Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » mer lug 15, 2020 8:38 pm

Quella sull'apertura per i servizi all'infanzia, con delle domande con la sola finalità polemica che vanno unicamente a deteriorare l'immagine e la figura e la serietà dello stesso sindaco, medico e oggi anche politico Riccardo Szumiski a cui io sicuramente non darò mai il mio voto.


Vi sono stati vari casi nel Mondo di bambini ammalatisi gravemente e morti per il Covid-19, però il problema della chiusura degli asili, delle scuole, dei centri estivi e di ricreazione per i bambini non era tanto il fatto che si sarebbero potuti ammalare, visto che si ammalano molto meno degli adulti e degli anziani, essendo biologicamente più resistenti a questo virus per la forza del loro sistema immunitario, ma più che altro per il fatto che potevano contagiarsi nella promiscuità sociale di questi luoghi e farsi inconsapevoli vettori asintomatici della diffusione del virus nelle loro famiglie dove vi sono adulti e anziani che avrebbero potuto ammalarsi e morirne.
Adesso che in Veneto il contagio si è fermato e che gli infetti in circolazione paiono avvicinarsi allo zero allora è giusto e più che sensato riaprire questi luoghi per i bambini.
E non si capisce dove stia la sensatezza delle richieste nella lettera di Szumiski.


I bambini sono superdiffusori o neppure contagiosi? Via a un maxi studio per chiarire il loro ruolo
Cristina Marrone
9 maggio 2020

https://www.corriere.it/salute/malattie ... resh_ce-cp

«Pochissimi bambini si sono ammalati di Covid-19 rispetto agli adulti, ma è perché i bambini sono più resistenti alle infezioni causate da Sars-Cov2 o perché si sono infettati, ma non mostrano sintomi?» si è chiesto l’immunologo, membro della task force della Casa Bianca Anthony Fauci. Ora proprio per rispondere a queste domande e capire soprattutto se i bambini sono effettivamente contagiosie quanto siano suscettibili gli Stati Uniti hanno avviato uno studio per analizzare l’incidenza dei contagi da coronavirus sui bambini e la facilità o meno di trasmissione del virus all’interno delle famiglie.

«I bambini non sono superdiffusori»

Su quanto i bambini siano coinvolti nella pandemia e sul loro ruolo nella trasmissione del virus la comunità scientifica è divisa. Un’analisi pubblicata sul British Medical Journal da due ricercatori dell’Università di Southampton , Alasdair Munro e Saul Faust è titolata in modo eloquente : «I bambini non sono super diffusori di Covid-19: è ora di tornare a scuola». I dati indicano che solo il 2% sotto i 18 anni in Cina, Italia e Stati Uniti si è ammalato, ma per molti ricercatori questo non significa che siano meno suscettibili all’infezione e soprattutto meno contagiosi. Perché i bambini abbiano in generale sintomi più leggeri degli adulti resta per ora un mistero ancora da chiarire. Uno studio pubblicato su Lancet Infectious Diseases, condotto a Shenzen ha mostrato che i bambini sotto i 10 anni erano infetti come gli adulti, ma con sintomi meno gravi mentre altri condotti in Corea del Sud, Italia e Islanda hanno mostrato un tasso di infezione minore nei bambini.

La ricerca americana su grandi numeri

Il National Institute of Health in collaborazione con la Venderbil University ha arruolato 6.000 piccoli americani con le loro 2000 famiglie. Lo studio ha diversi scopi: stabilire la percentuale di infezioni tra i bambini, quanti dei contagiati sono asintomatici, se i piccoli che soffrono di allergia o asma sono in qualche modo protetti dallo sviluppare la malattia in forma grave (studi preliminari hanno individuato una sorte di protezione da Sars-Cov-2 proprio nei bambini allergici che avrebbero meno recettori ACE2 nelle loro via respiratorie). Insomma si vuole chiarire una volta per tutte se i bambini trasmettono il virus agli adulti e agli altri bambini e continuano la catena di trasmissione. L’indagine ha implicazioni importanti: conoscere la vera portata dell’infezione nei bambini potrà senza dubbio guidare la scelta delle politiche sanitarie sull’intera popolazione, come decidere se aprire o no la scuola. Gli studi svolti finora sono limitati nei numeri e, come detto, sono discordanti nei risultati. Inoltre moltissimi attendono ancora una revisione fra pari, significa che non sono ancora stati ricontrollati e non sono stati pubblicati ufficialmente. Spesso succede che vangano contestati i metodi di indagine. L’indagine americana su larga scala vorrebbe fare un po’ di chiarezza. Resta però un punto fermo: seppur in generale in modo più lieve, anche i bambini si ammalano e non sono immuni. In alcuni casi, anche se raramente, hanno avuto necessità di supporto respiratorio. E ci sono sospetti che possano sviluppare la rara sindrome di Kawasaki.

