Cina e virus

Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » sab giu 12, 2021 6:02 am

Verbale choc: "Mancano mascherine". Ma Di Maio le spedì in Cina
Giuseppe De Lorenzo
10 Giugno 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 53332.html

Pubblicati verbali della task force dopo il ricorso di Fratelli d'Italia. Il ministero della Salute sapeva dei problemi di approvvigionamento. Ma 18 tonnellate furono spedite a Pechino
Verbale choc: "Mancano mascherine". Ma Di Maio le spedì in Cina

Alla fine il segreto è stato tolto. Dopo mesi di battaglie di Galeazzo Bignami (Fdi), dopo un accesso agli atti andato a vuoto, un ricorso al Tar e diversi tentativi del ministero della Salute di non fornirli, finalmente i verbali della task force sono pubblici. Si tratta di documenti importanti per ricostruire i giorni che hanno preceduto il “giorno 0” di Codogno. E andranno analizzati a fondo. Ma soprattutto contengono rivelazioni che rischiano di gettare un’ombra sull’operato di Luigi Di Maio e Roberto Speranza. Quando il ministero degli Esteri inviò materiale sanitario verso la Cina, infatti, la task force era già consapevole della “limitata disponibilità” di dispositivi medici, mascherine e respiratori. Materiali che di lì a poco sarebbero serviti come il pane, ma che salparono lo stesso da Brindisi in direzione Pechino. Lasciando sguarnita l’Italia.

Per capire occorre tornare al 29 gennaio, una settimana dopo l’istituzione del gruppo di esperti. Quel giorno l’allora segretario generale del ministero, Giuseppe Ruocco, comunica ai presenti che “sono in corso rilevazioni di mercato per eventuale acquisto di dispositivi di protezione individuale, guanti, tute e mascherine”. Il virus ancora è solo un lontano nemico cinese. Ma, si sa, prevenire è meglio che curare. La preoccupazione di Ruocco è comprensibile. Il 2 febbraio infatti le notizie che arrivano dalle aziende sui "dispositivi medici" non sono così confortanti. Non solo “le informazioni non arrivano celermente”, ma al momento solo una ditta ha risposto all’appello affermando di averne in stock appena 800mila e di poterne recuperare non più di 400mila in dieci giorni. Un’inezia, se si pensa ai miliardi che verranno investiti nei mesi a seguire.

Anche sui dispositivi di protezione facciale regna totale incertezza. “Le maggiori aziende hanno incrementato la produzione”, dice Ruocco. E “pare” che in Cina “stia riprendendo anche la produzione”. Il problema però sono gli stock. Il 4 febbraio, dunque 11 giorni prima del volo che da Brindisi porterà tonnellate di dispositivi in Cina, Confindustria fa sapere al governo che “lo stock è sufficiente” solo “per due/tre mesi”, cioè al massimo fino ad aprile. “I problemi di approvvigionamento che riguardano le mascherine - si legge nel verbale - sono gli stessi di quelli dei dispositivi medici”. Col passare dei giorni il quadro non migliora. Anzi. Il 12 febbraio al tavolo della task force prende la parola di nuovo Ruocco e getta la bomba. Dal fronte “dispositivi medici”, spiega, “non giungono buone notizie": “La disponibilità è limitata" e "a tal proposito si è svolto un incontro con associazioni di categoria per quantificare l’approvvigionamento ed eventualmente bloccare la vendita a privati, riservando le scorte al Servizio Sanitario Nazionale".

Attenzione alle date. L’ultimo alert di Ruocco è del 12 febbraio. La carenza di dispositivi medici è acclarata. Il ministro, sempre presente alle riunioni della task force, lo sa. Addirittura c’è chi ipotizza di bloccare la vendita ai privati. E logica vorrebbe che venissero anche fermate le esportazioni. Eppure, il 15 febbraio, alla Base di pronto intervento delle Nazioni Unite di Brindisi accade qualcosa di incredibile. Su un volo umanitario “organizzato dalla Farnesina” vengono caricate 18 tonnellate di materiale sanitario. Sedici tonnellate hanno il bollino dell’Ambasciata cinese in Italia, e forse non si poteva fare molto per bloccarli se non requisire il tutto. Ma altre due tonnellate sono state addirittura “finanziate direttamente dalla Cooperazione italiana".

Da una parte dunque il ministro della Salute, presente alle riunioni, aveva contezza dei pochi dispositivi medici a disposizione. Dall’altra il collega Di Maio “organizzava” il decollo di 18 tonnellate di materiali sanitari verso l’estremo Oriente. Perché? Non si sono parlati? Possibile che in Consiglio dei ministri il leader di Leu non abbia informato il grillino delle mancate scorte? Oppure: per quale motivo si decise comunque di aiutare la Cina? Un indizio, forse, lo si trova a pagina 2 del verbale dell’11 febbraio. Speranza quel giorno prende la parola per ricordare che “a Palazzo Chigi” si è convenuto che il governo prenderà “iniziative di solidarietà nei confronti del popolo cinese”. Il motivo? Va bene la salute, ma occorre anche tenere conto “delle legittime ripercussioni economiche e dell’intrattenimento delle relazioni diplomatiche con la Cina”. Insomma: non avevamo mascherine, sapevamo di avere difficoltà a reperirle, però le abbiamo regalate ai cinesi. Dicendo agli italiani che andava "tutto bene". Intanto migliaia di dpi specialistici per operatori sanitari, tute di protezione e mascherine protettive prendevano la strada di Pechino. Lasciando (ancora di più) a secco l’Italia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » sab lug 03, 2021 7:00 pm

Disinformazione da parte dei media per attaccare Trump. Un altro esempio, dopo la riabilitazione della teoria della fuga dal laboratorio del virus, è l'uso della idrossiclorochina nelle fasi iniziali della malattia per contrastarla.
L'Osservatore Repubblicano
3 giugno 2021

