Certo il coronavirus non è l'antica peste o il vecchio colera ma non è nemmeno una semplice, normale, ordinaria e stagionale influenza.Certo niente panico isterico e psicotico ma anche niente demenziale e irresponsabile sottovalutazione che ingenera imprudenza e impudenza.Se ci ritroviamo in questa situazione è solo perché a suo tempo, quando era il momento e lo si poteva/doveva fare, non sono state prese le naturali e universali, debite, sensate e normali misure di sicurezza, di prevenzione, con la dovuta semplicità di un buon padre di famiglia ed è stata ingenerata quindi l'incertezza, l'insicurezza, la paura irrazionale, la sfiducia dei cittadini italiani e del Mondo intero.
Non è con le false parole che si tranquilizzano gli altri, i cittadini, il prossimo, le persone, il popolo, ma con le buone azioni sensate, con i fatti concreti e necessari, dicendo le cose vere e facendo le cose giuste.
Mai mentire, mai sminuire, mai illudere, mai ingannare, mai fare del male agli altri, a chi ti vuol bene, a chi dipende da te, a chiunque sia, nascondendo o sminuendo il pericolo che considero un crimine contro l'umanità.
Non sono d'accordo minimamente con chi invita all'imprudenza impudente.
La fiducia degli altri si ottiene e si mantiene solo con il rispetto e la verità, con la menzogna e l'inganno si hanno soltanto la sfiducia, l'avversione, ...
Raccontare la verità non è diffondere il panico, caso mai è la menzogna che lo diffonde perché ingenera sfiducia, aumenta l'insicurezza, l'incertezza, la paura, il terrore complottista.
Il corona virus è più pericoloso della peste e del colera, solo il vaiolo è più pericoloso perché non esistono cure ed ha una elevatissima mortalità nel caso in cui mancassero le strutture di assistenza sanitaria in terapia intensiva con l'assistenza tecnologica alla respirazione.
Ma è falso dire che il coronavirus non è come la peste perché la peste oggi si cura mentre il coronavirus non ha ancora vaccini e farmaci in grado di neutralizzarlo al 100%. mentre la peste quella tradizionale e detta "peste nera" sì, si può curare al 100%.Esiste una cura per la peste nera?Focus.it
28 giugno 2002
https://www.focus.it/scienza/salute/esi ... peste-neraSì, oggi la peste non sarebbe più un problema. Può essere curata con la somministrazione di antibiotici: streptomicina e tetraciclina. Attualmente la peste è scomparsa nei Paesi evoluti e si dovrebbero ipotizzare gravissime condizioni igienico-sanitarie per il ripetersi di un’epidemia come quella del Trecento (detta peste nera perché accompagnata da macchie dovute a emorragie sottocutanee) descritta dal Boccaccio.
La peste colpisce in particolare i ratti: la trasmissione dell’infezione da animale ad animale e da questo all’uomo si verifica di solito attraverso le pulci dei ratti, che pungono l’uomo solo in mancanza del loro ospite preferito, di solito quando si verifica una moria di questi roditori.
SOBRIETÀ E NERVI SALDIParole improntate alla realtà e al buonsenso quelle di Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità oggi in una intervista sul Corriere della Sera.
Niram Ferretti
2 marzo 2020
https://www.facebook.com/permalink.php? ... ment_reply «Con i virus non si può mai stare sereni. Noi abbiamo fatto tutto il possibile. Prima di 10-14 giorni dall’avvio degli interventi di contrasto e della creazione delle zone rosse non possiamo però valutare l’efficacia di questa sorta di cintura costruita attorno ai focolai in Lombardia e Veneto. I casi che vediamo moltiplicarsi in questi giorni riguardano infezioni contratte probabilmente prima che ci organizzassimo. L’aumento esponenziale, circa 1.700, era atteso. Abbiamo prefigurato una serie di scenari, anche i peggiori, per essere pronti. Se, come speriamo, dal fine settimana la curva scenderà, significa che abbiamo lavorato nella giusta direzione. Insomma credo che ce la stiamo giocando bene. Gli operatori sanitari fanno miracoli. Grazie a loro per tutti i sacrifici».
Dunque, un aumento esponenziale di circa 1700 contagiati era previsto. Niente di sorprendente. La curva in salita è questa. Tutto sta a vedere se scenderà questa settimana.
È una malattia grave? chiede l'intervistatore.
«Il 4-5% dei malati sono in terapia intensiva e richiedono un grosso impegno assistenziale. Il 10-20% hanno bisogno di ricovero e ne escono agevolmente, senza riportare danni, a meno che non soffrano di altre patologie che complicano la ripresa. La stragrande maggioranza delle persone positive restano in quarantena domiciliare con sintomi lievi come la congiuntivite, o addirittura senza sintomi. Significa che viene prescritta una vita socialmente ritirata e che sono controllati dai dipartimenti di prevenzione della Asl. Un monitoraggio stretto».
