametro che descriva la malattia, perché solo così si potranno programmare interventi più omogenei e, soprattutto, facili da verificare per identificare i migliori.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:29 pm

Il complottismo demo-pluto-giudaico-massonico nel mondo venetista è piuttosto diffuso sia a destra che a sinistra.

Nel periodo del Covid-19 vanno per la maggiore le teorie complottiste che vedono protagonisti i virologi con i loro presunti traffici di virus e i laboratori segreti e illegali di ricerca militare sulle armi biologiche di distruzione di massa.
A questi vanno aggiunti i grandi ricchi industriali e capitalisti come Bill Gates (oltre ai soliti banchieri ebrei) che speculerebbero sui vaccini per vantaggi personali e di potere oligarchico sul mondo, a danno della salute e della libertà delle varie popolazione della terra.
Da inserire nell'elenco dei motivi tradizionali quali le scie chimiche e le manipolazioni del clima per controllare la coscienza e la volontà della gente.


L'ignoranza e il sottosviluppo intellettivo inibiscono la capacità critica e la formazione del criterio dei giudizio/riconoscimento e di valutazione del bene e del male, producono fideismo idolatra e demenziale complottismo/sospettismo, vedono il male ovunque specialmente dove non c'é e scambiano il bene per il male e viceversa. I complottisti sono generalmente incapaci di leggere correttamente la storia nella sua complessità e semplicità, non sono in grado di riconoscere le responsabilità dei vari protagonisti e tendono al vittimismo e a cercare dei capri espiatori.


Teoria del complotto, del sospetto e del cospirazionismo
https://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_del_complotto
Una teoria del complotto (o teoria della cospirazione) è una teoria che attribuisce la causa di un evento, o di una catena di eventi (in genere politici, sociali o talvolta anche naturali), a un complotto.
Si tratta in genere di teorie alternative più complesse ed elaborate rispetto alle versioni fornite dalle fonti ufficiali e critiche nei confronti del senso comune o della verità circa gli avvenimenti comunemente accettata dall'opinione pubblica. Tali ipotesi non sono provate per definizione, dal momento che cesserebbero di essere "teorie", e vengono spesso elaborate in occasioni di eventi che suscitano forte impressione nell'opinione pubblica, come ad esempio eventi tragici legati alla morte di personaggi più o meno famosi o grandi disastri civili e ambientali, o atti terroristici, a volte anche per effetto dell'ampia diffusione e trattazione da parte dei mass media.



Cosa spinge le persone a diventare complottiste, secondo la scienza

https://www.rivistastudio.com/cosa-spin ... plottiste/

Negli ultimi mesi si sta parlando molto di teorie complottiste, di post-truth e di fake news, e di come la loro diffusione sta influenzando il clima politico. Tuttavia si sa ancora relativamente poco di che cosa spinga, esattamente, le persone a diventare complottiste. Uno dei rari studi in questo campo è stato pubblicato recentemente da due psichiatri britannici, Daniel Freeman dell’università di Oxford e Richard P. Bentall dell’università di Liverpool: intitolato “The concomitants of conspiracy concerns” e apparso sulla rivista scientifica Social Psychiatry and Psychiatric Epidemiology, la ricerca esamina i tratti comuni tra le persone complottiste ed eventuali comorbidità con altre patologie.

I due psichiatri hanno analizzato i dati su un campione di circa 5.600 individui residenti negli Stati Uniti, precedentemente raccolti dalla “National Comorbidity Survey-Replication”, una rivelazione statistica di spettro ampio sull’incidenza di patologie e disturbi della personalità nella popolazione generale che include anche varie informazioni sul background sociale e personale degli intervistati. Poi hanno isolato i dati relativi agli individui che si dicevano «convinti che molte cose nel mondo sono influenzate da complotti» e hanno provato a capire che cosa li accomuna. Freeman ha raccontato il risultati in un articolo divulgativo sul Guardian: i complottisti, spiega, sono prevalentemente maschi single provenienti da bassi livelli socio-economici; tendono a soffrire, molto più della popolazione generale, di disturbi dell’ansia e di deficit dell’attenzione, di fare abuso di alcol e di droghe. Tutte situazioni che, si spiega, spesso contribuiscono a una bassa autostima.

Un altro tratto più prevalente nei complottisti, prosegue, sta nel fatto che «i loro network sociali sono più deboli (spesso, per esempio, dicono di non potersi affidare ad amici e familiari nei momenti difficili) e faticano maggiormente a mantenere delle relazioni umane». Inoltre i due ricercatori hanno rilevato una frequenza maggiore di un’infanzia difficile, segnata da forti contrasti coi genitori. «La nostra opinione è che la bassa autostima, la dimensione ridotta dei network sociali e la marginalizzazione che abbiamo osservato in gran parte del campione americano crea un terreno fertile per la mancanza di fiducia nei confronti dell’autorità: sentendo che la società le ha rifiutate, queste persone imparano a respingere i convincimenti che la società condivide».

Per questo genere di individui, l’abbracciare teorie complottiste ha anche un effetto consolatorio, spiega lo spichiatra: «A breve termine, è una mentalità che porta i suoi benefici: al posto dell’ansia e dell’incertezza, siamo infusi da quella che sembra conoscenza. La nostra autostima ferita riceve un’iniezione di fiducia, perché abbiamo l’impressione di fare parte di una piccola minoranza che sa quello che sta succedendo veramente. E grazie all’internet possiamo connetterci con altre anime simili a noi e tutto d’un tratto ci sentiamo parte di una comunità».



Il caso di Bill Gates un uomo buono che ha contribuito grandemente al progresso dell'umanità con le sue innovazioni informatiche e che usa parte della sua immensa ricchezza (accumulata senza rubare niente a nessuno ma facendo solo che del bene) per sviluppare iniziative benefiche, caritevoli e di solidarietà umana e civile. E stranamente non è neanche ebreo.



Bill Gates ha causato il coronavirus, secondo questi teorici del complotto
Fiammetta Rubini
24 Aprile 2020

https://www.money.it/Coronavirus-piano- ... -complotto

Bill Gates ha previsto la pandemia di coronavirus nel 2015 e ha stanziato 250 milioni di dollari per trovare un vaccino. Questi due elementi, insieme al fatto di essere uno degli uomini più ricchi del mondo, lo hanno messo al centro di bizzarre teorie del complotto sul coronavirus.

Secondo queste, Bill Gates è responsabile della pandemia, capo di un’élite globale si è unita per creare il coronavirus per trarre profitto personale dal vaccino e per usare la malattia come pretesto per sorvegliare la popolazione globale.

Le teorie della cospirazione su Bill Gates creatore del coronavirus sono diventate così popolari che hanno superato addirittura un’altra grande teoria di questo periodo, ossia che il 5G è la causa del coronavirus.


Perché Bill Gates avrebbe creato il coronavirus

Il collegamento tra Bill Gates e diffusione del coronavirus nel mondo non è del tutto nuovo. Già a fine gennaio negli ambienti ultra conservatori e tra i teorici della cospirazione ha preso piede la teoria che affermava che il co-fondatore di Microsoft sapesse da tempo che sarebbe arrivata la pandemia. In un articolo si riportava che la Bill and Melinda Gates Foundation aveva tenuto una simulazione di pandemia a fine 2019. Da qui si è poi cercato di trovare collegamenti tra i grossi investimenti della fondazione Gates nella lotta contro le pandemie globali e una presunta preconoscenza del virus da parte di Gates.

In un TEDTalk del 2015 infatti l’imprenditore ha avvertito che il pericolo maggiore per l’umanità non era la guerra nucleare ma un agente patogeno che avrebbe potuto minacciare la vita di milioni di persone.

Ed è così che i complottisti si sono convinti che l’imprenditore miliardario abbia pianificato lo scoppio della pandemia per avere il controllo del sistema sanitario globale.

Bill Gates padrone dell'OMS: è il finanziatore più potente dopo gli Stati Uniti

Queste idee bizzarre hanno preso piede nella destra conservatrice man mano che Gates appariva come contrappeso vocale al presidente Trump. Per settimane Bill Gates ha occupato talk show e pagine dei giornali parlando dello sviluppo del vaccino, dei finanziamenti alla ricerca e di possibili soluzioni per gli Stati Uniti per uscire presto dall’emergenza. E tutto ciò non tralasciando di nominare Trump e criticare le sue mosse tra cui quella di tagliare i finanziamenti all’OMS.

Una delle convinzioni più popolari tra i complottisti della rete è che lo scopo di Bill Gates, che ha proposto “certificati digitali” per tracciare i casi positivi al virus, sia quello di sorvegliare la popolazione impiantando microchip.


Le teorie contro Gates favoriscono i no-vax

Bill Gates si è rifiutato di commentare le buffe teorie contro di lui, ma Mark Suzman, amministratore delegato della Bill & Melinda Gates Foundation, ha affermato che “è angosciante che ci siano persone che diffondono disinformazione in un momento in cui tutti dovremmo collaborare e salvare vite”.

Claire Wardle, direttore esecutivo di First Draft, un’organizzazione che combatte la disinformazione online, ha detto che queste teorie su Bill Gates possono danneggiare soprattutto l’opinione della gente su un futuro vaccino contro il coronavirus. “Questi racconti possono dare il via a campagne online coordinate e sofisticate che portano le persone a convincersi di non assumere il vaccino contro il coronavirus” ha detto.

Le teorie sono state amplificate da personaggi come Robert F. Kennedy Jr., figlio dell’ex senatore Robert F. Kennedy, che porta avanti campagne no-vax spacciandosi come difensore della salute dei bambini. Sulla sua pagina Instagram Kennedy ha dichiarato che Bill Gates spinge i vaccini per favorire i propri interessi.