https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 3098522026

Donald Trump l'aveva promossa e i media, solo perchè l'aveva fatto lui ed eravamo in campagna elettorale hanno stroncato l'uso di questo medicinale.
Sindrome di squilibrio di Trump: L'idrossiclorochina è stata ingiustamente screditata?
Poiché Trump ha parlato della promessa del farmaco l'anno scorso, è stato trasformato in un piranha politico
I media mainstream hanno appena iniziato ad ammettere che il COVID-19 potrebbe essere trapelato dall'Istituto di virologia di Wuhan. I giornalisti hanno confessato di aver scartato la teoria all'inizio perché l'ex presidente Donald J. Trump la sosteneva.
Lo stesso si può dire per l'idrossiclorochina (HCQ), dopo che il signor Trump ha espresso la sua raccomandazione l'anno scorso, è stata trasformata in un piranha politico che è stato rapidamente respinta e screditata - tutto senza un'adeguata indagine scientifica sulla sua efficacia.
Nell'aprile 2020, un piccolo studio francese ha mostrato che l'HCQ combinato con l'azitromicina, un antibiotico, era sicuro ed efficace nell'abbassare il tasso virale del COVID-19 nei pazienti che avevano contratto la malattia per la prima volta. Il signor Trump ha immediatamente citato lo studio - come se fosse una buona notizia - il mondo era all'apice della pandemia e l'HCQ era stato approvato e usato dai medici da 85 anni per trattare sia la malaria che alcune malattie autoimmuni.
Il farmaco era generico, economico e ampiamente disponibile. Offriva speranza mentre la nazione aspettava che Big Pharma sviluppasse un vaccino universale.
Nel frattempo, i medici in prima linea in tutto il mondo hanno iniziato a utilizzare l'HCQ. I dottori Jeff Colyer e Daniel Hinthorn hanno scritto sul Wall Street Journal nel marzo del 2020: "Siamo medici che trattano i pazienti con il Covid-19, e la terapia sembra fare la differenza. Non è un proiettile d'argento, ma se distribuito rapidamente e strategicamente il farmaco potrebbe potenzialmente aiutare a piegare la curva a 'bastone da hockey' della pandemia".
Eppure, poiché il signor Trump stava pubblicamente facendo il tifo per il farmaco, i membri della stampa - e alcuni all'interno della comunità scientifica - hanno istintivamente iniziato a fare il tifo contro di esso. Molteplici media hanno portato "esperti" che sostenevano che l'HCQ non dovrebbe essere prescritto al di fuori delle sue indicazioni approvate e/o che era dannoso a causa dei suoi ben noti effetti collaterali. L'HCQ fu diffamato perché non c'erano studi di controllo randomizzati (RCT) che lo sostenevano - studi che avrebbero richiesto mesi per essere completati mentre milioni di persone venivano infettate dal COVID-19.
Il Dr. Harvey Risch, professore di epidemiologia alla Yale School of Public health ha scritto su Newsweek lo scorso luglio che l'HCQ è diventato "come un marcatore di identità politica, su entrambi i lati dello spettro politico".
Nel frattempo, studi scientifici che sminuivano l'HCQ hanno iniziato ad emergere, il che ha contribuito ad alimentare la narrazione pessimistica dei media. In aprile, la Veteran's Administration ha pubblicato uno studio che mostra che i pazienti che hanno ricevuto l'HCQ e l'HCQ e l'azitromicina sono morti ad un tasso più alto di quelli che hanno ricevuto le cure standard. Ciò che la stampa ha omesso da questi risultati è stato il fatto che coloro che hanno ricevuto l'HCQ erano molto più malati, e quindi non i migliori destinatari in cui giudicare il tasso di successo dei farmaci (HCQ funziona meglio in coloro che sono nelle prime fasi della malattia).
A maggio, due riviste scientifiche rispettate, il Lancet e il New England Journal of Medicine, hanno riportato studi che mostrano che l'HCQ ha aumentato il tasso di mortalità dei pazienti COVID-19 e ha causato problemi cardiaci. Era la panacea di cui i media e i democratici avevano bisogno per chiudere finalmente la porta all'HCQ - tranne che entrambi gli studi furono ritrattati nei due mesi successivi per un lavoro scadente.
Tuttavia, il danno era fatto. I titoli negativi erano stati scritti. La disinformazione assorbita.
Più tardi, a luglio, l'Henry Ford Health Center di Detroit pubblicò uno studio che trovava che l'HCQ abbassava il tasso di mortalità nei pazienti ricoverati con COVID-19 di oltre il 50%. Tuttavia, il Dr. Anthony Fauci si è affrettato a cestinare i suoi meriti perché non era un RCT, e i media lo hanno felicemente assecondato, facendolo a pezzi.
L'Henry Ford Health Center rimase fedele al suo studio, tuttavia, e cercò di espanderlo a un gruppo più ampio di pazienti, per migliorarne il valore scientifico. Tuttavia, ha tranquillamente abbandonato la ricerca lo scorso dicembre - semplicemente non poteva reclutare i pazienti necessari a causa del ruolo politico dell'HCQ.
Alla fine sono emersi degli RCT che hanno minimizzato l'efficacia dell'HCQ, ma non hanno esaminato i benefici dell'associazione dell'HCQ con l'azitromicina nelle prime fasi della malattia. Eppure, il dibattito era finito, il consenso si era formato, e l'America doveva smettere di parlare dell'HCQ - non c'era bisogno di ulteriori RCT.
Eppure, proprio questo gennaio, uno studio dell'Hackensack Meridian Health del New Jersey, ha mostrato che le persone con sintomi lievi di COVID-19, che hanno preso l'HCQ avevano una probabilità significativamente minore di finire in ospedale con la malattia. I medici che hanno condotto lo studio dicono che i loro risultati suggeriscono che l'HCQ dovrebbe essere testato ulteriormente nel contesto di un più ampio studio clinico.
Buona fortuna.
Un medico del North Jersey, Stephen Smith, capo di un centro di malattie infettive a East Orange, ha dichiarato che ha avuto buoni risultati trattando pazienti ospedalizzati COVID-19 con HCQ e azitromicina, ma "ha avuto difficoltà a trovare qualcuno per analizzare le informazioni a causa di ciò che crede è uno stigma contro il farmaco derivante dal dibattito politico sul suo uso".




La scienziata ammette: “Virus dal laboratorio? Negammo perché lo diceva Trump”
18 giugno 2021

https://www.nicolaporro.it/la-scienziat ... eva-trump/

Almeno hanno gettato la maschera.

Avrete tutti presenti le torme di scienziati che, dopo aver passato un anno a spiegarci che il Sars-Cov-2 era un virus di origine naturale, che i primi focolai si erano sviluppati nel mercato di Wuhan, che il responsabile della zoonosi, l’intermediario dal pipistrello all’uomo, forse era il pangolino, si sono convertiti alla teoria della fuga dal laboratorio. Anzi, qualcuno di loro, come Anthony Fauci, ha addirittura ammesso di dubitare che il coronavirus possa essere del tutto naturale. Stranamente, è bastato che Joe Biden diventasse presidente degli Stati Uniti e imprimesse un’ulteriore accelerazione alla campagna anticinese, perché tutta la comunità scientifica ricomprasse a scatola chiusa la versione fino ad allora ostinatamente negata.

Ebbene, ora, a una vicenda già grottesca, si aggiunge un altro particolare. Una scienziata, Alina Chan, che il mese scorso ha firmato su Science una lettera per chiedere un’investigazione approfondita nei laboratori di Wuhan, sentita da Nbc news ha ammesso che, quando alla Casa Bianca c’era Donald Trump, gli scienziati non hanno supportato la teoria del Sars-Cov-2 nato in laboratorio per paura di essere associati con il brutto, cattivo e buzzurro presidente. “All’epoca, faceva più paura essere associati a Trump ed essere strumentalizzati dai razzisti, così le persone non volevano invocare pubblicamente un’investigazione sulle origini in laboratorio” del Covid. Tant’è che, in una missiva uscita su The Lancet, i nostri luminari descrissero la teoria come “la cugina xenofoba del negazionismo del cambiamento climatico e dell’anti vaccinismo”. Poi, il vento è cambiato: è arrivato Biden. Ormai si può dire che il virus è uscito dal laboratorio di Wuhan, o, addirittura, che è stato proprio creato artificialmente.





Fare pagare alla Cina la pandemia di coronavirus
Gordon G. Chang
3 luglio 2021

https://it.gatestoneinstitute.org/17524 ... oronavirus

È assolutamente essenziale che l'amministrazione Biden disilluda i leader cinesi sull'idea di poter diffondere il prossimo agente patogeno, o qualsiasi altra cosa stiano pianificando, senza alcun costo. Nei laboratori cinesi, i ricercatori stanno ora preparando agenti patogeni molto più mortali del SARS-CoV-2, compresi quelli che lascerebbero immuni i cinesi ma farebbero ammalare o uccidere tutti gli altri. Nella foto: personale dell'Istituto di virologia di Wuhan, in Cina, il 23 febbraio 2017. (Foto di Johannes Eisele/AFP via Getty Images)

Per la prima volta nella storia, un Paese ha attaccato, contemporaneamente e con una mossa audace, tutti gli altri.

La Cina ha commesso quell'orribile crimine adottando misure, nel dicembre 2019 e nel gennaio dello scorso anno, per diffondere deliberatamente il COVID-19 oltre i suoi confini.

La comunità internazionale deve ora imporre al regime cinese oneri più gravi, tra l'altro, per stabilire la deterrenza. Per quale motivo? Perché il regime cinese ha commesso il crimine di questo secolo e potrebbe benissimo pianificare un altro atto orribile.

Ci sono indicazioni estremamente inquietanti che l'Esercito Popolare di Liberazione del Partito Comunista abbia progettato il nuovo coronavirus, causa di questa pandemia, o abbia immagazzinato questo agente patogeno in un laboratorio, molto probabilmente nell'Istituto di Virologia di Wuhan, a Wuhan. Il laboratorio stava immagazzinando più di 1.500 ceppi di coronavirus, ha condotto pericolosi esperimenti sulle mutazioni con acquisizione di funzione, non ha rispettato i protocolli di sicurezza e si trova a poche miglia da dove è stato identificato il primo caso di Covid-19.

