9 - vedere anche capitolo 7
Ma la pandemia in Cina è davvero finita come dicono i cinesi, io non credo, la certificazione della fine
dell'epidemia deve essere certicata dall'OMS e da una delegazione di medici dei maggiori paesi del Mondo,
tale organismo internazionale deve poter accedere a tutte le province cinesi ad esclusione di qualche area militare
Pechino mente sui morti? Quei 21 milioni di cellulari spenti...
Gabriel Carrer
marzo 2020
https://formiche.net/2020/03/morti-coro ... cellulari/ Sono ormai diversi giorni che l’Italia ha superato la Cina, epicentro del coronavirus, per numero di vittime (non di contagi). Ma possiamo davvero fidarci dei numeri del regime di Pechino? Ce lo eravamo chiesti su Formiche.net dopo che perfino il presidente statunitense Donald Trump era sembrato molto scettico e che alcuni media asiatici avevano raccontato di cifre “manipolate in tempo per la visita del presidente Xi Jinping”.
Ora a seminare nuovi e inquietanti dubbi ci ha pensato The Epoch Times, testata newyorchese fondata da un gruppo di cinesi associati ai Falun Gong e vicini all’amministrazione Trump. L’analisi ruota attorno alle utenze telefoniche: infatti, in Cina il cellulare è fondamentale per servizi come i biglietti dei treni e lo shopping ma anche per le pensioni. E da dicembre è obbligatoria la scansione facciale per confermare l’identità della persona che ha registrato l’utenza.
Come ha spiegato al giornale il commentatore Tang Jingyuan, non importa che cosa tu voglia fare, in Cina hai sempre bisogno di usare il cellulare. Soprattutto in tempo di coronavirus: “Il regime cinese richiede a tutti i cinesi di utilizzare il proprio cellulare per generare un codice sanitario. Solo con un codice sanitario verde è permesso ai cinesi di spostarsi in Cina ora. È impossibile per una persona cancellare il suo cellulare”, ha spiegato Tang Jingyuan.
Ma le autorità di Pechino il 19 marzo hanno dichiarato che il numero di utenze di telefoni cellulari cinesi è diminuito di 21 milioni negli ultimi tre mesi. Gli ultimi dati rilasciati dal ministero dell’Industria e della tecnologia informatica il 19 marzo scorso gettano lunghe ombre. Rispetto a tre mesi prima il numero di cellulari è calato di 21,03 milioni passando da oltre 1,60 miliardi a meno di 1,58. In diminuzione anche il numero di utenze fisse: da 190,83 milioni a 189,99, in calo di 840.000 unità. Anche guardando le statistiche di un anno prima c’è qualcosa che non torna: infatti, a febbraio 2019 sia le utenze fisse che quelle mobili erano in aumento (le prime di 6,6 milioni, le seconde di 24,37).
Tutto dipende da un calo demografico? No, visto che la popolazione cinese è aumentata nel 2019 di 4,67 milioni rispetto all’anno precedente superando 1,4 miliardi, stando alle statistiche ufficiali. Se il crollo di linee fisse può essere legato alla chiusura di aziende a causa della quarantena, difficili da spiegare sono i numeri dei cellulari. China Mobile, che ha il 60% del mercato, ha perso 0,862 milioni di utenti a gennaio e 7,254 a febbraio. China Telecom, invece, ne ha persi 0,43 e 5,6 milioni. China Unicom non ha ancora pubblicato i dati di febbraio ma a gennaio ha perso 1,186 milioni di utenti.
The Epoch Times – che dichiara di parlare del coronavirus come del CCP virus per le responsabilità del Partito comunista cinese – fa il paragone tra Italia e Cina, spiegando che, alla luce dei dati nel nostro Paese, il bilancio di Pechino appare “significativamente sottostimato”. Ci possono essere diverse spiegazioni del crollo di utenze mobili. Per esempio la decisione dei cinesi di abbandonare quelle usate per lavoro mantenendo soltanto quelle domestiche. Ma visto che il regime ha dichiarato che il 90% delle aziende del Paese, tranne che nell’Hubei, è tornata a lavorare a pieno ritmo, questa spiegazione perde quota. Inoltre, le scuole chiuse e la scelta della tele-didattica avrebbero dovuto sostenere un aumento delle utenze.
