Cina e virus

Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » mar apr 28, 2020 10:23 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » mar apr 28, 2020 10:23 pm

9 - vedere anche capitolo 7

Ma la pandemia in Cina è davvero finita come dicono i cinesi, io non credo, la certificazione della fine
dell'epidemia deve essere certicata dall'OMS e da una delegazione di medici dei maggiori paesi del Mondo,
tale organismo internazionale deve poter accedere a tutte le province cinesi ad esclusione di qualche area militare




Pechino mente sui morti? Quei 21 milioni di cellulari spenti...
Gabriel Carrer
marzo 2020

https://formiche.net/2020/03/morti-coro ... cellulari/

Sono ormai diversi giorni che l’Italia ha superato la Cina, epicentro del coronavirus, per numero di vittime (non di contagi). Ma possiamo davvero fidarci dei numeri del regime di Pechino? Ce lo eravamo chiesti su Formiche.net dopo che perfino il presidente statunitense Donald Trump era sembrato molto scettico e che alcuni media asiatici avevano raccontato di cifre “manipolate in tempo per la visita del presidente Xi Jinping”.

Ora a seminare nuovi e inquietanti dubbi ci ha pensato The Epoch Times, testata newyorchese fondata da un gruppo di cinesi associati ai Falun Gong e vicini all’amministrazione Trump. L’analisi ruota attorno alle utenze telefoniche: infatti, in Cina il cellulare è fondamentale per servizi come i biglietti dei treni e lo shopping ma anche per le pensioni. E da dicembre è obbligatoria la scansione facciale per confermare l’identità della persona che ha registrato l’utenza.

Come ha spiegato al giornale il commentatore Tang Jingyuan, non importa che cosa tu voglia fare, in Cina hai sempre bisogno di usare il cellulare. Soprattutto in tempo di coronavirus: “Il regime cinese richiede a tutti i cinesi di utilizzare il proprio cellulare per generare un codice sanitario. Solo con un codice sanitario verde è permesso ai cinesi di spostarsi in Cina ora. È impossibile per una persona cancellare il suo cellulare”, ha spiegato Tang Jingyuan.

Ma le autorità di Pechino il 19 marzo hanno dichiarato che il numero di utenze di telefoni cellulari cinesi è diminuito di 21 milioni negli ultimi tre mesi. Gli ultimi dati rilasciati dal ministero dell’Industria e della tecnologia informatica il 19 marzo scorso gettano lunghe ombre. Rispetto a tre mesi prima il numero di cellulari è calato di 21,03 milioni passando da oltre 1,60 miliardi a meno di 1,58. In diminuzione anche il numero di utenze fisse: da 190,83 milioni a 189,99, in calo di 840.000 unità. Anche guardando le statistiche di un anno prima c’è qualcosa che non torna: infatti, a febbraio 2019 sia le utenze fisse che quelle mobili erano in aumento (le prime di 6,6 milioni, le seconde di 24,37).

Tutto dipende da un calo demografico? No, visto che la popolazione cinese è aumentata nel 2019 di 4,67 milioni rispetto all’anno precedente superando 1,4 miliardi, stando alle statistiche ufficiali. Se il crollo di linee fisse può essere legato alla chiusura di aziende a causa della quarantena, difficili da spiegare sono i numeri dei cellulari. China Mobile, che ha il 60% del mercato, ha perso 0,862 milioni di utenti a gennaio e 7,254 a febbraio. China Telecom, invece, ne ha persi 0,43 e 5,6 milioni. China Unicom non ha ancora pubblicato i dati di febbraio ma a gennaio ha perso 1,186 milioni di utenti.

The Epoch Times – che dichiara di parlare del coronavirus come del CCP virus per le responsabilità del Partito comunista cinese – fa il paragone tra Italia e Cina, spiegando che, alla luce dei dati nel nostro Paese, il bilancio di Pechino appare “significativamente sottostimato”. Ci possono essere diverse spiegazioni del crollo di utenze mobili. Per esempio la decisione dei cinesi di abbandonare quelle usate per lavoro mantenendo soltanto quelle domestiche. Ma visto che il regime ha dichiarato che il 90% delle aziende del Paese, tranne che nell’Hubei, è tornata a lavorare a pieno ritmo, questa spiegazione perde quota. Inoltre, le scuole chiuse e la scelta della tele-didattica avrebbero dovuto sostenere un aumento delle utenze.

Ricordate Li Zehua, ex giornalista di CCTV arrestato dai servizi di sicurezza cinesi? Prima che venisse arrestato e fatto sparire era andato nella comunità di Baibuting di Wuhan, un’area colpita in modo particolarmente duro dall’epidemia. Aveva trasmesso in streaming una storia il 18 febbraio da un crematorio: spiegava come gli inservienti venivano assunti ad alti salari per trasportare i cadaveri.

La mancanza di trasparenza da parte del governo di Pechino ha già causato l’esplosione dell’epidemia in tutto il mondo. Ora lascia che crescano dubbi sulla sorte di quei 21 milioni di cinesi.



Il dominio cinese sull’Europa mascherato dall’aiuto umanitario
Domenico Letizia
23bmarzo 2020

http://www.opinione.it/politica/2020/03 ... erzi-cctv/

“Siamo venuti per ricambiare gli aiuti ricevuti”, ha dichiaro il presidente della Croce Rossa cinese, Yang Huichuan, che ha guidato il team di medici ed esperti giunto dalla Cina con un carico di “aiuti”. “Con noi abbiamo portato 31 tonnellate di materiali, tra cui macchinari per la respirazione, tute, mascherine e protezioni, oltre ad alcuni medicinali antivirus e campioni di plasma”, hanno ribadito le autorità cinesi giunte nel nostro paese. Impressionante il post pubblicato sul profilo Facebook dell’ambasciata cinese in Italia: “Il Governo cinese è pronto a fare la sua parte in segno di profondo ringraziamento verso l’Italia che ha aiutato il Paese nel momento del bisogno”.

Grazie all’Italia e alla complicità di altri paesi in Europa, uno dei regimi più spietati al mondo, che applica la pena capitale e vende organi umani ai ricchi del pianeta, appare come il salvatore della patria e della salute dei cittadini. La Cina vuole mostrarsi come il campione vittorioso sul Covid-19, mettendo a disposizione “la sua esperienza”, “i suoi materiali sanitari e i suoi dottori” al mondo, mentre in Cina il virus, dichiarano, è oramai debellato. Le organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani continuano a ricevere notizie di alcune province del nord e dell’est del Paese asiatico dove vi sono casi di nuovi contagi, che non appaiono nelle statistiche ufficiali e le autorità cinesi continuano a raccontare la favola di aver sconfitto tutto.

Intanto, le istituzioni italiane, e molti cittadini, dimenticano la gravità di questa epidemia, taciuta già a novembre dalla Cina e fino alla fine di gennaio, minacciando e facendo sparire chiunque osi mettere in guardia dal pericolo imminente. Il caso di Li Zehua, blogger ed ex giornalista cinese della Cctv che ha documentato l’assenza di trasparenza e la propaganda del Partito comunista cinese nella gestione dell’emergenza del Covid-19 e di cui da giorni non si hanno più tracce, riaccende i riflettori sulla manipolazione e sulla falsificazione dell’informazione da parte del governo cinese, ma tali notizie non sono diffuse sulla stampa nazionale e dalla nostra classe politica che continua ad osannare il miracolo e la perfezione cinese. Decisioni che pagheremo care. Dalla Sars in poi la Cina ha nascosto, censurato e truccato i dati sulla sanità pubblica, impedendo di reagire in tempo grazie al suo dominio delle agenzie Onu. “E’ triste, oltre che incredibile, pensare che l’Italia sia stata il primo Paese in Europa ad aprire l’intero continente alla Via della Seta e alla dominazione economica, politica e strategica cinese.

Stupisce, inoltre, che all’indomani di un’immensa crisi sanitaria di origine cinese, nessuno da Roma abbia lontanamente suggerito agli “amici” a Pechino di fornire all’Italia e all’Europa tutti i dati e le informazioni rilevanti per contenere il contagio”, ha scritto in un articolo, pubblicato dalla rivista Formiche, l’ambasciatore Giulio Terzi, già ministro degli Esteri. Appelli che restano inascoltati, per l’emergere della propaganda del regime di Pechino e con il beneplacito e lasciapassare dell’attuale esecutivo in Italia. In un clima di emergenza nazionale come quello che viviamo, sarebbe opportuno non farci prendere in giro da Pechino, ma purtroppo il diritto alla conoscenza viene nuovamente negato ai cittadini. La Cina pretende di investire per acquisire il pieno controllo di reti strategiche nell’energia, trasporti, economia digitale in Europa e in America, ma vieta gli investimenti stranieri nelle stesse reti in Cina; Pechino esige che Huawei entri nel nostro 5G, una dimensione che aumenta di mille volte la potenza di internet, per dominare la gestione e il flusso dei nostri dati, ma blinda rigorosamente tutto il cyberspazio cinese alle società di telecomunicazioni europee e americane.

Un quadro della situazione viene fornito dall’organizzazione non governativa “Freedom House”, nel rapporto annuale sullo stato della libertà di Internet “Freedom on the Net 2018”, che sui 65 paesi valutati ha piazzato la Cina all’ultimo posto. Pechino pretende in ogni campo del mondo “diritti esclusivi” e il Governo italiano, più di ogni altro Governo europeo, si precipita a darli. Il paese modello della violazione dei diritti umani e dello stato di diritto è elogiato dalla nostra oramai barcollante democrazia.

Tentiamo di comprendere il “modello cinese”. Uno dei pilastri su cui poggia il raccapricciante regime comunista cinese è l’espianto forzato e illegale di organi da persone appartenenti a gruppi etnici o religiosi perseguitati. Talvolta al momento dell’espianto i prigionieri sono ancora vivi. Autorevoli voci che hanno denunciato tali soprusi quali David Matas, avvocato per i diritti umani di fama mondiale, autore e ricercatore che vive a Winnipeg, in Canada, David Kilgour, già ministro del governo canadese, parlamentare, pubblico ministero, avvocato, autore, giornalista e difensore dei diritti umani e Antonio Stango, presidente della Federazione italiana diritti umani (Fidu) sono tra coloro che inascoltati descrivono la realtà di tale modello. Il prelievo di organi è pianificato dai militari, le vittime sono per lo più criminali condannati a morte e innocenti praticanti del Falun Gong.

Centinaia di migliaia di praticanti sono stati imprigionati illegalmente nel vasto sistema carcerario cinese, dopo che il regime comunista ha lanciato una campagna persecutoria su scala nazionale contro di loro nel 1999. A quel tempo, il numero dei praticanti era di circa 70-100 milioni e da allora vengono brutalmente perseguitati ancora oggi. Questo è il “modello” che le istituzioni italiane continuano ad elogiare, senza mai richiamare l’attenzione internazionale sulla violazione dei diritti fondamentali e la persecuzione che le minoranze ricevono in Cina. Il virus ha cancellato decenni di battaglie per i diritti umani, ergendo il modello cinese ad esempio per l’intero globo. Ridisegnare la geopolitica dell’Europa, della nostra penisola e del suo rapporto con l’Occidente è l’obiettivo di molti protagonisti dell’attualità. Addio alla liberal-democrazia, addio alla difesa dello stato di diritto, dei diritti umani e del diritto alla conoscenza.

L’attualità geopolitica vuole l’emergere di nuovi legami con i dispotismi, dipingendo il protagonismo cinese come salvezza del mondo. Un disegno geopolitico che sembra aver avuto il suo effetto sperato. Nessuno che osi mettere in discussione la messianica Cina e la voglia del regime di fare affari, anziché beneficenza, avendo a disposizione alcune delle migliori aziende di prodotti sanitari del mondo. L’applicazione concreta e morale della “Via della seta”, dimenticando che i principi democratici si reggono sul rispetto dei diritti del cittadino, della stampa e delle libertà civili, quelle libertà che la Cina soffoca nel sangue, applicando spesso la pena capitale per chi osa dissentire all’autorità imposta.



I molti bluff del successo cinese nella lotta al virus
Stefano Magni
22 marzo 2020

https://lanuovabq.it/it/i-molti-bluff-d ... Y.facebook

La Cina è vicina, da quando è scoppiata l’epidemia di coronavirus da Wuhan, è ancora più vicina. Esperti cinesi suggeriscono misure draconiane in Lombardia, Huawei rilancia la cooperazione su 5G e si parla di "Via della Salute" oltre a quella "della Seta". Ma quanto è reale e quanto è gonfiato il successo cinese nella lotta al virus?

La Cina è vicina, da quando è scoppiata l’epidemia di coronavirus da Wuhan, è ancora più vicina. In Lombardia, al fianco del governatore della Lombardia, Attilio Fontana, sono comparsi i medici esperti inviati dalla Cina, che in conferenza stampa hanno detto che “c’è ancora troppa gente in giro” e che noi italiani abbiamo “ancora molto da imparare”. E da chi, se non dal regime totalitario più intrusivo del mondo, capace di catalogare i suoi cittadini con tecnologia a riconoscimento facciale? La conferenza stampa cinese a Milano fa parte di un’offensiva dell’informazione della Cina, che attualmente si considera come il primo Paese in grado di sconfiggere del tutto il nuovo morbo. Ma quanto fondate sono le informazioni di Pechino e quanto il loro modello è effettivamente efficace?

La Cina invia esperti, know-how e materiali biologici utili a contenere il contagio. E non c’è che rendergliene merito. Ma tutto ha un prezzo e sta entrando nel lessico politico una nuova definizione: la “Via della Salute”, nuova partnership italiana cinese, seguito naturale della Via della Seta, dove è inevitabilmente la Cina a far la parte del leone. Il premier Conte è sempre al centro della tessitura di questi rapporti. L’amministrazione delegato di Huawei Italia, Thomas Miao, parla della partnership in termini politici oltre che economici, rilanciando l’idea della cooperazione fra Roma e Pechino per la costituzione dell’infrastruttura del 5G (la nuova rete ultra-rapida). Anche per il 5G, la lotta cinese al virus viene citata come esempio: “A Wuhan l’efficace scambio di dati è stato un fattore cruciale per controllare l’epidemia – dichiarava Miao - poiché ha supportato le funzioni ordinarie, nonché servizi come la raccolta di dati, la diagnosi e il monitoraggio da remoto, la trasmissione di immagini ad alta risoluzione, una migliore collaborazione tra ospedali”. Il 5G è un settore sensibile, perché facilmente “militarizzabile”, perché chi ne controlla l’infrastruttura potrebbe, in un futuro non troppo lontano, dominare sui futuri campi di battaglia. Per questo motivo, l’amministrazione Trump boicotta i progetti di 5G della Huawei e fa pressioni su quei governi che l’accettano come partner privilegiato. L’Italia non è esclusa da eventuali ritorsioni.

