Le demenzialità contro il Brasile di BolsonaroBrasile, il presidente Bolsonaro è positivo al coronavirusSono arrivati i risultati per il leader brasiliano che, annuncia lui stesso, "sono positivi al Covid-19"
di DANIELE MASTROGIACOMO
07 luglio 2020
https://www.repubblica.it/esteri/2020/0 ... 261232273/Jair Messias Bolsonaro si è preso il Covid 19. Lo ha confermato lo stesso presidente brasiliano nel corso di un incontro con i giornalisti nel Palazzo dell'Alvorada. "Sì, sono risultato positivo al test", ha aggiunto con aria mesta e un po' preoccupata. I risultati del tampone sono stati realizzati nell'ospedale militare di Brasilia dove il presidente era stato ricoverato dopo essersi sentito male domenica pomeriggio. Aveva febbre alta, oltre 38, e si sentiva a pezzi, con dolori alle ossa e ai muscoli. Classici sintomi del Covid 19. I suoi medici gli hanno consigliato il ricovero e la prova del tampone.
Tutti gli appuntamenti in agenda sono stati sospesi e rinviati. Altri due ministri si sono fatti il test, così come l'ambasciatore Usa in Brasile Todd Chapman. Il 4 luglio scorso, in occasione della festa dell'Indipendenza, Chapman aveva invitato Bolsonaro e altri tre ministri a una grigliata nella residenza. Una foto li aveva immortalati sereni e sorridenti, senza mascherina, che posano per l'obiettivo. Non si sa se in quella occasione il presidente abbia contratto il Covid 19. Nei giorni precedenti e in quelli successivi ha incontrato un sacco di gente. Per impegni istituzionali, di governo, amici e parenti o semplici fan. Il problema adesso è risalire indietro nel tempo, di almeno due settimane, il periodo di incubazione del virus, e contattare tutte le persone che sono state in contatto con lui.
Bolsonaro è apparso all'uscita dell'ospedale militare, le mani in tasca, la mascherina finalmente a coprirgli naso e bocca e ha confermato la notizia ai giornalisti che lo attendevano all'esterno. L'esponente della destra estrema prende già da due giorni dosi di idrossiclorochina e di azitromicina, due farmaci antivirali che l'Oms considera inefficaci contro il Covid 19; anzi, con forti controndicazioni. Ma Bolsonaro è ostinato e così come ha sempre negato la presenza del Covid 19, ha sostenuto che per affrontare la pandemia bastava prendere appunto qualche pasticca di farmaci usati di solito per la malaria. Non è bastato. Sebbene le lastre al polmone che aveva effettuato lunedì sera non hanno rilevato particolari infezioni, così come lui stesso afferma, il coronavirus lo ha contagiato e si è infilato nel suo fisico. Adesso dovrà sottoporsi a un secondo tampone di conferma. Ma l'intero Brasile è scioccato.
Ecco perché il Brasile è il nuovo epicentro mondiale del coronavirus22 maggio 2020
https://formiche.net/2020/05/brasile-ep ... ronavirus/Gli occhi del mondo sono sul Brasile. Nelle ultime 24 ore, il Paese sudamericano ha battuto il record di decessi per coronavirus: 1188 morti, per un totale di 20.000 decessi. I contagiati sono 310.087, per cui in questo momento il Brasile è il terzo Paese al mondo con più casi, dopo gli Stati Uniti (1,5 milioni circa) e Russia (317.000 circa).
Il primo caso di Covid-19 si è registrato a febbraio. In 53 giorni c’erano 10.000 morti, ma la cifra si è duplicata nei 12 giorni successivi. Secondo il quotidiano brasiliano Folha, gli esperti prevedono un bilancio finale di 100.000 morti in Brasile per il coronavirus. Ma la cifra potrebbe essere ancora più alta, secondo i certificati di morte del Fiocruz, un istituto che analizza lo stato del sistema sanitario. Tuttavia, la crisi sanitaria non preoccupa al presidente Jair Bolsonaro. Ieri ha criticato il progetto di legge approvato dalla Camera dei deputati in cui si autorizzano le multe a chi non indossa la mascherina, mettendo a rischio contagio la comunità. “Piangiamo i morti – ha dichiarato Bolsonaro -, ma dobbiamo avere il coraggio di affrontare la situazione. Nessuno discute che circa il 70% della popolazione avrà il virus”.