Come procederà lo studio

Lo studio, intitolato Human Epidemiology and Response to Sars-CoV 2 (Heros) che includerà bambini sani e allergici, durerà sei mesi e verrà condotto totalmente a distanza. Ogni due settimane un familiare adulto farà un tampone ai bambini e a ogni altro membro della famiglia e spedirà i campioni ai laboratori. Inoltre dovrà essere compilato un questionario in cui si elencano possibili sintomi, pratiche di allontanamento sociale, attività fuori casa. Se un membro della famiglia svilupperà sintomi sarà anche raccolto un campione fecale. Saranno raccolti anche campioni di sangue con un metodo semplice e indolore ogni due, 18 e 24 settimane per lo screening agli anticorpi, quando sarà individuato un test appropriato.

Le ricerche che suggeriscono cautela per l’apertura delle scuole

Aprire le scuole è considerato da molti epidemiologi molto rischioso, soprattutto nei paesi in cui l’R0 (il numero di nuove infezioni da un singolo caso) è ancora elevato. Uno studio pubblicato la settimana scorsa su Science da un team cinese ha analizzato i dati provenienti da Wuhan e Shangai scoprendo che i bambini erano suscettibili di appena un terzo rispetto agli adulti. Ma quando le scuole sono state riaperte hanno scoperto che i bambini avevamo il triplo dei contatti rispetto agli adulti e quindi tre volte in più la possibilità di infettarsi. Sulla base di questi dati i ricercatori hanno stimato che la chiusura della scuola non è sufficiente a fermare un focolaio ma può ridurre l’aumento di circa il 40-60% e rallentare il decorso della malattia. Uno studio tedesco condotto da Christian Drosten, virologo della Charitè di Berlino e consigliere del governo tedesco per la pandemia ha analizzato la quantità di virus nella gola di 47 pazienti infetti tra 1 e 11 anni. Quindici di loro erano asintomatici ma presentavano cariche virali sovrapponibili a quelle degli adulti. «Alcuni di questi bambini avevano una concentrazione di virus elevatissima, per questo sono riluttante a suggerire l’apertura delle scuole in Germania» ha commentato Drosten. La ricerca è stata pubblicata solo sul sito web del suo laboratorio in attesa della revisione fra pari. Da questi risultati sembrerebbe comunque che i bambini pur ammalandosi poco trasmettono la malattia. Un altro studio svolto dall’Università di Ginevra sui bambini è arrivato più o meno alle stesse conclusioni ma i ricercatori hanno fatto crescere in laboratorio il virus presente nei soggetti studiati riuscendoci nel 50% dei casi, con una percentuale simile osservata negli adulti confermando, seppur in modo indiretto, che il virus nella gola e nel naso dei bambini può infettare. La ricerca svolta in Lombardia dall’ospedale Buzzi di Milano sospetta invece che l’epidemia sia proprio partita dai bambini.

I bambini sono davvero diffusori?

Al contrario in Islanda, dove sono stati fatti screening di massa, i ricercatori non hanno trovato infezioni in bambini sotto i 10 anni a meno che non avessero sintomi significativi i. A Vo, in Veneto, l’86% della popolazione è stata sottoposta a screening ma nessun bambino sotto i 10 anni è risultato positivo rispetto al 2,6% della popolazione generale. Questo nonostante molti di questi bambini vivessero con adulti infetti. Un’altra analisi condotta negli Usa su quasi 150.000 persone positive, ha rilevato che solo l’1,7% aveva meno di 18 anni. Ancora meno si sa sui rischi dai bambini asintomatici. Un’indagine dell’Istituto nazionale olandese di salute pubblica su 54 famiglie, con 123 adulti e 116 bambini fino ai 16 anni, non ha trovato un solo caso in cui il bambino sia stato il primo paziente. E dei 43 contatti di bambini positivi seguiti, nessuno è stato contagiato. Si tratta di piccoli numeri, ma secondo l’istituto olandese, combinati con i dati di altri studi, indicano tutti che non c’è molta trasmissione dai bambini. Pertanto sembrerebbe che i bambini abbiano meno probabilità di contrarre l’infezione essendo risultati i responsabili del 10% delle infezioni e del 5% in uno studio su Guangzhou. Un’altra domanda chiave è se i bambini infetti sono in grado di diffondere il virus. Una raccolta di dati internazionali ha scoperto che i bambini non sono stati probabilmente il caso indice nelle famiglie. C’è anche la storia di quel bambino risultato infetto sulle Alpi francesi che non è riuscito a trasmettere il virus a nessuno nonostante essere venuto in contatto con un centinaio di persone tra scuole, hotel e piste da sci (ese era su questa evidenza che la Francia avrebbe voluto aprire le scuole). In Australia nessuno dei 735 studenti e 128 dipendenti hanno contratto il virus portato da nove bambini e nove adulti positivi con cui c’era stato contatto.
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » gio ott 21, 2021 6:45 am

