Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:33 pm

Quanti sono i contagiati reali dal Covid-19 in Italia?

Per contagiati reali si intende quelli accertati in un determinato momento e quelli non accertati ma che si ipotizza esistano nello stesso momento.
Alcune stime di varia fonte, nelle scorse settimane hanno ipotizzato che l'epidemia abbia contagiato almeno il 30/35% della popolazione italiana.

Questi articoli ne è un esempio:

Coronavirus, "i contagiati in Italia sono 5-6 milioni"
Tre studi, di cui due italiani, convergono su questa cifra per stimare i cosiddetti sommersi: "Numeri alti per la diffusione del virus, troppo bassi per creare l'immunità di gregge". Entro aprile un lavoro nazionale del Consiglio superiore di sanità. Il viceministro della Salute, Sileri: "Queste proiezioni valgono solo per la Lombardia e i territori più colpiti".
06 aprile 2020

https://www.repubblica.it/cronaca/2020/ ... 253286203/

ROMA - Il primo a far decollare il concetto di "contagiati sommersi", intervistato da Repubblica, fu il riservato capo della Protezione civile, Angelo Borrelli: "Il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile", disse riferendosi alle stime di chi sa. Oggi, con la sua Protezione civile che individua i positivi totali in 128.948, significherebbe un milione e 300 mila contagiati reali in Italia. Ma lavori medico-statistici aggiornati spingono in avanti la cifra: al 6 aprile, secondo le ricerche più aggiornate, gli affetti da coronavirus sono stimati tra cinque e sei milioni.
Borrelli: "I numeri sono altri. L'epidemia va più veloce della nostra burocrazia"
di CORRADO ZUNINO

Le parole di Borrelli erano confermate da uno studio accademico cinese di inizio marzo che, spostando l'attenzione sulla regione di Hubei, individuava proprio in quel rapporto - uno a dieci - il moltiplicatore da applicare nella Cina più colpita. Altri studi delle università cinesi parlano di uno a quattro. Ma il numero dei contagiati non avvistati, così importante sia per approntare politiche di contenimento che per comprendere a quali tempi le politiche devono riferirsi -, trova riscontro nel nostro Paese tra due ricerche lontane tra loro e approntate con metodologie diverse.

Il professor Carlo La Vecchia, docente di Statistica epidemiologica dell'Università di Milano, ha coordinato un'indagine Doxa sul Covid-19 che ipotizza un 10 per cento di italiani contagiati: sono sei milioni, "di cui un milione nella sola Lombardia". Bene, a questo lavoro, reso pubblico da La Stampa, ora si affianca un paper di dodici studiosi italiani, sottoposto in questi giorni a revisione internazionale, chiamato "The Covid-19, infection in Italy: a statistical study of an abnormally severe disease". Una malattia grave in maniera anormala. Bene, al 25 marzo scorso, con 74.300 mila casi positivi, gli infettati reali erano in un range tra 600 mila e 3,3 milioni. Oggi, quindi, seguendo la curva della crescita, i positivi sarebbero 5,7 milioni. Lo studio "An abnormally severe disease", coordinato dal professor Giuseppe De Natale, ribadisce le cifre - 5-6 milioni - dell'indagine Doxa del professor La Vecchia. "Sono numeri sufficientemente alti per mettere a rischio i sani, troppo bassi per garantire l'immunità di gregge", ha spiegato lo statistico della Statale. L'immunità di gregge prevede il 60-70 per cento di colpiti e, quindi, immunizzati per consentire una tutela per tutti i residenti.

E' interessante addentrarsi nel lavoro dei dodici studiosi (Cnr, Ingv, Università Federico II e Università Vanvitelli di Napoli e Università di Zurigo). La tesi è che i casi italiani sono "fortemente sottostimati" e si mette in comparazione la letalità specifica del nostro Paese - 12 per cento nel rapporto contagiati-deceduti, con percentuali maggiori in Lombardia - con i dati intorno al 4 per mille di Germania, Austria, Norvegia, Irlanda e Australia e con una letalità media dell'1-2 per cento riscontrata negli Stati Uniti, in Danimarca, Belgio e Portogallo. Lo studio italiano prende in esame il fatto che il 23 per cento dei connazionali sia fumatore, ma la media europea sale al 29 per cento; che l'area al di sopra del Po sia tra le più inquinate d'Europa, ma ve ne sono di altrettanto compromesse in zone industriali del continente; che la popolazione italiana sia la seconda più anziana al mondo - ma il Giappone, la nazione più vecchia, ha un indice di letalità più basso del nostro-. E ancora che abbiamo meno posti letto e terapie intensive, per esempio, della Germania. La questione centrale, sostiene però "An abnormally severe disease", non sono le sigarette, né l'inquinamento, neppure la sanità tagliata. La questione è la forte sottostima del dato dei contagiati. E la controprova ci è data dall'unico caso in cui, ad oggi, un'intera comunità è stata sottoposta a tampone: è accaduto sulla nave da crociera "Diamond Princess", ormeggiata a fine febbraio nel porto di Yokohama, in Giappone.

Bene, delle 3.711 persone a bordo della "Diamond Pricess", 705 sono risultate positive al tampone e 7 sono decedute. Nel "caso perfetto", perfettamente isolato e quindi ideale per uno studio statistico, il Covid è stato fatale all'un per cento dei presenti. Quello è il riferimento: un morto ogni cento contagiati. Anche le statistiche italiane dovrebbero tendere a questa letalità. Un milione e mezzo di persone affette, almeno, per salire a sei milioni di fronte a percentuali di letalità che in Italia possono essere comunque più alte (mai al 12 per cento oggi certificato).

Questi due lavori sono in linea, tra l'altro, con lo studio europeo realizzato lo scorso 30 marzo dagli epidemiologi dell'Imperial College di Londra: l'università inglese attribuisce al nostro Paese un'infezione diffusa pari al 9,8 per cento medio (in una forchetta larga, compresa tra il 3,2 e il 26 per cento). Il dato medio corrisponde a poco più di sei milioni di italiani, ecco.

Vi sono, ancora, monitoraggi di società private che, con campioni ridotti, portano il livello del contagio al 38 per cento (la Meleam di Bitonto che ha cercato gli anticorpi Igm-Igg). Per fare statistica seria la base considerata è insufficiente. Si rende necessario, per approfondire questo passaggio fondamentale in vista della fase 2 della convivenza, uno studio del Consiglio superiore di Sanità, nazionale e su un campione rappresentativo. Lo assicurano pronto entro il mese di aprile.

Interviene il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, e dice: "Queste proiezioni, uno a dieci e oltre, valgono solo per la Lombardia e i territori più colpiti, il Sud ha contagi più bassi".



“Il virus in Italia da ottobre, ha infettato il 35% della popolazione. Ma qualcuno non vuole raccontare la verità”
di Valeria D'Autilia
19 aprile 2020

https://www.lastampa.it/topnews/primo-p ... 1.38736850

«Almeno un italiano su tre è già entrato in contatto con il virus. Anche al Sud registriamo percentuali molto alte. Abbinando test e tamponi, potremmo liberare il 25 per cento della popolazione, individuando i soggetti immunizzati naturalmente». Pasquale Mario Bacco è un medico, autore con altri colleghi di uno studio sulla diffusione del Covid19 «un po’ scomodo e accreditato soprattutto all’estero» e di un test sierologico già scelto da ospedali, enti, aziende e colossi come Amazon e ...



In realtà le cose pare che stiano assai diversamente:

Campionatura sierologica degli operatori sanitari dell'Emilia Romagna per cercare gli infettati asintomatici guariti che hanno sviluppato gli anticorpi
8 maggio 2020

Notizia ascoltata oggi 8 maggio 2020 su Radio24 nella trasmissione pomeridiana Effetto Giorno

Esiste una campionatura recentissima fatta su 54mila operatori sanitari sani della Regione Emilia Romagna in cui i sieropositivi sani ossia coloro che sono stati infettati ma asintomatici e che hanno sviluppato anticorpi tali da non ammalarsi e poi rilevati dal test di campionatura appena terminato, risultano inferiori al 5%.
Campionatura fatta sulla categoria più a rischio quella sanitaria a contatto con gli infetti e in luoghi altamente contagiosi come gli ospedali, è probabile quindi che la media statistica nazionale sia inferiore e intorno al 3% comprensiva degli infettati morti e di quelli sintomatici e ammalatisi ma poi guariti.



Coronavirus. Già 30mila test sierologici consegnati a tutte le aziende sanitarie, partito lo screening del personale sociosanitario da Piacenza a Rimini
Bologna, 3 aprile 2020
https://salute.regione.emilia-romagna.i ... a-a-rimini
Coronavirus, è partito lo screening di massa a tutto il personale sociosanitario dell’Emilia-Romagna, da Piacenza a Rimini.



Il punto sui test sierologici - Effetto giorno | Radio 24
20 aprile 2020
Quanti italiani hanno fatto il Coronavirus? Al via il campionamento statistico su scala nazionale dei test sierologici. Ma già diverse regioni li stanno utilizzando da un mese. A Effetto Giorno facciamo il punto con il Presidente dell'Associazione Microbiologi Italiani, Pierangelo Clerici.
https://www.radio24.ilsole24ore.com/pro ... 27-AD4OHVO
https://podcast-radio24.ilsole24ore.com ... giorno.mp3
A partire dal minuto 34




"Danni cronici dopo il Covid". Cosa accade al nostro corpo
Alessandro Ferro - Gio, 14/05/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 62856.html

Quasi un guarito su tre andrà incontro a problemi cronici: polmoni, reni e fegato gli organi più a rischio. Ecco perché

Purtroppo, Covid-19 ce lo porteremo dietro a lungo, e non soltanto perché al momento non c'è ancora un vaccino. Adesso che i medici ne cominciano a sapere sempre di più, è emerso un dato allarmante: in un caso su tre, il virus lascia in eredità patologie croniche.

"Il 30% avrà problemi respiratori"

Sono soprattutto i polmoni, gli organi preferiti dal Coronavirus, ad andare incontro a complicazioni ma non gli unici. Si stanno valutando anche altre organi che possono essere colpiti in maniera diretta dal virus come nel caso di reni e fegato, anch'essi indiziati speciali per problematiche a lungo termine. "Ci ritroveremo con circa il 30% di guariti da Covid trasformati in malati cronici e colpiti soprattutto da difficoltà respiratorie", afferma al Fattoquotidiano il Prof. Maurizio Viecca, primario di Cardiologia all'ospedale Sacco di Milano, che mette già in allerta le strutture sanitarie che dovranno vedersela con i nuovi malati, i quali andranno monitorati con attenzione per capire quanti, effettivamente, rischiano danni permanenti.

"Tante trombosi nel sangue"

"Qui da noi abbiamo avuto persone dimesse e poi rientrate in ospedale dopo un mese con embolie, flebiti e vasculiti", sottolinea Viecca, il quale ha messo a punto un nuovo protocollo terapeutico (adottato anche negli Stati Uniti) nei pazienti più gravi con l'infusione di almeno cinque medicinali che ha mostrato ottimi risultati. La scoperta è stata possibile grazie all'autopsia su 38 pazienti deceduti per il Covid. "In tutti è stato riscontrato un parametro del sangue, detto D-dimero, molto alto ed espressione di trombosi", spiega il Prof. "Sono stati osservati trombi di fibrina di piccoli vasi arteriosi in 33 pazienti, metà dei quali con coinvolgimento dei tessuti e associati ad alti livelli di D-dimero nel sangue", riporta il report ancora in fase di pre-stampa, che sottolinea come il risultato più rilevante sia dovuto alla "presenza di trombi piastrinici-fibrinici in piccoli vasi arteriosi".