In sostanza, la Cina cavalca il successo della sua lotta al virus, non solo per esportare medici e know how, ma anche il fior fiore dei suoi progetti, politici molto più che economici. Ma alla fine, è vero che la Cina abbia avuto così successo nella lotta al Covid-19? Da questa settimana, gli organi di stampa ufficiali di Pechino riportano “nessuna ulteriore infezione da coronavirus” nella città di Wuhan, da dove tutto è partito. Anche i “contagi domestici”, cioè da persona a persona all’interno dei confini cinesi, sono arrivati ufficialmente a zero. Dunque ci si prepara a contrastare i casi di ritorno, europei e americani. E questo sarà certamente premessa per un’ulteriore chiusura e controllo alle dogane. Tuttavia è molto dubbio che la Cina (1 miliardo e mezzo di abitanti, tre mesi di epidemia) abbia meno morti rispetto all’Italia (60 milioni di abitanti, un mese di epidemia). Secondo l’antropologo Steven Mosher, i successi vantati dal Partito non possono essere considerati credibili. Se fossero veri i dati forniti da Pechino “sarebbe la più rapida fine di una pandemia in tutta la storia umana”. Ma: “quel che i vertici comunisti stanno facendo è molto più semplice: stanno ordinando di smettere di diagnosticare casi e di riportare nuovi casi di infezione. Dalla notte a giorno i nuovi casi sono arrivati a zero”. A supporto della sua tesi, Mosher cita due casi: “Ci sono prove che amministrazioni locali hanno deliberatamente sottostimato il numero dei pazienti risultati positivi al virus. Non è chiaro se lo facciano su impulso di una direttiva nazionale o, semplicemente, per conformarsi alla narrazione ufficiale”. Inoltre: “Almeno un governo di provincia sta chiedendo a tutti gli uffici amministrativi di distruggere tutti i ‘dati e documenti’ che possano aver ricevuto riguardanti l’epidemia”.

La Cina comunista, dunque, starebbe gonfiando i suoi successi per ottenere più credito all’estero, anche per far dimenticare le sue tremende responsabilità per lo scoppio e la diffusione dell’epidemia da Wuhan al resto del mondo. Secondo uno studio dell’Università di Southampton, se le autorità cinesi fossero intervenute drasticamente per contenere il virus tre settimane prima, il numero di casi si sarebbe ridotto del 95%. Va ricordato, invece, che le autorità si sono mosse con almeno un mese di ritardo rispetto alla segnalazione dei primi casi polmonite causata da un virus “simile alla Sars” e hanno tenuto coperte tutte le informazioni fino all’ultima settimana di gennaio.

Se poi la Cina fosse davvero un modello, perché sta allontanando un gran numero di giornalisti stranieri, americani in particolar modo? Perché dopo aver ritirato gli accrediti a tre reporter del Wall Street Journal, ha annunciato l’espulsione di giornalisti del New York Times, Washington Post e Voice of America. La causa, in teoria, è una risposta alle nuove regole, imposte da Washington, che chiedono agli organi di informazione cinesi (di Stato) di registrarsi come enti diplomatici. Ma reciprocità vorrebbe un regolamento analogo anche per le testate americane: solo Voice of America è “pubblica” ed equiparabile agli organi di stampa cinesi negli Usa, le altre sono testate indipendenti. Quindi non è solo una richieste di registrarsi come ente diplomatico, è una forma di censura. E il motivo potrebbe essere proprio la loro narrazione dell’epidemia, che contrasta con quella che il Partito vuol promuovere nel mondo.


Coronavirus, media Hong Kong: a Wuhan negati i test a pazienti con sintomi per confermare fine dell'emergenza - La Stampa
23 marzo 2020

https://www.lastampa.it/esteri/2020/03/ ... 1.38628815

A Wuhan i pazienti potenzialmente affetti dal Covid-19 vengono respinti dagli ospedali senza essere sottoposti ai test. È quanto afferma RTHK, emittente di Hong Kong, spiegando come questa procedura risponda a un “trattamento politico” piuttosto che a un trattamento medico. Attuato per confermare i dati ufficiali forniti da Pechino secondo cui non ci sono stati nuovi contagi locali e sono stati ridotti quelli importati dall’esterno.

La città, esteso capoluogo della provincia di Hubei, nella Cina Centrale, è stato l'epicentro dell'epidemia di Covid-19, i cui primi focolai potrebbero essere nati ben prima di dicembre, secondo alcuni esperti, per poi diventare una pandemia mondiale. Ora i funzionari del Dragone sostengono che l’area sta tornando alla normalità. Le autorità di Wuhan hanno già chiuso i dieci ospedali temporanei che sono stati allestiti dopo che quelli operativi erano stati inondati di pazienti. Le strutture stavano eseguendo test su persone che mostravano sintomi lievi, ma i funzionari locali del Partito comunista dicono che gli esami non sono più necessari poiché il numero di nuove infezioni è diminuito drasticamente.

Non è così per i residenti, come Wan (questo il nome con cui si è presentato a RTHK), il quale ha spiegato che la madre 70 enne ha avuto una ricaduta di influenza con polmonite dopo essere stata dimessa dall'ospedale, ora è isolata in un albergo. Afferma che nessuna struttura sanitaria è disposta ad ammetterla perché non era risultata precedentemente positiva . “Non può uscire di casa poiché è ancora in vigore un blocco e le autorità sanitarie locali le hanno solo detto di aspettare - spiega Wan - Mi sento impotente".

Altri residenti di Wuhan hanno riportato esperienze simili. Un membro di un gruppo di volontari ha detto che sua madre, che è in ospedale con un problema cardiaco, ha visto i pazienti affetti da Coronavirus allontanati dal personale. Un altro testimone, Zhang Yi, sostiene la ragion di Stato impone alle autorità di dire che non ci sono state nuove infezioni locali: "Questo è un trattamento politico, non un trattamento medico".

Decine di migliaia di persone a Wuhan sono state contagiate dal virus dall'inizio dell’epidemia, i dati ufficiali mostrano che oltre 2.500 pazienti in città sono morti a causa della malattia. Un cittadino di nome Ding Ding, la cui la madre morì di Covid-19, ha criticato il governo per non aver avvertito dell'epidemia e per aver persino sostenuto che non vi erano prove di trasmissione da uomo a uomo fino a metà gennaio. Ha dichiarato che il governo è responsabile della morte di sua madre e ha in programma di intentare un'azione legale per risarcimento. "La nostra famiglia è la vittima, chiederemo un risarcimento", ha detto. Una Ong locale ha anche formato un team legale per aiutare i pazienti con Coronavirus o le loro famiglie a presentare denunce civili contro il governo.

Coronavirus, Ebola, Sars e influenza suina messe a confronto: quale virus si è diffuso e ha ucciso di più

"Il governo cinese ha una lunga storia di manipolazione o censura delle statistiche, nonché intimidazioni e detenzioni di persone che mettono in discussione pubblicamente numeri ufficiali. Se il servizio di RTHK si rivelasse accurato, confermerebbe che le autorità cinesi stanno ricorrendo a pratiche del passato per omettere e nascondere informazioni che contestano la narrativa ufficiale sulla risposta del governo cinese alla pandemia di COVID-19”, spiega in una nota a La Stampa Louis Charbonneau, direttore dell’ufficio delle Nazioni Unite di Human Rights Watch. “Il governo cinese dovrebbe essere onesto e trasparente con i suoi numeri. Dovrebbe consentire e incoraggiare l'impegno della società civile e i rapporti dei media nel gestire questa crisi che mette a rischio la salute pubblica”.

Ecco la dimostrazione del perché è inutile lavarsi le mani senza seguire le linee guida




CINA Wuhan, lunghe code per prendere le ceneri dei morti da coronavirus. I dubbi sulle cifre
AsiaNews.it
27 marzo 2020

http://www.asianews.it/notizie-it/Wuhan ... 49673.html

Durante l’epidemia i morti sono stati cremati subito, senza cerimonie e senza precisare le cause della morte. Ora i familiari attendono di seppellire le urne contenenti le ceneri degli estinti. Nella sola Wuhan saranno distribuite circa 45mila urne. Il numero dei morti da coronavirus in Cina è volutamente sottostimato. Nei giorni del picco dell’epidemia i forni crematori hanno lavorato per 19 ore al giorno. Scomparsi i giornalisti Li Zehua, Fang Bin, Chen Qiushi. Foto e video delle code ai Funeral Parlour e ai cimiteri vengono oscurati sui social.

Wuhan (AsiaNews) – Centinaia, forse migliaia di persone stanno facendo lunghe code davanti agli uffici dei Funeral Parlour [sale dei funerali] di Wuhan per raccogliere le urne con le ceneri dei loro defunti, morti nell’epidemia da coronavirus, durante l’isolamento forzato della città.

Tutti coloro che sono morti durante l’epidemia sono stati cremati subito, senza alcuna cerimonia funebre e senza precisare le cause della morte. I familiari hanno dovuto aspettare l’avviso delle autorità per andare a recuperare le ceneri dei loro estinti.

Colpita anche da una profonda crisi economica, la Cina sta spingendo per far tornare alla normalità il Paese, e ha programmato la riapertura delle comunicazioni a Wuhan per l’8 aprile. Un segno di questa “normalità” è il ritiro delle ceneri da parte dei parenti in preparazione alla festa del Qingming, il 4 aprile prossimo, quando si onorano le tombe dei defunti.

Le code e i morti

Le lunghe code davanti ai Funeral Parlour fanno emergere la domanda su quanti sono davvero i morti a causa del coronavirus. Finora la Cina ha dichiarato solo 3298 morti.

Una foto diffusa ieri sui social (v. foto) mostra una lunga fila fuori del Funeral Parlour di Hankow, un quartiere di Wuhan. I commenti online dicono che la gente ha dovuto aspettare per ore, mentre poliziotti della pubblica sicurezza e in borghese vigilavano che nessuno prendesse delle foto. Per prendere le ceneri dei loro defunti, i familiari dovevano essere scortati da membri dello staff del Funeral Parlour o da persone dell’amministrazione cittadina. I commenti parlano di “un modo di sorveglianza”.

La rivista Caixin nota che la coda fuori del Funeral Parlour di Hankow è lunga circa 200 metri; migliaia di urne vuote per contenere le ceneri sono state scaricate da un camion e accatastate nel Funeral Parlour.

Un’altra “sala per funerali” a Wuchang (altro quartiere di Wuhan) ha annunciato che i familiari possono venire a ritirare le urne con le ceneri dal 23 marzo. Il Funeral Parlour prevede di distribuirne 500 al giorno, fino al Qingming. Questo significa circa 6500 urne per tutto questo periodo.

Wuhan ha sette Funeral Parlour: se si calcola che ognuno di essi distribuirà urne con lo stesso ritmo di quello di Wuchang, si arriva fino a 45.500 urne per la sola città di Wuhan.

Forse non tutte queste morti possono essere ascritte al coronavirus, ma è quasi certo che le cifre ufficiali sono sottostimate di proposito.

Un giornalista di Caixin ha detto a suo tempo che in febbraio i forni crematori dei Funeral Parlour hanno lavorato per 19 ore al giorno.

Li Zehua, un ex presentatore televisivo della CCTV, venuto come free lance a Wuhan per riportare sull’epidemia, è stato arrestato e da oltre un mese non si sa nulla di lui. Sono scomparsi altri due giornalisti, Fang Bin e Chen Qiushi: anch’essi stavano lavorando a Wuhan. Li Zehua aveva riportato una sua visita al Funeral Parlour di Qingshan dalle 10 alle 11 di sera del 19 febbraio e aveva scoperto che i forni crematori erano ancora in funzione.

Nella rete sono apparsi anche dei video che mostravano lunghe code di gente fuori del cimitero di Biandanshan, in attesa di seppellire le ceneri dei loro defunti. Ma anche queste foto e video sono stati censurati e fatti scomparire.

Forse non si saprà mail il numero esatto di vittime da coronavirus. Durante i giorni del picco dell’epidemia a Wuhan, il sistema sanitario è collassato e molti pazienti non hanno avuto la possibilità di essere ricoverati in ospedale. Essi sono morti prima di qualunque diagnosi e sono stati cremati senza essere inclusi nelle statistiche ufficiali.



Intelligence Usa: la Cina ha mentito sui numeri del coronavirus
Alberto Battaglia
2 Aprile 2020

https://www.wallstreetitalia.com/intell ... oronavirus

La Cina avrebbe nascosto volontariamente i veri numeri sulla diffusione dell’epidemia di coronavirus nel Paese, limando sia le cifre sui contagi sia quelle relative ai decessi. Lo affermano tre fonti riservate dell’intelligence americana all’agenzia Bloomberg. I servizi segreti Usa avrebbero stilato un report dettagliato secondo il quale la Cina avrebbe agito deliberatamente per fornire edulcorata sulla situazione, in realtà assai più grave.
Il documento americano è ancora secretato, ragione per la quale le fonti hanno deciso di parlare solo in forma anonima. Secondo quanto riferito nella conferenza stampa della Casa Bianca, la presidenza Usa non avrebbe ricevuto alcun report dall’intelligence in merito ai numeri del contagio in Cina.
I numeri cinesi a confronto
Al momento la Cina ha riportato poco più di 82.300 casi, circa la metà di quelli attualmente rilevati negli Stati Uniti. “Il loro numeri sembrano essere un po’ ottimisti, e sono gentile quando lo dico”, aveva commentato il presidente Trump durante il briefing quotidiano sul coronavirus alla Casa Bianca.
“La realtà è che avremmo potuto agire meglio se la Cina fosse stata più disponibile”, ha affermato il vicepresidente Usa, Mike Pence, alla Cnn, “ciò che appare evidente ora è che molto prima che il mondo apprendesse a dicembre che la Cina stava affrontando questo [problema], l’epidemia era una una realtà in Cina”.
“L’affermazione secondo cui gli Stati Uniti avrebbero più morti per coronavirus della Cina è falsa”, ha dichiarato a Bloomberg il senatore Ben Sasse, “senza commentare alcuna informazione classificata, questo era dolorosamente ovvio: il Partito Comunista Cinese ha mentito, sta mentendo e continuerà a mentire sul coronavirus per proteggere il regime”.
Anche il confronto con i numeri italiani invita una riflessione. L’Italia, con oltre 110mila casi confermati supera di quasi 30mila contagi la Cina, la cui popolazione è 23 volte superiore a quella italiana. Se la Cina avesse avuto una diffusione del virus paragonabile a quella italiana (un confronto numerico e non un’illazione) i casi non sarebbero meno di 25 milioni.



FROM CHINA WITH LOVE
Niram Ferretti
5 aprile 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

La Cina ci ha appestato. No, ci ha salvato. La salvezza viene dai cinesi. Nessuno dica che non si potrà, dopo che questa emergenza sarà passata, riabbracciare un cinese. Sarà un dovere morale farlo, un imperativo.

Dopo tutto quello che hanno fatto per puro spirito di solidarietà.

"Xi Jinping!"
"Xi Jinping!"
"Xi Jinping!"