Ricordate Li Zehua, ex giornalista di CCTV arrestato dai servizi di sicurezza cinesi? Prima che venisse arrestato e fatto sparire era andato nella comunità di Baibuting di Wuhan, un’area colpita in modo particolarmente duro dall’epidemia. Aveva trasmesso in streaming una storia il 18 febbraio da un crematorio: spiegava come gli inservienti venivano assunti ad alti salari per trasportare i cadaveri.
La mancanza di trasparenza da parte del governo di Pechino ha già causato l’esplosione dell’epidemia in tutto il mondo. Ora lascia che crescano dubbi sulla sorte di quei 21 milioni di cinesi.
Il dominio cinese sull’Europa mascherato dall’aiuto umanitario
Domenico Letizia
23bmarzo 2020
http://www.opinione.it/politica/2020/03 ... erzi-cctv/ “Siamo venuti per ricambiare gli aiuti ricevuti”, ha dichiaro il presidente della Croce Rossa cinese, Yang Huichuan, che ha guidato il team di medici ed esperti giunto dalla Cina con un carico di “aiuti”. “Con noi abbiamo portato 31 tonnellate di materiali, tra cui macchinari per la respirazione, tute, mascherine e protezioni, oltre ad alcuni medicinali antivirus e campioni di plasma”, hanno ribadito le autorità cinesi giunte nel nostro paese. Impressionante il post pubblicato sul profilo Facebook dell’ambasciata cinese in Italia: “Il Governo cinese è pronto a fare la sua parte in segno di profondo ringraziamento verso l’Italia che ha aiutato il Paese nel momento del bisogno”.
Grazie all’Italia e alla complicità di altri paesi in Europa, uno dei regimi più spietati al mondo, che applica la pena capitale e vende organi umani ai ricchi del pianeta, appare come il salvatore della patria e della salute dei cittadini. La Cina vuole mostrarsi come il campione vittorioso sul Covid-19, mettendo a disposizione “la sua esperienza”, “i suoi materiali sanitari e i suoi dottori” al mondo, mentre in Cina il virus, dichiarano, è oramai debellato. Le organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani continuano a ricevere notizie di alcune province del nord e dell’est del Paese asiatico dove vi sono casi di nuovi contagi, che non appaiono nelle statistiche ufficiali e le autorità cinesi continuano a raccontare la favola di aver sconfitto tutto.
Intanto, le istituzioni italiane, e molti cittadini, dimenticano la gravità di questa epidemia, taciuta già a novembre dalla Cina e fino alla fine di gennaio, minacciando e facendo sparire chiunque osi mettere in guardia dal pericolo imminente. Il caso di Li Zehua, blogger ed ex giornalista cinese della Cctv che ha documentato l’assenza di trasparenza e la propaganda del Partito comunista cinese nella gestione dell’emergenza del Covid-19 e di cui da giorni non si hanno più tracce, riaccende i riflettori sulla manipolazione e sulla falsificazione dell’informazione da parte del governo cinese, ma tali notizie non sono diffuse sulla stampa nazionale e dalla nostra classe politica che continua ad osannare il miracolo e la perfezione cinese. Decisioni che pagheremo care. Dalla Sars in poi la Cina ha nascosto, censurato e truccato i dati sulla sanità pubblica, impedendo di reagire in tempo grazie al suo dominio delle agenzie Onu. “E’ triste, oltre che incredibile, pensare che l’Italia sia stata il primo Paese in Europa ad aprire l’intero continente alla Via della Seta e alla dominazione economica, politica e strategica cinese.
