In Italia la quarantena è stata ordinata solo da pochi giorni e con queste modalità MINISTERO DELLA SALUTEORDINANZA 21 febbraio 2020
Ulteriori misure profilattiche contro la diffusione della malattia infettiva COVID-19. (20A01220) (GU Serie Generale n.44 del 22-02-2020)
https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id ... 0A01220/sg Art. 1
1. È fatto obbligo alle Autorità sanitarie territorialmente competenti di applicare la misura della quarantena con sorveglianza attiva, per giorni quattordici, agli individui che abbiano avuto contatti stretti con casi confermati di malattia infettiva diffusiva COVID-19.
2. È fatto obbligo a tutti gli individui che, negli ultimi quattordici giorni, abbiano fatto ingresso in Italia dopo aver soggiornato nelle aree della Cina interessate dall'epidemia, come identificate dall'Organizzazione mondiale della sanità, di comunicare tale circostanza al Dipartimento di prevenzione dell'azienda sanitaria territorialmente competente.
Coronavirus, l'Oms dichiara l'emergenza sanitaria globaleGiovanna Pavesi - Gio, 30/01/2020
https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... sSoAd4mc6u c
A qualche settimana dalla diffusione dei primi casi, ora l'agenzia speciale Onu mette in guardia (soprattutto) i Paesi con un sistema sanitario più debole: "Necessario agire ora"
Il coronavirus è "emergenza sanitaria internazionale" e a farlo sapere, nelle ultime ore, nel corso di una conferenza stampa è stato il direttore dell'Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus.
La motivazione di questa denominazione sarebbe legata alle preoccupazioni correlate al continuo diffondersi della malattia che, finora, ha ucciso 171 persone e ne ha contagiate, soltanto in Cina, più di mille nella sola giornata di ieri.
I casi di contagio
In base alle ultime informazioni, l'infezione si sarebbe diffusa in 18 Paesi e, finora, i casi accertati sarebbero circa 8mila. Il ceppo è stato scoperto per la prima volta lo scorso dicembre nella città di Wuhan, isolata da diversi giorni per evitare che la malattia si diffonda. In Europa, al momento, i contagi si sarebbero registrati in Francia, Germania e in Finlandia. I casi di diffusione accertati sono 7.834, di cui 7.736 si trovano nel Paese asiatico da dove è partito il virus (e rappresentano circa il 99%). In questo momento, in Cina, 1.370 pazienti sarebbero ricoverati in gravi condizioni.
"Attenzione ai Paesi più deboli"
"Ora ci sono 98 casi di contagio da coronavirus in 18 Paesi fuori dalla Cina, tra cui otto casi di trasmissione da uomo a uomo in quattro stati: Germania, Giappone, Vietnam e Stati Uniti", ha spiegato il direttore dell'Oms, al termine della riunione del comitato di emergenza sull'epidemia partita dalla provincia cinese dell'Hubei. "Non sappiamo che tipo di danno questo virus potrebbe fare se si diffondesse in un Paese con un sistema sanitario più debole", ha chiarito Ghebreyesus. Che ha poi aggiunto: "Dobbiamo agire ora per aiutare i Paesi a prepararsi a questa possibilità". Intanto, l'Oms ha fatto sapere di aver riconosciuto gli sforzi che Pechino ha messo in atto per contrastare la malattia.
Perché alzare l'allerta
Le dichiarazioni dei veritici dell'agenzia speciale Onu arrivano dopo che il comitato di emergenza dell'organizzazione si è riunito nuovamente a Ginevra, nella giornata di oggi, per una nuova valutazione della situazione. La decisione di innalzare il livello di allarme è arrivata dopo la conferma dei primi casi di trasmissione di coronavirus tra persone all'esterno della Cina. Al momento, si tratterebbe di otto casi, tra Germania, Giappone, Vietname e Stati Uniti, anche se il numero di ammalati si alza, superando anche l'epidemia di Sars, che nel 2003 provocò la morte di decine di persone.
