Il coronavirus non è una normale e semplice influenza

Il coronavirus non è una normale e semplice influenza

Messaggioda Berto » dom mar 01, 2020 9:08 am

Il coronavirus non è una normale e semplice influenza
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Il coronavirus non è una normale e semplice influenza, non va sottovalutata, sottostimata e presa sottogamba e non è assolutamente come una influenza stagionale poiché al momento non esistono i vaccini e le complicazioni con necessità di ricovero e di assistenza sanitaria in terapia intensiva sono tali da rendere elevatissimo il suo tasso di mortalità nel caso di pandemia o di alta diffusione.

Per rassicurare i cittadini bisogna dire la verità che non va manipolata e falsificata per timore di creare panico, perché così facendo aumenterebbe il pericolo e sì metterebbe ancora più a rischio la vita delle persone.
Basta dire la verità e fare quello che va fatto senza tante storie e fisime, con tanta pasienza, tenacia, intelligenza, fiducia nel buon fare e certezza assoluta sul buon esito.
Far finta e comportarsi come se si trattasse di una normale influenza sarebbe demenziale, irresponsabile e politicamente criminale.

Questa crisi avrà i suoi costi economici non indifferenti che si devono cercare di contenere e ridurre ma che non si possono sensatamente evitare.
Tutti dobbiamo fare la nostra parte a cominciare dallo Stato che deve ridurre i suoi sprechi, i suoi privilegi, i suoi parassiti, le sue spese inutili, le prodigalità demenziali dell'accoglienza scriteriata e discriminata e che deve mettere a disposizione le risorse necessarie a sostenere tutti i cittadini e il tessuto economico messo in ginocchio da questo evento straordinario ma non del tutto imprevedibile date le numerose esperienze del passato.


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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il coronavirus non è una normale e semplice influenza

Messaggioda Berto » dom mar 01, 2020 9:10 am

Certo il coronavirus non è l'antica peste o il vecchio colera ma non è nemmeno una semplice, normale, ordinaria e stagionale influenza.

Certo niente panico isterico e psicotico ma anche niente demenziale e irresponsabile sottovalutazione che ingenera imprudenza e impudenza.

Se ci ritroviamo in questa situazione è solo perché a suo tempo, quando era il momento e lo si poteva/doveva fare, non sono state prese le naturali e universali, debite, sensate e normali misure di sicurezza, di prevenzione, con la dovuta semplicità di un buon padre di famiglia ed è stata ingenerata quindi l'incertezza, l'insicurezza, la paura irrazionale, la sfiducia dei cittadini italiani e del Mondo intero.

Non è con le false parole che si tranquilizzano gli altri, i cittadini, il prossimo, le persone, il popolo, ma con le buone azioni sensate, con i fatti concreti e necessari, dicendo le cose vere e facendo le cose giuste.

Mai mentire, mai sminuire, mai illudere, mai ingannare, mai fare del male agli altri, a chi ti vuol bene, a chi dipende da te, a chiunque sia, nascondendo o sminuendo il pericolo che considero un crimine contro l'umanità.
Non sono d'accordo minimamente con chi invita all'imprudenza impudente.
La fiducia degli altri si ottiene e si mantiene solo con il rispetto e la verità, con la menzogna e l'inganno si hanno soltanto la sfiducia, l'avversione, ...
Raccontare la verità non è diffondere il panico, caso mai è la menzogna che lo diffonde perché ingenera sfiducia, aumenta l'insicurezza, l'incertezza, la paura, il terrore complottista.



Il corona virus è più pericoloso della peste e del colera, solo il vaiolo è più pericoloso perché non esistono cure ed ha una elevatissima mortalità nel caso in cui mancassero le strutture di assistenza sanitaria in terapia intensiva con l'assistenza tecnologica alla respirazione.
Ma è falso dire che il coronavirus non è come la peste perché la peste oggi si cura mentre il coronavirus non ha ancora vaccini e farmaci in grado di neutralizzarlo al 100%. mentre la peste quella tradizionale e detta "peste nera" sì, si può curare al 100%.



Esiste una cura per la peste nera?
Focus.it
28 giugno 2002

https://www.focus.it/scienza/salute/esi ... peste-nera

Sì, oggi la peste non sarebbe più un problema. Può essere curata con la somministrazione di antibiotici: streptomicina e tetraciclina. Attualmente la peste è scomparsa nei Paesi evoluti e si dovrebbero ipotizzare gravissime condizioni igienico-sanitarie per il ripetersi di un’epidemia come quella del Trecento (detta peste nera perché accompagnata da macchie dovute a emorragie sottocutanee) descritta dal Boccaccio.
La peste colpisce in particolare i ratti: la trasmissione dell’infezione da animale ad animale e da questo all’uomo si verifica di solito attraverso le pulci dei ratti, che pungono l’uomo solo in mancanza del loro ospite preferito, di solito quando si verifica una moria di questi roditori.



SOBRIETÀ E NERVI SALDI
Parole improntate alla realtà e al buonsenso quelle di Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di Sanità oggi in una intervista sul Corriere della Sera.
Niram Ferretti
2 marzo 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... ment_reply


«Con i virus non si può mai stare sereni. Noi abbiamo fatto tutto il possibile. Prima di 10-14 giorni dall’avvio degli interventi di contrasto e della creazione delle zone rosse non possiamo però valutare l’efficacia di questa sorta di cintura costruita attorno ai focolai in Lombardia e Veneto. I casi che vediamo moltiplicarsi in questi giorni riguardano infezioni contratte probabilmente prima che ci organizzassimo. L’aumento esponenziale, circa 1.700, era atteso. Abbiamo prefigurato una serie di scenari, anche i peggiori, per essere pronti. Se, come speriamo, dal fine settimana la curva scenderà, significa che abbiamo lavorato nella giusta direzione. Insomma credo che ce la stiamo giocando bene. Gli operatori sanitari fanno miracoli. Grazie a loro per tutti i sacrifici».

Dunque, un aumento esponenziale di circa 1700 contagiati era previsto. Niente di sorprendente. La curva in salita è questa. Tutto sta a vedere se scenderà questa settimana.

È una malattia grave? chiede l'intervistatore.

«Il 4-5% dei malati sono in terapia intensiva e richiedono un grosso impegno assistenziale. Il 10-20% hanno bisogno di ricovero e ne escono agevolmente, senza riportare danni, a meno che non soffrano di altre patologie che complicano la ripresa. La stragrande maggioranza delle persone positive restano in quarantena domiciliare con sintomi lievi come la congiuntivite, o addirittura senza sintomi. Significa che viene prescritta una vita socialmente ritirata e che sono controllati dai dipartimenti di prevenzione della Asl. Un monitoraggio stretto».

È come l’influenza?

«È più impegnativa dell’influenza in quanto siamo alle prese con un virus nuovo, non abbiamo farmaci specifici né vaccino. Le persone più fragili devono essere curate in terapia intensiva e il sistema sanitario è chiamato a grandi sforzi. Sta rispondendo bene, non sono pessimista. Non mi sento di fare paragoni con l’influenza. Però un dato è sotto gli occhi: nella stragrande maggioranza dei casi la Covid-19 passa naturalmente».

Parole sobrie, pacate, assolutamente non minimizzanti ma fondate su dati, riscontri, così come dovrebbe essere sempre in questi casi.



La COVID-19 è davvero «poco più di una normale influenza»?
26 febbraio 2020

https://pagellapolitica.it/dichiarazion ... -influenza

«Stiamo cercando di far capire che questa è una situazione sicuramente difficile, ma non così tanto pericolosa. Il virus è molto aggressivo nella diffusione, ma poi nelle conseguenze molto meno. Fortunatamente è poco più, e non sono parole mie, ma dei tecnici con cui parliamo, di una normale influenza»

Il 25 febbraio, in un intervento al Consiglio regionale della Lombardia, il presidente della regione Attilio Fontana (Lega) ha commentato la ultime notizie sui casi di contagio da nuovo coronavirus, cercando – a detta sua – di «sdrammatizzare».

«Stiamo cercando di far capire che questa è una situazione sicuramente difficile, ma non così tanto pericolosa», ha detto Fontana. «Il virus è molto aggressivo nella diffusione, ma poi nelle conseguenze molto meno. Fortunatamente è poco più, e non sono parole mie, ma dei tecnici con cui parliamo, di una normale influenza».

Ma le cose stanno davvero così? Quali sono le differenze tra la COVID-19 (malattia causata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2) e l’influenza stagionale?

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, analizzando prima le differenze tra le due malattie, per poi vedere che cosa hanno in comune.

Le differenze tra influenza stagionale e COVID-19

Letalità

Partiamo dalla questione che in questi giorni sta generando più confusione all’interno del dibattito pubblico e politico: la malattia causata dal nuovo coronavirus è davvero più letale di una normale influenza stagionale?

Come ha spiegato il 25 febbraio su Scienza in rete Fabrizio Bianchi, responsabile dell’unità di epidemiologia ambientale dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), quando si parla di malattie bisogna maneggiare con attenzione le parole “letalità” e “mortalità”.

In breve: la prima indica quante persone muoiono per una malattia sul totale dei contagiati; la seconda indica il numero dei morti in rapporto al totale della popolazione, compresi quindi anche i non contagiati [1]. Noi ci occuperemo qui della letalità.

Guardiamo ora ai numeri più aggiornati relativi all’Italia per confrontare nuovo coronavirus e influenza stagionale.

Secondo il Ministero della Salute, alle ore 12 del 26 febbraio 2020 nel nostro Paese c’erano 374 persone colpite dal nuovo coronavirus (la stragrande maggioranza in Lombardia e Veneto), con 12 decessi. Facciamo attenzione: si parla di morti avvenuti con il coronavirus (ossia di persone decedute e risultate essere positive al Sars-CoV-2), e non necessariamente a causa del coronavirus, dal momento che – come per l’influenza, come vedremo meglio più avanti – spesso i decessi, che hanno coinvolto nella maggior parte dei casi persone anziane, sono legati anche a patologie pregresse.

I virus influenzali invece, come ha spiegato a Pagella Politica Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore all’Università degli Studi di Milano, «causano direttamente all’incirca 300-400 morti ogni anno» in Italia, a cui vanno poi aggiunti «tra le 4 mila e le 10 mila morti “indirette”, dovute a complicanze polmonari o cardiovascolari, legate all’influenza». I decessi in tutto il mondo per la sola influenza, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, arrivano secondo alcune stime fino a 500 mila l’anno.
...



Coronavirus, uno tsunami per la sanità: l'idea dell'infettivologo
Massimo Galli, primario infettivologo del Sacco di Milano, ha descritto l'epidemia che sta tenendo l'Italia col fiato sospeso
01-03-2020

https://notizie.virgilio.it/coronavirus ... N4_5l9QDj4

Non c’è sosta all’ospedale Sacco di Milano, struttura di riferimento della Regione Lombardia per l’epidemia da coronavirus. I dati, resi noti dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, sono impietosi per la Lombardia che ad una settimana dai primi casi di virus in Italia, è la regione col più alto tasso di contagiati del paese. Lavoro e ore piccole per i sanitari dell’ospedale che ogni giorno vedono arrivare nuovi pazienti con altrettante diagnosi da emettere.

Intervistato dal Corriere della Sera Massimo Galli, primario infettivologo del Sacco, si è detto preoccupato per quanto sta avvenendo in Italia: “Siamo in piena emergenza. Sì, sono preoccupato. È accaduto quello che molti di noi temevano e speravano non accadesse. Il virus ha dimostrato di aver eluso i criteri di sorveglianza. L’epidemia ha a tutti gli effetti conquistato una parte d’Italia”.

“Ci troviamo a dover gestire una grande quantità di malati con quadri clinici importanti. Sta succedendo qualcosa di grave, non soltanto da noi ma anche in Germania e Francia, che potrebbero ritrovarsi presto nelle nostre stesse condizioni e non glielo auguro. Stiamo trattando una marea montante di pazienti impegnativi” ha sottolineato Galli.

Secondo l’infettivologo dell’ospedale Sacco, che negli scorsi giorni ha isolato il ceppo italiano del virus, “i quadri clinici gravi non fanno pensare che l’infezione sia recente, è verosimile che i ricoverati abbiamo alle spalle dalle due alle quattro settimane di tempo intercorso dal momento in cui hanno preso il virus allo sviluppo di sintomi molto seri, dalla semplice necessità di aiutarli con l’ossigeno fino a doverli assistere completamente nella respirazione”.

A chi ha paragonato il virus all’influenza stagionale Galli risponde seccamente: “Chi ha cercato di infondere tranquillità, e li capisco, non ha considerato le potenzialità di questo virus. In quarantadue anni di professione non ho mai visto un’influenza capace di stravolgere l’attività dei reparti di malattie infettive”.

“La situazione è francamente emergenziale dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria. È l’equivalente dello tsunami per numero di pazienti con patologie importanti ricoverati tutti insieme” ha sentenziato.


Coronavirus, i numeri della crisi in Lombardia

Stando all’ultimo bollettino diramato dalla Protezione Civile sono 615 i casi di contagio da coronavirus in Lombardia, quasi il 55% del totale degli infetti nel paese.

Galli, nel corso dell’intervista al Corriere, ha descritto lo scenario che gli si è presentato davanti venerdì prima della nuova ondata di casi: “In Lombardia erano 85 i posti letto occupati da malati intubati con diagnosi di Covid-19, una fetta molto importante di quelli disponibili. Per non contare il rischio di contagio al quale sono esposti gli operatori. Un carico di lavoro abnorme”.

Sulle misure predisposte dal governo italiano ha poi aggiunto: “È stato fatto tutto ciò che era possibile e adesso bisogna continuare con le restrizioni, cercando di evitare il più possibile l’affollamento. Purtroppo il virus è entrato in Italia prima che si cominciasse a ostruirgli la strada con la chiusura dei voli dalla Cina”.

“La penetrazione nel nostro Paese è precedente, circolava già prima della fine di gennaio anche a giudicare dall’impennata di questi ultimi giorni. Sono tutti contagi vecchi per la maggior parte. Risalgono agli inizi di febbraio, qualcuno anche a prima” ha proseguito.

Poi l’avvertimento: “È molto probabile che dietro tutti i pazienti gravi ce ne siano altrettanti infetti ma meno gravi. Per usare un termine tipico dell’epidemiologia, questa è solo la punta dell’iceberg. Anche la migliore organizzazione sanitaria del mondo, e noi siamo tra queste, rischia di non reggere un tale impatto”.

“La maggior parte dei malati guariscono ma ce ne sono tanti, troppi, da assistere. Le aree metropolitane finora sono rimaste fuori dalla zona rossa e speriamo restino così” ha concluso.


In Iran dove non vi sono le strutture sanitarie e di terapia intensiva con le apparecchiature per la respirazione assistita e artificiale che si trovano a Milano, i morti oggi sono oltre il 10% dei contagiati accertati, stando alle informazioni di stampa.