È come l’influenza?
«È più impegnativa dell’influenza in quanto siamo alle prese con un virus nuovo, non abbiamo farmaci specifici né vaccino. Le persone più fragili devono essere curate in terapia intensiva e il sistema sanitario è chiamato a grandi sforzi. Sta rispondendo bene, non sono pessimista. Non mi sento di fare paragoni con l’influenza. Però un dato è sotto gli occhi: nella stragrande maggioranza dei casi la Covid-19 passa naturalmente».
Parole sobrie, pacate, assolutamente non minimizzanti ma fondate su dati, riscontri, così come dovrebbe essere sempre in questi casi.
La COVID-19 è davvero «poco più di una normale influenza»?26 febbraio 2020
https://pagellapolitica.it/dichiarazion ... -influenza «Stiamo cercando di far capire che questa è una situazione sicuramente difficile, ma non così tanto pericolosa. Il virus è molto aggressivo nella diffusione, ma poi nelle conseguenze molto meno. Fortunatamente è poco più, e non sono parole mie, ma dei tecnici con cui parliamo, di una normale influenza»
Il 25 febbraio, in un intervento al Consiglio regionale della Lombardia, il presidente della regione Attilio Fontana (Lega) ha commentato la ultime notizie sui casi di contagio da nuovo coronavirus, cercando – a detta sua – di «sdrammatizzare».
«Stiamo cercando di far capire che questa è una situazione sicuramente difficile, ma non così tanto pericolosa», ha detto Fontana. «Il virus è molto aggressivo nella diffusione, ma poi nelle conseguenze molto meno. Fortunatamente è poco più, e non sono parole mie, ma dei tecnici con cui parliamo, di una normale influenza».
Ma le cose stanno davvero così? Quali sono le differenze tra la COVID-19 (malattia causata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2) e l’influenza stagionale?
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, analizzando prima le differenze tra le due malattie, per poi vedere che cosa hanno in comune.
Le differenze tra influenza stagionale e COVID-19
Letalità
Partiamo dalla questione che in questi giorni sta generando più confusione all’interno del dibattito pubblico e politico: la malattia causata dal nuovo coronavirus è davvero più letale di una normale influenza stagionale?
Come ha spiegato il 25 febbraio su Scienza in rete Fabrizio Bianchi, responsabile dell’unità di epidemiologia ambientale dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), quando si parla di malattie bisogna maneggiare con attenzione le parole “letalità” e “mortalità”.
In breve: la prima indica quante persone muoiono per una malattia sul totale dei contagiati; la seconda indica il numero dei morti in rapporto al totale della popolazione, compresi quindi anche i non contagiati [1]. Noi ci occuperemo qui della letalità.
Guardiamo ora ai numeri più aggiornati relativi all’Italia per confrontare nuovo coronavirus e influenza stagionale.
Secondo il Ministero della Salute, alle ore 12 del 26 febbraio 2020 nel nostro Paese c’erano 374 persone colpite dal nuovo coronavirus (la stragrande maggioranza in Lombardia e Veneto), con 12 decessi. Facciamo attenzione: si parla di morti avvenuti con il coronavirus (ossia di persone decedute e risultate essere positive al Sars-CoV-2), e non necessariamente a causa del coronavirus, dal momento che – come per l’influenza, come vedremo meglio più avanti – spesso i decessi, che hanno coinvolto nella maggior parte dei casi persone anziane, sono legati anche a patologie pregresse.
I virus influenzali invece, come ha spiegato a Pagella Politica Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore all’Università degli Studi di Milano, «causano direttamente all’incirca 300-400 morti ogni anno» in Italia, a cui vanno poi aggiunti «tra le 4 mila e le 10 mila morti “indirette”, dovute a complicanze polmonari o cardiovascolari, legate all’influenza». I decessi in tutto il mondo per la sola influenza, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, arrivano secondo alcune stime fino a 500 mila l’anno.
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Coronavirus, uno tsunami per la sanità: l'idea dell'infettivologoMassimo Galli, primario infettivologo del Sacco di Milano, ha descritto l'epidemia che sta tenendo l'Italia col fiato sospeso
01-03-2020
https://notizie.virgilio.it/coronavirus ... N4_5l9QDj4Non c’è sosta all’ospedale Sacco di Milano, struttura di riferimento della Regione Lombardia per l’epidemia da coronavirus. I dati, resi noti dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, sono impietosi per la Lombardia che ad una settimana dai primi casi di virus in Italia, è la regione col più alto tasso di contagiati del paese. Lavoro e ore piccole per i sanitari dell’ospedale che ogni giorno vedono arrivare nuovi pazienti con altrettante diagnosi da emettere.
