Cina, coronavirus e quarantena

Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 9:29 pm

Cina, coronavirus e quarantena

viewtopic.php?f=162&t=2898
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 9:30 pm

Tutti i paesi del Mondo quando necessario usano sensatamente e responsabilmente la collaudata quarantena, solo l'Italia o meglio il suo demenziale, irresponsabile e criminale governo demosinistro ha tralasciato di adottare questa modalità fin dalle prime avvisaglie dell'epidemia in Cina con tutte le conseguenze che oggi stiamo sperimentando amaramente sulla nostra pelle.
L'Italia ha dimostrato al Mondo di essere più inaffidabile della Cina.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid ... =3&theater
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 9:30 pm

Coronavirus, l'Oms dichiara l'emergenza sanitaria globale
Giovanna Pavesi - Gio, 30/01/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... sSoAd4mc6u c

A qualche settimana dalla diffusione dei primi casi, ora l'agenzia speciale Onu mette in guardia (soprattutto) i Paesi con un sistema sanitario più debole: "Necessario agire ora"

Il coronavirus è "emergenza sanitaria internazionale" e a farlo sapere, nelle ultime ore, nel corso di una conferenza stampa è stato il direttore dell'Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

La motivazione di questa denominazione sarebbe legata alle preoccupazioni correlate al continuo diffondersi della malattia che, finora, ha ucciso 171 persone e ne ha contagiate, soltanto in Cina, più di mille nella sola giornata di ieri.

I casi di contagio

In base alle ultime informazioni, l'infezione si sarebbe diffusa in 18 Paesi e, finora, i casi accertati sarebbero circa 8mila. Il ceppo è stato scoperto per la prima volta lo scorso dicembre nella città di Wuhan, isolata da diversi giorni per evitare che la malattia si diffonda. In Europa, al momento, i contagi si sarebbero registrati in Francia, Germania e in Finlandia. I casi di diffusione accertati sono 7.834, di cui 7.736 si trovano nel Paese asiatico da dove è partito il virus (e rappresentano circa il 99%). In questo momento, in Cina, 1.370 pazienti sarebbero ricoverati in gravi condizioni.

"Attenzione ai Paesi più deboli"

"Ora ci sono 98 casi di contagio da coronavirus in 18 Paesi fuori dalla Cina, tra cui otto casi di trasmissione da uomo a uomo in quattro stati: Germania, Giappone, Vietnam e Stati Uniti", ha spiegato il direttore dell'Oms, al termine della riunione del comitato di emergenza sull'epidemia partita dalla provincia cinese dell'Hubei. "Non sappiamo che tipo di danno questo virus potrebbe fare se si diffondesse in un Paese con un sistema sanitario più debole", ha chiarito Ghebreyesus. Che ha poi aggiunto: "Dobbiamo agire ora per aiutare i Paesi a prepararsi a questa possibilità". Intanto, l'Oms ha fatto sapere di aver riconosciuto gli sforzi che Pechino ha messo in atto per contrastare la malattia.

Perché alzare l'allerta

Le dichiarazioni dei veritici dell'agenzia speciale Onu arrivano dopo che il comitato di emergenza dell'organizzazione si è riunito nuovamente a Ginevra, nella giornata di oggi, per una nuova valutazione della situazione. La decisione di innalzare il livello di allarme è arrivata dopo la conferma dei primi casi di trasmissione di coronavirus tra persone all'esterno della Cina. Al momento, si tratterebbe di otto casi, tra Germania, Giappone, Vietname e Stati Uniti, anche se il numero di ammalati si alza, superando anche l'epidemia di Sars, che nel 2003 provocò la morte di decine di persone.
"Un evento straordinario"

L'Oms parla di "emergenza di salute pubblica di preoccupazione internazionale" quando ci si trova di fronte a un "evento straordinario" che costituisce "un rischio per la salute pubblica per altri stati attraverso la diffusione internazionale della malattia" e che "richieda potenzialmente una risposta internazionale coordinata". Percedenti emergenze di questo tipo sono state dichiarate per i virus Ebola, Zika e H1N1.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 9:31 pm

Il coronavirus viene da lontano: non solo il Conte 2, da Pechino all'Oms una lunga catena di omissioni e ritardi
Atlantico Quotidiano
27 febbraio 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... POBmI-uV8k

La pandemia in arrivo ci impone una riflessione anche sulla globalizzazione, sulle organizzazioni internazionali e sulla pericolosa utopia di una governance globale