La pandemia sarebbe un duro colpo per il Brasile perché la povertà e la disuguaglianza sociale aumentano i fattori di rischio. Alexandre Kalache, ex membro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha spiegato al Financial Times che non ci sono dubbi sullo spostamento dell’epicentro della pandemia in Brasile: “Ma qui il virus troverà una popolazione che è in condizioni molto ma molto precarie”. Il generale Eduardo Pazuello, ministro ad interim per la Sanità – dopo le dimissioni e il licenziamento dei due ministri precedenti – ha ammesso che è inevitabile l’aumento di casi all’interno del Brasile. La zona più colpita è la città di San Paulo. Il sindaco Bruno Covas ha dichiarato che, se non si rallenterà l’andamento del contagio, il sistema sanitario collasserà in meno di due settimane. Ed è per questo che Covas vuole aumentare le misure preventive, ma si scontra con la linea del presidente Bolsonaro, che vuole evitare un rallentamento economico. Il New York Times ha ricordato come il Brasile è riuscito a gestire altre crisi sanitarie, provocate per esempio dall’aids e il zika, ma “la caotica risposta del governo al Covid-19 ha colpito la capacità di risposta del Paese. […] La confusione nazionale ha aiutato a spingere la diffusione della malattia e ha contribuito a trasformare il Brasile in un epicentro emergente della pandemia, con un indice di mortalità quotidiana superata solo dagli Stati Uniti”.
Marcia Castro, professoressa dell’Università di Harvard, specializzata in sanità globale, ha dichiarato al Nyt che “il Brasile avrebbe potuto dare una delle migliori risposte a questa pandemia. […] Nonostante questo, è completamente disorganizzato e nessuno sta lavorando per raggiungere soluzioni congiunte. Questo ha un prezzo e sono le vite umane”.
Bolsonaro sotto assedio: ma i dati smentiscono le accuseGiuseppe De Lorenzo
10 giugno 2020
https://it.insideover.com/politica/bols ... ccuse.htmlMetti insieme le pere con le mele, usa il tasso di letalità la cui attendibilità è prossima allo zero, lascia da parte il fatto che ogni Paese conta i morti in modo diverso ed avrai un bellissimo grafico con cui titolare sul Brasile brutto e cattivo nella gestione della pandemia. Abbiamo semplificato (nemmeno troppo), ma l’articolo pubblicato ieri dal Corriere era più o meno questa macedonia impazzita. Uno “studio” sul presunto rapporto tra autoritarismo e bugie sul Covid-19 dalla dubbia credibilità, schiaffato in prima pagina per attaccare maldestramente Jair Bolsonaro.
Prima di tutto i fatti. Sul quotidiano di via Solferino è apparso un pezzo a firma di Federico Fubini sulle differenze tra le democrazie e i Paesi autoritari nella comunicazione dei decessi provocati da Sars-Cov-2. Titolo: “I trucchi dei regimi che nascondono i veri dati sul Covid”. Nel mirino ci sono la Turchia, la Russia, l’Iran e – chissà perché – il Brasile di Bolsonaro. Tutti colpevoli di sotterrare defunti senza comunicarlo al mondo così da preservare il potere assoluto. Il giornalista ha preso il tasso di letalità in alcuni Stati nel mondo e l’ha messo in relazione con il “Punteggio globale di libertà politica e civile” realizzato da Freedom House, un think tank basato a Washington. Ciò che emerge è che i Paesi “poco democratici” sarebbero pure quelli che comunicano una letalità causa virus inferiore alla media mondiale (5,7%). Hanno una sanità migliore? Hanno subito un contagio inferiore? No. Tesi conclusiva: dicono bugie e “tendono a presentare un quadro sostanzialmente falso degli effetti dell’epidemia”. Viceversa, “tutti i Paesi nei quali la letalità ufficiale è più alta (Belgio, Gran Bretagna, Svezia, oltre all’Italia) hanno punteggi elevati anche per il grado di libertà”.