Scenari post Covid

Anche se non è ancora iniziato, per il dopo Covid sarà necessario "implementare la medicina territoriale per poter seguire i malati cronici al loro domicilio", suggerisce Viecca. All'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, uno degli epicentri "tsunami" della malattia, si è già pensato di istituire un ambulatorio apposito dove richiamare le migliaia di pazienti guariti. "In questi mesi abbiamo scoperto che Covid è una malattia che lascia segni importanti", spiega il dottor Luca Lorini, direttore delle terapie intensive a Bergamo, motivo per il quale si vogliono analizzare tre livelli di pazienti, "dai meno gravi a quelli finiti nelle terapie intensive e poi usciti". L'obiettivo del nuovo studio è capire quali sono e quanto sono grandi i danni che il virus lascia in eredità sulla singola persona.

"Avremo una nuova categoria di malati"

In Cina, dove tutto è iniziato, si sono accorti di come un paziente su tre dopo le dimissioni abbia mostrato una capacità respiratoria ridotta del 30%. In pratica, possono insorgere problemi anche dopo una semplice passeggiata. "Reliquati polmonari ci sono, per questo avremo una coorte di pazienti che avrà dei residuati fibrotici a livello polmonare e diventerà una nuova categoria di pazienti con malattie polmonari e insufficienza respiratoria, che rappresenterà certamente un nuovo problema sanitario", fa sapere Luca Richeldi, pneumologo al Policlinico Gemelli di Roma, membro del Comitato tecnico scientifico e presidente della Società italiana di pneumologia, che conferma il quadro del dottor Viecca. Il triste scenario è confermato anche dal professor Massimo Galli del Sacco di Milano, per il quale, in molti casi, le compromissioni polmonari saranno irreversibili.



Piero Chiambretti: “Mi hanno salvato solo le carezze degli angeli in corsia”
Il ricovero d'urgenza e la morte della madre contagiata insieme a lui. Nella lettera a Repubblica il racconto del dramma e del ritorno alla vita
di PIERO CHIAMBRETTI
15 maggio 2020

https://www.repubblica.it/cronaca/2020/ ... 256646383/

CARO direttore, il 16 marzo sono stato ricoverato d'urgenza all'Ospedale Mauriziano di Torino per tre focolai di polmonite a causa del Covid-19. Un giorno che non potrò mai dimenticare. Il pronto soccorso, i suoi rumori, la confusione di medici e malati, le barelle, le mascherine, sensazioni di qualcosa che avevo visto alla televisione, ma che dal vivo erano un'altra cosa: più definite, più realistiche e tangibili, che allontanavano il rumore fastidioso delle parole della tv, così vuote e lontane. Passare dall'interessarsi degli sviluppi del virus, ad esserne colpito, cambia la prospettiva in modo netto.

Il reparto 'Covid' era allestito nello stesso pronto soccorso del quale ben presto avrei conosciuto tutto o quasi. Lo smarrimento iniziale di tutti era l'incertezza. Gli occhi di quelli che arrivavano ad ogni ora, come in un ospedale militare da campo, erano spalancati, terrorizzati, in cerca di qualche segnale di conforto. E da subito quel segnale arrivò da un gruppo di infermieri e medici che, bardati al punto di non riconoscerli e scambiarli, si fecero partecipi del nostro dramma. La cosa che subito mi colpì di questi angeli fu l'età: tutti giovanissimi con una energia che trasmettevano ogni volta che li chiamavi, sempre sorridenti e rassicuranti, anche laddove le condizioni di salute non erano buone. Non avevano ricette per una pronta guarigione, non avevano la pillola magica che fa tornare tutti a casa, ma la loro efficienza mischiata alla grande umanità erano una medicina molto più forte delle medicine sperimentali che somministravano. Sempre presenti, il giorno come la notte, sempre vestiti dalla testa ai piedi con le maschere protettive che lasciavano evidenti segni in faccia.

Il personale medico aveva una caratteristica condivisa: la passione per il proprio lavoro. Si percepiva dai dettagli. Uno sguardo, una carezza, una stretta alla mano quando il morale scendeva come i valori sul monitor. Col passare dei giorni questi esempi di una Italia meravigliosa sono diventati familiari: ci chiamavamo per nome e la sensazione che ho avvertito nitidamente è che spesso si sostituissero ai famigliari che molti non avrebbero visto mai più. Io li ricordo tutti con affetto per come ci hanno seguito, tanto che molti di loro li abbiamo sentiti ancora dopo essere stati dimessi.

La mia storia è tristemente nota. In pochi giorni nello stesso reparto ho perso mia mamma, ma anche con lei il personale medico è stato perfetto, hanno tentato di tutto per salvarla, dandomi un sostegno psicologico nelle ore più difficili. Qualcuno, non so dove, ha scritto che ho avuto un trattamento di favore. Nulla di più falso. Dentro quelle stanze eravamo tutti uguali con un obiettivo comune: salvare la pelle. Pensare che ci fossero dei favoritismi è un torto che si fa a persone che oltre a lavorare in condizioni difficili hanno perso la vita per tanti di noi.

La mattina successiva la morte di mia mamma, io miracolosamente ho cominciato a stare bene (grazie Felicita), tanto da essere dimesso dopo una settimana e due tamponi negativi. Era un lunedì pomeriggio, quando impreparato a lasciare l'ospedale sono tornato a casa in taxi in pigiama, considerato che portato via d'urgenza quindici giorni prima a sirene spiegate, non avevo neppure una borsa.
Chiambretti, dopo il dramma del coronavirus la mascherina della curva Maratona
Ricordo la soddisfazione negli occhi degli infermieri e dei medici nel consegnarmi una cartella clinica dall'happy end quasi come fosse guarito uno di loro. Oggi che sono a casa e leggo che 160 tra medici, infermieri e personale sanitario, hanno perso la vita per salvare quelle altrui che in molti casi neanche conoscevano, mi si stringe il cuore e penso come il nostro Paese ha in queste persone degli esempi da cui imparare tanto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:33 pm

Quanti sono i contagiati reali dal Covid-19 in Italia?

Per contagiati reali si intende quelli accertati in un determinato momento e quelli non accertati ma che si ipotizza esistano nello stesso momento.
Alcune stime di varia fonte, nelle scorse settimane hanno ipotizzato che l'epidemia abbia contagiato almeno il 30/35% della popolazione italiana.
In realtà le cose pare che stiano assai diversamente, con una media italiana inferiore al 3%:



Campionatura sierologica degli operatori sanitari dell'Emilia Romagna per cercare gli infettati asintomatici guariti che hanno sviluppato gli anticorpi
8 maggio 2020
Notizia ascoltata oggi 8 maggio 2020 su Radio24 nella trasmissione pomeridiana Effetto Giorno
Esiste una campionatura recentissima fatta su 54mila operatori sanitari sani della Regione Emilia Romagna in cui i sieropositivi sani ossia coloro che sono stati infettati ma asintomatici e che hanno sviluppato anticorpi tali da non ammalarsi e poi rilevati dal test di campionatura appena terminato, risultano inferiori al 5%.
Campionatura fatta sulla categoria più a rischio quella sanitaria a contatto con gli infetti e in luoghi altamente contagiosi come gli ospedali, è probabile quindi che la media statistica nazionale sia inferiore e intorno al 3% comprensiva degli infettati morti e di quelli sintomatici e ammalatisi ma poi guariti.




Avrebbe potuto essere una strage meno grave se vi fosse stato un intervento più tempestivo ai primi segnali di presenza del virus, avrebbe potuto essere ancora più grave se non vi fosse stato alcun intervenuto per contenere il contagio lasciando il virus libero di diffondersi ovunque, e sarà ancora meno grave e affrontabile con più tranquillità grazie al mantenimento di elementari e minime misure disicurezza, grazie allo sviluppo di farmaci, vaccini e terapie sanitarie per contrastare e debellare il virus e l'epidemia.
Non è negando o manipolando e sminuendo i dati che si evitano i morti, si elimina il virus e si fa sparire magicamente l'epidemia.



I contagi reali, accertati e presunti nella pandemia da Covid-19

Vi sono molti che manipolano in vario modo i dati sull'epidemia per sminuirne la gravità in funzione di una riduzione delle misure anticontagio che hanno posto molti limiti alla libertà di movimento delle persone e alla loro operatività economica con danni rilevanti e in qualche caso anche disperanti.
Ma, se non fossero state prese le misure di contenimento della diffusione del virus e del contagio, lasciandolo libero di infettare tutti per sviluppare l'immunità di gregge, senza preoccuparsi di quanti sarebbero potuti morire, la percentuale dei morti potrebbe essere di 2/3 volte maggiore di quella che vi è stata.
Le misure di contenimento dell'epidemia che hanno comportato e comportano la limitazione degli spostamenti e delle attività dei cittadini sono state più che legittime, avrebbero dovuto essere prese almeno 5/6 settimane prima e avremmo risparmiato miliaia di morti e ridotto il fermo delle attività sociali ed economiche con grave danno e questo per colpa innanzi tutto della Cina che ha tenuto nascosto l'epidemia e che ha lasciato che questa si diffondesse nel Mondo e poi dei governi irresponsabili filocinesi e di centrosinistra dell'Europa che non sono intervenuti per tempo a fermare l'andirivieni con la Cina e con il Mondo e a mettere in quarantena le persone arrivate da fuori con il rischio di aver contratto l'infezione.




Un'ulteriore conferma che la diffusione del virus, nelle aree più contagiate è inferiore al 5% ci viene dall'esame del sangue dei donatori lombardi


Coronavirus, anticorpi in un milanese su venti già prima dell'epidemia
Lo rivela uno studio del Policlinico sui donatori di sangue. "Prima vera conferma scientifica che nell'area metropolitana era presente un sommerso di persone contagiate"
20 maggio 2020

https://milano.repubblica.it/cronaca/20 ... 257180157/

Il virus SARS-CoV-2 stava circolando a Milano già diverse settimane prima di quel 21 febbraio 2020. A inizio epidemia infatti un donatore di sangue su 20 (4,6%) aveva già sviluppato gli anticorpi, percentuale salita al 7,1% ai primi di aprile. Lo indica uno studio sui donatori di sangue del Policlinico di Milano, pubblicato su medRxiv, sito che ospita lavori non ancora rivisti dalla comunità scientifica. Si tratta della "prima vera conferma scientifica che nell'area metropolitana era presente un sommerso di persone contagiate, già prima che si verificassero i primi casi di malattia conclamata, è anche il primo studio sierologico su persone asintomatiche che ci dice chiaramente che siamo ben lontani dall'immunità di gregge", spiega Daniele Prati, tra i coordinatori dello studio.
Assieme a Luca Valenti, altro coordinatore del Policlinico di Milano, e con Gianguglielmo Zehender della Statale di Milano, i ricercatori hanno esaminato circa 800 donatori di sangue sani presentatisi al Policlinico tra il 24 febbraio e l'8 aprile. All'inizio dell'epidemia la sieroprevalenza era nel 4,6% dei donatori, cioè una persona su 20 era già venuta in contatto con il coronavirus. Durante il distanziamento sociale c'è stato un aumento fino al 7,1%. "Lo scopo di questo studio - commenta ancora Daniele Prati - era di esaminare la presenza dell'infezione da SARS-CoV-2 in adulti asintomatici in una delle aree italiane più colpite, e nello stesso tempo raccogliere più elementi possibili per comprendere i fattori di rischio e i valori di laboratorio associati alla malattia".
La pratica del distanziamento sociale sembra aver favorito soprattutto i più giovani, che hanno avuto il tempo di sviluppare un'immunità a lungo termine. In tutti i donatori, che hanno mostrato positività al virus, si sono verificate alterazioni nella conta delle cellule del sangue e nel profilo lipidico: due indizi che, secondo i ricercatori, potrebbero aiutare a inquadrare meglio le persone asintomatiche, cioè quelle che pur avendo il virus in circolo (ed essendo per questo contagiose) non manifestano la malattia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:34 pm

Gino Quarelo
Ai demenziali, irresponsabili e inaffidabili venetisti minimizzatori e complottisti, secondo i quali la pandemia non esisterebbe e sarebbe solo una manipolazione dei governi e dei media asserviti per terrorizzare le popolazioni e ridurle ad accettare le dittature approntate con il pretesto del contenimento del contagio; oppure che l'epidemia reale non è più di una normale influenza stagionale e che i dati sulla mortalità e sui contagi sono manipolati e falsificati anche conteggiando i morti normali come morti da Covid-19:


Chi è morto di Covid-19 avrebbe vissuto in media altri 10 anni
Info Data
15 maggio 2020

https://www.infodata.ilsole24ore.com/2020/05/15/44638/


Gli uomini che sono morti di Covid-19-19 avrebbero vissuto in media altri 14 anni; le donne altri 12, suggerisce un’analisi preliminare realizzata da un gruppo di scienziati scozzesi dell’Università di Glasgow ed Edimburgo. Considerando anche la presenza di eventuali malattie precedenti i numeri diventano leggermente inferiori, mostrano le stime degli autori, e passano a 13 anni per gli uomini e 11 per le donne.