Coronavirus, Oms: 'Livello minaccia mondiale virus ora molto alta'
Salute & Benessere
Redazione ANSA
27 febbraio 2020

http://www.ansa.it/canale_saluteebeness ... a141e.html

Il Consiglio dei ministri ha approvato in serata il decreto con gli aiuti all'economia nelle zone colpite dal coronavirus. 'I territori interessati ora possono ripartire e anche l'Italia', dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Fraccaro. Nel testo anche la norma del ministero dell'Istruzione che deroga al limite di 200 giorni minimi per considerare valido l'anno scolastico. In un decreto del presidente del Consiglio anche la divisione in tre colori delle zone del contagio, graduando così le misure da attuare nei diversi casi.

La minaccia per l'epidemia di coronavirus al livello mondiale è stata elevata a livello "molto alto". Lo ha detto il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing a Ginevra sull'epidemia. "Il continuo aumento nel numero dei casi di Covid19 e del numero dei paesi affetti negli ultimi giorni sono motivi di preoccupazione. I nostri epidemiologi stanno monitorando questi sviluppi di continuo e noi ora abbiamo elevato il livello di rischio di diffusione globale a livello molto alto", ha spiegato il capo dell'Oms.

"Questo è il momento di chiedere ai governi di fare tutto il possibile per fermare la trasmissione, e di farlo ora. Non siamo ancora in una pandemia, ma la finestra di opportunità per evitarlo si sta restringendo", ha detto il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, sul coronavirus. "La mia preoccupazione riguarda soprattutto i Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa", ha aggiunto.

Sono 822 i contagiati in Italia per il Coronavirus. Il numero tiene conto anche delle 21 vittime - 4 in più di giovedì - e dei pazienti guariti. "I deceduti di sono ultraottantenni e un ultrasettantenne - ha spiegato Borrelli -. Vorrei precisare che non sono decedute per il coronavirus o in conseguenza. Questo è un lavoro che farà l'Istituto Superiore di Sanità. Quando avrà i dati ce lo comunicherà", ha detto Borrelli, durante il punto stampa nella sede della Protezione Civile. "Il dato importante - ha aggiunto - è che la metà dei contagiati (412) sono persone che sono asintomatiche, o con sintomi lievissimi e che quindi non hanno bisogno di ospedalizzazione. Sono in isolamento domiciliare fiduciario. Altre 345 persone sono ricoverate in ospedali con sintomi e 64 sono ricoverati in terapia intensiva". "L'assistenza alla popolazione prosegue, lunedì riapriranno le poste in alcuni Comuni per pagare le pensioni. Nelle zone rosse la vita proseguirà regolarmente".

"I guariti da coronavirus ad oggi sono 46", ha detto il commissario per l'emergenza, Angelo Borrelli, durante il punto stampa nella sede della Protezione Civile.

A PICCO LE BORSE

Gli Stati Uniti hanno elevato l'allerta nei confronti dell'Italia al livello 3, con la quale si raccomanda ai cittadini americani di riconsiderare tutti i viaggi verso il nostro Paese a causa dell'emergenza coronavirus, evitando quelli che non sono necessari. Al livello 3 ci sono già la Cina e la Corea del Sud.

Il discorso di Mattarella. "La conoscenza aiuta la responsabilità e costituisce un forte antidoto a paure irrazionali e immotivate che inducono a comportamenti senza ragione e senza beneficio, come avviene talvolta anche in questi giorni". Lo afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

LA VOCE DEGLI ESPERTI

Si registra un primo caso di Coronavirus nel Lazio, si apprende dalla direzione dell'Istituto Nazionale Malattie Infettive L. Spallanzani di Roma. "L'esito dei test effettuati in data odierna dall'Istituto Spallanzani conferma un caso di positività al COVID-19. I test sono stati inviati all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) per la convalida", informa l'Istituto. La paziente risultata positiva è una donna, residente a Fiumicino, rientrata da un viaggio a Bergamo dove era stata qualche giorno. Finora nel Lazio sono stati tre i casi positivi, tutti provenienti da fuori la Regione e tutti pazienti guariti: si tratta della coppia di cinesi originari di Wuhan e del ricercatore rientrato sempre da Wuhan.

"Abbiamo attivato tutte le procedure previste dai protocolli scientifici - ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti -. Il paziente è ora ricoverato presso lo Spallanzani, un'eccellenza della nostra Regione, che ha già ottenuto risultati importanti. Siamo in continuo contatto con il Sindaco Montino".

Primi due casi in Umbria - secondo quanto comunicato dalla direzione regionale alla Sanità - sono stati riscontrati due casi d'importazione di infezione da coronavirus, non riconducibili dunque a focolai locali. Nei giorni scorsi, uno dei due pazienti si era recato in Emilia Romagna mentre l'altro era venuto in contatto a Roma con un residente del comune di Castiglione D'Adda.

Le dimissioni di Niccolò. "I miei genitori stanno arrivando a Roma. Sono felice. Non vedo l'ora di riabbracciarli", avrebbe detto Niccolò, il 17enne di Grado bloccato per due volte in Cina ma negativo ai test e poi in isolamento allo Spallanzani, ai medici che lo hanno seguito in queste settimane. Domani sono previste le dimissioni.

L'appello dei medici. "Non si può accettare che i nostri medici si trovino a fronteggiare l'emergenza Covid-19 senza le dotazioni per la protezione personale dal virus". Lo scrive in una lettera al governatore della Lombardia Attilio Fontana il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli. "Un medico che si ammala - aggiunge - è un medico sottratto al servizio sanitario nazionale e alla tutela del diritto alla salute".

Gli ospedali della Lombardia alle prese con l'emergenza coronavirus sono "ai limiti della tenuta", afferma intanto il professor Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, nel corso di una conferenza stampa nella sede della Regione Lombardia. "Gran parte dei letti, nei reparti di Rianimazione, sono occupati da questa patologia - aggiunge - Alcuni ospedali sono in grave crisi, come Lodi e Cremona, dove registriamo un sovraccarico di pazienti".

Poste riapre nelle zone rosse. "A partire da lunedì 2 le pensioni del mese di marzo saranno messe in pagamento anche nei 5 Uffici Postali a Codogno, Casalpusterlengo, Castiglione D'Adda, San Fiorano in provincia di Lodi e Vo' Euganeo in provincia di Padova", comunica Poste Italiane indicando che così i 5 uffici "riaprono al pubblico".

TUTTE LE MISURE E I DOCUMENTI UFFICIALI

Il coronavirus non ha perà bloccato il crossover dei trapianti dalle varie zone d'Italia. La catena di solidarietà ha permesso di intervenire su una paziente di 33 anni che, dializzata a Torino, ha ricevuto un rene da una donatrice vivente di Bari. L'intervento è stato eseguito all'ospedale Molinette, nel capoluogo piemontese.

Il Salone dell'auto di Ginevra, in programma dal 5 al 15 marzo, è stato annullato dalla Svizzera, nell'ambito delle misure prese dal Paese contro l'epidemia di coronavirus.

La situazione all'estero. È un italiano rientrato da Milano il primo contagiato dal coronavirus in Nigeria. Salgono a 17 i contagi nel Regno Unito: in Irlanda del Nord e in Galles, entrambi su persone provenienti dall'Italia settentrionale. L'Olanda ha annunciato il primo caso: una persona che era rientrata dal nord Italia. E viene segnalato un caso anche in Messico e due in Romania, entrambi hanno contratto il virus in Italia. C'è il primo caso anche a Cannes: una studentessa di 23 anni, tornata dopo un soggiorno nel Milanese. Diverse compagnie aeree riducono ancora i voli da e per il nord Italia. Il Parlamento iraniano resterà chiuso fino a data da destinarsi come misura di prevenzione per l'epidemia di coronavirus (Covid-19), che ha già colpito diversi deputati e alti funzionari di Teheran. Lo riferiscono media locali.



I regimi e la menzogna: Coronavirus come Chernobyl
Lorenza Formicola
26 febbraio 2020

https://www.nicolaporro.it/i-regimi-e-l ... ekSgII80eI

Correva l’anno 1986 e l’URSS, la potenza invincibile sfidava ancora le leggi del mondo a Chernobyl. È là che andò in scena il prequel – mistificato a modo nel mentre e dopo – del destino di un popolo che incontra il comunismo. D’altronde cosa poteva capitare con un paio di esplosioni in una centrale nucleare capaci di scoperchiare il tetto e avvelenare l’aria con una radioattività 200 volte superiore alle bombe di Hiroshima e Nagasaki? Il regime comunista ha sempre ragione, non sbaglia, e se sbaglia sotterra.

Così, in Ucraina il regime comunista dimostrò come non si può sbagliare o avere torto sotto la falce e il martello. Alla centrale Lenin i reattori erano gli RBMK-1000, tendenzialmente instabili erano pericolosi perché privi di edifici di contenimento. Strutture obbligatorie in Occidente che sono una barriera fra il reattore e il mondo circostante. A Chernobyl il reattore era completamente “esposto”. E come se non bastasse, allo scopo di produrre anche plutonio ad uso militare – che con l’uranio arricchito serve a produrre testate nucleari -, era stato abbassato il livello della sicurezza.
L’URSS, che aveva costruito la più potente e perfetta pentola a pressione pronta all’omicidio colposo, la affidò a ingegneri meccanici e non a fisici nucleari.

Per un ordine politico preciso coperto da segreto di Stato anche dopo il crollo dell’Unione Sovietica – e che in linea di massima altro non era se non l’ennesimo tentativo di dimostrazione di potenza – venne avviato l’esperimento. Ma fallì. Subito. Le autorità non diedero alcun allarme per “evitare il panico”. Il vento soffiava verso Ovest e verso Nord, così la Bielorussia subì i danni più gravi per prima. Il giorno dopo, il 27 aprile, una centrale nucleare in Svezia costatò un’impennata di radiazioni e diffuse l’allarme al resto d’Europa. Le autorità sovietiche, invece, ancora tacevano con ostentazione. Il 27 aprile stava per finire quando la città di Pryp’jat venne fatta evacuare, ma solo con la scusa di una misura temporanea.

Chi c’è stato racconta che da oltre trent’anni, Pryp’jat, in Ucraina occidentale, a solit tre chilometri dalla centrale nucleare di Chernobyl, è ancora una città fantasma. Tutto è rimasto come allora, nel momento esatto in cui è scattato il piano di evacuazione generale: piatti a tavola e panni stesi, sedie vuote e libri rimasti a quella pagina da leggere.

Il primo passo fu minimizzare, poi teorizzare. Come non potevano esistere, infatti, in una nazione perfetta i ladri o i serial killer – sintomi del degenerato sistema capitalistico – in Unione Sovietica un disastro del genere non poteva succedere. Fu trovato un colpevole e la bugia si fece verità. Perché il problema con le bugie comuniste è che ne furono raccontate così tante, che la verità, allora come oggi, è diventata difficile da riconoscere. È certo, però, che gli strascichi di quella radioattività sono durati oltre vent’anni. “Il disastro di Chernobyl non derivò da un attacco militare, né da un atto terroristico. Fu un errore della dirigenza sovietica, peggiorato dalle bugie che il Partito comunista raccontò alla popolazione sulla gravità dell’accaduto”, racconta oggi Yuriy Scherbak, ex ministro dell’ambiente in Ucraina.

Trent’anni dopo arriva il Coronavirus. Il misterioso virus cinese che si sta diffondendo così velocemente su scala planetaria, da diventare un’epidemia grave. Non c’interessa decretare da queste pagine se ha lo stesso tasso di mortalità o superiore a quello di una semplice influenza stagionale, se è come la Spagnola o peggio o decisamente lontano da una febbre che provocò circa 40 milioni di morti. Non ne abbiamo le competenze. D’altronde non sappiamo come si svilupperà e in cosa muterà – gli esperti litigano nel caos dell’ideologia perenne. Non sappiamo come sia nato il virus, non sappiamo il numero reale dei malati e dei morti in Cina. Perché la verità è che come a Chernobyl, il Partito Comunista cinese ha giocato a sotterrare tutto da quasi tre mesi a questa parte. Per settimane, dopo i primi casi di coronavirus segnalati, hanno preteso ostentatamente che non esistesse. Poi hanno raccontato che si era originato in un mercato all’aperto, successivamente altre fonti hanno ipotizzato che il virus fosse fuggito dal laboratorio di armi batteriologiche dell’Esercito di Liberazione Popolare – a pochi chilometri dall’epicentro dell’epidemia.

In ogni caso, la prima ondata di casi, in dicembre, non è stata riportata. E anche quando il numero di contagiati è diventato troppo grande per mentire ancora, all’inizio di gennaio, i funzionari del regime hanno continuato a minimizzare sia con la loro gente che con la comunità internazionale.
Dal momento che la gente di Wuhan non aveva ricevuto alcuna informazione o ordinanza meramente a scopo precauzionale, ha continuato a contrarre e spargere il virus per settimane. Quando è diventata un’epidemia a Wuhan, è iniziato il Capodanno cinese. Ogni anno, inizia in Cina la più grande migrazione del pianeta. Ecco, quindi l’incubo epidemiologico. Ma quando i funzionari cinesi davano inizio alla più grande quarantena della storia umana, era già troppo tardi, come scrive Steven Mosher – antropologo statunitense, presidente del Population Research Institute (il primo che poté condurre ricerche sul campo in Cina dal 1979).

I video delle cosiddette talpe che continuano ad arrivare dalla Cina non raccontano di una situazione sotto controllo dalle strade deserte alla gente accasciata sui marciapiedi fino alla disinfestazione di massa. Anche se, persino per questi filmati, non si sa né a quando risalgono, né in quale città sono stati girati. Resta il fatto che con l’epidemia diffusa a livello planetario le autorità di Pechino continuano a mentire. E nonostante la censura poliziesca che al 28 gennaio, come riporta ancora Mosher, secondo le direttive emesse dal Ministero della Sicurezza Pubblica che imponevano la quarantena e per mantenere l’ordine sociale promettevano di punire “duramente” chiunque diffondesse notizie dal vivo o online sull’epidemia, le brutte notizie sono venute fuori lo stesso.



Drammatico appello da Castiglione
Il sindaco: «I morti sono tanti, siamo rimasti soli, aiutateci»
Sara Gambarini
Martedì 03 Marzo 2020

https://www.ilcittadino.it/cronaca/2020 ... 3i1PiejyUw

Il sindaco di Castiglione Costantino Pesatori lancia un appello: “In paese stiamo registrando un alto numero di decessi, ci sentiamo soli, aiutateci: istituite a Codogno e a Casale, presso gli ospedali, dei presidi di urgenza.