Scandiremo il suo nome augusto con devozione, riconoscenza, stupore. D'altronde, la via della Seta era già stata avviata. Il Sol dell'avvenire brilla in Cina.

Stupendi, tutti chinati e proni di fronte alla munificenza sanitaria cinese; che il Partito abbia nascosto l'epidemia, che ancora oggi non si sappia con certezza dove e come si sia originato il virus, che abbia costretto Li Wenliang il primo medico cinese a lanciare l'allerta. a una confessione come fosse un criminale, per poi riabiitarlo post mortem, tutto questo è sparito dalla scena.

Ora si celebrano i fasti cinesi in ambito sanitario, grande e nuovo campo in cui il paese del Dragone conta di fare, e sta già facendo, grossi affari. Business is business e anche una pandemia può diventare l'occasione di uno straordinario spin off e i cinesi, va detto, ci sanno fare assai.

Per assommare gaudio a gaudio la Cina è entrata nel panel del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU, dove avrà un ruolo chiave nella scelta degli investigatori sulla violazione dei diritti umani, compresi gli osservatori globali sulla libertà di parola, la tutela della salute (sì, la tutela della salute,) le sparizioni forzate e la detenzione arbitaria.

Joseph Stalin, Baffone, è stato fino alla sua morte considerato come un grande benefattore dell'umanità per essere stato determinante nello sconfiggere il mostro nazista. Storia nota. l'Unione Sovietica rappresentava il bene e il progresso malgrado gli orrori che celava e che, molto lentamente sono venuti a galla, uno dopo l'altro.

La Seconda guerra mondiale fu l'occasione ghiotta dell'ex alleato di Hitler di mostrarsi come il Liberatore a cui prostrarsi con imperitura gratitudine.

Xi Jinping sta riuscendo in un capolavoro maggiore. Al vertice del partito che ha cercato di insabbiare il coronavirus, a capo del paese in cui esso ha avuto origine ("It comes from China", ha ricordato un imperterrito Trump alla reporter che lo rimproverava per definire il virus, "The Chinese virus"), ora si propone come il grande benefattore.

Ma questo è nulla, il fatto è che è considerato tale, è persino riuscito a fare dell'OMS un megafono della propria propaganda tesa a mostrare al mondo l'efficienza del "modello cinese", quello che funzionerebbe meglio.

E mentre l'Occidente annaspa e arranca in virtù del virus venuto dalla Cina, la Cina avanza a larghi passi, radiosamente sorridente.



VIGILARE SULLA SALUTE
Niram Ferretti
5 aprile 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Per assommare gaudio a gaudio la Cina è entrata nel panel del Consiglio per i Diritti Umani dell'ONU, dove avrà un ruolo chiave nella scelta degli investigatori sulle violazioni dei diritti umani, compresi gli osservatori globali sulla libertà di parola, la tutela della salute, le sparizioni forzate e la detenzione arbitaria.
In pieno coronavirus avere dato alla Cina un ruolo chiave nella sovraintendenza sugli osservatori globali per la tutela della salute è come se all'epoca dei fatti di Marcinelle fosse stata data a Marc Dutroux la tutela di un gruppo di ragazze minorenni.
Ma così è, in un mondo che sembra governato da Aristofane.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » mar apr 28, 2020 10:23 pm

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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » mar apr 28, 2020 10:24 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » mar apr 28, 2020 10:24 pm

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Altro e varie


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Il mistero del virus
Marcello Veneziani
18 marzo 2020

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... del-virus/

Ma poi si è capito come è nato e chi lo ha propagato il coronavirus? Fatalità, errore, incoscienza, bestialità? Io non l’ho ancora capito, ho una serie di informazioni, anche troppe, ho un mucchio di sensazionali rivelazioni e una valanga di interpretazioni contrastanti ma alla fine non so niente di preciso. Nulla più di quanto sapessimo all’inizio. E non per curiosità, sete di conoscenza, per farne storia o solo per risalire a eventuali colpe di singoli o di gruppi, di istituzioni o di stati. Ma perché il miglior modo per evitare che si ripeta, è capire come nasce, da dove nasce e come si riproduce. E chi, cosa dobbiamo temere, oltre i contagi animali.

Non abbiamo ancora capito se i cinesi sono stati solo vittime o responsabili, se è un incidente in laboratorio o nella vita corrente, se è stato tardivo o tempestivo il loro reagire, fino a che punto risale il loro eventuale grado di colposità. E non si comprende se tutto è coperto da segreto militare, se ci sono cose che non si possono divulgare, guerre fredde sommerse. Non ci è ancora chiaro perché in Italia è esploso prima e più di ogni altro luogo d’Occidente con una mortalità che in percentuale ci rende tristemente primi al mondo. Perché abbiamo questo primato: sfiga, scarsità di strutture, colpe politiche, leggerezza, o che? Perché un morbo cinese attacca proprio l’Italia, c’è una spiegazione più razionale del fatto che Marco Polo fu il primo ad arrivare in Cina sette secoli fa? Né abbiamo capito come è meglio affrontarlo, se con metodo british-brexit, o con metodo latino-mediterraneo, barricandoci tra le calde pareti materne della casa. Non è possibile fare previsioni di durata e di estensione, c’è chi parla di giorni e chi di mesi per il coprifuoco, c’è chi dice che sarà infettata più della metà della popolazione e chi dà numeri ristretti ad alcune decine di migliaia.

Il picco, anche agli occhi di scienziati e virologi si sposta come un cursore impazzito, ogni giorno e a ogni notizia, e così le aspettative di contagio, il boom annunciato al sud e a Roma oppure no, resta inarrivabile il primato tragico della Lombardia. Il bla-bla intorno al covid-19 non dà più informazione, semmai più confusione e apprensione, i pareri degli esperti oscillano tra le ovvie ripetizioni dei mantra igienici di massa a previsioni diametralmente opposte; certo, tiene alto il livello d’allarme e sollecita comportamenti prudenti, un tempo si sarebbe detto “da timorati di Dio”. Solo chi è in prima linea, negli ospedali più assaltati, per esempio tra Bergamo e Brescia, non fa previsioni, ci racconta solo l’inferno dal vivo e a volte dal morto. Senza dire del mistero su come lascerà stremati l’Italia, l’Europa e il mondo; ma questo rientra già nelle incognite di ogni futuro.

Insomma, è strano: viviamo nella società globale dominata dalla scienza, dalla programmazione tecnologica, dall’informazione e dai social, dai business plane e dalla democrazia elettronica eppure navighiamo a fari spenti nella notte, è incomprensibile quel che è accaduto, perché è accaduto, che trafila segue il contagio, se non i misteriosi capricci del caso. Ed è incomprensibile e incontrollabile quel che accade e come rimediare, oltre la profilassi certa, antica e puerile, come lavarsi le mani o isolarsi tutti da tutti, in casa o nei confini.

Tutto è avvolto nel Mistero. Esattamente come davanti alla peste e al colera dei secoli scorsi, esattamente come i terrori dell’Anno Mille, e di qualche altra annunciata fine del mondo. Di fronte al Mistero, alla Paura e alla Restrizione, pur vivendo in una società sofisticata reagiamo come bambini, anzi veniamo incoraggiati a comportarci come bambini: cantiamo la canzone dal balcone, sventoliamo la bandiera, facciamo il meritato applauso al personale sanitario. Battiam battiam le mani evviva il Direttor. O ci mandiamo video, vignette e battute per giocare col Mostro, per esorcizzare il Mammone.

Certo ogni tanto ti arriva il video di Quello-che-ha-Capito-Tutto, quello che sa ciò che tutti gli altri ignorano, o che dice la Verità perché lui è libero, non è pagato da nessuno, non dipende da una struttura sanitaria, da un potere, dalla stampa. Quindi può sparare profezie (o chiamatele in altro modo) all’impazzata. Lui sa, lui ha intuìto, e te lo spiega. E di solito niente è come appare. In tanti abbiamo fame di ascoltare favole, qualcuno anche di narrarle.

La realtà è che brancoliamo nel Mistero né più né meno che nell’antichità. Non sappiamo nulla più di quanto sapessero i nostri antenati, quelli che si rivolgevano ai santi e alle madonne, o peggio agli stregoni e alle megere, per proteggersi dal male. A quelli che compivano riti per scacciare il male. Lo facciamo anche noi, per esempio, col rito scaramantico Tutto andrà bene. Ma sì, facciamo tutto quel che serve a farci stare meglio, anche il corno e il ferro di cavallo.

Ma non eravamo una società ad alta tecnologia che derideva il ricorso alla religione e al fato, che programmava tutto e si affidava solo alla scienza e al calcolo? Stiamo da un mese a litigare sulle mascherine, il tampone e l’amuchina; ammazza l’industrializzazione, la velocizzazione, la stampante 3d, il mercato… Di fronte al pericolo torniamo nelle caverne. Siamo primitivi in case accessoriate, aborigeni con lo smartphone. Siamo iper-dotati sul piano sanitario e iper-cablati ma disarmati quando passiamo a chiederci perché accade, come rispondere, in che modo evitare, arginare. Vince il caso, più la strana sensazione di vivere nella trama di un fanta-romanzo. Vediamo tutto quel che succede nel mondo in diretta a casa nostra, ma non abbiamo il senso degli avvenimenti esattamente come cento, mille, diecimila anni fa. Mistero batte Progresso e noi dentro un film da incubo.



Il virus della paura globale
Marcello Veneziani

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... a-globale/

Paura, paura. Per ogni vittima del coronavirus ci sono mille vittime della paura del contagio. Homo homini virus, variante epidemica del lupus. La paura del contagio è antica, umana, originaria, quanto irrazionale e a volte superstiziosa, ma viene tradotta con un’accusa impropria, carica di valenza ideologica e di fanatismo: razzismo. Ma non c’è alcuna carica ideologica o fanatica nella paura; è solo una diffusa, elementare, protettiva paura della contaminazione e dei suoi agenti possibili e presunti. È paura della malattia, non è odio o disprezzo verso il cinese, lo straniero. George Duby pubblicò un memorabile libretto sulle cinque paure più diffuse di fine millennio. Tra queste spiccava la paura del contagio. Ancestrale. Ma la paura è il sentimento pubblico più diffuso nella nostra società egoista e individualista.

Sulla paura si fonda la politica, anche se dissimulata in altre vesti. Paura del fascismo, del comunismo, dell’invasore, del terrorismo. La paura della bomba atomica mosse i movimenti pacifisti. E il movimento ecologista di Greta Thunberg cos’è se non una variazione sulla paura della catastrofe ambientale e climatica? Ci sono paure nobili e paure indecenti, paure politically correct perché progressiste e paure inammissibili perché ritenute regressive?

Sul piano civile e politico la paura ha due impresari di successo: uno fa profitti sulla paura dello straniero, dell’ignoto, del contagio epidemico, del futuro incerto. L’altro specula sulla paura del razzista, del nazista, del contagio xenofobo e tribale, del passato tornante. Ambedue si servono di minimi indizi per allestire fortini, cordoni sanitari e vendere polizze per ripararsi dalle rispettive paure di cui sono spacciatori. Il governo in carica nasce e regge sulla paura di Salvini, lo spauracchio dell’establishment. Ma anche il consenso a Salvini crebbe sulla paura del Migrante, in particolare islamico. Il primo è visto come il nemico della libertà, il secondo come il nemico della sicurezza.

Benvenuti nel Tempo della Paura e nel Paese degli Impauriti. È una paura trasversale, che colpisce ogni ambito di vita, le strade, i locali pubblici, la politica, gli ospedali, le scuole e i tribunali, i media. La paura è protagonista assoluta. La violenza, il terrorismo, il terremoto, la rapina in casa o per strada; e poi la paura del collasso economico, paura della nuova povertà (alle vecchie povertà si è in fondo abituati), paura dei veleni in cucina e nell’ambiente, paura della contaminazione, del fumo e del male oscuro, paura di incidenti e disgrazie collettive; paura degli sbarchi, dei rom, degli spacciatori, paura dei populisti e perfino dei fantasmi nazifascisti.

Eppure le statistiche ci dicono che non viviamo in una società particolarmente violenta e insicura; altre epoche e altre società erano e sono assai più cruente, più esposte e più pericolose delle nostre, gli atti terroristici sono rarissimi e colpiscono finora altri paesi e comunque non più di uno ogni milione d’abitanti, meno di qualunque incidente mortale; ma anche gli atti di violenza non sono poi così diffusi e le loro vittime sono di gran lunga inferiori agli incidenti, ai suicidi o agli omicidi in famiglia. Abbiamo sostituito alla realtà la percezione della realtà; non conta quanto realmente misura il barometro, quel che conta è la nostra percezione. Viviamo un’epoca soggettivista, impressionistica, emotiva, che non a caso promette agli utenti emozioni, percorsi emozionali. L’emozione non è che il rovescio positivo della paura.

Aveva ragione il vecchio Thomas Hobbes a sostenere che la paura fonda gli Stati. Non riusciamo a generare sentimenti positivi o ambizioni costruttive; ci unisce solo la rabbia, il disprezzo e la paura, vera regina dei popoli. Viviamo in una società di codardi che vivono barricati nella loro sicurezza e temono ogni eventuale esposizione al rischio, una società spaventata che non a caso è anche una società popolata da anziani e ancor più da anziane. Una società vigliacca che ha paura anche della propria ombra e rinuncia a vivere pur di salvare la vita… No, non si tratta solo di punire i colpevoli e gli untori perché è un processo generato da più cause e con più attori. Prima fra tutte è la paura dell’impronunciabile, la morte. Abbiamo smesso di osare, di tentare nuove imprese, di rimetterci in gioco e ci spaventa ogni rischio d’insicurezza. E se ripensassimo la vita pubblica all’insegna del noi, dell’appartenenza, del vivere comunitario anziché sempre e solo la protezione dalla paura? Le società non reggono sulla paura ma si sfasciano. Si, prevenzione, attenzione, capacità di isolare i focolai e gestire l’emergenza; ma poi amor fati, sereno realismo e affidarsi alla sorte. Abbandoniamo Pauropolis.

A volte la paura viene ingentilita e indossata a rovescio: dietro la retorica della speranza spesso si nasconde la bestia nera della paura. Una sana, realistica disperazione è invece il miglior vaccino contro la paura. Ossia la convinzione che non si debba partire dal timore di perdere qualcosa o mettere a repentaglio qualcuno, ma dalla convinzione che quel qualcosa, quel qualcuno sono già colpiti. Dunque si tratta di reagire, rispondere con efficacia senza farsi illusioni. La speranza è moralista e velleitaria, la disperazione è reazionaria ma realista: ritiene la disperazione non il punto d’arrivo ma il punto da cui partire.

“Non abbiate paura” tuonò Papa Giovanni Paolo II agli inizi del suo glorioso e lungo pontificato. Dio sa quanto ce ne vorrebbe di coraggio e di esempi a non avere paura. Coraggio virile contro paura virale.