Nel complesso, secondo queste stime, ogni decesso avrebbe sottratto in media oltre dieci anni di vita a chi ne è stato colpito.

Gli autori dello studio hanno stimato gli anni potenziali di vita perduti di chi è deceduto per il COVID-19 combinando i dati italiani delle morti con informazioni su quanto tendono a vivere diverse combinazioni di età, sesso ed eventuali malattie pregresse in condizioni “normali” – cioè prima dell’arrivo dell’epidemia. I primi arrivano da informazioni rese note dall’istituto superiore di sanità (ISS) in uno dei suoi bollettini periodici.

A parte i casi più problematici (e rari), ovvero di persone che hanno contratto la malattia mentre avevano già di un ampio numero di problemi di salute precedenti, nella maggior parte di combinazioni di età, sesso e condizioni di salute gli anni di vita andati persi “sono rimasti sopra i cinque”.



Il covid ha aumentato la mortalità in Italia del 49 per cento
Pierre Haski
4 maggio 2020

https://www.internazionale.it/liveblog/ ... dati-istat

L’Istituto nazionale di statistica (Istat) e l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) hanno pubblicato un nuovo rapporto sulla mortalità in Italia, prendendo in esame i dati della mortalità totale, cioè per qualsiasi causa, nei primi tre mesi del 2020 in 6.866 comuni, pari all’87 per cento dei 7.904 comuni italiani. È la prima volta che l’Istat fornisce questi dati riferiti a un numero così elevato di comuni.

Considerando il mese di marzo è stato registrato un aumento medio nazionale del 49,4 per cento dei decessi per tutte le cause. Prendendo il periodo che va dal primo decesso covid-19 segnalato al sistema di sorveglianza, il 20 febbraio, fino al 31 marzo, le morti sono passate da 65.592 (media del periodo tra il 2015 e il 2019) a 90.946, nel 2020. L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54 per cento erano persone con diagnosi accertata di covid-19.

Nel primo trimestre dell’anno, la mortalità direttamente attribuibile al covid-19 è stata di circa 13.700 decessi. Ci sono poi altri 11.600 morti per le quali al momento si possono ipotizzare tre possibili cause:

L’aumento dei decessi non è distribuito in modo uniforme, ma è concentrato nelle aree più colpite dall’epidemia. Il 91 per cento dell’eccesso di mortalità riscontrato a livello nazionale a marzo si concentra in 37 province dell’Italia del nord più Pesaro e Urbino. Nell’insieme di queste province, i decessi per tutte le cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo. Ma in alcune province la mortalità in eccesso è stata ancora più elevata: Bergamo (568 per cento), Cremona (391 per cento), Lodi (371 per cento), Brescia (291 per cento), Piacenza (264 per cento), Parma (208 per cento), Lecco (174 per cento), Pavia (133 per cento), Mantova (122 per cento), Pesaro e Urbino (120 per cento).

Nelle aree a media diffusione dell’epidemia (35 province concentrate soprattutto nel centro-nord) l’aumento delle morti per tutte le cause, sempre tra il 20 febbraio e il 31 marzo, è molto più contenuto, passa da 17.317 a 19.743 (2.426 in più rispetto alla media 2015-2019). Nelle aree a bassa diffusione del virus (per lo più del centro e del sud) i decessi del mese di marzo sono mediamente inferiori dell’1,8 per cento rispetto alla media dei cinque anni precedenti. A Roma il calo dei decessi è stato ancora più pronunciato, pari a -9,4 per cento.

La letalità più elevata, conferma l’Istat, si riscontra tra gli uomini in tutte le fasce di età, a eccezione della fascia 0-19 anni. Nel 34,7 per cento dei casi segnalati è presente almeno un’altra malattia tra quelle cardiovascolari e respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche e oncologiche, obesità, malattie renali o altre patologie croniche.


A marzo in Italia il 49,4% di decessi in più. Record a Bergamo: +568%, a Roma -9,4%
Nicoletta Cottone
4 maggio 2020

https://www.ilsole24ore.com/art/le-tre- ... ni-ADRZaGO

I casi Covid-19: ecco di quanto aumenta la letalità
Se si assume come riferimento il periodo che va dal primo decesso Covid-19 riportato al Sistema di Sorveglianza integrata (20 febbraio) fino al 31 marzo, i decessi passano da 65.592 (media periodo 2015-2019) a 90.946, nel 2020. L'eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710). A causa della forte concentrazione del fenomeno in alcune aree del Paese, i dati riferiti a livello medio nazionale “appiattiscono” la dimensione dell'impatto della epidemia di Covid-19 sulla mortalità totale.

DECESSI PRIMO TRIMESTRE 2020 E CONFRONTO MEDIA 2015-2019

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Colpito il Nord in oltre 3mila comuni
Il 91% dell'eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale nel mese di marzo 2020 si concentra nelle aree ad alta diffusione dell'epidemia: 3.271 comuni, 37 province del Nord più Pesaro e Urbino. Nell'insieme di queste province, i decessi per il complesso delle cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo. Se si considera il periodo dal 20 febbraio al 31 marzo, i decessi sono passati da 26.218 a 49.351 (+ 23.133 ); poco più della metà di questo aumento (52%) è costituita dai morti riportati al Sistema di Sorveglianza Integrata Covid-19 (12.156).

Il prezzo altissimo pagato dalle province di Bergamo, Cremona e Lodi
Le province più colpite dall’epidemia che hanno pagato un prezzo altissimo in vite umane, con incrementi percentuali dei decessi nel mese di marzo 2020, rispetto al marzo 2015-2019, a tre cifre, sono: Bergamo (568%), Cremona (391%), Lodi (371%), Brescia (291%), Piacenza (264%), Parma (208%), Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro
e Urbino (120%).

DECESSI 20 FEBBRAIO - 31 MARZO PER AREE DEL PAESE

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Più contenuto l’incremento dei decessi al Centro e al Nord
Nelle aree a media diffusione dell'epidemia (1.778 comuni, 35 province prevalentemente del Centro-Nord) l'incremento dei decessi per il complesso delle cause nel periodo 20 febbraio-31 marzo è molto più contenuto, da 17.317 a 19.743 (2.426 in più rispetto alla media 2015-2019); il 47% è attribuibile ai morti risultati positivi al Covid-19 (1.151). Nelle aree a bassa diffusione (1.817 comuni, 34 province per lo più del Centro e del Mezzogiorno) i decessi del mese di marzo 2020 sono mediamente inferiori dell'1,8% alla media del quinquennio precedente.

I più colpiti gli uomini settantenni
L'eccesso di mortalità più consistente si riscontra per gli uomini di 70-79 anni: i decessi aumentano di circa 2,3 volte tra il 20 febbraio e il 31 marzo; segue la classe di età 80-89 (quasi 2,2 volte di aumento). L'incremento della mortalità nelle donne è invece più contenuto per tutte le classi di età. Raggiunge il 20% in più della media degli anni 2015-2019 alla fine di marzo, tanto per la classe di età 70-79 che per la 90 e più.L'analisi combinata dei dati di mortalità giornaliera Istat con i dati della Sorveglianza integrata dell'Iss ha evidenziato che la mortalità “diretta” attribuibile a Covid-19 in individui con diagnosi confermata, nel primo trimestre 2020 è stata di circa 13.700 decessi. Per una quota ulteriore di circa altri 11.600 decessi si ipotizzano tre possibili cause: una ulteriore mortalità associata a Covid-19 (decessi in cui non è stato eseguito il tampone), una mortalità indiretta correlata a Covid-19 (decessi da disfunzioni di organi quali cuore o reni, probabili conseguenze della malattia scatenata dal virus in persone non testate, come accade per analogia con l'aumento della mortalità da cause cardiorespiratorie in corso di influenza) e una quota di mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette.


IMPATTO DELL’EPIDEMIA COVID-19 SULLA MORTALITÀ TOTALE DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE PRIMO TRIMESTRE 2020
4 maggio 2020
https://www.epicentro.iss.it/coronaviru ... at_ISS.pdf
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:34 pm

Alberto Pento

Caro Gino, ho seguito con interesse i tuoi post, in questo mese di banno da facebook per aver "ecceduto" nella critica al nazismo maomettano in una pagina di discussione sul'Islam.
Devo ammettere che condivido pienamente il tuo pensiero, le tue riflessioni in generale e le tue critiche a certo mondo venetista e alle sue tante demenzialità, mondo che conosco molto bene per averlo frequentato fin dai primi anni novanta.


Tra queste demenzialità, vi è quella complottista sulla pandemia da Covid-19 in corso, che segue tutte le altre che fanno da pietre migliari nella visione della storia e della realtà da parte del venetismo venezianista, a partire dall'ipotesi del complotto massonico-giacobino che a fine 700 avrebbe portato al termine della Repubblica aristocratica Serenissima e poi al complotto europeo del Congresso di Vienna del 1814-1815 sulla restaurazione che né avrebbe sancito definitivamente la fine (infatti nessuno ha considerato il restauro della Serenissima anche perché nelle terre venete non si sono attivati moti popolari e politici in tal senso) e infine il complotto italo-savoiardo del 1866 che avrebbe portato all'annessione del Veneto all'Italia con l'inganno estorsivo del Plebiscito Truffa attraverso le minacce sistematiche a tutti i veneti (non documentata), la doppia scheda colorata (documentata solo per gli analfabeti) e la doppia urna (non documentata).

L'ipotesi complottista dei minimizzatori dell'epidemia, della sua gravità e mortalità, antichiusura/anti lockdown non ha alcun senso.