Coronavirus, Speranza: "La situazione è seria"
03/03/2020

https://www.adnkronos.com/fatti/politic ... 2d1uMrArYU

"La situazione è seria, da non sottovalutare" e ci sarà "una evoluzione della diffusione globale ancora per alcune settimane". Lo avrebbe detto il ministro Roberto Speranza, intervenendo a Palazzo Chigi, nel corso del vertice sull'emergenza coronavirus alla presenza di tutte le forze parlamentari. Per Speranza l'obiettivo è il "contenimento della diffusione e la mitigazione dell'impatto sul servizio sanitario nazionale". Il ministro della Salute avrebbe sottolineato come "l'80% dei casi è simile a influenza, 15% casi invece gestibile con cure, "mentre il 5%" dei casi si manifesta con "crisi respiratorie".
La situazione sarà più chiara "non prima di un'altra settimana, dieci giorni". Per Speranza infatti "oggi scopriamo casi di persone contagiate precedentemente alle misure, adottate dal governo". "Domenica si capiranno gli effetti sulla zona rossa".


L'epidemiologo Cowling: "L'Italia ritardi il picco o la sanità rischia il collasso"
"Quarantena e scuole chiuse sono misure efficaci perchè distribuiscono i contagi su un periodo di tempo più ampio"
di LUCA FRAIOLI
03 marzo 2020

https://www.repubblica.it/cronaca/2020/ ... 6aSL0EMtM8

«Dai dati di cui dispongo, penso che l’incidenza delle infezioni da Covid-19 in Lombardia stia ancora crescendo e che sia destinata ad aumentare per un mese. Come reagiranno gli ospedali di quella regione quando si troveranno a fronteggiare un numero di pazienti due, tre, cinque, dieci volte quello attuale, se già adesso sono al limite?». Ecco perché secondo Ben Cowling, epidemiologo ed esperto di statistica medica all’Università di Hong Kong, è fondamentale «ritardare il picco dell’epidemia, ridurre l’altezza del picco stesso e distribuire i contagi su un intervallo di tempo il più ampio possibile». Cowling ha appena firmato, insieme a colleghi della sua università, uno studio che passa in rassegna le misure di “distanziamento sociale” che si usano per contrastare le epidemie di influenza: isolamento dei malati, ricostruzione dei loro ultimi contatti, quarantena per chi è stato in contatto con persone malate, chiusura delle scuole, chiusura degli uffici e l’invito a evitare i luoghi affollati. In tempi di coronavirus quello studio è stato rilanciato con grande evidenza dalla principale istituzione Usa in fatto di lotta ai virus letali, i Centers for Diseases Control.
Professor Cowling, le misure “non farmaceutiche” contro la diffusione dell’influenza funzionano anche per il Covid-19?
«Sì, alcune possono essere applicate anche a infezioni diverse, incluse quelle da coronavirus. Ma l’efficacia potrebbe variare molto a seconda della esatta dinamica di trasmissione».
Adottando queste sei misure si può contenere geograficamente l’epidemia nei luoghi di origine dei focolai?
«Non nel caso dell’influenza, che si diffonde facilmente tra le persone e che nella maggior parte dei casi si presenta con sintomi lievi, rendendo impossibile identificare ogni singola persona contagiata. Così, quando ci rendiamo conto che l’infezione si sta diffondendo, è ormai troppo tardi per controllare la trasmissione successiva. Purtroppo abbiamo lo stesso problema con il Covid-19: non è possibile contenerlo».
E allora a cosa serve mettere in campo la quarantena, l’isolamento, la chiusura delle scuole?
«A rallentare l’epidemia e distribuire i contagi su un periodo di tempo più ampio. La pandemia di Covid-19 sta innescando un travolgente aumento della domanda di servizi sanitari. Questo provocherà problemi non solo per chi ha contratto l’infezione, ma anche per i malati di cancro che hanno bisogno di chemioterapia o chirurgia, o i diabetici che hanno bisogno di dialisi. L’impatto sulla salute rischia di essere ben più alto rispetto al solo numero dei contagi».
Delle misure prese in considerazione ce ne sono alcune più efficaci di altre?
«Dipende dalle infezioni. Per la normale influenza la chiusura delle scuole è forse la più efficace. Per il Covid-19 potrebbero essere l’isolamento e la quarantena. Mettere in quarantena a casa le persone può interrompere la catena di contagi, perché le esclude dalla società finché non si ha la certezza che non siano infette. In Cina è stato fatto con rigore dalle autorità locali, usando persino la geolocalizzazione dei cellulari per controllare gli spostamenti. In Europa la quarantena in genere è volontaria e più difficile da far rispettare».
E i cordoni sanitari intorno ai singoli focolai, con posti di blocco di polizia ed esercito?
«L’idea è quella di impedire ai contagiati di una certa area di diffondere l’infezione anche in altre città. Ma dubito che sia una misura efficace, visto che ormai è probabile che ci siano contagiati in ogni regione d’Italia, solo con un numero inferiore di infezioni rispetto alla Lombardia».
Le autorità sanitarie italiane non sono riuscite a trovare il paziente zero. Sarebbe stato importante per limitare i danni?
«Non credo. La trasmissione del coronavirus c’era già stata e se anche fosse stato trovato il paziente zero ci sarebbero state altre persone infette in circolazione nel vostro Paese. Inoltre dubito che tutti i contagi italiani discendano da una singola infezione importata».
In generale, come valuta il modo in cui le diverse autorità sanitarie stanno gestendo questa emergenza?
«Non esiste un approccio unico, applicabile con successo in tutti i paesi. Certo, le misure draconiane di contenimento messe in atto dalla Cina sembrano aver posto fine alla prima ondata di infezioni. Ma ora devono stare in guardia per una possibile seconda ondata. E non sono sicuro che i provvedimenti rigorosi attuati siano sostenibili anche nei prossimi mesi».
Lei come scienziato cosa ha imparato da questa epidemia?
«Ho dedicato 15 anni del mio lavoro per definire le linee guida in caso di pandemia di influenza. E ora ci ritroviamo ad affrontare una pandemia di coronavirus. Studierò quanto le misure messe a punto per l’influenza possano essere utili per fermare anche il Covid-19».


Come un'influenza!
Giulio Meotti
4 marzo 2020

https://www.facebook.com/giulio.meotti/ ... 5818225173

Avevamo ripetuto a pappagallo per due settimane che era “come un'influenza” e adesso l'Oms (le cui parole andavano prese fin da subito con un po' di sano scetticismo) ci dice che il coronavirus ha una mortalità del 3.5 per cento (smettano di farci vedere i vecchi filmati dell'Italia degli anni Sessanta). Avevamo detto che noi italiani eravamo stati “i più bravi” a fare i tamponi e ora la Germania spiega che ne ha eseguiti 11mila e ha trovato 223 infettati (se non ci credete non dovete credere neanche ai dati ufficiali italiani). Avevamo detto che morivano “perlopiù vecchi e malati” e ora rimaniamo basiti di fronte alla morte di persone come il medico di 62 anni esperto di Alzheimer. Anziché spiegare alla popolazione perché era importante cambiare abitudini, abbiamo avuto sindaci vanagloriosi che sono andati in palestra a farsi i selfie. Abbiamo perso per strada molti pezzi di questo puzzle, come il famoso “paziente uno”: non ci siamo accorti che un uomo di 38 anni è da due settimane, ripeto due settimane, in terapia intensiva (ne aveva 38 anche il medico-eroe cinese morto). Abbiamo ridacchiato, ci siamo presi gioco l'un dell'altro (quante parole spese sul “vairus” di Di Maio, ripeto Di Maio), abbiamo come sempre politicizzato tutto (quanti indignati per la frase di Zaia) ciascuno muovendosi secondo tribù, della serie “strano ma virus”. Abbiamo fallito, questa è la verità, come classe dirigente politica, come mondo dei media (gran parte dei giornalisti batte i tacchi di fronte al governo oppure ora ci spiega, poveri stolti, che Roma è più bella senza gente in giro), come realtà scientifica (quante opinioni e confusione, pensate che il virologo oggi considerato allarmista aveva detto che l'Italia era a “rischio zero”), come organi di sicurezza. Abbiamo sottovalutato quest'epidemia, ci siamo fidati (e ci stiamo ancora fidando) del regime cinese e non ci siamo attrezzati per tempo quando ne avevamo ancora un po', pensando che il virus da sconfiggere fosse il razzismo, poveri cretini. Adesso il governo paventa la chiusura delle scuole in tutta Italia, l'estensione della zona rossa, si sussurra di chiudere il Parlamento (non era mai successo) e per scongiurare numeri elevati di contagio ha già smesso praticamente di contarli. Non ci resta che sperare e pregare, che non tolgano le misure di tutela messe in atto finora ma che le rafforzino, che arrivi il caldo (pensate come siamo messi) e che per qualche strana alchimia il virus si plachi. Un giorno qualche bravo giornalista (straniero, non italiano) scriverà la storia di quanto è successo come uno dei più clamorosi buchi in Occidente nella protezione della popolazione e di fiducia nelle istituzioni, di fronte a un virus nato in circostanze mai chiarite, per il quale non abbiamo ancora un vaccino e contro il quale usiamo farmaci sperimentati contro Ebola e Hiv (rileggete questa frase), dalla mortalità consistente e dal contagio rapidissimo. E non ci siamo accorti nel frattempo né della decadenza dell'Europa (che non è servita a niente finora nella crisi italiana e ora alle prese anche con un potenziale assalto migratorio dei suoi confini sud-est) né della grande prestazione della Cina: la dittatura rossa che controlla un sesto della popolazione mondiale prima ha infettato il mondo, poi ha dichiarato guerra al virus e alla propria popolazione, stroncando il dissenso, nascondendo le prove e mettendo a rischio la risposta della comunità internazionale, e adesso mette in quarantena noi italiani. Torna il vecchio motto della Guerra fredda: “Meglio rossi che morti”. Un consiglio a tutti: guardate un po' meno la televisione italiana, che Franca Ciampi ebbe giustamente a definire “la deficiente”. E, come anticipato, per me meno post sull'epidemia e più Schubert.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il coronavirus non è una normale e semplice influenza

Messaggioda Berto » dom mar 01, 2020 9:12 am

Coronavirus, l'Oms dichiara l'emergenza sanitaria globale
Giovanna Pavesi - Gio, 30/01/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... sSoAd4mc6u

A qualche settimana dalla diffusione dei primi casi, ora l'agenzia speciale Onu mette in guardia (soprattutto) i Paesi con un sistema sanitario più debole: "Necessario agire ora"

Il coronavirus è "emergenza sanitaria internazionale" e a farlo sapere, nelle ultime ore, nel corso di una conferenza stampa è stato il direttore dell'Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

La motivazione di questa denominazione sarebbe legata alle preoccupazioni correlate al continuo diffondersi della malattia che, finora, ha ucciso 171 persone e ne ha contagiate, soltanto in Cina, più di mille nella sola giornata di ieri.

I casi di contagio

In base alle ultime informazioni, l'infezione si sarebbe diffusa in 18 Paesi e, finora, i casi accertati sarebbero circa 8mila. Il ceppo è stato scoperto per la prima volta lo scorso dicembre nella città di Wuhan, isolata da diversi giorni per evitare che la malattia si diffonda. In Europa, al momento, i contagi si sarebbero registrati in Francia, Germania e in Finlandia. I casi di diffusione accertati sono 7.834, di cui 7.736 si trovano nel Paese asiatico da dove è partito il virus (e rappresentano circa il 99%). In questo momento, in Cina, 1.370 pazienti sarebbero ricoverati in gravi condizioni.

"Attenzione ai Paesi più deboli"

"Ora ci sono 98 casi di contagio da coronavirus in 18 Paesi fuori dalla Cina, tra cui otto casi di trasmissione da uomo a uomo in quattro stati: Germania, Giappone, Vietnam e Stati Uniti", ha spiegato il direttore dell'Oms, al termine della riunione del comitato di emergenza sull'epidemia partita dalla provincia cinese dell'Hubei. "Non sappiamo che tipo di danno questo virus potrebbe fare se si diffondesse in un Paese con un sistema sanitario più debole", ha chiarito Ghebreyesus. Che ha poi aggiunto: "Dobbiamo agire ora per aiutare i Paesi a prepararsi a questa possibilità". Intanto, l'Oms ha fatto sapere di aver riconosciuto gli sforzi che Pechino ha messo in atto per contrastare la malattia.

Perché alzare l'allerta

Le dichiarazioni dei veritici dell'agenzia speciale Onu arrivano dopo che il comitato di emergenza dell'organizzazione si è riunito nuovamente a Ginevra, nella giornata di oggi, per una nuova valutazione della situazione. La decisione di innalzare il livello di allarme è arrivata dopo la conferma dei primi casi di trasmissione di coronavirus tra persone all'esterno della Cina. Al momento, si tratterebbe di otto casi, tra Germania, Giappone, Vietname e Stati Uniti, anche se il numero di ammalati si alza, superando anche l'epidemia di Sars, che nel 2003 provocò la morte di decine di persone.
"Un evento straordinario"

L'Oms parla di "emergenza di salute pubblica di preoccupazione internazionale" quando ci si trova di fronte a un "evento straordinario" che costituisce "un rischio per la salute pubblica per altri stati attraverso la diffusione internazionale della malattia" e che "richieda potenzialmente una risposta internazionale coordinata". Percedenti emergenze di questo tipo sono state dichiarate per i virus Ebola, Zika e H1N1.



Coronavirus, Oms: "Più pericoloso del terrorismo. Vaccino pronto tra 18 mesi". Speranza: "Controlli in tutti i porti italiani"
Il Fatto Quotidiano
11 febbraio 2020

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/0 ... i/5702444/

L'Organizzazione mondiale della Sanità ha stabilito che Covid-19 è il nuovo nome della malattia. Oltre mille i morti finora, più di quelli provocati dalla Sars. Spallanzani: "Migliorano le condizioni della coppia di turisti cinesi". La più giovane paziente guarita è una bimba di 4 mesi. Nella provincia di Hubei mortalità del 3%: nel resto del Paese e del mondo è del 4 per mille
Per l’Organizzazione mondiale della Sanità il coronavirus “resta un’emergenza per la Cina e una minaccia molto grave per il resto del mondo”. Finora l’epidemia ha ucciso oltre mille persone, più delle vittime della Sars. Oms annuncia che “il primo vaccino per il Coronavirus potrebbe essere pronto fra 18 mesi”, ma l’allerta resta altissima: “Un virus può avere sul piano politico, economico e sociale un impatto più potente di qualsiasi azione terroristica – ha detto il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing quotidiano con la stampa a Ginevra -. Il mondo si deve svegliare e considerare questo virus come il nemico numero uno”. L’organizzazione ha inoltre annunciato che Covid-19 è il nuovo nome per la malattia. È l’acronimo di Co (corona); Vi (virus); D (‘disease’, malattia) e 19 (l’anno di identificazione del virus).

