Solidarietà economica al tempo della crisi da coronavirus

Solidarietà economica al tempo della crisi da coronavirus

Messaggioda Berto » mer apr 29, 2020 8:21 pm

Risparmio: cresce la ricchezza degli italiani
(I risparmi derivati da attività finanziarie hanno, invece, raggiunto i 4.374 miliardi di euro in crescita rispetto all'anno precedente conseguenze degli interessi derivati da conti depositi, titoli e azioni)
mentre aumenta il debito pubblico (a gennaio 2020 ammontava a 2.443.483 di euro)

Barbara Massaro
10 maggio 2019

https://www.panorama.it/news/economia/r ... stat-soldi

Nel corso dell'ultimo anno la ricchezza delle famiglie italiane è cresciuta di 98 miliardi di euro raggiungendo la cifra di 9.743 miliardi di euro.

Si tratta di un tesoretto accumulato con costanza nonostante i redditi siano stagnanti e la congiuntura economica non favorevole, ma gli italiani hanno dimostrato - dopo tre anni di costante riduzione - di aver imparato a farsi i conti in tasca e di preferire la tecnica della formica a quella della cicala.


Da dove arrivano i risparmi degli italiani

I dati sono stati elaborati da una recente indagine congiunta di Banca d'Italia e Istat.

Si tratta di una crescita della ricchezza dell'1% rispetto all'anno precedente derivata dalla somma di tutte le attività reali (casa, terreni, eccetera) e di quelle finanziarie (depositi, titoli, azioni) al netto dei vari prestiti a breve, medio e lungo termine che possono essere stati contratti dalle famiglie.

Confrontando la capacità di risparmio degli italiani con i dati mondiali elaborati dall'Ocse si scopre che noi siamo più parsimoniosi persino di francesi, inglesi e canadesi e, a fine 2017, il valore della ricchezza pro capite delle nostre famiglie era superiore a quello delle famiglie tedesche.

Il tutto a fronte di redditi che non crescono e di un clima di stagnazione generalizzata. Nonostante questo secondo l'indagine gli italiani hanno raggiunto, a fine 2017, un livello di ricchezza cumulata pari a 8 volte il loro reddito disponibile.


Chi guadagna meno risparmia di più

Paradossalmente, però, chi guadagna di più risparmia di meno e la vera dose di ricchezza accumulata in più nel 2017 deriva dalle imprese cosiddette famigliari ovvero quelle che hanno un numero di dipendenti inferiore a 10 (le cosiddette imprese non finanziarie). Per questo genere di imprese capannoni, impianti e macchine generano un valore di ricchezza che le famiglie normali non hanno.

Le imprese non finanziarie hanno accumulato nel 2017 una ricchezza netta pari a 1.053 miliardi di euro ricorrendo al finanziamento tramite titoli e prestiti per una quota di 1.233 miliardi di euro ponendo le nostre imprese nella linea di indebitamento europeo medio basso.


Dove investono le famiglie

Per i nuclei famigliari standard (ovvero quelli non rappresentati dalle piccole società con meno di 10 dipendenti) la quota parte di ricchezza calcolata dall'indagine Banca d'Italia Istat deriva dai beni immobili che rappresentano il 49% della ricchezza lorda calcolata (5.246 miliardi di euro) e case ed abitazioni restano il migliore investimento che ogni famiglia possa fare.

I risparmi derivati da attività finanziarie hanno, invece, raggiunto i 4.374 miliardi di euro in crescita rispetto all'anno precedente conseguenze degli interessi derivati da conti depositi, titoli e azioni.

Un aumento che, si legge nel rapporto: "riflette l'aumento delle attività finanziarie pari a 156 miliardi di euro (+3,7%), che ha ampiamente compensato la riduzione di 45 miliardi di euro (-0,7%) delle attività reali, in diminuzione dal 2012, e l'aumento delle passività finanziarie di 13 miliardi di euro (+1,4%)".

Non solo: determinante per far sì che la quota ricchezza sia cresciuta il fatto che il totale delle passività delle famiglie sia stato inferiore in rapporto al reddito.


Bankitalia: la ricchezza degli italiani è di 10mila miliardi, meno titoli di Stato in portafoglio
Davide Colombo
7 novembre 2018

https://www.ilsole24ore.com/art/bankita ... --AElZrxcG

Una ricchezza immobilizzata soprattutto nel mattone di casa (4,6 volte il reddito disponibile), in depositi bancari e postali (il 31% della ricchezza finanziaria) e sempre meno in titoli (caduti al 7% del portafoglio dal 30% dei primi anni '90). È la fotografia sulla ricchezza degli italiani, confrontata con quella dei principali paesi di riferimento, offerta da un occasional paper pubblicato da Bankitalia. Nei risparmi dei cittadini/elettori - oggetto di attenzioni particolari da parte dei vertici governativi che li hanno evocati più volte come potenziale salvagente di sicurezza in caso di instabilità finanziaria – non ci sono invece quasi più obbligazioni bancarie, potenziali candidate al bail in in caso di crisi (oggi sono pari al 2%, 0,5% quelle subordinate; in gran parte in scadenza entro il 2020) mentre le azioni sono attorno al 24% della ricchezza.

La ricchezza totale delle famiglie l’anno scorso ammontava a più di 10mila miliardi, con una crescita di quella finanziaria (azioni, bond e depositi per 4.400 miliardi) rispetto a quella reale (abitazioni e terreni appunto, pari a 6.300 miliardi). La ricchezza reale è pari a 5,5 volte il reddito disponibile e quella finanziaria è 3,8 volte. La ricchezza totale al netto dei debiti (pari all’80% del reddito disponibile) è 8,5 volte il reddito. Il dato italiano è simile in Francia e Spagna mentre la finanza prevale in Stati Uniti e Germania.

Lo studio, curato da Diego Caprara, Riccardo De Bonis e Luigi Infante del Servizio Analisi statistiche, Dipartimento di Economia e statistica, analizza l’evoluzione della ricchezza delle famiglie partendo dagli anni '50 per arrivare a oggi. Nella gran parte dei Paesi, ad eccezione di Germania e Giappone, dal 1995 a oggi le variazioni delle attività finanziarie sono il risultato per lo più di una variazioni dei prezzi degli strumenti – guadagni o perdite in conto capitale – piuttosto che da flussi di risparmio. A riprova che la capacità di risparmiare non è cresciuta molto. Negli ultimi venti anni il portafoglio finanziario delle famiglie italiane è invece diventato più simile a quello medio dei Paesi avanzati, mentre il debito rimane il più basso (80% del reddito, appunto, contro medie superiori al 100% nelle altre economie avanzate).

Guardando ancora al portafoglio finanziario degli italiani e la sua trasformazione nel lungo periodo, si apprende dallo studio che la discesa dei tassi d’interesse degli ultimi anni è tra le motivazioni principe della caduta al 7% del peso dei titoli nella ricchezza finanziaria degli italiani, dal 30% del 1990. Oggi la quota dei titoli è al livello minimo da quando sono disponibili statistiche (1950). L’incidenza dei titoli, bassa negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, era successivamente cresciuta, a causa dell’aumento del debito pubblico, passato dal 55% del Pil nel 1980 al 111% nel 1993: i risparmiatori erano così diventati i primi detentori di titoli pubblici, sostituendosi alla detenzione tradizionale da parte delle banche. Oggi la gran parte dei titoli pubblici è detenuta in maniera indiretta tramite fondi pensione e gestioni. In termini assoluti i Bot, Btp CcT eccetera detenuti direttamente (pari a 121 miliardi) sono un terzo di vent’anni fa, quando avevano raggiunto il picco di 363 miliardi, di pari passo con l’aumento del debito.

A causa di un refuso, all’inizio del secondo capoverso, in grassetto, era scritto “poco meno di 10mila miliardi”. In realtà la ricchezza degli italiani è superiore ai 10mila miliardi.





Blog | Meccanismo Europeo di Stabilità: tutto quello che non vi dicono e che dovreste sapere
di Paolo Becchi e Alessandro Bianchi
1 aprile 2014

https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/0 ... -i/934479/

In molti si rincorrono oggi a criticare un Trattato internazionale, il cosiddetto Fiscal compact, che avrà i suoi effetti dirompenti e drammatici per il nostro paese dal prossimo anno. A chiedere la rinegoziazione di un accordo che prevede per il nostro paese l’obbligo del perseguimento del pareggio di bilancio per Costituzione, quello del non superamento della soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5% del Pil e una significativa riduzione del debito pubblico al ritmo di un ventesimo (5%) all’anno, fino al rapporto del 60% sul Pil nell’arco di un ventennio, sono, in modo sorprendente e tragicomico, anche quei partiti che l’hanno ratificato in Parlamento nel luglio del 2012 dietro le direttive dell’allora premier Mario Monti.
La campagna elettorale per le elezioni europee di maggio, del resto, è iniziata e il regime del partito unico che governa il paese dall’ex Commissario dell’Unione Europea, Monti, a Renzi, passando per Letta, continua nella sua opera di mistificazione verso una popolazione, della quale non interessa nemmeno più il voto.

Troppo poco, a torto, si sa di un altro Trattato internazionale, quello istitutivo il Meccanismo europeo di stabilità (MES), che, in modo complementare al Fiscal Compact, ha istituito una nuova governance europea per la gestione della crisi.

Il MES ha già prodotto risultati pratici tangibili e enormi. L’Italia, considerando anche il vecchio Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) di cui il Mes è stato l’erede, ha già versato 46 miliardi di euro dei 125 miliardi previsti fino al 2017. Soldi che chiaramente potevano essere utilizzati per rilanciare la nostra economia attraverso quei progetti eternamente sospesi per la mancanza di coperture. Al contrario, il MES ha permesso alle banche del Nord Europa di riprendere i crediti contratti nei paesi del Sud, in default a causa delle asimmettrie economiche insostenibili prodotte dalla moneta unica e emerse in maniera drammatica nel 2010. Il tutto è stato venduto all’opinione pubblica come un Fondo salva Stati. Ma è proprio così?

Il MES: la natura del Trattato.
Il meccanismo europeo di stabilità – European Stability Mechanism o ESM – è un Trattato intergovernativo, che, in modo complementare al Fiscal Compact, ha di fatto istituito una nuova governance europea di gestione della crisi, parallela a quella costituita dai Trattati istitutivi dell’Unione Europea.

La creazione del MES è stata decisa nel Consiglio europeo del 16-17 dicembre 2010. In quell’occasione si è raggiunto l’accordo per avviare la procedura di revisione semplificata (ai sensi dell’art. 48 del Trattato dell’Unione Europea) riguardo all’art. 136 del Trattato funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e si è potuto introdurre il nuovo paragrafo 3, con il quale si riconosce in modo esplicito il potere degli Stati membri la cui moneta è l’euro di dar vita ad un’istituzione finanziaria permanente, il MES appunto, con sede a Lussemburgo, non previsto originariamente dai trattati.

Dato che per creare il MES si è modificato appunto il Trattato, bisognava anche consultare il Parlamento, il quale, ahinoi, con una risoluzione tra l’altro velocissima, ha dato il 23 marzo 2011 parere positivo pur sollevando diverse obiezioni. Senza tener modo in alcun modo delle critiche del Parlamento europeo e recependo solo alcune modifiche introdotte dal Consiglio, il Trattato è entrato in vigore il 27 settembre 2012, con l’avvenuto deposito da parte di un certo numero di Stati firmatari degli strumenti di ratifica. Il MES ha istituito un’organizzazione internazionale permanente con un capitale sociale pari a 700 miliardi di euro, di cui solo 500 prestabili, rinnovabile all’infinito attraverso una decisione dell’istituzione stessa. Decisione della quale, a parte la Germania che l’ha escluso attraverso la sentenza del 12 settembre del 2012 della sua Corte costituzionale, i Parlamenti nazionali non potranno più avere voce in capitolo.