Gates è il bersaglio n. 1 dei cospirazionisti: sorpassa perfino la bufala Covid-5G
Studio del New York Times insieme a Zignal Labs: il fondatore di Microsoft è ormai il nuovo George Soros nella selva di complottismi e teorie strampalate sulla diffusione del coronavirus
di SIMONE COSIMI
20 aprile 2020

https://www.repubblica.it/tecnologia/so ... 254516815/

ORMAI lo sanno anche i sassi: una delle più precise e inquietanti previsioni di quanto sta accadendo è firmata da Bill Gates. Il patron e cofondatore di Microsoft, colosso informatico che ha definitivamente lasciato da poche settimane, tenne infatti un breve ma fulminante intervento a un evento Ted del marzo 2015 intitolato "La prossima epidemia? Non siamo pronti". Nel suo discorso l'inventore di Windows raccontava che se nel 2014 avevamo evitato un'orribile epidemia globale di ebola con molta fortuna e grazie a migliaia di operatori sanitari che si erano immolati in contesti incredibilmente drammatici, in futuro sarebbe potuto capitare qualcosa di peggiore per cui non avevamo ancora compiuto le giuste scelte sanitarie. Quel virus è arrivato, si chiama Sars-CoV-2, provoca una sindrome battezzata Covid 19 e ha già ucciso 165 mila persone nel mondo.

Secondo un'indagine condotta dal New York Times insieme a Zignal Labs, una società specializzata nell'analisi dei media, proprio Gates - colui che ci aveva avvisato per tempo e i cui consigli avremmo forse dovuto seguire - è diventato nelle ultime settimane il principale bersaglio delle teorie cospirazioniste che circolano sui social media così come in tv. Ce n'è un po' per tutti i gusti: lo si accusa di aver fabbricato in laboratorio il Covid 19 (che non è il virus ma la malattia, vale la pena ripeterlo per maggiore chiarezza) così da poter speculare su un vaccino, di far parte della solita società internazionale che intende sterminare l'umanità resuscitando perfino i suoi rapporti con l'ex magnate suicida condannato per pedofilia Jeffrey Epstein o di voler costruire una società basata sulla sorveglianza sfruttando la scusa della pandemia per impiantare microchip in mezzo mondo. Il 64enne imprenditore, che già lo scorso gennaio aveva donato 10 milioni di dollari per la ricerca di un vaccino tramite la sua Bill & Melinda Gates Foundation appena aumentati a 250 milioni, stimola la fantasia dei più audaci e ridicoli dietrologi perfino più di un'altra panzana fra le più spinte degli ultimi tempi: quella che rintraccerebbe un collegamento fra Covid 19 e la diffusione del nuovo standard 5G per la telefonia cellulare.

Secondo il NYTimes e Zignal Labs teorie che accomunano Gates al virus hanno avuto 1,2 milioni di menzioni in tv e sui social media fra febbraio e aprile, il 33% in più della seconda panzana, quella appena citata e relativa al 5G. Nel mese in corso, le citazioni sono circa 18 mila ogni 24 ore. La circolazione appare senza soluzione di continuità su tutti i canali: dai video su YouTube ai post su Facebook e Twitter. E in questo senso, poco sembrano potere i sistemi di penalizzazione dei contenuti e di fact checking predisposti dalle piattaforme per contrastare la diffusione di falsità e veri e propri castelli di fandonie. Insomma, Bill Gates è il nuovo George Soros.

Il New York Times ha infatti individuato 16 mila post su Facebook dall'inizio dell'anno intorno ai quali si sono sviluppate quasi un milione di reazioni. E le dieci clip cospirazioniste che citano Gates su YouTube hanno raccolto quasi cinque milioni di visualizzazioni fra marzo e aprile. Intanto il suo Ted Talk di cinque anni fa ha raccolto ulteriori 25 milioni di nuove visualizzazioni nel corso delle ultime settimane. Secondo il quotidiano, tuttavia, questo flusso sarebbe alimentato da flotte di no-vax, membri del gruppo QAnon e polemisti di estrema destra come "evidenza che uno degli uomini più ricchi del mondo abbia pianificato di usare la pandemia per prendere il controllo del sistema sanitario globale". D'altronde Gates si spende da mesi per sensibilizzare l'opinione pubblica a rispettare le misure di contenimento, sostenere la ricerca di un vaccino e di una maggiore capacità di test dei potenzialmente infetti contrapponendosi a Donald Trump. Lo ha fatto sia nelle prime fasi, mentre il presidente statunitense minimizzava i contagi, sia ora che l'inquilino della Casa Bianca dà sponda alle proteste contro le restrizioni in alcuni stati a guida democratica (ma non solo) come Michigan o Montana e sospende i fondi all'Organizzazione mondiale per la sanità.

"Bill Gates si trasforma facilmente in un meme e una figura legata alla salute perché è davvero molto noto - ha spiegato Whitney Phillips, docente di etica digitale all'università di Syracuse - è in grado di funzionare come una specie di uomo nero immaginario". L'origine dell'"infezione" ai danni di Gates? La prima menzione di una qualche cospirazione si registra il 21 gennaio, secondo l'analisi del Times. Uno youtuber collegato al gruppo degli ultracomplottisti QAnon, gli stessi che suggeriscono la candeggina per curarsi dal virus, si è detto convinto che Gates sapesse della pandemia in arrivo, almeno a giudicare da un brevetto per un vaccino del Pirbright Institute, un gruppo britannico finanziato dalla Gates Foundation. Peccato che quel vaccino non c'entrasse nulla con Sars-Cov-2 ma riguardasse un'altra influenza aviaria. Il sito Infowars ha ripreso l'accostamento e le teorie complottiste hanno iniziato a diffondersi e moltiplicarsi anche grazie al sostegno di personalità come quelle di Robert F. Kennedy Jr., uno dei sedici figli di Bob che conduce da anni una dura campagna antivaccinale tramite la sua organizzazione Children's Health Defense e che continua a sostenere come Gates spinga sui vaccini per finanziare i suoi altri interessi.


Tra i più famosi e demenziali complottisti annoveriamo il sinistro comunista Giulietto Chiesa (morto da poco). il destro Maurizio Blondet e il rosso bruno fascio comunista Diego Fusaro.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:30 pm

G.Busato, quello del falso referendo del 2014 per l'indipendenza che non è riuscito nemmeno a raccogliere le firme per candidarsi alle regionali del 2015 e che per anni ha proclamato e sostenuto la demenzialità che il Veneto dopo e in conseguenza dell'esito positivo del referendo era indipendendente, ha lanciato un demenziale invito a Zai a dichiarare l'indipendenza del Veneto proprio come aveva già fatto lui nel 2014, pensando che Zaia sia un fanfarone come lui.

Firma la petizione
Gianluca Busato ha lanciato questa petizione e l'ha diretta a Governatore del Veneto
Venezia, 29 aprile 2020
Petizione rivolta al Governatore del Veneto, dott. Luca Zaia

Testo della Petizione

Con la sottoscrizione della presente chiediamo che il governatore del Veneto dichiari l’indipendenza del Veneto e dia il via al conseguente piano di riorganizzazione della Repubblica Veneta.

Le Ragioni della Petizione

https://www.change.org/p/governatore-de ... re_initial

L’attuale situazione in cui versa il territorio veneto è molto grave a causa dell’assoggettamento allo stato italiano, che si trova in crisi profonda e per molti versi irreversibile sotto il piano sanitario, economico, sociale e giuridico.

L’incapacità e l’inadeguatezza a tutelare la salute dei cittadini dimostrata dallo stato italiano durante questa emergenza dovuta al pericolo da contagio da coronavirus covid-19 è solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso ormai colmo.

La scellerata decisione di spegnere il sistema produttivo-industriale del Veneto e delle varie regioni italiane ha causato una situazione di stallo economico rispetto al quale sarà molto complesso ripartire.

L’impossibilità per lo stato italiano di provvedere all’evidente esigenza di liquidità di famiglie e imprese per far fronte a un periodo protratto di blocco di ogni attività e movimento si è tradotta nella proposta quasi offensiva rivolta ad aziende e professionisti di indebitarsi per poter resistere (e per pagare in ogni caso le esose tasse). Tale incapacità finanziaria come ben noto è dovuta all’insipienza e irresponsabilità delle classi politiche e dirigenti italiane succedutesi dagli anni ‘70 che quasi senza esclusione e soluzione di continuità hanno minato gravemente la sostenibilità del debito pubblico italiano a causa di politiche scellerate di stampo clientelare, senza mai voler attuare alcuna riforma dell’impianto di spesa pubblica.

Oggi pertanto, a differenza dei Paesi che hanno gestito la finanza pubblica con saggezza, lo stato italiano non ha più alcun margine di manovra ulteriore di spesa e si trova costretto a scegliere se ulteriormente indebitarsi oltre ogni limite (ovviamente concedendo assicurazioni ai creditori internazionali sempre più sfiduciati), oppure se intraprendere un pericoloso percorso di uscita dall’Unione Europea e dall’area Euro, con tutte le gravissime conseguenze che ne deriverebbero al sistema economico-produttivo veneto e alle nostre famiglie, con distruzione del nostro potere d’acquisto e inflazione galoppante, seguendo l’infausto destino che Paesi come Argentina e Venezuela hanno ampiamente dimostrato essere fallimentare.

Il prodotto interno lordo pro-capite del Veneto stava timidamente cercando di risalire negli ultimi anni, pur non riuscendo ancora a riportarci ai livelli precedenti al 2010. Ora con ogni probabilità ci troveremo di fronte a una grave recessione che riporterà il pil a livelli degli anni’ 90 se non peggio, con una perdita che potrebbe essere tra il 10 e il 20%, al di là delle ottimistiche previsioni governative.