Stupisce, inoltre, che all’indomani di un’immensa crisi sanitaria di origine cinese, nessuno da Roma abbia lontanamente suggerito agli “amici” a Pechino di fornire all’Italia e all’Europa tutti i dati e le informazioni rilevanti per contenere il contagio”, ha scritto in un articolo, pubblicato dalla rivista Formiche, l’ambasciatore Giulio Terzi, già ministro degli Esteri. Appelli che restano inascoltati, per l’emergere della propaganda del regime di Pechino e con il beneplacito e lasciapassare dell’attuale esecutivo in Italia. In un clima di emergenza nazionale come quello che viviamo, sarebbe opportuno non farci prendere in giro da Pechino, ma purtroppo il diritto alla conoscenza viene nuovamente negato ai cittadini. La Cina pretende di investire per acquisire il pieno controllo di reti strategiche nell’energia, trasporti, economia digitale in Europa e in America, ma vieta gli investimenti stranieri nelle stesse reti in Cina; Pechino esige che Huawei entri nel nostro 5G, una dimensione che aumenta di mille volte la potenza di internet, per dominare la gestione e il flusso dei nostri dati, ma blinda rigorosamente tutto il cyberspazio cinese alle società di telecomunicazioni europee e americane.
Un quadro della situazione viene fornito dall’organizzazione non governativa “Freedom House”, nel rapporto annuale sullo stato della libertà di Internet “Freedom on the Net 2018”, che sui 65 paesi valutati ha piazzato la Cina all’ultimo posto. Pechino pretende in ogni campo del mondo “diritti esclusivi” e il Governo italiano, più di ogni altro Governo europeo, si precipita a darli. Il paese modello della violazione dei diritti umani e dello stato di diritto è elogiato dalla nostra oramai barcollante democrazia.
Tentiamo di comprendere il “modello cinese”. Uno dei pilastri su cui poggia il raccapricciante regime comunista cinese è l’espianto forzato e illegale di organi da persone appartenenti a gruppi etnici o religiosi perseguitati. Talvolta al momento dell’espianto i prigionieri sono ancora vivi. Autorevoli voci che hanno denunciato tali soprusi quali David Matas, avvocato per i diritti umani di fama mondiale, autore e ricercatore che vive a Winnipeg, in Canada, David Kilgour, già ministro del governo canadese, parlamentare, pubblico ministero, avvocato, autore, giornalista e difensore dei diritti umani e Antonio Stango, presidente della Federazione italiana diritti umani (Fidu) sono tra coloro che inascoltati descrivono la realtà di tale modello. Il prelievo di organi è pianificato dai militari, le vittime sono per lo più criminali condannati a morte e innocenti praticanti del Falun Gong.
Centinaia di migliaia di praticanti sono stati imprigionati illegalmente nel vasto sistema carcerario cinese, dopo che il regime comunista ha lanciato una campagna persecutoria su scala nazionale contro di loro nel 1999. A quel tempo, il numero dei praticanti era di circa 70-100 milioni e da allora vengono brutalmente perseguitati ancora oggi. Questo è il “modello” che le istituzioni italiane continuano ad elogiare, senza mai richiamare l’attenzione internazionale sulla violazione dei diritti fondamentali e la persecuzione che le minoranze ricevono in Cina. Il virus ha cancellato decenni di battaglie per i diritti umani, ergendo il modello cinese ad esempio per l’intero globo. Ridisegnare la geopolitica dell’Europa, della nostra penisola e del suo rapporto con l’Occidente è l’obiettivo di molti protagonisti dell’attualità. Addio alla liberal-democrazia, addio alla difesa dello stato di diritto, dei diritti umani e del diritto alla conoscenza.
L’attualità geopolitica vuole l’emergere di nuovi legami con i dispotismi, dipingendo il protagonismo cinese come salvezza del mondo. Un disegno geopolitico che sembra aver avuto il suo effetto sperato. Nessuno che osi mettere in discussione la messianica Cina e la voglia del regime di fare affari, anziché beneficenza, avendo a disposizione alcune delle migliori aziende di prodotti sanitari del mondo. L’applicazione concreta e morale della “Via della seta”, dimenticando che i principi democratici si reggono sul rispetto dei diritti del cittadino, della stampa e delle libertà civili, quelle libertà che la Cina soffoca nel sangue, applicando spesso la pena capitale per chi osa dissentire all’autorità imposta.
I molti bluff del successo cinese nella lotta al virus
Stefano Magni
22 marzo 2020
https://lanuovabq.it/it/i-molti-bluff-d ... Y.facebookLa Cina è vicina, da quando è scoppiata l’epidemia di coronavirus da Wuhan, è ancora più vicina. Esperti cinesi suggeriscono misure draconiane in Lombardia, Huawei rilancia la cooperazione su 5G e si parla di "Via della Salute" oltre a quella "della Seta". Ma quanto è reale e quanto è gonfiato il successo cinese nella lotta al virus?