Il primo caso, tra l'altro, non ha alcun collegamento con il mercato umido di Wuhan. Coloro che credono nella teoria zoonotica della trasmissione additano il mercato umido come luogo di trasmissione.

L'origine del coronavirus deve ancora essere stabilita. Il 26 maggio, il presidente Joe Biden ha chiesto all'intelligence statunitense di mettere a punto e consegnare entro 90 giorni un report sulle origini del Covid-19.

Gli americani non hanno bisogno di aspettare oltre, però, per stabilire la colpevolezza di Pechino. Anche se il coronavirus non ha avuto origine in laboratorio come arma biologica, il mondo ora dispone di informazioni sufficienti per concludere che il regime cinese lo ha trasformato in un'arma biologica.

Il 20 gennaio dello scorso anno, Pechino ha ammesso che il Covid-19 era trasmissibile da un essere umano all'altro. Eppure i medici di Wuhan sapevano certamente dalla seconda settimana del dicembre precedente che le trasmissioni da uomo a uomo si stavano verificando a un ritmo veloce. Pertanto, Pechino lo sapeva o l'ha dovuto sapere qualche giorno dopo.

I leader cinesi hanno poi avviato una campagna di inganni. Hanno garantito all'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che tali trasmissioni non erano probabili. A seguito delle rassicurazioni della Cina, l'OMS ha rilasciato una dichiarazione il 9 gennaio e ha pubblicato il 14 gennaio un famigerato tweet, entrambi finalizzati a diffondere la falsa rassicurazione cinese.

A peggiorare le cose, il governante cinese Xi Jinping ha fatto pressioni sui Paesi per non imporre restrizioni di viaggio agli arrivi dalla Cina, mentre stava bloccando, tra gli altri luoghi, Wuhan e le aree circostanti del suo stesso Paese. Isolando la Cina, pensava ovviamente di fermare la diffusione dell'epidemia. Contando sul fatto che altri Paesi non avrebbero imposto restrizioni di viaggio, Xi sapeva o doveva sapere che stava diffondendo il contagio. I passeggeri in partenza dalla Cina hanno trasformato un'epidemia che avrebbe dovuto essere confinata nella Cina centrale in una pandemia globale.

Il leader cinese ha capito chiaramente come il coronavirus stesse paralizzando la sua stessa società. Se avesse voluto paralizzare altre società per creare condizioni di parità, avrebbe fatto esattamente quello che ha fatto. L'unica spiegazione che si adatta ai fatti è che Xi abbia diffuso intenzionalmente il Covid-19 nel mondo.

Dopo aver ammesso che il virus era trasmissibile da uomo a uomo, la Cina ha cercato di convincere il mondo che la patologia non era grave. Il 21 gennaio, il giorno dopo l'annuncio della contagiosità da parte di Pechino, i media di Stato hanno affermato che la pandemia non sarebbe stata grave come quella della SARS, l'epidemia del 2002-2003. La SARS ha infettato circa 8.400 persone e ne ha uccise circa 810. A quel punto, tuttavia, i leader cinesi sapevano che il Covid-19 era ben peggiore della SARS poiché avevano visto cosa stava facendo la nuova malattia nel proprio Paese. Questa falsa affermazione ha avuto delle conseguenze perché i Paesi di tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, sono stati indotti a non prendere le precauzioni necessarie.

"I governi le cui decisioni portano consapevolmente alla morte e alla sofferenza di milioni di innocenti e a un massiccio sconvolgimento economico e distruzione devono essere ritenuti pienamente responsabili, moralmente, legalmente e finanziariamente", ha detto al Gatestone il rabbino Abraham Cooper del Simon Wiesenthal Center.

Il percorso per ritenere la Cina responsabile, almeno legalmente e finanziariamente, non è purtroppo facile.

I querelanti possono, ovviamente, citare in giudizio la Cina per le perdite subite. Le parti hanno già intentato azioni legali in California, Florida, Louisiana, Mississippi, Missouri, Nevada, New York, North Carolina, Pennsylvania e in Texas.

Come ha detto al Gatestone John Houghtaling del Gauthier Murphy & Houghtaling, uno dei principali studi legali di class action, ci sono "tre ostacoli principali" al recupero delle perdite subite: la dottrina dell'immunità sovrana, l'onere della prova e la raccolta delle sentenze.

La prima barriera ferma una causa legale sul nascere. La legislazione statunitense, il Foreign Sovereign Immunities Act del 1976, blocca la maggior parte delle azioni contro i governi stranieri.

In effetti, tutti gli analisti di politica estera sono contrari alla revoca dell'immunità sovrana, sostenendo che è una questione di "reciprocità" che altri governi vietino azioni legali contro l'America, perché l'America esclude azioni legali contro di loro. Sostengono che i funzionari statunitensi sarebbero soggetti a vessazioni senza fine se Washington privasse altri governi di questa protezione.

I fautori dell'immunità sovrana formulano valide osservazioni, ma ci sono dei fattori prioritari. I crimini contro l'umanità sono così atroci che a nessuno dovrebbe essere impedito di chiedere un risarcimento.

La diffusione del coronavirus da parte di Pechino ha costituito un tale crimine. La diffusione è stata deliberata o sconsiderata e in ogni caso i leader cinesi dovevano sapere che le loro azioni ingiustificabili avrebbero provocato la morte in tutto il mondo. Ad oggi, sono morte 3.579.000 persone a causa del Covid-19, tra cui 596 mila americani. Il regime cinese ha commesso un omicidio di massa.

Gli assassini di massa non meritano la protezione dell'immunità sovrana. In effetti, i regimi che hanno commesso omicidi di massa sono stati ritenuti responsabili, di solito dopo negoziati tra governi. La Libia, ad esempio, ha risarcito le famiglie delle vittime per la sciagura del volo Pan Am 103, l'attentato di Lockerbie, nel 1988. Lo scorso ottobre, il Sudan ha pagato 335 milioni di dollari agli Stati Uniti per una eventuale distribuzione alle vittime di quattro atti terroristici.

Inoltre, i querelanti dovrebbero almeno tecnicamente essere in grado di superare la difesa dell'immunità sovrana: il Partito Comunista Cinese, che controlla il governo centrale cinese, non è un sovrano. È solo uno dei nove partiti politici riconosciuti ufficialmente in Cina, quindi non può essere considerato un sovrano. Lo Stato del Missouri, ha saggiamente citato in giudizio il Partito Comunista, che si definisce un'organizzazione politica rivoluzionaria.

Il Partito Comunista è ricco di risorse. Non solo controlla il governo centrale cinese – e quindi ha accesso alle sue risorse – ma l'Esercito Popolare di Liberazione riferisce direttamente alla Commissione Militare Centrale del Partito, e non allo Stato. Ciò rende potenzialmente l'esercito cinese soggetto a sequestro in base a una sentenza del tribunale.

Ad ogni modo, due membri del Congresso della Pennsylvania, un democratico e un repubblicano, hanno introdotto il Never Again International Outbreak Prevention Act, che autorizza le famiglie delle vittime di Covid-19 a citare in giudizio qualsiasi Paese che "ha intenzionalmente fuorviato la comunità internazionale sull'epidemia".

Punire la Cina, sequestrando i suoi beni, per esempio, invierebbe un forte messaggio a Pechino che Washington non tollererà l'uccisione di americani. È assolutamente essenziale che l'amministrazione Biden disilluda i leader cinesi sull'idea di poter diffondere il prossimo agente patogeno, o qualsiasi altra cosa stiano pianificando, senza alcun costo.