Speranza: “Controlli in tutti i porti italiani” – Guardando all’Italia, il ministro della Salute Roberto Speranza ha annunciato che “per il trasporto marittimo è stata attivata ed è in fase di progressiva implementazione una procedura di controllo in tutti i porti italiani: è stato previsto l’obbligo di richiesta da parte di tutte le navi della libera pratica sanitaria”. Quindi, ha proseguito, “una nave prima di entrare in porto comunica all’Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera) la situazione sanitaria di bordo e richiede una specifica autorizzazione allo sbarco di passeggeri, dell’equipaggio e a tutte le operazioni commerciali“. Si tratta di un procedimento “di regola previsto solo per le provenienze extra europee – precisa – è stato esteso a tutte e può comportare anche l’ispezione e la visita medica a bordo in tutti i caso sospetti. Inoltre per le navi in arrivo nei porti nazionali dopo una navigazione inferiore alle 6 ore è previsto l’obbligo di comunicazione via radio della situazione sanitaria di bordo, contestualmente all’annuncio del loro arrivo”.

I ricoverati in Italia – Intanto migliorano le condizioni della coppia di turisti cinesi contagiati e ricoverati in isolamento allo Spallanzani. “Sono tuttora ricoverati in terapia intensiva – hanno detto dall’ospedale -. Presentano entrambi un lieve miglioramento delle condizioni generali. In particolare, l’uomo presenta una riduzione del supporto respiratorio, con partecipazione attiva alla respirazione. La prognosi resta riservata”. Resta in “buone condizioni” il terzo ricoverato, il 29enne italiano proveniente da Wuhan mentre sta per rientrare in Italia Niccolò, il 17enne di Grado che per qualche linea di febbre era stato costretto a rimanere a Wuhan. Nel bollettino diffuso dall’Istituto Spallanzani si legge che continua la “quarantena” per le 20 persone della comitiva di turisti che sono state “contatti primari dei due coniugi cinesi”. Dei 58 pazienti sottoposti al test per la ricerca del nuovo coronavirus, dicono, 46 sono risultati negativi al test e sono stati dimessi, mentre tredici pazienti sono ancora ricoverati. “Tre – è specificato – sono casi confermati (la coppia cinese attualmente in terapia intensiva ed il giovane proveniente dal sito della Cecchignola), 9 sono pazienti sottoposti a test per la ricerca del nuovo coronavirus in attesa di risultato. Un solo paziente rimane comunque ricoverato per altri motivi clinici”. Proseguono, e vengono ulteriormente potenziati, i controlli negli aeroporti con verifiche sanitarie anche sui passeggeri in arrivo da Roma dopo voli internazionali. Una misura su cui Walter Ricciardi, membro del Consiglio esecutivo dell’Oms ed ex presidente dell’Istituto superiore di sanità, ha espresso perplessità in un’intervista al Manifesto: “Così si spingono i viaggiatori a compiere scali intermedi per aggirare il blocco, ma in questo modo perdiamo il controllo delle persone”.

La Cina dà inoltre notizia della più giovane paziente guarita: si tratta di una bimba di 4 mesi della provincia di Hainan. Nel Paese si contano 42.600 contagi, con 2.500 nuovi casi segnalati. E cresce anche il numero di contagi nel resto del mondo: gli Stati Uniti hanno confermato il primo contagio da coronavirus in California, che porta a 13 il numero dei pazienti nel Paese. In Europa sono 37 i casi accertati, prevalentemente in Francia e in Germania.

“Due o tre mesi per un primo test del vaccino” – Un team di dieci ricercatori del laboratorio di patologia dell’ospedale di Westmead in Sydney ha isolato il virus da diversi pazienti – com’era già stato fatto anche all’Istituto Spallanzani di Roma – e ne ha composto due complete sequenze. “Il vantaggio di avere un ‘genoma isolato’, come viene chiamato, è di poter confermare che i nostri test funzionano bene. Possiamo anche dare un contributo in termini di comprendere come il virus sta mutando attorno al mondo”. Oltre a facilitare i test del virus, le sequenze del genoma permetteranno di testare potenziali vaccini, ha aggiunto. I dati raccolti sono stati aggiunti alla banca dati online dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che già include 50 genomi completi del virus. Per i primi test bisognerà attendere ancora un po’ di tempo: “Due o tre mesi per il primo test del vaccino condotto su un piccolo numero di persone per verificarne la sicurezza” ha spiegato in una intervista all’Ansa Anthony Fauci, fra i più celebri immunologi del mondo, esperto di Hiv e direttore dell’istituto statunitense per lo studio delle malattie infettive Niaid (National Institute of Allergy and Infectious Diseases).

A Hubei mortalità del 3% – Luigi Ventura, professore ordinario di Economia Politica dell’Università Sapienza di Roma, ha calcolato che a Wuhan e nella provincia di Hubei, epicentro dell’epidemia, il tasso di mortalità “è del 3%”. Una percentuale che per il resto della Cina e del mondo scende al 4 per mille. Per Ventura le misure di contenimento che Pechino ha adottato stanno funzionando, vista la battuta d’arresto dei contagi che, al contrario, stanno aumentando nel mondo: “Gli spostamenti – osserva – stanno avendo i loro effetti negativi”. L’esperto richiama anche il caso della nave da crociera Diamond Princess isolata nella baia di Yokohama, in Giappone, dove sono stati registrati 135 casi: “La nave è come una piccola Wuhan, dove molte persone hanno frequentato gli stessi luoghi per giorni in un’area ristretta esponendosi al contagio”.

Di Maio: “300 milioni di euro per sostenere il Made in Italy” – Intanto si cominciano a valutare le ripercussioni che l’epidemia – e le misure messe in campo per contenerla – avranno sull’economia. Per il 2020 sono stati messi a disposizione circa 300 milioni di euro che attraverso l’Agenzia Ice potranno andare a finanziare il sostegno del Made in Italy. È quanto spiega il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervistato dal Sole 24Ore. In tema emergenza coronavirus, il ministro sottolinea infatti che “sarà soprattutto la nostra componente export” quella che consentirà all’Italia, attraverso una mirata diversificazione di mercati, di attutire il fenomeno del possibile rallentamento dell’economia mondiale a causa di quello dell’economia cinese dopo la diffusione dell’epidemia.





Coronavirus, Oms: 'Livello minaccia mondiale virus ora molto alta'
Salute & Benessere - Redazione ANSA
27 febbraio 2020

http://www.ansa.it/canale_saluteebeness ... a141e.html

Il Consiglio dei ministri ha approvato in serata il decreto con gli aiuti all'economia nelle zone colpite dal coronavirus. 'I territori interessati ora possono ripartire e anche l'Italia', dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Fraccaro. Nel testo anche la norma del ministero dell'Istruzione che deroga al limite di 200 giorni minimi per considerare valido l'anno scolastico. In un decreto del presidente del Consiglio anche la divisione in tre colori delle zone del contagio, graduando così le misure da attuare nei diversi casi.

La minaccia per l'epidemia di coronavirus al livello mondiale è stata elevata a livello "molto alto". Lo ha detto il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing a Ginevra sull'epidemia. "Il continuo aumento nel numero dei casi di Covid19 e del numero dei paesi affetti negli ultimi giorni sono motivi di preoccupazione. I nostri epidemiologi stanno monitorando questi sviluppi di continuo e noi ora abbiamo elevato il livello di rischio di diffusione globale a livello molto alto", ha spiegato il capo dell'Oms.

"Questo è il momento di chiedere ai governi di fare tutto il possibile per fermare la trasmissione, e di farlo ora. Non siamo ancora in una pandemia, ma la finestra di opportunità per evitarlo si sta restringendo", ha detto il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, sul coronavirus. "La mia preoccupazione riguarda soprattutto i Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa", ha aggiunto.

Sono 822 i contagiati in Italia per il Coronavirus. Il numero tiene conto anche delle 21 vittime - 4 in più di giovedì - e dei pazienti guariti. "I deceduti di sono ultraottantenni e un ultrasettantenne - ha spiegato Borrelli -. Vorrei precisare che non sono decedute per il coronavirus o in conseguenza. Questo è un lavoro che farà l'Istituto Superiore di Sanità. Quando avrà i dati ce lo comunicherà", ha detto Borrelli, durante il punto stampa nella sede della Protezione Civile. "Il dato importante - ha aggiunto - è che la metà dei contagiati (412) sono persone che sono asintomatiche, o con sintomi lievissimi e che quindi non hanno bisogno di ospedalizzazione. Sono in isolamento domiciliare fiduciario. Altre 345 persone sono ricoverate in ospedali con sintomi e 64 sono ricoverati in terapia intensiva". "L'assistenza alla popolazione prosegue, lunedì riapriranno le poste in alcuni Comuni per pagare le pensioni. Nelle zone rosse la vita proseguirà regolarmente".

"I guariti da coronavirus ad oggi sono 46", ha detto il commissario per l'emergenza, Angelo Borrelli, durante il punto stampa nella sede della Protezione Civile.

A PICCO LE BORSE

Gli Stati Uniti hanno elevato l'allerta nei confronti dell'Italia al livello 3, con la quale si raccomanda ai cittadini americani di riconsiderare tutti i viaggi verso il nostro Paese a causa dell'emergenza coronavirus, evitando quelli che non sono necessari. Al livello 3 ci sono già la Cina e la Corea del Sud.

Il discorso di Mattarella.
"La conoscenza aiuta la responsabilità e costituisce un forte antidoto a paure irrazionali e immotivate che inducono a comportamenti senza ragione e senza beneficio, come avviene talvolta anche in questi giorni".
Lo afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

LA VOCE DEGLI ESPERTI

Si registra un primo caso di Coronavirus nel Lazio, si apprende dalla direzione dell'Istituto Nazionale Malattie Infettive L. Spallanzani di Roma. "L'esito dei test effettuati in data odierna dall'Istituto Spallanzani conferma un caso di positività al COVID-19. I test sono stati inviati all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) per la convalida", informa l'Istituto. La paziente risultata positiva è una donna, residente a Fiumicino, rientrata da un viaggio a Bergamo dove era stata qualche giorno. Finora nel Lazio sono stati tre i casi positivi, tutti provenienti da fuori la Regione e tutti pazienti guariti: si tratta della coppia di cinesi originari di Wuhan e del ricercatore rientrato sempre da Wuhan.

"Abbiamo attivato tutte le procedure previste dai protocolli scientifici - ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti -. Il paziente è ora ricoverato presso lo Spallanzani, un'eccellenza della nostra Regione, che ha già ottenuto risultati importanti. Siamo in continuo contatto con il Sindaco Montino".

Primi due casi in Umbria - secondo quanto comunicato dalla direzione regionale alla Sanità - sono stati riscontrati due casi d'importazione di infezione da coronavirus, non riconducibili dunque a focolai locali. Nei giorni scorsi, uno dei due pazienti si era recato in Emilia Romagna mentre l'altro era venuto in contatto a Roma con un residente del comune di Castiglione D'Adda.

Le dimissioni di Niccolò. "I miei genitori stanno arrivando a Roma. Sono felice. Non vedo l'ora di riabbracciarli", avrebbe detto Niccolò, il 17enne di Grado bloccato per due volte in Cina ma negativo ai test e poi in isolamento allo Spallanzani, ai medici che lo hanno seguito in queste settimane. Domani sono previste le dimissioni.

L'appello dei medici. "Non si può accettare che i nostri medici si trovino a fronteggiare l'emergenza Covid-19 senza le dotazioni per la protezione personale dal virus". Lo scrive in una lettera al governatore della Lombardia Attilio Fontana il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli. "Un medico che si ammala - aggiunge - è un medico sottratto al servizio sanitario nazionale e alla tutela del diritto alla salute".

Gli ospedali della Lombardia alle prese con l'emergenza coronavirus sono "ai limiti della tenuta", afferma intanto il professor Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, nel corso di una conferenza stampa nella sede della Regione Lombardia. "Gran parte dei letti, nei reparti di Rianimazione, sono occupati da questa patologia - aggiunge - Alcuni ospedali sono in grave crisi, come Lodi e Cremona, dove registriamo un sovraccarico di pazienti".

Poste riapre nelle zone rosse. "A partire da lunedì 2 le pensioni del mese di marzo saranno messe in pagamento anche nei 5 Uffici Postali a Codogno, Casalpusterlengo, Castiglione D'Adda, San Fiorano in provincia di Lodi e Vo' Euganeo in provincia di Padova", comunica Poste Italiane indicando che così i 5 uffici "riaprono al pubblico".

TUTTE LE MISURE E I DOCUMENTI UFFICIALI

Il coronavirus non ha perà bloccato il crossover dei trapianti dalle varie zone d'Italia. La catena di solidarietà ha permesso di intervenire su una paziente di 33 anni che, dializzata a Torino, ha ricevuto un rene da una donatrice vivente di Bari. L'intervento è stato eseguito all'ospedale Molinette, nel capoluogo piemontese.

Il Salone dell'auto di Ginevra, in programma dal 5 al 15 marzo, è stato annullato dalla Svizzera, nell'ambito delle misure prese dal Paese contro l'epidemia di coronavirus.

La situazione all'estero. E' un italiano rientrato da Milano il primo contagiato dal coronavirus in Nigeria. Salgono a 17 i contagi nel Regno Unito: in Irlanda del Nord e in Galles, entrambi su persone provenienti dall'Italia settentrionale. L'Olanda ha annunciato il primo caso: una persona che era rientrata dal nord Italia. E viene segnalato un caso anche in Messico e due in Romania, entrambi hanno contratto il virus in Italia. C'è il primo caso anche a Cannes: una studentessa di 23 anni, tornata dopo un soggiorno nel Milanese. Diverse compagnie aeree riducono ancora i voli da e per il nord Italia. Il Parlamento iraniano resterà chiuso fino a data da destinarsi come misura di prevenzione per l'epidemia di coronavirus (Covid-19), che ha già colpito diversi deputati e alti funzionari di Teheran. Lo riferiscono media locali.



Coronavirus, Oms: "Livello di rischio globale molto alto". Molti nuovi casi legati all'Italia
28 febbraio 2020

http://www.rainews.it/dl/rainews/artico ... b6d96.html

La minaccia si estende ma proprio nell'epicentro sembra rallentare. Nelle ultime 24 ore in Cina sono stati registrati 329 nuovi contagi da coronavirus, il minimo in oltre un mese. In totale in Cina sono stati riportati 78.959 contati, comprese 2.791 vittime. Fuori dalla Cina i casi sono in totale 4.351 in 49 Paese, con 67 vittime confermate. Lo ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), durante la conferenza stampa di aggiornamento sull'epidemia di coronavirus Covid-19.

Tutti i nuovi casi legati all'Italia
Le persone risultate positive nei Paesi che fino a ieri non avevano registrato casi di contagio avevano tutte legami con l'Italia. Da ieri registrati i primi casi di contagi in Danimarca, Estonia, Lituania, Paesi Bassi, Nigeria. Tutti legati all'Italia.

Primo caso in Islanda
Le autorità sanitarie islandesi hanno rilevato il primo caso di coronavirus. Si tratta di un'uomo di 80 anni ritornato da una vacanza sulla neve in nord Italia. Il paziente si trova ora in isolamento in condizioni non ritenute preoccupanti al National University Hospital di Reykjavik.