Intervistato dal Corriere della Sera Massimo Galli, primario infettivologo del Sacco, si è detto preoccupato per quanto sta avvenendo in Italia: “Siamo in piena emergenza. Sì, sono preoccupato. È accaduto quello che molti di noi temevano e speravano non accadesse. Il virus ha dimostrato di aver eluso i criteri di sorveglianza. L’epidemia ha a tutti gli effetti conquistato una parte d’Italia”.
“Ci troviamo a dover gestire una grande quantità di malati con quadri clinici importanti. Sta succedendo qualcosa di grave, non soltanto da noi ma anche in Germania e Francia, che potrebbero ritrovarsi presto nelle nostre stesse condizioni e non glielo auguro. Stiamo trattando una marea montante di pazienti impegnativi” ha sottolineato Galli.
Secondo l’infettivologo dell’ospedale Sacco, che negli scorsi giorni ha isolato il ceppo italiano del virus, “i quadri clinici gravi non fanno pensare che l’infezione sia recente, è verosimile che i ricoverati abbiamo alle spalle dalle due alle quattro settimane di tempo intercorso dal momento in cui hanno preso il virus allo sviluppo di sintomi molto seri, dalla semplice necessità di aiutarli con l’ossigeno fino a doverli assistere completamente nella respirazione”.
A chi ha paragonato il virus all’influenza stagionale Galli risponde seccamente: “Chi ha cercato di infondere tranquillità, e li capisco, non ha considerato le potenzialità di questo virus. In quarantadue anni di professione non ho mai visto un’influenza capace di stravolgere l’attività dei reparti di malattie infettive”.
“La situazione è francamente emergenziale dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria. È l’equivalente dello tsunami per numero di pazienti con patologie importanti ricoverati tutti insieme” ha sentenziato.
Coronavirus, i numeri della crisi in Lombardia
Stando all’ultimo bollettino diramato dalla Protezione Civile sono 615 i casi di contagio da coronavirus in Lombardia, quasi il 55% del totale degli infetti nel paese.
Galli, nel corso dell’intervista al Corriere, ha descritto lo scenario che gli si è presentato davanti venerdì prima della nuova ondata di casi: “In Lombardia erano 85 i posti letto occupati da malati intubati con diagnosi di Covid-19, una fetta molto importante di quelli disponibili. Per non contare il rischio di contagio al quale sono esposti gli operatori. Un carico di lavoro abnorme”.
Sulle misure predisposte dal governo italiano ha poi aggiunto: “È stato fatto tutto ciò che era possibile e adesso bisogna continuare con le restrizioni, cercando di evitare il più possibile l’affollamento. Purtroppo il virus è entrato in Italia prima che si cominciasse a ostruirgli la strada con la chiusura dei voli dalla Cina”.
“La penetrazione nel nostro Paese è precedente, circolava già prima della fine di gennaio anche a giudicare dall’impennata di questi ultimi giorni. Sono tutti contagi vecchi per la maggior parte. Risalgono agli inizi di febbraio, qualcuno anche a prima” ha proseguito.
Poi l’avvertimento: “È molto probabile che dietro tutti i pazienti gravi ce ne siano altrettanti infetti ma meno gravi. Per usare un termine tipico dell’epidemiologia, questa è solo la punta dell’iceberg. Anche la migliore organizzazione sanitaria del mondo, e noi siamo tra queste, rischia di non reggere un tale impatto”.
“La maggior parte dei malati guariscono ma ce ne sono tanti, troppi, da assistere. Le aree metropolitane finora sono rimaste fuori dalla zona rossa e speriamo restino così” ha concluso.
In Iran dove non vi sono le strutture sanitarie e di terapia intensiva con le apparecchiature per la respirazione assistita e artificiale che si trovano a Milano, i morti oggi sono oltre il 10% dei contagiati accertati, stando alle informazioni di stampa.
Coronavirus, Oms: 'Livello minaccia mondiale virus ora molto alta'Salute & Benessere
Redazione ANSA
27 febbraio 2020
http://www.ansa.it/canale_saluteebeness ... a141e.htmlIl Consiglio dei ministri ha approvato in serata il decreto con gli aiuti all'economia nelle zone colpite dal coronavirus. 'I territori interessati ora possono ripartire e anche l'Italia', dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Fraccaro. Nel testo anche la norma del ministero dell'Istruzione che deroga al limite di 200 giorni minimi per considerare valido l'anno scolastico. In un decreto del presidente del Consiglio anche la divisione in tre colori delle zone del contagio, graduando così le misure da attuare nei diversi casi.
La minaccia per l'epidemia di coronavirus al livello mondiale è stata elevata a livello "molto alto". Lo ha detto il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing a Ginevra sull'epidemia. "Il continuo aumento nel numero dei casi di Covid19 e del numero dei paesi affetti negli ultimi giorni sono motivi di preoccupazione. I nostri epidemiologi stanno monitorando questi sviluppi di continuo e noi ora abbiamo elevato il livello di rischio di diffusione globale a livello molto alto", ha spiegato il capo dell'Oms.