"Un evento straordinario"
L'Oms parla di "emergenza di salute pubblica di preoccupazione internazionale" quando ci si trova di fronte a un "evento straordinario" che costituisce "un rischio per la salute pubblica per altri stati attraverso la diffusione internazionale della malattia" e che "richieda potenzialmente una risposta internazionale coordinata". Percedenti emergenze di questo tipo sono state dichiarate per i virus Ebola, Zika e H1N1.
Coronavirus, i cinesi continuano ad arrivare a Fiumicino senza controlli medici: "Situazione fuori controllo"2 Febbraio 2020
https://www.liberoquotidiano.it/news/it ... -Nnzjynaog A Roma la situazione Coronavirus è tutt'altro che sotto controllo. A Fiumicino sono stati bloccati i voli diretti dalla Cina, ma i cinesi continuano a sbarcare in Italia senza problemi: basta, sottolinea il Tempo, aver viaggiato con un volo con scalo intermedio "e il gioco è fatto".
Il guaio è che l'aeroporto romano, come quello milanese di Malpensa, rischia di trasformarsi in un accampamento senza le necessarie misure di sicurezza igienico-sanitaria. Non il massimo, in un momento come questo. Al Terminal 5, ricorda il quotidiano diretto da Franco Bechis, è stato allestito un "dormitorio con 400 brandine per i cinesi rimasti bloccati", ma nel frattempo "continuano a sbarcare centinaia di cinesi ogni giorno". Il problema, prosegue il Tempo, "nasce nelle aerostazioni di sosta, dove nella maggior parte dei casi, i passeggeri provenienti dalla Cina vengono lasciati vagare per ore senza essere nemmeno sottoposti a controlli sanitari al momento dello sbarco. Qualche giorno fa è accaduto a due ragazzi italiani che, partiti dalla Cina, hanno transitato indisturbati a Bankgok. Anche una donna partita da Pechino e passata per Mosca ha dichiarato che né durante le ore trascorse nell'aeroporto della capitale russa né al "da Vinci" ha visto l'ombra di un medico o di un operatore sanitario".
Il blocco aereo, dunque, si riduce a quello che è: una misura di facciata, per placare le ansie dei cittadini-elettori. Perché i cinesi, anche dall'area di Wuhan, in realtà continuano ad arrivare senza controlli medici in Italia passando "da Doha, Abu Dhabi e Dubai, grazie a Qatar Airways, Etihad Airways e Emirates Airways".
Coronavirus, 4 regioni del Nord: «Isolamento per alunni che tornano da Cina».Lunedì 3 Febbraio 2020
https://www.ilmessaggero.it/mondo/coron ... 25804.html L'aereo con i 56 italiani tra cui sei bambini provenitenti da Wuhan è atterrato stamani a Pratica di Mare, alle porte di Roma. Si tratta del Boing KC767A del 14esimo stormo dell'Aeronautica Militare. La febbre ha impedito l'imbarco a un ragazzo di 17 anni che è quindi rimasto in Cina. Altri 23 sono rimasti a Wuhan volontariamente. Gli italiani, una volta sottoposti a un primo screening medico anti-Coronavirus, sono stati trasferiti alla città militare della Cecchignola dove trascorreranno quattordici giorni in quarantena. Intanto il premier Giuseppe Conte è staato all'ospedale Spallanzani di Roma per incontrare il direttore sanitario e i ricercatori che hanno isolato il coronavirus, secondo quanto si apprende.
Quattro regioni scrivono al ministro. I governatori di Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige hanno scritto una lettera comune al Ministero della Sanità chiedendo che il periodo di isolamento previsto per chi rientra dalla Cina sia applicato anche ai bambini che frequentano le scuole. «Non c'è nessuna volontà di contrapposizioni politiche, nè tantomeno di ghettizzare: vogliamo solo dare una risposta all'ansia dei tanti genitori visto che la circolare non prevede misure in tal senso», dice il Presidente del Veneto, Luca Zaia.
Iss: nessun rischio. Le misure adottate rispetto al rischio legato al coronavirus «tutelano la salute dei bambini e della popolazione». Lo afferma l'Istituto superiore di sanità (Iss). Oggi i governatori di Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige che hanno chiesto al ministro della Salute che il periodo di isolamento previsto per chi rientra dalla Cina sia applicato anche ai bambini che frequentano le scuole. Al momento, rileva l'Iss, «l'Italia è tra i paesi che hanno adottato le misure più ampie ed articolate».