Intervista a Veneziani
Alberto Luppichini
Coronavirus: intervista a Marcello Veneziani
18 marzo 2020

http://www.opinione.it/politica/2020/03 ... ronavirus/

L’Italia è stato il primo Paese in Europa a dichiarare off-limits l’intera Nazione. Per una volta siamo davvero un modello?

È prematuro dirlo, non conosciamo ancora gli effetti della nostra “terapia”; finora siamo stati un modello a rovescio, perché da noi il virus ha mietuto più vittime che in ogni altra parte del mondo, eccetto la Cina da cui è partito. Ma rischiamo di sorpassarla. E non riusciamo ancora a spiegarci perché proprio da noi prima e più di tutti gli altri, attribuendolo solo a vaghe ragioni di classificazione del morbo o di omertà altrui.

L’approccio italiano all’emergenza è stato, sulla falsariga della Cina, improntato ad una rigidità assoluta, con una severa compressione dei diritti e delle libertà individuali. Dove sta il punto di bilanciamento fra interesse pubblico e diritti individuali? Il rischio è una “dittatura sanitaria”, come lei sostiene?

Il rischio di una dittatura sanitaria non nasce semplicemente dalla restrizione delle libertà e dei diritti più elementari, come è accaduto in Italia, inquietante ma provvisoria; ma perché questa situazione mondiale può diventare una prova tecnica di dittatura sanitaria. Perché in una società globale, interdipendente e complessa come la nostra, e in una società che teme la morte e la malattia sopra ogni cosa e non ha sistemi culturali, religiosi, che siano in grado di bilanciare o addomesticare l’ossessione salutista, chi detiene il potere può usare emergenze sanitarie, paure reali o pilotate di contagi, per imporre qualsiasi cosa e sospendere la democrazia, il diritto di manifestare, il dissenso, e costringere agli arresti domiciliari un intero Paese.

La reazione degli italiani all’emergenza appare ispirata, perlopiù, a una responsabile compostezza e a un ritrovato orgoglio nazionale. Se lo aspettava?

Non so se si debba elogiare il senso di cittadinanza, di responsabilità e di appartenenza degli italiani o sottolineare che la paura, la necessità di salvarsi, la comprensione che è in gioco la salute e la vita propria e dei propri cari ha avuto la meglio su tutto. Mi piace pensare che sia un mix di responsabilità e autoconservazione. L’orgoglio nazionale lo lascerei in secondo piano, ma la percezione di sentirsi consorti, appartenenti ad uno stesso organismo, il corpo ferito dell’Italia, questo sì.

L’Europa ha chiuso le frontiere. L’Area Schengen non esiste più. Eppure la Commissione europea, nelle sue linee guida sulla gestione dell’emergenza, raccomanda di mantenere la libera circolazione e il funzionamento del mercato interno. Non crede che le scelte di chiusura degli stati siano dovute alla paura verso l’inconsistenza politica dell’Unione?

Beh, diciamo che si tratta di una sospensione e non di un’eliminazione definitiva; però resta il fatto che le frontiere, i confini sono diventati argini di sicurezza e di incolumità essenziali, dopo fiumi di retorica sulle società sconfinate, senza muri. Il fatto evidente e drammatico che si palesa ancora una volta è che difronte ai problemi della realtà, alle tragedie, ai disagi di un popolo, l’Europa è incapace di rappresentare, tutelare e promuovere la vita e la salvezza dei cittadini; dimostra ancora una volta di esser un club tecno-finanziario, monetario, ma senza alcuna capacità di incidere nella vita reale, oltreché politica, sociale, sanitaria, nella sicurezza dei popoli. Un fallimento continuo, a ogni evento, a ogni prova del fuoco.

Le parole della Lagarde, neo-presidente della Bce, sono frutto di impreparazione o espressione di un’Europa asservita agli interessi di Francia e Germania?

A mio parere non sono frutto di incompetenza ma di totale chiusura della mente alla vita reale dei popoli e di concentrazione esclusivo sull’assetto contabile degli Stati e della finanza mondiale. A questo poi si aggiunge una disparità di trattamento se in questione sono la Francia o la Germania, o l’Italia o la Grecia. Certo, con Mario Draghi non è accaduto, e parliamo di un uomo che pure considera preminente la sua appartenenza al mondo dell’economia e della finanza, non certo un patriota o un “populista”….

Una volta usciti dall’emergenza, ci sarà bisogno di ricostruire il tessuto sociale ed economico di questo Paese. Quali misure sono necessarie per risollevare l’Italia? Il provvedimento “Cura Italia” appare insufficiente. Quali responsabilità dovrà assumersi il centrodestra italiano?

Non sono in grado, anzi nessuno è in grado di dirlo. È un collasso, probabilmente sarà una catastrofe, gli effetti si accumuleranno a cascata e non se ne esce con la promessa dello Stato “pago tutto io”, mi faccio carico io, perché poi da qualche parte si dovrà compensare questo immane sforzo finanziario. Ma come sempre accade, l’attitudine migliore per affrontare questa tempesta è aspettarsi che possa essere un atto di rifondazione, di rigenerazione del sistema sociale, politico ed economico, e che la decadenza in atto possa trovare proprio nell’emergenza quelle energie che servono per invertire il corso del declino.

Per l’Europa siamo a un punto di non ritorno. L’emergenza ha dimostrato l’inconsistenza del progetto dell’Unione. Essa è sempre più la somma dei singoli interessi nazionali e non una loro sintesi: l’approccio intergovernativo prevale su quello sovranazionale, da sempre. Quali riforme sarebbero necessarie?

L’Europa ha necessità di rifondersi daccapo, e stavolta partendo dall’unità strategica, politica e culturale, pur nel rispetto delle diversità interne. Da tempo insisto sul tema di un sovranismo europeo, ovvero di un principio di sovranità che lascia spazi alle sovranità interne ma che all’esterno, ovvero rispetto al mondo, riesce ad avere una sua posizione omogenea, unitaria, sovrana in ordine alla difesa militare, alla sicurezza internazionale, ala politica estera extraeuropea, ai flussi migratori, al commercio mondiale e alla concorrenza extraeuropea, ecc. Si tratta cioè di rovesciare il guanto europeo, e trasformarla da struttura introversa, coattiva verso i suoi membri e inerme verso il mondo esterno, in una struttura estroversa, che garantisce le differenze nazionali e locali interne e invece si presenta coesa all’esterno e con una sola voce rispetto al resto del mondo. Sul piano economico trovo per esempio inconcepibile che l’Europa funzioni come una “livella” su realtà economiche e tessuti sociali diversi, e poi invece sia incapace di armonizzare per esempio i sistemi fiscali e pensionistici al suo interno, così che ci sono paesi strozzati dalla pressione fiscale come il nostro, e paesi dove è lieve il prelievo. Una follia. E poi ci chiedono di rispettare i parametri…


Il mondo che verrà dopo il virus
Marcello Veneziani
20 marzo 2020

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... -il-virus/

È possibile tentare una riflessione politica sull’effetto virus? È vero, siamo in balia dell’Imponderabile, troppi misteri e troppe variabili rendono totalmente incerto, aleatorio, lo scenario mondiale. Ma qualcosa si delinea. Cominciamo dalle più evidenti. La parola chiave del momento è limitare o isolare. Limitare gli spazi, i contatti, le libertà, i movimenti, i confini. È l’input opposto alla globalizzazione, ai precetti sullo sconfinamento totale, alla libertà come assenza di limiti. Viviamo gli effetti collaterali della globalizzazione, le controindicazioni dello sconfinamento come diritto assoluto. Inevitabile corollario è il ruolo centrale che torna ad acquisire lo Stato nazionale e sovrano. Le frontiere, le barriere, l’autarchia. Ah, i muri, i deprecati muri, se non ci fossero quelli a salvaguardarci nelle case…

In Italia i tg decantano ogni giorno con toni da propaganda di regime, il modello italiano imitato in tutto il mondo e dall’altro esaltano il rinato orgoglio nazionale. Per cominciare, sul “modello italiano” andrei cauto perché innanzitutto è importato dalla Cina, è il modello Wuhan. In secondo luogo non nasce da una tempestiva profilassi nazionale ma dall’emergenza di un paese che è il più contaminato del mondo, con più vittime, almeno finora, e dunque il coprifuoco è conseguente a una situazione eccezionalmente negativa. In terzo luogo siamo ancora agli inizi ed è presto per azzardare un bilancio positivo della via adottata in Italia; semmai studierei il modello Corea che ha contenuto in 80 morti il focolaio partito forse prima che in Italia, rispetto al nostro con migliaia di vittime. Infine la forza del nostro modello poggia sulla dedizione di medici e infermieri e sullo “state a casa” a tutti gli italiani, col crollo di ogni attività. I rimedi adottati sono primitivi: stare a casa, lavarsi le mani, stare distanti. Ma sul piano pratico, strategico e sanitario, dalle strutture ospedaliere fino alle mascherine e ai tamponi, siamo in grave affanno e confusione.

Sul tema dell’orgoglio nazionale ritrovato vorrei dar ragione a chi vede un rinato amor patrio, così come vorrei elogiare il forte senso di responsabilità civica degli italiani nel rispettare le sanzioni senza protestare. Ma la molla principale del nostro comportamento è un umanissimo senso di autoconservazione, un sano egoismo teso alla difesa individuale e familiare, che sommandosi diventa collettiva. L’orgoglio nazionale non mi pare preminente. Quel che invece riemerge di positivo è la percezione comune di essere tutti sulla stessa barca, e dunque la necessità di salvarsi insieme; da qui sorge, su basi biopolitiche, una certo sentire la comunità cittadina e nazionale come un corpo, un organismo in cui, per dirla con Menenio Agrippa, ogni parte è interdipendente, legata rispetto alle altre. Un comunitarismo biologico, naturale, organicistico. Siamo parte del corpo ferito chiamato Italia, ci sentiamo membra, e non solo membri, di uno stesso organismo. È matriottismo più che patriottismo; viscerale, protettivo, materno. Quanto ai canti dai balconi nascono dalla voglia di giocare, socializzare, fare ammuina, sdrammatizzare; reazioni simpatiche ma c’entra poco l’orgoglio nazionale.

Di contro, il rischio che sembra affacciarsi in questa fase è l’insorgere di un pericoloso, e pur esso naturale, darwinismo sociale: che si salvino i più adatti, i più giovani, più forti e più produttivi. Pericolosa deriva di ogni tragedia collettiva, che parte dal “si salvi chi può” e arriva ad accettare un cinismo di stato oltre ogni misura di realismo.

Il pericolo di fondo che agita questi momenti speciali di restrizioni è, insisto, l’avvento di una dittatura sanitaria sull’onda di epidemie e pandemie, che pilotando i contagi e la paura riduca i cittadini in sudditi agli arresti domiciliari, privati della possibilità di dissentire, proni a ogni sospensione delle libertà, della democrazia e dei diritti più elementari pur di garantirsi la sicurezza e la salute. Un rischio reale, in prospettiva, di tipo nazionale o sovranazionale. Sullo sfondo assume altre forme il pericolo cinese e la sua influenza globale.

Ma tornando a oggi, il primo effetto politico del virus è il vistoso franare dell’Unione europea e la sua impotenza a fronteggiare la realtà e l’emergenza. L’assenza di solidarietà e di strategia unitaria è impressionante; solo la manovra economica in extremis ha dato un segno di vita. L’unica via di salvezza per l’Europa è ripensarsi come area protetta e sovrana rispetto all’esterno; coesa e unitaria sulla difesa militare, la sicurezza internazionale, la politica estera, i flussi migratori, il commercio mondiale e la concorrenza globale. E al suo interno invece confederale, riconoscendo la sovranità territoriale e nazionale degli stati. Si tratta cioè di rovesciare il guanto europeo e trasformarla da struttura introversa, coattiva verso i suoi membri e inerme verso il mondo esterno, in una struttura estroversa, che garantisce le differenze nazionali e locali all’interno e invece si compatta all’esterno, con una sola voce rispetto al resto del mondo. Sul piano economico è inconcepibile che l’Europa funzioni come una “livella” su realtà economiche e tessuti sociali diversi e poi sia incapace di armonizzare per esempio i sistemi fiscali e pensionistici al suo interno, così che ci sono paesi strozzati dalla pressione fiscale come il nostro, e paesi dove è lieve il prelievo. E poi pretende di far rispettare i parametri…

Insomma, l’effetto virus potrebbe produrre mutamenti politici radicali, sia positivi che negativi. Ma su tutti grava un’incognita gigantesca: l’impatto del collasso economico derivato dal virus. Come si trasformeranno il capitalismo e i rapporti di forza nel mondo, tra miseria diffusa, forme di comunismo assistenziale tramite redditi di cittadinanza per tutti, statalismo e autarchia? Lampi di guerre all’orizzonte.







Esercitazione di Polizia
Il momento dell'arresto di un sospetto caso di coronavirus che si è rifiutato di arrendersi in Cina
https://www.facebook.com/GYM.PALESTRA/v ... 781191881/
Parrebbe più un film finto che una ripresa della realtà.



Infezione da hantavirus uccide un uomo in Cina: cos’è e come si trasmette
F. PICCININI
24 marzo 2020

https://www.fanpage.it/attualita/infezi ... trasmette/

Il quotidiano Global Times gestito dal governo di Pechino ha annunciato che nei giorni scorsi un uomo è rimasto ucciso a causa di un'infezione (una sindrome polmonare) scatenata da un patogeno del genere Hantavirus. Analogamente al coronavirus SARS-CoV-2 responsabile della COVID-19, la patologia infettiva che sta sconvolgendo il mondo intero, anche l'hantavirus è un virus a RNA, cioè che sfrutta l'acido ribonucleico come materiale genetico. È responsabile anch'esso di zoonosi, cioè di malattie che vengono trasmesse da un animale all'uomo. Fortunatamente, la trasmissione da uomo a uomo di un'infezione provocata da hantavirus è estremamente rara; come specificato dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) americani, infatti, si sono verificati soltanto casi sporadici in Sud America, più nello specifico in Cile e in Argentina, a causa di un hantavirus chiamato “virus delle Ande”. L'uomo cinese della provincia di Yunnan è rimasto ucciso mentre si trovava a bordo di un autobus; le oltre 30 persone che si trovavano con lui sul mezzo sono state sottoposte ai controlli di rito, ma al momento, come riporta il Global Times, non sono stati annunciati contagi.


Come si trasmette l'Hantavirus

Come specificato dal Ministero della Salute, le patologie provocate dagli Hantavirus sono infezioni virali “trasmesse all'uomo dai roditori, selvatici e domestici”. I topi, i ratti e gli altri roditori portatori del virus lo rilasciano nell'ambiente attraverso feci, urine e altri fluidi corporei. Quando si manipolano oggetti o alimenti contaminati dal patogeno dopo il passaggio di un roditore e si portano le mani alla bocca, agli occhi o al naso è possibile restare infettati, così come respirando polveri o aerosol nei quali è presente la carica virale (trasmissione per via aerea). Non è un caso dunque che “i casi umani di infezione da hantavirus generalmente si verificano nelle aree rurali (foreste, campi, fattorie, ecc.), dove si possono ritrovare i roditori portatori del virus”, come specificato dal Ministero della Salute. I CDC sottolineano che è possibile restare contagiati anche dopo un morso di un roditore infetto, benché questo metodo di trasmissione sia considerato piuttosto "raro".