Errori banali eppure cruciali, come abbiamo già osservato, che ci costeranno molto cari, quelli commessi fino ad oggi dal nostro governo, praticamente nei primi minuti di gioco dell’emergenza coronavirus. L’ostinato rifiuto ad adottare la misura più efficace per contenere la diffusione del virus nel nostro Paese, l’isolamento di chiunque rientrasse da qualunque zona della Cina, nonostante fosse stata proposta già alla fine di gennaio non solo dai partiti di opposizione e da alcune istituzioni, ma anche da scienziati. Misura necessaria proprio perché, com’è noto, nella maggior parte dei casi il coronavirus si manifesta con sintomi lievi, che non impediscono alla persona infetta di continuare la sua vita sociale diffondendo il contagio. Poi una gestione schizofrenica della comunicazione, passata da un giorno all’altro dalla sottovalutazione all’allarmismo, come sulle montagne russe. L’unico elemento costante, purtroppo, e proprio nel periodo più delicato, è stata l’ideologia politically correct: la preoccupazione principale era di non alimentare psicosi e discriminazioni, buttarla sul razzismo nella dialettica con le opposizioni, piuttosto che la pericolosità del virus e l’inaffidabilità dei numeri ufficiali provenienti da Pechino e dall’Oms.

Infine, la sconsiderata accusa (poi ritrattata, perché senza fondamento) lanciata in tv dal premier agli ospedali del lodigiano di non aver seguito i protocolli e aver così “contribuito alla diffusione” del virus. Uno scaricabarile irresponsabile, un vero e proprio sciacallaggio, su cui i magistrati della Procura di Lodi – non bastava Conte come primadonna! – hanno pensato bene di aggiungere il carico da undici aprendo un fascicolo di indagine (senza ipotesi di reato né indagati) e mandando i Nas a sequestrare cartelle. Ora, immaginate quel personale sanitario e non, sotto una pressione enorme da giorni, a star dietro pure ai Nas… Un generale che fa sparare ai suoi uomini in prima linea…

Detto questo, non bisogna però dimenticare che la diffusione del coronavirus si deve ad una catena di omissioni, silenzi e ritardi che viene da lontano, da molto lontano. Soprattutto se venisse dimostrato che, come qualcuno ipotizza (la virologa Ilaria Capua), il virus è arrivato in Italia (e in Europa) molto prima di quanto pensiamo, forse prima che il presidente cinese Xi Jinping e l’Oms dichiarassero l’emergenza. Se infatti il virus si è diffuso in Cina a partire dai primi di dicembre, grazie alla velocità dei mezzi di trasporto e al numero di spostamenti non è così assurdo ipotizzare che sia sbarcato già durante la prima metà di gennaio. Ieri, in sole 24 ore, 9 nuovi casi positivi in Germania (tra questi un medico), dopo due settimane in cui il conteggio era rimasto fermo a 16. E solo uno sembra abbia a che fare con il nostro focolaio nel lodigiano. Il ministro della salute tedesco Spahn ha dichiarato che “siamo all’inizio dell’epidemia” di coronavirus in Germania (“molti contatti” e “catene delle infezioni non più ricostruibili”). Se, come sembra, si tratta dei primi focolai tedeschi, insinuazioni e dietrologie stanno a zero, tra noi e gli altri Paesi europei potrebbe essere solo questione di (poco) tempo.

Qui su Atlantico siamo stati tra i pochi e tra i primi a sottolineare l’inaffidabilità dei dati ufficiali di Pechino sull’epidemia in atto in Cina, riportando articoli della stampa internazionale e autorevoli studi scientifici. Inaffidabilità che con il passare dei giorni emergeva sempre più chiaramente, ma proprio su quei dati le autorità nazionali di quasi tutti i Paesi hanno basato l’elaborazione di scenari, misure di prevenzione e contrasto, mentre in Italia trascorrevamo settimane preziose a farci fotografare con involtini primavera in bocca, o abbracciati a un amico cinese, e a discutere se fosse discriminatorio non far tornare a scuola per 14 giorni i bambini di qualunque nazionalità di ritorno dalla Cina, non di quanto fosse pericoloso il virus. Una decina di giorni fa la Cnn calcolava che circa 780 milioni di cinesi, metà della popolazione, sono sottoposti a una qualche forma di restrizione di movimento, con l’impatto economico che possiamo immaginare. Un regime come quello cinese non adotta misure così devastanti per la propria economia per un virus un po’ più aggressivo di una normale influenza.