È del tutto irragionevole l'idea che i dati pandemici siano stati manipolati e il tasso di mortalità amplificato a dismisura dal governo per terrorizzare i cittadini e imporre misure restrittive della loro libertà umana, civile e politica (posticipazione delle elezioni ?) senza però addurre un motivato perché, una sensata finalità, diversa da quella del potere per il potere che stando ai fatti reali, a ben guardare si sarebbe danneggiato grandemente con la grave crisi economica che sta accompagnando la lunga crisi epidemico-sanitaria, un danno per tutto il paese compreso il suo attuale governo.
Non riesco proprio a trovare un vantaggio e un utile per il governo esistente, per la sua maggioranza parlamentare, per gli elettori e per i poteri forti che lo sostengono che giustifichi e spieghi quest'ipotesi complottara di manipolazione e falsificazione della realtà.
E nemmeno trovo che l'opposizione al governo delle quattro più grandi regioni del nord italia siano anch'esse coinvolte e interessate a questo complotto che danneggia i loro cittadini, i loro elettori e finanche i loro privilegi economico-politici.



Mi sorprende che qualche intellettuale veneto, tra i pochi che apprezzo, come Enzo Trentin, si lasci prendere dalla visione complottista

Profeti di sventura? Ma l’autodeterminazione è una cosa troppo seria per lasciarla agli autonomisti-indipendentisti.
accademiadegliuniti
17 maggio 2020

https://blogdiet.wordpress.com/2020/05/ ... ndentisti/

...
Infatti, in questi giorni Israel Shamir [ ... ] osserva: «Avete notato che, con la crisi del coronavirus, l’attuale ondata di rivoluzioni è cessata come per una tocco di bacchetta magica? I Gilets Jaunes non marciano più a Parigi, né i rivoluzionari di Hong Kong rompono i distributori automatici. A Beirut si è estinta la forte ondata rivoluzionaria. In Sudafrica il governo ha vietato l’alcool e il tabacco, ma grazie alla chiusura non ci sono proteste. In Inghilterra, la polizia ha interrotto una manifestazione pacifica per Julian Assange, sostenendo che è contro le regole della quarantena. Questo è un ulteriore stimolo per i governanti a mantenere la crisi del coronavirus.

Al di là di queste considerazioni pratiche e politiche, l’isolamento porta a un nuovo stile di vita, a un “nuovo normale”. Più a lungo dura l’isolamento, più questa soluzione finale diventa probabile.

Ora possiamo vedere la strada davanti a noi, come indicato dai Deep Pockets. Sembrano volerci rinchiusi in singole celle, comunicando attraverso l’elettronica. Insieme, da soli. Senza matrimonio, senza famiglia, senza religione. Solo TV, chat online e porno gratis. Tutto avvolto nella plastica. Razionamento, privatizzazione e permessi impediranno che le strade e i parchi siano affollati. Ogni autista sarà monitorato, le assegnazioni di razioni controllate, i permessi controllati, lo stato di occupazione controllato, la politica controllata, la storia criminale controllata, l’uso del tempo libero controllato e ricontrollato in tempo reale. Gli abusi saranno annotati e influenzeranno il budget mensile delle razioni dell’autista. La presenza della polizia sarà tipicamente invisibile, basandosi su tasse e multe per mantenere l’ordine. Anche una bicicletta avrà bisogno di un proprietario legale, un’assicurazione, un permesso e un dispositivo di tracciamento.»

Sarà un caso che i poliziotti cominciano a mugugnare? «Se quando abbiamo scelto di arruolarci nella Polizia ci avessero detto che un giorno ci sarebbe toccato agire come cani da pastore o, peggio, da guardia di una sorta di muro di Berlino, ci saremmo fatti grasse risate.» Inizia così il comunicato diffuso sul loro sito [ ... ], un gruppo di uomini in divisa che si ribellano alla situazione insostenibile a cui sono sottoposti da mesi. «Siamo (stati) trasformati in una quasi milizia, costretti a persegui(ta)re i nostri concittadini non appena osano mettere il naso fuori dalla loro abitazione, a chiedergli di certificare la legittimità dei loro movimenti e decidere se sono plausibili o meno, da ultimo persino a valutare se e quali sono i loro congiunti!» continua il comunicato.
...

Alberto Pento
I fatti confermano che non vi è né da parte dell'attuale governo nazionale in carica (a cui sono contrario), né da parte di quello regionale dell'opposizione leghista in Veneto (che sostengo), alcun intento complottaro per mantenere i cittadini in gabbia.


La riapertura di Conte:

18 maggio, 25 maggio, 15 giugno, ...
https://www.facebook.com/GiuseppeConte6 ... 162985770/


Zaia

Si aprirà con le linee guida delle regioni, di ogni regione; in Veneto la distanza sarà di 1 metro dappertutto anche nei bar, nei ristoranti e nelle spiagge:

https://www.facebook.com/zaiaufficiale/ ... 196169241/


Certo, che in tutta questa vicenda della pandemia sono stati fatti numerosi errori pricipalmente da parte del governo e della maggioranza che lo sostiene che in misura minore da parte dell'opposizione; nonché numerose sono state le demenzialità insensate nella gestione delle restrizioni al movimento dei cittadini e dei relativi controlli e sanzioni ma che sono nulla al confronto di quanto accaduto in Cina, in India, in Iran e altrove.
Anche nella gestione sanitaria e negli ospedali sono stati fatti degli errori, ma molto pochi in Veneto e tutti in buona fede; in Veneto poi mi pare che la gestione sia stata tra le migliori in Italia e apprezzata a livello mondiale.


Se vi è una critica forte da fare alla gestione del lockdown è relativa al mancato, ritardato e limitato sostegno economico-finanziario ai cittadini e alle loro imprese e professioni sia attraverso sussidi a fondo perduto che ad altre forme di sostegno legislativo che avrebbero potuto essere prese per limitare i danni, i disagi e aiutare la riapertura e la ripresa delle attività, mediante il razionamento delle risorse e la necessaria solidarietà/fraternità tra tutti i cittadini e tutte le imprese, in tempi di crisi paragonabili a quelli di guerra.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:35 pm

Caro Leonardo Facco, sei sicuro che si tratti di una finta pandemia?
Quale vantaggio avrebbe mai il Governo italiano e la sua maggioranza parlamentare, il Presidente della Repubblica che supervisiona tutto, la casta giudiziaria e la Corte Costituzionale, i poteri forti, ...
a bloccare un paese per mesi, con un danno economico e finanziario senza precedenti che provoca povertà diffusa, rischio di disordini sociali e civili, mancanza di risorse anche per i garantiti e i privilegiati dello stato e
...



Ai demenziali, irresponsabili e inaffidabili minimizzatori e complottisti, secondo i quali la pandemia non esisterebbe e sarebbe solo una manipolazione dei governi e dei media asserviti per terrorizzare le popolazioni e ridurle ad accettare le dittature approntate con il pretesto del contenimento del contagio; oppure che l'epidemia reale non è più di una normale influenza stagionale e che i dati sulla mortalità e sui contagi sono manipolati e falsificati anche conteggiando i morti normali come morti da Covid-19:

COVID19, IL VIRUS LETALE SI CHIAMA STATO E SOCIALISMO
https://www.youtube.com/watch?v=SozWNTb ... e=youtu.be
Libro istantbook sulla pandemia con 20 esperti
Il racconto politicamente scorretto del coronavirus.

Denuncia con altre 70 persone.


Caso Bergamo, assessore Gallera

Decreto farsa di Conte.
Propaganda politica, bollettini dei morti, De Rita.

Hanno mentito sui numeri.

240 mila morti all'anno per problemi vascolari in Italia
https://www.repubblica.it/salute/medici ... 237190785/

In Italia 240.000 vittime all'anno per le malattie del cuore
Centinaia di eventi in Italia per Giornata mondiale, domenica 29, a partire da Amatrice
28 settembre 2019

ROMA - Infarto e ictus uccidono ogni anno 240.000 persone in Italia e rappresentano la prima causa di morte e invalidità. Eppure, sono anche le malattie che si possono meglio prevenire grazie a stili di vita e farmaci. A ricordarlo è la Giornata mondiale del Cuore che si celebra domenica 29 settembre all'insegna dello slogan "My hearth. Your hearth". Per l'occasione, centinaia sono gli eventi organizzati in Italia e nel mondo, a partire da Amatrice, quest'anno città simbolo della prevenzione. Le malattie cardiovascolari, ricorda l'Istituto Superiore di Sanità (Iss), "sono responsabili del 44% di tutti i decessi" e "chi sopravvive a un attacco cardiaco diventa un malato cronico.

In Italia, "la prevalenza di cittadini affetti da invalidità cardiovascolare è pari al 4,4 per mille e il 23,5% della spesa farmaceutica è destinata al cardiovascolare". La prevenzione è aumentata negli ultimi anni, ma non è ancora abbastanza. "Se la pressione alta e un eccessivo consumo di sale sono ormai fattori di rischio noti, il colesterolo alto, l'obesità, il fumo, l'uso di sostanze eccitanti e un'inadeguata attività fisica restano ancora incredibilmente sottovalutate", spiega Michele Gulizia, direttore della Cardiologia dell'Ospedale Garibaldi-Nesima di Catania e presidente della Fondazione per il Tuo cuore dell'Associazione Medici Cardiologi Ospedalieri (Anmco). Soprattutto, però, aggiunge, "c'è ancora poca consapevolezza dell'importanza di controlli periodici". Di qui il progetto del Truck tour Banca del Cuore, "che anche quest'anno porterà in 30 città italiane screening gratuiti". Oggi e domani l'iniziativa farà tappa al Palazzetto dello sport di Amatrice.


Annuario Istat. Malattie cardiovascolari e tumori le prime due cause di morte degli italiani. Prosegue diminuzione nascite e il saldo naturale è negativo: -190mila. Calano i ricoveri, aumentano i letti nelle Rsa
8 gennaio - Pubblicato dall’Istat l’Annuario 2018 con un capitolo interamente dedicato alla sanità e alla salute. Il 69,6 per cento della popolazione residente dà un giudizio positivo sul proprio stato di salute (meno le donne che gli uomini), sebbene il 39,9 per cento dichiari di essere affetto da almeno una patologia cronica. IL VOLUME INTEGRALE, IL CAPITOLO SANITÀ E SALUTE.

https://www.aogoi.it/notiziario/annuari ... -italiani/


L’anno 2015 è stato caratterizzato da un significativo aumento dei decessi: in Italia sono morte 646.048 persone. Il 65,0 per cento dei decessi è dovuto a malattie del sistema circolatorio e tumori.

Tra i 15 e i 29 anni, il 50,2 per cento dei decessi avviene per cause di natura violenta (e di questi uno su due è dovuto a accidenti da trasporto), ma con una forte differenza: il quoziente maschile è quasi 4,5 volte più alto di quello femminile.

La mortalità infantile tra il 2011 e il 2015 è in diminuzione e il tasso è pari a 3,1 per mille nati vivi. Nel 2015 si sono suicidate 3.989 persone, uomini in oltre tre casi su quattro. Negli ultimi tre anni il trend è nuovamente in calo e il valore dei tassi è tornato ai livelli del 2008.

Al 1° gennaio 2018 la popolazione residente in Italia è pari a 60.483.973 unità, oltre 105.000 unità in meno



http://dati.istat.it/Index.aspx?DataSet ... ORTALITA1#



Polemica sui numeri del Coronavirus, Bonsignore: "Non ci sono più morti per altre patologie"
Il presidente del'ordine dei medici: "Stiamo azzerando la mortalità per qualsiasi altra patologia"
27 aprile 2020

https://www.primocanale.it/notizie/pole ... 18746.html

GENOVA - "All'obitorio comunale di Genova i morti per patologie diverse dal Covid-19 sono praticamente scomparsi" Alessandro Bonsignore, presidente dell'ordine dei medici della Liguria fa il punto sull'emergenza Coronavirus. In Liguria al bollettino diffuso da Alisa al 26 aprile si contano oltre 1100 vittime ma di fatto in questo conteggio rientrerebbero anche i morti di altre malattie. E sarebbe questo l'elemento che fa sì che in Italia la diffusione del virus ha raggiunto numeri che non si riscontrano da altre parti.