Si ricordi qual è la posta in gioco. Nei laboratori cinesi, i ricercatori stanno ora preparando agenti patogeni molto più mortali del SARS-CoV-2, compresi quelli che lascerebbero immuni i cinesi ma farebbero ammalare o uccidere tutti gli altri. La prossima pandemia proveniente dalla Cina potrebbe pertanto far sì che la Cina sia l'unica società vitale al mondo. La definiremo un "killer della civiltà".

L'America, quindi, deve fargliela pagare alla Cina.

Gordon G. Chang è l'autore di "The Coming Collapse of China", è Distinguished Senior Fellow presso il Gatestone Institute e membro del suo comitato consultivo.




Ieri il sito ufficiale del presidente americano Biden è stato messo sotto attacco da parte di hacker cinesi dopo che il ministro della sicurezza nazionale Sullivan ha accusato il governo cinese di aver prodotto il covid 19 nel laboratorio di Wuhan.

Dario Berardi
19 luglio 2021

https://www.facebook.com/dario.berardi. ... 0961298082

Secondo Fox News ormai è sicuro l'accordo tra i governi di Pechino e quello Americano per portare nei tribunali internazionali i medici del laboratorio di Wuhan e salvare il governo comunista cinese: questo perché secondo la BBC è stato scoperto che i medici cinesi hanno modificato il DNA dei pipistrelli causando una infezione sconosciuta nella comunità scientifica, nota oggi come Covid 19.
In realtà nel laboratorio di Wuhan non sono nuove cose del genere perché è proprio li che hanno prodotto pochi mesi fa dei topi maschi in grado di essere messi incinti e partorire: una cosa aberrante di per se, ma che in realtà è ancora peggiore in quanto il regime comunista di Pechino la sta studiando addirittura per far partorire gli uomini.
Questo in quanto la Cina, dopo la politica decennale del figlio unico che ha fatto nascere solo figli maschi perché le bimbe venivano abortite in quanto "inutili alla società", ha un problema importante di rapporto tra uomini e donne in quanto i maschi sono di un numero così maggiore rispetto alle femmine che ormai il loro governo si è trovato a dover trovare soluzioni alternative.
Ed una di queste ha causato una pandemia mondiale, purtroppo.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » lun set 06, 2021 9:31 pm

Come la vede la Cina
Pete Hoekstra
7 agosto 2021
Traduzioni di Angelita La Spada

https://it.gatestoneinstitute.org/17624 ... de-la-cina

Dall'inizio della pandemia di Covid-19, la Cina non è stata totalmente cooperativa. Ha eluso il controllo e la responsabilità delle proprie azioni. È andata oltre il semplice nascondere i fatti e ha condotto una massiccia campagna di disinformazione. Questa strategia ha avuto successo. Nella foto: il presidente cinese Xi Jinping. (Foto di Kevin Frayer/Getty Images)

Sembra che l'Unione Europea e gli Stati Uniti chiedano ora una nuova indagine sulle origini del coronavirus. Stanno "esortando" la Cina a cooperare pienamente e a fornire "accesso completo". Parole di sfida! Il Partito Comunista Cinese (PCC) deve tremare dalla paura, specialmente dopo che il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Joe Biden ha dichiarato che le conseguenze della mancata cooperazione consisterebbero in un "'isolamento" internazionale. Questo approccio incerto non porterà a termine il compito. È passato da tempo il momento di fare sul serio con la Cina, e lo sappiamo tutti.

Perché questa "vigorosa" iniziativa unificata degli Stati Uniti e dei suoi alleati fallirà? Dall'inizio della pandemia di Covid-19, la Cina non è stata totalmente cooperativa. Ha eluso il controllo e la responsabilità delle proprie azioni. È andata oltre il semplice nascondere i fatti e ha condotto una massiccia campagna di disinformazione. Questa strategia ha avuto successo. Nonostante i crescenti dubbi sull'origine del virus, non c'è motivo per la Cina di cambiare la propria strategia di insabbiamento e invertire la rotta. Perché rovinare un successo?

In effetti, la Cina si è preparata per il giorno in cui potrebbe essere sottoposta a maggiori pressioni e controlli. Nell'aprile 2020, dai report che mi sono stati inviati da fonti europee è emerso che l'apparato di intelligence cinese aveva già eliminato con successo tutte le tracce di prove della connessione esistente tra l'Istituto di virologia di Wuhan e una divisione di armi biologiche che operava nella struttura. Pechino aveva anche eliminato ogni prova sui suoi collegamenti con l'Esercito di Liberazione del Popolo (PLA). Le informazioni che il virus era frutto di una fuga da laboratorio erano state eliminate.

Non solo la Cina è stata falsa, ma ha anche utilizzato una massiccia operazione di disinformazione/influenza globale. A partire grosso modo dal marzo 2020, le fonti hanno dichiarato che il Partito Comunista Cinese aveva organizzato un'operazione utilizzando 2 mila persone, con almeno 3 miliardi di dollari di finanziamenti per controllare la narrazione. Il messaggio principale includeva la garanzia che la teoria delle fughe di virus da laboratorio sarebbe stata completamente smentita. Un secondo messaggio principale era che Pechino aveva efficacemente controllato il virus all'interno della Cina ed era uno dei principali attori nel ridurre al minimo l'impatto a livello globale. E infine, ha cercato di ritrarre gli Stati Uniti, e in particolare il presidente Donald Trump, come maldestri e inefficaci nel rispondere alla minaccia.

Niente di tutto questo dovrebbe sorprenderci. Il PCC ha molto da perdere, sia a livello nazionale sia internazionale, se la verità viene fuori. Un dibattito nebuloso sulle origini del virus va più che bene alla Cina. Eludere la responsabilità – e subire non poche ricadute negative – per aver scatenato una pandemia nel mondo che ha ucciso milioni di persone non è un pessimo risultato. E i risultati economici potrebbero anche essere migliori per la Cina piuttosto che per il resto del mondo, rafforzando così ulteriormente il PCC.

E ora, in risposta all'insabbiamento della Cina, la comunità internazionale sembra incapace di andare oltre la vuota minaccia di chiedere all'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di dare seguito alla sua indagine originale, che era pessima, con un'altra indagine. Per l'Occidente mantenere l'OMS come agenzia di informazione è imbarazzante. È stata un burattino della Cina la prima volta e lo sarà di nuovo.

Il 20 giugno, il consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente Biden, Jake Sullivan, ha dichiarato che se il PCC non coopererà pienamente avrà reali conseguenze. Si ricordi che la Cina è stata sonoramente condannata dagli Stati Uniti e da altri per aver praticato il genocidio contro gli uiguri. Non c'è stata alcuna conseguenza. La Cina ha barato da quando è stata invitata ad aderire all'Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001. Ciò non ha avuto nessuna conseguenza. S'intravede uno schema? Se no, si può scommettere che l'intravedranno i cinesi. Essi si aspettano che diffondere disinformazione e occultare i fatti sulla pandemia porterà allo stesso punto: non ci saranno conseguenze.

La comunità internazionale è una tigre di carta. Potrebbe non passare molto tempo prima che vedremo un replay di #bringbackourgirls di Michelle Obama come la risposta internazionale più energica al comportamento del PCC. Considerami scettico sul fatto che l'attuale politica sarà più efficace.

Pete Hoekstra è un ex membro del Congresso degli Stati Uniti, repubblicano del Michigan. È stato a capo della Commissione Intelligence della Camera dei Rappresentanti. Più di recente è stato ambasciatore americano nel Regno Unito e nei Paesi Bassi.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » lun set 06, 2021 9:32 pm

Perché la teoria della fuga del Covid dal laboratorio sta evaporando
Federico Giuliani
4 Settembre 2021

https://it.insideover.com/scienza/perch ... rando.html

“The lab leak theory for the origin of COVID-19 is fading”, ovvero “La teoria delle fughe di laboratorio sull’origine del COVID-19 sta svanendo”. Il Los Angeles Times è tornato sulla diatriba inerente alle origini del Sars-CoV2, sottolineando come sia sempre più complicato dare credito alla lab leak theory, cioè alla teoria -mai completamente confermata da prove ufficiali – secondo la quale il virus sarebbe fuoriuscito accidentalmente dal Wuhan Institue of Virology in seguito a un errore umano.