A livello globale "rischio molto alto"
"I nostri epidemiologi stanno monitorando continuamente gli sviluppi e abbiamo aumentato la valutazione del rischio di diffusione del contagio e il rischio di impatto del Covid-19 a livello globale è molto alto", ha detto, sottolineando che "il continuo aumento di contagi e del numero di Paesi coinvolti in pochi giorni e' chiaramente motivo di preoccupazione".

Tuttavia, come già ribadito più volte dall'Oms, "c'è ancora possibilità di contenere il coronavirus se saranno varate misure aggressive, anche per rilevare in modo tempestivo i contagi, isolarli e identificare la rete di contatti".

Al lavoro su terapie e vaccini
"Sta progredendo il lavoro su vaccini e terapie. Più di 20 vaccini sono in via di sviluppo a livello globale, e diverse terapie sono in fase di sperimentazione clinica. Prevediamo i primi risultati tra qualche settimana", ha detto Ghebreyesus, durante il briefing odierno sul coronavirus. "Non abbiamo bisogno però - ha aggiunto - di aspettare vaccini e terapie. Ci sono cose che ogni individuo può fare per proteggere se stesso e gli altri oggi. Il rischio dipende da dove vivi, dalla tua età e dalla salute generale. L'Oms può fornire una guida generale. Dovreste anche seguire la vostra guida nazionale e consultare i vostri professionisti sanitari locali".

Riunione ministri Salute Ue il 6 marzo
I ministri della Salute Ue si riuniranno in via straordinaria il 6 marzo sulle misure per combattere il Coronavirus. Lo ha annunciato un portavoce del Consiglio.

Annullata la Fiera del turismo di Berlino
È stata cancellata la fiera internazionale del turismo di Berlino (ITB) per la minaccia di un'ulteriore diffusione del coronavirus. Lo ha reso noto oggi un portavoce della fiera alla Dpa. Si attendevano 160.000 visitatori tra il 4 e l'8 marzo.

Francia: 19 nuovi casi, totale sale a 57
Sale a 57 il numero di contagi d acoronavirus confermati nel territorio nazionale della Francia, con 19 nuovi casi accertati rispetto a ieri alla stessa ora: è quanto affermato dal ministro della Salute, Olivier Véran, presentando il bollettino quotidiano a Parigi.

Britannico morto in Giappone, era a bordo della Diamond Princess
Un britannico è morto in Giappone dopo essere stato contagiato dal coronavirus a bordo della Diamond Princess. È il primo decesso tra i sudditi di Sua Maesta' che sono risultati positivi al Covid-19 a bordo della nave da crociera rimasta bloccata nella baia di Yokohama, vicino Tokyo; prima di lui, sono morti altri cinque giapponesi tra i passeggeri contagiati.Intanto, dopo che nel Regno Unito sono stati identificati sei casi di coronavirus nelle ultime 24 ore, il premier britannico Boris Johnson presiederà una riunione d'emergenza del comitato Cobra che si terra' lunedì.

Giamaica impedisce a italiani di lasciare nave
La Giamaica ha impedito agli ospiti italiani di Costa Luminosa di sbarcare. Lo rende noto Costa Crociere. La nave ha raggiunto il porto di Ocho Rios e l'equipaggio è stato informato dalle autorità sanitarie locali dei limiti allo sbarco per gli italiani. "Questo sebbene non sia presente alcun caso sospetto a bordo", fa saper Costa Crociere. La compagnia, definendosi "rammaricata per una comunicazione notificata solo nelle ultime ore" è stata costretta a dire agli italiani che non potranno scendere dalla nave.

In Cina vittime e contagi ai minimi da un mese
Le vittime dell'infezione da coronavirus in Cina tra ieri e oggi sono state 44, con 327 nuovi contagi. Si tratta dei numeri giornalieri più bassi da oltre un mese. Secondo la Commissione nazionale per la sanità le vittime dell'infezione da Covid-2019 in Cina continentale sono a oggi 2.788.

571 i nuovi casi in Sudcorea, più di 2.300 i contagi
Aumentano i casi di contagio da coronavirus in Corea del Sud. Gli ultimi dati confermati dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Kcdc) parlano di 571 nuovi casi (447 solo a Daegu), compresi i 256 annunciati nelle scorse ore, per un totale di 2.337 persone contagiate. Ieri la Corea del Sud aveva confermato 505 nuovi casi di contagio a causa dell'epidemia di Covid-19. Tra le ultime persone contagiate, come ha riferito l'agenzia Yonhap, c'è anche un militare di stanza a Cheongju e in tutto il Paese sono ormai 26 i soldati malati. Le persone morte a causa del nuovo coronavirus in Corea del Sud sono 13.

Hong Kong sconsiglia viaggi non essenziali in Italia
Hong Kong ha rafforzato le misure di quarantena per i viaggiatori provenienti da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto e dall'Iran e hanno emesso "un'allerta rossa" sconsigliando i viaggi non essenziali verso queste regioni per l'emergenza legata al coronavirus. Lo riferisce il South China Morning Post. Dalla mezzanotte di domenica, tutti coloro che arrivano, compresi i residenti, saranno inviati ai centri di quarantena per due settimane se hanno visitato l'Iran o le tre bregioni italiane negli ultimi 14 giorni.

Altri 8 morti in Iran, 34 in totale 388 contagiati
Si aggrava ancora il bilancio dell'epidemia di Covid-19 in Iran, altre 8 persone sono morte nelle ultime 24 ore, portando il totale delle vittime a 34. Il numero dei contagiati è salito inoltre a 388. Lo riferisce il ministero della salute di Teheran.

Il Parlamento iraniano sospende i lavori
Il Parlamento iraniano ha sospeso i lavori per via dell'epidemia di Covid-19 nel Paese. Lo ha annunciato il portavoce, Asadullah Abbashi, citato dalla tv ufficiale Irib. "A causa della diffusione del coronavirus nel Paese, si è deciso che il Parlamento non si riunira' fino a nuovo avviso", ha spiegato il portavoce. Tra i timori che le autorità iraniane abbiano tenuto nascosta la reale dimensione del contagio, il nuovo coronavirus è arrivato a colpire alcuni deputati fino ai massimi livelli dello Stato: la vice presidente e il vice ministro della Salute sono solo alcuni degli alti funzionari pubblici risultati positivi ai test.

Due hotel di Abu Dhabi messi in quarantena
Due hotel di Abu Dhabi, nei quali erano stati ospitati partecipanti al tour degli Emirati, sono stati messi in quarantena "preventiva" dopo che due italiani membri di una squadra sono stati trovati positivi al coronavirus. Lo riporta la Bbc. Uno dei due è il W, del gigante dell'ospitalità Marriott, che è stato posto "in isolamento temporaneo".

Hokkaido dichiara stato di emergenza
La prefettura dell'Hokkaido, intanto, ha dichiarato lo stato di emergenza a causa del diffondersi del coronavirus ai ritmi più sostenuti dell'intero arcipelago con 66 contagiati, il numero più alto di casi dopo quelli segnalati a bordo della nave Diamond Princess. Il governatore della regione a nord del Giappone, Naomichi Suzuki ha chiesto ai residenti di rimanere a casa durante il fine settimana. Le autorità locali sospettano che il maggior numero dei contagi sia avvenuto a una fiera commerciale per la casa svoltasi due settimane fa nella città di Kitami.

Primo caso in Messico, tornato da Nord Italia
Il ministero della Sanità messicano ha confermato oggi il primo caso di coronavirus nel Paese. Si tratta di un uomo di 34 anni rientrato dal Nord Italia qualche giorno fa e che è ricoverato nell'Istituto nazionale delle malattie respiratorie di Città del Messico.

Germania, i casi raddoppiano: sono 60
Rispetto alle statistiche, oggi i casi di coronavirus in Germania sono saliti a 60. Lo ha detto una portavoce del ministero della Salute tedesco secondo quanto riportato da skynews. L'ultimo bilancio, nella tarda serata di ieri parlava di 30 persone infette.

15 positivi ai test in Svizzera
"In Svizzera sono attualmente 15 le persone risultate positive al coronavirus, mentre un centinaio si trovano in quarantena". Lo ha reso noto il consigliere federale Alain Berset, che gestisce sia gli Interni e che la Sanità nel governo svizzero. Il Consiglio federale è tenuto costantemente informato ed è sempre in contatto anche con i Paesi vicini, ha detto Berset nel corso di una conferenza stampa dopo una riunione straordinaria del Consiglio.

Altri 2 casi in Romania, venivano dall'Italia
Salgono a tre i casi di corona virus in Romania. Gli ultimi due sono di oggi e, secondo quanto dichiarato dal segretario di Stato romeno, Nelu Tataru, entrambi hanno contratto il virus in Italia. Si tratta di un uomo di 45 anni della provincia di Maramures, rientrato il 25 febbraio da una zona dell'Italia non specificata, con i sintomi del coronavirus poi confermati dai test, mentre l'altro caso è quello di una donna di 38 anni della provincia di Timis recatasi per un giorno a Bergamo e rientrata sempre il 25 febbraio. Anche per lei il virus è stato accertato dalle analisi.

Gli altri contagi nel mondo
Negli Stati Uniti ci sono 60 contagi, in Kuwait 43, in Thailandia 41, in Francia 57 (e 2 morti). A Taiwan 38 contagi e un morto. In Bahrein 33 contagi, in Australia 24 contagi, in Malaysia 22 contagi, in Vietnam 16, nel Regno Unito 16, negli Emirati arabi uniti 13 contagi, in Canada 12, in Spagna 12, a Macao 10, in Iraq 6. Nelle Filippine ci sono 3 contagi e un morto. In Finlandia 2 contagi, in Croazia 3, in Grecia 3, in India 3, in Israele 3. In Austria 2 contagi così come in Oman, Pakistan, Russia e Svezia. Con un solo contagiato sono Afghanistan, Algeria, Belgio, Bielorussia, Brasile, Cambogia, Danimarca, Egitto, Estonia, Georgia, Libano, Lituania, Macedonia del Nord, Nepal, Nigeria, Norvegia, Olanda e Sri Lanka.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il coronavirus non è una normale e semplice influenza

Messaggioda Berto » dom mar 01, 2020 9:16 am

Coronavirus: come può essere fermato secondo Bill Gates: per fermare il coronavirus servono investimenti miliardari
di Andrea Giuricin
29 febbraio 2020

https://forbes.it/2020/02/29/bill-gates ... iliardari/

Bill Gates ha scritto in un comunicato che per fermare le pandemie, i governi e il settore privato dovrebbero investire miliardi, cifra definita “conveniente” rispetto alle “dure conseguenze economiche” causate dal coronavirus, che continua a diffondersi e a far precipitare i mercati in tutto il mondo.

Il post, intitolato “Come rispondere a COVID-19”, è un ampio profilo del pensiero di Gates non solo per fermare il coronavirus, ma anche per preparare il mondo a future minacce di malattie.
Gates (che occupa il secondo posto nella classifica dei miliardari di Forbes) si riferisce all’epidemia di coronavirus come a una pandemia, sebbene l’Organizzazione mondiale della sanità abbia rifiutato di designare la malattia come tale fino ad oggi.
Tra le raccomandazioni di Gates: i paesi ricchi dovrebbero inviare operatori sanitari qualificati nei paesi a basso reddito in Asia e Africa per monitorare le malattie e somministrare i vaccini; creare un database internazionale a cui i paesi possano accedere; istituire un sistema per identificare i composti che possono essere tranquillamente utilizzati nei vaccini; e che i vaccini dovrebbero essere prodotti in poche settimane attraverso sforzi congiunti di governi e donatori privati.
Secondo Gates, “miliardi di dollari in più” sono necessari sia ai governi che al settore privato per l’approvazione normativa dei vaccini, nonché per la sorveglianza e la ricerca sulle malattie, perché “le pandemie sono straordinariamente ad alto rischio”.
Nel 2017, Gates aveva lanciato un avvertimento su un “patogeno disperso nell’aria” che avrebbe potuto uccidere fino a 30 milioni di persone e che sarebbe potuto emergere nei successivi 10-15 anni.
La Fondazione Gates non ha risposto a una richiesta di commento di Forbes.

Crucial quote: “La scorsa settimana, COVID-19 ha iniziato a comportarsi in modo molto simile all’agente patogeno epocale sul quale avevamo espresso preoccupazioni”, ha scritto Gates. “Spero non abbia effetti così negativi, ma dovremmo presumere che sia così fino a quando non sapremo diversamente”.

Big number: $ 100 milioni. Ecco quanti soldi la Gates Foundation ha donato il 5 febbraio per combattere il coronavirus, un aumento di dieci volte rispetto ai 10 milioni di dollari donati a gennaio. I fondi sono destinati alla ricerca e al trattamento dei vaccini, oltre ad aiutare i paesi in via di sviluppo.

Key background: quando Gates ha pubblicato il suo editoriale venerdì, oltre 88.000 persone in tutto il mondo erano state colpite dal coronavirus, mentre oltre 2.800 risultavano morte. L’Organizzazione mondiale della sanità ha aumentato il rischio globale sul coronavirus a “molto alto”, il massimo livello di allerta. L’OMS ha anche affermato che sono in fase di sviluppo almeno 20 diversi vaccini per il coronavirus e si aspetta alcuni risultati iniziali entro le prossime settimane. Gates ha previsto che i test per un vaccino su larga scala potrebbero iniziare a giugno. Nel frattempo, almeno 5 trilioni di dollari sono stati spazzati via dai mercati globali mentre gli investitori reagiscono al panico del coronavirus.
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Re: Il coronavirus non è una normale e semplice influenza

Messaggioda Berto » dom mar 01, 2020 9:17 am

Coronavirus: la Cina si adegua all’Oms sul conteggio dei casi
Silvia Turin
12 febbraio 2020

https://www.corriere.it/salute/malattie ... 3f82.shtml

La Cina ha aggiunto 254 nuovi decessi e altri 15.152 casi di contagio al bollettino dell’epidemia di Covid-19. A rendere note le nuove cifre, che tengono conto del cambio dei parametri diagnostici nella provincia epicentro del focolaio, lo Hubei, sono state le autorità sanitarie. Con l’aggiornamento ufficiale, in Cina salgono così a 1.367 i decessi e a 59.804 i contagi totali.

Problema di numeri

La Chinese National Health Commission avrebbe deciso il 7 febbraio di cambiare il modo di conteggiare i casi di COVID-19 positivi, in disaccordo con quanto prevedono le linee guida dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e poi avrebbe fatto marcia indietro dopo le critiche ricevute. Ecco che cosa è successo nel giro di pochi giorni.
Decisione discutibile

La differenza presa il 7 febbraio riguardava i pazienti contagiati ma asintomatici: la commissione aveva deciso di considerare “casi confermati” solo quelli che risultavano positivi al test e avevano sintomi e non più anche quelli positivi al test ma asintomatici. Ad affermarlo il virologo Roberto Burioni sul proprio sito MedicalFacts, dove pubblicava un tweet del giornalista cinese Alex Lam che rendeva nota la decisione. «Questo - denuncia Lam - inevitabilmente abbasserà i numeri dell’epidemia». La definizione di “caso positivo” secondo l’Organizzazione mondiale della sanità riguarda invece una persona con positività al virus confermata in laboratorio indipendentemente da segni clinici e sintomi.