"In Italia - spiega ancora Bonsignore - si è deciso di inserire nei casi di Coronavirus tutti quelli che sono stati scoperti positivi o durante la vita o anche nel post mortem. Così noi stiamo azzerando la mortalità per qualsiasi patologia naturale che sarebbe occorsa anche in assenza del virus". I dati elevati di mortalità in Liguria sarebbero legati all'età media della popolazione, ovvero la più alta in Italia e la seconda delle regioni in Europa il 28,5% della popolazione ligure che ha più di 65 anni. Età media più elevata si registra solo nella zona di Chemnitz, in Germania (28,9%), a fronte di una media Ue del 20,3% (Eurostat, dati 2019).

"Anche in epoca pre Covid la Liguria aveva un tasso di mortalità superiore rispetto alle altre regioni, percentuale rimasta invariato anche dopo emergenza Covid, la Liguria non è maglia nera in Italia e tanto meno in Europa. I dati che gli scienziati tengono in considerazione sono quelli dei nuovi ospedalizzati, il numero dei nuovi positivi e il numero dei ricoverati in terapia intensiva". E allora da Genova parte un'analisi critica sui dati che mira a dare una diversa lettura l'analisi sul numero di casi e decessi legati al Coronavirus. "E' attivo un progetto ideato dal professor De Stefano, direttore del dipartimento di Medicina legale dell'Università di Genova che porta avanti una rivalutazione delle strategie di attribuzione dei decessi" precisa Bonsignore.

Anche Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova entra sul tema con un post su Facebook. "La letalità italiana per Covid-19 è più alta di quella di ogni altro paese del mondo, anche di quelli in cui la gente muore per strada senza assistenza sanitaria. Facendo un po' di calcoli: Letalità Italia: 13.7%; Letalità Europa: 9.1%; Letalità di tutto il mondo esclusa Italia: 5.4%". E ancora spiega: "Perché in Italia muore per Covid-19 quasi il 300% in più che non in Uganda, Cina, Venezuela, Ucraina o Tailandia? Negli ultimi due mesi chiunque sia morto con la positività del tampone è automaticamente morto di Covid-19. Non è così che si dovrebbe stabilire la causa di morte basta leggere un qualunque modello Istat usato per certificare il decesso. Inoltre la letalità riportata oggi è evidentemente sovrastimata anche perché (e dovrebbe farlo) non tiene conto di tutti i casi di Covid-19 includendo gli asintomatici e quelli che si curano a casa.

Un articolo scientifico pubblicato su Lancet Infectious Diseases da Volmerre e Bommer dice che in Italia abbiamo diagnosticato solo il 6.9% di tutti i casi reali di Covid-19. Rifacendo quindi i calcoli secondo questi colleghi in Italia ci sarebbero oggi più o meno 3 milioni di casi.Proviamo a rifare i conti della letalità? Risultato? 0.8%. Una percentuale ben diversa di quella che andiamo sbandierando in giro per il mondo" precisa ancora l'infettivologo del San Martino.

L'Italia si avvicina ad affrontare la fase 2, la Liguria c'è già con un piede e mezzo, ma il mondo sanitario ha in questi mesi affrontato importanti fatiche da un punto di vista sia fisico che psicologico nel gestire l'emergenza. Bonsignore aggiunge: "Il mondo medico è provato dal punto di vista fisico e psicologico. Serve grande prudenza da parte dei cittadini nella fase 2 altrimenti rischiamo davvero di mettere in ginocchio il sistema. La stanchezza degli operati nel caso di una seconda ondata non consentirebbe di reggere l'impatto. Per questo è importante cercare quanto più possibile di gestire la fase 2 da un punto di vista sanitario a domicilio".





Presidente Ordine Medici Liguria dice tutta la verità in diretta
Pietro Di Martino
2 maggio 2020

https://www.oltre.tv/presidente-ordine- ... a-diretta/

Morti per o con coronavirus? Per il presidente dell’ordine dei medici di Genova, Alessandro Bonsignore, aver deciso di inserire tutti nel numero dei decessi per coronavirus costituisce un serio problema per il nostro Paese.

Dall’inizio dell’emergenza si è discusso spesso della distinzione tra morti per o con coronavirus e, a quanto pare, i dati riportati dagli enti istituzionali e dai media sembrano non tenere sempre conto di questa differenza.

Eppure parliamo di dati importanti, con tutte le conseguenze del caso, come ad esempio restare segregati in casa per oltre 40 giorni e aver bloccato un’intera nazione.

A parlarne in un’intervista, riportata dal sito Primo canale, è stato il presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri di Genova, Alessandro Bonsignore.

Presidente Ordine Medici Liguria e i morti con o per coronavirus

“C’è una problematica che riguarda tutto il nostro Paese – ha detto Bonsignore – collegata al fatto che si è deciso di inserire nel numero dei decessi da coronavirus tutti i casi di coloro che sono stati scoperti positivi al covid-19, durante la propria vita o addirittura nel post-mortem”.

Continua: “Noi stiamo praticamente azzerando quella che è la mortalità per qualsiasi patologia naturale che sarebbe occorsa anche in assenza del virus”.

E precisa: “Le dico questo con cognizione di causa, lavorando in quello che è l’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Genova dove abbiamo contezza che all’obitorio comunale di Genova i decessi per patologie non covid sono praticamente scomparsi”.

A proposito della regione in cui lavora, aggiunge: “Il numero di decessi che noi attribuiamo al coronavirus è altissimo, in Liguria sembra di più perché la popolazione è particolarmente anziana”.

Il giornalista chiede se non sarebbe il caso di prendere in considerazione le parole del medico e iniziare a conteggiare i morti in maniera diversa, chiedendo se non ci stiamo fregando da soli.

“Ma infatti – risponde il medico – i parametri che gli scienziati tengono in considerazione sono il numero di nuovi positivi, il tasso di ospedalizzazione e il numero di ricoverati in terapia intensiva”.

Quindi lascia intendere che il numero spropositato di morti non interessi alla scienza. Forse il numero ingigantito dei morti serve solo alla propaganda per terrorizzare gli italiani?

“Certo – conclude – l’immagine dell’Italia nel panorama internazionale non ne esce bene e nemmeno quella della Liguria. Per questo sarà importante andare a rivalutare quelle che sono le strategie di attribuzione dei decessi, quindi una rivalutazione critica delle schede ISTAT”.

Dr. Alessandro Bonsignore Presidente Ordine Medici Liguria."Stiamo azzerando quella che è la mortalità per qualsiasi patologia naturale, che sarebbe occorsa anche in assenza del virus". In pratica, se cadi dalle scale ti conteggiano tra i deceduti per coronavirus…a cosa servivano più morti? Dai è facile.

Posted by Massimo Fiumano' on Friday, May 1, 2020

Imprenditore e appassionato di informazione; cerco umilmente di dare il mio contributo riportando notizie senza alcuna connotazione politica e/o dettata da interessi che possano condizionare e confondere il lettore.
E-mail: pietrodimartino44@gmail.com



«Il coronavirus è una bufala, quelle morti sono false»: il Comune di Bergamo denuncia la complottista
Lunedì 27 Aprile 2020

https://www.corriereadriatico.it/attual ... 95711.html

BERGAMO - Su vari social network, e anche in alcune trasmissioni in streaming sul web, aveva ribadito a più riprese di ritenere assolutamente false le voci sull'impennata di morti a Bergamo per il coronavirus. Una donna, che aveva definito il Sars-CoV-2 «una bufala voluta dal Governo per controllarci e tenerci in casa», è stata però denunciata dal Comune di Bergamo.

La donna che il Comune di Bergamo ha deciso di denunciare per diffamazione è nota sul web come Pam Morrigan, anche se il suo vero nome è Pamela C., ed è una sedicente dipendente di un'impresa di pompe funebri, nota da tempo sul web per le sue posizioni terrapiattiste e antivacciniste. Convinta sostenitrice della falsità di un'emergenza sanitaria dovuta al coronavirus, questa donna, in una trasmissione "anticonformista" (per usare un eufemismo) in streaming online, ha parlato della bufala delle bare della tragedia avvenuta al largo di Lampedusa nel 2013, 'spacciata' sui social come foto di Bergamo nelle settimane scorse. Una foto falsa, che nulla ha a che vedere con la tragedia della provincia di Bergamo, e che Pam Morrigan utilizza a sostegno delle proprie teorie. Eppure, una sola bufala non basta a negare quanto accaduto in una delle province più colpite di tutta Italia.

Ci sarebbero le tragiche e simboliche immagini dei camion dell'esercito che trasportano fuori da Bergamo le tante salme di persone decedute dopo essere state colpite dal Covid-19 a rendere l'idea della portata del dramma avvenuto in Lombardia, eppure per Pam Morrigan si tratta di un messaggio costruito ad hoc: «Non c'è mai stata una vera e propria emergenza e non ci sono stati tutti quei morti, semplicemente hanno imposto la chiusura al 47% delle imprese funebri di Bergamo e questo aveva portato alla necessità di trasportare le bare fuori regione, hanno dovuto chiamare i camion militari perché le bare puzzavano e non potevano essere trasportate nei carri funebri normali».
«Nessuno dice che a Bergamo e a Brescia c'era stato il record di vaccinazioni per l'influenza stagionale, questa è un'emergenza inventata a tavolino dal Governo per controllarci e costringerci prima a rimanere in casa e poi a sottoporci ad un vaccino» - aveva continuato Pam Morrigan nell'intervista al canale in streaming TViVO - «Si è parlato di 400 decessi al giorno, a quest'ora, solo a Bergamo, sarebbe sparita gran parte della popolazione. Invece, il numero di decessi è rimasto nella media degli scorsi anni e infatti i miei colleghi non hanno mai avuto problemi di disponibilità di bare come invece è stato raccontato».

Il filmato, pubblicato sul canale streaming, è stato successivamente rimosso (ma qualcuno lo ha salvato e ripubblicato) e anche gli account di Pam Morrigan sui social network sono stati disattivati.