Pensate solo che nella totale indifferenza dei media – non mi risulta sia stato riportato da agenzie di stampa o giornali – durante la conferenza stampa di aggiornamento quotidiano sull’emergenza del 25 febbraio, ore 18 (andate a risentirvela), al fianco del capo della Protezione civile Borrelli, il direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità Giovanni Rezza ha parlato così, en passant, come se fosse ormai un dato acquisito, di “almeno un milione di persone infette a Wuhan”, quando il dato ufficiale in tutta la Cina non superava gli 80 mila. Per citare solo l’ultimo degli articoli della stampa internazionale, secondo The Epoch Times documenti governativi trapelati rivelerebbero che dal 9 al 23 febbraio le autorità sanitarie della provincia cinese dello Shandong avrebbero riportato nei loro annunci pubblici un numero inferiore di contagi rispetto a quello calcolato dal CDC locale, superiore da 1,36 a 52 volte quello ufficiale. Per esempio, il 25 febbraio sono stati dichiarati 755 contagi, mentre il 23 risultavano già 1.992 positivi.

E resta ancora incerta l’origine del virus. Al mercato del pesce di Wuhan non crede più quasi nessuno, nemmeno Pechino insiste. Un nuovo studio di ricercatori cinesi, citato dal Global Times, un organo del regime, indica che “la trasmissione da uomo a uomo del nuovo coronavirus potrebbe aver avuto inizio alla fine di novembre da un posto diverso dal mercato del pesce di Wuhan”. “Se gli allarmi avessero ricevuto una più ampia attenzione pubblica – osservano i ricercatori – il numero di casi a livello nazionale e globale nella seconda metà di gennaio sarebbe stato più basso”. Un altro studio, citato dal Caixin Global, ha registrato una concentrazione anomala di morti (19) in un ospizio di Wuhan vicino al mercato del pesce prima dello scoppio dell’epidemia. Ancora non si può del tutto escludere, poi, che il nuovo virus sia sfuggito per errore da un laboratorio di massima sicurezza situato proprio a Wuhan, vicino a quel mercato, ma questa è un’altra storia.

Tornando alle responsabilità dei ritardi nel lanciare l’allarme, nel tentativo di scagionare se stesso e il partito centrale, scaricando ogni colpa sui funzionari locali di Wuhan, “poche mele marce”, il presidente Xi Jinping ha fatto filtrare sugli organi ufficiali un suo discorso del 3 febbraio ai dirigenti del partito, ai quali ha riferito di aver dato il 7 gennaio “ordini verbali e istruzioni sulla prevenzione e il contenimento del nuovo coronavirus“. Questo forse aggrava la posizione dei funzionari di Wuhan, ma dimostra anche che Pechino sapeva del coronavirus e della sua gravità già il 7 gennaio, ma solo dopo 13 giorni, il 20 gennaio, il presidente Xi si sarebbe deciso a parlare alla nazione e al mondo dichiarando l’emergenza. Oltre un mese e mezzo dopo la comparsa della prima “polmonite misteriosa”; 20 giorni dopo l’allarme lanciato via chat dal giovane medico di Wuhan, Li Wenliang, arrestato, poi morto e riabilitato; 10 giorni dopo la condivisione del profilo genetico del nuovo virus con l’Oms. Per almeno 13 giorni, quindi, fino al 20 gennaio appunto, viene negato il contagio da uomo a uomo, non scatta alcuna misura di prevenzione straordinaria, i medici visitano ancora senza protezione, i casi dichiarati sono fermi ad alcune decine, i cittadini di Wuhan e del resto della Cina vengono tenuti all’oscuro, non compare una sola parola sull’epidemia in corso sugli organi di stampa ufficiali del Partito comunista.

Ancora questa settimana, martedì scorso, il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha accusato i governi di Cina e Iran di censurare l’informazione riguardante l’epidemia nei loro Paesi, facendo correre al resto del mondo un rischio ancora più grande: “La censura può avere conseguenze mortali”. Sempre martedì, il segretario alla salute Alex Azar riferendo al Congresso ha detto esplicitamente che “il mondo non sta ottenendo dati affidabili dalla Cina su questioni come il tasso di mortalità”.