Lo scenario che ne deriverà da un punto di vista finanziario per famiglie e imprese del Veneto sarà drammatico e la conferma la troviamo già nelle dissennate dichiarazioni pubbliche e interviste dei principali leader politici italiani e dei massimi dirigenti bancari di uno stato ormai ben avviato sulla strada della bancarotta. Non è frutto della nostra fantasia, ma semplicemente l’oggetto delle parole di cotanti leader pensare che tra qualche mese lo stato italiano lancerà l’assalto ai risparmi privati di famiglie e imprese, con particolare riferimento alle proprietà mobiliari, ovvero ai saldi di conto corrente e al portafoglio titoli dei cittadini. È da oltre un decennio infatti che è invalso l’uso da parte della classe politica italiana del paradigma che vede la situazione di indebitamento pubblico non essere così grave, visto che esisterebbe un superiore livello di ricchezza privata.

Oggi tale predicazione trova una facile conferma nelle parole dell’Amministratore Delegato di Banca Intesa Sanpaolo che propone la creazione di titoli pubblici (“bond sociali”), che dovrebbero essere acquistati dalle famiglie, per una cifra tra i 120 e i 320 miliardi di euro, cui si sommerebbero anche investimenti per 50 miliardi di euro di quote di TFR, tralasciando altre ipotesi lunari di blocco della libera circolazione dei capitali e di politica economica che paiono ereditate direttamente dalla tradizione sovietica (“Cinque mosse per tagliare il debito”, Sole 24 Ore, 25 aprile 2020).

L’impostazione ideologica marxista-leninista è inoltre evidente anche negli advisor del governo, quali la prof. Mariana Mazzucato, che vuole che lo stato diventi imprenditore e che suggerisce di legare l’erogazione di prestiti e fondi alle aziende, vincolandoli alle decisioni governative sulle modalità di investimento che dovrebbero essere fatte da parte di imprenditori svuotati del proprio ruolo (“Ora uno stato imprenditore che decida dove investire”, la Repubblica 26 aprile 2020).

Da un punto di vista giuridico la situazione in cui versa l’Italia appare – per ultimo, ma non ultimo per importanza – paradossale e gravemente lesiva dello stato di diritto e financo della costituzione, con un evidente forma di “cesarismo” che ha sostituito il normale funzionamento delle istituzioni, già spesso zoppicanti anche precedentemente all’attuale crisi. In queste settimane abbiamo assistito alla decretazione d’urgenza, che, considerato l’abuso dell’istituto dei decreti legge che imperversa ormai da decenni nello stato italiano, ha visto l’esordio di atti amministrativi sotto forma di decreti del presidente del consiglio dei ministri che bellamente sospendono libertà e diritti fondamentali anche contro il dettato della stessa costituzione italiana. Non siamo noi ad affermare ciò, ma eminenti e autorevoli figure nel quadro giuridico italiano quali il giurista e accademico prof. Sabino Cassese e il costituzionalista prof. Antonio Baldassarre.

Le conseguenze sul piano pratico per i cittadini veneti sono tragiche. Sono già migliaia le imprese e le partita iva che si sono trovate costrette a chiudere e molte altre lo dovranno fare a breve. La gravissima (e per certi aspetti senza precedenti) crisi economica che già imperversa agisce sia dal lato della domanda sia dal lato dell’offerta, causando perdita di lavoro, di reddito, di sicurezza per il futuro praticamente ad ogni livello sociale, con conseguenze catastrofiche per i nostri concittadini veneti più poveri.

L’esempio per molti aspetti ammirevole con cui la Regione Veneto ha saputo distinguersi nel contenimento del contagio del coronavirus, grazie anche alla voce e alle scelte lungimiranti dello staff tecnico-scientifico e dell’università di Padova, guidati da luminari quali il prof. Andrea Crisanti, il prof. Stefano Merigliano e molti altri, ha dimostrato che i veneti possono benissimo far fronte alle difficoltà, che non hanno bisogno di alcuna guidi da una capitale lontana di uno stato ormai inutile e che anzi se disobbediscono e fanno da soli fanno molto meglio di chi segue l’irresponsabile linea dello sfascio dettata da Roma.

Due anni e mezzo di finti balletti e dialoghi istituzionali hanno rivelato ai più quanto fosse utopistica la speranza della concessione di una qualche blanda forma di autonomia al Veneto da parte dello stato italiano (persino quando al governo e alla guida del ministero delle autonomie sedeva lo stesso partito che guida la nostra regione, a parole favorevole all’autonomia) e riteniamo che non sia più serio e rispettoso dei nostri concittadini veneti continuare a esercitarsi in una supplica allo stato centrale di una riforma che la storia italiana ha ampiamente dimostrato essere impossibile. Ogni tentativo di riforma federale dello stato italiano è sempre stata puntualmente e ampiamente sconfitta, così come i vari leader e pensatori che l’avevano proposta (Cattaneo, Minghetti, don Sturzo, Miglio).

Come ben sappiamo ogni forma reale di federalismo e di autonomia del Veneto è politicamente ed economicamente impossibile all’interno dello stato italiano ed è giunta l’ora che su tale punto si faccia chiarezza. Lo stato italiano, anche se lo volesse, mai potrebbe concedere l’autonomia al Veneto, in quanto si sfalderebbe l’impianto di potere che lo controlla che si basa sullo sfruttamento delle nostre risorse economiche. Lo stato italiano è nella sua forma più autentica un concentrato di orde burocratiche che durante le varie epoche politiche che ne hanno scandito la sua storia in poco più di un secolo e mezzo si sono sovrapposte le une alle altre, senza mai eliminare le precedenti, cambiando tutto affinché nulla cambiasse, come già scriveva Tomasi da Lampedusa nel Gattopardo.

Nel contempo per il Veneto è oggi impossibile pensare di poter restare a far parte di questo stato italiano centralista e irriformabile a pena della distruzione di ciò che resta del proprio tessuto socio-economico, produttivo e finanziario.

Chi oggi si trova alla guida della Regione Veneto come Lei, Sig. Governatore, ha l’obbligo di non nascondere la testa sotto la sabbia e di indicare chiaramente ai propri concittadini veneti quale sia il percorso responsabile ed obbligato che dobbiamo tutti assieme affrontare.

Il percorso è quello dettato dal diritto internazionale e dal principio di autodeterminazione dei popoli sancito dall’Onu e fatto proprio dalla stessa costituzione italiana come diritto cogente, il diritto delle genti. Il Veneto deve quanto prima riprendere il proprio percorso nella storia solo temporaneamente interrotto nel 1797.

Considerata pertanto l’attuale organizzazione istituzionale del territorio veneto, il Governatore del Veneto, data l’impossibilità di svolgere un nuovo referendum di indipendenza del Veneto per decisione della corte costituzionale e rilevato nel contempo il travolgente consenso che essa gode nel Popolo Veneto, può e deve procedere alla dichiarazione di indipendenza della Repubblica Veneta, in quanto essa è espressione della sovranità popolare già ampiamente espressa a maggioranza assoluta, come ad esempio anche in occasione del Plebiscito Digitale del 16-21 marzo 2014, così come certificato dal Comitato degli Osservatori Internazionali il 28 marzo 2015 a Venezia.




Gino Quarelo
Busato ha scritto:
Il percorso è quello dettato dal diritto internazionale e dal principio di autodeterminazione dei popoli sancito dall’Onu e fatto proprio dalla stessa costituzione italiana come diritto cogente, il diritto delle genti. Il Veneto deve quanto prima riprendere il proprio percorso nella storia solo temporaneamente interrotto nel 1797.

Gino Quarelo scrive:
prima del 1797 anno in cui termina lo Stato imperiale di Venezia detto Serenissima, non esisteva alcun Stato nazionale dei veneti a sovranità di tutti i veneti e la Serenissima non era per nulla lo Stato nazionale dei veneti e nel 1797 non vi è stata alcun interruzione violenta di questo stato, semplicemente l'aristocrazia veneziana ha abdicato in favore della Municipalità provvisoria dopo aver lasciato che Napoleone invadesse e conquistasse le terre venete e i domini della Serenissima.
Poi nel 1848 e nel 1866 i veneti hanno manifestato la volontà di far parte dello Stato italiano e non certo di voler il restauro della Serenissima. Quindi è demenziale chiedere che si faccia oggi quello che non sè voluto fare ieri ritendolo una cosa insensata.

Gino Quarelo
Nel 2014 vi è stato un refendendo farsa per l'indipendenza del Veneto, organizzato da G Busato via web che non ha alcun valore legale e del cui risultato non si hanno dati seri e certificati.








I debiti vanno pagati in un modo o in un altro e le risorse finanziarie necessarie per affrontare i momenti di crisi come una guerra o una pandemia le mettono sempre i cittadini, tutti i cittadini, in un modo o in un altro e in qualsiasi regime.
Anche stampando moneta a go go a credito alla fine pagano i cittadini con la svalutazione del loro capitale e dei loro risparmi.

Quello che bisogna fare in attesa di riaprire gradualmente l'economia in accordo con il resto del mondo e con le progressioni sanitarie e farmacologiche è razionare le risorse pubbliche e private e attingere ai risparmi dello stato (riducendo tutti i suoi privilegi e sprechi) e ai risparmi dei cittadini, nonché ai loro patrimoni personali.

Non esistono altre risorse reali che queste.

Poi bisognerà ristrutturare tutto il sistema parassitario italiano e quello della globalizzazione incentrato sulla Cina e sulla delocalizazione nel terzo mondo.

Sinceramente, un Veneto indipendente con personaggi come Gianluca Busato io proprio non lo vorrei assolutamente.