Le parole di questa complottista hanno ferito, ancora una volta, una provincia che in questi ultimi mesi ha dovuto subire la perdita dei propri cari, senza neanche la possibilità di star loro accanto negli ultimi giorni di vita e di dare un ultimo saluto. Per questo motivo, il Comune di Bergamo ha deciso di denunciare la donna per diffamazione: «Queste affermazioni false, oltre a ledere l'immagine della città, sono un oltraggio a tutti i cittadini. Le agenzie funebri hanno sempre lavorato tutte durante l'emergenza Covid, cercando di svolgere al meglio la loro professione e lo hanno fatto anche rischiando il contagio. I camion dell'esercito sono stati utilizzati per riuscire a trasportare l'ingente numero di bare, il cimitero di Bergamo era diventato anche il punto di raccolta dei defunti di una buona parte dei comuni dell'hinterland, e lo si è fatto anche per non dover addebitare alle famiglie dei defunti il costo di trasporto in forni crematori al di fuori della Regione».
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:35 pm

A oggi 26 maggio 2020 in Veneto sono state testate con tampone 604 mila persone (ossia il 12,3% della popolazione) e sono risultate positive 19.105 persone, quindi con una percentuale di diffusione del virus calcolata sui testati (604mila/19.105) del 3,16% circa.
I morti su 19.105 contagiati accertati con tampone, risultano essere 1.886, quindi la % di mortalità sui contagiati accertati (19.105/1.886) è di circa 9,87%.
La percentuale del contagio in Veneto, grazie alle misure di contenimento della diffusione del virus, ai dati attuali risulta essere, su 4,906 milioni di cittadini/abitanti dopo 604 mila test/tamponi con 19.105 contagiati = 0,4%.
Con questa percentuale di diffusione, la mortalità sull'intera popolazione di 4,906 milioni di cittadini, dopo 604 mila test/ tampone e 1.886 morti = mortalità 0,038%.
Se le misure di contenimento del contagio fossero state più blande e si fosse infettato il 10% della popolazione anziché lo 0,4%, avremmo avuto minimo un numero di morti superiore di 25 volte (10/0,4) a parità di terapie sanitarie e di stabilità genetica del virus; ma è molto probabile che in questo caso l'enorme quantità di contagiati e di malati avrebbe mandato in crisi l'intero sistema sanitario regionale provocando la morte di un quantità indefinibile di altre persone.

https://www.facebook.com/zaiaufficiale/ ... M5NjcyNTg/
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:35 pm

Il Covid-19 è diventato una delle principali cause di morte nel 2020. Ecco cosa dicono i dati
4 maggio 2020


https://www.infodata.ilsole24ore.com/20 ... cono-dati/


La prima morte attribuita al Covid-19 è avvenuta il 9 gennaio nella città cinese di Wuhan. Da allora oltre 235.000 persone hanno perso la vita a causa della malattia, rendendola più mortale delle epidemie di SARS, H1N1, MERS ed Ebola messe insieme. Ma sta anche uccidendo più persone di altre, più familiari, cause di morte.

Un calcolo retrospettivo dell‘Economist suggerisce che più persone muoiono a causa di covid-19 a livello globale che per quasi ogni altra cosa. Secondo il Global Burden of Disease, uno studio annuale dell’Istituto per le metriche e la valutazione della salute (IHME) che racconta le vite perse a causa di 282 malattie e lesioni in 195 paesi e territori, il diabete è responsabile in media di 20.000 decessi a settimana, nel 2017 (l’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati). Gli incidenti stradali ne hanno uccisi 25.000 persone a settimana. Tumori polmonari e tracheali, 36.000. Infezioni respiratorie inferiori, come polmonite e bronchite, altri 49.000. Durante un periodo di sette giorni particolarmente mortale in aprile, il coronavirus ne ha uccisi oltre 50mila.

E in Italia? Come precisa il report dell’Iss e Istat pubblicato il 4 maggio considerando il mese di marzo si osserva a livello medio nazionale una crescita del 49,4% dei decessi per il complesso delle cause. Se si assume come riferimento il periodo che va dal primo decesso Covid-19 riportato al Sistema di Sorveglianza integrata (20 febbraio) fino al 31 marzo, i decessi passano da 65.592 (media periodo 2015-2019) a 90.946, nel 2020. L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710).

I morti che sfuggono alle statistiche ufficiali. Oltre ai decessi attribuiti ufficialmente al coronavirus, nel periodo 20 febbraio-31 marzo si osservano altre 11.600 morti che potrebbero essere correlabili al virus, sia direttamente che indirettamente. Lo sottolinea l’Istat nel suo report sulla mortalità in Italia, redatto insieme all’Iss.

“Una delle conseguenze più drammatiche degli effetti della epidemia riguarda l’incremento complessivo dei decessi. D’altra parte il dato dei morti riportati alla Sorveglianza integrata Covid-19 fornisce solo una misura parziale di questi effetti, essendo riferito ai soli casi di deceduti dopo una diagnosi microbiologica di positività al virus. Si tratta, pertanto, di un indicatore influenzato non solo dalle modalità di classificazione delle cause di morte, ma anche dalla presenza di un test di positività al virus”.

Come si conteggiano i morti. L’ammontare totale dei decessi 2020 è il risultato dell’interazione di diverse componenti: la mortalità direttamente imputabile a Covid-19 e quella per altre cause non direttamente a esso correlata. Quest’ultima componente, a sua volta, è stata in parte modificata dagli effetti indiretti dell’epidemia.

Nel marzo 2017, le cause principali di morte sono state le malattie del sistema circolatorio con il 36% dei decessi totali, seguono i tumori con il 27%, le malattie del sistema respiratorio (9%), le demenze e l’Alzheimer (5%), le malattie dell’apparato digerente (4%) e il diabete (3%). Questa distribuzione è lievemente diversa solo per la macro area a bassa diffusione, prevalentemente costituita da province meridionali, dove la percentuale delle cause cardiocircolatorie è leggermente superiore (39%)

In altri termini, a marzo 2017 sono morte mediamente ogni giorno 1.523 persone, delle quali 555 per malattie circolatorie, 413 per tumori, 132 per malattie respiratorie, 79 per demenze o Alzheimer e 53 per diabete. Il picco di decessi giornalieri delle tre macro aree di Covid-19 è stato raggiunto il 25 marzo 2020, con 837 casi, nello stesso giorno i decessi totali sono stati 2.902.

Già il 4 marzo 2020 nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia, la mortalità di Covid-19 ha toccato le frequenze dei decessi osservati nel 2017 per le malattie del sistema respiratorio. Il 10 marzo i decessi Covid-19 raggiungono il numero complessivo dell’insieme delle malattie respiratorie e dei tumori. Solo sei giorni dopo, l’aumento dei decessi Covid-19 è stato tale da superare tutti i decessi delle due cause precedenti insieme a quelli del sistema circolatorio. In poco più di venti giorni i decessi quotidiani riportati dalla Sorveglianza integrata Covid-19 hanno superato l’ammontare della mortalità giornaliera per tutte le cause registrate nel 2017.

Come avviene la certificazione di decesso a causa di COVID-19? Non è banale. Deve essere accompagnata da parere dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Per questo motivo, è stato creato un gruppo di lavoro dedicato allo studio delle cause di morte dei pazienti deceduti che risultavano positivi all’infezione da SARS-CoV-2.

L’analisi si basa sui dati contenuti nelle cartelle cliniche e nelle schede di morte ISTAT recanti le cause di decesso di questi pazienti. La raccolta dati avviene tramite la piattaforma web http://covid-19.iss.it, già utilizzata dalla sorveglianza nazionale, epidemiologica e virologica, dei casi di COVID-19 in Italia (coordinata dall’ISS e attivata dalla Circolare ministeriale del 22 gennaio 2020, n.1997).

Ciò premesso come Infodata ci siamo domandati: Il Coronavirus sarà la causa di morte in Italia più frequente nel 2020? Ecco cosa ci dicono i dati

Per mettere a confronto la mortalità da Covid-19 rispetto alle altre cause, abbiamo utilizzato i dati Istat. L’istituto di statistica riporta i principali motivi di decesso registrati in Italia nel 2017, ultimo anno disponibile. In tre anni non vi sono stati così tanti cambiamenti (demografici, sociali oppure clinici) tali da ipotizzare che nel 2020 vi possano essere dei numeri tanto differenti da stravolgere questa classifica.

Poi abbiamo formulato, per semplificare il ragionamento, un’ipotesi: che cioè per ciascuna malattia, le morti da questa siano distribuite in modo lineare attraverso tutto l’anno. Ovviamente non è così, perché ci sono dei fenomeni di stagionalità, anche marcati, per diverse cause. E, speriamo, così sarà anche per la Covid-19. E’ tuttavia una forzatura utile per confrontare i dati in modo omogeneo.




https://public.tableau.com/profile/andr ... alia/Cause
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:36 pm

"Chi nega il coronavirus va punito come chi nega la Shoah: servirebbe una legge severa"
1 giugno 2020

https://www.huffingtonpost.it/entry/zai ... 911c479f59

″È pieno di terrapiattisti, di gente che nega la Shoah. Io dico che bisognerebbe fare una legge severa contro chi nega l’evidenza”. A parlare è il presidente della Regione Veneto Luca Zaia che, durante la trasmissione Agorà di Rai 3, ha risposto a una domanda su chi sostiene che il Covid-19 non esiste. “Non possiamo pensare che chiunque possa diffamare”, ha sottolineato Zaia secondo il quale ci sono “teorie che vanno oltre la realtà”.

E sul professor Zangrillo, direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano che ha definito “clinicamente scomparso” il coronavirus, Zaia ha detto: “Penso che abbia ragione. Noi in Veneto abbiamo oggi un’incidenza dei contagi che è sotto lo 0,6 per mille, cioè se avessimo una piazza con 1.000 persone, non ne avremmo neanche una contagiata. Il contagio sta crollando, anche se non bisogna abbassare la guardia”.

“Probabilmente sono i fattori climatici, o qualcos’altro, lo faremo dire agli scienziati. Io guardo i dati - ha aggiunto Zaia - e questi ci dicono che il virus sta scomparendo. Ovvio, non va abbassata la guardia. Ma il lockdown ci ha permesso di far ritrovare il virus da solo, senza più ospiti da colonizzare. Noi nostri dati l’effetto del lockdown lo vediamo, perché ha dato una flessione alla curva”.

“Tolgano questa idiozia delle limitazioni”, è stata poi la richiesta del governatore Luca Zaia sulle limitazioni per alcune regioni italiane, tra cui il Veneto, decise dalla Grecia per le riaperture ai turisti. Zaia ha ricordato che il Paese “prima aveva chiuso all’Italia, dopo ha ristretto la limitazione a quattro regioni, poi ha prospettato l’apertura a fine luglio. Un passetto alla volta tornerà sui propri passi”. “La Grecia - ha sottolineato - è in area Schengen ed è incomprensibile questo atteggiamento. Siamo in Europa, fermo restando la decisione dei singoli Stati, l’Ue dovrebbe gestire anche questa partita”. “Una regia sanitaria ci vuole”, sottolinea Zaia sicuro che “i greci la pensano diversamente dai loro governanti”.

E sugli spostamenti tra regioni italiane: “Sono stato sempre contrario alle limitazioni negli spostamenti da altre regioni, e ritengo sia fondamentale la libera circolazione”.

Parlando ancora delle decisioni delle regioni italiane: “Capisco le perplessità e le preoccupazioni di un presidente come Solinas, che stimo, ma è pur vero che non dobbiamo essere ipocriti e non sto dando dell’ipocrita a nessuno: il tampone trova il contagio almeno dopo 6-7 giorni, parlare di patente a seguito di tampone è inutile, il tampone è una foto istantanea” e “non dà tranquillità, né una garanzia”.