Cos'è la Sindrome Polmonare da hantavirus

L'infezione respiratoria scatenata da questo agente patogene si chiama Sindrome Polmonare da Hantavirus (HPS). Si tratta di una malattia grave a volte fatale, come specificato dai CDC. I sintomi, che si sviluppano dopo un periodo di incubazione che va da uno a otto settimane, nella fase iniziale sono aspecifici, proprio come quelli della COVID-19. Tra essi vi sono febbre, affaticamento e mialgia; per quanto concerne i dolori muscolari, essi si manifestano soprattutto su cosce, fianchi e schiena, talvolta posso essere dolenti anche le spalle, come specificato dall'ente sanitario statunitense. Possono manifestarsi anche “mal di testa, vertigini e brividi”, oltre a problemi gastrointestinali come “nausea, vomito, diarrea”. Secondo i CDC, circa il 50 percento dei pazienti colpiti dalla Sindrome Polmonare da Hantavirus manifesta questi sintomi. Nei giorni seguenti si sviluppano complicanze alla stregua di difficoltà respiratorie (dispnea), tosse e forte senso di oppressione toracica. L'infezione è decisamente più letale della COVID-19, dato che presenta un tasso di mortalità del 38 percento. I topi portatori di hantavirus possono trasmettere anche una febbre emorragica e la sindrome renale (HFRS).


Diagnosi e cura della HPS

Poiché i sintomi iniziali sono aspecifici, può essere molto semplice confondere una Sindrome Polmonare da Hantavirus allo stato precoce con una influenza. È lo stesso motivo per cui il coronavirus SARS-CoV-2 è riuscito a circolare liberamente per diverso tempo "nascosto" dall'influenza stagionale, dando così vita ai focolai epidemici che hanno trasformato la COVID-19 in una pandemia. Per la diagnosi della HPS serve dunque un test specifico, esattamente come per il coronavirus. È fondamentale durante l'anamnesi segnalare al medico curante se si è stati in contatto con roditori potenzialmente infetti. Al momento non esistono cure o vaccini contro l'infezione da Hantavirus, mentre terapie di supporto, ossigenoterapia e terapia intensiva possono essere efficaci nel contrasto alla malattia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » mar apr 28, 2020 10:25 pm

???

Da Wuhan il vaccino che sconfigge il Coronavirus: testato sull’uomo, è efficace
22 marzo 2020

https://www.progettoitalianews.net/news ... -efficace/

Il vaccino per sconfiggere il coronavirus sarebbe stato trovato. Un primo test su un essere umano sembrerebbe aver dato esito positivo. Il 28 gennaio, il nuovo kit di rilevazione dell’acido nucleico del coronavirus sviluppato dall’Accademia delle Scienze militari ha ottenuto il certificato di registrazione dei dispositivi medici attraverso l’approvazione di emergenza della State Drug Administration, che sta bloccando la SARS (nella foto in esclusiva il vaccino utilizzato in Cina). Da questo il protocollo medico che sta portando a dei risultati che tutto il mondo si aspettava. Chen Wei è il medico dietro questo nuovo progresso scientifico che apre uno spiraglio per la cura del Covid-19. L’epidemiologo di fama mondiale e maggiore generale dell’esercito popolare cinese di liberazione si è iniettata, lo scorso 3 marzo, la prima dose al mondo di un nuovo vaccino contro il coronavirus sul braccio sinistro assieme alla sua equipe. Un gruppo di medici che appena si è appiccato il focolaio del contagio del coronavirus si è immediatamente trasferito a Whan. Chen e il suo gruppo di ricerca hanno lavorato per oltre un mese presso il Wuhan Institute of Virology, un laboratorio con la più alta classificazione di biosicurezza La scoperta potrebbe cambiare la storia del mondo e arriva da dove è nata questa brutta avventura per tutto il genere umano. Si è all’inizio della sperimentazione ma i risultati fino ad ora ottenuti sembrano dare i risultati sperati.

Nata nel 1966 nella piccola città di Lanxi nella provincia di Zhejiang, si è laureata in Chimica nel 1988 e un anno dopo ha sposato il suo compagno, Ma Yiming , un chimico impiegato nelle cantine dove viene prodotto il vino. Tre anni dopo, Wei si arruolò nell’esercito popolare di liberazione e divenne virologa all’Accademia di Scienze mediche militari, dove ora ricopre il grado di generale. E’ stata uno scienziato modello e subito si è fatta valere per le sue capacità diventando uno dei pionieri nella lotta contro l’Ebola che la porta ad andare in prima linea in Africa, perché voleva bloccare l’epidemia fuori dal paese. Alla fine del 2015, Chen Wei ha guidato il team a sviluppare il primo gene per sconfiggere questo virus.

Ed ora rappresenta la speranza per tutto il mondo per mettere fine al Civid-19. Una notizia stupenda che arriva nel primo giorno di primavera in quell’equinozio di primavera che potrebbe rappresentare un nuovo inizio per tutto il mondo.

Il direttore responsabile Andrea Viscardi e tutta la redazione ringraziano i fratelli cinesi e la dottoressa Chen Wei per questa scoperta che potrà riportare la serenità in tutti gli angoli del mondo.

https://youtu.be/WpWnT06SN_8



Nel 2015 persino la Rai fece un servizio su un esperimento cinese con un virus. Suona familiare?‬ Abbiamo il diritto di continuare a cercare e a chiedere la verirà. In nome di tutti i nostri morti.
https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 335347962/
QUESTO È UN VIDEO DEL 2015 DELLA TRASMISSIONE "LEONARDO" IN CUI DAL MINUTO 4.55 SI PARLA DELL'ESPERIMENTO IN CINA DI CREARE UN CORONA- VIRUS LETALE PER L'UOMO. COSA SIGNIFICA?
TGR Leonardo del 16/11/2015
https://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/m ... .html#p=39



"Il Covid-19 non è quello creato dai cinesi nel 2015". Bucci spiega il video di Tg Leonardo
AGI - Agenzia Giornalistica Italia
25 marzo 2020

https://www.agi.it/cronaca/news/2020-03 ... o-7861064/

Sui social è diventato virale nelle ultime ore un video del 2015, un servizio di Tg Leonardo in cui si parla di un virus creato in laboratorio dai cinesi, simile a quallo che ha creato la pandemia da coronavirus di questi mesi. Simile, ma non è lo stesso. Una prima smentita è arrivata dal professor Enrico Bucci, docente alla Templey University (Usa), epidemiologo di fama mondiale in una intervista a RaiNews24: "Il Covid-19 non è lo stesso virus creato in laboratorio dai cinesi nel 2015". Una smentita categorica.

"Il virus creato nel 2015- dice il professor Bucci- non aveva capacità epidemica. Inoltre è indubbio che il Covid-19 non è stato creato in laboratorio ma è frutto di una selezione naturale". Il filmato del 2015 riguarda una puntata del Tg Leonardo e sta girando sulla rete e sui social generando - dice una nota Rai - false informazioni e allarme.

Ma a smentire l'ipotesi è stato anche il virologo Roberto Burioni, che su Twitter scrive: "L'ultima scemenza è la derivazione del coronavirus da un esperimento di laboratorio. Tranquilli, è naturale al 100%, purtroppo".

Il video ha raggiunto i cellulari di moltissimi italiani. Tanto da causare l'intervento della politica. "Dal Tg3 Leonardo (Rai Tre) del 16 novembre 2015 un servizio su un supervirus polmonare Coronavirus creato dai cinesi con pipistrelli e topi, pericolosissimo per l'uomo (con annesse preoccupazioni). Dalla Lega interrogazione urgente al presidente del Consiglio e al Ministro degli Esteri", ha scritto Matteo Salvini su Facebook allegando il video della trasmissione di Rai Tre. La Lega nel pomeriggio ha annunciato la presentazione di un'interrogazione al ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Ma un ulteriore chiarimento è arrivato nel pomeriggio. Il servizio del 16 novembre 2015 andato in onda nella rubrica "Leonardo" della TgR che faceva riferimento a un super virus polmonare dai pipistrelli e topi studiato nei laboratori cinesi "è tratto da una pubblicazione della rivista Nature". Lo ha dichiarato il direttore della testata regionale Rai, Alessandro Casarin, in merito alle polemiche, anche politiche, che si stanno innescando su questo cosiddetto 'supercornavirus' cinese. Casarin aggiunge che "proprio tre giorni fa la stessa rivista ha chiarito che il virus di cui parla il servizio, creato in laboratorio, non ha alcuna relazione con il virus naturale Covid-19".


Giovanni Adamo
I virologi hanno smentito che il COVID-19 sia frutto di una manipolazione da un laboratorio. Ma …
I virologi suppongono che questo virus sia passato da un animale, molto probabilmente un pipistrello, all’uomo. Ma dopo 5 mesi non sono riusciti a dimostrarlo, pertanto rimane un’ipotesi che nulla a che fare con la scienza. Una ipotesi loro vale quanto una mia o una sua ipotesi.
Che a Wuhan ci sia un laboratorio che manipoli virus è un dato di fatto.
Che in quel laboratorio sia stato creato un supervirus partendo da quello dei pipistrelli innestando proteine di virus di topo è il secondo dato di fatto.
Che quel virus causasse negli animali da laboratorio polmoniti con caratteristiche molto simili a quelle che si verificano negli umani a causa del COVID-19 è il terzo dato di realtà
Che quel laboratorio non abbia cessato la sperimentazione sui virus è un ulteriore dato di fatto. Non si può escludere che abbiano continuato a manipolare il supervirus iniziale.
Che in Cina l’epidemia umana sia iniziata a Wuhan è il quarto dato di fatto.
Che la Cina abbia agito, per fermare questo contagio, in modo inusitatamente rigoroso ed energico rispetto ad altre epidemie che hanno subito in passato, accettando persino severe penalizzazioni per la loro economia, è il quinto dato di fatto.
Per gli investigatori 3 indizi concomitanti e concordi hanno valore di prova.
Qui di indizi concordi e concomitanti ce ne sono almeno cinque.
Quindi il dubbio se questo virus sia uscito da un laboratorio o da un mercato di Wuhan permane e permarrà sin quando la scienza non farà chiarezza sull’origine di questo coronavirus.


Luciano Dondero ha scitto:
Interessante la spiegazione di Bucci: il lavoro del 2015 serviva (1) a capire come la SARS avesse infettato gli umani, (2) a cercare di trovare il punto nel quale cercare di colpire il virus per bloccarlo. Cioè non era la costruzione di un'arma biologica.


Sommossa nell'Hubei dopo la quarantena, a migliaia assaltano la polizia
27 marzo 2020

https://www.agi.it/estero/news/2020-03- ... s-7931194/

Una sommossa spontanea è scoppiata oggi al confine tra la province dello Hubei e dello Jiangxi, nella Repubblica Popolare Cinese, dove diverse migliaia di cittadini hanno attaccato la polizia, malmenando gli agenti e devastando diversi automezzi delle forze dell'ordine.

Le immagini dei disordini, riprese da privati cittadini con i telefonini, sono state veicolate sul web e un video è stato postato anche da Voice of America nell'edizione cinese.

La rivolta ha avuto luogo nella contea di Huangmei nello Hubei, sul lungo ponte che attraversa il fiume Yangtze e che conduce alla città di Jujiang, nella provincia dello Jiangxi. La rabbia popolare è scoppiata al termine della quarantena nel territorio dell'Hubei, che conta circa 60 milioni di abitanti di cui 11 sono concentrati nella metropoli di Wuhan, focolaio originario della pandemia di coronavirus.

La mitigazione delle restrizioni sanitarie imposte alla provincia cinese (che a Wuhan invece dureranno fino all'8 aprile) ha consentito, dal 25 marzo, la parziale ripresa degli spostamenti individuali. Le autorità locali nello Jiangxi hanno tuttavia condizionato l'accesso ai residenti dell'Hubei alla presentazione di un certificato medico. Stamattina l'applicazione di questa misura avrebbe prima provocato uno scontro fra gli agenti di polizia delle due province, quindi ha dato luogo alla rivolta di massa. Migliaia di cittadini della contea di Huangmei, provati da un isolamento di sessantadue giorni che li ha privati persino delle libertà individuali, si sono diretti sul ponte e hanno sopraffatto gli agenti di polizia dello Jiangxi dando sfogo alle violenze.

Per sedare la sommossa è intervenuto il segretario del Partito Comunista di Huangmei, assicurando un confronto con le autorità della città di Jiujiang per risolvere la questione.

Le difficoltà dei residenti nella contea di Huangmei, che ora tornano a lavorare fuori della provincia, sono acuite dai collegamenti ferroviari, perché sono costretti a raggiungere lo snodo collocato nella provincia confinante.


Urne funeriare a migliaia nella sola Wuhan, i numeri di Pechino sempre più inverosimili
Atlantico Quotidiano
Enzo Reale Da Barcellona
27 Mar 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... n-tornano/

Urne funerarie a migliaia, 45 mila, nella sola Wuhan e parenti in fila per ore. Intanto, frontiere sigillate e giornalisti allontanati: per prevenire casi “importati” dall’estero, o è in atto un secondo insabbiamento?

Ogni giorno emergono nuovi elementi di fatto che inducono a pensare che il regime comunista cinese abbia falsificato i numeri dei contagiati e dei morti per coronavirus. È ripresa oggi da alcune delle principali testate internazionali la notizia delle lunghe code fuori dagli obitori della città di Wuhan per la consegna delle urne funerarie con le ceneri delle vittime dell’epidemia. Equipaggiati di mascherine, i familiari attendono per ore il loro turno per rientrare in possesso dei resti dei loro cari, cremati dopo il decesso nei lunghi giorni della crisi sanitaria nell’Hubei senza la possibilità di celebrare le rispettive cerimonie funebri.