Nell'Ottocento i debiti contratti dai Savoia per realizzare l'unità politico statuale italiana sono stati fatti pagare a milioni e milioni di "italiani" tra cui i veneti che hanno pagato più di tutti, e questo pagamento ha comportato l'affamamento e la riduzione in miseria di milioni di persone che sono state costrette a migrare in ogni parte del mondo per poter continuare a vivere ripartendo dal quasi niente e spesso morendo di stenti.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:30 pm

I contagi reali, accertati e presunti nella pandemia da Covid-19

Vi sono molti che manipolano in vario modo i dati sull'epidemia per sminuirne la gravità in funzione di una riduzione delle misure anticontagio che hanno posto molti limiti alla libertà di movimento delle persone e alla loro operatività economica con danni rilevanti e in qualche caso anche disperanti.
Ma, se non fossero state prese le misure di contenimento della diffusione del virus e del contagio, lasciandolo libero di infettare tutti per sviluppare l'immunità di gregge, senza preoccuparsi di quanti sarebbero potuti morire, la percentuale dei morti potrebbe essere di 2/3 volte maggiore di quella che vi è stata.
Le misure di contenimento dell'epidemia che hanno comportato e comportano la limitazione degli spostamenti e delle attività dei cittadini sono state più che legittime, avrebbero dovuto essere prese almeno 5/6 settimane prima e avremmo risparmiato miliaia di morti e ridotto il fermo delle attività sociali ed economiche con grave danno e questo per colpa innanzi tutto della Cina che ha tenuto nascosto l'epidemia e che ha lasciato che questa si diffondesse nel Mondo e poi dei governi irresponsabili filocinesi e di centrosinistra dell'Europa che non sono intervenuti per tempo a fermare l'andirivieni con la Cina e con il Mondo e a mettere in quarantena le persone arrivate da fuori con il rischio di aver contratto l'infezione.


Il covid ha aumentato la mortalità in Italia del 49 per cento
Pierre Haski
4 maggio 2020

https://www.internazionale.it/liveblog/ ... dati-istat

L’Istituto nazionale di statistica (Istat) e l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) hanno pubblicato un nuovo rapporto sulla mortalità in Italia, prendendo in esame i dati della mortalità totale, cioè per qualsiasi causa, nei primi tre mesi del 2020 in 6.866 comuni, pari all’87 per cento dei 7.904 comuni italiani. È la prima volta che l’Istat fornisce questi dati riferiti a un numero così elevato di comuni.

Considerando il mese di marzo è stato registrato un aumento medio nazionale del 49,4 per cento dei decessi per tutte le cause. Prendendo il periodo che va dal primo decesso covid-19 segnalato al sistema di sorveglianza, il 20 febbraio, fino al 31 marzo, le morti sono passate da 65.592 (media del periodo tra il 2015 e il 2019) a 90.946, nel 2020. L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54 per cento erano persone con diagnosi accertata di covid-19.

Nel primo trimestre dell’anno, la mortalità direttamente attribuibile al covid-19 è stata di circa 13.700 decessi. Ci sono poi altri 11.600 morti per le quali al momento si possono ipotizzare tre possibili cause:

L’aumento dei decessi non è distribuito in modo uniforme, ma è concentrato nelle aree più colpite dall’epidemia. Il 91 per cento dell’eccesso di mortalità riscontrato a livello nazionale a marzo si concentra in 37 province dell’Italia del nord più Pesaro e Urbino. Nell’insieme di queste province, i decessi per tutte le cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo. Ma in alcune province la mortalità in eccesso è stata ancora più elevata: Bergamo (568 per cento), Cremona (391 per cento), Lodi (371 per cento), Brescia (291 per cento), Piacenza (264 per cento), Parma (208 per cento), Lecco (174 per cento), Pavia (133 per cento), Mantova (122 per cento), Pesaro e Urbino (120 per cento).

Nelle aree a media diffusione dell’epidemia (35 province concentrate soprattutto nel centro-nord) l’aumento delle morti per tutte le cause, sempre tra il 20 febbraio e il 31 marzo, è molto più contenuto, passa da 17.317 a 19.743 (2.426 in più rispetto alla media 2015-2019). Nelle aree a bassa diffusione del virus (per lo più del centro e del sud) i decessi del mese di marzo sono mediamente inferiori dell’1,8 per cento rispetto alla media dei cinque anni precedenti. A Roma il calo dei decessi è stato ancora più pronunciato, pari a -9,4 per cento.

La letalità più elevata, conferma l’Istat, si riscontra tra gli uomini in tutte le fasce di età, a eccezione della fascia 0-19 anni. Nel 34,7 per cento dei casi segnalati è presente almeno un’altra malattia tra quelle cardiovascolari e respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche e oncologiche, obesità, malattie renali o altre patologie croniche.


Coronavirus nel Mondo
http://www.salute.gov.it/portale/nuovoc ... menu=vuoto

Globale

3.356.205 casi confermati nel mondo dall'inizio dell'epidemia
238.730 morti
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:31 pm

I casi accertati sono l'unico dato certo, poi vi sono delle supposizioni sui possibili casi di contagio non accertato, che nella pandemia in corso pur modificando le % di infezione e di mortalità al ribasso (sempreché il virus non muti divenendo più aggressivo) non ne sminuiscono di certo la gravità.



Coronavirus, Borrelli shock: ecco quanti sono realmente gli italiani contagiati
24 mar 2020

https://www.money.it/Coronavirus-Borrel ... contagiati

Coronavirus: in totale sono 63.927 i pazienti contagiati in Italia (tra quelli a cui è stato effettuato il test), ma il numero - come spiegato dal responsabile della Protezione Civile, Angelo Borrelli - potrebbe essere molto più elevato.

L’ultimo bollettino della Protezione Civile ci dice che ad oggi sono 50.418 i pazienti contagiati da Coronavirus in Italia, con il numero dei decessi salito a quota 6.077; i pazienti guariti sono 7.432.

Complessivamente, quindi, dall’inizio dell’epidemia di Coronavirus in Italia sono 63.927 le persone che hanno contratto il virus Sars-Cov-2.

Questi, però, sono solo i casi accertati ovvero le persone a cui è stato riscontrato il contagio dopo il test con il tampone. Come noto, però, non è possibile sottoporre al test da Coronavirus tutta la popolazione italiana ed è per questo che il numero dei casi reali potrebbe essere molto più elevato rispetto ai dati ufficiali.

A confermare questa ipotesi è stato lo stesso capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, in un’intervista rilasciata a La Repubblica con la quale ha svelato quelli che potrebbero essere i veri numeri del contagio da Coronavirus.

Un’ipotesi che potrebbe spiegare il perché del tasso di mortalità così alto in Italia, visto che in realtà i contagiati potrebbero essere molti di più rispetto ai 63.927 casi accertati. Ma di quanto questo numero si discosterebbe dalla realtà? Ecco quanto dichiarato in merito da Borrelli.
Coronavirus: quanti potrebbero essere realmente i contagiati in Italia

Secondo quanto dichiarato da Borrelli, la gravità della situazione in Italia è data dal fatto che fin dall’inizio ci sono stati “comportamenti pubblici che hanno alimentato il problema nazionale”, rendendolo più grave di quanto in realtà già non fosse.

A tal proposito il capo della Protezione Civile ha riportato alcuni esempi, come quello della comitiva del Lodigiano che in data 23 febbraio è andata ad Ischia, “portando il Coronavirus anche sull’isola”. Comportamenti poco corretti che potrebbero aver portato ad un aumento sensibile dei contagi, con i numeri reali che rischiano di essere molto più alti rispetto a quelli accertati.

Nel dettaglio, secondo Borrelli è molto credibile la teoria per cui esista un rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti. Questo significa che per ogni contagiato accertato con il tampone, ce ne sarebbero altri dieci ai quali però non è stato sottoposto il test. Asintomatici, ma anche persone che si sono ammalate ma che non avendo presentato complicazioni non sono state sottoposte al test da Coronavirus.

Secondo Borrelli, quindi, il numero dei contagiati in Italia potrebbe essere più impressionante di quanto già non sia: 600 mila persone, di cui solo il 10% certificate.
Coronavirus: le percentuali sui decessi sono errate?

Tenendo conto di questa teoria è molto probabile quindi che il tasso di mortalità del virus, tenendo conto solamente del territorio italiano, non corrisponda alla realtà.

Borrelli ne è consapevole e conferma di essersi posto il problema.

Che senso ha dare i dati sul numero dei positivi ogni giorno se si ha la consapevolezza che questi non corrispondono alla realtà? Un dubbio legittimo, ma il capo della Protezione Civile non intende comunque sospendere il consueto appuntamento delle 18:00. “È vero, possono essere dei dati imperfetti, ma dal primo giorno ho assicurato che avrei detto la verità.” ha dichiarato Borrelli.

“Se ci fermassimo adesso ci accuserebbero di nascondere le cose”, ha poi concluso.

Fatto sta che il tasso sui decessi, che preoccupa così tanto se non altro perché superiore a quello di altri Paesi, sembra essere errato. Ad oggi, infatti, il tasso di mortalità accertato è di circa il 10%; ma se considerassimo un numero molto più alti di contagiati - come ad esempio i 600 mila casi ipotetici indicati da Borrelli - questa percentuale si abbasserebbe notevolmente, superando appena l’1%.



"I numeri ufficiali sottostimati: almeno 11 milioni i contagiati"
Valentina Dardari - Lun, 30/03/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 47863.html

Foresti: “I numeri ufficiali sono sottostimati”. Più contagiati vuol dire anche più guariti ormai immuni

Il coronavirus potrebbe aver provocato in Italia un numero di contagiati superiore agli 11 milioni. I numeri sarebbero di molto sottostimati. Se questa cifra fosse vera, più contagiati vorrebbe anche dire più guariti che ormai sono immuni al virus.

Che i numeri ufficiali, che dipendono dai tamponi fatti, fossero non esatti, si sospetta già da qualche giorno. Ma quanto siano lontani dalla realtà è ancora un mistero.