Si sta inoltre procedendo al rafforzamento degli organici del personale medico nei porti e negli aeroporti italiani e sono allo studio misure finalizzate al controllo anche sui voli di transito indiretti dalla Cina. Sono alcune delle azioni, secondo quanto si apprende, sulle quali sta lavorando il ministero della Salute, la cui task-force per l'emergenza coronavirus si è riunita anche questa mattina.
Grazie alle donne e agli uomini delle #ForzeArmate che come sempre si fanno trovare pronti. Atterrato a Pratica di Mare l'aereo militare che ha riportato a casa i nostri connazionali da #Wuhan. Ora riceveranno ogni assistenza nelle strutture allestite dalla Difesa per l'emergenza pic.twitter.com/RZ9akMAhJJ
Spallanzani, test megativo sull'irlandese. Un nuovo paziente è arrivato nella tarda serata di ieri all'ospedale Spallanzani di Roma «in condizioni compromesse e attualmente si trova in rianimazione». I test effettuati hanno escluso il coronavirus. Al paziente è stato somministrato il test del Coronavirus in via del tutto precauzionale. Si tratta di un cittadino irlandese, anziano, che si trovava in crociera nel Mediterraneo.
In tutto sono ora 39 i pazienti sotto osservazione nell'ospedale romano, compresi i due cinesi che hanno contratto il virus. Venti fanno parte della comitiva della coppia. Le loro condizioni di salute sono buone e resteranno in quarantena fino al termine del periodo previsto dalle procedure. Sono invece già stati dimessi 20 pazienti dopo il risultato negativo dei test. Tra questi ci sono l'uomo di nazionalità rumena e la donna di nazionalità cinese residente a Frosinone.
Salgono ancora i contagi, cresce il numero dei morti ma, a un ritmo superiore, aumenta anche il numero di chi è guarito dall'infezione da coronavirus. Il totale delle persone ricoverate e dimesse in tutto il mondo dopo essere state colpite dal virus nato in Cina è salito a 530, più di cento in più nel giro di 24 ore, mentre i morti nello stesso arco di tempo sono aumentati di poco più di cinquanta unità. Un ritmo di crescita più che doppio che offre un segnale di ottimismo rispetto alla possibile evoluzione della malattia. È quanto si rileva dai dati della mappa online sviluppata dal Center for Systems Science and Engineering della statunitense Johns Hopkins University. Allo stesso tempo, tuttavia, la curva di crescita dei contagi tracciata dal sito si presenta leggermente più ripida negli ultimi giorni, sintomo di un'ulteriore accelerazione del contagio. La mappa della diffusione della malattia, che segna in rosso le zone colpite, disegna un enorme cerchio scarlatto sulla Cina, dove naturalmente si registra il maggior numero di malati: 17.306 su un totale globale arrivato a quota 17.489. Nel resto del mondo, una serie di pallini di dimensioni diverse, ma tutti molto più piccoli, marchiano un totale di 27 Paesi coinvolti (il conteggio di Hong Kong è considerato a parte rispetto alla terraferma cinese). Fuori dalla Cina, il più colpito resta il Giappone, con 20 casi confermati e nessun nuovo contagio nell'ultima giornata. Seguono la Thailandia, Singapore, Hong Kong, Corea del Sud, Australia e Stati Uniti. Il primo Paese europeo nella classifica è la Germania, con 10 casi, seguita dalla Francia (6) e dall'Italia, con i suoi due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani. Come fonti per l'elaborazione, il sito cita i dati dell'Oms, dell'americano Centers for Disease Control and Prevention, dello European Centre for Disease Prevention and Control, e delle cinesi Nhc e Dhc.
Anche di fronte all'emergenza coronavirus la sinistra preferisce buttarla sul razzismo Atlantico Quotidiano
Federico Punzi
10 Feb 2020
http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... XsUP8pO1ns Mentre aumentano i dubbi sull’attendibilità dei numeri ufficiali del contagio diffusi da Pechino, la domanda ora diventa: ci possiamo fidare dell’Oms?