Questo non significa escludere la pista del laboratorio, visto che le indagini sulla diffusione della pandemia sono ancora in alto mare; significa, al contrario, fare i conti con la realtà, dando credito a ogni ipotesi emersa, ma senza forzare la mano per finalità politiche. Nel corso dell’ultimo anno e mezzo, infatti, Stati Uniti e Cina si sono scambiate reciproche frecciatine, più o meno bizzarre, per accusarsi l’un l’altra sulle cause della pandemia.

Washington ha puntato il dito contro il laboratorio di Wuhan, alludendo a molteplici indizi che indicherebbero l’eventuale fuga del virus dal capoluogo della provincia dello Hubei. Dall’altro lato, Pechino ha tirato in ballo Fort Detrick appellandosi a presunti incidenti capitati nel complesso americano. Alla fine nessuna delle due accuse ha aiutato o sta aiutando gli esperti a trovare le origini del Covid. Anzi: un simile braccio di ferro sta soltanto complicando il lavoro di ricerca.


Le ultime ricerche

Al momento restano sul tavolo due ipotesi: quella che porta dritta alla fuga del virus dal laboratorio di Wuhan e quella che si rifà all’origine zoonotica del patogeno. La comunità scientifica, dunque, ha l’arduo compito di diradare la nebbia per stabilire se il virus si sia diffuso all’uomo da animali ospiti o mediante mezzi artificiali.

Alcuni recenti articoli scientifici danno credito all’origine zoonotica del virus. Un documento realizzato da ricercatori in Cina, in concerto con esperti dell’Università di Glasgow, pubblicato su Science il 21 agosto, ha esplorato “l’origine animale del Sars-CoV-2”. “Al momento non ci sono prove che Sars-CoV-2 abbia avuto origine da un laboratorio”, ha concluso un altro report scritto da 21 virologi provenienti da Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna, Cina, Australia e Austria, la cui pubblicazione è prevista nel numero del 16 settembre della rivista Cell.

Il sospetto che il virus possa aver avuto origine in un laboratorio è accompagnato (e ingigantito) dalle coincidenze della sua rilevazione. Del resto il coronavirus è stato rilevato “per la prima volta in una città che ospita un importante laboratorio virologico”, appunto l’Istituto di virologia di Wuhan. Attenzione però, perché Wuhan è la città più grande della Cina centrale, dotata di un elevato numero di mercati animali, ed è anche un importante snodo per i viaggi e il commerci. Alla luce di ciò, riflettono gli autori, è altamente probabile che il virus possa aver raggiunto gli esseri umani da ospiti animali, come zibetti o cani procioni.


Un’occasione sprecata

Il tempo darà tutte le risposte alle domande lasciate in sospeso. Attenzione però, perché la crociata ideologica avanzata da una buona fetta del governo americano per inchiodare la Cina di fronte alle sue presunte colpe (alcune ci sono, e sono pure evidenti), e l’ambiguità cinese mostrata nella prima fase dell’emergenza sanitaria, potrebbero contribuire a mescolare le carte in tavola, vanificando tutte le indagini.

A maggio Joe Biden aveva annunciato folgoranti novità sul dossier Covid nell’arco di 90 giorni, ma l’intelligence americana è tornata alla Casa Bianca con le mani vuote. Le indagini degli 007 Usa sono state inconcludenti, e la colpa sarebbe da attribuire a dati non condivisi dal governo cinese. Insomma, se nessuno è ancora riuscito a trovare la verità è a causa di Pechino. È vero, la Cina non è apparsa molto disponibile nel condividere i documenti di ricerca del laboratorio di Wuhan, ma non è (e non è stato) l’unico Paese a tenere nascoste alcune ricerche biologiche sensibili.

“Nessuno ha prove per confermare o falsificare un’ipotesi rispetto all’altra”, ha affermato Angela Rasmussen dell’Università del Saskatchewan, coautrice dell’articolo Cell. “Ma quello che io e i miei coautori abbiamo deciso dopo aver esaminato tutte le prove è che ci sono sostanzialmente più prove sul lato di un’origine naturale rispetto a una perdita di laboratorio”, ha aggiunto. In ogni caso, ci troviamo di fronte a un’occasione sprecata, dato che senza ragionare su prove concrete e dati ufficiali c’è il rischio di gettare alle spine il lavoro svolto fino ad ora.

Ma perché è così importante stabilire le origini del virus? Semplice: se la sua origine dovesse essere fatta risalire a un laboratorio, questo indicherebbe agli esperti la necessità di migliorare la sicurezza nelle strutture di tutto il mondo. Se, invece, il patogeno dovesse essersi diffuso in seguito a una zoonosi, questo indicherebbe la necessità di una regolamentazione più rigorosa dei cosiddetti “mercati umidi”.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » mer ott 06, 2021 9:30 pm

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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » mer ott 06, 2021 9:31 pm

Evergrande sta affondando sotto il peso di 302 miliardi di dollari di debiti, ma il disastro cinese non si ferma qui. Altri 3 colossi immobiliari sono a forte rischio. Vanke ha 235 miliardi di dollari di debiti, Country Garden 272, e Greenland Group 190. Per tutti il timore che non riescano a rimborsare le scadenze si fa più forte ogni giorno che passa.
Marco Corrini
2 0ttobre 2021

https://www.facebook.com/roberto.gresle ... 2207009869

Anche l'industria non se la passa bene. Samsung, Toshiba e Ericson, giá un anno fa, avevano annunciato la volontá di chiudere le loro sedi in Cina, ma in questo settembre la Samsung Heavy Industries, ha dato una forte accelerata al processo di dismissioni, ritirando i propri capitali dalle joint venture cinesi. Questo ha avuto l'effetto immediato della chiusura dello stabilimento di Ningbo, con migliaia di operai che ieri sono scesi in piazza per protestare contro la perdita del posto di lavoro. La Samsung ha giustificato la decisione con l'arretratezza degli impianti cinesi che si traduce in una produttività insufficiente, ma si rincorrono voci che danno come vera causa la stretta autoritaria del governo cinese e le sue responsabilitá nella pandemia mondiale. Sembra che a ruota del gigante coreano, siano molte le aziende occidentali, sopratutto americane, che si stanno preparando a fare le valige.
Anche un mio caro amico, Ceo di una importante multinazionale dell'automotive, nel 2021 ha chiuso lo stabilimento che aveva in Cina, comprendendo anzitempo i momenti difficili che si prospettano nel paese asiatico.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » dom nov 07, 2021 10:25 am

Il "costo" in 31 Paesi evoluti nel 2020
Quei 28 milioni di anni che il virus ci ha rubato
Antonio Caperna
7 Novembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1636264528