NON MI SPIACE QUESTA TIRATINA DI ORECCHI.
"Dite a Zaia che nessuno nega che ci sia stato il virus.
Stiamo solo cercando di far capire che non era la Peste Nera, che non occorreva assassinare milioni di Italiani con le loro famiglie per una cosa che fin dagli inizi si era mostrata a bassissima letalità, e che fin dagli inizi i medici e gli epidemiologi seri avevano predetto sarebbe andata via dopo due-tre mesi.
In galera ci deve andare chi ha usato la bomba atomica per liberare la cantina dai topi. In galera ci devono andare quelli che per rincorrere a tutti i costi le ansie più terrificanti della gente davanti al mistero della Morte per scopi elettorali, hanno preferito gli sciamani ai veri esperti e hanno poi sguinzagliato i più feroci Doberman di partito e delle forze dell’ordine per le esigenze di scenografia.
5 su 10 negozi e imprese sono chiusi nel suo fatidico Nord-Est.
Hanno distrutto tutto in due mesi.
Milioni di Veneti e migliaia di famiglie in rovina.
Ora Zaia se la prende con chi nega il virus?
Nessuno lo nega, tranne arruffapopolo come quelli che abbiamo visto ieri in piazza.
Noi medici seri solo abbiamo spiegato fin dall’inizio che la cosa andava minimizzata e non c’era bisogno di scatenare un inferno per i numeri che s’intravedevano.
Ora che senso hanno queste porcherie di minacce, caro Luca?
Lo fai perché sai benissimo che hai esagerato anche tu e quindi devi cercare di trovare una scusa per allontanare l’ira della folla che ti punterà il dito addosso quando avrà capito bene tutto quello che è successo.
Non esistono negazionisti. Non c’è niente da negare.
E’ tutto alla luce del Sole. Avete fatto la cazzata del Secolo, caro Luca.
Chiedi scusa anziché prendertela con la Luna! Ricordo un uomo dentro di te tanti anni fa'.
Tiralo fuori e chiedi perdono alla Repubblica, al suo Popolo e a San Marco!
(G. Dalla Valle)


Alberto Pento
Al povero Dalla Valle rispondo che non si poteva fare diversamente e che è meglio qualche negozio chiuso che migliaia di morti in più.

Oltretutto anche se l'Italia e il Veneto non avessero chiuso, il Mondo avrebbe chiuso lo stesso e i turisti non sarebbero comunque venuti né a Venezia né alle terme di Abano e se un veneto o un italiano si fossero presentati alle frontiere sarebbero stati rimandati indietro a fucilate come untori demenziali e criminali.

Anche le merci si sarebbero fermate alle frontiere perché nessun camion, nessun areo, nessun treno e nessuna nave avrebbe potuto circolare liberamente in Europa e nel Mondo.

Ecco un esempio tanto per capirci!

Contagiato sale su un aereo e costringe 51 passeggeri alla quarantena
AGI - Agenzia Italia
1 giugno 2020

https://www.agi.it/estero/news/2020-06- ... a-8787999/

AGI - Ha viaggiato in aereo senza neppure indossare sempre la mascherina, nonostante gli fosse appena stato comunicato di essere positivo al coronavirus: per questo motivo 51 passeggeri del volo Madrid-Lanzarote si sono ritrovati in quarantena, per 15 obbligatoria e per altri 36 volontaria. Tra loro anche un bambino di nove anni che era seduto proprio accanto al 53enne con il Covid-19, come riferisce El Pais.

Il caso risale a venerdì scorso: il 53enne stava rientrando alle Canarie dopo aver assistito alla sepoltura della madre, morta di coronavirus. Poiché anche un altro parente era stato contagiato, si era sottoposto al test e ha ricevuto il risultato poco prima della partenza del volo.


L'arrivo alle Canarie

Però ha deciso di non dire nulla e di imbarcarsi e, stando alla testimonianza dei passeggeri, per lunghi tratti del viaggio è rimasto senza mascherina. Quando l'aereo della Iberia Express è atterrato, sono saliti a bordo agenti della Guardia civil che hanno fatto scendere gli altri passeggeri e hanno isolato il contagiato.

Distrutta la madre del bambino di nove anni che si è anche sporto per vedere il panorama avvicinandosi all'uomo che occupava il posto accanto al finestrino: "Non ho parole per descrivere questo signore", ha detto la 42enne, "la prima cosa che farò uscendo dalla quarantena è denunciarlo".


Gli infermieri denunciano Montanari
30 maggio 2020
http://freeanimals-freeanimals.blogspot ... anari.html
Denunciato. Finalmente. La Federazione Nazionale Infermieri ha appena denunciato Stefano Montanari per la sua vergognosa, incessante, campagna complottista sul Covid-19. Solo negli ultimi tre mesi il presunto scienziato ha sostenuto che:

- Il virus è nato in un laboratorio cinese.
- Non esiste alcuna pandemia, i poteri forti la usano per controllarci.
- Gli anziani non devono stare a casa.
- La vitamina D protegge dal virus.
- Le mascherine fanno venire il cancro.
- Oltre ovviamente ad essere un noto No-Vax.

Mettetevi nei panni di un infermiere o un’infermiera che, da tre mesi, lotta in trincea rinunciando a tutto e a rischio della propria salute per combattere questo mostro invisibile, e poi apre Facebook o Youtube e vede il proprio lavoro calpestato, ridicolizzato, umiliato da una specie di santone che, da dietro uno schermo e una tastiera, li accusa, in pratica, di essere complici di un genocidio. Di fronte a certi personaggi, e all’influenza che hanno su masse di complottisti e analfabeti funzionali, c’è solo una cosa da fare per proteggersi e proteggerci: denunciare.

Dalla parte degli infermieri.
Dalla parte della Scienza.
Avanti il prossimo.



Raffaello Domenichini
Sei partito in quarta peggio dei politici che ai primi allarmi se ne sono fregati prendendo sottogamba (in Riviera del Brenta si sono accalcati in cene di assembrate dove i sindaci stessi facevano addirittura i camerieri al chiuso!!!) per poi il giorno dopo ordinare a tutti con autorità militaresca "STATE A CASA" e di fatto siamo stati rinchiusi.
Nessuno, nemmeno Dalla Valle nega certe cose.
In RdB non solo NON si nega la Shoah ma addirittura si incoronano e si regalano cittadinanze a chi è fuggito dai campi di concentramento e magari poi si scopre che non è sicuro e forse è un clamoroso falso. Allora in tipico talian style cosa si fa?
Si corregge?
Si dice abbiamo sbagliato?
Eh NO! ... si fa gli struzzi e si tace. Questo è il sistema nelle piccole cose e perché non dovrebbe esserlo anche sulle grandi dove gli interessi in ballo anche economici e di prestigio sono di gran lunga maggiori?


Alberto Pento
Questo post è iniziato il 9 aprile, quasi due mesi fa in piena pandemia, per raccogliere le posizioni critiche e contrarie alla chiusura/isolamento che in genere erano tutte caratterizzate da antizaismo/antileghismo, da irresponsabile minimizzazione, da incoscienza demenziale, dall'assurdo rifiuto della chiusura e dall'assurda volontà di riaprire ad ogni costo anche se il Mondo intero aveva chiuso e si era isolato.
Certo con il senno di poi e per trarre insegnamento dalla storia e dall'esperienza si può dire che se si fosse chiuso per tempo ancora alle prime avvisaglie del virus in Cina, con il blocco dei viaggi e il controllo sanitario dei viaggiatori non con termometro ma con l'esame del sangue e la quarantena avremmo avuto molti meno contagi e morti e un periodo molto ridotto di chiusura, almeno per quanto riguarda i movimenti interni all'Italia.
Per me è stato più che giusto stare a casa e i fatti lo hanno dimostrato!
Il mondo venetista indipendentista e venezianista in generale ha dimostrato unicamente inaffidabilità e irresponsabilità.
Le responsabilità del Governo italiano per i ritardi sono più che evidenti.
Zaia ha fatto solo il suo dovere e il meglio che ha potuto e io lo ringrazio.
Sul resto del tuo intervento polemico mi rifiuto di seguirti.


Questo è un aricolo del 6 aprile 2020

Coronavirus, altro che Cina: il vero modello è quello di Taiwan. Ecco come l'isola ha fronteggiato l'emergenza
lunedì 6 aprile 2020

https://www.leggo.it/esteri/news/corona ... 56285.html

Da quando è esplosa, a livello mondiale, l'emergenza coronavirus, si è parlato a lungo prima di un 'modello Wuhan' per parlare del lockdown totale e poi di un 'modello italiano', dal momento che le misure restrittive scelte dal Governo Conte sono state le prime prese nel mondo occidentale. Semmai si possa parlare di un vero esempio da seguire, tuttavia, occorre guardare fuori dalla Cina, anche se a breve distanza: ad oggi, i risultati più efficaci sono stati quelli ottenuti dal governo di Taiwan.

Il 'modello Taiwan', infatti, prevede una lunga serie di misure restrittive, che hanno trovato la loro forza nella rapidità con cui sono state adottate. I numeri, inequivocabilmente, lo dimostrano: dall'inizio dell'emergenza, nella seconda metà di gennaio, a Taiwan i casi accertati di positività da Covid-19 sono stati in tutto 373 e i decessi appena cinque. I dati, tra l'altro, appaiono decisamente più affidabili rispetto a quelli diffusi ufficialmente dalla Repubblica Popolare Cinese. L'efficacia delle misure prese da Taiwan è resa anche dal confronto con l'Australia: entrambi i paesi hanno un territorio insulare e hanno adottato i primi provvedimenti contro il coronavirus nello stesso giorno (il 25 gennaio scorso), ma con esiti diversi. Se in Australia i decessi accertati ufficialmente sono 41, i casi di contagio superano le cinquemila unità. Ma come ha fatto il governo di Taipei ad ottenere dei simili risultati?

La prima ragione è quella dell'esperienza. Taiwan, infatti, nel 2003 fu uno dei paesi asiatici più colpiti dall'epidemia della Sars e nel paese ci furono 150mila persone messe in quarantena e 181 morti (su una popolazione che allora ammontava a circa 22 milioni di abitanti). Memori dell'esperienza passata, sia i cittadini che le istituzioni di Taiwan hanno reagito con prontezza al dilagare del Covid-19: già alla fine di gennaio, ad esempio, tutti i cittadini avevano iniziato a girare con delle mascherine per limitare i contagi.

Il secondo punto di forza del 'modello Taiwan' riguarda un fatto strutturale: nella repubblica semipresidenziale, infatti, la sanità è pubblica, universale e tra le migliori al mondo. Non appena si era diffusa la notizia ufficiale dell'epidemia di coronavirus, tra l'altro alla vigilia del Capodanno cinese, le autorità sanitarie di Taiwan avevano deciso di agire immediatamente, mentre altri paesi asiatici ancora discutevano (e tentennavano) sul da farsi. Il timore era che l'epidemia potesse dilagare, alla luce della vicinanza geografica e dei rapporti economici con la Cina: proprio per questo, fu immediatamente disposto un divieto di accesso ai viaggiatori provenienti da diverse province cinesi (non solo quella di Hubei) considerate a rischio.

Al tempo stesso, Taiwan aveva deciso di imporre rigidissime norme di quarantena ai suoi abitanti, con pene severe in caso di violazioni, di stimolare la produzione domestica di mascherine da affiancare a quella locale e di eseguire ingenti opere di sanificazione dei locali pubblici. Un'altra chiave del 'modello Taiwan', tuttavia, è stata quella di effettuare il maggior numero di test nel minor tempo possibile, sia sui pazienti sintomatici (compreso chi nelle settimane precedenti aveva sviluppato polmoniti anomale), sia su quelli asintomatici. Contemporaneamente, il governo aveva deciso pene severe anche per chi diffondeva notizie false sulla diffusione del virus.

La Cnn, per illustrare il 'modello Taiwan', ha intervistato gli autori di uno studio condotto dall'università di Stanford e diretto proprio da un medico taiwanese. «Quanto accaduto a Taiwan dovrebbe essere un esempio per i paesi di tutto il mondo: hanno saputo fondare una sanità pubblica efficiente, in grado di fronteggiare rapidamente emergenze come quella della Sars nel 2003. E questo ha apportato molti più risultati rispetto ai controlli intensificati sui viaggiatori provenienti dall'estero» - ha spiegato il dottor Jason Wang - «Molti dicono che solamente un governo autocratico come quello della Cina poteva ottenere risultati efficaci, ma Taiwan ha dimostrato che è possibile stabilire norme di quarantena e isolamento anche senza l'uso della forza».