Perché si è deciso di costituire il MES?
Per far fronte alla crisi della zona euro che nel 2010 stava portando al collasso della moneta unica, si è deciso di ricorrere ad un accordo di diritto internazionale, con regole proprie che fuoriescono dal sistema normativo comunitario, e creare un ente finanziario che ha come obiettivo quello di correggere gli squilibri finanziari maturati nell’ambito della zona euro. La finalità del MES non consiste quindi nel “salvataggio” degli Stati, ma, come ha spiegato molto bene Lidia Undiemi, in una conferenza organizzata alla Camera e come dimostrerà in un suo libro di prossima pubblicazione, nella creazione di una governance politica intergovernativa attraverso la quale potere intervenire tutte le volte che l’instabilità – a monte generata da una crisi della “bilancia dei pagamenti” – mette in discussione la sopravvivenza della moneta unica. Cosa prevede il MES?
Sono cinque i punti più importanti del Trattato che devono essere compresi meglio:
– Il MES si baserà su un capitale garantito dagli Stati membri che utilizzerà sui mercati, dai quali attingerà poi le risorse richieste. (art.3 del Trattato istitutivo del MES)
– Il MES “avrà piena personalità giuridica e capacità giuridica”, potrà quindi acquistare e alienare beni immobiliari e mobili o stipulare dei contratti. Tutti i suoi beni, fondi e averi godranno dell’immunità totale da qualunque procedimento giudiziario e saranno esenti da restrizioni, regolamentazioni, controlli e moratorie. (art. 32)
– Per aver accesso all’assistenza del MES, gli Stati dovranno rispettare le regole relative al Patto di stabilità e di crescita, i criteri di convergenza e i Memorandum d’intesa. Prima di ogni erogazione d’aiuti viene fatto firmare un Memorandum. Si tratta di un legame fondamentale e troppo spesso sottovalutato con il cosiddetto Fiscal Compact, che rende i due trattati un unicum politico nella creazione di quella nuova governance europea. (Punto 5 del Preambolo)
– È stata, infine, introdotta una deroga alla regola dell’unanimità e le decisioni più urgenti saranno prese a maggioranza qualificata. (art. 4)

Si tratta di un meccanismo democratico?
Vista l’importanza che il MES ha assunto e assumerà nella gestione della politica interna dei vari Paesi che hanno chiesto e chiederanno il suo aiuto è anzitutto importante osservare che il MES è costruito con soldi pubblici, ma viene gestito senza mai passare attraverso un organo democraticamente eletto. La governance e l’istituzione è infatti tripartita tra il Consiglio dei governatori formato dai ministri delle finanze della zona euro, un Consiglio d’Amministrazione (nominato dal Consiglio dei governatori) e da un Direttore generale, che è responsabile dell’intera organizzazione, nominato a maggioranza qualificata dal Consiglio dei Governatori. Il diritto di voto di ogni stato membro non ha eguale valore ma varia al variare della quota versata. È dunque evidente che il MES è saldamente nelle mani dei governi nazionali e poiché la Germania è il maggior contribuente è anche il paese che ha il maggior peso nelle decisioni.

Tre sono i punti che devono essere messi maggiormente sotto i riflettori.

Primo. L’istituzione intergovernativa ed i membri dell’organizzazione – compresi quelli dello staff – sono per Trattato immuni da procedimenti legali in relazione ad atti da essi compiuti nell’esercizio delle loro funzioni (art. 32, punto 1). Gli atti scritti e i documenti ufficiali redatti sono inviolabili: non è previsto alcun meccanismo d’accesso. Persino i locali e gli archivi del MES sono inviolabili. Il direttore generale del MES può revocare l’immunità di qualsiasi membro del personale del MES eccetto se stesso (art. 35). Insomma è intoccabile.

Secondo. L’esperienza dei Paesi dove ha operato effettivamente il MES. I casi di Grecia, Spagna, Portogallo e Cipro ci forniscono già quattro indizi che fanno più di una prova: attraverso il MES, i creditori internazionali della Troika si sostituiscono di fatto nella gestione della “politica economica” del paese debitore. Lo Stato che chiede un prestito deve, infatti, sottostare ad una “rigorosa condizionalità” nell’ambito di un programma di aggiustamento macroeconomico e di progressivo rientro del suo debito pubblico. Tali condizioni possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite. Il Paese in difficoltà che ha bisogno del prestito deve in poche parole cedere la propria sovranità nella definizione delle scelte di politica economica. Imporre ad una nazione in difficoltà un’agenda economica per soddisfare le richieste di un’istituzione finanziaria, perlopiù deresponsabilizzata grazie all’immunità, è qualcosa che va aldilà di ogni regola democratica.

Terzo. Il MES è infine un’organizzazione che opera concretamente come tutti gli enti finanziari e quindi eroga prestiti, rivolgendosi al mercato con l’obiettivo ultimo di un profitto. I privati – tra cui rientrano finanziatori come Nomura, Goldman Sachs, Merril Lynch e praticamente tutti i principali istituti di investimento mondiali – sono poi ammessi (punto 12 del Preambolo), in qualità di osservatori, a partecipare alle riunioni che hanno ad oggetto la valutazione della concessione del credito al paese richiedente, nonché la definizione delle rigorose prescrizioni da imporre alla nazione “minacciata”. Questa ingerenza si traduce nel serio rischio che a dettare le disposizioni di politica economica da applicare nel territorio dello Stato debitore siano coloro che concedono i soldi al fondo. La sovranità dei singoli Stati membri rischia quindi di essere sostituita da una governance economica privata in grado di imporsi facilmente sugli organi sovrani dei vari Paesi membri.





Pensioni a rischio, il Mes porterà dei tagli?
12 aprile 2020

https://quifinanza.it/pensioni/pensioni ... es/370914/

Il MES fa paura. Nonostante le rassicurazioni del Premier Conte, infatti, molti italiani temono che alla fine il nostro Paese sarà costretto a far ricorso al fondo salvastati dell’Unione Europea, aprendo così le porte alla famigerata Troika. La preoccupazione è che ciò comporterà tagli allo stato sociale (sanità inclusa), riforma del mercato del lavoro e riforma del sistema pensionistico.

In particolare, alcuni analisti sostengono che un ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità possa portare a una netta sforbiciata agli assegni dei pensionati italiani e rendere ancora più difficoltoso l’accesso alla pensione per le generazioni future. D’altronde, quello che è accaduto in Grecia dopo l’adesione al MES è emblematico: non solo la Troika ha preteso e ottenuto una riforma dell’accesso al mondo pensionistico, ma ha anche ridotto l’assegno di chi era già andato in pensione. Il timore che lo stesso scenario possa ripetersi anche nel nostro Paese è molto forte, anche se il Premier Conte e il ministro Gualtieri giurano che l’adesione al fondo salvastati non è nei piani del Governo.

Condizionalità MES, cosa è successo in Grecia

Il ricorso al Meccanismo Europeo di Stabilità “in stile Grecia” porta con sé alcune condizionalità. Ossia, l’utilizzo dei fondi del MES è soggetto al rispetto di determinate condizioni dettate dai rappresentanti della Commissione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea (ossia, le tre anime della cosiddetta Troika). Le condizionalità del MES sono discusse di volta in volta con il Paese debitore ma, nella gran parte dei casi, riguardano tagli alla spesa pubblica, con interventi piuttosto marcati sulla spesa sociale e pensionistica.

In Grecia, ad esempio, la Troika ha preteso un taglio del 20% di tutti gli assegni pensionistici superiori ai 1.200 euro mensili, cancellazione della tredicesima mensilità (anche per i dipendenti statali) e una sforbiciata agli assegni di tutti coloro che sono andati in pensione prima dei 55 anni.

MES, cosa potrebbe succedere alle pensioni degli italiani

Capire cosa potrebbe accadere alle pensioni italiane, dunque, è ancora troppo presto. In caso di eventuale accesso al MES le condizionalità dovrebbero essere discusse in fase di trattativa con la Troika. Possibile ipotizzare, però, che potrebbe esserci un inasprimento sul fronte dell’accesso alla pensione: Quota 100 potrebbe essere la prima a cadere sotto la scure del MES, mentre le varie riforme del sistema pensionistico avanzate in questi ultimi mesi (Quota 101, Quota 102 e simili) potrebbero presto sparire dall’orizzonte.





Alberto Pento

Certo le pensioni d'oro e d'argento andrebbero ridotte ai livelli europei e quelle false d'invalidità andrebbero tagliate completamente.

Poi bisognerebbe tagliare i vitalizi dei politici e gli stipendi dei dirigenti pubblici portandoli ai livelli massimo medi dell'Europa.
Poi andrebbero ridotti grandemente i compensi dei magistrati a cominciare da quelli della Corte costituzionale e a cascata tutti quelli delle varie magistrature.

Andrebbero ridotti i compensi di tutti i parlamentari e dei consiglieri regionali a cominciare da quelli immondi e immorali della Sicilia.

Poi andrebbero ridotti i compensi dei dirigenti del parastato.

Certamente bisognerebbe riportare al giusto alveo i compensi dei dipendenti delle camere.

Sicuramente andrebbe fatto un prelievo proprozionale nei risparmi di chi ha beneficiato delle baby pensioni, delle pensioni d'oro e d'argento e delle false pensioni d'invalidità.


"La soluzione è stampare denaro". Parola del governatore della Banca Centrale francese
13 Aprile 2020

https://www.ilparagone.it/esteri/franci ... eta-banca/

La pandemia di coronavirus ha certificato la morte dell’Unione Europea. In modo palese, alla luce del sole, gli Stati hanno fatto vedere quanto gli stia a cuore solo il proprio interesse e non quello dell’intera “Unione”. Ma soprattutto si è visto come Europa voglia dire Germania. Anche la Francia, però, ha il suo peso. E mentre i politici dell’UE continuano a litigare su quali azioni comuni intraprendere, con i paesi del nord, Germania e Olanda in testa, che si oppongo a qualsiasi ipotesi di mutualizzazione del debito così come al lancio di eurobond, è proprio dalla Francia che ora arriva una notizia succulenta.

Il governatore della Banca Centrale francese, François Villeroy de Galhau – secondo quanto riporta il Financial Times – ha prospettato l’idea di stampare denaro e darlo direttamente alle aziende, affermando che “tali misure potrebbero essere concepibili se necessario per combattere una grave deflazione”. Stampare denaro? Già, quello che noi ripetiamo dall’inizio di questa pandemia. Perché è quello il solo modo per fronteggiare questa crisi, per aiutare i cittadini e le imprese.

François Villeroy de Galhau, che è anche membro del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea, ha dichiarato che se ci fosse “un grave rischio per la stabilità dei prezzi”, sarebbe possibile considerare che una “banca centrale creerebbe denaro su una base duratura per finanziare direttamente le imprese”, realizzando così l’ormai famigerato “helicopter money” (cavallo di battaglia del senatore Gianluigi Paragone) che vari paesi hanno preso in considerazione o stanno per realizzare come Stati Uniti ed Hong Kong.

L’idea del governatore francese certamente non piacerà ai membri più conservatori del consiglio direttivo della BCE, come il capo della Bundesbank tedesca Jens Weidmann, che in precedenza si sono lamentati del fatto che offusca il confine tra politica monetaria e fiscale. Come fa notare lantidiplomatico.it “Villeroy ha affermato che il recente calo dell’inflazione – che recentemente è sceso allo 0,7 per cento nella zona euro, molto al di sotto dell’obiettivo della BCE di quasi il 2 per cento – alimenta un pensiero molto più speculativo e complesso sulla politica monetaria post-crisi”.



Gino Quarelo
Prima di stampare denaro a debito e non a credito come i falsari, bisogna razionare le risorse e poi attingere ai risparmi pubblici e privati e ai patrimoni pubblici e privati, e solo dopo si può indebitarsi stampando moneta a debito e non a credito come i falsari.
Solo il lavoro e la libertà economica e politica creano ricchezza, stampare denaro a credito è solo una diversa modalità per rubare ricchezza eistente a chi la possiede e non per produrne altra.





Ai tedeschi non è stato concesso di dimenticare nulla, affinchè noi potessimo dimenticare tutto.

Goethe scriveva:

L'Italia è come la lasciai, polvere sulle strade,
truffe al forestiero, si presenti come vuole.
L’onestà tedesca ovunque cercherai invano,
c'è vita e animazione qui, ma non ordine e disciplina;
ognuno pensa per sé, è vano, dell'altro diffida,
e i capi dello stato, pure loro, pensano solo per sé.

L’Italia odierna, per i tedeschi, nasce con gli “Italienische Reise” di Goethe, un memorabile viaggio durato anni alla scoperta di un mondo meraviglioso quanto cencioso.
In quanto a noi, abbiamo aderito subito a quel modello con disprezzo, orgoglio ed un malinteso senso d’appartenenza al “paese più bello del mondo”.