"Questo è il momento di chiedere ai governi di fare tutto il possibile per fermare la trasmissione, e di farlo ora. Non siamo ancora in una pandemia, ma la finestra di opportunità per evitarlo si sta restringendo", ha detto il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, sul coronavirus. "La mia preoccupazione riguarda soprattutto i Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa", ha aggiunto.
Sono 822 i contagiati in Italia per il Coronavirus. Il numero tiene conto anche delle 21 vittime - 4 in più di giovedì - e dei pazienti guariti. "I deceduti di sono ultraottantenni e un ultrasettantenne - ha spiegato Borrelli -. Vorrei precisare che non sono decedute per il coronavirus o in conseguenza. Questo è un lavoro che farà l'Istituto Superiore di Sanità. Quando avrà i dati ce lo comunicherà", ha detto Borrelli, durante il punto stampa nella sede della Protezione Civile. "Il dato importante - ha aggiunto - è che la metà dei contagiati (412) sono persone che sono asintomatiche, o con sintomi lievissimi e che quindi non hanno bisogno di ospedalizzazione. Sono in isolamento domiciliare fiduciario. Altre 345 persone sono ricoverate in ospedali con sintomi e 64 sono ricoverati in terapia intensiva". "L'assistenza alla popolazione prosegue, lunedì riapriranno le poste in alcuni Comuni per pagare le pensioni. Nelle zone rosse la vita proseguirà regolarmente".
"I guariti da coronavirus ad oggi sono 46", ha detto il commissario per l'emergenza, Angelo Borrelli, durante il punto stampa nella sede della Protezione Civile.
A PICCO LE BORSE
Gli Stati Uniti hanno elevato l'allerta nei confronti dell'Italia al livello 3, con la quale si raccomanda ai cittadini americani di riconsiderare tutti i viaggi verso il nostro Paese a causa dell'emergenza coronavirus, evitando quelli che non sono necessari. Al livello 3 ci sono già la Cina e la Corea del Sud.
Il discorso di Mattarella. "La conoscenza aiuta la responsabilità e costituisce un forte antidoto a paure irrazionali e immotivate che inducono a comportamenti senza ragione e senza beneficio, come avviene talvolta anche in questi giorni". Lo afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
LA VOCE DEGLI ESPERTI
Si registra un primo caso di Coronavirus nel Lazio, si apprende dalla direzione dell'Istituto Nazionale Malattie Infettive L. Spallanzani di Roma. "L'esito dei test effettuati in data odierna dall'Istituto Spallanzani conferma un caso di positività al COVID-19. I test sono stati inviati all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) per la convalida", informa l'Istituto. La paziente risultata positiva è una donna, residente a Fiumicino, rientrata da un viaggio a Bergamo dove era stata qualche giorno. Finora nel Lazio sono stati tre i casi positivi, tutti provenienti da fuori la Regione e tutti pazienti guariti: si tratta della coppia di cinesi originari di Wuhan e del ricercatore rientrato sempre da Wuhan.
"Abbiamo attivato tutte le procedure previste dai protocolli scientifici - ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti -. Il paziente è ora ricoverato presso lo Spallanzani, un'eccellenza della nostra Regione, che ha già ottenuto risultati importanti. Siamo in continuo contatto con il Sindaco Montino".
Primi due casi in Umbria - secondo quanto comunicato dalla direzione regionale alla Sanità - sono stati riscontrati due casi d'importazione di infezione da coronavirus, non riconducibili dunque a focolai locali. Nei giorni scorsi, uno dei due pazienti si era recato in Emilia Romagna mentre l'altro era venuto in contatto a Roma con un residente del comune di Castiglione D'Adda.
Le dimissioni di Niccolò. "I miei genitori stanno arrivando a Roma. Sono felice. Non vedo l'ora di riabbracciarli", avrebbe detto Niccolò, il 17enne di Grado bloccato per due volte in Cina ma negativo ai test e poi in isolamento allo Spallanzani, ai medici che lo hanno seguito in queste settimane. Domani sono previste le dimissioni.
L'appello dei medici. "Non si può accettare che i nostri medici si trovino a fronteggiare l'emergenza Covid-19 senza le dotazioni per la protezione personale dal virus". Lo scrive in una lettera al governatore della Lombardia Attilio Fontana il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli. "Un medico che si ammala - aggiunge - è un medico sottratto al servizio sanitario nazionale e alla tutela del diritto alla salute".
Gli ospedali della Lombardia alle prese con l'emergenza coronavirus sono "ai limiti della tenuta", afferma intanto il professor Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, nel corso di una conferenza stampa nella sede della Regione Lombardia. "Gran parte dei letti, nei reparti di Rianimazione, sono occupati da questa patologia - aggiunge - Alcuni ospedali sono in grave crisi, come Lodi e Cremona, dove registriamo un sovraccarico di pazienti".