Coronavirus, quanto può durare l’epidemia e quali sono gli scenari futuri del virus?
Quanto può durare l’epidemia?
La conferma al Corriere Salute

La conferma di questa decisione al Corriere Salute era venuta da Walter Ricciardi, professore di Igiene e medicina preventiva all’Università Cattolica di Roma e membro dell’Executive Board dell’Oms che dichiarava: «Questo non va bene perché porta a una seria sottovalutazione del rischio. I conteggi fatti in questo modo li rendono inaffidabili. È una misura che va stigmatizzata. Sottostimano la malattia e si perde il controllo della curva epidemica che si appiattisce e poi decresce ma non perché diminuiscono i casi ma perché cambia la segnalazione».

COVID-19, sappiamo quanto può vivere sulle superfici contaminate? Domande e risposte
Sulle superfici
Marcia indietro

Dal 12 febbraio invece la Cina «ha adottato il sistema di classificazione della diagnosi, coerente con quello dell’Oms, facendo così aumentare notevolmente il numero delle persone contagiate e delle vittime. In conformità con le altre province, a partire dai conteggi del 12 febbraio la provincia di Hubei includerà tra i casi confermati anche il numero di casi diagnosticati clinicamente», spiega Walter Ricciardi in un aggiornamento sull’agenzia AdnKronos. «La Cina sta riconquistando il rigore che francamente era mancato all’inizio, forse sull’ansia di volere fare le cose velocemente. Dobbiamo sempre vigilare. In una parte del suo territorio una commissione interna aveva dato una serie di indicazioni nel calcolo dei casi positivi. Ora si sono rimessi alle indicazioni dell’Oms e chiaramente c’è stata un’impennata dei casi. Ma non ci deve essere allarme», conclude l’esperto.


Quindi ora come si monitorano i casi positivi?

Hanno deciso, nella provincia epicentro del focolaio, di includere tra i casi di contagio anche le diagnosi cliniche da polmonite e quelle fatte sulla base delle immagini da tomografica computerizzata (la cosiddetta CT scan). I parametri di diagnosi per il contagio del nuovo coronavirus cinese sono cambiati solo nella provincia di Hubei.



PRE-EXISTING CONDITION DEATH RATE*
https://www.worldometers.info/coronavir ... ographics/

Cardiovascular disease
10.5%
Diabetes
7.3%
Chronic respiratory disease
6.3%
Hypertension
6.0%
Cancer
5.6%
no pre-existing conditions
0.9%
*Death Rate = (number of deaths / number of cases) = probability of dying if infected by the virus (%).



Questo mi pare un buon articolo ricco di informazioni

La COVID-19 è davvero «poco più di una normale influenza»?
26 febbraio 2020

https://pagellapolitica.it/dichiarazion ... -influenza

«Stiamo cercando di far capire che questa è una situazione sicuramente difficile, ma non così tanto pericolosa. Il virus è molto aggressivo nella diffusione, ma poi nelle conseguenze molto meno. Fortunatamente è poco più, e non sono parole mie, ma dei tecnici con cui parliamo, di una normale influenza»

Il 25 febbraio, in un intervento al Consiglio regionale della Lombardia, il presidente della regione Attilio Fontana (Lega) ha commentato la ultime notizie sui casi di contagio da nuovo coronavirus, cercando – a detta sua – di «sdrammatizzare».

«Stiamo cercando di far capire che questa è una situazione sicuramente difficile, ma non così tanto pericolosa», ha detto Fontana. «Il virus è molto aggressivo nella diffusione, ma poi nelle conseguenze molto meno. Fortunatamente è poco più, e non sono parole mie, ma dei tecnici con cui parliamo, di una normale influenza».

Ma le cose stanno davvero così? Quali sono le differenze tra la COVID-19 (malattia causata dal nuovo coronavirus SARS-CoV-2) e l’influenza stagionale?

Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza, analizzando prima le differenze tra le due malattie, per poi vedere che cosa hanno in comune.

Le differenze tra influenza stagionale e COVID-19

Letalità

Partiamo dalla questione che in questi giorni sta generando più confusione all’interno del dibattito pubblico e politico: la malattia causata dal nuovo coronavirus è davvero più letale di una normale influenza stagionale?

Come ha spiegato il 25 febbraio su Scienza in rete Fabrizio Bianchi, responsabile dell’unità di epidemiologia ambientale dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), quando si parla di malattie bisogna maneggiare con attenzione le parole “letalità” e “mortalità”.

In breve: la prima indica quante persone muoiono per una malattia sul totale dei contagiati; la seconda indica il numero dei morti in rapporto al totale della popolazione, compresi quindi anche i non contagiati [1]. Noi ci occuperemo qui della letalità.

Guardiamo ora ai numeri più aggiornati relativi all’Italia per confrontare nuovo coronavirus e influenza stagionale.

Secondo il Ministero della Salute, alle ore 12 del 26 febbraio 2020 nel nostro Paese c’erano 374 persone colpite dal nuovo coronavirus (la stragrande maggioranza in Lombardia e Veneto), con 12 decessi. Facciamo attenzione: si parla di morti avvenuti con il coronavirus (ossia di persone decedute e risultate essere positive al Sars-CoV-2), e non necessariamente a causa del coronavirus, dal momento che – come per l’influenza, come vedremo meglio più avanti – spesso i decessi, che hanno coinvolto nella maggior parte dei casi persone anziane, sono legati anche a patologie pregresse.

I virus influenzali invece, come ha spiegato a Pagella Politica Fabrizio Pregliasco, virologo e ricercatore all’Università degli Studi di Milano, «causano direttamente all’incirca 300-400 morti ogni anno» in Italia, a cui vanno poi aggiunti «tra le 4 mila e le 10 mila morti “indirette”, dovute a complicanze polmonari o cardiovascolari, legate all’influenza». I decessi in tutto il mondo per la sola influenza, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, arrivano secondo alcune stime fino a 500 mila l’anno.

Visti i numeri assoluti, torniamo alla nostra domanda originaria.

L’Istituto superiore di sanità stima che il tasso di letalità dell’influenza stagionale sia inferiore all’uno per mille, ossia lo 0,1 per cento scarso. L’ebola, per esempio, ha un tasso di letalità che si aggira intorno al 50 per cento e la Sars intorno al 10 per cento.

Per la COVID-19 non abbiamo ancora numeri certi. Secondo i dati più aggiornati dell’Oms, dall’inizio della diffusione del nuovo coronavirus al 25 febbraio, su 80.239 casi confermati di contagio i morti sono stati 2.700, circa il 3,4 per cento.

«Si parla di numeri altamente provvisori», ha sottolineato a Pagella Politica Pregliasco. «Per esempio, in Cina non abbiamo l’esatto valore del denominatore, ossia dei contagiati, che potrebbero essere molti di più. Quella che si ha adesso sulla letalità è quasi sicuramente una sovrastima».

Ad oggi dunque, come hanno sottolineato le riviste scientifiche Swiss medical weekly il 7 febbraio e The Lancet il 14 febbraio, è ancora impossibile avere una stima precisa del tasso di letalità del nuovo coronavirus.

I numeri cambiano molto poi a seconda delle aree analizzate (e dei periodi di tempo: settimanali e mensili, per esempio). Nella regione di Hubei, in Cina, su 64.768 contagiati ci sono stati 2.563 morti, con un tasso di letalità cumulativo (ossia dall’inizio del contagio) intorno al 3,9 per cento (comunque più basso della Sars).

Fuori dalla Cina, su 2.459 casi confermati i morti sono stati 34: circa l’1,4 per cento (l’Oms il 24 febbraio ha parlato di un tasso di letalità dello 0,7 per cento fuori dalla città di Wuhan).

Come ha spiegato l’Organizzazione mondiale della sanità il 19 febbraio, è ancora presto per trarre conclusioni da queste discrepanze (per esempio dovute alle differenze dei sistemi sanitari).

Qualche giorno fa il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie della Cina (Ccdc) ha pubblicato uno dei rapporti fino ad oggi più completi sulla COVID-19. Qui si legge (Tabella 1 del rapporto) che su circa 45 mila casi confermati di contagio registrati in Cina, il tasso di letalità si è aggirato intorno al 2,5 per cento, con grandi differenze però all’interno delle fasce di età. Tra i 10 e i 39 anni, la letalità è dello 0,2 per cento, mentre via via cresce con l’aumentare degli anni: 0,4 per cento tra i 40-49 anni; 1,3 per cento tra i 50 e i 59; 3,6 per cento tra i 60 e i 69; 8 per cento tra i 70 e i 79; e 14,8 per cento per gli over 80.

È necessario inoltre sottolineare che dalla COVID-19 si può guarire. Alle 10:30 del 26 febbraio, in base alle elaborazioni della Johns Hopkins University di Baltimora, su oltre 81 mila casi di COVID-19, i guariti sono oltre 30.100 (quasi il 38 per cento).

Ricapitolando: al momento possiamo dire che l’influenza stagionale, in Italia e nel mondo, sta uccidendo un numero complessivo maggiore di persone rispetto al nuovo coronavirus (attenzione però: non oltre 200 alla settimana o al giorno, come si legge in giro nelle ultime ore). Ma la COVID-19 sembra però avere un tasso di letalità più elevato.

Contagiosità

Un altro concetto molto importante in epidemiologia è il cosiddetto “numero di riproduzione di base” (“tasso netto di riproduzione”), che in sostanza misura la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva.

Come spiega l’Iss, infatti, questo indicatore «rappresenta il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun individuo infetto in una popolazione completamente suscettibile, cioè mai venuta a contatto con il nuovo patogeno emergente».

Il numero di riproduzione si esprime generalmente con l’indicatore R0(da leggersi “erre con zero”), che stima dunque quante persone vengono in media contagiate da un soggetto infetto.

Anche qui, quando si parla di nuovo coronavirus, nessun numero è definitivo.

Il 23 gennaio 2020, l’Oms ha pubblicato una stima preliminare sul tasso di riproduzione del nuovo coronavirus, con un R0>1,4-2,5: ossia un infetto può arrivare a contagiare fino a un massimo di 2,5 persone.

In realtà, nelle ultime settimane sono usciti diversi studi (alcuni ancora in attesa di peer review, ossia di controllo della comunità scientifica) con numeri diversi tra loro. Secondo una pubblicazione del 13 febbraio, la media del tasso di riproduzione calcolata su 12 studi si aggirerebbe intorno al R0>3,3.

C’è dunque ancora ampia variabilità di cifre (come d’altronde è prevedibile, per un’epidemia che si muove più velocemente o lentamente in aree del mondo diverse), ma possiamo dire con una certa affidabilità che il nuovo coronavirus ha un numero di riproduzione di base maggiore della classica influenza stagionale, che ha un tasso di riproduzione pari a R0>1,3.

Questi numeri però possono cambiare nel tempo: le politiche di controllo e prevenzione possono infatti aiutare a ridurre la diffusione del virus, come avvenuto in passato per la Sars.

Periodo di incubazione

Una delle questioni più rilevanti quando si parla di COVID-19 riguarda poi il cosiddetto “periodo di incubazione”, ossia il lasso temporale che intercorre tra il contagio da parte del nuovo coronavirus e la comparsa dei primi sintomi della malattia (che, ricordiamo, vanno da naso che cola, gola secca, tosse e febbre, a sintomi più gravi per alcune persone, come polmoniti o altre serie difficoltà respiratorie).

Conoscere con precisione quale sia il periodo di incubazione del nuovo coronavirus – ma in generale di tutte le malattie infettive – è fondamentale per una efficace gestione del contagio, per esempio per decidere quanto debba essere lungo il periodo di quarantena per le persone potenzialmente venute a contatto con il virus.

«Le stime sul periodo di incubazione della COVID-19 vanno da uno a 14 giorni, molto più comunemente intorno ai cinque giorni», scrive sul suo sito ufficiale l’Oms. «Queste stime saranno aggiornate quando ci saranno più dati a disposizione».

L’influenza stagionale ha invece un periodo di incubazione più breve, dal momento che i sintomi si manifestano da poche ore fino a massimo due-tre giorni dopo il contagio. Come vedremo meglio più avanti, uno dei problemi è che i sintomi iniziali dell’influenza e della COVID-19 sono simili.

Casi gravi

Un’altra differenza tra COVID-19 e influenza stagionale riguarda la quantità di casi che manifestano sintomi gravi, ma che non necessariamente si concludono con la morte del contagiato [2].

Come spiega il Ministero della Salute, i sintomi più comuni da contagio del Sars-CoV-2 includono febbre, tosse e difficoltà respiratorie. Ma nei casi più gravi, l'infezione può causare «polmonite, sindrome respiratoria acuta grave e insufficienza renale». Gli stessi sintomi che danno i casi più gravi di influenza.

Rispetto all’influenza stagionale, la COVID-19 sembra però causare un numero maggiore di casi con sintomi gravi (oltre ad avere, come abbiamo visto, una letalità stimata maggiore).

Secondo lo studio del Cdc cinese già citato in precedenza, infatti, sul campione di circa 45 mila contagi confermati, i ricercatori ne hanno classificato l’80,9 per cento con sintomi poco significativi, il 13,8 per cento con sintomi gravi e il 4,7 per cento con sintomi critici.

Questa non è una cosa da poco (ma neanche su cui fare allarmismo): può significare, se da ricerche ulteriori i numeri dovessero rimanere più o meno su questi livelli, che su 100 contagiati, per almeno 20 potrebbe essere necessario un ricovero ospedaliero. Ricordiamo però che si tratta di una stima che parte dai casi confermati di contagio, che come abbiamo detto all’inizio sono sicuramente sottostimati. Aumentando il denominatore, la percentuale di casi per cui serve il ricovero è quindi probabilmente più bassa del 20 per cento.

In ogni caso, i numeri sui casi riguardanti l’influenza stagionale sono diversi. Da ottobre 2019 al 16 febbraio 2020, secondo InfluNet (il sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza, coordinato dal Ministero della Salute con la collaborazione dell’Iss) il numero di casi simil-influenzali è stato di 5.632.000 (il rapporto completo è consultabile nel link in fondo alla pagina).

Ma i casi gravi legati al contagio da virus influenzale tra quelli confermati in laboratorio nei pazienti ricoverati in terapia intensiva sono stati da ottobre scorso ad oggi meno di 200. Si tratta comunque di un dato parziale, proveniente dal Rapporto della sorveglianza integrata dell’influenza dell’Iss, molto probabilmente destinato a crescere.

Secondo il Cdc statunitense, ad esempio, negli Stati Uniti ogni anno è circa l’1,3 per cento dei contagiati da influenza stagionale richiedere la necessità di un ricovero in ospedale. Numeri comunque lontani da quelli, pur provvisori, del nuovo coronavirus.

Vaccini e virus

Un’altra differenza sostanziale tra la COVID-19 e l’influenza stagionale è che per la seconda ci si può vaccinare, per la prima no. Questo fatto è dovuto anche ai diversi tipi di virus che causano queste malattie.