Coronavirus: oltre 11 milioni i contagiati reali

Come riportato da il Corriere, nei giorni scorsi Luca Foresti, ad del Centro Medico Santagostino, e Claudio Cancelli, primo cittadino di Nembro, comune nella Bergamasca, avevano dimostrato che i decessi da coronavirus erano almeno quattro volte quelli ufficiali. Adesso però è arrivato un dato allarmante, e cioè quello riferito ai contagi che sarebbero addirittura oltre gli 11 milioni. Foresti ha spiegato che secondo i suoi calcoli “gli italiani che hanno contratto il virus al 27 marzo sono almeno 11 milioni e 200 mila. Visto che i casi accertati alla stessa data con i tamponi sono 86.498, significa che stiamo vedendo lo 0,7% dei contagiati reali. E questo succede perché oggi, soprattutto in Lombardia, facciamo i tamponi solo ai sintomatici sufficientemente gravi. Mentre non li facciamo ai sintomatici che stanno a casa, ai medici poco-sintomatici che continuano a lavorare e agli asintomatici”.

Per arrivare a questa stima è partito dalla letalità del coronavirus, circa l’1%. Anche se nel nostro Paese sembrerebbe più alta. “Ci sono due gold standard che lo mostrano: il caso della nave da crociera Diamond Princess, dove è stato possibile testare tutta la popolazione, e quello della Corea del Sud, che ha fatto un numero enorme di test. In Corea la letalità è risultata più bassa che sulla nave perché i coreani sono giovani e questo virus è pericoloso soprattutto per le persone anziane: se lo applichiamo all’Italia, con le fasce di età dei suoi abitanti, risulta un tasso di letalità leggermente più alto, intorno all’1,2%” ha spiegato.


Moltissimi gli asintomatici

E qui entrano in gioco il comune di Nembro e il suo sindaco. Il paese è uno tra quelli maggiormente colpiti dal Covid-19. I decessi reali sarebbero 120, come riportato dai calcoli del primo cittadino e di Foresti, ben 4 volte superiori ai dati ufficiali. Il perché è presto detto: chi è morto nella sua abitazione o in casa di riposo non è stato sottoposto al tampone per accertarne la positività al virus. E quindi non è rientrato nella statistica ufficiale. Se questi sono l’1,1% dei contagiati, vuol dire che le persone infettate sono 11mila. Probabilmente senza neanche essersene accorte perché asintomatiche. Il numero corrisponde agli abitanti del comune della Val Seriana. Lo stesso calcolo è stato poi riferito a tutto lo Stivale. Il 27 marzo le statistiche ufficiali parlavo di 9.134 decessi. Moltiplicandoli per quattro si arriva a 36.536 morti. Se anche qui prendiamo in considerazione che il numero di decessi corrisponde all’1% dei contagiati, si arriva a 3.653.600 soggetti contagiati. Perché quindi più di 11 milioni?

Foresti fortunatamente spiega anche questo: “Perché sappiamo che il tempo medio che passa tra quando una persona viene contagiata e quando muore sono 23 giorni. Nel frattempo però le infezioni continuano a diffondersi. Quindi 3.653.600 è il numero di contagiati di 23 giorni prima. Stimando un aumento medio dei contagi del 5% al giorno, si arriva a 11.222.119”. L’aumento medio del 5% è stato ottenuto tenendo conto delle norme adottate per contenere la diffusione del coronavirus. Negli ultimi giorni i morti ufficiali hanno avuto una crescita di circa il 10% al giorno, ciò significa che 23 giorni prima anche i contagi aumentavano del 10% al giorno.

Il giusto calcolo potrebbe essere confermato “testando la popolazione o campioni rappresentativi della popolazione con le analisi sierologiche, ma il calcolo è solido. I numeri di decessi e positivi che vediamo ufficialmente sono solo la punta dell’iceberg rispetto a quelli reali”. Per Forensi sono solo due le vie da seguire. La prima è quella di trovare tutti i positivi e isolarli. Allo stesso tempo individuare anche chi è già guarito dal virus ed è adesso immune, pur non sapendolo. L’altra è iniziare a far uscire dalle proprie abitazioni i soggetti meno a rischio. Mantenendo ancora in casa le persone a rischio e quelle sopra i 65 anni. Molti quindi avrebbero contratto il Covid-19 e ne sarebbero guariti senza neanche accorgersene.


Perchè più pericoloso di Sars e asiatica

Proprio questo lo rende così pericoloso e mortale, molto più rispetto ad altre epidemie del passato. “La Sars era più letale e meno virale e quindi permetteva di individuare meglio chi era malato e isolarlo. La stessa cosa è successa con l’asiatica che è arrivata in Italia negli anni 60: chi ne era contagiato si ritrovava subito con la febbre a 40, quindi rimaneva a casa e non diffondeva l’epidemia. Il Covid-19 è poco letale per una parte della popolazione che spesso lo porta in giro senza saperlo. Ma è troppo letale per un’altra parte della popolazione e quindi causa un alto numero di morti e un grandissimo problema sanitario” ha infine spiegato Foresti.



Coronavirus: quanti sono davvero i contagiati? In Italia sarebbero 3 milioni
Agnese Codignola
8 apr 2020

https://ilfattoalimentare.it/coronaviru ... talia.html

I casi di Covid-19 diagnosticati nel mondo sono circa il 6% del totale dei contagiati reali, e questo dipende, in larga misura, dal fatto che non si fanno abbastanza tamponi. Ciò significa che il numero reale è di diverse decine di milioni. Lo sostengono gli statistici dell’Università di Gottinga in Germania, che hanno pubblicato su Lancet Infectious Diseases le loro analisi sui dati di decine di paesi che tengono conto della mortalità rispetto ai casi identificati, delle infezioni confermate e dei decessi al 17 e al 31 marzo, e su questi dati propongono stime molto significative.

Laddove si fanno più test, infatti, si scopre che la prevalenza dell’infezione da coronavirus, cioè la quantità di positivi rispetto alla popolazione, è molto più alta rispetto a quanto sembra nei paesi dove se ne fanno di meno. Questi ultimi, però, sono anche quelli dove la situazione è peggiore, probabilmente perché si sottovaluta la diffusione del virus.

Così la Germania, paese nel quale la mortalità è bassa (meno di un migliaio di decessi), ha effettuato più test e scoperto il 15,6% di tutti i casi, mentre l’Italia ne ha scoperti solo il 3,5%, la Spagna l’1,7%, gli Stati Uniti l’1,6% e la Gran Bretagna l’1,2%. Al contrario, la Corea del Sud sembra aver individuato praticamente metà di tutti i casi presenti, il Giappone un quarto, la Norvegia, che intende allentare il lockdown già nei prossimi giorni, il 37,7%. In numeri assoluti, secondo le proiezioni la Germania al 31 marzo avrebbe avuto circa 460.000 casi, l’Italia tre milioni, la Spagna cinque, la Gran Bretagna 2,5 e gli Stati Uniti dieci milioni. Negli stessi giorni, uno studio della Johns Hopkins University di Baltimora fissava in 900.000 i casi globali accertati, a conferma dell’ampia sottostima che sta interessando tutto il mondo.

I paesi differiscono molto, poi, quanto a percentuale di popolazione infettata da coronavirus: se in Italia siamo al 5%, in Spagna siamo al 12,2%, negli Stati Uniti al 3,5, in Turchia al 13,2%, in Corea del Sud allo 0,04%.
La mortalità, invece, oscilla ma è più o meno sempre attorno all’1% di coloro che sono infettati: in Italia è allo 1,38%.
La conclusione dei ricercatori tedeschi è un invito a uniformare i conteggi degli infettati, dei deceduti, le percentuali di controlli rispetto alla popolazione, ogni parametro che descriva la malattia, perché solo così si potranno programmare interventi più omogenei e, soprattutto, facili da verificare per identificare i migliori.




Test sul sangue in Giappone. Mortalità da coronavirus è inferiore all’influenza stagionale
Linda Bianchi On 5 Maggio 2020

https://www.salutecobio.com/giappone-mo ... luenza/amp

Secondo test del sangue effettuati in Giappone su alcuni pazienti, il tasso di mortalità da Coronavirus sarebbe inferiore all’influenza stagionale. Ecco perché.

Secondo uno studio condotto dal Kobe City General Medical Hospital su mille campioni di sangue proveniente da pazienti dell’ospedale: solo lo 0,01% sarebbe deceduto effettivamente per il Covid-19. Per cui i numeri di morti per coronavirus sembrerebbero subire un cospicuo ridimensionamento.

L’ospedale suddetto ha raccolto i dati da circa 1000 campioni di sangue provenienti da ricoveri avvenuti tra la fine di Marzo e i primi di Aprile. Si tratta di pazienti ricoverati per diverse cause e tra questi non vi sono soggetti con sintomatologia da coronavirus.
Dallo studio è emerso che il 3,3 % di questi ricoveri aveva già gli anticorpi nel sangue, evidentemente avevano avuto il Coronavirus senza essersene accorti prima.

Ovviamente si procede con cautela anche perché si tratta di dati provenienti da pazienti ambulatoriali ma, resta pur certo che effettivamente è impossibile quantificare un numero reale di persone effettivamente infettate, soprattutto perché il virus circolava già prima dell’emergenza reale. Questo sta a significare che con ogni certezza molte più persone di quelle che si pensa sono state colpite dal Covid-19 anche se non ne erano a conoscenza.

Sulla base di questi dati, in funzione delle ricerche e degli studi effettuati si può affermare che la mortalità legata al Covid-19 risulta essere più bassa di quella sostenuta fin ora: sprofonderebbe addirittura allo 0.01%, ovvero di gran lunga inferiore all’influenza stagionale.

Questo ragionamento ovviamente non vale solamente per la città di Kobe, può valere anche per noi (come per qualsiasi altro Paese), questo perché non sono stati fatti gli stessi numeri di tamponi, dunque è impossibile capire realmente il numero dei contagiati in tutto questo arco di tempo, così come non si sa quanti asintomatici ci sono stati o ancora quanti immunizzati abbiamo sviluppato.