Secondo fonti locali, citate dal quotidiano online Caixin Global, nel mese di febbraio i forni crematori della zona erano attivi 19 ore al giorno per smaltire la mole di cadaveri che arrivavano per l’incinerazione. In base a quanto riportato dal sito AsiaNews, a Wuhan la distribuzione delle urne sta avvenendo in sette sale funerarie, ognuna delle quali smaltirebbe 500 unità al giorno. Ipotizzando che tutte lavorino allo stesso ritmo, il calcolo finale darebbe una cifra di circa 45.000 morti. Anche non volendo attribuire tutti i decessi al virus, è chiaro che si tratterebbe di un numero ben distante dai 3298 morti ufficialmente dichiarati dalle autorità cinesi. In questi giorni i camion starebbero scaricando continuamente urne vuote davanti ai centri deputati alla distribuzione. Questo dato si aggiunge agli altri che Atlantico Quotidiano ha già analizzato in un precedente articolo e contribuisce a dipingere un quadro piuttosto inquietante della situazione reale nella zona più colpita del Paese. Oltre al mancato computo degli asintomatici che sarebbero isolati in casa senza essere inclusi nelle statistiche ufficiali, continuerebbero i ricoveri negli ospedali di pazienti con sintomi compatibili con l’infezione. Il Financial Times riporta oggi le dichiarazioni del dottor Cao Jingchao, di stanza al Wuhan West Union Hospital, secondo cui sarebbero in corso spostamenti di malati da un ospedale all’altro della città: ufficialmente si tratterebbe di infettati già registrati ma in realtà molti di questi sarebbero nuovi casi che non si verrebbero dichiarati come tali. Si sta parlando di centinaia di nuovi contagiati solo negli ultimi giorni, mentre il governo insiste sulla crescita zero e sul controllo totale dell’epidemia. L’8 aprile è prevista la riapertura delle comunicazioni con Wuhan e la ripresa di gran parte delle attività produttive.

Il nuovo mantra delle autorità è che ogni nuovo caso proviene dall’esterno del Paese e quindi la prevenzione deve concentrarsi sui casi “importati“. Da qui le drastiche misure decise dal governo sui voli in entrata e sul divieto di ingresso in Cina degli stranieri. È di ieri il comunicato della Civil Aviation Administration of China che prevede una riduzione del 90 per cento del traffico aereo internazionale in arrivo: le compagnie aeree cinesi saranno autorizzate a mantenere per ogni Paese una sola rotta settimanale. Inoltre, il Ministero degli esteri di Pechino ha stabilito che agli stranieri in possesso di visto valido o di permesso di residenza sarà temporaneamente vietata l’entrata in Cina. Una misura tanto più sorprendente in quanto adottata proprio nel momento in cui si dichiara controllata l’infezione e in contraddizione con le proteste cinesi che accompagnarono analoghi provvedimenti da parte di altri stati all’inizio del contagio. Se la Cina chiude le frontiere, allontana i giornalisti scomodi e fa sparire le poche voci indipendenti al suo interno, non resta che affidarsi ai pochi segnali che attraversano le maglie della censura per disegnare un quadro meno propagandistico e più realistico della tragedia che il mondo sta vivendo. Siamo evidentemente di fronte a un secondo insabbiamento: dopo quello iniziale sull’esistenza e la propagazione del virus, quello sulle conseguenze reali del suo passaggio.





Professore di Harvard arrestato, l'accusa: spionaggio per i cinesi. Ha fondato un laboratorio a Wuhan
Valeria Robecco
31/1/2020

https://it.businessinsider.com/harvard- ... ronavirus/

Era mattina presto quando martedì 28 gennaio gli agenti dell’Fbi sono arrivati nell’angolo più protetto del chiostro accademico dell’Università di Harvard. Poche ore dopo sono scattate le manette ai polsi di Charles Lieber, uno dei luminari dell’ateneo, con un’accusa molto pesante: quella di aver mentito alle autorità federali su finanziamenti milionari ricevuti dal governo cinese.

Da mesi si parla del perseguimento di scienziati, principalmente laureati e ricercatori di Pechino impegnati nei laboratori americani. Proprio in questi giorni sono state formalizzate le accuse nei confronti di un ricercatore cinese accusato di aver rubato dei campioni dal suo laboratorio al Beth Israel Deaconess Medical Center di New York, e di averli messi in valigia per cercare di introdurli illegalmente nel suo paese.

Ma il docente di Harvard arrestato (e che secondo le ultime notizie sarebbe statpo rilasciato su cauzione di 1 milione di dollari) non è uno scienziato qualunque: è il pioniere della nanoscienza e presidente del dipartimento di chimica del prestigioso ateneo del Massachusetts, salito ai massimi livelli della gerarchia accademica a stelle e strisce.

Nel 2017 Harvard gli ha anche conferito il suo massimo riconoscimento, ossia il titolo di ‘University Professor’, con cui sono insigniti soltanto 25 docenti della facoltà. Lieber è finito nel mirino della campagna dell’amministrazione di Donald Trump che punta a difendere il settore della ricerca dal presunto furto di proprietà intellettuale.

Secondo le autorità federali non ha reso noti i finanziamenti ricevuti dal governo del Dragone, e avrebbe mentito al dipartimento della Difesa e al National Institutes of Health continuando a ricevere fondi per 15 milioni di dollari. In particolare il dipartimento di Giustizia lo accusa di aver reso “dichiarazioni false e fraudolente” (reato che prevede una pena massima di cinque anni di carcere) sui suoi legami con Pechino per il programma Thousand Talents Plan, concepito per attirare persone verso il paese con la conoscenza di tecnologie straniere e proprietà intellettuale. Ed è anche accusato di aver mentito sul contratto d’oro firmato con la Wuhan University of Technology (Wut) cinese, proprio nella città da cui ha preso le mosse l’epidemia di coronavirus.

L’accordo tra Lieber e Pechino prevedeva un salario di 50 mila dollari al mese più circa 150 mila dollari per spese personali e di soggiorno, e un milione e mezzo di dollari per fondare un laboratorio di ricerca alla Wut.

Harvard non era a conoscenza del laboratorio fondato da Lieber, e secondo una deposizione giurata dell’Fbi, l’attività dello scienziato con la Cina è andata avanti dal 2012 al 2017. Per gran parte del periodo in questione Lieber è stato anche il principale ricercatore di almeno sei borse di studio della Difesa Usa, con un valore cumulativo di più di otto milioni di dollari. Oltre ad essere il principale ricercatore su oltre dieci milioni in sovvenzioni finanziate dal National Institutes of Health.

I documenti presentati dall’accusa affermano che Lieber è stato interrogato dal dipartimento della Difesa su eventuali fonti secondarie di reddito nel 2018: lui ha detto di essere a conoscenza del programma dei Mille Talenti, ma di non essere mai stato invitato a farne parte. “Le accuse mosse dal governo americano contro il professore sono estremamente serie”, ha spiegato Jonathan Swain, portavoce dell’università di Harvard. L’ateneo oltre a collaborare con le autorità ha anche avviato un’indagine interna, e nel frattempo, Lieber è stato sospeso a tempo indeterminato.




Ma quale razzismo anti-cinese, la Cina ha agito come uno stato canaglia
Franco Londei
https://www.rightsreporter.org/ma-quale ... -canaglia/

La controffensiva mediatica di Pechino contro chi critica la Cina per la gestione delle vicenda relativa al COVID-19 (o Coronavirus) sta vivendo una accelerazione senza precedenti.

Non solo i media cinesi ma anche molti media mainstream fuori dalla Cina stanno cercando di far passare l’idea che le critiche alla Cina per la gestione iniziale della crisi generata dal Coronavirus non siano altro che parte di una campagna volta a diffondere razzismo anti-cinese.

Anzi, è in atto una vera e propria contro-campagna indirizzata a far passare l’idea che il comportamento di Xi Jinping non solo sia stato ineccepibile, ma che il leader cinese sia addirittura una specie di salvatore del mondo che sta mandando aiuti umanitari a tutti coloro che nel mondo sono stati colpito dal virus CODIV-19.

«Oggi la xenofobia dei media e la guerra su vasta scala contro la Cina sono diventati la norma» scrive la East China Normal University in un saggio pubblicato sabato scorso. «La “feccia bianca” sta diffondendo la teoria che la febbre gialla è tornata».

Secondo la East China Normal University «alcuni media hanno generato e diffuso questi virus razziali con lo scopo di incitare l’odio contro la Cina e le comunità cinesi sparse in tutto il mondo».

Beh, lasciatemi dire che questa è una sciocchezza colossale. Non c’è (e non c’è mai stato) razzismo anti-cinese in nessun parte del globo e questo nonostante le politiche fortemente invasive e dannose a livello geopolitico portate avanti da Pechino.

La realtà vera è che la Cina sin dall’inizio della crisi del Coronavirs si è mossa come uno stato canaglia, prima nascondendo l’epidemia e poi non fornendo sufficienti informazioni sulla gravità dell’epidemia stessa.

Pechino non ha dato a nessuno la possibilità concreta di prepararsi in tempo per la pandemia di COVID-19 che sta colpendo praticamente tutto il mondo.

E se c’è qualcuno che oggi ventila l’idea che gli unici a guadagnare da questa pandemia siano proprio i cinesi, la teoria non è del tutto campata in aria e comunque è stato proprio il comportamento di Pechino a ingenerare questa teoria.

Non c’è nulla di razzista nell’affermare questa verità.

Xi Jinping non è affatto il salvatore del mondo ma è colui che con il suo comportamento criminale lo ha condannato a questo flagello globale. Per questo andrebbe processato, non adulato.

E allora ci si faccia almeno il piacere di non sparare accuse a vanvera di razzismo anti-cinese contro chi critica legittimamente il criminale comportamento di Pechino. Si eviti di far passare il regime cinese come il salvatore del mondo perché è l’esatto contrario. La Cina è il boia del mondo e non c’è niente di razzista dell’affermare questa verità.




Non solo i mercati bagnati. Le nuovi ipotesi sul virus
Paolo Mauri
6 aprile 2020

https://it.insideover.com/politica/non- ... virus.html

La pandemia causata dall’ultimo coronavirus ha scatenato una vera e propria guerra parallela, soprattutto nelle scorse settimane e in particolare all’inizio del contagio, sull’origine del virus. Una battaglia a colpi di accuse tra Stati Uniti e Cina che sono scivolate addirittura nella diffusione di notizie false, con dei toni propagandistici che non si vedevano dai tempi della Guerra fredda, quando l’Unione sovietica accusava la Cia di aver costruito in laboratorio il virus Hiv dell’Aids.

Nel mese appena trascorso, che ha visto l’epidemia diffondersi esponenzialmente in quasi tutti i Paesi occidentali e in particolar modo negli Usa – con buona pace dei complottisti di ogni fede politica che volevano il virus creato in laboratorio dal Pentagono – abbiamo assistito a scambi di accuse anche molto forti da parte delle rispettive diplomazie. Da un lato Pechino, il 12 marzo, ha fatto sapere per voce del suo ministro degli Esteri, che Covid-19 è stato portato in Cina dall’Us Army durante la partecipazione dei giochi militari mondiali tenutisi a Wuhan a ottobre dell’anno scorso, dall’altro la Casa Bianca, riferendosi alla malattia, la ha definita “virus cinese” (presidente Donald Trump) e “Virus di Wuhan” (Segretario di Stato Mike Pompeo). Se queste definizioni possono apparire “normali” ai più, non lo sono per chi mastica di politica internazionale: nemmeno la molto più letale Sars, nel 2003, era stata definita in tal modo per una sorta di rispetto verso il “dragone”, che era ormai diventato tra i maggiori attori della politica globale e, volenti o nolenti, un partner commerciale fondamentale. Le parole, in diplomazia, hanno un peso anche se prese singolarmente: una lezione che la Russia sembra aver dimenticato nel passato recente, ma questa è un’altra storia.

La stessa Cia, chiamata in causa da Pechino che poi, molto saggiamente, ha ritrattato per bocca del suo ambasciatore negli Usa Cui Tiankai quando ha definito certe voci “folli” (da entrambi i lati della barricata però), ha sempre sostenuto la “naturalità” di Sars-CoV-2, ovvero che non si tratta di un’arma batteriologica: una possibilità che avevamo escluso su queste colonne nei primi giorni della sua diffusione in Italia in forza di motivazioni prettamente militari, ma anche suffragandole da evidenze di tipo scientifico, le stesse riferite dall’agenzia di intelligence Usa.

Accertato quindi che non siamo davanti a un patogeno artificialmente creato per un qualche tipo di fine militare, restano sempre le domande su come abbia potuto diffondersi dai pipistrelli all’uomo e quindi generare la pandemia che stiamo affrontando con grandi sacrifici umani ed economici, da cui, probabilmente, non ci riprenderemo appieno prima di un decennio.

La storia del “mercato di Wuhan“, quella ufficialmente diffusa da Pechino, sembra però traballare, tanto che gli stessi scienziati, prima ancora delle agenzie di intelligence, lasciano aperta la porta alla possibilità che possa essere occorso un incidente in un laboratorio cinese che stava studiando i coronavirus animali per cercare un qualche tipo di cura o vaccino. Evento plausibile anche con l’aiuto dell’ingegneria genetica, come abbiamo avuto modo di affrontare in un precedente approfondimento.

Perché la teoria del “mercato del pesce” non funziona? Innanzitutto gli animali che hanno ospitato il virus in origine, i pipistrelli, non venivano venduti al mercato incriminato di Wuhan, sebbene ci sia la possibilità che possano aver contaminato altri animali là presenti. A suffragare questa tesi, come ci ricorda il Washington Post in un recente articolo, c’è uno studio di Lancet di gennaio che afferma che i primi contagi uomo-uomo di Covid-19 non hanno alcuna connessione col mercato della città della provincia di Hubei.

Secondariamente potrebbe esserci stato un rilascio accidentale: il centro di ricerca batteriologica, il Chinese Center for Disease Control or Prevention, dista solo poche centinaia di metri dal mercato ed è possibile che ci sia stato un problema di cattivo smaltimento dei “rifiuti”, in questo caso i pipistrelli usati negli esperimenti.

Forse però l’ipotesi più interessante, e più inquietante in prospettiva futura, sull’innesco dell’epidemia è quella avanzata da Richard Ebright, un microbiologo ed esperto di sicurezza biologica della Rutgers University. Il ricercatore afferma, sempre al Washington Post, che “il primo contagio umano potrebbe essere avvenuto in modo accidentale” col virus che è passato dai pipistrelli all’uomo “durante un incidente in laboratorio” a causa delle scarse misure di sicurezza del centro di ricerca cinese.

Ebright afferma che a Wuhan i coronavirus sono studiati con un livello di “biosicurezza” pari a 2, che fornisce solo protezioni minime che avrebbero dovuto essere quelle del livello 4, definito Bsl-4 (Biological Safety Level), il più elevato data la natura dell’agente patogeno.

Il ricercatore sostiene la sua tesi descrivendo un video dello scorso dicembre girato nel centro di ricerca di Wuhan in cui si vede personale “raccogliere campioni di coronavirus da pipistrelli con sistemi di protezione individuale del tutto inadeguati e con metodologie del tutto insicure”. Ebright poi ha citato due articoli, del 2017 e del 2019, in cui si descrivevano gli “eroici” ricercatori di Wuhan che catturavano i pipistrelli nelle caverne “senza prendere misure protettive” ed esponendosi così all’urina degli animali – potenzialmente infetta – che pioveva dalla volta come “gocce di pioggia”.

C’è poi la questione che rimanda direttamente al regime censorio della Cina, che ha nascosto anche quanto più possibile il nascere dell’epidemia che ormai viene fatto risalire alla metà di novembre: un articolo scientifico apparso su Research Gate a firma di due ricercatori della South China University of Technology – Botao Xiao e Lei Xiao – affermava che “in aggiunta alle origini date dalla ricombinazione naturale e degli ospiti intermedi, il coronavirus killer si è originato probabilmente nei laboratori di Wuhan. Il livello di sicurezza può aver bisogno di essere rinforzato in laboratori ad alto rischio biologico”.