Italia come paradiso del sesso mercenario, come aveva già scritto un altro tedesco pochi decenni prima, Johann Georg Keyßler, che diceva di Messina un luogo di “polveri, pulci e puttane” e di Venezia dove c’era una “scialare di signorine e mezzane”.

Questa l’Italia di Goethe, cenciosa e malandrina:“È un paese che induce alla trascuratezza ed al vivere comodo”.

Il cattivo tedesco e il bravo italiano
Guido Vitiello
11 aprile 2020

https://www.ilfoglio.it/il-bi-e-il-ba/2 ... no-312419/

Quei nazisti dei tedeschi hanno pregiudizi antitaliani, ma quei mafiosi degli italiani hanno pregiudizi antitedeschi. E allora, dov’è la differenza? Ve lo dico io: la differenza è che noi siamo buoni, loro no. Lo abbiamo stabilito settantasette anni fa, nel 1943, e da allora non abbiamo trovato ragione di cambiare disco. Lo storico Filippo Focardi ha ripercorso la vicenda in un libro del 2013, “Il cattivo tedesco e il bravo italiano” (Laterza). Alla fine della guerra la propaganda alleata, la monarchia, l’esercito, i partigiani e – va da sé – i fascisti passati al qualunquismo trovarono utile, ciascuno per le sue ragioni più o meno commendevoli, fare da levatrici al parto dei due stereotipi siamesi: di qua l’umanità cordiale dell’italiano, troppo amante del bel vivere per desiderare la guerra, troppo disorganizzato per un colonialismo a regola d’arte; di là l’inumanità del tedesco, collocato in un punto indistinto e perturbante tra l’automa, il demone e la belva. Nei decenni successivi molti strati si sono aggiunti alla lasagna della memoria e dell’oblio, e il cinema ci ha messo del suo, fino ai coloni pasticcioni di “Mediterraneo” e all’ufficiale in amore del “Mandolino del capitano Corelli”. Per essere una nazione, disse Ernest Renan nel 1882, non bastano i ricordi condivisi, servono anche le comuni dimenticanze. Purché, aggiungerei, la distribuzione non sia troppo diseguale. E in fondo la differenza, nelle scaramucce tra i due pregiudizi gemelli, è tutta qui: ai tedeschi non è stato concesso di dimenticare nulla perché noi potessimo dimenticare tutto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Solidarietà economica al tempo della crisi da coronavirus

Messaggioda Berto » mer apr 29, 2020 8:22 pm

Vittorio Feltri contro i nemici dell'Italia in Europa: "Dio stramaledica gli olandesi"
Vittorio Feltri
12 aprile 2020

https://www.liberoquotidiano.it/news/co ... _male.html

Siamo stati presi di mira, noi italiani, per settimane e settimane a causa del virus, della cui diffusione su scala nazionale siamo stati considerati responsabili. Sembrava che il Corona lo avessimo inventato apposta per pretendere soldi dalla Europa. Ci siamo sentiti in colpa anche perché abbiamo colto l' occasione per litigare tra connazionali. La Lombardia e il governo si sono scambiati accuse di ogni tipo e alla fine la gente non ha ancora capito chi abbia sbagliato e per quali motivi. Perfino i decessi copiosi negli ospizi sono oggetto di discussioni ed alterchi, quasi che i vecchi ospiti non siano stati uccisi dalla brutale infezione, bensì da cattivi amministratori, ora sotto inchiesta della magistratura. Tanto per cambiare sono stati chiamati a indagare i pm. Niente di nuovo e tutto fastidioso. C' è da far notare che di questo morbo misterioso non si è ancora trovato un rimedio e ciò aumenta la tensione nel Paese, a qualsiasi livello.

"Andiamo avanti senza l'Olanda". Cottarelli da Fazio, la lezione a Conte: così l'Italia non si farà fregare

È presumibile che le liti procederanno per mesi, forse anni, finché molti individui seguiteranno a crepare senza tregua. Intanto non è di grande consolazione constatare che mezzo mondo, lo stesso che sotto sotto ci sfotteva, dandoci degli incapaci, dei pasticcioni, adesso è alle prese con i medesimi guai che ci hanno messo in ginocchio.

Segno che il Covid non guarda in faccia ad alcuno. Colpisce coloro che lo incontrano.
Le vittime negli Stati Uniti si contano a migliaia, in Spagna pure, in Germania idem, i virologi si dannano invano. Non rimane che osservare il disastro sperando che da qualche parte salti fuori un vaccino, però chissà quando succederà, se succederà. Sul nostro premier azzimato non mi pronuncio, basta leggere l' articolo odierno su Libero vergato da Zeus, un giurista di prima grandezza. Mi limito a sottolineare che Conte è talmente intelligente da consentire ai cani, giustamente, di andare a spasso vietando ai bambini di fare altrettanto. Egli poi ha riaperto le cartolibrerie, confermando la chiusura di qualsiasi altro esercizio commerciale.

Tuttavia la operazione più brillante l' ha condotta con l' Unione europea, dalla quale ha ottenuto un risultato pari a zero. Inoltre a Bruxelles egli viene sistematicamente dileggiato. D' altronde un primo ministro che, pur promettendo e assicurando soldi al popolo, non gli versa nemmeno un euro per la semplice ragione che le casse statali sono vuote, merita di ricevere soltanto un pernacchio. Infine un cenno all' Olanda, la quale predica male e razzola malissimo, dato che critica noi, disprezzandoci, quando è nota la sua attività quale paradiso fiscale. Ci sia quantomeno concesso di affermare: Dio stramaledica gli olandesi. Se Conte non è in grado di difenderci, permetteteci almeno di imprecare.

Gino Quarelo
E chi l'ha fatto l'enorme debito pubblico e la mancanza di risparmio pubblico per affrontare eventi difficili come questo che ci sta travolgendo? Gli italiani o gli europei, lo Stato italiano o la UE e i tedeschi e gli olandesi?
Bisogna razionare, ridurre i consumi, attingere ai risparmi e lo stato deve attingere al suo patrimonio e ai patrimoni più ingenti dei cittadini per ridurre il debito, finanziare la crisi e prepararsi alla ripresa.
Io sono veneto e sono cittadino italiano e non sono mafioso ma riconosco che in Italia vi sono molti mafiosi e non solo, specialmente al loro paese, che vi sono innumerevoli parassiti, irresponsabili strapagati, corrotti, ladri, privilegiati senza merito, fannulloni, gente che si è arricchita grazie al debito pubblico e questi debbono rispondere in solido. La civiltà vorrebbe che questi e non altri pagassero. L'Europa ha ragione, sta a noi far pagare a tutta questa marmaglia italica.

La crisi economico-finanziaria della Grecia, colpa dei greci e non di altri
Ricordiamo a titolo di cronaca finanziaria, il problema della Grecia è la Grecia stessa, con il primo posto in Europa per corruzione, evasione fiscale ed economia sommersa, oltre al sistematico ricorso alla spesa pubblica per clientelismo e malcostume politico.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =94&t=1590



Gino Quarelo
Ma mi spiegate che cosa avrebbe mai di malvagio il MES?
Ma non vi è altra strada "giusta" che quella di far pagare chi deve pagare anche a costo di fare la guerra (civile e/o internazionale) non bisogna dargliela sempre vinta a Caino, al malvagio, a chi fa il furbo, al mafioso, al parassita, al corrotto, al politicante fanfarone, al ladro, ... al complottista, all'irresponsabile vittimista.


La scheda Che cos'è il Mes. Domande e risposte sulla riforma del Fondo Salva Stati di FLAVIO BINI
https://www.repubblica.it/economia/2019 ... ref=nrct-1

Misiani: "Non useremo i fondi del Mes, per il prossimo decreto faremo molto deficit"
https://www.repubblica.it/economia/2020 ... 253878858/

Gli industriali del Nord: "Subito auto, moda e metalli". Ma i tecnici sono prudenti
di VALENTINA CONTE
https://rep.repubblica.it/pwa/generale/ ... 253942658/



Prodi: "Il Mes così proposto lo userei. Il dopo sarà una tragedia economica, lo Stato dia soldi. No alla patrimoniale"
14 aprile 2020

https://bologna.repubblica.it/cronaca/2 ... 253952542/

L'ex premier intervistato dalla Bologna Business School: "Perché rifiutare il fondo salva-stati se non ha più condizionamenti? La task-force di Colao per la ripresa servirà se avrà potere decisionale"

BOLOGNA - Adesso che il Mes "non è più condizionato, non capisco più il mio Paese. Io sarei per usarlo". Lo ha detto l'ex premier Romano Prodi rispondendo a una domanda sul fondo europeo salva-Stati durante un dialogo in diretta Instagram organizzato dalla Bologna Business School.

Il Mes, ha ricordato, "è uno strumento nato con condizionamenti", era un modo "per intervenire nei Paesi in crisi, come dire ti do i soldi ma sei in libertà vigilata. Giustamente l'Italia ha detto basta, questo non lo voglio". Ma, ha continuato l'ex premier, "nell'ultima riunione si è ottenuto il 'discondizionamento', cioè il fondo europeo non è più condizionato".

Quindi "è un prestito, ma talmente a basso interesse per cui: primo lo ripaghiamo a lunghissimo tempo, secondo ci costa un miliardo e mezzo in meno all'anno. Beh insomma... a caval donato, non si guarda in bocca".

"C'è una parte di economia che si aprirà per ultima, come i servizi, il turismo, la ristorazione. Per l'Italia è una tragedia mortale. Bisogna dare dei soldi, non c'è altro da fare, serve un sostegno. Poi le strutture produttive devono cambiare registro: ogni impresa deve fare un piano per mettere in sicurezza gli addetti, finché non c'è il liberi tutti, e poi procedere" ha detto il Professore, rispondendo a una domanda sulla ripartenza dell'economia regolata l'emergenza Covid-19: "La Ferrari ha fatto un programma di lavoro in sicurezza, che è ottimo. È una realtà organizzata, lo ha potuto fare facilmente. Ora il piano andrebbe esteso anche alle aziende con 5 operai. Dobbiamo rimettere in azione, adagio adagio, tutto il sistema produttivo, se perdiamo troppo prodotto lordo quest'anno poi la ripresa è più difficile".

Ora c'è "grande preoccupazione per i sistemi produttivi. La sicurezza e la salute vengono prima di tutto - ha concluso - penso che la prima decisione di lasciare aperte solo le attività indispensabili, alla fine, non sia stata così sbagliata. Bisognava fare in fretta, la velocità è importantissima".

La patrimoniale ribattezzata Covid-tax "era un proposta di Delrio, non del partito. C'è un discorso sotto, un desiderio di portare più uguaglianza. Ma, ho fatto un po' di conti: una roba che rende un miliardo o poco più all'anno e produce tensioni di questo tipo, secondo me, non è neanche immaginabile. Crea tensioni senza nemmeno dare un sollievo concreto", ha detto l'ex premier rispondendo a una domanda sulla proposta avanzata dal capogruppo Pd alla Camera per l'emergenza Covid-19.

"Certamente - ha aggiunto - tutti pongono il problema che l'Italia è un Paese a risparmio elevatissimo, a debito privato e pubblico fortissimo, però voglio vedere qual è il Governo che riesce a trovare un accordo generale, perché su questo ci vuole, su come aggiustare fiscalmente il bilancio del Paese. Basterebbe un sogno, perché è tanto che lo diciamo, ovvero la lotta all'evasione fiscale".



Coronavirus, Vittorio Colao guiderà la task force per la ricostruzione
di CLAUDIO TITO
https://www.repubblica.it/politica/2020 ... 253657590/

"Colao va bene, decidere è il suo mestiere, ma una task force da 17 persone? Boh, io avrei detto 7" ha detto Prodi, rispondendo a una domanda sulla squadra incaricata di gestire la ripresa nella cosiddetta 'fase 2' .
"Sono tutte persone di alto livello - ha aggiunto il professore - quando mettiamo intorno al tavolo una pluralità di persone hanno tutte, giustamente, hanno il diritto di affermare che la loro disciplina e il loro ruolo sono i più importanti possibili. Se a Colao - hai aggiunto il professore - viene dato il potere assoluto di ritenere gli altri un po' come consulenti e un ruolo di sottosegretario o commissario speciale allora può veramente aiutare, altrimenti può consigliare e anche questo ha una sua funzione. Però noi dobbiamo dare messaggio opposto alla nostra immagine: cioè un Paese che riesce finalmente di nuovo a decidere".
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Messaggioda Berto » mer apr 29, 2020 8:25 pm

Luttwak ad Affari: L’Italia è in crisi perché è prigioniera di una casta
15 aprile 2020

https://www.affaritaliani.it/politica/l ... refresh_ce

Saremo il Paese più colpito d’Europa dalla recessione per il Coronavirus. Cosa dovremmo fare per uscirne, visto che nessuno ci aiuta?