I dati che ci sono stati comunicati non possono essere utilizzati per fare paragoni e calcoli reali, neppure con il numero di morti da coronavirus in quanto l’attuale percentuale di mortalità si basa sul numero dei contagiati accertati, non dei possibili contagiati reali presenti sul territorio in quanto non è un dato quantificabile allo stato attuale.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:31 pm

Immunità di gregge che nel passato poteva infettare il 60% della popolazione.
Nel passato quando non esistevano le conoscenze mediche e le pratiche farmacologiche e sanitarie di oggi, le infezioni, secondo gli studiosi, potevano infettare mediamente il 60% della popolazione di una certa area geografica. Ma oggi le percentuali di infezione non sono più quelle di una volta, sia per le misure sanitarie di difesa sia per lo sviluppo dei farmaci, delle terapie e dei vaccini.
E ciò si può osservare nelle statistiche stagionali delle normali influenze.

https://www.epicentro.iss.it/influenza/influenza


Immunità di gregge, cos'è e perché si chiama cosi
15 Marzo 2020

https://www.ilriformista.it/immunita-di ... osi-62443/

In gergo l’immunità di gregge viene indicato come un meccanismo per cui quanto più è elevato il numero di persone che non sono in grado di trasmettere una malattia infettiva, come il caso del coronavirus o in generale una malattia causata da un batterio, minore sarà la probabilità di essere contagiati. Questo significa che quando la maggior parte di una popolazione sviluppa l’immunità nei confronti di una infezione, o perché l’ha già contratta o perché è ricorsa al vaccino, l’agente patogeno non trova soggetti da infettare, proteggendo indirettamente anche i pochi che sono ancora ‘scoperti’. L’immunitá data dal gregge si ottiene normalmente grazie a un vaccino che provoca risposte immunitarie specifiche nella popolazione attraverso la produzione di anticorpi mirati contro la malattia in modo simile a come avverrebbe con l’infezione, ma con conseguenze minime.

LA SPIEGAZIONE– La strategia dell’immunità di gregge riguarda le malattie infettive contagiose. La sua esistenza è stata dimostrata in maniera indiretta in diversi casi come con l’eradicazione della rabbia in Germania alla fine del secolo scorso. Il numero di individui che devono essere vaccinati per tutelare le persone che non sono protette, o perché non possono essere vaccinati o perché non hanno sviluppato un’immunità totale al vaccino, varia in base all’agente patogeno. Per fare un esempio, nel caso di malattie infettive molto diffuse come il morbillo, è possibile considerare al sicuro l’intera popolazione quando almeno il 95 % di essa risulta vaccinata. L’immunità di gregge diventa cosí determinante per arrestare una malattia infettiva nel caso in cui avvenga un vaccinazione di massa, mentre ottenerla in maniera naturale può portare a conseguenze molto gravi.

Nel caso del nuovo coronavirus, l’immunità di gregge potrebbe risultare difficile da attuare in quanto in primis sarebbe complicato definire la soglia d’immunità di gregge visto che non si conosce ancora esattamente quanto sia contagioso il covid-19. Inoltre, non potendo quantificare l’immunità sviluppata dalle persone guarite è difficile calcolare l’orizzonte temporale della protezione indotta dal gregge.

IL CASO REGNO UNITO – In merito alla pandemia del coronavirus, il Regno Unito é stato l’unico Paese che ha tirato in ballo questo tipo di soluzione scatenando molte polemiche. Infatti, il premier britannico Boris Johnson ha dichiarato in una conferenza stampa dedicata al tema del covid-19 che il popolo inglese dovrà abituarsi a perdere i propri cari e che la vita quotidiana continuerá normalmente senza chiusura di scuole, università o attività commerciali mirando, appunto, all’immunità di gregge.

Il consigliere scientifico del governo britannico, Patrick Vallance, ha infatti dichiarato che la strategia per il contenimento del virus è quella di sviluppare una certa immunità nella popolazione e, per farlo, è necessario che il 60% della popolazione contragga il coronavirus. In linea generale, l’immunità di gregge non può essere indotta volontariamente lasciando infettare il maggior numero di persone, ma è più funzionale renderlo piuttosto un obiettivo da raggiungere tramite le campagne vaccinali sviluppando anticorpi anche per i più deboli o per i soggetti più inclini a contrarre l’infezione. La soluzione che quindi propone il governo inglese, almeno per una prima fase, è quella di provare a contenere l’epidemia attraverso l’immunità che le persone contagiate svilupperanno.



Anche questo studioso ri riferisce all'immunità di gregge e al dato del 60% che è il dato statistico medio e massimo stimato dagli studiosi delle epidemie.

Coronavirus, l’esperto: “Potrebbe infettare il 60% della popolazione mondiale”
11 febbraio 2020

https://www.fanpage.it/esteri/coronavir ... -mondiale/

I contagi da Coronavirus 2019-nCoV potrebbero essere stati sottostimati e in realtà il virus che ha già fatto oltre un migliaio di morti in Cina “potrebbe infettare oltre il sessanta per cento della popolazione mondiale”, è quanto ha affermato il professor Gabriel Leung, docente dell'Università di Hong Kong e uno dei massimi esperti mondiali sulle epidemie di coronavirus. Interpellato dal Guardian, Leung, che ha svolto un ruolo importante nell'epidemia di Sars nel 2002, si dice convinto che moltissimi casi non siano stati segnalati e che, in mancanza di una efficacia strategia di contrasto al diffondersi del contagio, oltre la metà della popolazione mondiale potrebbe essere infettata.

Il suo avvertimento arriva dopo le parole del capo dell'Organizzazione mondiale della sanità secondo il quale i recenti casi di pazienti affetti da coronavirus che non avevano mai visitato la Cina potrebbero essere solo la punta dell’Iceberg. Leung appartiene alla schiera di esperti pessimisti sul contagio da Coronavirus secondo i quali ogni persona infetta potrebbe trasmettere il virus a circa 2,5 persone. Un dato che se confermato potrebbe voler dire una strage anche se il tasso di mortalità sarebbe decisamente inferiore a quello finora indicato.

Secondo Lang, è inspiegabile come in alcuni Paesi con collegamenti con la Cina non sembrano esserci infetti. "Focolai di coronavirus nelle principali città di tutto il mondo potrebbero diventare inevitabili" a causa del notevole movimento di persone che erano infette ma che non avevano ancora sviluppato i sintomi. Per Lang infatti fondamentale è l'assenza di misure di sanità pubblica per fermare la diffusione del virus. Per l’esperto ogni Paese dovrebbe adottare misure drastiche come accaduto in Cina con intere città in quarantena, ricordando che il periodo di incubazione prima che sorgano i sintomi rimane ancora un mistero. A dargli ragione il caso del “super diffusore”, un cittadino britannico che ha infettato decine di persone senza sapere di essere malato. “Il 60% della popolazione mondiale è una cifra enorme” ha sottolineato Lang che però rassicura: “Forse non ci si arriverà, Forse il virus attenuerà la sua letalità o verrà fermato prima”.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:31 pm

Ecco un caso di manipolazione dei dati in funzione di una disinformazione minimizzante ad opera di Luca Odo Rizzi che si avvale di alcuni dati riportati in un recente articolo di Milena Gabanelli

Scrive Luca Odo Rizzi

Ad oggi in iddaGlia, +586 morti attribuiti a covid, per milione di abitanti. Stimando un contagio esteso al 60% dell'intera popolazione, siamo su percentuali di aumento della mortalità sul totale, molto molto basse. 586x100/600.000=+0,097%
Se proviamo a vedere cosa succede se il contagio stimato viene ridotto al 30% o al 10% dell'intera popolazione, questi sono i numeri:
586x100/300.000=+0,19%
586x100/100.000=+0,586%
Ma non vi viene il sospetto che ci stanno prendendo per il culo?



Ecco l'articolo della Gabanelli:

Morti Covid, tutte le bugie in Europa: ecco i dati reali | Milena Gabanelli
28 aprile 2020

https://www.corriere.it/dataroom-milena ... resh_ce-cp

Ogni giorno tutti i Paesi d’Europa (e non solo) comunicano i bollettini ufficiali con contagi e decessi. Ma, in particolare sul numero di vittime, quanto sono davvero attendibili Italia, Spagna, Regno Unito, Francia, Svezia, Svizzera e Paesi Bassi? Per la Germania e il Belgio non è possibile saperlo, perché non comunicano ancora i dati necessari a scoprirlo. In base alle statistiche ufficiali, oggi l’Italia è il Paese europeo più colpito dopo la Spagna. Il drammatico bilancio delle vittime, ormai intorno alle 27 mila, è addirittura il più alto. Per capire, però, il reale impatto del virus sul nostro Paese rispetto al resto d’Europa bisogna sapere chi dice davvero la verità e quanto è ridimensionato il numero dei decessi. I dati sulle morti da Covid-19, che ci vengono comunicati quotidianamente dalla Protezione civile, si riferiscono solo ai pazienti con una diagnosi accertata tramite il tampone, e quindi sono inferiori rispetto alla realtà. La stessa cosa avviene negli altri Paesi europei considerati. Un’elaborazione dell’Istituto per gli studi di Politica internazionale(Ispi) sui morti registrati dai rispettivi Istituti di statistica nazionali, che Dataroom consulta in anteprima, ci permette di mettere a confronto Paese per Paese il numero dei morti di quest’anno con quelli degli anni precedenti. La differenza dovrebbe corrispondere alle morti da Covid-19, ma rispetto ai dati comunicati durante i mesi dell’epidemia c’è una notevole distanza. Cosa vuol dire? Che sono i morti sottostimati, cioè i pazienti che hanno contratto la malattia ma non sono stati tamponati e quelli deceduti per effetti collaterali del coronavirus: dai pazienti con infarti, ictus, aneurismi, o altre patologie, non visitati e soccorsi in tempo a causa degli ospedali pieni. Una volta individuato questo numero è possibile sapere anche quali sono i Paesi che hanno barato di più nella comunicazione e che hanno il tasso di mortalità in eccesso più alto per milione di abitanti.