Poste riapre nelle zone rosse. "A partire da lunedì 2 le pensioni del mese di marzo saranno messe in pagamento anche nei 5 Uffici Postali a Codogno, Casalpusterlengo, Castiglione D'Adda, San Fiorano in provincia di Lodi e Vo' Euganeo in provincia di Padova", comunica Poste Italiane indicando che così i 5 uffici "riaprono al pubblico".
TUTTE LE MISURE E I DOCUMENTI UFFICIALI
Il coronavirus non ha perà bloccato il crossover dei trapianti dalle varie zone d'Italia. La catena di solidarietà ha permesso di intervenire su una paziente di 33 anni che, dializzata a Torino, ha ricevuto un rene da una donatrice vivente di Bari. L'intervento è stato eseguito all'ospedale Molinette, nel capoluogo piemontese.
Il Salone dell'auto di Ginevra, in programma dal 5 al 15 marzo, è stato annullato dalla Svizzera, nell'ambito delle misure prese dal Paese contro l'epidemia di coronavirus.
La situazione all'estero. È un italiano rientrato da Milano il primo contagiato dal coronavirus in Nigeria. Salgono a 17 i contagi nel Regno Unito: in Irlanda del Nord e in Galles, entrambi su persone provenienti dall'Italia settentrionale. L'Olanda ha annunciato il primo caso: una persona che era rientrata dal nord Italia. E viene segnalato un caso anche in Messico e due in Romania, entrambi hanno contratto il virus in Italia. C'è il primo caso anche a Cannes: una studentessa di 23 anni, tornata dopo un soggiorno nel Milanese. Diverse compagnie aeree riducono ancora i voli da e per il nord Italia. Il Parlamento iraniano resterà chiuso fino a data da destinarsi come misura di prevenzione per l'epidemia di coronavirus (Covid-19), che ha già colpito diversi deputati e alti funzionari di Teheran. Lo riferiscono media locali.
I regimi e la menzogna: Coronavirus come Chernobyl Lorenza Formicola
26 febbraio 2020
https://www.nicolaporro.it/i-regimi-e-l ... ekSgII80eICorreva l’anno 1986 e l’URSS, la potenza invincibile sfidava ancora le leggi del mondo a Chernobyl. È là che andò in scena il prequel – mistificato a modo nel mentre e dopo – del destino di un popolo che incontra il comunismo. D’altronde cosa poteva capitare con un paio di esplosioni in una centrale nucleare capaci di scoperchiare il tetto e avvelenare l’aria con una radioattività 200 volte superiore alle bombe di Hiroshima e Nagasaki? Il regime comunista ha sempre ragione, non sbaglia, e se sbaglia sotterra.
Così, in Ucraina il regime comunista dimostrò come non si può sbagliare o avere torto sotto la falce e il martello. Alla centrale Lenin i reattori erano gli RBMK-1000, tendenzialmente instabili erano pericolosi perché privi di edifici di contenimento. Strutture obbligatorie in Occidente che sono una barriera fra il reattore e il mondo circostante. A Chernobyl il reattore era completamente “esposto”. E come se non bastasse, allo scopo di produrre anche plutonio ad uso militare – che con l’uranio arricchito serve a produrre testate nucleari -, era stato abbassato il livello della sicurezza.
L’URSS, che aveva costruito la più potente e perfetta pentola a pressione pronta all’omicidio colposo, la affidò a ingegneri meccanici e non a fisici nucleari.
Per un ordine politico preciso coperto da segreto di Stato anche dopo il crollo dell’Unione Sovietica – e che in linea di massima altro non era se non l’ennesimo tentativo di dimostrazione di potenza – venne avviato l’esperimento. Ma fallì. Subito. Le autorità non diedero alcun allarme per “evitare il panico”. Il vento soffiava verso Ovest e verso Nord, così la Bielorussia subì i danni più gravi per prima. Il giorno dopo, il 27 aprile, una centrale nucleare in Svezia costatò un’impennata di radiazioni e diffuse l’allarme al resto d’Europa. Le autorità sovietiche, invece, ancora tacevano con ostentazione. Il 27 aprile stava per finire quando la città di Pryp’jat venne fatta evacuare, ma solo con la scusa di una misura temporanea.
Chi c’è stato racconta che da oltre trent’anni, Pryp’jat, in Ucraina occidentale, a solit tre chilometri dalla centrale nucleare di Chernobyl, è ancora una città fantasma. Tutto è rimasto come allora, nel momento esatto in cui è scattato il piano di evacuazione generale: piatti a tavola e panni stesi, sedie vuote e libri rimasti a quella pagina da leggere.