La Cina è vicina, da quando è scoppiata l’epidemia di coronavirus da Wuhan, è ancora più vicina. In Lombardia, al fianco del governatore della Lombardia, Attilio Fontana, sono comparsi i medici esperti inviati dalla Cina, che in conferenza stampa hanno detto che “c’è ancora troppa gente in giro” e che noi italiani abbiamo “ancora molto da imparare”. E da chi, se non dal regime totalitario più intrusivo del mondo, capace di catalogare i suoi cittadini con tecnologia a riconoscimento facciale? La conferenza stampa cinese a Milano fa parte di un’offensiva dell’informazione della Cina, che attualmente si considera come il primo Paese in grado di sconfiggere del tutto il nuovo morbo. Ma quanto fondate sono le informazioni di Pechino e quanto il loro modello è effettivamente efficace?
La Cina invia esperti, know-how e materiali biologici utili a contenere il contagio. E non c’è che rendergliene merito. Ma tutto ha un prezzo e sta entrando nel lessico politico una nuova definizione: la “Via della Salute”, nuova partnership italiana cinese, seguito naturale della Via della Seta, dove è inevitabilmente la Cina a far la parte del leone. Il premier Conte è sempre al centro della tessitura di questi rapporti. L’amministrazione delegato di Huawei Italia, Thomas Miao, parla della partnership in termini politici oltre che economici, rilanciando l’idea della cooperazione fra Roma e Pechino per la costituzione dell’infrastruttura del 5G (la nuova rete ultra-rapida). Anche per il 5G, la lotta cinese al virus viene citata come esempio: “A Wuhan l’efficace scambio di dati è stato un fattore cruciale per controllare l’epidemia – dichiarava Miao - poiché ha supportato le funzioni ordinarie, nonché servizi come la raccolta di dati, la diagnosi e il monitoraggio da remoto, la trasmissione di immagini ad alta risoluzione, una migliore collaborazione tra ospedali”. Il 5G è un settore sensibile, perché facilmente “militarizzabile”, perché chi ne controlla l’infrastruttura potrebbe, in un futuro non troppo lontano, dominare sui futuri campi di battaglia. Per questo motivo, l’amministrazione Trump boicotta i progetti di 5G della Huawei e fa pressioni su quei governi che l’accettano come partner privilegiato. L’Italia non è esclusa da eventuali ritorsioni.
In sostanza, la Cina cavalca il successo della sua lotta al virus, non solo per esportare medici e know how, ma anche il fior fiore dei suoi progetti, politici molto più che economici. Ma alla fine, è vero che la Cina abbia avuto così successo nella lotta al Covid-19? Da questa settimana, gli organi di stampa ufficiali di Pechino riportano “nessuna ulteriore infezione da coronavirus” nella città di Wuhan, da dove tutto è partito. Anche i “contagi domestici”, cioè da persona a persona all’interno dei confini cinesi, sono arrivati ufficialmente a zero. Dunque ci si prepara a contrastare i casi di ritorno, europei e americani. E questo sarà certamente premessa per un’ulteriore chiusura e controllo alle dogane. Tuttavia è molto dubbio che la Cina (1 miliardo e mezzo di abitanti, tre mesi di epidemia) abbia meno morti rispetto all’Italia (60 milioni di abitanti, un mese di epidemia). Secondo l’antropologo Steven Mosher, i successi vantati dal Partito non possono essere considerati credibili. Se fossero veri i dati forniti da Pechino “sarebbe la più rapida fine di una pandemia in tutta la storia umana”. Ma: “quel che i vertici comunisti stanno facendo è molto più semplice: stanno ordinando di smettere di diagnosticare casi e di riportare nuovi casi di infezione. Dalla notte a giorno i nuovi casi sono arrivati a zero”. A supporto della sua tesi, Mosher cita due casi: “Ci sono prove che amministrazioni locali hanno deliberatamente sottostimato il numero dei pazienti risultati positivi al virus. Non è chiaro se lo facciano su impulso di una direttiva nazionale o, semplicemente, per conformarsi alla narrazione ufficiale”. Inoltre: “Almeno un governo di provincia sta chiedendo a tutti gli uffici amministrativi di distruggere tutti i ‘dati e documenti’ che possano aver ricevuto riguardanti l’epidemia”.