"Secondo le statistiche tra i i 196 Paesi del mondo l’Italia è il numero 8 per ricchezza totale. L’Italia è uno dei Paesi più ricchi del mondo eppure deve andare in giro come un mendicante perché è occupato da una casta. Questa è la ragione del perché lo Stato italiano non può funzionare. E non può funzionare a causa del sistema legale che è il sistema nervoso dello Stato. Ogni volta che qualcuno ha cercato di riformare questo sistema legale italiano, per aver una magistratura europea, viene bloccato dai magistrati che aprono un qualche processo contro di te o un parente".

Lei dice che abbiamo uno Stato burocratico in cui non c’è giustizia e questa è la causa numero uno del suo cattivo funzionamento?

"In Italia non c’è giustizia. L’Italia è un Paese occupato da caste. E la principale casta è quella dei magistrati, uno dei corpi più lenti e improduttivi del mondo. Qualcuno non ti paga, tu lo porti a processo, lui perde, va in appello, riperde, va in appello di nuovo, poi va in Cassazione e il giudice della Cassazione non scrive la sentenza per un anno, per due anni, per tre anni. È successo. Se il poveretto che non è stato pagato ormai da 15 anni chiede al suo avvocato di fare una protesta, di fare qualcosa questo gli risponderà “per carità”. Poi il magistrato andrà in pensione e un altro giudice prenderà l’incarico e rivaluterà gli atti. Come può funzionare uno Stato così?"

E che si dovrebbe fare?

"Le faccio un esempio. Uno Stato così nel suo funzionamento, per esempio oggi con l’emergenza del virus, ha emesso un documento per i pagamenti più semplici possibili ed è di 10 pagine. L’equivalente in Canton Ticino sono 4 domande, occupa un terzo di una pagina, perché lì se dici una bugia in 6 mesi sei in carcere. Da un lato il sistema non da giustizia. Quando te la daranno forse sarai morto. Mentre dall’altro lato a causa della macchinosità di un sistema medioevale non si muove nulla. Non puoi sapere se il giudice, che si prende tutto quel tempo, non scrive la sentenza e lo fa per ignavia o perché è corrotto. Tu non puoi saperlo. Forse l’imprenditore che non ti paga ha passato una mancia al giudice ma tu non puoi saperlo. Non importa se è ignavia o corruzione il risultato è lo stesso e cioè che lo Stato italiano non può funzionare. Il risultato unico è ricorrere alla criminalità organizzata".

Ma i magistrati imputano al non avere mezzi, strutture, personale l’impossibilità di essere celeri e far funzionare al meglio i procedimenti!

"Hanno sé stessi perché i giudici della Cassazione italiana sono pagati molto meglio che la media dei giudici in Europa. Si lamentano? Non hanno i mezzi perché costano troppo, sono molto ben pagati. Troppo. I giudici della Cassazione guadagnano più dei giudici della Corte Suprema americana che sono solo 7. Loro sono più di un centinaio".

E per i fondi da trovare?

"Cassa depositi e prestiti, nella situazione di oggi, potrebbe funzionare come un fondo sovrano e potrebbe dire fate quella strada, aprite quel cantiere, costruire quel ponte, ma non può farlo perché subito interviene qualche magistrato. Poi in Italia è tutto così strano: prima arrestano le persone poi cercano le prove. Quante volte è successo!? Il caso limite in tutta Europa che è stato esaminato e studiato ovunque da tutti è il caso di Calogero Mannino. Viene accusato di mafia nel 1994, viene processato fino a quest’anno (è stato definitivamente assolto nel 2019, ndr). La Procura di Palermo perde i suoi processi e ogni volta fa appello e poi lo accusano della stessa cosa ma usando un altro nome. Prima era associazione esterna alla mafia poi è diventato negoziato Stato-mafia. Come può funzionare uno Stato così? Negli Stati Uniti una cosa del genere può anche accadere perché ci possono essere procuratori che fanno politica, ma addirittura in Italia c’è qualcuno di loro che si è buttato in politica. Negli Stati Uniti però faranno un processo contro questo magistrato e lo metteranno in galera. Va in prigione perché ha fatto dei processi contro un cittadino senza avere prove".

Sono sistemi diversi...

"Ma in Italia c’è addirittura la carcerazione preventiva. Da nessun parte accadono cose così come in Italia. Forse in Corea del Nord. Prima il magistrato ti accusa, poi ti arrestano, poi ti sbattono dentro, poi lui cerca le prove, ma dopo, tenendoti in carcere. Non può funzionare. Nell’Unione Europa ci sono Paesi molto più poveri dell’Italia, come ad esempio la Slovacchia, la Polonia, l’Ungheria. Conte è là seduto per terra che strilla “voglio gli eurobond!” ma chi dovrebbe pagare gli ungheresi? Gli slovacchi? L’Italia vuole solidarietà da un gruppo di Paesi che sono molto più poveri di lei".

Visto questo cortocircuito tra burocrazia, casta di Stato, giustizia, cosa devono fare gli italiani per uscirne?

"Gli italiani sono a casa. È una buon occasione per riflettere. E dire: siamo un Paese molto produttivo e ricco ma il nostro Stato non funziona perché il sistema legale che è il sistema nervoso di un Paese non funziona. È gestito da una classe di persone che non sono europee. La magistratura italiana non è una magistratura europea. Non so da dove viene, forse è una magistratura da Stato arabo e non importa se le cose non funzionano se per ignavia o per corruzione. Il risultato è lo stesso. Quelli che hanno accusato Calogero Mannino era i nemici politici e il sistema li ha lasciati fare. Certo i procuratori sono controllati da un corpo professionale ma in Italia questo corpo professionale, che è il Consiglio Superiore della magistratura, è lottizzato da differenti fazione. Gli italiani devono riflettere. Siamo mendicanti perché lo Stato non funziona. Lo Stato non funziona perché non abbiamo una magistratura europea. Dobbiamo finalmente avere una magistratura europea. Un giudice che non scrive una sentenza in un mese o in una settimana deve essere licenziato".

Non mi sembra che i media televisivi abbiano aperto una discussione su questi temi. Non la pensano così…

"L’opinione pubblica quando vede che il paziente sta morendo perché ha la cancrena deve vedere dove è cominciata questa cancrena. I media devono esaminare due cose per capirlo, non mille, non un milione di cose: il processo di Calogero Mannino (chi lo ha fatto e come, in tutto il mondo cose così non si sono mai viste, è un anomalia gigantesca); e il modulo emesso ieri dal governo per chiedere i fondi e compararlo a quello del Canton Ticino. Solo queste due".

Come liberarsi da questa situazione di Stato disfunzionale e pericoloso per i cittadini?

"Quando una persona sta morendo di cancrena guarda dove è iniziata. Comincia tutto dal non avere una giustizia di tipo europea, dal non avere una magistratura europea. Faccio un altro esempio: il sistema legale francese che è quasi simile a quello italiano ha però una differenza: nessun procuratore può muoversi se non autorizzato da un giudice di istruzione che chiede ai magistrati che accusano: 'tu le prove le hai? Per far durare il processo velocemente, tre giorni!? Ed avere così una risoluzione chiara? No!? Allora non disturbare il cittadino!'. Se tu fai una truffa contro lo Stato ti prendono subito, perché non hai un sistema intasato da tutte questa massa di accuse opinabili, lungaggini, cose barocche e fatte per altri motivi. Ti fanno un processo e ti mandano in prigione rapidamente. Quanti italiani sono in prigione per non aver pagato le tasse?"

Pochissimi... credo qualche centinaio, 200 forse...

"Esatto! In America sono 50.000".

Capisco...

"Perché ti beccano. Racconto l’aneddoto di una signora di New York, proprietaria di grandi alberghi. Ha pagato 800 milioni di tasse ma in quell’anno, qualche anno fa, si è fatta comprare un sofà di poche migliaia di dollari, 3400 dollari, e l’ha portato a casa sua e non in uno dei suoi alberghi come dichiarato. Quando è stata beccata dalle tasse ha preso 3 anni di prigione, di solito sono 5. Aveva 76 anni ed è andata in prigione. Il processo è durato circa un’ora".

Noi saremmo felici anche se durasse una settimana...

"Se fosse accaduto in Italia avrebbero aperto un dossier per investigare cosa ha fatto negli ultimi 60 anni. Forse l’ha fatto altre volte? Sa, ci sono molti modi, per la magistratura araba o turca che l’Italia ha, per non fare il proprio lavoro. Ricordo quando Andreotti era accusato di associazione esterna mafiosa. Invece di fare vedere due fotografie, lui che abbraccia il suo grande amico Salvo Lima e Lima che abbraccia qualche mafioso, si è deciso di accusarlo di tutto, compreso l’omicidio di un giornalista (il riferimento è all’omicidio Pecorelli, ndr). In Italia la signora dell’albergo non avrebbe fatto un giorno di galera. Le avrebbero aperto un’indagine per 27 anni".

La maggioranza dei media descrive i problemi italiani in tutt’altro modo. Come è possibile?

"Allora devono spiegare questo mistero in un’altra maniera. Il mistero di avere uno Stato così ricco ma che fa il mendicante".

Lei dice che se non cresce questa consapevolezza non ne usciamo?

"No, il paziente non esce. È un malato cronico che resta in sedie a rotelle. È l’Italia. Ma adesso ha un’occasione per riflettere".
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Messaggioda Berto » mer apr 29, 2020 8:25 pm

Coronavirus, in Nuova Zelanda taglio del 20% su stipendi governo
Per sei mesi, per far fronte all’emergenza economica e sanitaria
15 aprile 2020

https://video.corriere.it/esteri/corona ... 7238ee431e

«Oggi vi confermo che io stessa, i ministri del mio governo e i principali direttori dei servizi pubblici ridurranno il proprio stipendio del 20% per i prossimi sei mesi». Lo annuncia la premier neozelandese Jacinda Ardern. «Questa misura non cambierà la posizione fiscale del governo, ma riguarda la leadership. Riconosco ai miei colleghi in politica, ma anche nel settore pubblico, il merito della decisione che è stata presa oggi. Ma questo si unisce a tante altre azioni, portate avanti da diversi attori, come il settore privato o i cittadini, per far fronte alla sfida economica e sanitaria posta dal Covid-19»
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Messaggioda Berto » mer apr 29, 2020 8:26 pm

Carlo Annoni
https://www.facebook.com/carlo.annoni59
https://www.facebook.com/danilo.zaffari ... 0590684823
Pensate ai contribuenti dei paesi come Olanda e Germania. Da sempre attenti alla spesa pubblica (che sanno essere non la manna dal cielo ma corrispondere a tasse presenti e future) si sentono da tempo chiamati in causa dai cittadini di altri paesi che vorrebbero costoro si caricassero il fardello delle loro spese pubbliche.

A completare il quadro la narrativa (e purtroppo la realtà) di paesi dove la mafia è la principale multinazionale, e dove fiumi di denaro scorrono a favore di parassiti. Scoprono magari le ricche pensioni di alcuni settori italiani e l'età in cui ci si finiva (e anche se un po' meno, ancora ci si finisce), o gli stipendi 'orari' del settore pubblico, lo sfarzo delle nostre istituzioni, etc.

Pensate siano felici i contribuenti di questi paesi dalla prospettiva di farsi carico dei comportamenti dei paesi dalla spesa pubblica facile? Magari nel momento in cui leggono del rancore e dell'odio che pervade opinione pubblica di chi chiede? Spero tra costoro regga una analisi utilitaristica (euro e UE comunque sono un buon affare, nonostante i paesi cicala che ci provano a fare i furbi) ed evitino di andare sui terreni della demagogia nazionalista, cosa che sarebbe una perdita anche per loro.

PS. Nei contratti (trattati) firmati per fare l'unione ed euro, la mutualizzazione dei debiti è esclusa. So che i contratti per gli italiani sono poco più di carta da cesso (l'insegnamento, fatto per esempi dallo stato, funziona!) ma da altre parti hanno un valore. Questo lo scoprireste anche nel caso di default italiano ed uscita da euro, quando fondi usa faranno causa all'Italia e ci massacreranno per decenni. Argentina docet.