L’articolo accusatorio è stato “curiosamente” ritirato poco tempo dopo la sua pubblicazione e a febbraio uno degli autori ha riferito al Wall Street Journal che “non era supportato da dirette evidenze”, ma il sospetto che i due autori si siano dovuti piegare alla censura del Politburo resta.

Anche se in questi ultimi giorni stiamo assistendo ad un clima di distensione tra Stati Uniti e Cina, con gli inviti e soprattutto i primi passi verso la collaborazione medico-scientifica e anche dal punto di vista della reciproca assistenza per sconfiggere l’epidemia, su Pechino resta comunque un pesante sospetto non tanto sull’origine biologica del virus quanto dal punto di vista della sua diffusione nell’ambiente. Le condizioni di sicurezza dei laboratori e le procedure di biocontenimento con le quali vengono trattati certi agenti patogeni non possono più essere considerate come delle semplici “questioni interne”, ma vista la pericolosità per l’intera popolazione planetaria – come stiamo osservando con la diffusione di Covid-19 – devono essere trattate come un problema mondiale e non è più tollerabile che siano coperte da censura, soprattutto in prospettiva di una futura e nuova pandemia, che potrebbe essere molto più letale di quella attualmente in atto.





Spaventose le testimonianze sulle cremazioni a Wuhan.
Giulio Meotti
8 aprile 2020
https://www.facebook.com/meotti.giulio/ ... 0058587123


Le rivela Radio Free Asia. “Parenti in lutto hanno dichiarato di aver scoperto oggetti anomali nelle urne che non avrebbero potuto essere collegati ai loro parenti. Una residente del distretto di Wuhan Jiang'an, Liu, ha detto di aver trovato un fermaglio da cintura nell'urna presumibilmente contenente le ceneri di sua madre. E un residente del distretto di Hongshan ha detto di aver trovato i resti di una protesi dentaria nell’urna di suo padre, anche se suo padre non ce l’aveva”. Hanno bruciato così tanti corpi che gli impianti di cremazione si sono guastati. “Una fonte vicina all'industria funeraria soprannominata Ma ha detto che alcuni inceneritori hanno smesso di funzionare dopo essere stati gestiti giorno e notte e che stanno cremando insieme diversi corpi per soddisfare la richiesta. ‘In passato, un solo corpo alla volta sarebbe stato cremato, ora lavorano 24 ore su 24, 7 giorni su 7’, ha detto Ma, aggiungendo che 6 dei 30 crematori della città non funzionano più. ‘Questo è perché hanno bruciato troppi corpi allo stesso tempo’, ha detto". Il Daily Telegraph ha parlato anche con un operaio delle cremazioni. “Al culmine, c'erano 5.000 corpi in attesa di una cremazione urgente in uno degli otto crematori di Wuhan, contro due dozzine al giorno prima del virus. I suoi turni, iniziati alle 5:30 del mattino, sarebbero finiti dopo il tramonto”. Aprendo i tg italiani in queste ultime ore abbiamo visto soltanto immagini di propaganda del regime cinese. Questa è la realtà. Una realtà di morte e menzogne.




Un grande medico ebreo che scoprì il miglior vaccino antipolio del Mondo e che non brevettò ma che regalò per il bene di bambini di tutta la terra

https://it.wikipedia.org/wiki/Albert_Bruce_Sabin

Sabin non brevettò la sua invenzione, rinunciando allo sfruttamento commerciale da parte delle industrie farmaceutiche, cosicché il suo prezzo contenuto ne garantisse una più vasta diffusione della cura:

«Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo»

Dalla realizzazione del suo diffusissimo vaccino anti-polio il filantropo Sabin non guadagnò quindi un solo dollaro, continuando a vivere con il suo stipendio di professore universitario. Inoltre durante gli anni della Guerra Fredda, Sabin donò gratuitamente i suoi ceppi virali allo scienziato sovietico Mikhail Chumakov, in modo da permettere anche nell'URSS lo sviluppo del suo vaccino. Anche in questo caso Sabin andò oltre le questioni politiche per un bene superiore.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » mar apr 28, 2020 10:25 pm

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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » mar apr 28, 2020 10:25 pm

Coronavirus. «La Cina imbavaglia la ricerca scientifica sull'origine del virus»
Luca Miele
lunedì 13 aprile 2020

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/la ... -del-virus


La rivelazione della Cnn. Documento del partito impone una serie di filtri prima della pubblicazione dei nuovi studi

Un manifesto a Belgrado celebra il presidente cinese Xi Jinping come colui che ha vinto la battaglia del virus - Reuters

Aveva goduto di uno spazio di libertà. Ora quello spazio sta per essere chiuso. La rivelazione arriva dalla Cnn: le ricerche scientifiche sull'origine del coronavirus, prodotte in Cina, dovranno essere “filtrate”. Lo stabilisce una direttiva del governo centrale, di cui l'emittente televisiva è entrata in possesso, diktat subito recepito e rilanciato da due comunicazioni on-line pubblicate da due università cinesi, poi rimosse dal web.
In soldoni: tutto ciò che il mondo accademico cinese produrrà, da oggi in poi, deve essere controllato dal partito. E solo dopo potrà essere pubblicato.
L'obiettivo? Epurare la narrazione sull'origine dell'epidemia che sta mettendo in ginocchio il mondo e che in Cina sta rialzando la testa: 108 nuovi contagi, di cui 98 sono “importati”. Un'operazione che serve al gigante asiatico per scucirsi di dosso l'immagine di Paese “untore” per indossare quella più benevola di Paese soccorritore ma anche per garantirsi un patente di buon operato all'interno. Per Maria Repnikova, analista della Georgia State University, la crisi paradossalmente ha offerto una occasione al regime: «Il Partito comunista cinese sta usando la narrazione “abbiamo sconfitto il virus” come un'opportunità di ripulire la propria immagine e presentarsi come un attore capace non solo di affrontare il disastro ma anche di mettere a disposizione di altri Paesi la propria esperienza. L'obiettivo? Quello di presentarsi come leader mondiale nella lotta alla pandemia».

Il provvedimento rischia di avere una pesantissima ricaduta nella battaglia per arginare l'epidemia. Per un ricercatore cinese, che ha parlato a condizione di anonimato per paura di ritorsioni, si tratta di uno sviluppo preoccupante che probabilmente finirà per ostacolare la produzione di nuove ricerche scientifiche. «Penso che sia uno sforzo coordinato del governo cinese per controllare la narrazione sull'origine dell'epidemia e per dimostrare che essa non è nata in Cina. A questo punto non credo che tollereranno davvero qualsiasi studio oggettivo per indagare sull'origine di questa malattia». La Cnn ha contattato il ministero degli Esteri cinese per un commento che non è arrivato.

Quale sarà dunque il meccanismo che governerà la produzione di nuovo lavori accademici? Secondo la direttiva emessa dal dipartimento scientifico e tecnologico del Ministero della Pubblica Istruzione, «i documenti accademici sull'origine del virus devono essere gestiti in modo rigoroso».
La direttiva fissa i livelli di approvazione dei documenti. Primo filtro: i comitati accademici delle università. Secondo filtro: il dipartimento scientifico e tecnologico del ministero dell'Educazione sul cui tavolo arriveranno tutti gli studi. Terzo filtro: una task force che opera sotto il Consiglio di Stato. Solo a quel punto le università potranno divulgare e rendere pubbliche le ricerche. Il documento è stato pubblicato venerdì mattina per la prima volta sul sito web dell'Università Fudan di Shanghai, una delle principali università cinesi. Poi è stata la volta della China University of Geoscience di Wuhan. In entrambi i casi, segnala la Cnn, il documento è stato rimosso.

Da tempo la Cina cerca di offrire versioni alternativi sull'origine del virus. Il mese scorso, Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Esteri cinese, aveva respinto nella palla nel campo avversario: il virus sarebbe stato portato in Cina dai militari statunitensi. La partita è insomma politica.
«Non sorprende che il governo cerchi di controllare la ricerca scientifica in modo che i risultati non mettano in discussione la propria narrativa sull'origine del virus e sulla risposta del governo alla crisi», ha commentato Yanzhong Huang, membro del Council on Foreign Relations con sede a Washington.




Coronavirus: Il grande insabbiamento della Cina
Giulio Meotti
13 aprile 2020

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L'11 gennaio, il governo cinese ha annunciato che il mercato umido di Wuhan è stato all'origine dell'epidemia di coronavirus. Lo stesso regime cinese in seguito ha affermato che il virus "potrebbe non aver avuto origine in Cina" e dopo ancora le autorità cinesi hanno iniziato a sostenere che sono stati i soldati americani ad aver portato il virus a Wuhan. Quale scienziato o istituzione stimata può ora fidarsi di tutto ciò che arriva dalla Cina? (Photo by Kevin Frayer/Getty Images)

Abbiamo pagato caro le menzogne della Cina.

"Questo è uno dei peggiori insabbiamenti della storia umana, e il mondo sta affrontando una pandemia globale", ha dichiarato il deputato americano Michael T. McCaul, influente membro repubblicano della Commissione per gli Affari Esteri del Congresso, prima che la comunità dell'intelligence statunitense arguisse, in un rapporto riservato alla Casa Bianca, che la Cina ha nascosto l'origine e l'entità della catastrofica epidemia di coronavirus.

"Il fallimento [del Partito comunista cinese] ha scatenato un contagio globale che ha ucciso migliaia di persone", ha scritto il 1° aprile scorso il cardinale Charles Maung Bo, presidente della Federazione delle Conferenze episcopali asiatiche. "Mentre rileviamo il danno arrecato alle vite di tutto il mondo, dobbiamo chiederci: chi è il responsabile?"

"...c'è un governo che ha la responsabilità primaria, a motivo di ciò che ha fatto e di ciò che ha mancato di fare, e questo è il regime del Partito comunista cinese a Pechino. Vorrei essere chiaro: è il PCC a essere responsabile, non il popolo della Cina. (...) Bugie e propaganda hanno messo in pericolo milioni di vite in tutto il mondo. (...) Negli ultimi anni abbiamo assistito a un'intensa repressione della libertà di espressione in Cina. Avvocati, blogger, dissidenti e attivisti della società civile sono stati rastrellati e sono scomparsi."

Un'altra persona è appena scomparsa: Ai Fen, un medico cinese che ricopriva l'incarico di responsabile del pronto soccorso dell'Ospedale centrale di Wuhan, aveva lavorato con il compianto dottor Li Wenliang. Ai, la quale ha affermato che i suoi superiori avevano messo a tacere i suoi primi avvertimenti sul coronavirus, sembra essere svanita nel nulla. Secondo 60 Minutes Australia, non si sa dove si trovi. Sono scomparsi anche i giornalisti che hanno visto quello che è accaduto a Wuhan. Caixin Global ha riferito che ai laboratori che hanno sequenziato il virus nel dicembre scorso era stato ordinato dalle autorità cinesi di consegnare o distruggere i campioni e di non rendere noti i risultati. "Se avessi saputo che cosa sarebbe successo, me ne sarei infischiata dei rimproveri da parte dei miei superiori. Ne avrei parlato con chiunque, dove avrei potuto", aveva detto Ai Fen in un'intervista a marzo. Queste sono state le sue ultime parole.

Ma nessuna parola è stata spesa su come sia iniziata questa pandemia. Mercato umido? Una grotta piena di pipistrelli? Pangolini? O laboratori di armi biologiche? Non ci sono medici, giornalisti, analisti od osservatori internazionali stranieri a Wuhan. Se il virus è uscito da un mercato ittico o da una grotta, perché la Cina ha ostacolato le indagini a tal punto? Perché a dicembre, Pechino ha ordinato agli scienziati cinesi di distruggere le prove del virus? Perché i funzionari cinesi hanno affermato che sono stati i soldati statunitensi a portare il virus a Wuhan? Perché dovrebbe essere considerato increscioso il fatto che un presidente americano definisca "cinese", un virus che ha avuto origine in Cina.

Chi ha annunciato l'11 gennaio che il mercato umido di Wuhan è stato all'origine della sua epidemia? Il regime cinese. È stato successivamente scoperto che il primo caso noto di Covid-19 risaliva al 17 novembre 2019.

Lo stesso regime cinese ha in seguito affermato che questo coronavirus "potrebbe non aver avuto origine in Cina". Quale scienziato o istituzione stimata può ora fidarsi di tutto ciò che arriva dalla Cina?

Molti autorevoli scienziati hanno respinto l'affermazione che il virus Covid-19 è un patogeno ingegnerizzato. Questa conclusione pare sia basata sul fatto che Wuhan ha due importanti laboratori di ricerca sul virus: il Centro Wuhan per il controllo e la prevenzione delle malattie, che sembra sorgere a meno di un miglio dal mercato, e l'Istituto di Virologia di Wuhan, che ha un livello 4 di biosicurezza (BSL-4), ed è un laboratorio che si occupa dei patogeni più letali al mondo, situato a soli sette miglia dal mercato. La notizia è stata immediatamente ed enfaticamente liquidata come una "teoria cospirazionista".

Questi scienziati sostengono che un virus ha probabilmente avuto origine tra la fauna selvatica prima che si diffondesse nell'uomo, trasmesso probabilmente attraverso un mercato alimentare a Wuhan. Dicono che mediante il sequenziamento genetico, sono riusciti a identificare il colpevole del Covid-19 come un coronavirus dei pipistrelli. Fine della storia? La scienza per fortuna inizia ponendo domande per poi cercare risposte.

Sembra che i pipistrelli non siano stati venduti al mercato umido di Wuhan. In uno studio del gennaio scorso, The Lancet ha rilevato che il primo caso di Covid-19 a Wuhan non aveva alcun legame con il mercato. L'articolo di Lancet, scritto dai ricercatori cinesi di diverse istituzioni, ha circostanziato che 13 dei 41 dei primi casi non avevano alcun legame con il mercato. "Tredici casi non correlati, è un gran numero", ha commentato Daniel Lucey, uno specialista in malattia infettive presso la Georgetown University. Com'è iniziata l'epidemia?

"Ora sembra chiaro che il mercato del pesce non è l'unica fonte del virus, ma ad essere sinceri, non sappiamo ancora da dove provenga il virus", osserva Bin Cao, specialista in malattie respiratorie polmonari della Capital Medical University, e co-autore dell'articolo di Lancet.

Il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha affermato che il Partito comunista cinese sta nascondendo le informazioni sul coronavirus.

Se non lo sappiamo, è necessario essere aperti a tutte le possibilità.

"A meno di 300 metri dal mercato del pesce si trova la filiale di Wuhan del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie", ha scritto David Ignatius del Washington Post.