La Cina comunista, dunque, starebbe gonfiando i suoi successi per ottenere più credito all’estero, anche per far dimenticare le sue tremende responsabilità per lo scoppio e la diffusione dell’epidemia da Wuhan al resto del mondo. Secondo uno studio dell’Università di Southampton, se le autorità cinesi fossero intervenute drasticamente per contenere il virus tre settimane prima, il numero di casi si sarebbe ridotto del 95%. Va ricordato, invece, che le autorità si sono mosse con almeno un mese di ritardo rispetto alla segnalazione dei primi casi polmonite causata da un virus “simile alla Sars” e hanno tenuto coperte tutte le informazioni fino all’ultima settimana di gennaio.
Se poi la Cina fosse davvero un modello, perché sta allontanando un gran numero di giornalisti stranieri, americani in particolar modo? Perché dopo aver ritirato gli accrediti a tre reporter del Wall Street Journal, ha annunciato l’espulsione di giornalisti del New York Times, Washington Post e Voice of America. La causa, in teoria, è una risposta alle nuove regole, imposte da Washington, che chiedono agli organi di informazione cinesi (di Stato) di registrarsi come enti diplomatici. Ma reciprocità vorrebbe un regolamento analogo anche per le testate americane: solo Voice of America è “pubblica” ed equiparabile agli organi di stampa cinesi negli Usa, le altre sono testate indipendenti. Quindi non è solo una richieste di registrarsi come ente diplomatico, è una forma di censura. E il motivo potrebbe essere proprio la loro narrazione dell’epidemia, che contrasta con quella che il Partito vuol promuovere nel mondo.
Coronavirus, media Hong Kong: a Wuhan negati i test a pazienti con sintomi per confermare fine dell'emergenza - La Stampa
23 marzo 2020
https://www.lastampa.it/esteri/2020/03/ ... 1.38628815 A Wuhan i pazienti potenzialmente affetti dal Covid-19 vengono respinti dagli ospedali senza essere sottoposti ai test. È quanto afferma RTHK, emittente di Hong Kong, spiegando come questa procedura risponda a un “trattamento politico” piuttosto che a un trattamento medico. Attuato per confermare i dati ufficiali forniti da Pechino secondo cui non ci sono stati nuovi contagi locali e sono stati ridotti quelli importati dall’esterno.
La città, esteso capoluogo della provincia di Hubei, nella Cina Centrale, è stato l'epicentro dell'epidemia di Covid-19, i cui primi focolai potrebbero essere nati ben prima di dicembre, secondo alcuni esperti, per poi diventare una pandemia mondiale. Ora i funzionari del Dragone sostengono che l’area sta tornando alla normalità. Le autorità di Wuhan hanno già chiuso i dieci ospedali temporanei che sono stati allestiti dopo che quelli operativi erano stati inondati di pazienti. Le strutture stavano eseguendo test su persone che mostravano sintomi lievi, ma i funzionari locali del Partito comunista dicono che gli esami non sono più necessari poiché il numero di nuove infezioni è diminuito drasticamente.
Non è così per i residenti, come Wan (questo il nome con cui si è presentato a RTHK), il quale ha spiegato che la madre 70 enne ha avuto una ricaduta di influenza con polmonite dopo essere stata dimessa dall'ospedale, ora è isolata in un albergo. Afferma che nessuna struttura sanitaria è disposta ad ammetterla perché non era risultata precedentemente positiva . “Non può uscire di casa poiché è ancora in vigore un blocco e le autorità sanitarie locali le hanno solo detto di aspettare - spiega Wan - Mi sento impotente".
Altri residenti di Wuhan hanno riportato esperienze simili. Un membro di un gruppo di volontari ha detto che sua madre, che è in ospedale con un problema cardiaco, ha visto i pazienti affetti da Coronavirus allontanati dal personale. Un altro testimone, Zhang Yi, sostiene la ragion di Stato impone alle autorità di dire che non ci sono state nuove infezioni locali: "Questo è un trattamento politico, non un trattamento medico".