La Finlandia non si fida dell'Italia: no al fondo Ue anti-disoccupazione
Dario Prestigiacomo 18 aprile 2020

http://europa.today.it/attualita/finlan ... zione.html

In queste settimane, la nostra opinione pubblica ha assegnato all'Olanda il ruolo del Paese cattivo che si oppone a meccanismi di solidarietà europea verso l'Italia. Ma dietro le quinte dei negoziati europei, il fronte del rigore (o degli scettici verso la nostra classe dirigente) è ben più vasto. E riguarda anche il governo a guida femminile e di centrosinistra della 35enne premier Sanna Marin. Che in occasione del delicatissimo vertice Ue del 23 aprile potrebbe opporsi non solo agli eurobond richiesti dal fronte del Sud. Ma anche al Sure, il fondo anti-disoccupazione proposto dalla Commissione europea.

Il motivo è che Helsinki teme che alcuni Stati membri, tra cui l'Italia, potrebbero venire meno ai loro obblighi costringendo i Paesi con le casse più sane ad aumentare i loro contributi al Sure. Questo fondo, infatti, si basa su 25 miliardi di garanzie poste dai vari Stati membri, grazie ai quali la Commissione riuscirebbe a raccogliere 100 miliardi sui mercati dei capitali per poi distribuirli ai Paesi per finanziare i datori di lavoro e impedire i licenziamenti. Un quinto di queste risorse, circa 20 miliardi, potrebbero andare all'Italia. Ma non è tanto questo il problema della Finlandia. Il timore, come dicevamo, è che Stati con le finanze traballanti possano non versare le garanzie una volta che il Sure sarà entrato in funzione. Cosa che costringerebbe gli altri ad aumentare il proprio esborso.

Per tale ragione, la ministra delle Finanze finlandese Katri Kulmuni ha già detto ai suoi colleghi Ue che il governo potrebbe non aderire al Sure, anche per via dei dubbi del Parlamento, cui spetta l'ultima parola in merito. Sebbene questo fondo possa teoricamente essere adottato dalla maggioranza dei due terzi dei Paesi dell'Ue, perché funzioni nella pratica ha bisogno che tutti gli Stati forniscano le loro garanzie finanziarie.

La posizione del governo di Helsinki, non stupisce: già in passato la Finlandia, che come tutti i Paesi scandinavi è molto geloso del proprio sistema di welfare, aveva manifestato resistenze alle proposte Ue volte ad omologare le politiche sociali degli Stati membri. In questo caso, però, l'opposizione al Sure potrebbe essere una mossa tattica per "disturbare" i negoziati del prossimo vertice Ue. Dove in ballo c'è il ben più importante Fondo per la ricostruzione, compresi quei 'recovery bond' o eurobond contro cui sono schierati la stessa Finlandia, Austria, Olanda e Germania.


Recovery Fund, economista tedesco: 'Italiani più ricchi di noi, prelevino 20% da patrimoni'
Pasquale De Marte
28 aprile 2020

https://it.blastingnews.com/economia/20 ... 26483.html

Gli italiani hanno una ricchezza privata sensibilmente superiore a quella dei tedeschi e pertanto con una patrimoniale potrebbero migliorare la situazione economica del Paese. È la tesi con cui l'economista Daniel Stelter risponde alle critiche che, in questi giorni, stanno piovendo nei confronti di Germania e Olanda per la presunta poca solidarietà nei confronti dell'Italia. L'opinione di Stelter è che, invece di cercarlo al di fuori dei propri confini, l'Italia avrebbe la possibilità di trovare sufficiente denaro attraverso una strategia economica interna.

Tesi espressa quando ancora si cerca di capire come si andrà a finanziare il Recovery Fund che sarà la maxi-misura con cui l'Unione Europea proverà a fronteggiare l'emorragia economica delle ultime settimane. Si aggiungerà agli altri interventi già predisposti: Mes senza condizionalità, Bei e Sure.


Per Focus.de italiani più ricchi dei tedeschi

L'articolo di Daniel Stelter pone l'accento sulla possibilità che i cittadini vengano coinvolti in sacrifici da fare per aiutare paesi che paiono in difficoltà.

Il dibattito in Europa, secondo quanto evidenziato dalla Merkel, è vivo poiché non si sa ancora se il Recovery Fund prevederà prestiti o sussidi. E' noto come l'Italia, data la sua condizione economica e di debito, punti alla seconda opportunità. Ma il Bel Paese, secondo l'editoriale apparso su Focus.de, non sarebbe così povero come vorrebbe far credere. "Le famiglie italiane - scrive Stelter - secondo tutti i dati disponibili sono significativamente più ricche di noi, ma sono anche meno indebitate".

Patrimoniale al 20% porterebbe Italia a un livello migliore della Germania

La ricchezza privata italiana a fronte di un debito pubblico altissimo è da sempre un punto su cui gli economisti a livello internazionale pongono la propria lente d'ingrandimento. Un esempio arriva dalla proposta di Stelter: "Un prelievo una tantum del 20% - scrive - sarebbe sufficiente per ridurre il debito pubblico italiano a un livello inferiore di quello tedesco.

Anche dopo un simile taglio, le famiglie italiane avrebbero più risorse di quelle tedesche".

Stelter regala anche i numeri di ciò che accadrebbe applicando quella che, a tutti gli effetti, può essere considerata una patrimoniale. L'indotto sarebbe di 1980 miliardi di euro che porterebbero lo stato italia ad un debito al 30% del Pil. Per portarlo, invece, al 60% basterebbe il 14% di tassazione.

La notazione di Stelter viene estesa anche ai patrimoni immobiliari, là dove si configura la vera ricchezza dei cittadini italiani rispetto ai tedeschi e su cui potrebbe concretizzarsi oltre modo la tassazione.




Il debito pubblico italiano - una mostruosità mondiale
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =94&t=2812
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674
Il debito pubblico italiano, l'hanno fatto gli italiani o meglio le sue caste dominanti con i loro codazzo di clienti, parassite, corrotte, ladre, farabutte, irresponsabili, incivili.
Il debito pubblico italiano non l'hanno fatto i tedeschi e i cittadini europei, le imprese europee, i banchieri europei ed ebrei, ma esclusivamente gli italiani, e parte di questo debito si è riversato nei beni immobili e mobili di tanti italiani e nelle loro rendite patrimoniali.



Taglio delle spese e del debito - per il nuovo governo
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... =22&t=2791
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Messaggioda Berto » mer apr 29, 2020 8:27 pm

Il grido d’allarme di Marzotto: «Si stampi moneta, no prestiti. La moda? Sarà catastrofe»
L’imprenditore: «Temo che la recessione diventi depressione»
16 aprile 2020

https://corrieredelveneto.corriere.it/v ... resh_ce-cp

PADOVA Interpellato nei giorni scorsi dal governatore Luca Zaia, quale imprenditore veneto di riferimento, assieme a Renzo Rosso, del tessile-abbigliamento, Matteo Marzotto, presidente di Dondup, analizza la situazione del settore usando toni molto decisi e considerazioni tutt’altro che morbide per il comportamento dell’Europa («i pesi e le misure sono sbilanciati») e il futuro del comparto («se non ricominciamo a produrre nelle prossime tre settimane sarà una catastrofe. Ma temo che lo sia lo stesso»).

Presidente Marzotto, lei ha parlato con il governatore Zaia dei problemi della moda. Cosa le ha detto? «Prima di tutto che mi mettevo a disposizione, dicendogli anche che ho apprezzato molto il modo in cui ha gestito l’emergenza in Veneto, con puntualità e leadership. Poi, abbiamo parlato del momento e io ho posto l’accento su alcuni aspetti in particolare».

Quali? «A parte un certa confusione fatta con i codici Ateco, ho detto a Zaia che il problema è a livello europeo. Ci sono comparti - e uno è il nostro - dove vengono usati due pesi e due misure, dove si è venuta a creare concorrenza sleale con Paesi come Portogallo e la stessa Germania. L’Italia comunica tutto, altre nazioni dicono solo una parte di verità. Sono un europeista convinto, ma oggi mi pongo alcune domande. E se il gioco si fa sulla pelle di chi muore... da cristiano quale sono, non mi piace per niente».

Quali le soluzioni? «Si stampi moneta. E soprattutto si diano soldi a fondo perduto, non con interessi allo 0,50 che sono quasi la normalità oggigiorno. E l’imprenditore che riceve denaro da non restituire, lo si obbliga ad assumere, usciti dalla crisi, una percentuale di lavoratori».

È preoccupato, Marzotto?«Chi non lo sarebbe? Non si può tenere una nazione in casa. Chi produce nel manifatturiero deve poter tornare a lavorare. Con tutte le cautele legate alla sicurezza, sia ben chiaro. Ma qui si rischia grosso tutti quanti».

Cosa intende dire?«Che bisogna stare attenti a un aspetto. Ovvero alla possibilità che la recessione si trasformi in depressione. E la depressione, in questo caso, non è solo una condizione economica. Gli Usa, nel 1929, impiegarono dieci anni per uscirne. Qui da noi, in cinque settimane, è cambiato tutto. E i prestiti garantiti dal governo sono inadeguati».

Parliamo del suo settore, la moda. Cosa percepisce?«Sulla moda sono preoccupato per la tipologia di prodotto. E sono molto preoccupato per la miopia con cui si tratta la questione».

Può servire l’ordinanza «svuota magazzini» annunciata dal governatore Zaia?«La merce per la primavera/estate era già stata consegnata quando è esplosa la pandemia e le conseguenti misure restrittive. Ma la merce ora è depositata nei magazzini dei negozi chiusi e quindi non viene pagata ai produttori. La crisi quindi si trasforma in crisi di cassa. L’intenzione di Zaia, che ha capito la gravità della situazione, è quella di provare a far vendere questi prodotti. Ci saranno delle limitazioni, ma bisogna che si apra qualcosa. Anche perché...».

Anche perché? «Ai primi di luglio partono i saldi e a inizio agosto i negozi dovrebbero essere riforniti per l’autunno/inverno, filiera che è già a grande rischio. E se la primavera/estate non va venduta, ricordiamoci che, a monte, quei lavori l’imprenditore li ha pagati. Come facciamo ad andare avanti?

Le vendite on line non incidono?«Per alcuni brand hanno una valenza importante. Ma solo poche aziende al mondo riescono a superare il 20% del fatturato complessivo. E l’acquisto del fashion, l’acquisto impulsivo da cento euro, non lo fai con l’on line».

La riapertura, seppur limitata a due giorni la settimana, dei negozi di abbigliamento per i bimbi da 0 a 6 anni quanto beneficio porta? «Sono negozi che io chiamo di servizio, al pari del comparto tecnico della moda. È un’apertura utile per la popolazione ma è marginale ai fini del grande sistema della moda».

Il responsabile veneto per il settore tessile-abbigliamento sostiene che se non si riaprono le aziende entro tre settimane sarà una catastrofe. Lei conferma? «Confermo e sottoscrivo, ma temo che la catastrofe ci sarà lo stesso. Spero nella resilienza dei veneti e degli italiani. E dico che le aziende sono microcosmi di tenuta sociale. Riapriamole, con le dovute cautele, per dare una parvenza di vita che va avanti in un momento difficilissimo».





A quelli che si stampi moneta



Il commercio durante l'inflazione tedesca
Questa è la traduzione di un articolo (purtroppo incompleto, non sono riuscito a trovarne la versione integrale) di Ludwig Von Mises pubblicato su Commercial and Financial Chronicle del 7 marzo 1946.
Si tratta di un utile e veloce resoconto degli effetti nefasti dell'inflazione sull'economia tedesca e dell'apparente prosperità di quegli anni non fu affatto un “miracolo” ma solo una pericolosa illusione: suona tutto molto familiare, non è vero?
aprile 2009

https://gongoro.blogspot.com/2009/04/il ... zione.html

Di Ludwig Von Mises

L'inflazione della moneta cartacea e l'espansione del credito non piombano mai su un popolo come un atto divino. Sono sempre il risultato di una politica intenzionale. I governi e i partiti al potere ricorrono all'inflazione perché la considerano come una benedizione o almeno un male minore rispetto agli effetti della riduzione della spesa pubblica o della scelta di diversi metodi di finanziamento. Ciò si applica sia alla pace che alla guerra. L'inflazione come tale non è di alcun aiuto nel vincere battaglie. Non produce armi ed altre attrezzature. È soltanto uno dei metodi disponibili per finanziare le spese enormi causate dalla guerra. Gli altri metodi sono tassare e prendere prestiti dal pubblico (e non dalle banche commerciali). Se un governo sceglie l'inflazione, non deve giustificarsi dicendo che era l'unico sistema rimasto.