L’inaffidabilità dei dati di Pechino, e i suoi gravi ritardi nel dichiarare e affrontare l’emergenza nelle cruciali settimane iniziali, portano inevitabilmente a mettere in discussione l’operato dell’Oms, oggetto di numerose e puntuali critiche che abbiamo già riportato su Atlantico. L’Oms è stata “troppo deferente nei riguardi della Cina nella sua gestione del nuovo virus”, ha titolato giorni fa il Wall Street Journal. Le sue decisioni si sono rivelate tardive e politicamente condizionate. Nel non dichiarare prima del 30 gennaio l’emergenza sanitaria globale, scrive il WSJ, “l’Oms ha dato troppo peso alle preoccupazioni di Pechino che la decisione avrebbe danneggiato la sua economia e l’immagine della sua leadership”. Una decisione in questo senso poteva essere assunta già nella riunione del 22 e 23 gennaio, subito dopo l’intervento pubblico di Xi Jinping del 20 gennaio. Si sarebbe anticipata di una settimana la risposta di quasi tutte le autorità nazionali. Se a questa settimana sommiamo i 13 giorni, nella migliore delle ipotesi, persi da Pechino, arriviamo ad un ritardo della risposta globale a prevenire e contrastare il nuovo coronavirus di almeno 20 giorni.

Come si fa, alla luce di tutto questo – il virus che circola, il nostro governo nel caos, gli scienziati che bisticciano, i dati cinesi inattendibili, le organizzazioni internazionali colluse con Pechino o assenti – a colpevolizzare la “common people”, che – ci pare non così irrazionalmente – mostra un po’ di sana paura?

A questo punto, una riflessione dovrà essere aperta anche sulla globalizzazione, sulle organizzazioni internazionali e sulla pericolosa utopia di una governance globale. Non si tratta di mettere in discussione lo scambio delle merci, la circolazione di beni, capitali e persone, di alzare muri e steccati ai confini. Piuttosto, di correggere un processo che da una parte, in Occidente, è stato dirottato da un’ideologia multiculturalista e universalista completamente distaccata dalla realtà, del tutto ignara del ruolo insostituibile degli stati nazionali (“Imagine there’s no countries”), dall’altra, da potenze come la Cina, sfruttato per perseguire una vera e propria politica di potenza il cui fine, oltre che sfidare la leadership Usa e occidentale, è quello di rimodellare l’ordine liberale sul proprio modello illiberale. Abbiamo concesso troppo spazio e troppa interdipendenza a Pechino: la sua inclusione nel Wto non l’ha portata a mantenere l’impegno di completare la liberalizzazione economica, né ha innescato un processo di apertura democratica come molti speravano. Altro che Trump… oggi è la Cina il problema della globalizzazione: la concorrenza sleale in campo commerciale, la sfida tecnologica e cibernetica, il sistema totalitario, l’aggressività militare, i virus pandemici, sono tutti volti dello stesso problema.

E le organizzazioni internazionali, quando assenti e silenti, o quando colluse, mentre dovrebbero essere “tecniche” (o così pretenderebbero di essere), hanno finito per fare il gioco di Pechino e di altre potenze autoritarie e revisioniste, rivelando quanto sia fallace, una pericolosa illusione, l’idea di una governance globale.

Nel suo intervento del dicembre 2018 al German Marshall Fund, il segretario di Stato americano Pompeo ha ricordato che l’ordine internazionale edificato dopo la Seconda Guerra Mondiale si fonda sul ruolo degli stati nazionali e che è necessario ristabilire tale ruolo, oggi messo in discussione, se vogliamo che l’edificio resti in piedi e continui a svolgere i compiti per i quali era stato concepito. Il ruolo degli stati nazionali non è affatto in contraddizione con l’ordine liberale, cosa che invece oggi si tende a dare quasi per scontata. Al contrario, le “nazioni sovrane” sono gli insostituibili mattoni di questo edificio, perché è in esse che i popoli, riconosciuto il diritto all’autodeterminazione, si riconoscono, mentre l’umanità è un concetto troppo ampio e diverso per dar vita a una identità universale condivisa.