Il fatto è che, stando ai numeri, la demarcazione dipinta dal Corriere non è così netta. Anzi. E la lettura dei dati appare più che discutibile. Per carità: ubi maior minor cessat. Ma Fubini ci permetta alcune brevi considerazioni. Stando al grafico, infatti, ci sono decine di Paesi con un tasso di letalità pari o inferiore alla media mondiale anche se sono democrazie sviluppate: Germania (4,7%), Usa (5,8%), Israele (1,7%), Giappone (5,3%), Australia (1,4%), Lussemburgo (2,7%) e Austria (4%), solo per fare qualche esempio. La domanda sorge spontanea: se sono democrazie e non nascondono la verità, allora perché il dato è così basso? “È presto per capire perché i morti in Italia, Francia o Belgio siano il triplo di quelli stimati in Germania, a parità di contagi – scrive il Corsera – Possibile però che i primi tre Paesi uniscano due fattori determinanti: sono democrazie, dove si è permesso al virus di entrare nelle case di riposo per anziani”. In sostanza, se sei un “Paese autoritario” e hai pochi morti, allora dici bugie sulla letalità. Se invece brilli per libertà civili ma hai comunque pochi decessi, allora sei stato bravo perché non hai aperto le porte delle Rsa al virus. La logica è quantomeno claudicante.
Il più marchiano degli “errori” riguarda però il Brasile. Il Paese di Neymar ha una letalità più alta di quella della Germania e un punteggio sulla libertà politica e civile tutto sommato elevato (75, poco sotto Israele). La sua posizione nel grafico è in alto a sinistra, ben lontano da Arabia Saudita, Venezuela, Emirati Arabi Uniti e Turchia. Eppure, non si sa per quale motivo, il Corriere in prima pagina scrive: “I casi sono due: o durante una pandemia la libertà fa male alla salute; oppure il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, nel cercare di nascondere la realtà dei morti da Covid, non fa che accodarsi a un trend diffuso fra decine di governi autoritari, dittatoriali, populisti e illiberali nel mondo”. Perché infilarlo nel calderone dei bugiardi, se i dati non supportano affatto questa tesi?
Il vero problema è che mescolare libertà e letalità ha poco senso statistico. Il tasso di decessi rispetto ai contagi, infatti, è influenzato da troppi fattori che lo rendono un dato instabile: ogni Paese calcola i morti in modo differente (“con” o “per” coronavirus), dunque compararli è impossibile. Oppure volutamente strumentale. Ne è la prova il fatto che l’Ungheria di quel buzzurro di Orban, quello dei “pieni poteri” che – Corriere dixit – “mette in quarantena la democrazia”, ha un tasso di letalità del 13,6%. Quasi lo stesso dell’Italia (14,4%). Stando al ragionamento di Fubini, entrerebbe di diritto nel club delle “democrazie liberali del pianeta” che comunicano i dati correttamente. Ma ovviamente non è stato citato.
La realtà dei fatti e dei numeri della pandemia del coronavirus:Mondo
Confermati 11,6 Mln., guarigioni 6,27 Mln., decessi 537.000, mortalità il 4,6% circa sul numero dei contagiati accertati
USA
Confermati 2,99 Mln., guarigioni 901.000, decessi 132.000, mortalità il 4,41% circa
Italia
Confermati 242.000, guarigioni 192.000, decessi 34.869, mortalità il 14,4% circa
Brasile
Confermati 1,63 Mln., guarigioni 979.000, decessi 65.556, mortalità il 4,0% circa
Gran Bretagna
Confermati 286.000, guarigioni ?, decessi 44.236, mortalità il 15,46% circa
India (non sappiamo se i dati siano corretti/veritieri)
Confermati 720.000, guarigioni 440.000, decessi 20.160, mortalità il 2,8% circa
Quello che gli USA hanno di più alto è il numero dei contagiati accertati, dovuto al fatto che negli USA non sono state intraprese tutte le misure di restrizione delle persone per il contenimento della diffusione del contagio rispetto all'Italia, all'Europa e a taluni paesi dell'Asia come il Giappone e la Corea del Sud.