Ridotta all’osso, la questione si può riassumere così: siccome la richiesta di isolare studenti di ritorno dalla Cina era arrivata dai governatori leghisti delle regioni del nord, governo e stampa allineata l’hanno buttata sul razzismo, salvo poi dover correre (parzialmente e tardivamente, come vedremo) ai ripari.
Mentre qui ci stiamo ancora chiedendo se sia discriminatorio o se viola il diritto allo studio lasciare a casa per 14 giorni bambini e ragazzi di ritorno dalle zone a rischio, nei giorni scorsi una ottantina di studenti italiani sono rientrati da diverse località della Cina facendo due scali (Hong Kong e Londra) per aggirare il blocco dei voli. E dopo diversi giorni, solo ieri i giornali si sono accorti del caso di una famiglia taiwanese (padre, madre e i due figli) risultata positiva al coronavirus una volta rientrata a Taiwan, dopo aver girato per una decina di giorni in Italia, in Toscana e a Roma…
Prima la sottovalutazione, poi l’allarmismo, con il blocco dei voli Italia-Cina e l’emergenza nazionale. Questo l’atteggiamento schizofrenico del governo italiano, ma anche dei media mainstream, alle prese con l’emergenza globale coronavirus. Poi, ancora, giorni e giorni in cui tutti – politici, giornali e talk show – sembravano preoccuparsi più di insignificanti (e a volte fake) episodi di discriminazione nei confronti della comunità cinese che della pericolosità del virus e della inaffidabilità dei numeri ufficiali provenienti da Pechino e dall’Oms – di cui si parla ormai apertamente anche sui più autorevoli organi di stampa internazionali sulla base di reportage e testimonianze dirette. Giorni culminati addirittura con una visita del presidente della Repubblica Mattarella in una scuola di Roma frequentata da molti bambini cinesi. Per dimostrare cosa? Quanto fosse ingiustificata e discriminatoria la richiesta dei governatori di alcune regioni (guarda caso della Lega) di tenere a casa per 14 giorni bambini e ragazzi di “qualsiasi nazionalità” di ritorno dalle zone della Cina colpite dall’epidemia.
Fino a sabato, quando il Ministero della salute dirama una circolare che pur ribadendo il “diritto inalienabile di bambini e ragazzi, di qualsiasi nazionalità, di frequentare liberamente e regolarmente la scuola in assenza di evidenti e conclamate controindicazioni di carattere sanitario”, dispone tuttavia che, “in uno spirito di massima precauzione, il Dipartimento di prevenzione della Asl di riferimento favorisce una permanenza volontaria fiduciaria a casa sino al completamento del periodo di 14 giorni dalla partenza dalla Cina”. Insomma, bambini e ragazzi di ritorno dalla Cina assenti giustificati (e monitorati) fino a 14 giorni.
I governatori cantano vittoria – comprensibilmente, perché la circolare dimostra che la loro richiesta era più che fondata – ma a ben vedere la disposizione è tardiva (di almeno una decina di giorni), ipocrita (perché scarica su famiglie e scuole la decisione di “attivare” l’Asl di riferimento) e insufficiente (perché rischia di determinare comportamenti non omogenei a livello nazionale, diversi addirittura da scuola a scuola).
Si tratta comunque di un’implicita ammissione che la misura, tacciata di discriminazione quando a proporla erano stati i governatori di alcune regioni, è invece opportuna e, quindi, tardiva.
E arriva, guarda caso, poche ore dopo un contagio molto preoccupante. In Alta Savoia sono risultati positivi al coronavirus 5 cittadini britannici, tra cui un bambino di 9 anni, che per quattro giorni hanno condiviso con un altro britannico di ritorno da Singapore uno chalet nella località sciistica di Contamines-Montjoie. Le autorità francesi hanno subito disposto la chiusura per accertamenti delle due scuole frequentate dal bambino.