Il problema è che le organizzazioni internazionali hanno cominciato a prendere vita propria, allontanandosi dagli interessi delle nazioni da cui traggono la loro legittimazione e finendo per rendersi strumenti, consapevoli o meno, di regimi autoritari avversari dell’Occidente, che hanno finalità e principi opposti a quelli per i quali erano state concepite. Al contrario dei popoli di questi regimi, che non hanno mai sperimentato cosa sia il controllo democratico, o non ne hanno il ricordo, i cittadini delle democrazie liberali, sia in Europa che negli Stati Uniti, avvertono questo allontanamento, la mancanza di accountability di queste istituzioni, mentre nei confronti dei loro governi nazionali, per quanto impopolari, gli elettori conservano l’arma del voto.

Lo sviluppo economico, ha osservato Pompeo nel suo discorso, non ha portato Pechino ad “abbracciare la democrazia”, né alla “stabilità regionale”, ma “ha portato più repressione politica e provocazioni regionali”. “Abbiamo accolto la Cina nell’ordine liberale, ma mai vigilato sul suo comportamento”. E così “ha puntualmente sfruttato le scappatoie nelle regole del Wto, imposto restrizioni al mercato, forzato trasferimenti di tecnologia, rubato proprietà intellettuale. E sa che l’opinione pubblica mondiale non ha il potere di fermare le sue orwelliane violazioni dei diritti umani”. E oggi, possiamo aggiungere, ha messo la salute e l’economia mondiale a rischio con la diffusione del coronavirus.

Dunque, occorre chiedersi se l’attuale ordine internazionale e le sue organizzazioni siano al servizio dei cittadini, siano in grado di tutelare la nostra sicurezza, la nostra salute e prosperità e, in caso contrario (sembra essere purtroppo il caso di questa pandemia), come possiamo aggiustarlo. C’è il rischio concreto infatti che l’inerzia di oggi sia più funzionale alle potenze autoritarie – Cina e Russia in testa – che ne hanno approfittato per avanzare i loro interessi, elevare il loro status e promuovere il loro modello illiberale.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 9:32 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 9:33 pm

Coronavirus, 60 milioni di cinesi in quarantena: «Xi Jinping sapeva tutto dal 7 gennaio»
17 febbraio 2020

https://www.ilmattino.it/primopiano/est ... 55957.html

Già il 7 gennaio scorso Xi Jinping aveva dato ordine alle autorità della provincia dello Hubei (dove è concentrata la maggior parte dei casi di coronavirus) di fare il massimo sforzo per contenere l'epidemia. La leadership cinese era dunque al corrente della diffusione del morbo almeno due settimane prima dell'annuncio ufficiale della sua trasmissione tra esseri umani. È stato Qiushi (giornale ufficiale del Partito comunista) a rivelarlo, pubblicando un discorso pronunciato negli ultimi giorni da Xi durante una riunione del Comitato permanente dell'Ufficio politico, l'organismo di sette membri che, di fatto, governa la Cina.

«Durante una riunione del Comitato permanente dell'Ufficio politico del 7 gennaio - scrive Xi - ho ordinato di lavorare per contenere il contagio. E il 20 gennaio ho dato istruzioni speciali sul lavoro da svolgere per prevenire e controllare la diffusione, e ho chiarito che avremmo dovuto prestare grande attenzione». Nel suo intervento il segretario generale accusa le autorità locali di non aver attuato le direttive di Pechino (e, infatti, negli ultimi giorni sono stati rimossi il segretario del Partito di Wuhan e dello Hubei).

Il discorso di Xi nell'ambito di una riunione riservata, della quale solitamente non vengono pubblicati che brevi riassunti ufficiali ha ricevuto grande pubblicità sui media di stato. La leadership cinese deve - in patria e nei confronti del mondo - mostrarsi all'altezza della sfida posta dal «Covid-19». Per questo nelle ultime ore anche gli ambasciatori cinesi negli Usa all'Onu e presso l'Organizzazione mondiale della sanità sono intervenuti per difendere l'operato della leadership di Pechino.

Xi ha assicurato che l'obiettivo di creare una «società moderatamente prospera» entro il 2021 resta alla portata del Paese. Ma per il Partito comunista cinese la dimensione assunta dall'epidemia ha trasformato il coronavirus da «semplice» emergenza sanitaria in un vero e proprio stress test per la sua capacità di «mantenimento della stabilità sociale» (wéiwn) e, in ultima analisi, di controllo del potere nella Nuova era proclamata da Xi Jinping al XIX Congresso.

Xi ha aggiunto che «dobbiamo assicurare il controllo della società e della sicurezza assicurando il rispetto della legge, mobilitando le forze dell'ordine. Dobbiamo informare il popolo di ciò che il Partito e il governo stanno facendo e quali saranno i nostri prossimi passi per tranquillizzare l'opinione pubblica».