Riassumendo: il Sars-CoV-2 (che causa la COVID-19) fa parte della famiglia dei coronavirus (Coronaviridae), che sono soprattutto comuni negli animali, e che per sette tipi (tra cui quello nuovo) possono colpire gli esseri umani. Generalmente portano a sintomi lievi (come i raffreddori) nelle persone, ma nel caso della COVID-19, della Sars e della Mers possono portare, come abbiamo visto, a gravi problemi respiratori.

I virus che causano l’influenza stagionale fanno invece parte di una famiglia diversa (Orthomyxoviridae). Tra i cosiddetti “virus influenzali”, quelli di tipo A e B sono ritenuti i responsabili dei sintomi – come febbre, mal di testa, mal di gola e tosse – della classica influenza, mentre i virus di tipo C generano al più un raffreddore.

Tutti i virus influenzali hanno una «marcata tendenza» a variare, spiega l’Iss, «cioè ad acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie che permettono loro di aggirare la barriera costituita dalla immunità presente nella popolazione che in passato ha subito l’infezione influenzale». In parole povere: questi virus mutano in modo da evitare che gli anticorpi creati dalle precedenti versioni del virus siano ancora efficaci.

Questa problematica che pongono i virus influenzali viene contrastata con aggiornamenti annuali della composizione dei relativi vaccini. Questo ci permette di arrivare preparati all’arrivo della stagione influenzale, soprattutto per proteggere le fasce della popolazione più deboli (come gli anziani).

Il principale problema con il nuovo coronavirus non è la sua capacità di mutare o meno, ma che è qualcosa di relativamente “nuovo” per l’uomo. È vero, abbiamo avuto a che fare con la Sars e la Mers, due malattie che gli scienziati hanno studiato (e stanno ancora studiando), ma sono comunque virus recenti e in questo scenario di novità il Sars-CoV-2 trova un terreno più fertile in cui diffondersi.

«Con lo pneumococco e con i virus influenzali conviviamo da millenni e la maggior parte dei pazienti anziani aveva già incontrato nel corso della vita uno o più virus simili all’H1N1 [la cosiddetta “influenza suina”, diffusasi nel 2009]», ha spiegato a Wired il 7 febbraio 2020 Luigi Lopalco, epidemiologo e docente di Igiene all’Università di Pisa. «Mentre l’2019-nCoV [ora chiamato “Sars-CoV-2” n.d.r.] è un virus completamente nuovo per il sistema immunitario. Per questa ragione non abbiamo ancora strumenti preventivi e terapie come per la polmonite pneumococcica».

Ad oggi (nonostante le bufale che si leggono in giro) non esiste un vaccino per proteggersi dal nuovo coronavirus e ci vorranno diversi mesi per averne una prima versione. È notizia del 24 febbraio che un’azienda farmaceutica statunitense ha sviluppato un primo vaccino sperimentale, ma da un lato ci vorrà ancora tempo prima che inizi la fase di sperimentazione sugli esseri umani, dall’altro lato ci sono dubbi sulla sua efficacia.

Le somiglianze tra le due malattie

Nonostante queste differenze, è comunque vero che la COVID-19 e l’influenza stagionale abbiano alcune cose in comune. Partiamo dall’aspetto principale.

«I sintomi dell’influenza, almeno in una fase iniziale, sono molto simili a quelli di altre infezioni respiratorie, compreso il nuovo coronavirus SARS-CoV-2: febbre, tosse, raffreddore, mal di gola», scrive l’Iss. «Proprio a causa di queste similarità potrebbe essere difficile identificare la malattia basandosi solo sui sintomi».

Per chi viene contagiato dal nuovo coronavirus e non sviluppa i sintomi più gravi come i problemi respiratori acuti (e abbiamo visto che ad oggi i contagiati con i sintomi lievi sono la grande maggioranza), è dunque vero che la COVID-19 è uguale o poco più di una normale influenza stagionale.

Anche i casi gravi di influenza e della COVID-19 si somigliano in parte per quanto riguarda i sintomi ma, come abbiamo visto, il nuovo coronavirus sembra in grado di assumere una forma più pericolosa in una percentuale molto più elevata di casi.

Ricordiamo inoltre, come fa anche il Ministero della Salute, che le due malattie sono causate «da virus differenti, pertanto, in caso di sospetto di coronavirus, è necessario effettuare esami di laboratorio per confermare la diagnosi».

Per quanto riguarda i trattamenti per lenire gli effetti della malattia possiamo segnalare una differenza e una somiglianza. La differenza è che per il nuovo coronavirus, come spiega l’Iss, «non esistono al momento terapie specifiche». Per l’influenza sì: nei casi gravi in cui si verificano complicanze, come polmoniti o problemi cardiocircolatori, vengono messe in campo le terapie specifiche per queste patologie.

La somiglianza è che, invece, nei casi più lievi sia il coronavirus sia l’influenza vengono trattate con “terapie di supporto”, che intervengono sui sintomi e non sulle cause della malattia, e aiutano a guarire più rapidamente. Purtroppo nei casi gravi di COVID-19 vengono comunque date solo le terapie di supporto perché, come abbiamo detto, terapie specifiche al momento non ce ne sono.

Per quanto riguarda la trasmissione, i virus influenzali si trasmettono soprattutto per via aerea, attraverso le goccioline di saliva che si producono con la tosse e gli starnuti, o semplicemente parlando. Il passaggio del virus può avvenire anche per contatto diretto con persone o superfici infette (toccandosi naso, occhi e bocca con le mani contaminate).

Un discorso analogo, anche se abbiamo meno dettagli da un punto di vista scientifico, sembra valere anche per il nuovo coronavirus: la trasmissione avviene anche in questo caso per via aerea, con le goccioline di saliva. Non è invece al momento noto, sottolinea il Ministero della Salute, «se la trasmissione diminuirà durante l'estate, come osservato per l'influenza stagionale».

C’è dibattito, poi, sulla possibilità di trasmissione asintomatica, ossia da pazienti contagiati ma che non mostrano sintomi. Questa eventualità è assodata per l’influenza stagionale, e non è esclusa dall’Oms anche per la COVID-19, anche se in casi rari. Per avere certezze bisognerà però attendere che vengano conclusi gli studi scientifici in proposito.

Infine, un ultimo punto in comune riguarda la prevenzione. Sia per evitare il contagio da virus influenzali che da COVID-19, le raccomandazioni sono di fatto le stesse: lavarsi spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni a base di alcol; mantenere una distanza di almeno un metro dalle persone che tossiscono o starnutiscono, o se hanno la febbre; evitare di toccarsi occhi, naso e bocca con le mani non lavate.

Il verdetto

Secondo il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, volendo «sdrammatizzare», si può dire che la COVID-19 (la malattia causata dal nuovo coronavirus Sars-CoV-2) «è poco più di un’influenza». Abbiamo verificato e le cose non stanno proprio così.

È vero: ci sono elementi in comune tra le due malattie, come i sintomi lievi per la maggior parte dei contagiati, le modalità di trasmissione e di prevenzione, ma ci sono anche differenze significative (sulla base dei dati provvisori attualmente disponibili) che dovrebbero suggerire cautela.

Il nuovo coronavirus sembra infatti avere una letalità maggiore dell’influenza stagionale (che in numeri totali continua a fare comunque molti più morti), una velocità di contagio più alta e una maggiore capacità di creare sintomi gravi tra gli infetti. Il periodo di incubazione della COVID-19 sembra essere poi più lungo dell’influenza stagionale, mentre l’assenza dei vaccini non ne consente ad oggi una prevenzione efficace così come avviene per l’influenza stagionale.

In conclusione, Fontana si merita un “Nì”.

[1] Per chi vuole approfondire il tema, qui c’è un approfondimento introduttivo (in inglese) dei Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie degli Stati Uniti (Cdc) che spiega meglio che cosa sono il tasso di letalità e quello di mortalità, due tra i più usati in epidemiologia.

[2] Un lungo e dettagliato articolo divulgativo, pubblicato il 18 febbraio 2020 da National Geographic, spiega che cosa succede agli organi di un corpo umano (dai polmoni al fegato) quando viene infettato dal nuovo coronavirus.





Che poi sono più o meno gli stessi dati forniti dai medici cinesi
24 febbraio 2020

https://scienze.fanpage.it/coronavirus- ... asce-deta/

Coronavirus, chi rischia di più: lo studio sul tasso di mortalità per fasce d’età

Il più ampio studio epidemiologico sul nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2) fornisce un quadro più esaustivo sul tasso di mortalità della COVID-19, l'infezione respiratoria scaturita dal patogeno. Grazie all'indagine, messa a punto dal “The Novel Coronavirus Pneumonia Emergency Response Epidemiology Team” del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (CCDC), è possibile evidenziarlo per fasce di età, genere e condizioni mediche preesistenti nei pazienti, la cosiddetta comorbidità. In tutto lo studio ha visto il coinvolgimento di oltre 72mila persone, delle quali 44.672 (61,8 percento) come casi confermati; 16.186 (22,4 percento) come casi sospetti; 10.567 (14,6 percento) come casi diagnosticati clinicamente (ascrivibili alla sola provincia di Hubei, dove si trova la città-epicentro dell'epidemia); e 889 (1.2 percento) come casi asintomatici. Tra i casi confermati, l'86,6 percento dei pazienti aveva un'età compresa tra i 30 e i 79 anno, inoltre l'80,9 percento ha manifestato la COVID-19 in forma lieve. Ricordiamo che le percentuali sotto indicate si riferiscono a casi registrati in Cina, e nello specifico nella provincia di Hubei, dove il tasso di mortalità del coronavirus risulta più alto rispetto alle altre parti del mondo.


Coronavirus: il tasso di mortalità per età

Tra gli oltre 44mila casi confermati si sono verificati 1.023 decessi, con un tasso di mortalità complessivo del 2,3 percento. Il cosiddetto “Death Rat”, ovvero il numero di decessi in base al numero di casi, indica la probabilità di morire quando si viene infettati dal SARS-CoV-2, che è differente in base alle varie fasce d'età prese in esame. È importante sottolineare che non rappresenta la percentuale dei decessi per una determinata fascia di età, ma il rischio di morire di una persona in una specifica fascia di età a causa dell'infezione. In base ai dati dello studio “Vital Surveillances: The Epidemiological Characteristics of an Outbreak of 2019 Novel Coronavirus Diseases (COVID-19)” pubblicato sulla rivista scientifica Chinese Journal of Epidemiology è emerso che il tasso di mortalità presenta i seguenti valori:

per chi ha 80 anni o più è del 14,8 percento
8 percento tra i 70 e i 79 anni
3,6 percento nella fascia 60-69 anni
1,3 percento per chi ha tra i 50 e i 59 anni
0,4 percento per chi ha tra i 40 e i 49 anni
0,2 percento per le fasce di età 30-39 anni, 20-29 anni e 10-19 anni
Nella fascia di età 0-9 anni non sono stati riscontrati decessi
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Il coronavirus non è una normale e semplice influenza

Messaggioda Berto » dom mar 01, 2020 9:26 am

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Re: Il coronavirus non è una normale e semplice influenza

Messaggioda Berto » dom mar 01, 2020 9:27 am

Coronavirus, uno tsunami per la sanità: l'idea dell'infettivologo
Massimo Galli, primario infettivologo del Sacco di Milano, ha descritto l'epidemia che sta tenendo l'Italia col fiato sospeso
01-03-2020

https://notizie.virgilio.it/coronavirus ... N4_5l9QDj4

Non c’è sosta all’ospedale Sacco di Milano, struttura di riferimento della Regione Lombardia per l’epidemia da coronavirus. I dati, resi noti dal capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, sono impietosi per la Lombardia che ad una settimana dai primi casi di virus in Italia, è la regione col più alto tasso di contagiati del paese. Lavoro e ore piccole per i sanitari dell’ospedale che ogni giorno vedono arrivare nuovi pazienti con altrettante diagnosi da emettere.

Intervistato dal Corriere della Sera Massimo Galli, primario infettivologo del Sacco, si è detto preoccupato per quanto sta avvenendo in Italia: “Siamo in piena emergenza. Sì, sono preoccupato. È accaduto quello che molti di noi temevano e speravano non accadesse. Il virus ha dimostrato di aver eluso i criteri di sorveglianza. L’epidemia ha a tutti gli effetti conquistato una parte d’Italia”.

“Ci troviamo a dover gestire una grande quantità di malati con quadri clinici importanti. Sta succedendo qualcosa di grave, non soltanto da noi ma anche in Germania e Francia, che potrebbero ritrovarsi presto nelle nostre stesse condizioni e non glielo auguro. Stiamo trattando una marea montante di pazienti impegnativi” ha sottolineato Galli.

Secondo l’infettivologo dell’ospedale Sacco, che negli scorsi giorni ha isolato il ceppo italiano del virus, “i quadri clinici gravi non fanno pensare che l’infezione sia recente, è verosimile che i ricoverati abbiamo alle spalle dalle due alle quattro settimane di tempo intercorso dal momento in cui hanno preso il virus allo sviluppo di sintomi molto seri, dalla semplice necessità di aiutarli con l’ossigeno fino a doverli assistere completamente nella respirazione”.

A chi ha paragonato il virus all’influenza stagionale Galli risponde seccamente: “Chi ha cercato di infondere tranquillità, e li capisco, non ha considerato le potenzialità di questo virus. In quarantadue anni di professione non ho mai visto un’influenza capace di stravolgere l’attività dei reparti di malattie infettive”.

“La situazione è francamente emergenziale dal punto di vista dell’organizzazione sanitaria. È l’equivalente dello tsunami per numero di pazienti con patologie importanti ricoverati tutti insieme” ha sentenziato.


Coronavirus, i numeri della crisi in Lombardia

Stando all’ultimo bollettino diramato dalla Protezione Civile sono 615 i casi di contagio da coronavirus in Lombardia, quasi il 55% del totale degli infetti nel paese.

Galli, nel corso dell’intervista al Corriere, ha descritto lo scenario che gli si è presentato davanti venerdì prima della nuova ondata di casi: “In Lombardia erano 85 i posti letto occupati da malati intubati con diagnosi di Covid-19, una fetta molto importante di quelli disponibili. Per non contare il rischio di contagio al quale sono esposti gli operatori. Un carico di lavoro abnorme”.

Sulle misure predisposte dal governo italiano ha poi aggiunto: “È stato fatto tutto ciò che era possibile e adesso bisogna continuare con le restrizioni, cercando di evitare il più possibile l’affollamento. Purtroppo il virus è entrato in Italia prima che si cominciasse a ostruirgli la strada con la chiusura dei voli dalla Cina”.

“La penetrazione nel nostro Paese è precedente, circolava già prima della fine di gennaio anche a giudicare dall’impennata di questi ultimi giorni. Sono tutti contagi vecchi per la maggior parte. Risalgono agli inizi di febbraio, qualcuno anche a prima” ha proseguito.