Il primo passo fu minimizzare, poi teorizzare. Come non potevano esistere, infatti, in una nazione perfetta i ladri o i serial killer – sintomi del degenerato sistema capitalistico – in Unione Sovietica un disastro del genere non poteva succedere. Fu trovato un colpevole e la bugia si fece verità. Perché il problema con le bugie comuniste è che ne furono raccontate così tante, che la verità, allora come oggi, è diventata difficile da riconoscere. È certo, però, che gli strascichi di quella radioattività sono durati oltre vent’anni. “Il disastro di Chernobyl non derivò da un attacco militare, né da un atto terroristico. Fu un errore della dirigenza sovietica, peggiorato dalle bugie che il Partito comunista raccontò alla popolazione sulla gravità dell’accaduto”, racconta oggi Yuriy Scherbak, ex ministro dell’ambiente in Ucraina.
Trent’anni dopo arriva il Coronavirus. Il misterioso virus cinese che si sta diffondendo così velocemente su scala planetaria, da diventare un’epidemia grave. Non c’interessa decretare da queste pagine se ha lo stesso tasso di mortalità o superiore a quello di una semplice influenza stagionale, se è come la Spagnola o peggio o decisamente lontano da una febbre che provocò circa 40 milioni di morti. Non ne abbiamo le competenze. D’altronde non sappiamo come si svilupperà e in cosa muterà – gli esperti litigano nel caos dell’ideologia perenne. Non sappiamo come sia nato il virus, non sappiamo il numero reale dei malati e dei morti in Cina. Perché la verità è che come a Chernobyl, il Partito Comunista cinese ha giocato a sotterrare tutto da quasi tre mesi a questa parte. Per settimane, dopo i primi casi di coronavirus segnalati, hanno preteso ostentatamente che non esistesse. Poi hanno raccontato che si era originato in un mercato all’aperto, successivamente altre fonti hanno ipotizzato che il virus fosse fuggito dal laboratorio di armi batteriologiche dell’Esercito di Liberazione Popolare – a pochi chilometri dall’epicentro dell’epidemia.
In ogni caso, la prima ondata di casi, in dicembre, non è stata riportata. E anche quando il numero di contagiati è diventato troppo grande per mentire ancora, all’inizio di gennaio, i funzionari del regime hanno continuato a minimizzare sia con la loro gente che con la comunità internazionale.
Dal momento che la gente di Wuhan non aveva ricevuto alcuna informazione o ordinanza meramente a scopo precauzionale, ha continuato a contrarre e spargere il virus per settimane. Quando è diventata un’epidemia a Wuhan, è iniziato il Capodanno cinese. Ogni anno, inizia in Cina la più grande migrazione del pianeta. Ecco, quindi l’incubo epidemiologico. Ma quando i funzionari cinesi davano inizio alla più grande quarantena della storia umana, era già troppo tardi, come scrive Steven Mosher – antropologo statunitense, presidente del Population Research Institute (il primo che poté condurre ricerche sul campo in Cina dal 1979).
I video delle cosiddette talpe che continuano ad arrivare dalla Cina non raccontano di una situazione sotto controllo dalle strade deserte alla gente accasciata sui marciapiedi fino alla disinfestazione di massa. Anche se, persino per questi filmati, non si sa né a quando risalgono, né in quale città sono stati girati. Resta il fatto che con l’epidemia diffusa a livello planetario le autorità di Pechino continuano a mentire. E nonostante la censura poliziesca che al 28 gennaio, come riporta ancora Mosher, secondo le direttive emesse dal Ministero della Sicurezza Pubblica che imponevano la quarantena e per mantenere l’ordine sociale promettevano di punire “duramente” chiunque diffondesse notizie dal vivo o online sull’epidemia, le brutte notizie sono venute fuori lo stesso.
Drammatico appello da CastiglioneIl sindaco: «I morti sono tanti, siamo rimasti soli, aiutateci»
Sara Gambarini
Martedì 03 Marzo 2020
https://www.ilcittadino.it/cronaca/2020 ... 3i1PiejyUw Il sindaco di Castiglione Costantino Pesatori lancia un appello: “In paese stiamo registrando un alto numero di decessi, ci sentiamo soli, aiutateci: istituite a Codogno e a Casale, presso gli ospedali, dei presidi di urgenza.
Coronavirus, Speranza: "La situazione è seria"
03/03/2020
https://www.adnkronos.com/fatti/politic ... 2d1uMrArYU"La situazione è seria, da non sottovalutare" e ci sarà "una evoluzione della diffusione globale ancora per alcune settimane". Lo avrebbe detto il ministro Roberto Speranza, intervenendo a Palazzo Chigi, nel corso del vertice sull'emergenza coronavirus alla presenza di tutte le forze parlamentari. Per Speranza l'obiettivo è il "contenimento della diffusione e la mitigazione dell'impatto sul servizio sanitario nazionale". Il ministro della Salute avrebbe sottolineato come "l'80% dei casi è simile a influenza, 15% casi invece gestibile con cure, "mentre il 5%" dei casi si manifesta con "crisi respiratorie".