Naturalmente, il termine inflazione è caduto in disgrazia. Tutti i governi e tutti i partiti politici annunciano enfaticamente che la loro principale preoccupazione è di combattere questa cosa terribile chiamata inflazione. In realtà non combattono l'inflazione, ma soltanto i suoi sintomi e le sue inevitabili conseguenze, vale a dire il rialzo dei prezzi. E questa lotta è condannata a fallire precisamente perché è soltanto un occuparsi dei sintomi. Niente è fatto per eliminare la causa originaria, ovvero l'aumento nella quantità di moneta e l'espansione del credito.

La verità è che la tendenza a inflazionare non è mai stata tanto forte come lo è oggi. È soltanto che i fautori dell'espansione del credito e dell'inflazione hanno fatto ricorso ad una nuova terminologia. Chiamano questa cosa espansionismo, politica dei soldi facili, squilibrio di bilancio, o finanza funzionale. La carta britannica che inaugurò nel 1943 l'azione che risultò poi nel 1944 nell'accordo di Bretton Woods dichiara esplicitamente che lo scopo della nuova istituzione internazionale è di determinare “una pressione espansionista sul commercio mondiale.” Prevede che questa politica espansionista compia “il miracolo ... di trasformare una pietra in pane.”

L'idea che l'espansione monetaria e del credito faccia bene al commercio, crei “la piena occupazione” e porti una generale prosperità era l'essenza delle idee del mercantilismo. Gli errori impliciti sono stati esposti completamente da economisti che la scuola storica prussiana ed i loro moderni seguaci, i keynesiani ed i fautori americani dello squilibrio di bilancio, denigrano come ortodossi. Una nuova analisi sistematica e una confutazione completa dei difetti della dottrina espansionista non sono di certo necessarie. Chi fosse interessato in un tale esame critico faccia riferimento agli scritti del professor B.M. Anderson, dell'ultimo professor Edwin Kemmerer [1] e di molti altri brillanti economisti americani. L'obiettivo di questo articolo è soltanto di indagare un aspetto spesso trascurato dei problemi in questione. Appare conveniente esemplificare la questione con il caso dell'inflazione tedesca del periodo tra il 1914 e il 1923, la classica esperienza espansionista del nostro secolo.

Un marco è sempre un marco

Fra i becchini della prosperità e della valuta del popolo tedesco, Friedrich Bendixen occupa un posto eminente. Fu un direttore di banca e l'autore di molti libri ed articoli che si occupavano di questioni monetarie. Il suo prestigio e la sua influenza sul corso della politica finanziaria del Reich erano enormi.

Quando nella Prima Guerra Mondiale il potere d'acquisto del marco diminuì e simultaneamente i tassi del cambio estero salirono, Bendixen strombazzò che questo era un evento piuttosto fortunato. Perché, egli disse, permetteva ai tedeschi di ottenere profitto dalla vendita dei loro titoli esteri.

Consideriamo un esempio. Un tedesco possedeva alla vigilia della guerra un titolo olandese trattato sulla Borsa di Amsterdam a 100 fiorini olandesi, a quel tempo generalmente l'equivalente di 240 marchi. Il prezzo dell'azione cadeva ed il tedesco la vendeva a 90 fiorini olandesi. In oro ciò significava una perdita del 10 per cento. Ma nel frattempo il prezzo del fiorino olandese a Berlino era aumentato da 2,40 a 3 marchi; 90 fiorini olandesi ora rappresentavano 270 marchi. Il capitalista tedesco aveva ottenuto un guadagno apparente di 30 marchi o del 12,5 per cento. Tuttavia, il tedesco medio ed il suo portavoce Bendixen non erano abbastanza sagaci da vedere le cose nella giusta luce. Per loro un marco era ancora un marco. Sorridendo intascavano un presunto guadagno.

Lo stesso fenomeno si presentò in ogni ramo dei rapporti economici internazionali. I campioni dell'espansionismo assegnano ai tassi del cambio estero in rialzo il potere di stimolare le esportazioni. Fu questa idea a spingere molti paesi europei nel periodo fra le due guerre a svalutare le proprie valute nazionali.

Una tale svalutazione istantanea fa aumentare i tassi del cambio estero. Ma i prezzi dei beni e i salari interni rimangono per qualche tempo alle spalle dell'aumento nei tassi di cambio. Nell'intervallo, prima che la struttura dei prezzi sul mercato interno si sia adeguata alle nuove condizioni monetarie, alcuni progetti di esportazione, che non erano redditizi prima, sembrano apparentemente vantaggiosi. L'esportatore ottiene un apparente profitto – in valuta nazionale – anche se può vendere ad un prezzo più basso in valuta estera. Ma ciò che succede realmente è che dà via i prodotti interni ad un prezzo che gli permette di comprare soltanto una minore quantità di prodotti esteri. È vero, la nazione la cui valuta è stata svalutata esporta di più durante questo intervallo, ma ottiene nello scambio soltanto di meno o, come minimo, non più di quanto otteneva in precedenza per una minore quantità di beni esportati.

Questo è ciò che gli economisti hanno in mente quando parlano di guadagni “apparenti.” Questi guadagni sono il risultato di un falso calcolo e di un auto-inganno.

Gli enormi profitti inflazionistici del commercio

È stato asserito ripetutamente che il commercio tedesco fiorì durante gli anni della grande inflazione. Infatti, i rapporti annuali delle grandi società e delle grandi banche tedesche mostravano grassi profitti, e gli azionisti ricevevano alti dividendi (le banche tedesche non erano soltanto banche, ma allo stesso tempo società finanziarie che possedevano una parte controllante dei titoli ordinari di molte società industriali).

Tuttavia, questi guadagni erano spesso soltanto apparenti, un mero prodotto del fatto che gli imprenditori facevano il calcolo economico impiegando il marco come comune denominatore. Una volta tradotti in una più stabile valuta estera, per esempio in dollari, si rivelavano frequentemente come perdite.

Non aveva importanza per il commercio tedesco se i prezzi in oro ed in dollari stessero aumentando o scendendo. I prezzi in marchi aumentavano qualunque fosse il movimento dei prezzi sul mercato mondiale. La vendita di prodotti e inventari catturava grandi profitti cartacei perché i prezzi in marchi salivano senza sosta.

Una seconda fonte di profitti cartacei era fornita da un'insufficiente cancellazione del deprezzamento. L'obiettivo di mettere una parte dei guadagni annuali in un fondo di deprezzamento è di fornire i mezzi per la sostituzione delle attrezzature industriali consumate nel corso della produzione. L'omissione di mantenere tali fondi fa sembrare i profitti più grandi di quanto realmente sono. Se tali profitti in eccedenza apparenti si trattano come se fossero profitti reali, il risultato è il consumo del capitale. Poiché le aziende tedesche furono lente nello scartare la vecchia abitudine di ammortizzare annualmente una percentuale fissa dei costi originali dei macchinari, questo ridusse virtualmente la quantità di capitale investita.

Con il procedere veloce dell'inflazione sempre più gli imprenditori cominciarono a comprendere che i loro metodi erano suicidi. Diedero inizio a ciò che è stato chiamato “il volo nei valori reali” (Flucht in die Sachwerte). Cominciarono a reinvestire i profitti apparenti nei loro impianti. Non aveva importanza per loro che questi investimenti fossero ragionevoli oppure no. La loro unica preoccupazione era di allontanarsi dal marco a qualsiasi costo. Gli eventi successivi provarono che una grande parte degli investimenti fatti durante gli anni dell'inflazione dalle banche tedesche e dalle aziende commerciali indipendenti erano cattivi investimenti. Il commercio tedesco emerse dalla prova del periodo dell'inflazione indebolito finanziariamente. Le grandi banche tedesche erano già nel 1924 sull'orlo dell'insolvibilità.

Naturalmente, i tedeschi, immersi nelle fallacie monetarie di Bendixen e Knapp, [2] non erano informati di questo fatto. Tantomeno furono i banchieri e gli investitori stranieri abbastanza accorti da giudicare correttamente la difficile situazione delle grandi banche e di molte grandi aziende tedesche. Negli anni 20 i prestiti esteri al Reich, agli stati membri, ai comuni, alle banche ed alle grandi aziende ammontavano a circa 20 miliardi di marchi. Inoltre, gli stranieri investirono 5 miliardi di dollari direttamente nel commercio tedesco. Questa enorme affluenza – contro la quale dovevano essere considerati i pagamenti di riparazione di circa 10,8 miliardi di dollari – nascose per alcuni anni la debolezza delle grandi banche. Quando la depressione mise fine al prestito estero in Germania, il crollo delle banche non poté più essere ritardato. Arrivò nel 1931 come il risultato sia dell'inflazione che dell'ignoranza delle questioni economiche fondamentali.

Una delle ragioni per le quali l'opinione pubblica ha frainteso le conseguenze economiche dell'inflazione tedesca è stata l'emersione di una classe di profittatori dall'inflazione.

I profittatori furono quegli speculatori che capirono più rapidamente dei dirigenti di banca il vero significato del boom inflazionistico. I tassi di interesse caricati dalle banche, anche se alti in confronto alle circostanze normali, erano ridicolmente bassi rispetto ai profitti di borsa che uno speculatore poteva guadagnare in un mercato i cui i prezzi salivano alle stelle a causa dell'inflazione. Qualunque azione avesse comprato, lo speculatore catturava un profitto lordo che superava di gran lunga l'interesse sul prestito che doveva pagare alla banca. Finché l'inflazione continuava non c'era rischio per lui nell'imbarcarsi in transazioni al rialzo con soldi presi in prestito.

La Germania rovinata finanziariamente dall'inflazione

L'inflazione favorì i debitori a spese dei creditori. Arricchì un gruppo molto ristretto di astuti speculatori. Impoverì l'immensa maggioranza della nazione.

Le perdite dei perdenti sorpassavano di gran lunga la somma totale dei guadagni dei profittatori. La ricchezza pro capite dei tedeschi si ridusse, a dispetto del fatto che fossero riuscito a scaricare una parte delle loro perdite sulle spalle dei capitalisti stranieri, particolarmente degli americani e degli svizzeri.

L'eccesso delle perdite da inflazione rispetto ai guadagni da inflazione proveniva da tre fonti differenti:

La nazione aveva consumato più di quanto aveva prodotto: aveva vissuto sul proprio capitale. La maggioranza dei profitti apparenti venne mangiata dagli speculatori e dagli imprenditori stessi o dal governo che li raccolse sotto l'ingannevole etichetta dei fondi di imposta sulle imprese e sul reddito che erano in effetti sottratti dal capitale investito. Lo spreco dell'amministrazione comunale fu così scellerato che neppure Schacht [3] non poté evitare di criticarlo. Molti sindacati riuscirono ad aumentare i salari nominali oltre l'aumento dei prezzi dei beni. Incassarono il risultante aumento nei tassi salariali effettivi come “guadagno sociale.” In effetti, questi operai comparteciparono nel consumo del capitale. Contribuirono così al successivo crollo della produttività del lavoro e quindi dei tassi salariali del mercato.

La Germania scaricò esportazioni a poco prezzo sul mercato mondiale. Accadde più volte che i manufatti tedeschi, prodotti con materie prime importate, vennero esportati a prezzi che – calcolati in dollari – non coprivano neppure il prezzo delle materie prime contenute. Tuttavia, gli esportatori tedeschi erano convinti di aver fatto un buon affare.
___________________________

Note

1. Vedi Benjamin M. Anderson, Economics and the Public Welfare: A Financial and Economic History of the United States, 1914–1946 (Princeton: D. Van Nostrand Company, Inc., 1949) e Edwin W. Kemmerer, The ABC of Inflation (New York: McGraw-Hill, 1942).
2 Georg Friedrich Knapp, autore di The State Theory of Money (1924 [1905]).
3. Hjalmar Orazio Greeley Schacht, finanziere tedesco che tenne un certo numero di posizioni nel governo tedesco, tra il 1923 e il 1943, compresa la presidenza della Reichsbank ed il ministero dell'economia.
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Messaggioda Berto » mer apr 29, 2020 8:27 pm

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Messaggioda Berto » mer apr 29, 2020 8:28 pm

IL DECRETO LIQUIDITA? NIENTE SOLDI, MA NUOVI DEBITI PER LE AZIENDE
di ENZO TRENTIN
23 aprile 2020

https://www.miglioverde.eu/il-decreto-l ... e-aziende/

«Bambole, non c’è una lira» è stato un programma televisivo italiano di varietà, trasmesso su Rai1 in 6 puntate, dal 16 aprile al 21 maggio 1977 per la regia di Antonello Falqui e la direzione musicale del maestro vicentino Gianni Ferrio.