Quante demenzialità che dice questa povera di spirito novax ke la crede de dir kisà ké.
Io mi sono vaccinato volontariamente in piena coscienza e in piena libertà allo stesso modo che quando guido mi allaccio la cintura di sicurezza e non per questo mi sento meno libero pur avendo la costrizione della cintura che è come la mascherina per le polveri quando lavoro o il caschetto e i ramponi quando vado in montagna d'estate e d'inverno.


"Non me son mai sentìa libera come desso"
DANIELA BALDORIA
18 ottobre 2021
https://www.youtube.com/watch?v=IBtRDyQRLFc
Poesia in lingua veneta di Daniela Baldoria che esprime il sentimento di chi riflette sulla svolta autoritaria in corso in Italia col Governo Draghi


La deriva demenziale e irresponsabile del venetismo al tempo del covid.
Questo venetismo demenziale non rappresenta più un possibile futuro di indipendenza per i veneti.
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5375351891
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Re: Demenzialità venetiste ai tempi del coronavirus

Messaggioda Berto » lun nov 15, 2021 9:23 pm

L'ignoranza de venetista David Lovat, dottore, storico della politica e filosofo del diritto, personaggio di primo piano di certo fanatico e demenziale venetismo
novembre 2021
https://www.facebook.com/eleinadvise/vi ... 6422195915
Costui afferma con tronfia sicurezza che il greenpass esiste solo in Italia in verità esso esiste anche in altri paesi ma lui non lo sa:


Anche in Israele c'è il Green pass anticovid, è stato il primo paese a istituirlo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Green_Pass_(Israele)

Anche in Svizzera c'è il Green pass
Non chiede il Green Pass e la polizia gli mette blocchi di cemento davanti al ristorante
Giampiero Casoni
01/11/2021

https://www.notizie.it/non-chiede-il-gr ... k_fb03_485

Non chiede il Green Pass e la polizia gli mette blocchi di cemento davanti al ristorante: il titolare aveva già disatteso un primo ordine di chiusura

L'ingresso del ristorante sbarrato dai blocchi di cemento


Non chiede il “Green Pass” ai clienti del suo ristorante, perciò la polizia gli mette blocchi di cemento davanti al ristorante. A Zermatt, in Svizzera, è in atto una vera battaglia ingaggiata da un ristorarore titolare del locale Walliserkanne contro governo e forze dell’ordine.

Blocchi di cemento davanti al ristorante che non chiede il Green Pass: come si è arrivati a tanto

I media locali fanno sapere che il commerciante del Canton Vallese si rifiuta da diverse settimane di controllare i certificati Covid-19 dei clienti. Un comportamento che, secondo la polizia vallesana, “è noto alle autorità da alcune settimane. Venerdì mattina Mathias Reynard, capo del dipartimento della salute, e Frédéric Favre, capo del dipartimento della sicurezza, hanno deciso di chiudere questo stabilimento per ovvi motivi di sicurezza sanitaria”.


La chiusura, la disubbidienza del titolare e poi i blocchi di cemento davanti al ristorante

Cosa ha fatto dunque la polzia? “In collaborazione con la polizia di Zermatt, abbiamo informato il ristoratore di questa decisione”. Insomma, il ristorante era stato chiuso senza misure “ingegneristiche”, ma il ristoratore se ne era fregato ed aveva tenuto aperto il suo locale malgrado i sigilli. L’uovo di Colombo della polizia si è palesato sabato 30 ottobre, quando agenti ed operai hanno piazzato dei blocchi di cemento davanti all’ingresso del locale “ribelle”.


“Solo dissuasori per affiggere meglio gli avvisi di chiusura”: cosa dice la polizia dei blocchi di cemento davanti al ristorante

Ha spiegato un portavoce: “Non chiudono fisicamente l’accesso al ristorante, tuttavia ci abbiamo affisso su degli alert che indicano come il ristorante sia stato chiuso”. Insomma , per la polizia quello è “solo un modo per rendere più visibile la condizione di chiusura d’ufficio del locale”. Pare che però il proprietario non si sia arreso ed abbia iniziato ad arringare i passanti invitandoli ad entrare: “Entrate, il Walliserkanne è aperto. Non lasciatevi scoraggiare da poche pietre!”.