Decine di migliaia di persone a Wuhan sono state contagiate dal virus dall'inizio dell’epidemia, i dati ufficiali mostrano che oltre 2.500 pazienti in città sono morti a causa della malattia. Un cittadino di nome Ding Ding, la cui la madre morì di Covid-19, ha criticato il governo per non aver avvertito dell'epidemia e per aver persino sostenuto che non vi erano prove di trasmissione da uomo a uomo fino a metà gennaio. Ha dichiarato che il governo è responsabile della morte di sua madre e ha in programma di intentare un'azione legale per risarcimento. "La nostra famiglia è la vittima, chiederemo un risarcimento", ha detto. Una Ong locale ha anche formato un team legale per aiutare i pazienti con Coronavirus o le loro famiglie a presentare denunce civili contro il governo.
Coronavirus, Ebola, Sars e influenza suina messe a confronto: quale virus si è diffuso e ha ucciso di più
"Il governo cinese ha una lunga storia di manipolazione o censura delle statistiche, nonché intimidazioni e detenzioni di persone che mettono in discussione pubblicamente numeri ufficiali. Se il servizio di RTHK si rivelasse accurato, confermerebbe che le autorità cinesi stanno ricorrendo a pratiche del passato per omettere e nascondere informazioni che contestano la narrativa ufficiale sulla risposta del governo cinese alla pandemia di COVID-19”, spiega in una nota a La Stampa Louis Charbonneau, direttore dell’ufficio delle Nazioni Unite di Human Rights Watch. “Il governo cinese dovrebbe essere onesto e trasparente con i suoi numeri. Dovrebbe consentire e incoraggiare l'impegno della società civile e i rapporti dei media nel gestire questa crisi che mette a rischio la salute pubblica”.
Ecco la dimostrazione del perché è inutile lavarsi le mani senza seguire le linee guida
CINA Wuhan, lunghe code per prendere le ceneri dei morti da coronavirus. I dubbi sulle cifre
AsiaNews.it
27 marzo 2020
http://www.asianews.it/notizie-it/Wuhan ... 49673.html Durante l’epidemia i morti sono stati cremati subito, senza cerimonie e senza precisare le cause della morte. Ora i familiari attendono di seppellire le urne contenenti le ceneri degli estinti. Nella sola Wuhan saranno distribuite circa 45mila urne. Il numero dei morti da coronavirus in Cina è volutamente sottostimato. Nei giorni del picco dell’epidemia i forni crematori hanno lavorato per 19 ore al giorno. Scomparsi i giornalisti Li Zehua, Fang Bin, Chen Qiushi. Foto e video delle code ai Funeral Parlour e ai cimiteri vengono oscurati sui social.
Wuhan (AsiaNews) – Centinaia, forse migliaia di persone stanno facendo lunghe code davanti agli uffici dei Funeral Parlour [sale dei funerali] di Wuhan per raccogliere le urne con le ceneri dei loro defunti, morti nell’epidemia da coronavirus, durante l’isolamento forzato della città.
Tutti coloro che sono morti durante l’epidemia sono stati cremati subito, senza alcuna cerimonia funebre e senza precisare le cause della morte. I familiari hanno dovuto aspettare l’avviso delle autorità per andare a recuperare le ceneri dei loro estinti.
Colpita anche da una profonda crisi economica, la Cina sta spingendo per far tornare alla normalità il Paese, e ha programmato la riapertura delle comunicazioni a Wuhan per l’8 aprile. Un segno di questa “normalità” è il ritiro delle ceneri da parte dei parenti in preparazione alla festa del Qingming, il 4 aprile prossimo, quando si onorano le tombe dei defunti.
Le code e i morti
Le lunghe code davanti ai Funeral Parlour fanno emergere la domanda su quanti sono davvero i morti a causa del coronavirus. Finora la Cina ha dichiarato solo 3298 morti.
Una foto diffusa ieri sui social (v. foto) mostra una lunga fila fuori del Funeral Parlour di Hankow, un quartiere di Wuhan. I commenti online dicono che la gente ha dovuto aspettare per ore, mentre poliziotti della pubblica sicurezza e in borghese vigilavano che nessuno prendesse delle foto. Per prendere le ceneri dei loro defunti, i familiari dovevano essere scortati da membri dello staff del Funeral Parlour o da persone dell’amministrazione cittadina. I commenti parlano di “un modo di sorveglianza”.