Allarmante la tempistica. L’uomo è tornato nel Regno Unito il 28 gennaio e il virus gli è stato diagnosticato giovedì 30. A Contamines-Montjoie era arrivato il 24 gennaio, dopo essere rimasto a Singapore per soli tre giorni, dal 20 al 23, quando i casi confermati di coronavirus nella ex colonia britannica erano appena 3! Dunque, o è stato incredibilmente sfortunato, oppure il numero dei contagiati era già allora enormemente superiore. E i casi come questo, che autorizzano a dubitare fortemente dell’attendibilità dei numeri ufficiali, sono all’ordine del giorno. Basti pensare che su 56 italiani evacuati da Wuhan la scorsa settimana uno era positivo, così come uno dei 9 cittadini belgi rientrati. Anche qui: coincidenza terribilmente sfortunata, o forse a Wuhan il rapporto un contagiato ogni 60 abitanti è più realistico? Coinciderebbe, infatti, con le stime degli studi pubblicati nei giorni scorsi su The Lancet di cui abbiamo parlato la scorsa settimana su Atlantico.
Sorprende, ma non più di tanto, che molti di coloro che si battevano per escludere dalle scuole i bambini non vaccinati, per giorni si siano opposti, sulla base di una inesistente discriminazione, a tenere per 14 giorni a casa bambini e ragazzi di ritorno dalla Cina. È rimasto invece coerente con se stesso, gli va dato atto, l’idolo dei “competenti” e icona della battaglia pro-vax, il virologo Roberto Burioni, che ritiene che al momento l’unico modo efficace per difenderci dal coronavirus sia l’isolamento per 14 giorni di chiunque arrivi dalla Cina – adulti e bambini, italiani, europei o cinesi. Come spiega su Medical Facts, controllare i passeggeri negli aeroporti è importantissimo, ma non sufficiente. Come dimostrano molti casi, come quelli del britannico in Alta Savoia o della famiglia taiwanese, il periodo d’incubazione è tale da permettere a un viaggiatore di partire e arrivare sano e di ammalarsi a destinazione, diffondendo il contagio nei suoi spostamenti.
Ma Burioni è anche l’unico scienziato in Italia a mettere esplicitamente in dubbio l’attendibilità dei numeri ufficiali sul contagio diffusi da Pechino. Il professor Neil Ferguson, direttore del Jameel Institute for Disease and Emergency Analytics dell’Imperial College di Londra ha avvertito in una recente intervista che i casi di infezione riportati in Cina potrebbero essere solo il 10 per cento del totale, che ogni giorno potrebbero essere contagiate 50 mila nuove persone e che l’epidemia potrebbe raddoppiare ogni 5 giorni. Insomma, la situazione in alcune province cinesi potrebbe essere decisamente fuori controllo.
Emblematica del grave ritardo del governo di Pechino nel dare l’allarme ai suoi cittadini è la storia di un architetto cinese contagiato, e guarito, riportata ieri sul Wall Street Journal. Solo poche ore di permanenza a Wuhan sono bastate al trentenne Shen Wufu per contrarre il coronavirus il 18 gennaio, due giorni prima che fosse confermata dalle autorità la possibilità di contagio da uomo a uomo e decretata l’emergenza nazionale con le conseguenti misure di precauzione. Nei giorni successivi ha viaggiato in altre città causando la quarantena di 40 persone con le quali era stato in contatto. Come lui, nelle settimane e nei giorni precedenti il 20 gennaio, è ragionevole supporre che abbiano viaggiato in lungo e largo per tutto il Paese e senza precauzioni milioni di persone.
Se come abbiamo già osservato nell’articolo di lunedì scorso possono essere molteplici i fattori che rendono non credibili i numeri del contagio diffusi dalle autorità cinesi, dovrebbe essere responsabilità dell’Oms fare piena luce su quanto sta realmente accadendo in Cina, fornire stime realistiche alle autorità sanitarie degli stati membri, anche impiegando propri uomini sul campo. Al contrario la sensazione, a partire dagli encomi ingiustificati rivolti a Pechino, è che almeno nei suoi vertici l’Oms sia collusa, che stia gestendo “politicamente” l’emergenza per non irritare l’influente Cina, a danno della propria credibilità e indipendenza. Ora ha addirittura avviato una campagna contro le immancabili fake news e teorie cospirazioniste, ma se ad essere fake fossero i numeri ufficiali del contagio? Possiamo ancora fidarci dell’Oms?