Anche il Brasile ha un alto numero di contagiati ed è una democrazia federale con un alto numero di abitanti, un basso PIL e molte aree di miseria economica, dove è difficile imporre restrizioni per il contenimento dei contagi, però in compenso ha una bassa mortalità.
Potremmo chiederci se in Italia non fossero state prese tutte queste misure restrittive per il contenimento dei contagi, quanti sarebbero gli infetti e i morti?
Brasile 210 milioni di abitanti, PIL 1.868 miliardi, superficie kmq 8,5 milioni.
Ha gli stessi abitanti del Pakistan, ma un PIL quasi doppio e un territorio che è 10 volte il Pakistan.
Non è una realtà facile da gestire e nessuno ha la bacchetta magica tanto meno Bolsonaro.
Certo che se Bolsonaro da veneto brasiliano la gestisce come ha fatto Zaia in Veneto non sarebbe poi male.
???
Bolsonaro, Putin e Trump: il coronavirus e il fallimento della retorica machistaDalla «gripezinha» del presidente del Brasile al «col caldo se ne andrà» del capo della Casa Bianca, così l’atteggiamento spavaldo dei 3 presidenti è stato messo in ginocchio dal contagio
Emanuele Capone
10 Maggio 2020
https://www.ilsecoloxix.it/mondo/2020/0 ... 1.38827721Genova - Hanno incominciato più o meno tutti e tre allo stesso modo: pollice su, atteggiamento baldanzoso perché «è soltanto un’influenzetta» (una «gripezinha», in portoghese), promesse sul fatto che «in due settimane ce ne liberiamo e riapriamo» e le immancabili accuse ai «giornalisti che remano contro». Purtroppo per i loro cittadini, allo stesso modo stanno anche finendo più o meno tutti e tre: centinaia di migliaia di casi di coronavirus e la curva dei contagi che cresce anche al ritmo di 2-3mila nuovi malati al giorno. Se non di 5-10mila.
Jair Bolsonaro, Vladimir Putin e Donald Trump, presidenti di Brasile, Russia e Stati Uniti, hanno affrontato la pandemia con il piglio macho, grintoso, anche un po’ spocchioso e da “uomo del fare” che li contraddistingue da sempre. L’appartenenza politica c’entra sino a un certo punto: se il primo è decisamente di destra, Putin è un ex ufficiale del vecchio Kgb sovietico (e in Russia è onestamente difficile parlare di destra al governo) e Trump... è americano, che è uno dei pochi Paesi al mondo dove la distinzione destra/sinistra davvero ha poco significato. Insomma, è probabilmente una questione del loro carattere. È il loro “personaggio”.
Bolsonaro
Il dramma del Brasile: 150mila casi o 2 milioni di casi?
Il Brasile di Bolsonaro è quello che ha meno contagi di tutti e tre, ma in realtà è quello che sta peggio di tutti e tre: è quello economicamente più debole, sta andando verso l’inverno (una stagione che renderebbe il virus più aggressivo e pure meno identificabile) e soprattutto i casi censiti e dichiarati dal governo sono meno di quelli reali. Dieci o dodici volte meno.
Fra metà aprile e inizio maggio ne hanno scritto in tantissimi, da un lato e dall’altro dell’Atlantico: secondo l’agenzia di stampa Reuters, quelli veri sarebbero circa 12 volte quelli dichiarati; secondo la Folha de Sao Paulo, in alcune zone del Paese la stima sarebbe addirittura di 1 caso identificato ogni 30. Facendo un calcolo conservativo, i contagiati da coronavirus in Brasile non sarebbero dunque circa 150mila, ma circa 2 milioni.