La rivista Caixin nota che la coda fuori del Funeral Parlour di Hankow è lunga circa 200 metri; migliaia di urne vuote per contenere le ceneri sono state scaricate da un camion e accatastate nel Funeral Parlour.
Un’altra “sala per funerali” a Wuchang (altro quartiere di Wuhan) ha annunciato che i familiari possono venire a ritirare le urne con le ceneri dal 23 marzo. Il Funeral Parlour prevede di distribuirne 500 al giorno, fino al Qingming. Questo significa circa 6500 urne per tutto questo periodo.
Wuhan ha sette Funeral Parlour: se si calcola che ognuno di essi distribuirà urne con lo stesso ritmo di quello di Wuchang, si arriva fino a 45.500 urne per la sola città di Wuhan.
Forse non tutte queste morti possono essere ascritte al coronavirus, ma è quasi certo che le cifre ufficiali sono sottostimate di proposito.
Un giornalista di Caixin ha detto a suo tempo che in febbraio i forni crematori dei Funeral Parlour hanno lavorato per 19 ore al giorno.
Li Zehua, un ex presentatore televisivo della CCTV, venuto come free lance a Wuhan per riportare sull’epidemia, è stato arrestato e da oltre un mese non si sa nulla di lui. Sono scomparsi altri due giornalisti, Fang Bin e Chen Qiushi: anch’essi stavano lavorando a Wuhan. Li Zehua aveva riportato una sua visita al Funeral Parlour di Qingshan dalle 10 alle 11 di sera del 19 febbraio e aveva scoperto che i forni crematori erano ancora in funzione.
Nella rete sono apparsi anche dei video che mostravano lunghe code di gente fuori del cimitero di Biandanshan, in attesa di seppellire le ceneri dei loro defunti. Ma anche queste foto e video sono stati censurati e fatti scomparire.
Forse non si saprà mail il numero esatto di vittime da coronavirus. Durante i giorni del picco dell’epidemia a Wuhan, il sistema sanitario è collassato e molti pazienti non hanno avuto la possibilità di essere ricoverati in ospedale. Essi sono morti prima di qualunque diagnosi e sono stati cremati senza essere inclusi nelle statistiche ufficiali.
Intelligence Usa: la Cina ha mentito sui numeri del coronavirus
Alberto Battaglia
2 Aprile 2020
https://www.wallstreetitalia.com/intell ... oronavirus La Cina avrebbe nascosto volontariamente i veri numeri sulla diffusione dell’epidemia di coronavirus nel Paese, limando sia le cifre sui contagi sia quelle relative ai decessi. Lo affermano tre fonti riservate dell’intelligence americana all’agenzia Bloomberg. I servizi segreti Usa avrebbero stilato un report dettagliato secondo il quale la Cina avrebbe agito deliberatamente per fornire edulcorata sulla situazione, in realtà assai più grave.
Il documento americano è ancora secretato, ragione per la quale le fonti hanno deciso di parlare solo in forma anonima. Secondo quanto riferito nella conferenza stampa della Casa Bianca, la presidenza Usa non avrebbe ricevuto alcun report dall’intelligence in merito ai numeri del contagio in Cina.
I numeri cinesi a confronto
Al momento la Cina ha riportato poco più di 82.300 casi, circa la metà di quelli attualmente rilevati negli Stati Uniti. “Il loro numeri sembrano essere un po’ ottimisti, e sono gentile quando lo dico”, aveva commentato il presidente Trump durante il briefing quotidiano sul coronavirus alla Casa Bianca.
“La realtà è che avremmo potuto agire meglio se la Cina fosse stata più disponibile”, ha affermato il vicepresidente Usa, Mike Pence, alla Cnn, “ciò che appare evidente ora è che molto prima che il mondo apprendesse a dicembre che la Cina stava affrontando questo [problema], l’epidemia era una una realtà in Cina”.
“L’affermazione secondo cui gli Stati Uniti avrebbero più morti per coronavirus della Cina è falsa”, ha dichiarato a Bloomberg il senatore Ben Sasse, “senza commentare alcuna informazione classificata, questo era dolorosamente ovvio: il Partito Comunista Cinese ha mentito, sta mentendo e continuerà a mentire sul coronavirus per proteggere il regime”.