Poi l’avvertimento: “È molto probabile che dietro tutti i pazienti gravi ce ne siano altrettanti infetti ma meno gravi. Per usare un termine tipico dell’epidemiologia, questa è solo la punta dell’iceberg. Anche la migliore organizzazione sanitaria del mondo, e noi siamo tra queste, rischia di non reggere un tale impatto”.

“La maggior parte dei malati guariscono ma ce ne sono tanti, troppi, da assistere. Le aree metropolitane finora sono rimaste fuori dalla zona rossa e speriamo restino così” ha concluso.





In Iran dove non vi sono le strutture sanitarie e di terapia intensiva con le apparecchiature per la respirazione assistita e artificiale che si trovano a Milano, i morti oggi sono oltre il 10% dei contagiati accertati, stando alle informazioni di stampa.



IRAN: IL VIRUS SEMBRA DILAGARE, MA IL REGIME NEGA
Thanks to Il Foglio
1 marzo 2020

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 7995448211

Un team di ricercatori dell'Università di Toronto formato da esperti di epidemie e da matematici ha calcolato le dimensioni del contagio da coronavirus in Iran a partire dal dato dei viaggiatori trovati positivi subito dopo essere arrivati da quel paese. E' stato pubblicato pochi giorni fa e non è ancora passato per il giudizio degli altri esperti (la cosiddetta peer review) ma sostiene che gli infetti sono diciottomila. C'è molta differenza con i dati ufficiali forniti dal regime iraniano, che ieri ha annunciato 245 casi, di cui 27 morti.

Del resto il numero di persone contagiate dopo essere state in Iran lasciava capire che qualcosa non torna: il primo caso in Estonia, dichiarato ieri, era appena arrivato dall'Iran. Per non parlare dei 33 in Bahrein o dei 43 in Kuwait. Se i dati del team fossero confermati, sarebbero da rivedere tutti i dati forniti dall'Organizzazione mondiale della sanità. Il numero globale di contagiati oggi non sarebbe di 82 mila ma sarebbe di oltre centomila e anche tutti i discorsi sul presunto "rallentamento" dell'epidemia sarebbero da ripensare. Il regime continua a mentire, anche se il coronavirus sta colpendo pure all'interno della cerchia di chi comanda.

L'altro giorno la vicepresidente dell'Iran, Massoumeh Ebtekar, è stata trovata positiva: il giorno prima sedeva a tre posti di distanza dal presidente Hassan Rohani durante un Consiglio dei ministri. II problema più grave è la città santa di Qom, che con il suo andirivieni di pellegrini è da settimane un superfocolaio di diffusione. Ma è anche una fonte di guadagno per il clero e il governo rifiuta di mettere la città in quarantena oppure di chiudere i santuari (in compenso ha chiuso subito le università).

I responsabili del santuario di Masoumeh sostengono che la presenza di decorazioni in argento avrebbe un naturale effetto antibatterico (ma il Covid19 è un virus). Ieri l'ayatollah Mohammad Saeedi ha detto agli iraniani di recarsi in massa al santuario di Masoumeh a Qom perché così saranno guariti. E' un paese nelle mani di preti pazzi.
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Re: Il coronavirus non è una normale e semplice influenza

Messaggioda Berto » dom mar 01, 2020 9:28 am

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Re: Il coronavirus non è una normale e semplice influenza

Messaggioda Berto » dom mar 01, 2020 9:48 am

In Lombardia, come a Wuhan, ci sarà un ospedale solo per i malati di coronavirus
di Fabrizio Caccia e Giampiero Rossi
29 febbraio 2020

https://www.corriere.it/cronache/20_feb ... hUN0pmUjxU

«Ci sono quattro nuovi guariti in Liguria», annuncia il commissario per l’emergenza del coronavirus, Angelo Borrelli, al termine di un’altra lunga giornata passata in trincea. E ora così sono saliti a 50 i guariti in tutta Italia. Purtroppo, però, salgono anche i decessi: erano 21 venerdì, ora siamo arrivati a 29. Altri 8 anziani, 5 uomini e 3 donne, di età compresa tra i 79 e i 90 anni, non ce l’hanno fatta. Tutti gli 8 nuovi decessi — 6 in Lombardia (4 uomini e 2 donne) e 2 in Emilia-Romagna (un maschio e una femmina) — «sono collegati al focolaio lombardo», fanno sapere dalla Protezione civile. Il totale delle vittime è salito così a 29 (23 in Lombardia, 2 in Veneto e 4 in Emilia-Romagna), ma attenzione: questo numero potrà essere confermato solo dopo che l’Istituto Superiore di Sanità avrà stabilito la causa effettiva dei decessi. Perché la verità è che non si sa ancora se tutte queste persone anziane, risultate positive al test del virus durante il ricovero, siano morte «per» il coronavirus, cioè proprio a causa dell’infezione contratta, oppure «con» il coronavirus. E cioè che, pur in presenza dell’avvenuto contagio, siano spirate a causa delle altre gravi patologie contro cui combattevano da tempo in ospedale.

In tutto, comunque, da quando è cominciata l’emergenza, sono 1.128 le persone risultate positive al coronavirus, secondo gli ultimi dati diffusi ieri da Borrelli. Tolti i guariti (50) e i deceduti (29), dei 1.049 restanti — dice il capo della Protezione civile — il 52%, 543 persone contagiate, si trova ora in isolamento domiciliare; altre 401 persone, il 38%, sono invece ricoverate con sintomi; infine, il 10%, 105 persone, sono attualmente in terapia intensiva. Secondo il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, «i casi che oggi segnaliamo sono casi che hanno contratto infezioni prima che adottassimo le misure». Cioè prima che il governo, con l’ausilio degli scienziati, mettesse mano al pacchetto di chiusure. Stiamo parlando, però, di appena una settimana fa. «E l’effetto delle misure che abbiamo adottato non ce lo attendiamo prima di 8-10 giorni», ha concluso Brusaferro. Solo allora forse ci potrà essere un miglioramento della situazione.

Ma vediamo in dettaglio: sui 1.128 casi di positività accertati in totale in Italia, 615 finora riguardano la Lombardia, 217 l’Emilia-Romagna, 191 il Veneto. Così il governatore Luca Zaia è preoccupato: «Gli algoritmi ci danno un’impennata dei contagi. Fino ad ora abbiamo cercato di circoscriverli, ma è emblematico il caso di Treviso, con il contagio avvenuto all’interno di un ospedale». La Lombardia, invece, al nono giorno di epidemia, passa al contrattacco con ulteriori misure. Innanzitutto un ospedale dedicato esclusivamente al coronavirus come a Wuhan. E ancora: assunzione di medici e infermieri pensionati; reclutamenti e spostamenti da una struttura all’altra di personale sanitario specializzato; l’apertura di un centro per la quarantena dei pazienti guariti. La battaglia sarà ancora lunga, ma ci si prepara: «Immaginiamo non solo di avere dei reparti dedicati ai casi di coronavirus, ma valutiamo proprio di individuare alcuni presidi ospedalieri dove collocare i pazienti affetti da coronavirus», ha rivelato l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera. Non è ancora chiaro quale possa essere la struttura scelta, anche se il «Sacco» di Milano sembra il candidato più plausibile, magari con l’aggiunta di un altro nosocomio all’interno della zona rossa del Lodigiano. «Anche l’Oms — ha spiegato Gallera — consiglia per la specificità e per la garanzia degli operatori sanitari di avere un ospedale dedicato».

Ma non è finita: la necessità urgente di «preservare il personale specializzato», dal momento che oltre il 10 per cento dei contagi in Lombardia riguarda proprio personale sanitario ora in quarantena, porterà altre novità. In particolare si cercano infettivologi, pneumologi, internisti, specialisti di medicina d’urgenza. Così l’assessore Gallera ha parlato di una richiesta già fatta al governo di «avere la possibilità di assumere pensionati, sia medici che infermieri». Infine, da martedì 3 marzo, l’ex ospedale militare di Baggio inizierà ad accogliere i pazienti guariti dal virus che devono affrontare la fase della quarantena. Un allarme importante, però, arriva da Cremona: «Ci sono pazienti in condizioni gravi. La maggior parte sono anziani con altre patologie sottostanti, ma la regola non è il 100% — ha detto ieri Angelo Pan, direttore dell’Unità malattie Infettive —. Infatti c’è anche qualche giovane in terapia intensiva».

Nel Centro-Sud, invece, l’Iss ha accertato i primi due casi in Umbria, uno in Puglia, Calabria, e Abruzzo: l’uomo di Torricella (Taranto) proveniente da Codogno, un signore di Cetraro (Cosenza) rientrato in pullman dal Nord Italia, e la ricercatrice lombarda ricoverata in isolamento all’ospedale dell’Aquila. Allo Spallanzani di Roma, infine, è entrata la famiglia di Fiumicino, mentre è stato dimesso Niccolò, il 17enne di Grado bloccato per due volte in Cina a causa della febbre. Finito l’isolamento, ha abbracciato i genitori e ha detto: «La mia esperienza mi ha insegnato che con le dovute precauzioni si possono evitare i contagi».


L'ospedale di Wuhan

Pronto il primo ospedale speciale di Wuhan: costruito in 10 giorni, assisterà 10.000 pazienti (mille)
2 febbraio 2020

https://www.corriere.it/esteri/20_febbr ... 40d5.shtml

Sembrava un’impresa impossibile e invece il nuovo ospedale di Wuhan, messo in cantiere per fronteggiare l’emergenza del coronavirus, è stato completato. È quanto annunciano le autorità cinesi. La struttura è stata consegnata ai medici militari cinesi che stanno fronteggiando l’epidemia. La struttura, completata a tempi record, è la prima delle due che erano state ideate nella città da cui è stato individuato il primo focolaio e che conta 11 milioni di abitanti. L’ospedale, individuato con il nome di Huoshenshan, è attrezzato per assistere circa mille pazienti; il suo «gemello» , il Lieshenshan, sarà invece a disposizione a partire dal 6 febbraio.

Coronavirus, pronto l'ospedale speciale a Wuhan costruito in 10 giorni

Il presidente Xi Jinping, a capo della Commissione centrale militare, ha dato l’approvazione all’invio del personale medico militare composto da 1.400 unità. All’Huoshenshan, infatti, ci saranno 950 medici degli ospedali collegati alla People’s Liberation Army (PLA) Joint Logistic Support Force, e altri 450 provenienti dalle università militari tra esercito, marina e aeronautica, già presenti a Wuhan. Tra i medici inviati ci sono alcuni che hanno un’esperienza consolidata nelle malattie infettive, avendo partecipato alla campagna contro la Sars del 2003 - in particolare, all’ospedale Xiaotangshan costruito a Pechino e in fase di ammodernamento per ritornare in servizio contro il coronavirus -, e alle missioni anti-Ebola in Sierra Leone e Liberia. Sul posto, a Wuhan, ci sono anche 15 esperti di prevenzione e controllo delle epidemie.




Per Boeri l'ospedale di Wuhan fatto in 10 giorni è un "miracolo cinese"
AGI - Agenzia Giornalistica Italia
4 febbraio 2020

https://www.agi.it/estero/coronavirus_o ... 020-02-04/

Quello di Wuhan deve essere considerato "a tutti gli effetti un ospedale". Ed è "un miracolo. Un miracolo cinese". L'architetto Stefano Boeri non ha dubbi sulla definizione da dare alla struttura costruita in 10 giorni, nella provincia di Hubei, appositamente per ospitare e curare i malati del nuovo coronavirus, oltre che per fare ricerca e analisi. "Anche perché altrimenti non potrebbe svolgere le funzioni per cui è stato costruito", aggiunge. È stata la velocità con cui è stato realizzato, i lavori sono iniziati il 24 gennaio e la struttura è stata consegnata il 2 febbraio, ad aver sollevato qualche dubbio sulla sua natura.

"Sono tempi che richiedono una grandissima organizzazione in cantiere e che richiedono anche la capacità di saper coordinare simultaneamente operazioni edili, impiantistiche e logistiche molto diverse. Questa è stata la vera complessità" sottolinea Boeri. All'opera, in alcuni momenti, hanno lavorato insieme 7 mila persone divise su tre turni. "Ma non è una cosa che stupisce. La Cina ha la capacità unica la mondo, in alcuni momenti, di far tesoro di una disponibilità individuale a far parte di uno sforzo collettivo enorme".

Non è la prima volta che accade. Anche ai tempi della Sars, l'epidemia che si manifestò nel 2002, fu realizzato un ospedale simile a Pechino. "Più piccolo però" evidenzia Boeri. "In questo caso invece le componenti non arrivavano tutte da Wuhan e c'era una questione logistica molto più complicata". Non è facile, secondo l'architetto, fare un paragone con l'Italia. "Eppure noi viviamo in un Paese in cui, in situazioni d'emergenza, sono state fatte cose straordinarie. L'Italia da questo punto di vista credo non abbia nulla da invidiare alla Cina".

"L'ospedale di Wuhan", ricorda ancora Boeri, è "un'eccezione assoluta", anche per la sua vastità. "Stiamo parlando di un ospedale attrezzato di 25 mila metri quadri. Io una cosa così non l'ho mai sentita. È unica al mondo". E a domanda diretta, l'architetto risponde come non si possa stabilire facilmente in quanto tempo una struttura del genere sarebbe potuta essere realizzata nel nostro Paese. "Non è solo un discorso di costruzione ma di provenienza dei materiali del sistema ospedaliero, di dimensione delle aree disponibili, di logistica. Insomma, difficile dirlo".

Per poi aggiungere: "Il nostro non è neanche un Paese che ha quella disponibilità di costi di forza-lavoro". Ma non per questo l'Italia ha dimostrato meno capacità. "Mi pare che quando le cose sono state fatte con velocità e attenzione, penso al caso dell'Expo di Milano, si sia dimostrato di saper fare cose eccezionali".

"Certo", aggiunge, "non comparabili con questo caso". E sul ruolo della Cina l'architetto, creatore tra i tanti progetti del Bosco Verticale di Milano, non ha dubbi. "Io vedrei il lato positivo. È una dimostrazione di potere e di forza ed è molto bello che si parli della Cina per questo fatto oltre che per il virus".

Rimane, infine, ancora un dubbio relativo alle incognite e ai problemi che un'opera realizzata così in fretta può portare con sé. Dubbi che Boeri prova a sciogliere. "La pre-fabbricazione è ormai una tecnica utilizzata" e diffusa "in campo sanitario. Non vedo problemi di sorta". E riferendosi ancora all'ospedale di Wuhan aggiunge: "Penso che sia stato fatto rispettando non solo i tempi ma anche tutte le condizioni necessarie" affinché "ci siano garanzie di tipo igienico" e affinché siano rispettati "i giusti livelli di connessione tra la parte diagnostica e la parte clinica, che rappresentano uno degli aspetti fondamentali per gli ospedali oggi".
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Re: Il coronavirus non è una normale e semplice influenza

Messaggioda Berto » dom mar 01, 2020 9:48 am

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