"Ricercatori di quella struttura e del vicino Istituto di Virologia di Wuhan hanno pubblicato articoli sulla raccolta dei campioni del coronavirus nei pipistrelli provenienti da tutta la Cina, allo scopo di studiarli per prevenire future malattie. Uno di questi campioni è sfuggito accidentalmente o sono stati depositati rifiuti pericolosi in un luogo da dove poi si è diffuso il virus?"

La "raccolta dei campioni dei virus" presumibilmente non esclude la possibilità di un "virus sfuggito accidentalmente". Peggio ancora, se la Cina non è in grado di proteggere i propri laboratori, dovrebbe essere ritenuta responsabile e costretta a pagare per il devastante danno globale.

"Gli esperti sanno che il nuovo coronavirus non è un'arma biologica. Non sono d'accordo sul fatto che possa essere sfuggito accidentalmente da un laboratorio di ricerca", ha dichiarato The Bulletin of the Atomic Scientists. Il professor Richard Ebright del Waksman Institute of Microbiology della Rutgers University, e un eminente esperto di biosicurezza, concorda con gli autori di Nature Medicine che il coronavirus non è stato deliberatamente manipolato. Ma Ebright ritiene possibile che la pandemia COVID-19 sia iniziata come un incidente nel laboratorio di Wuhan, noto per aver studiato i virus dei pipistrelli:

"La raccolta di virus o l'infezione da virus di animali con le caratteristiche di trasmissione del virus dell'epidemia costituirebbe un rischio sostanziale di infezione per un addetto al laboratorio e tramite l'addetto al laboratorio per la popolazione".

Ebright ha inoltre affermato che i coronavirus dei pipistrelli vengono studiati a Wuhan a livello di biosicurezza 2, "che fornisce solo una minima protezione" rispetto al BSL-4 che ha un livello di sicurezza superiore.

"Noi non sappiamo cosa sia accaduto, ma ci sono molte ragioni per credere che si sia trattato di una fuoriuscita di qualche tipo", ha detto a Die Weltwoche Gordon Chang, esperto di Cina.

"Nessuno è stato in grado di studiarlo. Come si può affermare che non sia sfuggito da un laboratorio se non si può avere accesso al laboratorio? In effetti, abbiamo visto Pechino fare del proprio meglio per impedire ai virologi e agli epidemiologi di recarsi a Wuhan. Il team dell'Organizzazione Mondiale della Sanità si è recato a Wuhan per circa mezza giornata con una sola parte del team."

Questo è un altro grosso problema. L'Organizzazione Mondiale della Sanità, che potrebbe avere un ruolo chiave nel fare luce sulle origini dell'epidemia di Wuhan, è ora accusata di essere "complice del coronavirus cinese". Fino al 14 gennaio, l'OMS ha affermato che secondo le autorità sanitarie cinesi nel Paese non vi era stata ancora alcuna trasmissione all'uomo del coronavirus.

La Cina presenta rischi di biosicurezza per l'intero pianeta. Un anno prima che fosse identificato il primo caso di Covid-19 a Wuhan, agenti di protezione doganale e delle frontiere statunitensi all'aeroporto di Detroit hanno fermato un biologo cinese che trasportava nel proprio bagaglio tre fiale con l'etichettatura "Anticorpi". Secondo un rapporto redatto dall'intelligence tattica dell'FBI, come si legge sul sito di Yahoo News:

"L'ispezione della scritta sulle fialette e il destinatario dichiarato hanno indotto il personale preposto all'ispezione di ritenere che quanto contenuto nei flaconcini possa essere utilizzabile per la Sindrome Respiratoria del Medio Oriente (MERS) e per la Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS)".

Perché la Cina ha a che fare con virus pericolosi?

Secondo Yanzhong Huang, un ricercatore di salute globale presso il Council on Foreign Relations:

"Si ritiene che una violazione della sicurezza all'interno di un laboratorio del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie abbia causato a Pechino nel 2004 quattro casi sospetti di SARS, tra cui un decesso. Un incidente simile ha provocato nel dicembre del 2019 un'infezione da brucellosi per 65 addetti al laboratorio dell'Istituto di Ricerca Veterinaria di Lanzhou. Nel gennaio scorso, un rinomato scienziato cinese, Li Ning, è stato condannato a 12 anni di prigione per aver venduto animali usati negli esperimento ai mercati locali".

A febbraio, Botao Xiao e Lei Xiao della South China University of Technology di Guangzhou hanno scritto in un documento di ricerca:

"Oltre alle origini della ricombinazione naturale e dell'ospite intermedio, il coronavirus killer probabilmente viene da un laboratorio a Wuhan. Potrebbe essere necessario rafforzare il livello di sicurezza [sic] dei laboratori ad alto rischio biologico".

Xiao ha poi detto al Wall Street Journal di aver ritirato l'articolo perché "non era supportato da prove dirette".

In passato, si erano già verificati degli incidenti nei laboratori cinesi. Nel 2010, i ricercatori pubblicarono come dato di fatto: "Il caso più famoso di un ceppo di laboratorio sfuggito è il virus della riemergente influenza A sottotipo H1N1, osservato per la prima volta in Cina nel maggio del 1977 e in Russia subito dopo". Il virus potrebbe essere sfuggito da un laboratorio che cercava di produrre un vaccino in risposta all'allerta di pandemia di influenza suina negli Stati Uniti.

Nel 1999, Ken Alibek, disertore negli Stati Uniti ed ex primo vicedirettore del settore ricerca e produzione del programma di armamento biologico sovietico, rivelò che secondo i funzionari sovietici la Cina aveva subìto un grave incidente in uno degli impianti biologici segreti, causando due gravi epidemie di febbre che flagellarono il Paese alla fine degli anni Ottanta. "I nostri analisti", ha scritto Alibek nel suo libro, Biohazard, "hanno arguito che tali epidemie vennero provocate da un incidente verificatosi in un laboratorio in cui gli scienziati cinesi stavano cercando di trasformare le malattie virali in armi".

Nel 2004, l'Organizzazione Mondiale della Sanità rese noto che due ricercatori di un laboratorio di Pechino si infettarono mentre lavoravano su campioni del virus della SARS (Sindrome Respiratoria Acuta Grave). L'OMS denunciò violazioni delle procedure di sicurezza e il direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, Li Liming, rassegnò le dimissioni. La rivista Science inoltre affermò che "per la terza volta in meno di un anno, un'epidemia di SARS sembra aver avuto origine da un errore commesso in un laboratorio".

Inoltre, tre anni fa, quando la Cina aprì il laboratorio a Wuhan, Tim Trevan, uno specialista di biosicurezza del Mayland, disse a Nature di essere preoccupato per la sicurezza dell'edificio perché "le strutture in cui tutti si sentono liberi di parlare e la trasparenza delle informazioni sono importanti". Libertà di espressione e informazione libera è esattamente quello che il regime cinese ha contrastato a dicembre e gennaio.

Un video cinese di un ricercatore di Wuhan, Tian Junhua, che è stato diffuso poche settimane prima dello scoppio dell'epidemia a Wuhan, mostra Junhua, che cattura in una grotta pipistrelli portatori di virus. Nel video (prodotto dalla China Science Communication, gestita dalla China Association for Science and Technology), Tian dice:

"Non sono un medico, ma lavoro per curare e salvare le persone. (...) Non sono un soldato ma lavoro per salvaguardare un'invisibile linea di difesa nazionale".

Pare che Tian abbia anche asserito:

"Mentre lavoro ho paura delle infezioni e di perdermi. A causa della paura, faccio ogni passo con estrema cautela. Più mi sento spaventato, più eseguo ogni dettaglio con cura. Perché il processo di ricerca dei virus è anche il modo più facile per esporsi a essi. Spero che questi campioni di virus vengano conservati solo per la ricerca scientifica e che non verranno mai utilizzati nella vita reale".

Per un mese, il Partito comunista cinese, invece di combattere il contagio, ha fatto del suo meglio per censurare tutte le informazioni sull'epidemia di Covid-19. Dopo che il 20 gennaio il presidente Xi Jinping ha annunciato una "guerra del popolo" contro l'epidemia, i servizi di sicurezza cinese hanno perseguito 5.111 casi di "fabbricazione e diffusione deliberata di informazioni false e dannose". I difensori dei diritti umani hanno documentato diversi tipi di punizione, tra cui arresti, sparizioni, multe, interrogatori, confessioni forzate e "rimproveri educativi".

Successivamente, la Cina ha mentito sul numero reale dei morti. Ci sono foto di lunghe file di urne funerarie accatastate che vengono salutate dai familiari nelle strutture funerarie di Wuhan. All'esterno di tali strutture, camion in attesa hanno caricato 2.500 urne. Secondo i dati ufficiali cinesi, a Wuhan sono 2.548 i morti per Covid-19. Secondo un'analisi di Radio Free Asia, sette strutture funerarie di Wuhan hanno distribuito 500 urne funerarie ciascuna per 12 giorni consecutivi, dal 23 marzo al 5 aprile – data in cui ricorre il tradizionale giorno della "pulizia delle tombe" – un lasso di tempo in cui si sarebbero contate 42 mila urne, o dieci volte di più rispetto alla cifra ufficiale.

A febbraio, i forni crematori di Wuhan hanno lavorato 24 ore al giorno per far fronte al massiccio afflusso di salme infette. A quanto pare, le autorità di Wuhan hanno esortato i familiari delle vittime a seppellire i morti "in modo rapido e silenzioso".

Ma "virus naturale" non esclude l'ipotesi che sia sfuggito da un laboratorio dove i patogeni vengono raccolti e studiati. Gli autori di Nature Medicine "ci lasciano dove eravamo prima: con una base per escludere [un coronavirus] costruito in laboratorio, ma con nessuna base per escludere un incidente di laboratorio", ha commentato il professor Ebright.

"Potrebbe infuriare un dibattito su quale centro [di ricerche] è coinvolto, ma a questo punto sembra innegabile che un centro sia stato direttamente coinvolto con ricerche sui virus, anche se non necessariamente sulla creazione di un virus", ha scritto padre Renzo Milanese, un missionario cattolico di lunga data a Hong Kong.

"In altre parole, nella fase iniziale il virus è passato da un centro di ricerche a Wuhan. È anche fuori discussione che le autorità fossero a conoscenza della pericolosità del virus, non hanno informato nessuno e hanno cercato di tenere nascosti i fatti".

Il senatore americano Josh Hawley ha presentato una risoluzione che chiede un'indagine internazionale sulla gestione della diffusione del virus da parte della Cina. Secondo Hawley:

"Il Partito comunista cinese era a conoscenza della realtà del virus già a dicembre, ma ha ordinato ai laboratori di distruggere i campioni e ha costretto i medici a tacere. È tempo di aprire un'indagine internazionale sul ruolo che la loro copertura ha avuto nella diffusione di questa devastante pandemia".

Ammettere un errore, come hanno fatto i giapponesi dopo l'incidente nucleare di Fukushima nel 2011, potrebbe essere per un Paese un modo per essere nuovamente accettato dalla comunità internazionale. Censurare, negare e insabbiare, come sta facendo la Cina, non lo è.

"La Cina afferma che il virus letale non è sfuggito dal suo laboratorio biologico", ha dichiarato Steven W. Mosher, un esperto di Cina del Population Research Institute. "Bene. Lo dimostri pubblicando i registri di ricerca del laboratorio di Wuhan".

Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.





BASTA INGERENZE DALLA CINA!
Giulio Terzi irritato.
31 marzo 2020

Non è bastata una pandemia globale causata dalle vergognose condizioni igenico-sanitarie dei marcati di quartiere #cinesi. E mi permetto di osservare che la comunità internazionale è stata fin troppo comprensiva riguardo le circostanze di propagazione del Coronavirus...come anche riguardo ai milioni di mascherine anti Covid *difettose* arrivate dalla Cina in Italia. Ora però dobbiamo anche assistere passivamente alle scorribande cyber del regime di #Pechino...?
Quasi la metà dei post su Twitter pubblicati tra l’11 e il 23 marzo con l’hashtag #forzaCinaeItalia è opera infatti di BOT, ovvero account automatizzati, come anche oltre un terzo di quelli con l’hashtag #grazieCina: lo rivela un’analisi di social data intelligence realizzata per la rivista #Formiche dal Lab R&D di Alkemy, in collaborazione con il centro Universitario "Luiss Data Lab". Il 12 marzo un Airbus A-350 della China Eastern proveniente da #Shanghai è atterrato all’Aeroporto di #Fiumicino con a bordo nove medici specializzati cinesi dall’Hubei e materiale sanitario.
Nei giorni precedenti e successivi all’arrivo, l’account Twitter dell’ambasciata cinese in Italia (@ambCina) ha dato ampio resoconto dell’operazione, dallo sbarco al tragitto che ha portato l’équipe medica a Padova, utilizzando l’hashtag #forzaCinaeItalia. Ma i cinguettii con questo hashtag hanno ricevuto un numero di “mi piace” e retweet di gran lunga superiore alla norma. Non si tratta di un caso. L’analisi del gruppo di ricercatori, sembra fotografare un’operazione premeditata che non ha precedenti in Italia. Non è un mistero per chi conosce lo spazio cibernetico l’esistenza sui social network dei #BOT, account creati ad hoc per aumentare, attraverso post, like, retweet, citazioni, la portata e l’efficacia di un preciso messaggio. Si tratta dunque di utenze che rimangono silenti per mesi, o per anni, per poi far registrare un boom di post in concomitanza di eventi pubblici come le elezioni in Emilia-Romagna, il Festival di #Sanremo e, con un picco senza paragoni, l’arrivo dei medici da Shangai.

Il contenuto dei messaggi spesso cambia di tono, il che sembra suggerire che si tratta di account sul mercato, attivabili a pagamento e a seconda delle necessità. Chi fosse curioso di conoscere i dettagli, può leggere questo bell'articolo, completo di grafici: https://formiche.net/2020/03/cina-propa ... ot-alkemy/ Centrale in questa campagna purtroppo (ma prevedibilmente) risulta essere l’account ufficiale gestito dai colleghi dell’Ambasciata cinese in Italia, molto attivo per i post pubblicati per il periodo analizzato.
Nell'ambito di questa discutibile operazione, ampia condivisone hanno avuto anche tweet riconducibili a palesi "fake news", come il video, rilanciato anche da Hua Chunyinh, portavoce del Ministero degli Esteri cinese, per sostenere che gli italiani fossero usciti sui balconi a ringraziare la Cina e a cantare l’inno cinese... falsità assoluta. Appaiono dunque fondati i sospetti del #Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), l’organo di raccordo fra Parlamento, governo e intelligence italiana, che di recente ha lanciato un allarme interferenze straniere in Italia sull’onda della pandemia di #Coronavirus: un’emergenza nell’emergenza, che dimostra la spregiudicatezza del governo Cinese, pronto a speculare facendo deprecabile propaganda politica in un momento *davvero tragico* per il nostro Paese e per l'Europa in generale. mentre al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale tutto tace come nulla fosse successo
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » mar apr 28, 2020 10:26 pm

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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » mar apr 28, 2020 10:26 pm

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