our world in data: i contagi da coronavirus in Brasile (dati ufficiali)
No, non sono voci messe in giro dai «soliti giornalisti che remano contro» o «attaccano il presidente»: che queste cifre siano realistiche lo si capisce anche dal fatto che la stessa Organizzazione mondiale della Sanità ha ribadito più volte che il Brasile, come alcuni Stati dell’Africa, ha una cronica mancanza di strutture e materiali per effettuare i test. E pure da altre cifre, come quelle sulla mortalità da “grave sindrome respiratoria” (in inglese si dice Sars, che poi è quello che è la Covid-19): nei primi 4 mesi del 2020, per questa patologia sono state ricoverate 72mila persone, contro le 13.500 dello stesso periodo del 2019. È un incremento del 430%: «Se riuscissimo a testarle tutte, è probabile che troveremmo che la maggior parte di loro ha il coronavirus», ha detto la pneumologa Patricia Canto alla Folha.
Un esempio concreto: nella zona di Manaus, nel cuore dell’Amazzonia, una delle regioni più colpite, nell’ultima settimana di aprile oltre 260 persone sono morte “per cause indeterminate”, poco meno di 80 per Covid-19 (7 per “sospetta Covid”) e quasi 400 per la già citata “grave sindrome respiratoria”; l’anno scorso, nella stessa regione, i morti per questa patologia erano stati 89. In tutto l’anno scorso.
our world in data: i morti di coronavirus in Brasile (dati ufficiali)
E Bolsonaro? Oltre alla storia della «gripezinha», si è detto pronto a invitare a casa sua 1300 persone per una gigantesca grigliata, non indossa la mascherina, stringe mani, bacia e abbraccia i bambini, litiga con i suoi consulenti in materia sanitaria e con i governatori locali (esattamente come Trump negli Stati Uniti), risponde in modo sprezzante ai giornalisti che gli chiedono conto della situazione («che cosa volete che faccia?», ha domandato provocatoriamente ai cronisti il 20 aprile scorso), raccomanda di «affrontare il virus come veri uomini, non come mocciosi». E si rifiuta di rivelare l’esito del tampone cui un tribunale gli ha imposto di sottoporsi. Tiene fede al suo personaggio, insomma.
Putin
La Russia, Putin e la strategia dell’assenza
Dall’altra parte del mondo, in Russia, le cose non vanno molto meglio: ufficialmente, i casi di contagio da coronavirus sono poco più di 200mila e le vittime poco meno di 2mila, però i malati crescono vertiginosamente, anche di 10-12mila ogni giorno. Di nuovo: le cifre ufficiali nasconderebbero la verità. Di nuovo: non sono solo i giornalisti “rompiscatole” a raccontarlo, ma pure Sergei Sobyanin, sindaco di Mosca (dove si trova più della metà dei contagiati), secondo cui i casi in tutto il Paese sarebbero «più del triplo».
Nella prima settimana di maggio, insomma, la Russia è diventata il nuovo, enorme focolaio della malattia nel Vecchio Continente e anche se il governo (come altri governi in altre parti del mondo) si è difeso dicendo che «abbiamo tanti casi perché facciamo tanti tamponi», la situazione pare tutt’altro che rosea.
our world in data: i contagi da coronavirus in Russia (dati ufficiali)
In tutto questo, il presidente Putin, che come i colleghi Bolsonaro e Trump era apparso inizialmente spavaldo, ha alla fine scelto di sparire, di non parlare o parlare pochissimo, di delegare il più possibile ai suoi sottoposti. Una decisione curiosa, per un politico che ha fatto del culto della personalità uno dei suoi tratti distintivi, per uno cui piace farsi fotografare a torso nudo e con i muscoli in mostra o mentre va a caccia di tigri. Ma una decisione presa non a caso: Putin sa che affrontare l’emergenza coronavirus, e farlo per bene, è probabilmente al di là delle sue forze. Al di là delle forze di chiunque, in un Paese come la Russia, che è il più vasto al mondo e si estende per oltre 17 milioni di chilometri quadrati e dove l’accesso alle cure, già difficile nelle zone più densamente popolate, è pressoché un miraggio in quelle rurali e più lontane dalle grandi città.
our world in data: i morti di coronavirus in Russia (dati ufficiali)
Putin ha anche un altro problema: prima che la pandemia colpisse, era pronto a chiamare i russi al voto per un’ampia riforma costituzionale che gli permettesse di restare al potere per altri 10-15 anni, più o meno sino al 2036 (è presidente dal 2012, dopo essere stato due volte primo ministro); con la sua popolarità che sta comprensibilmente andando a picco, vuole evitare il più possibile che il suo nome venga associato al coronavirus, alla Covid-19, ai morti, ai contagi. Che siano 200mila o 600mila.