Il Covid si è portato via nel 2020 oltre 28 milioni di anni di vita in più del previsto in 31 paesi a reddito medio-alto e alto. Ad eccezione di Taiwan, Nuova Zelanda, Danimarca, Islanda, Norvegia e Corea del Sud, tutti hanno avuto più morti premature del previsto, con un tasso più elevato negli uomini rispetto alle donne (17,3 milioni contro 10,8). I numeri più alti riguardano Russia, Stati Uniti e Bulgaria. È quanto afferma uno studio, pubblicato l'altro giorno sul British Medical Journal, a firma di un team di ricercatori dell'Istituto Max Planck per la ricerca demografica di Rostock in Germania, del Laboratorio internazionale per la popolazione e la salute, della Scuola superiore di economia della National Research University di Mosca, del Centro di ricerca sul diabete all'Università di Leicester nel Regno Unito e delle tre maggiori università del mondo, ovvero Cambridge e Oxford in UK e Harvard in USA. In Italia «il Covid ha spazzato via più di un milione e mezzo di anni di vita, se ragioniamo in questo modo ci rendiamo conto del disastro che ha provocato- evidenzia Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Microbiologia dell'Università di Padova- 3.800 è il numero dei morti» per Covid «che non avevano co-morbilità quindi non erano diabetici, non avevano ipertensione, non avevano tumori o altre situazioni di questo genere. Però noi non dobbiamo guardare a quel numero - prosegue - ma agli anni di aspettativa di vita che il Covid ha tolto a persone che avevano 75 anni e forse l'ipertensione ma che sarebbero vissuti altri 5 o addirittura 10 anni. Oggi - conclude - una persona di 65 anni col diabete e l'ipertensione o in sovrappeso ha un'aspettativa di vita anche di 15 anni. Se si prende il Covid nel 60-70% dei casi il virus lo uccide». Comprendere l'impatto completo della pandemia richiede non solo il conteggio dei decessi in eccesso (differenza tra il numero osservato e previsto di morti per tutte le cause), ma anche l'analisi di quanto siano prematuri tali decessi. Gli anni di vita persi misurano sia il numero di decessi che l'età in cui si verifica, rendendolo una valutazione più dettagliata dell'impatto del Covid sulle popolazioni. Confrontando l'aspettativa di vita osservata e gli anni di vita persi nel 2020 con quelli che ci si aspetterebbe in base alle tendenze storiche nel 2005-19 in 37 Paesi (Italia compresa) a reddito medio-alto e alto si è arrivati alla conclusione che gli anni di vita in eccesso persi a causa della pandemia nel 2020 sono stati più di 5 volte superiori (2.510 per 100mila) rispetto a quelli associati all'epidemia di influenza stagionale nel 2015 (458 per 100mila). Il più alto calo dell'aspettativa di vita (in anni) è stato in Russia (-2,33 negli uomini e -2,14 nelle donne), negli Stati Uniti (-2,27 negli uomini e -1,61 nelle donne) e Bulgaria (-1,96 negli uomini e -1,37 nelle donne).




Gli eroi cinesi e i covidioti d'Occidente
Giulio Meotti
6 novembre 2021

https://meotti.substack.com/p/gli-eroi- ... doccidente

"Siamo quasi estinti", ha detto Liu Hu, un giornalista detenuto dal regime cinese per un anno. "Nessuno è rimasto a rivelare la verità".

Zhang Zhan sta scontando una condanna a quattro anni di carcere, emessa il 28 dicembre 2020 al termine di un processo durato solo tre ore, come si faceva in Unione Sovietica. Zhan aveva denunciato gli insabbiamenti del regime cinese sull'epidemia di coronavirus a Wuhan. “Il modo in cui il governo ha gestito l’epidemia è stato solo intimidazioni e minacce, è la tragedia di questo paese”, aveva detto Zhan. La famiglia ora dice che Zhan sta morendo in carcere dopo l’inizio di uno sciopero della fame. Mentre i media cinesi (e la stampa italiana) elogiavano la gestione di Pechino, Zhan filmava i corridoi degli ospedali pieni di letti e barelle e i crematori saturi, incapace di conteggiare i morti. Il regime vorrebbe farle fare la fine di Liu Xiaobo, lo scrittore Premio Nobel per la Pace morto in carcere.

ll "paziente zero" di questa spaventosa repressione cinese è il dottor Li Wenliang, morto a soli 34 anni. Fu arrestato per aver diffuso “voci false" (cioé aver detto la verità quando il regime insabbiava) e costretto a firmare un documento di mea culpa. Wenliang aveva detto poco prima di morire: “Credo che una società sana non dovrebbe avere una sola voce”. Stava criticando la verità di stato, la censura, la repressione di informazioni e la mancanza di pluralismo del Partito Comunista Cinese.

In uno dei suoi video più diffusi da Wuhan, Chen Qiushi disse di conoscere i rischi che stava affrontando andando a Wuhan. “Ho paura. Di fronte a me c’è la malattia, dietro di me c’è il potere legale della Cina, ma finché sarò vivo, parlerò di ciò che ho visto e di ciò che ho sentito. Non ho paura di morire. Perché dovrei avere paura di te, Partito comunista?”. Chen si era già inviso il regime quando si era recato a Hong Kong sfidando la narrazione voluta dai media statali cinesi secondo cui i manifestanti erano violenti separatisti. Qiushi è scomparso per mesi e adesso vive sotto stretta sorveglianza del regime.

Non si hanno notizie di Fang Bin, rivelava a ottobre il Wall Street Journal, il commerciante di Wuhan che ha filmato gli ospedali al collasso. In un video virale, Fang mostra otto sacchi per cadaveri ammassati su un furgone fuori da un ospedale.

È stato condannato a 18 anni di carcere il miliardario cinese Ren Zhiqiang, scomparso dopo che in un blog aveva definito Xi Jinping “un clown nudo” per la gestione del coronavirus in Cina.

Il regime ha arrestato Chen Zhaozhi per "aver provocato problemi". L'ex professore dell'Università di Scienza e Tecnologia di Pechino aveva pubblicato commenti online, tra cui "la polmonite di Wuhan non è un virus cinese ma un virus del Partito comunista cinese". Un giornalista, Li Zehua, è riapparso dopo essere scomparso per due mesi mentre indagava sull'insabbiamento di Wuhan. Ma addomesticato. In contrasto con il tono del suo resoconto da Wuhan, il nuovo video di Zehua lo mostra elogiare il regime che lo ha detenuto: “Durante l'intero processo, gli agenti di polizia hanno agito in modo civile e legale, assicurandosi che stessi riposando e mangiando bene, si sono presi cura di me, ho fatto tre pasti al giorno, mi sono sentito al sicuro con le guardie e ho potuto guardare le notizie ogni giorno”. Sono le tragiche conseguenze della repressione cinese.

Il famoso professore di legge Xu Zhangrun, che in un saggio aveva criticato il Partito Comunista sul coronavirus, è agli arresti domiciliari. “Questo forse è l’ultimo pezzo che scrivo”, aveva scritto Zhangrun. “Posso prevedere con troppa facilità che sarò sottoposto a nuove punizioni. Lasciate che le vostre vite brucino con una fiamma di decenza; sfondate l’oscurità che si diffonde e date il benvenuto all’alba”. Oggi Zhangrun è oggetto di un terrificante monitoraggio del regime nella sua città, che non può lasciare, come Andrei Sacharov a Gorky.

Mentre infatti molti in Occidente pensavano che l'Unione Sovietica fosse un paradiso, una manciata di eroi oltre la Cortina di ferro ebbero il merito di farci conoscere i gulag, la polizia segreta, la censura, la repressione, in breve che il paradiso era più un inferno. Se ne potrebbero ricordare un centinaio, come il drammaturgo Václav Havel, lo scienziato nucleare Andrei Sakharov, lo scrittore Alexander Solzhenitsyn, il fisico Robert Havemann nella Germania dell'Est e il filosofo Jan Patočka. Allo stesso modo, oggi, se sappiamo qualcosa sulle responsabilità della Cina, lo dobbiamo a questi pochi desaparecidos. E non all’“utile covidiota della Cina”, come il Telegraph ha definito il giornalista collettivo occidentale.

Forse si spiega così il motivo per cui nel mondo cosiddetto “libero” non ci sono state petizioni alle autorità cinesi perché questi attivisti e giornalisti fossero liberati. I nostri media da due anni passano soltanto le veline di Pechino.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » sab nov 27, 2021 8:31 pm

"Il Covid è nato così. Ecco quali sono i rischi per il futuro"
Roberta Damiata
10 Novembre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1636559226

Si è da poco chiusa la settima edizione del Festival della Scienza Medica di Bologna, che anche quest’anno ha visto la partecipazione di scienziati, medici e ricercatori tra i più autorevoli al mondo. Con oltre 436 mila presenze registrate online, l’argomento cardine di questa edizione è stato la pandemia di Covid, con interventi che hanno spaziato dalla sua origine alle conseguenze, fino alla possibile fine della malattia. Tra le illustri presenze si segnala quella di Edward Holmes, professore di Biologia evolutiva all'Università di Sidney e uno dei maggiori studiosi di Coronavirus. È stato lui per primo, nel gennaio 2020, ad annunciare al mondo con un tweet la sequenza genomica del Sars-CoV-2. Ilgiornale.it lo ha intervistato in questa occasione per cercare di comprendere le origini del Covid.