Anche il confronto con i numeri italiani invita una riflessione. L’Italia, con oltre 110mila casi confermati supera di quasi 30mila contagi la Cina, la cui popolazione è 23 volte superiore a quella italiana. Se la Cina avesse avuto una diffusione del virus paragonabile a quella italiana (un confronto numerico e non un’illazione) i casi non sarebbero meno di 25 milioni.
FROM CHINA WITH LOVE
Niram Ferretti
5 aprile 2020
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063 La Cina ci ha appestato. No, ci ha salvato. La salvezza viene dai cinesi. Nessuno dica che non si potrà, dopo che questa emergenza sarà passata, riabbracciare un cinese. Sarà un dovere morale farlo, un imperativo.
Dopo tutto quello che hanno fatto per puro spirito di solidarietà.
"Xi Jinping!"
"Xi Jinping!"
"Xi Jinping!"
Scandiremo il suo nome augusto con devozione, riconoscenza, stupore. D'altronde, la via della Seta era già stata avviata. Il Sol dell'avvenire brilla in Cina.
Stupendi, tutti chinati e proni di fronte alla munificenza sanitaria cinese; che il Partito abbia nascosto l'epidemia, che ancora oggi non si sappia con certezza dove e come si sia originato il virus, che abbia costretto Li Wenliang il primo medico cinese a lanciare l'allerta. a una confessione come fosse un criminale, per poi riabiitarlo post mortem, tutto questo è sparito dalla scena.
Ora si celebrano i fasti cinesi in ambito sanitario, grande e nuovo campo in cui il paese del Dragone conta di fare, e sta già facendo, grossi affari. Business is business e anche una pandemia può diventare l'occasione di uno straordinario spin off e i cinesi, va detto, ci sanno fare assai.
Per assommare gaudio a gaudio la Cina è entrata nel panel del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU, dove avrà un ruolo chiave nella scelta degli investigatori sulla violazione dei diritti umani, compresi gli osservatori globali sulla libertà di parola, la tutela della salute (sì, la tutela della salute,) le sparizioni forzate e la detenzione arbitaria.
Joseph Stalin, Baffone, è stato fino alla sua morte considerato come un grande benefattore dell'umanità per essere stato determinante nello sconfiggere il mostro nazista. Storia nota. l'Unione Sovietica rappresentava il bene e il progresso malgrado gli orrori che celava e che, molto lentamente sono venuti a galla, uno dopo l'altro.
La Seconda guerra mondiale fu l'occasione ghiotta dell'ex alleato di Hitler di mostrarsi come il Liberatore a cui prostrarsi con imperitura gratitudine.
Xi Jinping sta riuscendo in un capolavoro maggiore. Al vertice del partito che ha cercato di insabbiare il coronavirus, a capo del paese in cui esso ha avuto origine ("It comes from China", ha ricordato un imperterrito Trump alla reporter che lo rimproverava per definire il virus, "The Chinese virus"), ora si propone come il grande benefattore.
Ma questo è nulla, il fatto è che è considerato tale, è persino riuscito a fare dell'OMS un megafono della propria propaganda tesa a mostrare al mondo l'efficienza del "modello cinese", quello che funzionerebbe meglio.
E mentre l'Occidente annaspa e arranca in virtù del virus venuto dalla Cina, la Cina avanza a larghi passi, radiosamente sorridente.
VIGILARE SULLA SALUTE
Niram Ferretti
5 aprile 2020
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063Per assommare gaudio a gaudio la Cina è entrata nel panel del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU, dove avrà un ruolo chiave nella scelta degli investigatori sulle violazioni dei diritti umani, compresi gli osservatori globali sulla libertà di parola, la tutela della salute, le sparizioni forzate e la detenzione arbitaria.
In pieno coronavirus avere dato alla Cina un ruolo chiave nella sovraintendenza sugli osservatori globali per la tutela della salute è come se all'epoca dei fatti di Marcinelle fosse stata data a Marc Dutroux la tutela di un gruppo di ragazze minorenni.
Ma così è, in un mondo che sembra governato da Aristofane.