La situazione sarà più chiara "non prima di un'altra settimana, dieci giorni". Per Speranza infatti "oggi scopriamo casi di persone contagiate precedentemente alle misure, adottate dal governo". "Domenica si capiranno gli effetti sulla zona rossa".
L'epidemiologo Cowling: "L'Italia ritardi il picco o la sanità rischia il collasso"
"Quarantena e scuole chiuse sono misure efficaci perchè distribuiscono i contagi su un periodo di tempo più ampio"
di LUCA FRAIOLI
03 marzo 2020
https://www.repubblica.it/cronaca/2020/ ... 6aSL0EMtM8«Dai dati di cui dispongo, penso che l’incidenza delle infezioni da Covid-19 in Lombardia stia ancora crescendo e che sia destinata ad aumentare per un mese. Come reagiranno gli ospedali di quella regione quando si troveranno a fronteggiare un numero di pazienti due, tre, cinque, dieci volte quello attuale, se già adesso sono al limite?». Ecco perché secondo Ben Cowling, epidemiologo ed esperto di statistica medica all’Università di Hong Kong, è fondamentale «ritardare il picco dell’epidemia, ridurre l’altezza del picco stesso e distribuire i contagi su un intervallo di tempo il più ampio possibile». Cowling ha appena firmato, insieme a colleghi della sua università, uno studio che passa in rassegna le misure di “distanziamento sociale” che si usano per contrastare le epidemie di influenza: isolamento dei malati, ricostruzione dei loro ultimi contatti, quarantena per chi è stato in contatto con persone malate, chiusura delle scuole, chiusura degli uffici e l’invito a evitare i luoghi affollati. In tempi di coronavirus quello studio è stato rilanciato con grande evidenza dalla principale istituzione Usa in fatto di lotta ai virus letali, i Centers for Diseases Control.
Professor Cowling, le misure “non farmaceutiche” contro la diffusione dell’influenza funzionano anche per il Covid-19?
«Sì, alcune possono essere applicate anche a infezioni diverse, incluse quelle da coronavirus. Ma l’efficacia potrebbe variare molto a seconda della esatta dinamica di trasmissione».
Adottando queste sei misure si può contenere geograficamente l’epidemia nei luoghi di origine dei focolai?
«Non nel caso dell’influenza, che si diffonde facilmente tra le persone e che nella maggior parte dei casi si presenta con sintomi lievi, rendendo impossibile identificare ogni singola persona contagiata. Così, quando ci rendiamo conto che l’infezione si sta diffondendo, è ormai troppo tardi per controllare la trasmissione successiva. Purtroppo abbiamo lo stesso problema con il Covid-19: non è possibile contenerlo».
E allora a cosa serve mettere in campo la quarantena, l’isolamento, la chiusura delle scuole?
«A rallentare l’epidemia e distribuire i contagi su un periodo di tempo più ampio. La pandemia di Covid-19 sta innescando un travolgente aumento della domanda di servizi sanitari. Questo provocherà problemi non solo per chi ha contratto l’infezione, ma anche per i malati di cancro che hanno bisogno di chemioterapia o chirurgia, o i diabetici che hanno bisogno di dialisi. L’impatto sulla salute rischia di essere ben più alto rispetto al solo numero dei contagi».
Delle misure prese in considerazione ce ne sono alcune più efficaci di altre?
«Dipende dalle infezioni. Per la normale influenza la chiusura delle scuole è forse la più efficace. Per il Covid-19 potrebbero essere l’isolamento e la quarantena. Mettere in quarantena a casa le persone può interrompere la catena di contagi, perché le esclude dalla società finché non si ha la certezza che non siano infette. In Cina è stato fatto con rigore dalle autorità locali, usando persino la geolocalizzazione dei cellulari per controllare gli spostamenti. In Europa la quarantena in genere è volontaria e più difficile da far rispettare».
E i cordoni sanitari intorno ai singoli focolai, con posti di blocco di polizia ed esercito?
«L’idea è quella di impedire ai contagiati di una certa area di diffondere l’infezione anche in altre città. Ma dubito che sia una misura efficace, visto che ormai è probabile che ci siano contagiati in ogni regione d’Italia, solo con un numero inferiore di infezioni rispetto alla Lombardia».
Le autorità sanitarie italiane non sono riuscite a trovare il paziente zero. Sarebbe stato importante per limitare i danni?
«Non credo. La trasmissione del coronavirus c’era già stata e se anche fosse stato trovato il paziente zero ci sarebbero state altre persone infette in circolazione nel vostro Paese. Inoltre dubito che tutti i contagi italiani discendano da una singola infezione importata».