Il veneto venetista novax e no greenpass David Lovat all'ospedale con il covid

NOTIZIE DAL LETTO D'OSPEDALE
Davide Lovat
18 dicembre 2021

https://www.facebook.com/davide.lovat/p ... 0622251873

Le notizie che mi davano per morto sono perlomeno state un po' gonfiate...
In un colpo solo ho accontentato chi mi augurava un mese in Rianimazione e chi voleva capire se parlavo solo per polemica.
Sono più contrario di prima al Green Pass e a ogni forma di obbligo e ricordo che quando non sei disposto a morire per un ideale o vali poco tu o vale poco l'ideale.
Il mio ideale si chiama LIBERTAAAAA'



Coronavirus - Lovat a Zaia: "Il vaccino come un pass? È contro la Costituzione!"
Francesco Brasco
Vicenza, 18 novembre 2020

https://www.lineanews.it/coronavirus-da ... tituzione/

Ospitiamo di seguito una lettera di Davide Lovat, presidente dell’associazione culturale cristiana Il Popolo di San Marco e direttore di Pagine Venete. Un intervento che va al nocciolo del problema etico e politico che stiamo vivendo in Veneto in questi tempi di epidemia da Covid-19; ma non solo in Veneto. Lovat si contrappone in modo veemente all’approccio biopolitico e materialista che viene propinato al popolo anche dal presidente della Regione del Veneto.

LA LETTERA DI DAVIDE LOVAT

Egregio direttore,

le recenti uscite del Presidente Zaia sui vaccini passano inosservate per il clima di terrore diffuso, misto all’assenza di contraddittorio tipico della nostra regione, ma la gravità è tale che io non posso tacere come cittadino, come cristiano, come veneto, come persona.

Certo sono consapevole che criticare il sig. Zaia oggigiorno in Veneto sia considerato più grave che bestemmiare in chiesa durante la consacrazione del Santissimo, ma voglio che sia reso noto che non tutti accettano l’orribile errore filosofico che sta dietro quella mentalità che fa dire al “governador” che siamo dei semplici mammiferi e quindi possiamo venire vaccinati dai veterinari.

L’approccio “biopolitico” tanto in voga ha come naturale destinazione l’applicazione all’umano di categorie e provvedimenti tipici della zootecnia, come chiusure in recinti, vaccinazioni continue, obblighi alimentari, scelte di selezione standardizzata alla nascita e alla morte. Questa mentalità si sta diffondendo in ogni ambito ed è figlia di una precisa visione del mondo che riduce l’essere dell’uomo alla sua mera individualità biologica, un’ideologia materialista a cui io mi contrappongo radicalmente, in nome dei valori fondanti della nostra civiltà.

Va dunque riscoperto il significato del termine “persona”, frutto della riflessione cristiana sulla Trinità e cardine fondamentale della civiltà occidentale, base del Diritto come disciplina filosofico giuridica e anche di tutti i diritti veri, concetto da contrapporre alla deriva deterministica e nichilista del tempo corrente.

Quando l’uomo dimentica di essere “immagine e somiglianza del Dio trinitario” finisce per ridursi a semplice “anthropos”, vale a dire solo un primate più evoluto degli altri animali, oppure l’Adam Qadmon delle dottrine gnostico-cabalistiche amate da precisi gruppi umani che oggi generano molti dei pensieri dell’ideologia dominante.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata poi la ventilata ipotesi, letta sui giornali locali, che l’ipotetico vaccino per il Covid19 diventi un requisito necessario per accedere a beni e servizi.

L’idea che il vaccino diventi un “pass” è contraria alla Costituzione sotto diversi punti di vista, espressi in diversi articoli della Prima Parte dedicata ai “Diritti e doveri dei cittadini”; ma ormai della Costituzione è stato fatto strame a suon di DPCM in questo 2020 e sembra non importare ad alcuno.

Soprattutto i cittadini non conoscono i loro (propri) diritti e così è possibile che uno come il sig. Zaia, che considera l’essere umano un qualsiasi mammifero alla stregua delle bestie da vaccinare tramite veterinario, goda del 75% di consenso elettorale.

Ebbene: non in mio nome! E lo ribadisco anche se foste tutti dalla sua parte, perché la verità non è cosa che si decide a maggioranza.

Davide Lovat

Nella foto di copertina Davide Lovat si fa un selfie con i romanzi assai noti di Orwell in una posa carica di sarcasmo



Alberto Pento
Questo è talmente invasato e arrogante che non ha alcuna coscienza della sua immensa ignoranza.
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