Professore, ci sono molte teorie sull’origine del Covid. In base ai suoi studi e alla sua esperienza, come è nato e quali sono stati i passaggi che lo hanno portato ad essere così aggressivo per l’uomo?

“Ad oggi sono abbastanza certo che l'emergere del Sars-CoV-2 è molto simile a quella del primo virus Sars che si è manifestato sempre in Cina nel 2002/2003, apparso per la prima volta nei mercati dove si commerciavano animali vivi. Il pipistrello Rinholophus, o ferro di cavallo, molto diffuso nel sudest asiatico, è uno dei principali candidati, così come il pangolino del Guangdong. In entrambi è stato trovato un virus che mostra particolari analogie con il Sars-CoV-2. Soprattutto nella maniera di legarsi al recettore, ovvero quella "corona" che io definisco la chiave che apre la serratura per poter penetrare nell'organismo umano e infettarlo. Ci sono anche ulteriori dati che mi portano ad avere questa certezza".

Quali?

"Nella provincia cinese di Yunnan c’è un orto botanico di oltre 100mila ettari dove sono stati analizzati diversi animali e trovati 26 diversi tipi di Coronavirus. In particolare il pipistrello ferro di cavallo del Laos era portatore del Banal-20-52 che ha il 97% di correlazione con il Sars-CoV-2. Se osserviamo inoltre la cartina dei contagi del mercato di Wuhan, che io ho visitato numerose volte, possiamo notare che proprio in quell’area sono state trovate le più alte concentrazioni di virus. È qui che c'è stato il salto. Il virus poi si è evoluto per sopravvivere, aumentando la sua infettività nei confronti dell’essere umano, e diffondendosi è mutato arrivando fino alla variante Delta, che come tutti sappiamo è molto più contagiosa del ceppo originale rilevato a Wuhan. Questo tipo di situazione poteva essere ipotizzata, anche se difficile da prevedere".

Lei è stato il primo a dare un'identità al Coronavirus. Quando ha visto per la prima volta la sequenza genetica cosa ha pensato?

"Ricordo perfettamente quel 5 gennaio del 2020. Ho capito subito che poteva trattarsi di un’infezione respiratoria. Questo perché, come dicevo prima, era molto simile al primo virus della Sars, apparso sempre in Cina nel 2002/2003. Confrontandomi con altri scienziati abbiamo compreso che era molto probabile che potesse diffondersi per via aerea e quindi colpire le vie respiratorie umane. Ciò che ancora non avevo chiaro era se il virus potesse diffondersi per trasmissione sintomatica, come la Sars, o asintomatica, come l'influenza".

Ha ribadito di essere sicuro che non sia un virus uscito da un laboratorio. Cosa le dà questa certezza?

"È impossibile al momento escludere completamente che il virus abbia avuto origine in un laboratorio, ma continuo a pensare che sia altamente improbabile. Attualmente, nonostante se ne parli molto, non ci sono prove di una fuga dal laboratorio. L’intelligence americana ha appena pubblicato un rapporto declassificato, disponibile a tutti, sulle origini del Covid. Non hanno presentato prove che sia uscito da un laboratorio, anche se hanno comunque affermato che era plausibile. La diffusione dei primi casi si è verificata proprio accanto al mercato degli animali vivi, molto distante dall’Istituto di virologia al centro delle accuse di chi ritiene sia uscito da lì. Inoltre una fuga da una struttura protetta come quella avrebbe dovuto lasciare un'impronta. Ma dov'è ? Non sono stati trovati scambi di mail che parlassero di un virus che si stava sperimentando, né tantomeno la presenza di questo sulle superfici del laboratorio, o prove di sequenziamento (ovvero dell’assemblaggio, ndr) sui computer ispezionati. Però se qualcuno mi fornisce dati certi sono pronto a ricredermi. Al momento continuo a pensare che un’origine zoonotica (trasmissione dagli animali all'uomo, ndr) sia molto più probabile".

Il suo discorso al Festival della Scienza è stato un monito per il futuro. Secondo lei cosa si dovrebbe fare per evitare che questi salti di specie si ripetano?

"Dobbiamo cercare di limitare la nostra interazione con le specie animali selvatiche, perché in questi sono presenti le principali riserve di virus. Sono particolarmente preoccupato per questo tipo di commercio che rifornisce i mercati dove si vendono animali vivi. In questa situazione che alla fine si verificasse il salto di specie era solo una questione di tempo. Questo commercio dovrebbe essere assolutamente fermato”.

Stiamo combattendo contro un virus che sembra essere sempre un passo avanti a noi. Quali sono le armi più efficaci che abbiamo?

"La vaccinazione è di gran lunga l'arma più efficace che abbiamo contro il virus. Questo perché riduce notevolmente la trasmissione e il rischio di far degenerare la malattia. È quindi essenziale che le persone continuino a mantenere l'immunità attraverso i vaccini".

Secondo lei la globalizzazione e il consumo eccessivo delle risorse della terra potrebbero aver accelerato il processo di questo salto di specie?

"Di sicuro in futuro avremo altre pandemie. Questo è ovvio. Sono particolarmente preoccupato per l'impatto del cambiamento climatico, perché questo aumenterà la velocità con cui si manifesteranno. Con il riscaldamento del clima gli animali saranno costretti a cambiare il loro habitat, invadendo maggiormente gli insediamenti umani. Allo stesso tempo gli esseri umani saranno costretti a cambiare i loro stili di vita e le pratiche lavorative, probabilmente interagendo maggiormente con le specie selvatiche. Tutto questo aumenterà le possibilità di un nuovo salto di specie dei virus, dagli animali all’uomo. Salvaguardando il cambiamento climatico, ridurremo anche la possibilità di un'altra pandemia. Fermare la deforestazione entro il 2030, come concordato alla Cop26, a mio parere è un buon inizio".

I virus pur essendo presenti prima dell'uomo sulla terra, tendono poi a passare ad una fase meno aggressiva e mortale, per intenderci come quello dei raffreddori. Quanto ci vuole in natura per questo passaggio?

"È una domanda a cui è difficile dare una risposta, perché è estremamente difficile prevedere come si evolvono i virus. A volte possono diventare meno letali con il tempo, ma è anche possibile che diventino più virulenti, come sta mostrando chiaramente la variante Delta e la nuova che la sta surclassando. Al momento penso che sia un po' troppo presto per prevedere esattamente come si evolverà il Sars-CoV-2".

Che tipo di politiche mondiali andrebbero affrontate per far fronte comune alla pandemia?