In generale, come valuta il modo in cui le diverse autorità sanitarie stanno gestendo questa emergenza?
«Non esiste un approccio unico, applicabile con successo in tutti i paesi. Certo, le misure draconiane di contenimento messe in atto dalla Cina sembrano aver posto fine alla prima ondata di infezioni. Ma ora devono stare in guardia per una possibile seconda ondata. E non sono sicuro che i provvedimenti rigorosi attuati siano sostenibili anche nei prossimi mesi».
Lei come scienziato cosa ha imparato da questa epidemia?
«Ho dedicato 15 anni del mio lavoro per definire le linee guida in caso di pandemia di influenza. E ora ci ritroviamo ad affrontare una pandemia di coronavirus. Studierò quanto le misure messe a punto per l’influenza possano essere utili per fermare anche il Covid-19».
Come un'influenza!Giulio Meotti
4 marzo 2020
https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 5818225173 Avevamo ripetuto a pappagallo per due settimane che era “come un'influenza” e adesso l'Oms (le cui parole andavano prese fin da subito con un po' di sano scetticismo) ci dice che il coronavirus ha una mortalità del 3.5 per cento (smettano di farci vedere i vecchi filmati dell'Italia degli anni Sessanta). Avevamo detto che noi italiani eravamo stati “i più bravi” a fare i tamponi e ora la Germania spiega che ne ha eseguiti 11mila e ha trovato 223 infettati (se non ci credete non dovete credere neanche ai dati ufficiali italiani). Avevamo detto che morivano “perlopiù vecchi e malati” e ora rimaniamo basiti di fronte alla morte di persone come il medico di 62 anni esperto di Alzheimer. Anziché spiegare alla popolazione perché era importante cambiare abitudini, abbiamo avuto sindaci vanagloriosi che sono andati in palestra a farsi i selfie. Abbiamo perso per strada molti pezzi di questo puzzle, come il famoso “paziente uno”: non ci siamo accorti che un uomo di 38 anni è da due settimane, ripeto due settimane, in terapia intensiva (ne aveva 38 anche il medico-eroe cinese morto). Abbiamo ridacchiato, ci siamo presi gioco l'un dell'altro (quante parole spese sul “vairus” di Di Maio, ripeto Di Maio), abbiamo come sempre politicizzato tutto (quanti indignati per la frase di Zaia) ciascuno muovendosi secondo tribù, della serie “strano ma virus”. Abbiamo fallito, questa è la verità, come classe dirigente politica, come mondo dei media (gran parte dei giornalisti batte i tacchi di fronte al governo oppure ora ci spiega, poveri stolti, che Roma è più bella senza gente in giro), come realtà scientifica (quante opinioni e confusione, pensate che il virologo oggi considerato allarmista aveva detto che l'Italia era a “rischio zero”), come organi di sicurezza. Abbiamo sottovalutato quest'epidemia, ci siamo fidati (e ci stiamo ancora fidando) del regime cinese e non ci siamo attrezzati per tempo quando ne avevamo ancora un po', pensando che il virus da sconfiggere fosse il razzismo, poveri cretini. Adesso il governo paventa la chiusura delle scuole in tutta Italia, l'estensione della zona rossa, si sussurra di chiudere il Parlamento (non era mai successo) e per scongiurare numeri elevati di contagio ha già smesso praticamente di contarli. Non ci resta che sperare e pregare, che non tolgano le misure di tutela messe in atto finora ma che le rafforzino, che arrivi il caldo (pensate come siamo messi) e che per qualche strana alchimia il virus si plachi. Un giorno qualche bravo giornalista (straniero, non italiano) scriverà la storia di quanto è successo come uno dei più clamorosi buchi in Occidente nella protezione della popolazione e di fiducia nelle istituzioni, di fronte a un virus nato in circostanze mai chiarite, per il quale non abbiamo ancora un vaccino e contro il quale usiamo farmaci sperimentati contro Ebola e Hiv (rileggete questa frase), dalla mortalità consistente e dal contagio rapidissimo. E non ci siamo accorti nel frattempo né della decadenza dell'Europa (che non è servita a niente finora nella crisi italiana e ora alle prese anche con un potenziale assalto migratorio dei suoi confini sud-est) né della grande prestazione della Cina: la dittatura rossa che controlla un sesto della popolazione mondiale prima ha infettato il mondo, poi ha dichiarato guerra al virus e alla propria popolazione, stroncando il dissenso, nascondendo le prove e mettendo a rischio la risposta della comunità internazionale, e adesso mette in quarantena noi italiani. Torna il vecchio motto della Guerra fredda: “Meglio rossi che morti”. Un consiglio a tutti: guardate un po' meno la televisione italiana, che Franca Ciampi ebbe giustamente a definire “la deficiente”. E, come anticipato, per me meno post sull'epidemia e più Schubert.