Attraverso le vicende di un’immaginaria compagnia squattrinata e sempre alla ricerca di finanziamenti si scoprono le caratteristiche del teatro leggero con i suoi componenti fissi: la soubrette capricciosa ma essenziale per lo spettacolo, il giovane brillante, la “soubrettina” in grado di cantare, ballare e recitare anche senza vero talento ma di bella presenza, il comico che viene dalla gavetta e che riempie i “vuoti” tra un cambio di scena e l’altro, il cantante-ballerino-porteur, e infine la coppia di produttori.

È questo che ci viene in mente nell’apprendere l’applicazione del Decreto Liquidità imprese (DL dell’08.04.2020 n. 23) in Gazzetta Ufficiale.

Cominciamo con il parere di un ex bancario che oggi si occupa di assistere le imprese in merito ai loro bisogni finanziari. Il poderoso intervento del governo Conte ne esce alquanto ridimensionato; ma per questo lasciamo alla visione del filmato prodotto da questo consulente aziendale.
Video ...
Non contenti abbiamo cercato il parere dell’avvocato Angelo Perin, che in questi giorni di forzata inattività si è chiesto come poteva dare un contributo con il suo lavoro a chi può averne bisogno in questo periodo così difficile. Ebbene, ha deciso di offrire gratuitamente una consulenza legale a mezzo telefono o tramite mail a tutti coloro che lo contatteranno dal 8 al 30 aprile 2020 (esclusi sabato, domenica e giorni festivi) dalle ore 15.30 alle 19. Egli afferma che non avendo altre possibilità per rendersi utile se non dedicando un po’ del suo tempo a chi può averne bisogno, spera che la sua iniziativa trovi seguito anche da parte di altri colleghi o magari dallo stesso Ordine degli Avvocati di Vicenza al quale appartiene.

Sul Decreto Liquidità egli afferma:

«Il “decreto liquidità” è entrato in vigore ormai da giorni. È stato annunciato dal Premier Conte come un
“poderoso” e “senza precedenti“ aiuto dello Stato ad aziende grandi e piccole, negozianti, autonomi e partite IVA in genere, per fronteggiare la drammatica crisi in atto.

Questo “aiuto“ del valore di 400 miliardi di euro consiste in una garanzia che lo Stato – direttamente o tramite Sace e Confidi – concede al sistema bancario perché eroghi finanziamenti – diversamente modulati a seconda delle dimensioni dei richiedenti – a tassi vicini allo zero, della durata massima di 6 anni e con inizio della restituzione dopo 2. Il tutto in tempi brevi per non collassare l’economia e costringere molti alla chiusura delle attività.

A distanza di giorni ecco cosa sta succedendo:

Le imprese medio-grandi dovranno sottostare a complicate istruttorie da parte delle Banche e dei Soggetti garanti, oltre all’esibizione dei bilanci e di altre innumerevoli certificazioni. Prima di un mese nessuno riceverà un euro.

Per i piccoli (fino a 25.000 euro) i finanziamenti – a detta del presidente ABI Pattuelli – avrebbero dovuti essere immediati.

Le cose, però, non stanno così!

Sta emergendo – ma ancora nessuno lo dice – che le Banche non hanno sufficiente disponibilità di denaro per rispondere a centinaia di migliaia di richieste grandi o piccole. E cercano scappatoie per disattendere la maggior parte delle richieste, senza però dire il vero motivo della lentezza e dei dinieghi che si preannunciano.

Ma nei prossimi giorni si scoperchierà il vaso di Pandora! E sarà chiaro che, stando così le cose, il “poderoso” aiuto sarà molto meno “poderoso” di quanto promesso e declamato.

Le Banche non hanno tutto quel denaro previsto dal Governo. E le Garanzie, senza denaro, non servono a niente.

E tuttavia una soluzione ci sarebbe!

Le Banche, per avere la liquidità sufficiente, potrebbero emettere delle obbligazioni che lo Stato s’impegna ad acquistare. Lo Stato a sua volta emette obbligazioni che l’Europa (BEI, BCE, ecc.) s’impegna ad acquistare mobilitando tutte le risorse disponibili. Infine anche l’Europa emette propri titoli (chiamiamoli come si vuole) destinati alla finanza pubblica e privata mondiale. Per far ciò è necessario uno straordinario e solidale impegno da parte di tutti i soggetti chiamati a rispondere ad una situazione di eccezionale gravità a livello planetario.

È altresì evidente che così facendo il debito pubblico aumenterà a dismisura.

Ma non servirà più a fronteggiare spese improduttive, inefficienze o corruzioni, bensì (si spera!) a risollevare le sorti di un’economia reale altrimenti destinata a soccombere, lasciando sul terreno un numero incalcolabile di vittime.»

Ma quale credibilità può mai avere il presidente del Consiglio Giuseppe Conte? E quale credibilità può mai avere una maggioranza formata da due partiti pronti a rinnegare loro stessi pur di mettere le mani sulle poltrone e rendite politiche? Quanto alla sciocca coerenza di certi politici, qui ne abbiamo descritto un esempio, [ https://www.vicenzareport.it/2020/04/un ... a-coerenza ] inutile tornare su questo argomento.


Gino Quarelo
Articolo condivisibile e ben scritto.

Cit.

Le Banche non hanno tutto quel denaro previsto dal Governo. E le Garanzie, senza denaro, non servono a niente.

E tuttavia una soluzione ci sarebbe!

Le Banche, per avere la liquidità sufficiente, potrebbero emettere delle obbligazioni che lo Stato s’impegna ad acquistare. Lo Stato a sua volta emette obbligazioni che l’Europa (BEI, BCE, ecc.) s’impegna ad acquistare mobilitando tutte le risorse disponibili. Infine anche l’Europa emette propri titoli (chiamiamoli come si vuole) destinati alla finanza pubblica e privata mondiale. Per far ciò è necessario uno straordinario e solidale impegno da parte di tutti i soggetti chiamati a rispondere ad una situazione di eccezionale gravità a livello planetario.

È altresì evidente che così facendo il debito pubblico aumenterà a dismisura.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » mer apr 29, 2020 8:28 pm

Vi sono in giro, anche tra i veneti e i venetisti, molti che credono ancora che si potrebbe risolvere la cosa con estrema facilità o miracolosamente senza aumentare il debito pubblico, ossia stampando moneta a credito e a fondo perduto (cioè senza emettere titoli di garanzia e senza metterla a debito e quindi senza doverla restituire) come fanno tutti i falsari.
E per questo sono favorevoli al sovranismo monetario e al ritorno alla lira o al ducato (di carta) per poter stampare a piacimento.


Purtroppo la ricchezza non si crea stampando moneta o con i miracoli di qualche entità sovrannaturale, ma solo con il lavoro.

Secondo me, in un momento di crisi straordinaria come questo, vi sarebbe anche la giustificata possibilità di attingere al patrimonio pubblico e a quello privato (compresi i risparmi privati), oltre che alla drastica riduzione delle spese dello stato per le pensioni e i compensi d'oro dei pensionati, dei dipendenti pubblici e dei politici, nonché delle spese per il mantenimento di tante categorie parassitarie (tra cui anche i clandestini e i tanti finti e abusivi rifugianti e asilanti).
Poi vi dovrebbe essere anche un razionamento dei beni di prima necessità (da portare all'ammasso) per grantire a tutti un minimo di sopravvivenza come in tempo di guerra.



Mes, lo sfogo del grillino di governo: "Pensioni, tra tre mesi non ci sono i soldi". Perché ricorreremo al Salva Stati
Francesco Specchia
23 aprile 2020

https://www.liberoquotidiano.it/news/po ... stati.html

A poche ore dal Consiglio europeo e dalla valutazione del nostro debito di Standard & Poor's - che con assoluta probabilità lo declasserà a spazzatura - continuano le tensioni tra Pd e M5s, i due partiti della maggioranza sempre più sfaldata che sostiene Giuseppe Conte. La discussione in particolare verte attorno al Mes: indigeribile per i grillini, soprattutto se con condizionalità (eccezion fatta per quelle per le spese mediche). Eppure il finale di questa storia appare già scritto: sarà Mes, l'Italia nonostante le rassicurazioni di Conte farà ricorso a quello strumento (e l'ennesima bugia del premier si mostrerà in tutta la sua prepotenza). E la più pesante e inquietante delle conferme arriva dalle parole di un esponente di governo grillino, raccolte e rilanciate da Il Giornale. Grillino secondo il quale "senza il Mes e il sostegno dell'Ue su prestiti e investimenti, fra tre mesi lo Stato rischia di non avere i soldi per pagare le pensioni". Insomma, dal Mes non si scappa. Finale già scritto.



Consiglio europeo, novità: sì pacchetto da 500 miliardi. Recovery Fund in Commissione
24 aprile2020

https://www.money.it/Consiglio-europeo- ... me-notizie


Il Consiglio europeo si è concluso, in uno spirito di maggiore collaborazione rispetto all’Eurogruppo, come affermato dalla cancelliera Merkel.

Non sono emerse grandi novità dalle decisioni finali del vertice, che era molto atteso vista l’urgenza di rispondere all’impatto economico devastante del coronavirus.

I 27 Paesi dell’UE hanno appoggiato pienamente gli strumenti indicati dalla scorsa riunione dell’Eurogruppo, ovvero le linee di credito del MES senza condizioni, i finanziamenti della BEI e il piano SURE per la disoccupazione.

Per quanto riguarda il Recovery Fund, invece, la parola è passata alla Commissione, che dovrà studiare l’architettura del fondo affinché sia davvero fattibile e proporlo entro il 6 maggio.

Il Consiglio Europeo del 23 aprile, in sintesi, ha approvato le misure stabilite dall’Eurogruppo, dal valore di 500 miliardi, con condivisa proposta di renderle operative dal 1° giugno.

Nonostante un maggiore sforzo di collaborazione, il vertice ha comunque evidenziato divisioni tra i Paesi - già evidenti riguardo il MES - come affermato a fine riunione dalla cancelliera Merkel e dal presidente francesce Macron.

Il nodo da sciogliere riguarda proprio lo strumento del fondo per la ripresa. Di nuovo si è palesato lo scontro tra i Paesi del Nord e quelli del Sud Europa. I primi escludono finanziamenti a fondo perduto, mentre i secondi, con l’Italia in testa, non vogliono che ci sia un aggravio sul bilancio nazionale.

Punti in comune, invece, sono sembrati almeno due: la necessità di agire con la massima urgenza e la volontà di lavorare su un fondo di ripresa, sul quale anche la Germania si è detta favorevole.