"Il mondo ha bisogno di fare due cose. In primo luogo dobbiamo dare una copertura ai Paesi a basso reddito, che hanno tassi di vaccinazione molto bassi. Questa è una necessità morale ma anche scientificamente la cosa giusta da fare perché più riduciamo la trasmissione del virus, più siamo in grado di frenarne l'evoluzione. Allo stesso tempo i Paesi più ricchi, compresi quelli europei, dovrebbero allargare la terza dose di vaccinazione a tutti, per bloccare la trasmissione del virus e le possibili evoluzioni".
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » sab nov 27, 2021 8:31 pm

"Giornalisti occidentali, sulla Cina siete molto stupidi"
Giulio Meotti
27 novembre 2021

https://meotti.substack.com/p/giornalis ... sulla-cina

Liao Yiwu è un famoso dissidente cinese che l’ex ministro della Giustizia francese Robert Badinter ha accostato al nome di Alexander Solzenitsyn. Il premio Nobel per la Pace, Liu Xiaobo, morto in carcere, era suo amico. Nato nella provincia di Sichuan nel 1958, Liao ha subito gravi privazioni da bambino, soffrendo di ritenzione idrica a causa della malnutrizione. Erano gli anni dopo il Grande Balzo in avanti di Mao. Poi, durante la Rivoluzione Culturale alla fine degli anni '60, suo padre fu bollato come “controrivoluzionario” e perseguitato. Sua madre venne arrestata per aver venduto tessere annonarie al mercato nero. Liao perse la casa. Iniziò a scrivere poesie da adolescente. Più volte imprigionato dal regime, Liao avrebbe seguito il movimento democratico di piazza Tienanmen del 1989. Gli dedicò una famosa poesia intitolata Massacre. Verrà ripudiato dalla moglie e dalla comunità letteraria cinese. Si dovrà guadagnare da vivere come venditore ambulante, cuoco e bracciante. I suoi manoscritti furono confiscati e distrutti. I suoi libri vietati. Nel 2011, Liao è fuggito in Germania attraverso il Vietnam. Verrà insignito del Geschwister Scholl Preis (che prende il nome dai fratelli della Rosa Bianca) e del Premio per la pace dei librai tedeschi. Nel suo ultimo libro che si intitola Wuhan, Liao racconta la storia dei giornalisti cinesi che hanno osato recarsi nel ground zero del Covid per condurre le proprie indagini.

“Non è né un virus artificiale né un'arma biologica” racconta Liao alla Neue Zürcher Zeitung. “Tutto fa pensare a un incidente di laboratorio. Fonti ufficiali cinesi hanno confermato l'esistenza del virus, ma il governo ha poi insabbiato tutto. E così il virus si è diffuso a Wuhan e nel mondo. Anche dopo che Wuhan era già stata sigillata, centinaia di migliaia di passeggeri stavano ancora volando dalla Cina al resto del mondo. E i politici in Europa e negli Stati Uniti non ci hanno nemmeno pensato due volte”.

Una dozzina di editori hanno rifiutato il suo romanzo, Wuhan. Troppo reale… “Il libro è stato accettato in Giappone, Germania e Italia, e sono in corso trattative in Francia e negli Stati Uniti per la pubblicazione. Ma ha ragione. Editori e giornalisti mi hanno detto che l'affermazione che il virus sia sfuggito dal laboratorio è una teoria della cospirazione. Trovo che i giornalisti occidentali siano molto stupidi. Voi giornalisti occidentali avete una falsa immagine della Cina, dove ci sono sempre stati due mondi, uno in superficie e uno sotterraneo e il mondo sotterraneo è quello vero”.

Liao racconta la persecuzione del regime. “Sono stato costretto a spogliarmi nudo e inginocchiarmi sul pavimento mentre mi perquisivano. Ho incontrato molte persone che la società aveva trasformato in criminali. È stato allora che ho deciso di diventare uno scrittore, per documentare queste cose. Un bravo scrittore in Cina finisce inevitabilmente in prigione. Sono stato in prigione diverse volte, ho divorziato, sono stato licenziato. E come scrittore, quando hai sperimentato tutto questo, capisci com'è veramente la società cinese”.
Quattro libri usciti in questi giorni che cercano di fare luce su quello che è successo a Wuhan. Tutti propendono per l’incidente di laboratorio

Il suo pensiero ora va a quei blogger cinesi, come Zhang Zhan, che sta scontando una condanna a quattro anni di carcere emessa il 28 dicembre 2020 al termine di un processo durato solo tre ore, come si faceva in Unione Sovietica. Zhan aveva denunciato gli insabbiamenti del regime cinese a Wuhan. “Il modo in cui il governo ha gestito l’epidemia è stato solo intimidazioni e minacce, è la tragedia di questo paese”, aveva detto Zhan. La famiglia ora dice che Zhan sta morendo in carcere dopo l’inizio di uno sciopero della fame.

Scrive oggi Liao Yiwu sulla Frankfürter Allgemeine Zeitung: “I miei pensieri in questi giorni vanno principalmente alle parole che il fratello disperato di Zhang Zhan: ‘Mia sorella non sopravviverà al freddo inverno in arrivo. Spero che il mondo la ricorderà com'era’. Attendiamo la notizia della morte di Zhang Zhan. Due mesi fa ho finito il mio nuovo libro ‘Wuhan’. E ho scritto al mio editore tedesco: ‘I personaggi in questo libro stanno scomparendo uno dopo l'altro. Zhang Zhan, l'ultima, non è ancora scomparsa, ma sta morendo’”.

Il Wall Street Journal oggi pubblica un lungo articolo dal titolo “Cosa è successo a Wuhan?”. Con la fine dei testimoni oculari rischia di scomparire anche l’ultima possibilità di arrivare alla verità.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » sab gen 15, 2022 10:57 pm

Hsbc avverte: "Possibile choc nella catena di approvvigionamento mondiale"
La Cina blocca i porti, crisi in arrivo
Rodolfo Parietti
15 Gennaio 2022

https://www.ilgiornale.it/news/economia ... 1642229779

Anche a rischio di passare per profeti di sventura, gli economisti di Hsbc mettono tutti sull'avviso: l'economia mondiale rischia la madre di tutti gli choc nella catena di approvvigionamenti. Pare di ripassare le pagine più nere dell'era-Covid, con un salto all'indietro di due anni. Perché il pericolo arriva ancora dalla Cina. Il pugno di ferro con cui Pechino sta fronteggiando la diffusione di Omicron non è un pasto gratis: dalla clausura domestica si esce assoggettandosi, con cadenza frequente, ai test obbligatori. E il peggio deve ancora arrivare sotto forma di un moltiplicarsi di lockdown e di quarantene, a sentire Deustche Bank. Anche per convincere quel 20% di cinesi non ancora vaccinati. Di fatto, le imprese cominciano ad avere il fiato corto e a temere che siano ormai come una foto ingiallita i seimila miliardi di dollari grazie ai quali sono lievitati l'anno scorso gli scambi di merci con l'estero (+1.400 miliardi sul 2020), permettendo un avanzo commerciale record di 676 miliardi (+30%).

Cifre da come eravamo difficilmente replicabili se la ripresa subirà un forte rallentamento. Le avvisaglie ci sono tutte. Nelle aree portuali, la rampa di lancio da cui il Dragone guidato da Xi Jinping esporta ovunque il made in China, il barometro già segna burrasca. A Ningbo, uno dei maggiori hub marittimi, si sono già verificate chiusure di fabbriche e blocchi nelle forniture di gas. A causa del movimento a tartaruga delle merci nei porti più trafficati, come quello di Tianjin (è la città in cui è stato riscontrato il primo focolaio dell'ultima variante), gli spedizionieri cercano sbocchi altrove, dirottando le forniture su Shangai. Ed è proprio lì che si stanno creando nuovi colli di bottiglia dopo quelli - spaventosi - della scorsa estate che avevano provocato un intasamento senza precedenti di navi portacontainer davanti alle coste californiane. Già ora, i ritardi nelle consegne verso l'Europa e gli Usa di una settimana sembrano i prodromi di quel fortissimo choc nella catena logistica previsto da Hsbc. Il punto di non ritorno verrebbe superato se la diffusione di Omicron causasse un'interruzione della produzione cinese. «Stop temporanei, ma estremamente dirompenti nei prossimi mesi», sottolineano gli esperti del colosso bancario. Alcune aziende corrono ai ripari cercando strutture di produzione alternative, ma dopo i produttori di chip nella città di Xi'an ad alzare bandiera bianca potrebbero ora essere i centri dedicati all'elettronica di Henan e Guangdon, con un possibile impatto sulle forniture di iPhone. Un déjà vu.

Così, a fronte di un peggioramento della situazione in Cina, le banche centrali potrebbero essere costrette a cambiare strategia. In particolare la Fed, che ha in canna tre-quattro rialzi dei tassi per il 2022. Anche se l'ad di JPMorgan Chase, Jamie Dimon, va controcorrente non escludendo sei-sette strette quest'anno. Una mazzata per l'America.
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