Il confronto con gli anni precedenti

Il periodo preso in considerazione tra un Paese e l’altro può variare di qualche giorno, in base all’aggiornamento che ciascuno fa, ma vengono sempre analizzati i dati dei decessi fotografati dagli Istituti di statistica nazionali tra marzo e aprile 2020 rispetto alla media degli ultimi quattro anni (2015-2019). Per avere un confronto attendibile ovviamente non sono paragonati i dati dell’ultimo minuto. Dimentichiamoci, allora, per un attimo i bollettini quotidiani e guardiamo i morti registrati dalle anagrafi. La Spagna conta 68.056 decessi contro i 39.981 dello stesso periodo negli anni precedenti. È il Paese dove la crescita è maggiore: più 70%. I Paesi Bassi fanno registrare un più 50% (22.352 contro 14.895). Segue l’Italia con 78.757 decessi al 4 aprile contro 57.882. Gli ormai noti dati Istat ci dicono che a livello italiano l’aumento in media è del 36% (ben sappiamo, però, che la più colpita è la Lombardia con incrementi che arrivano a decuplicarsi nei comuni della Bergamasca). Anche il Regno Unito registra un più 36% (63.842 contro 46.877). Poi Svizzera più 25%, Francia e Svezia più 20%.



Vittime reali e morti comunicati

Questo aumento dei decessi, in gergo statistico, viene definito «eccesso di mortalità». Per fare un passo in avanti occorre quantificare la distanza che c’è tra le vittime in più che si contano quest’anno e i morti che ci vengono comunicati tutti i giorni dalla Protezione civile e dalle autorità degli altri Paesi. Il confronto fa emergere un numero: quello delle vittime non contemplate dai bollettini Covid-19, ovvero la sottostima. In cima alla graduatoria in termini assoluti c’è il Regno Unito (meno 8.184), poi la Spagna (meno 7.326), quindi l’Italia (meno 5.547), i Paesi Bassi (meno 3.797), la Francia (meno 3.679), la Svizzera (meno 339) e la Svezia (298). Annota il ricercatore dell’Ispi Matteo Villa: «Qui capiamo, ancora, cosa manca per un approccio più sistematico alla Fase 2: riuscire a tener traccia delle persone decedute è cruciale per poter comprendere come stia procedendo realmente l’epidemia in ciascun Paese».


La sottostima dei decessi Covid-19

È ovvio che non tutti i decessi in eccesso possono essere considerati di sicuro morti da Covid-19. Ma il numero è la spia più attendibile che possiamo avere sul reale tasso di incidenza dell’epidemia sulla popolazione, i cosidetti «effetti collaterali», che include appunto i decessi non da coronavirus, ma di pazienti che non sono riusciti a essere curati al meglio in un momento in cui gli ospedali sono stati travolti dai malati Covid-19. Qui prendiamo in considerazione la differenza tra i decessi reali e quelli comunicati non più in termini assoluti, ma in percentuale. Ne esce la classifica dei Paesi con i bollettini meno affidabili. La sottostima maggiore è dei Paesi Bassi (104%), a ruota il Regno Unito (93%), la Francia (41%), l’Italia (36%), la Svezia e la Spagna (35%) e la Svizzera (34%). «Non è vero che l’Italia sottostima i decessi molto più degli altri Paesi europei — sottolinea Villa —. Anzi, è sorprendente constatare come siano più o meno tutti in linea tra il 30 e il 40%, tranne Paesi Bassi e Regno Unito che invece sono molto lontani dagli altri». Complessivamente, la verità è che i dati comunicati sono sottostimati del 49%. Manca, insomma, all’appello una vittima su tre.

L’incidenza sulla popolazione

I dati reali — ossia i morti in più rispetto agli anni scorsi — ci permettono anche di sapere qual è il Paese europeo davvero più colpito per milione di abitanti. Spagna 663 decessi, Italia 586, Regno Unito 554, Paesi Bassi 524, Francia 482, Svezia 295, Svizzera 246. «Questa classifica è molto più realistica di quella che otterremmo utilizzando i soli numeri comunicati», riflette Villa.



Il caso Belgio

Il Belgio è un caso a sé, addirittura quasi ignorato. Non è possibile calcolare il numero reale di morti causati dalla pandemia perché non è aggiornato il registro con il numero totale dei decessi a marzo e aprile. Il governo belga, però, dice di essere più trasparente rispetto al resto d’Europa perché, dentro ai suoi 7.200 morti Covid dichiarati, include anche i sintomatici non testati e le morti sospette dentro le case di riposo, dove si sta consumando una silenziosa strage: quasi il 50% dei morti. Anche se prendiamo questo numero per buono, restano fuori dal conto tutti gli altri. Infatti se si confronta l’unico dato disponibile, ovvero la media dei decessi degli anni 2009-2018, si può vedere per esempio che dal 7 al 13 aprile il numero dei morti Covid-19 supera quello relativo a tutte le altre cause.



Resta il fatto che se vogliamo attenerci ai bollettini ufficiali comunicati da tutti i Paesi, il Belgio oggi conta il numero di decessi più alto di tutto il continente (e forse nel mondo): 597 per milione di abitanti, contro i 480 della Spagna e i 430 dell’Italia. Un dato disastroso se si considera che non è solo un piccolo Paese dell’Unione (11 milioni di abitanti), ma rappresenta il cuore stesso dell’Europa. Bruxelles è la sede del Parlamento e della Commissione europea, e la ripartenza passa anche da lì. Eppure, sulla gestione della pandemia è anche il Paese sul quale ci sono meno informazioni.




Gino Quarelo


Scrive Luca Odo Rizzi

Ad oggi in iddaGlia, +586 morti attribuiti a covid, per milione di abitanti. Stimando un contagio esteso al 60% dell'intera popolazione, siamo su percentuali di aumento della mortalità sul totale, molto molto basse. 586x100/600.000=+0,097%
Se proviamo a vedere cosa succede se il contagio stimato viene ridotto al 30% o al 10% dell'intera popolazione, questi sono i numeri:
586x100/300.000=+0,19%
586x100/100.000=+0,586%
Ma non vi viene il sospetto che ci stanno prendendo per il culo?


Gino Quarelo

Oggi 6 maggio 2020 in Italia abbiamo 29.079 morti e 211.938 contagiati accertati con una mortalità di oltre il 13% calcolata sui contagi accertati e non sui possibili casi reali non accertati.
http://www.salute.gov.it/portale/nuovoc ... menu=vuoto
Stando alle supposizioni degli studiosi relative ai contagiati reali non accertati, alcuni asintomatici e ancora portatori del contagio e altri infettati in forma lieve e guariti naturalmente e non più infettivi, i contagiati potrebbero essere dalle 10 alle 30 volte quelli accertati.
Quello che è certo, oltre al numero dei morti e dei casi accertati, è che se non fossero state prese le misure sanitarie di contenimento della diffusione del virus tra cui, la quarantena, l'isolamento, il distanziamento sociale, il fermo delle attività economiche e ludiche, i contagiati potrebbero essere molti ma molti di più e il sistema sanitario sarebbe collassato completamente, si sarebbero infettati tutti gli ospedali pubblici e privati, tutte le case di riposo e di cura per anziani e i disabili, migliaia di paesi e centinaia di città, milioni di nuclei famigliari e i morti avrebbero potuto essere centinaia e centinaia di migliaia più della prima e della seconda guerra mondiali, sarebbero potuti morire gran parte dei vecchi, gran parte dei disabili, gran parte degli ammalati di tumore, di asma, di diabete, gli immuno depressi e tanti altri vecchi e giovani che soffrono di malattie con le quali convivono da anni e con cui potrebbero convivervi per tanti altri anni ancora.

È segno di scarsa cultura, di demenzialità irresponsabile, di criminale disumanità sociale e politica sminuire la gravità della realtà raccontando che le percentuali in vero sono diverse calcolandole sui supposti possibili contagiati reali e su una percentuale mai raggiunta del 60% (come quelle stimate in un ipotetico andamento epidemico sensa alcun intervento di contenimento della diffusione che se si fosse verificato in Italia, avrebbe come minimo radoppiato se non triplicato la percentuale dei morti sui contagiati accertati), o su medie calcolate considerando aree e paesi mai raggiunti dall'epidemia sia in Italia che nel Mondo o che per le loro specificità bio-etniche, geografico climatiche, anagrafiche ecc. hanno reazioni diverse al virus, maggiore resistenza e minor vulnerabilità.

A persone siffatte io non affiderei mai alcuna responsabilità civile e politica di una comunità, di uno stato, di una nazione.
Da ricordare il dato dei sanitari, assistenti, infermieri e medici, finora morti per il contagio negli ospedali, nelle case di riposo e nei servizi di base alle comunità.

E questi sono solo i medici, 154 morti:

Elenco dei Medici caduti nel corso dell’epidemia di Covid-19 | FNOMCeO
In memoria di Roberto Stella e degli altri medici caduti durante l’epidemia di Covid-19

https://portale.fnomceo.it/elenco-dei-m ... -covid-19/

Roberto Stella, responsabile dell’Area Formazione della FNOMCeO, e presidente dell’OMCeO di Varese. E poi, oggi, Marcello Natali, Segretario Fimmg di Lodi. Ieri, Ivano Vezzulli, Medico di Medicina Generale nel lodigiano. Lunedì 16, Mario Giovita, medico di Medicina Generale della provincia di Bergamo. Prima di loro, Raffaele Giura, primario di pneumologia a Como. Carlo Zavaritt, ex assessore e medico bergamasco. Giuseppe Borghi, medico di Medicina Generale a Casalpusterlengo.