Seguono le dichiarazioni rilasciate durante e subito dopo il Consiglio europeo, che si è svolto in teleconferenza tra i 27 Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea.
Consiglio europeo, novità: dichiarazioni dei leader UE
20:10 - Giuseppe Conte parla di progressi

Riferendosi al Recovery Fund, Conte dopo il vertice ha espresso un certo ottimismo: “Grandi progressi, impensabili fino a poche settimane fa, all’esito del Consiglio Europeo appena terminato: i 27 Paesi riconoscono la necessità di introdurre uno strumento innovativo da varare urgentemente, per assicurare una ripresa europea che non lasci indietro nessuno.”
20:05 - Le dichiarazioni di Macron

Macron ha insistito su questi concetti: “i piani di rilancio dopo questa crisi dovranno essere finanziati e dovranno essere massicci. Bisogna essere all’altezza di questa risposta e decidere il più presto possibile le risposte più forti possibili”
20:00 - Von der Leyen: serve equilibrio pr Recovery Fund

La presidente della Commissione UE, incaricata di studiare il progetto del fondo di ripresa, a ta proposito ha affermato che: “Dovrà esserci un giusto equilibrio tra prestiti agli Stati e sovvenzioni” finanziarie (senza restituzioni)”
19:45 - Merkel: “spirito di collaborazione”

La cancelliera Angela Merkel ha dichiarato a fine conferenza che c’è stato uno spirito di collaborazione nel vertice, ma: “Non su tutto siamo della stessa opinione”
19:35 - Dichiarazioni di Conte

Secondo fonti interne al vertice, il presidente del Consiglio Conte durante la confrenza ha affermato che: “l’ammontare del Recovery Fund dovrebbe essere pari a 1.500 miliardi e dovrebbe garantire trasferimenti a fondo perduto ai Paesi membri. I trasferimenti a fondo perduto sono essenziali per preservare i mercati nazionali, parità di condizioni, e per assicurare una risposta simmetrica a uno shock simmetrico”
19:30 - Inizia la conferenza stampa

Ha inizio la conferenza stampa del presidente Michel e von der Leyen a seguito della video-conferenza dei leader UE.
Ore 18.30 - L’allarme di Lagarde

Secondo indiscrezioni di Bloomberg, Christine Lagarde, presidente della BCE, che partecipa al vertice in streaming, avrebbe messo in guardia gli Stati: lo scenario peggiore per l’Eurozona è una contrazione del PIL del 15%. Nella sua visione, inoltre, i Paesi non sono stati tempestivi nell’azione contro le conseguenze economiche della pandemia. Si richiede, pertanto, l’adozione di misure rapide, flessibili e risolute.
Ore 16:30 - Sassoli: «È il momento dell’unità»

Sono trapelate le prime parole pronunciate durante il vertice. Sono le dichiarazioni di Sassoli, presidente del Parlamento UE, il quale ha ricordato: “Questo è il momento dell’unità. Il mercato europeo è unico”.
L’auspicio della carica istituzionale comunitaria è di “andare oltre la logica di ognuno per sé e rimettere al centro la solidarietà che sta al cuore del progetto europeo”. Il presidente del Parlamento UE ha quindi ribadito la disponibilità a lavorare sul fondo per la ripresa, che a suo avviso dovrà essere ancorato al bilancio pluriennale europeo.
Ore 15:00 - Consiglio europeo al via

“Il 23 aprile 2020 i leader dell’UE daranno seguito, in videoconferenza, alla risposta dell’UE alla pandemia di Covid-19. Sarà la quarta riunione in videoconferenza di questo tipo”.


Questo il messaggio comparso sul sito ufficiale dell’istituzione, che ha indicato come orario di avvio del vertice le 15:00 italiane. Molto probabilmente, però, le prime novità sulle decisioni del Consiglio europeo arriveranno soltanto tra qualche ora.

Quanto segue fa riferimento alle previsioni alla vigilia del vertice UE
Le previsioni sul vertice UE

Viste le continue discussioni in merito, è probabile che anche nel vertice UE di oggi gli Stati membri torneranno a parlare non soltanto di MES, ormai diventato un fondo salva-Stati senza condizioni per le spese sanitarie riguardanti il coronavirus.

Gli Stati del Sud tra cui l’Italia premeranno per riaprire il dibattito sugli eurobond, mentre la Spagna ribadirà la necessità di creare un fondo da 1.500 miliardi per l’emergenza COVID-19. Stando a quanto riportato da El Pais, proprio Madrid potrebbe aver trovato un’intesa di base con Berlino.

Secondo le ultime notizie di Reuters e di altre fonti di stampa, nel Consiglio europeo di oggi i membri dell’UE non prenderanno alcuna decisione definitiva sul Recovery Fund pensato per combattere il coronavirus.

I Paesi chiederanno invece alla Commissione europea di redigere una proposta in merito, fornendole alcune indicazioni di base su:

origine dei fondi;
obiettivo e scopo del denaro;
condizionalità;
ammontare massimo.

Stando agli aggiornamenti di Milano Finanza, l’esecutivo comunitario presenterà la proposta sul fondo di recupero il prossimo 29 aprile. Soltanto allora gli Stati membri daranno il via a una nuovo round di negoziati. Nel Consiglio europeo di oggi non verrà presa alcuna decisione in merito. Per avere novità concrete in tal senso bisognerà aspettare.

In linea di massima, i Paesi daranno probabilmente all’Eurogruppo il mandato finalizzare gli strumenti già discussi come SURE, il piano della BEI e la linea di credito del MES. Non ci saranno conclusioni definitive, secondo le ultime notizie, ma solo una dichiarazione di Charles Michel.

Quelle citate, comunque, sono soltanto previsioni di stampa. Come anticipato, il Consiglio europeo di oggi sarà seguito da una conferenza stampa in diretta streaming nella quale verranno comunicati gli aggiornamenti e le novità sul vertice.



L'UE: niente di nuovo sul fronte occidentale
Massimo Ferrarese
Antonio Pilati
25 aprile2020

https://loccidentale.it/lue-niente-di-n ... cidentale/

Business as usual. Il Consiglio europeo, immaginato in Italia – ma anche in Francia – come uno storico punto di svolta ovvero l’avvio di una nuova epoca nella vita dell’Unione, in realtà ha seguito il solito copione: divergenze strategiche fra gli Stati, scontri fra i leader, mediazioni complicate, rimbalzi fra i diversi organi dell’Unione, rinvii, gran ricorso alla leva finanziaria (ricordate il piano Juncker, 300 miliardi da mobilitare basandosi su una decina di miliardi reali? Alla fine se ne persero le tracce). Le decisioni hanno come al solito tempi di esecuzione lunghi e aiuteranno solo in minima parte le azioni di contrasto al tracollo economico: il Recovery Fund, che per ora è una scatola di cui si ignora il contenuto (prestito o erogazioni a fondo perduto), sarà a carico del bilancio 2021-27 e non è chiaro quando partirà (comunque non nella fase acuta della crisi).

È il metodo Merkel collaudato in quasi vent’anni di cancellierato: lasciare che i problemi si consumino, mettere in palude chiunque – competitor, amici, avversari – chieda qualcosa e tenerlo lì a indebolirsi, far risaltare la potenza (e la supremazia) tedesca. Sono due i vantaggi competitivi che il metodo Merkel sfrutta: la solidità economica che rende la salute della Germania alquanto indipendente dalle decisioni Ue; l’impianto dei Trattati che si rivela disegnato su misura per Berlino. Chi invece sollecita interventi è costretto a cercare o riforme dei Trattati (difficoltà politiche, tempi lunghissimi) o scorciatoie per aggirarli (ma la complicità dei partner costa).

Nel Consiglio europeo del 23 aprile il bersaglio della cancelliera era l’ipercinetico Macron che da tempo fa mosse – una più ambiziosa dell’altra, dall’avventuroso progetto di difesa comune europea al tentativo di porsi come referente europeo di Trump – per erodere e poi insidiare il primato tedesco. L’Italia e la Spagna sono invece attori di secondo piano, Stati in difficoltà da sostenere (ma senza spendere troppo e senza toccare i fondamentali) per evitare che Macron li usi strumentalmente per far avanzare la sua agenda.

Morale della favola: l’Italia deve forse cambiare il suo modo di stare nell’Ue. Primo punto: smettiamola con la rivendicazione di un’Europa solidale. L’Ue è un’arena dove si scontrano interessi nazionali e la maggioranza degli Stati cerca di tutelare al meglio il proprio: i nostri governi, che invece puntano sulla solidarietà, da anni a Bruxelles fanno la parte del pollo spennato al tavolo da poker. Secondo punto: contiamo sulle nostre forze, siamo realisti, il che – nella situazione attuale – vuol dire mobilitare l’ingente risparmio degli italiani invece di aspettare i risicati aiuti europei. Ma per questo ci vuole una prospettiva politica e una figura credibile che la incarni.





"Seconda ondata a inizio 2021: catastrofe al Sud"
Redazione - Mer, 22/04/2020

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 56848.html

Dossier riservato consegnato ai vertici di Forza Italia rivela: «Gli effetti saranno devastanti»

Lo scenario è da incubo, persino peggio dell'inferno dal quale stiamo uscendo. É il dossier elaborato da una famosa agenzia di ricerche e commissionato in forma riservata da Forza Italia.

Sono contenute le previsione socio economiche dei prossimi mesi, supportate da dati e grafici che disegnano un futuro disastroso, quasi come quello del dopoguerra. Ma paradossalmente non è questo che ha gelato il sangue nelle vene di chi lo he letto. Si parla anche del Coronavirus, analisi su quel che sarà basate delle informazioni raccolte in tutto il mondo sull'andamento della pandemia. Parla di quell che pare probabile sia la seconda ondata dei contagi e che investirtà di nuovo il nostro Paese a partire dal prossimo inverno. «Colpirà il Sud a gennaio - c'è scritto nel rapporto - e gli effetti saranno catastrofici». Quindi all'inizio dell'anno prossimo e non in autunno come ventilato dagli esperti che lavorano per il governo. Un dossier che ha spinto i vertici di Forza Italia a consultarsi con i governatori di centrodestra del sud per analizzare la situazione e prendere le necassarie contromisure. E se nel 2020 la morte arrivava da Est, stavolta il Covid-19 colpirà dall'Africa e dalle Americhe, spiega il sito on line de La Stampa che ha pubblicato la notizia.

Non meno preoccupanti comunque i dati relativi alla situazione economica che aspetta l'Italia. Chi li ha letti rivela che entro la fine dell'anno saranno un milione e settecentomila le piccole e medie imprese che rischiano la rovina economica. Anche il prodotto interno lordo, molto al di là del devastante -9% stimato dal Fondo monetario, precipiterà a -14,7%, trascinando a fondo quasi 6 milioni e mezzo di italiani che perderanno il lavoro, con un tasso di povertà che crescerà al 22,7%. Numeri spaventosi che è facilmente prevedibile metteranno a dura prova la tenuta sociale e politica del Paese. Ed è sulla capacità di gestirla del governo Conte che si moltiplicano i dubbi. L'emergenza Covid-19 ha costretto milioni di italiani a restare a casa, con inevitabili ripercussioni anche dal punto di vista economico: in particolare 3,4 milioni di famiglie hanno perso più del 50% del reddito, secondo l'indagine realizzata per Facile.it da mUp Research e Norstat. Ancora una volta, la situazione sembra essere più difficile al Meridione, che è riuscito comunque a mantenere limitata la diffusione del virus e dei contagi, dove le famiglie che hanno dichiarato di essere già oggi in difficoltà economica corrispondono al 23%; condizione altrettanto difficile anche tra i nuclei con figli minorenni (23,8%) e in quelli monoreddito (25%). Vivono soprattutto al Nord Ovest, invece, gli italiani che hanno dichiarato di potersi trovare a breve in difficoltà (45,4%). Una nuova ondata sulla parte più fragile del Paese potrebbe avere conseguenze devastanti.


Salvini: "Il problema stipendi tra poco sarà bomba sociale. Cartelle Equitalia? Mandarle al macero"
Matteo Salvini (Ansa)
23 aprile 2020

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... 79f6f.html

"Il problema degli stipendi tra poco sarà una bomba sociale. La cassa integrazione non è arrivata, i 600 euro non sono arrivati, co.co.co, precari e stagionali sono esclusi dai bonus, è un problema". Così il senatore della Lega Matteo Salvini intervistato su Radio Crc.

"È il momento "di ripensare regole e appartenenza alla Ue". Lo dice Salvini rispondendo a una domanda sul Mes. "L'Italia è un contribuente netto dell'Europa, ha versato 140 miliardi per iscriversi a questo club", dice puntando il dito contro "i paesi del nord, l'Olanda e la Germania".

"Sono ormai già tre i boss mafiosi scarcerati elenco che addirittura potrebbe vedere anche Raffaele Cutolo, il fondatore della nuova camorra organizzata, l'avvocato dice che intanto si chiede la scarcerazione". "Ma stiamo scherzando? - si domanda il leader della Lega - E poi cosa c'è di più sicuro dell'isolamento? del 41 bis?".

"Occorre la pace fiscale e la pace edilizia. Azzeriamo burocrazia e vincoli e ripartiamo". Così il senatore della Lega. "Il direttore dell'Agenzia delle entrate ha detto che ci sono 8 milioni e mezzo di cartelle esattoriali pronte a partire per le case degli italiani se lo stato non interviene. Bisogna mandarle al macero", ha aggiunto Salvini
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Solidarietà economica al tempo della crisi da coronavirus

Messaggioda Berto » mer apr 29, 2020 10:16 pm

La Lega e Salvini occupano il Senato e la Camera
29 aprile 2020
https://www.facebook.com/salviniofficia ... 636950545/

Salvini al Senato
30 aprile 2020
https://www.facebook.com/salviniofficia ... 508139819/
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