Trump
L’America, il primo Paese con 1 milione di casi
Stando ai dati ufficiali, gli Stati Uniti sono di gran lunga il Paese più colpito dal coronavirus: oltre 1,3 milioni di casi (su 4 milioni nel mondo) e quasi 80mila vittime (su un totale di 280mila) alla fine della prima settimana di maggio, circa 2 mesi dopo la scoperta dei primi focolai nella zona di Seattle.
Non era difficile immaginare che sarebbe successo: sul sito del Secolo XIX lo scrivemmo il 29 febbraio, ricordando che negli Usa ci sono oltre 27 milioni di persone praticamente senza accesso (se non pagando) alle cure mediche, immaginando che molta parte di loro, se colpiti dalla Covid-19, non si sarebbe fatta visitare e non avrebbe dato l’allarme, facendo crescere esponenzialmente il contagio. Cosa che alla fine è effettivamente accaduta.
our world in data: i contagi da coronavirus negli Usa
A questa situazione già di per sé esplosiva si è aggiunto l’atteggiamento del presidente Trump, con dichiarazioni rassicuranti e baldanzose come «è tutto sotto controllo, andrà benissimo» (era il 22 gennaio), o anche «vedremo come andrà ad aprile, con l’arrivo del caldo» (19 febbraio), «stiamo facendo un gran bel lavoro, i casi scenderanno a zero» (26 febbraio) e «stiamo tutti calmi, questa cosa se ne andrà» (10 marzo), sino alle più recenti sull’uso dei disinfettanti e sui benefici della luce solare (video) e sul fatto che «il virus andrà via anche senza vaccino».
In mezzo a tutto questo, le accuse alla Cina (quasi sempre con successiva marcia indietro, video), le uscite senza mascherina, lo scontro con i governatori Democratici e il sostegno a quelli Repubblicani sulla fine di quarantena e lockdown, le liti continue con gli esperti da lui stesso nominati nella taskforce anti-coronavirus della Casa Bianca, a incominciare dal virologo Anthony Fauci. E ovviamente con i giornali che lo accusano.
our world in data: i morti di coronavirus negli Usa
Il problema è che Trump ha un problema simile a quello di Putin: fra poco lo aspettano le urne, perché a novembre gli americani andranno a votare per le elezioni presidenziali, ed è ovviamente preoccupato che fra qualche mese la gestione dell’emergenza posso essere usata contro di lui. A meno che quella che prima era «solo un’influenza» non lo convinca a rimandare questo appuntamento a momenti migliori. Per l’America, ma soprattutto per lui…
Jair Messias Bolsonaro sta bene : Ho preso l'idrossiclorochina e mi sento benissimoBuon pomeriggio a tutti
7 luglio 2020
https://www.facebook.com/jairmessias.bo ... 191608243/ Jair Messias Bolsonaro
- Tutte le misure di isolamento adottate da governatori e sindaci sono sempre state volte a rallentare il contagio mentre gli ospedali si preparavano a ricevere respiratori e letti UTIS.
- Il nostro governo ha risposto a tutti con risorse e mezzi necessari. Inoltre creiamo i mezzi per preservare posti di lavoro e aiutiamo con 5 rate di 600,00 R$ un universo di 60 milioni di informali /" invisibili."
Nessun paese al mondo ha fatto come il Brasile. Conserviamo vite e posti di lavoro senza diffondere il panico, che porta anche depressione e morti. Ho sempre detto che la lotta contro il virus non può avere effetti collaterali peggio del virus stesso.
- A coloro che tifano contro l'idrossiclorochina, ma non presentano alternative, mi dispiace informarvi che sto bene con il suo uso e, con la grazia di Dio, vivrò ancora a lungo.