Il 7 marzo, Chiara Filipponi, anestesista di Portogruaro, deceduta però a causa di una malattia allo stadio terminale.

Si allunga purtroppo il triste elenco dei Medici caduti nel corso dell’epidemia di Covid-19.

A partire da marzo li riportiamo qui, sul Portale FNOMCeO, che resterà listato a lutto in loro memoria, in un triste elenco che viene via via aggiornato. In allegato, i dati sui contagi. Un monito, una lezione per tutti.

“I morti non fanno rumore, non fanno più rumore del crescere dell’erba, scriveva Ungaretti – commenta il presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli -. Eppure, i nomi dei nostri amici, dei nostri colleghi, messi qui, nero su bianco, fanno un rumore assordante. Così come fa rumore il numero degli operatori sanitari contagiati, che costituiscono ormai il 10% del totale. Non possiamo più permettere che i nostri medici, i nostri operatori sanitari, siano mandati a combattere a mani nude contro il virus. È una lotta impari, che fa male a noi, fa male ai cittadini, fa male al paese”.

“Nell’elenco – spiega il Presidente – si è deciso di includere tutti i medici, pensionati o ancora in attività, perché per noi tutti i medici sono uguali e uguale è il cordoglio per la loro perdita. Alcuni dei medici pensionati, inoltre, erano rimasti o erano stati richiamati in attività; alcuni di loro avevano risposto a una chiamata d’aiuto. Perché non si smette mai di essere medici, lo si resta sino in fondo e per tutta la vita”.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:32 pm

Avrebbe potuto essere una strage meno grave se vi fosse stato un intervenuto più tempestivo ai primi segnali di presenza del virus, avrebbe potuto essere ancora più grave se non vi fosse stato alcun intervenuto per contenere il contagio lasciando il virus libero di diffondersi ovunque, e sarà ancora meno grave e affrontabile con più tranquillità grazie al mantenimento di elementari e minime misure disicurezza, grazie allo sviluppo di farmaci, vaccini e terapie sanitarie per contrastare e debellare il virus e l'epidemia.
Non è negando o manipolando e sminuendo i dati che si evitano i morti, si elimina il virus e si fa sparire magicamente l'epidemia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:32 pm

???

MEDICO E PURE SINDACO CHE NON INFINOCCHIA I SUOI CITTADINI RACCONTANDO STORIELLE O DISTRIBUENDO PILLOLE MEDIATICHE SU FB, censurando commenti critici, e nemmeno telefona a Il Gazzettino o ai suoi giornalisti invitando a non parlare di tale fatto, di tacere su tale altro ...
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"Ultimo report odierno della epocale pandemia di Coronavirus.
Santa Luthia de la Piave. 9300 abitanti
22 contagiati complessivi dall’inizio della chiusura
2 deceduti
1 attualmente ricoverato
1 in isolamento domiciliare
18 guariti di cui la maggior parte asintomatici
Da giorni nessun nuovo positivo accertato nonostante i tamponi effettuati in più.
Sicuramente alcuni curati almeno da me precocemente ma senza aver effettuato il tampone perché sarebbe stato parecchi giorni dopo ed io ho preferito la cura precoce.
Comunque numeri non eclatanti ...
Fare le vostre considerazioni senza voler dire che era una banalità ma anche valutando una certa rappresentazione terroristica ed unilaterale fatta ..."
(R. Szumski)

Gino Quarelo
Santa Lucia di Piave non è Vo' euganeo e nemmeno Codogno o Lodi o la Val Seriana. L'epidemia non si è distribuita uniformemente ovunque e non ha infettato che una minima parte della popolazione italiana, probabilmente meno del 3%, grazie sopratutto alle misure di contenimento del contagio che se fossero state prese prima (un mese prima se non di più) avrebbero contagiato molto meno e non vi sarebbero stati tutti questi morti e avremmo già riaperto tutto. Che ci serva di lezione!
Se non fossero state prese queste misure di contenimento del contagio sia pur in ritardo, Santa Lucia di Piave come ogni altro paese veneto avrebbe avuto centinaia di infetti se non migliaia e decine se non centinaia di morti.




Il 30% dei contagiati ammalatisi da Covid-19 e poi guariti avrà comunque problemi ai polmoni, al cuore, ai reni e ad altri organi che richiederanno un periodo più o meno lungo di riabilitazione poiché la guarigione non è al 100% per tutti.
Giuseppe Remuzzi, Direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS
https://www.facebook.com/RADIO24.ilsole ... 664987216/



Coronavirus, il direttore Irccs Giuseppe Remuzzi: «Ora provoca sintomi più leggeri»
13 maggio 2020

https://www.ilmessaggero.it/salute/focu ... 23537.html

Partiamo dalla buona notizia: chi si ammala oggi in Italia di coronavirus riscontra sintomi meno gravi rispetto a quelli dei contagiati di due mesi fa. Lo afferma Giuseppe Remuzzi, Direttore dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS. Come mai la malattia sia diventata più leggera non è chiaro. “Le cause sono diverse, ma non so esattamente perché. Di certo, posso dire che oggi è cambiato il rapporto tra ambiente, ospite e virus”, ci spiega.

Coronavirus Italia, altri 195 morti ma oltre 3.500 guariti. Calano i malati in tutte le regioni
Coronavirus, in Lombardia solo 394 nuovi casi. Pronta ordinanza: riapre lunedì chi ha i requisiti

Il Governatore del Veneto Zaia ha dischiarato che "Se il covid-19 perde forza vuol dire che è artificiale". Cosa gli risponde?
Che sono state fatte delle ricerche in merito e che in letteratura scientifica non c’è nessuna evidenza di quanto afferma. Quello che sappiamo è che il virus è vissuto prima nei pipistrelli, poi è arrivato al pangolino (una sorta di formichiere, ndr.) e infine, prima di contagiare l’uomo, ha vissuto all’interno di un altro animale che ancora non conosciamo. Un’altra certezza è che si sia diffuso già a inizio ottobre 2019 e che sia partito dai mercati umidi cinesi, dove gli animali sono uccisi davanti al cliente e ammassati uno sopra l’altro, tra sporcizia, sangue ed escrementi.

Visto che la malattia è diventata più leggera non possiamo sperare di tornare presto alla normalità?
È presto per parlare di ritorno alla normalità. Dovremo sempre mantenere una certa prudenza e attenzione. Detto questo, il primo bilancio lo potremo fare intorno al 18 maggio, due settimane dopo la fine del lockdown. Una misura che di certo è stata utile per contenere l’emergenza, ma che non si può pensare di portare avanti anche se il numero di contagi dovesse salire.

E che cosa propone?
Da una parte, sarebbe necessario rivedere l’organizzazione degli ospedali per poter rispondere con prontezza a eventuali altre ondate di contagi. Dovremmo avere tre diverse strutture a disposizione: alcune destinate solo ai pazienti negativi al covid-19 di cui in questi mesi ci siamo occupati poco, altri ospedali dedicati ai malati di covid-19 (e quindi con reparti e strumenti specializzati in malattie dei polmoni, del sangue e dei reni che possono essere provocate dal coronavirus) e infine alcuni centri di riabilitazione per i pazienti più gravi che, a causa del covid-19, una volta guariti dal virus si ritrovano a fare i conti con altre patologie, a volte croniche. Dall’altra vanno perpetuati certi comportamenti: è fondamentale lavarsi le mani spesso e ogni volta che si entra in contatto con oggetti potenzialmente contagiosi, mantenere la distanza di un metro ed evitare assembramenti. Infine, occorrerebbe proteggere davvero le categorie a rischio. Che sono, al di là delle persone con patologie pregresse, gli anziani. È pericoloso fare tornare la gente a lavorare senza aprire le scuole, perché molte famiglie saranno costrette ad affidare i bimbi ai nonni.

Se il virus risulta oggi meno forte, perché indossare la mascherina anche camminando o girando in motorino o in auto da soli quando non ci sono abbastanza mascherine da poterle cambiare ogni 8 ore?
Non ci sarebbero rischi a camminare o guidare da soli senza mascherina. Sono misure dettate da un eccesso di prudenza che comunque in situazioni di emergenza non fa mai male. Certamente è vero però che una misura del genere è efficace se attuata con i dispostivi corretti, usati in modo giusto. Ma del tema dovrebbe parlare con quelli della Protezione Civile.

Ma le mascherine chirurgiche quanto proteggono davvero gli altri, se usate correttamente?
Non si sa. C’è chi dice il 25%, chi il 90%...
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:33 pm

"La pandemia non esiste": 72 contagiati dopo una protesta anti lockdown
11 maggio 2020

http://www.today.it/rassegna/coronaviru ... giati.html

Proteste negli Stati Uniti per chiedere la revoca del lockdown (FOTO ARCHIVIO ANSA)

Vi sono almeno 72 persone positive al covid-19 fra i partecipanti della protesta anti confinamento che si è svolta due settimane fa a Madison, capitale del Wisconsin. Lo scrive il quotidiano locale Up North News.

Circa 1500 persone avevano partecipato alla manifestazione contro l'ordine di lockdown del governatore democratico Tony Evers. Alcuni oratori avevano dichiarato di non aver paura di morire o di venir infettati, mentre fra i manifestanti c'era chi esponeva cartelli in cui l'epidemia veniva liquidata come una bufala. Le distanze di sicurezza sono state poco rispettate e pochi indossavano mascherine.

Allora, era il 24 marzo, in questo Stato si registravano 5.356 contagi. Venerdì scorso i positivi sono saliti a 9590, oltre 4500 casi in più. Di questi ultimi, 72 hanno risposto al questionario dicendo di aver partecipato ad un grande raduno. Non veniva chiesto di specificare quale, ma apparentemente non ve ne sarebbero stati altri.
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