La situazione a Wuhan e nello Hubei la metropoli di 11 milioni di abitanti capoluogo della provincia del centro del Paese dove è concentrata la stragrande maggioranza dei morti e dei contagiati resta difficilissima. Da ieri giorno in cui il numero dei morti complessivamente ha raggiunto quota 1.700 - a tutti i residenti della provincia (58 milioni di abitanti, incluse 200 mila comunità rurali nelle quali vivono 24 milioni di persone) è stato imposto l'obbligo di non uscire di casa fino a nuovo ordine.

L'incremento del numero di contagiati ha rallentato per il terzo giorno consecutivo, ma un segnale incoraggiante non ferma le misure draconiane: lo Hubei è interamente sigillato. Nella provincia sono concentrati l'80% dei contagiati e il 96% dei decessi. Tutte le comunità rurali sono state isolate, lasciando per l'accesso soltanto un'entrata presidiata da guardiani. Simili restrizioni sono state applicate nelle città ai compound residenziali. Chi vorrà uscire dovrà indossare la mascherina (che continuano a scarseggiare) mostrare un apposito permesso, e mantenersi sempre almeno a 1,5 metri di distanza da altre persone. Sono state sospese tutte le attività di intrattenimento e di gruppo. Potranno circolare solo veicoli della polizia, ambulanze e mezzi autorizzati.

Il Partito combatte la sua battaglia contro il virus non solo all'interno, ma anche nei confronti della comunità internazionale. Nel resoconto di Qiushi Xi afferma la necessità di «coordinarsi e comunicare con altri paesi e regioni, condividere informazioni sulla diffusione del virus e le strategie di contenimento per guadagnarci la comprensione e il sostegno internazionale». La Cina, finora, non ne ha ottenuto tanto. La prima reazione di molti governi è stata quella di chiudersi, per tutelare la salute dei cittadini. Ma per la Cina, che negli ultimi 15 anni è diventata sempre più un attore globale, queste chiusure rischiano di rivelarsi disastrose.


La necessaria quarantena e l'isolamento in Cina
La Cina prova a contenere il contagio: isolate 13 città, 41 milioni di persone
venerdì 24 gennaio 2020

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/ci ... -e-contagi

È salito a 26 il numero delle persone morte in Cina a causa del nuovo coronavirus, mentre i contagi sono saliti a 616. Deceduto anche un 36enne senza precedenti malattie. La città di Wuhan, 11 milioni di abitanti, origine ed epicentro dell'epidemia di polmonite anomala, è in isolamento. E da ieri sono in isolamento Huanggang, non lontano da Wuhan, e anche Ezhou, Chibi e altre 9 città dello Hubei, per un totale di 41 milioni di abitanti: sospesi i trasporti pubblici, chiusi i locali pubblici di ritrovo. Questo alla vigilia del Capodanno cinese, per il quale milioni di persone si mettono in viaggio. La capitale Pechino ha annunciato la cancellazione dei festeggiamenti. Stessa decisione per Macao, dove si registrano 2 casi di coronavirus. Un caso anche a Singapore. Un caso sospetto anche a Bari, dove una donna di ritorno dalla Cina è ricoverata in isolamento al Policinico, è poi rientrato: le prime analisi hanno dato esito negativo.

«Le persone sotto osservazione» per un sospetto di contagio con il coronavirus «sono salite di 260 unità», portando il totale dei casi esaminati «a 1.441», ha reso noto la commissione sanitaria di Wuhan nell'ultimo aggiornamento sull'emergenza virus sottolineando che restano sotto osservazione 662 persone mentre 779 sono risultate negative.

L'Organizzazione mondiale della sanità non dichiara per il momento l'emergenza internazionale sulla diffusione del virus 2019-nCoV. Il comitato dell'Oms ha detto ieri sera che "è troppo presto" per dichiarare un'emergenza di salute pubblica di livello internazionale. Sono inoltre ancora pochi i casi del virus confermati al di fuori della Cina.