Un altro aspetto del 'modello Taiwan' riguarda l'economia nazionale: il paese aveva vietato immediatamente l'esportazione all'estero di ogni genere di mascherine per tutta la durata dell'emergenza, allo scopo di soddisfare le necessità interne, ed ora che i risultati sono sotto gli occhi di tutti ed il peggio sembra essere passato, è iniziata la fornitura a paesi esteri, con la donazione di 10 milioni di pezzi a vari stati, tra cui l'Italia.
A questo punto verrebbe da chiedersi: perché il mondo occidentale non si è mai accorto del successo di Taiwan nell'ambito della lotta al coronavirus? Ci sono almeno due ragioni di natura politica. La prima è che Taiwan non fa parte dell'Organizzazione mondiale della sanità, la seconda è che il paese è ancora visto come troppo influenzato dal potente vicino (senza dimenticare che la Cina rivendica ancora la sovranità sul territorio dell'isola). Le istituzioni taiwanesi, nelle ultime settimane, avevano anche denunciato: «La mancanza di un filo diretto con l'Oms ci ha penalizzato, per i dati sui contagi loro facevano affidamento sulla Cina anche per quanto riguarda il nostro territorio, quindi abbiamo deciso di non seguire le loro linee-guida e agire da soli».

Ora che Taiwan ha superato il peggio, la presidente della Repubblica, Tsai Ing-wen, ha annunciato: «Possiamo aiutare altri paesi ed è quello che faremo. Stiamo inviando materiale sanitario per fronteggiare la pandemia ma l'esclusione dall'Oms ci impedisce di contribuire a livello globale». Ad impedire a Taiwan di riaccedere all'Oms, però, c'è l'ostracismo cinese, che ovviamente non riconosce l'isola come uno stato indipendente. Questo, però, è un dissidio geopolitico che non può in alcun modo sminuire l'efficacia delle misure prese da una piccola isola capace di fare tesoro delle esperienze passate.


Questo è un articolo del 13 aprile.
Taiwan e il modello ignorato La tecnologia ha fermato il virus
13 aprile 2020
https://www.italiaatavola.net/coronavir ... rus/66732/

Una manciata di contagi (solo 385 su 24 milioni di abitanti allo scorso fine settimana) e appena 6 morti. Meglio ancora della Corea del Sud, Taiwan ha saputo gestire l’emergenza coronavirus in modo da limitare al massimo il contagio tra la sua popolazione, senza neppure fermare aziende, scuole ed attività commerciali.
Taiwan è riuscito a prevenire l'emergenza da coronavirus - Taiwan e il modello ignorato Meno di 400 contagi e solo 6 morti
Taiwan è riuscito a prevenire l'emergenza da coronavirus
Un modello che fa arrossire gli esperti di tutto il mondo, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (di cui non fa parte per il veto posto dalla Cina) ai Governi dei cinque continenti, non ancora sufficientemente studiato. L’impressione, tuttavia, è che il treno al quale Taiwan è riuscito ad aggrapparsi, altrove sia ormai passato da tempo. Il segreto, si apprende, sta tutto nell’essere riusciti a prevenire l’emergenza come nessun altro al mondo è riuscito a fare. Probabilmente ha contribuito la vicinanza con la Cina, di cui Taiwan è considerata un po’ come una “provincia ribelle”; sta di fatto che già il 31 dicembre scorso il Paese ha iniziato a monitorare i viaggiatori provenienti da Wuhan. Quaranta giorni dopo, l’8 febbraio, ha invece chiuso i confini ai cittadini cinesi, delegando la questione a un Centro di comando anti epidemia, che ha avviato i protocolli creati dopo l’emergenza Sars.
Le misure sono state quindi comunicate ai cittadini: le aziende hanno ricevuto l’ordine di incrementare la produzione di mascherine; applicazioni e big data hanno fatto il resto, tracciando i soggetti contagiati e controllando che i pazienti a rischio restassero chiusi in casa. Insomma, un’attività preventiva vera, gestita in maniera esemplare, che da un lao non ha bloccato il Paese e dall’altro ha evitato il diffondersi del contagio. Un comportamento virtuoso che imbarazza, certo, medici e analisti di tutto il mondo, che pur di riconoscere l’efficacia delle azioni del governo taiwanese, preferisce “dimenticarsene”.
Sul tema, però, è intervenuto il senatore della Lega, Gian Marco Centinaio, che ha detto: «Nonostante il disinteresse nei confronti di Taiwan da parte della comunità internazionale, nonostante l’ostruzionismo da parte dell’Oms, Taiwan continua a bussare al mondo chiedendo ascolto. Le tecniche finora adottate dal Governo di Taipei dimostrano l’alto livello della sanità e il senso civico dei taiwanesi».
«Purtroppo il mondo continua a dipendere dalle direttive di Pechino e ignorare Taiwan – ha aggiunto Centinaio – Nel frattempo la gente muore in tutto il mondo. In questo momento la politica internazionale dovrebbe dare un segnale a chi, in modo colpevole, ha infettato il pianeta. L’Italia dovrebbe iniziare a ragionare con il Governo di Taiwan e farsi spiegare come sono riusciti a limitare e debellare il virus».

Il 13 aprile in Italia
Covid-19, i casi in Italia 13 aprile ore 18
Ministero della Salute
http://www.salute.gov.it/portale/nuovoc ... ro&id=4459
Nell’ambito del monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del nuovo Coronavirus sul territorio nazionale, i casi totali nel nostro Paese sono 159.516, al momento sono 103.616 le persone che risultano positive al virus.
Le persone guarite sono 35.435.
I pazienti ricoverati con sintomi sono 28.023, in terapia intensiva 3.260, mentre 72.333 si trovano in isolamento domiciliare.
I deceduti sono 20.465, questo numero, però, potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva del decesso.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:36 pm

Ecco due perfetti esempi della demenzialità complottista:

"Quando Conte telefona a Bill Gates, prendendo 140 milioni, decide di iniettare il mercurio nelle nostre vene, collegate ai 5G... e diventeremo dei piccoli robot... se tu vuoi ammazzarmi, basta alzare la temperatura del mio corpo e io muoio"
(Manifestazione dei gilet arancioni, Roma, 2 giugno 2020).
https://www.facebook.com/abolizionesuff ... 267520730/



Riporto fedelmente. Non si può spiegare meglio
Marisa Busetto
3 giugno 2020
https://www.facebook.com/marisa.busetto ... 0583569793

“SONO CHIRURGO ONCOLOGO, NONCHE' REDATTORE DELL'ENCICLOPEDIA #MEDICA ITALIANA (U.T.E.T.). CORREGGO DELLE IMPRECISIONI. A OGGI #SARSCOV2 HA DETERMINATO 370.000 MORTI IN TUTTO IL PIANETA E NON MILIONI.

LA DEFINIZIONE DI #PANDEMIA E' ERRATA DAL MOMENTO CHE IL VIRUS INFLUENZALE E' CAUSA DI UN NUMERO DI DECESSI CHE VA DAI 350.000 AI 650.000 OGNI ANNO...E NON SE NE PARLA.

LA PATOLOGIA NON E' DEVASTANTE.
I CASI INIZIALI LOMBARDI HANNO RISENTITO DI GRAVI INCOMPETENZE TERAPEUTICHE E TOTALE ASSENZA DI COORDINAZIONE COL #MINSAL. SOGGETTI IN CHIARA INSUFFICIENZA RESPIRATORIA SONO STATI INTUBATI O TRATTATI CON CASCHI CPAP ... E SONO MORTI.

#IDROSSICLOROCHINA, e IMMEDIATAMENTE SCONSIGLIATA, SI E' RIVELATO FARMACO DI PRIMA SCELTA NEI CASI INIZIALI E IN FASE MEDIANA DI SVILUPPO SINDROMICO. #AZITROMICINA SI ASSOCIA A IDROSSICLOROCHINA PER LA PREVENZIONE DI SOVRAINFEZIONI BATTERICHE POLMONARI.

#PAZIENTI CON SINTOMATOLOGIE ASSOLUTAMENTE SVINCOLATE DA INFEZIONE COVID-19 SONO STATI #CATALOGATI COME #COVID19 E HANNO INGROSSATO LE FILA DI UNA CASISTICA IMPROBABILE, RISIBILE E ASSOLUTAMENTE FALSA.

#OMS HA DICHIARATO SOLO VERBALMENTE LA PANDEMIA: NON ESISTE DOCUMENTO REDATTO,SCRITTO

LA DICHIARAZIONE E' AVVENUTA POCHE ORE PRIMA DEL RILASCIO DI #CEDOLE MULTIMILIONARIE CHE I "BENE INFORMATI" HANNO #RISCOSSO, SCOMMETTENDO SULLA #DICHIARAZIONE DI PANDEMIA, A OGGI #INESISTENTE.

IL #SIERO IPERIMMUNE DEI PAZIENTI GUARITI E' CURATIVO E A BASSO COSTO.

LE TERAPIE CI SONO E SONO STATE RODATE.

LE AUTOPSIE (PER CERTO CONDOTTE ANCHE IN CINA E I CUI ESITI NON SONO STATI COMUNICATI AL MONDO) HANNO EVIDENZIATO LA TROMBOSI DEI RAMI POLMONARI, ...

GLI ANZIANI SONO STATI MAGGIORMENTE COLPITI A SEGUITO DELLO SHOCK POSTVACCINALE DA PREVENZIONE INFLUENZALE, VACCINO SOMMINISTRATO A OLTRE 159.000 SOGGETTI, CONTENENTE CEPPI ATTENUATI H1N1, ECCEZIONALMENTE VIRULENTI.

AMMESSO E ASSOLUTAMENTE NON CONCESSO CHE I 31.000 DECESSI REGISTRATI IN ITALIA SIANO IMPUTABILI A SARS-COV2 LA % DI MORTALITA' SULLA POPOLAZIONE TOTALE ITALIANA E' DELLO 0.050.

IL NULLA PIU' ASSOLUTO. A DISPOSIZIONE PER DATI E VALUTAZIONI STATISTICHE ADERENTI AI NUMERI DI #ISS.

I #CADAVERI SONO STATI CREMATI PER #OCCULTARE LE GRAVISSIME #PROVE RELATIVE A IMPERIZIA, AZIONI ED OMISSIONI GRAVISSIME INTRAPRESE NEL TRATTAMENTO DEI PAZIENTI DECEDUTI".

Sergio Resta
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:37 pm

Quella sui parrucchieri e le estetiste

Sindaco fa riaprire parrucchieri ed estestiste: dietrofront dopo la lettera del Prefetto
Giovedì 30 Aprile 2020
Il sindaco Riccardo Szumski
https://www.ilgazzettino.it/nordest/tre ... 01985.html

SANTA LUCIA DI PIAVE - Il sindaco di Santa Lucia di Piave, Riccardo Szumski, ha inviato ieri a parrucchieri, acconciatori ed estetisti una autorizzazione scritta e protocollata dai suoi uffici che avrebbe consentito l'apertura «delle attività lavorative a partire dal 4 maggio 2020». Poi ha fatto retromarcia di fronte ad una lettera della prefettura in cui si sottolineava che non aveva nè facoltà nè potere per farlo e che avrebbe violato il Dpcm. Szumski ha spiegato di avere avuto «una minaccia di diffida. Ho quindi fatto marcia indietro non tanto per me ma per le conseguenze che avrebbero potuto patire i titolari degli esercizi, in tutto una decina. Le norme che impediscono la riapertura sono comunque costituzionalmente illegittime - ha aggiunto Szumski - e proveremo a superarle in qualche altro modo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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