«Mancano ancora elementi sufficienti per decidere, le evidenze al momento non paiono giustificare pienamente questa misura» commenta Giovanni Maga, direttore del laboratorio di Virologia Molecolare presso l'Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Pavia. «Il virus si trasmette da uomo a uomo, ma con moderata efficienza - spiega -. Può causare sintomi gravi, ma per ora sembra con bassa frequenza». Inoltre «sembra che la maggior parte delle persone guarisca. Però la situazione evolve rapidamente (e potrebbe farlo anche il virus), per cui aspettare un altro giorno potrebbe dare indicazioni più precise, se non altro la crescita del numero di casi cinesi ed eventuali altrove potrebbe farci capire cosa abbiamo davanti».


Gino quarelo
Considerato il momento particolarmente difficile e delicato, la paura e la preoccupazione di tanti per il diffondersi del coronavirus a livello globale, non sarebbe per niente male se tutti coloro che rientrano in Italia dalla Cina e non solo dalle zone di maggior diffusione del virus, oggi parzialmente isolate, siano essi italiani o cinesi facessero un paio di settimane di quarantena, sarebbe un bene per loro stessi, per le loro famiglie, per le aziende per cui lavorano, per tutti noi e per i cinesi presenti in Italia come residenti o con la doppia cittadinanza, fugherebbero ogni dubbio, contribuirebbero a rassicurare e a ridurre la tensione, dimostrerebbero grande rispetto e se fossero cinesi ne guadagnerebbero in considerazione, stima e simpatia.

Provate ad immaginarvi quali reazioni vi sarebbero se capitasse invece la diffusione del virus da parte di qualche cinese che rientrando dalla Cina da aree apparentemente non contaminate e quindi libero di circolare senza un preventivo periodo di quarantena perché ritenuto sano e non infettato?

Io veneto italiano se rientrassi dalla Cina, sia pure da zone apparentemente non contaminate, nel dubbio mi metterei in quarantena per rispetto mio e degli altri, per elementare sicurezza a prescindere da quello che dicono il governo e i suoi specialisti. In questi casi un po' di prudenza in più non farebbe certo male; due settimane passano in fretta.




PRE-EXISTING CONDITION DEATH RATE*
https://www.worldometers.info/coronavir ... ographics/

Cardiovascular disease
10.5%
Diabetes
7.3%
Chronic respiratory disease
6.3%
Hypertension
6.0%
Cancer
5.6%
no pre-existing conditions
0.9%
*Death Rate = (number of deaths / number of cases) = probability of dying if infected by the virus (%).




Partito da una email l’ordine ai medici di tacere sul virus
La Stampa
20 febbraio 2020

https://www.lastampa.it/esteri/2020/02/ ... s5rUM6Fxg4

La mail spedita il 2 gennaio dall’Istituto di Virologia di Wuhan metteva in allarme la comunità scientifica cinese ed era perentoria su un punto: vietato divulgare. Niente. Nulla deve uscire dal Paese, su canali ufficiali e non ufficiali. Il mondo non deve sapere. «Il comitato sanitario nazionale richiede esplicitamente che tutti i dati sperimentali dei test, i risultati e le conclusioni relative a questo virus non siano pubblicati su mezzi di comunicazione autonomi», si legge nella lettera, cioé i social media. E ancora, «non devono essere divulgati ai media, compresi quelli ufficiali e le organizzazioni con cui collaborano». Si chiede di «rispettare rigorosamente quanto richiesto». E poi si fanno gli auguri. La direttrice dell’Istituto, Wang Yan Yi, la manda ai vari dipartimenti di virologia e ricerca dopo gli ordini di Pechino.

Gli auguri, però, sono fatti al mondo intero, visto che ancora oggi il mondo intero è sconvolto dal coronavirus, che nessuno sa come debellare. Le prime avvisaglie saranno di venti giorni dopo, quando l’epidemia arriva fino negli Usa, con un 35enne americano, che aveva fatto visita ai suoi familiari a Wuhan. Torna a casa malato: il 20 gennaio, in una clinica della contea di Snohomish nello Stato di Washington, il sanitari provano a trattare il paziente con metodi tradizionali, ma lui peggiora. Il 27 gennaio, la decisione di somministrargli un nuovo farmaco ancora in via di sperimentazione e non ancora approvato dalla Fda (l’organo federale di controllo americano). Si chiama «Remdesivir», è un antivirale concepito per contrastare il virus dell’ebola. Così, le condizioni del 35enne migliorano, il 30 gennaio i sintomi spariscono. I risultati vengono pubblicati sul New England Journal of Medicine il giorno successivo.

La «ricetta» non resta entro i confini Usa, ma il caso strano è la tempistica con cui la Cina si interessa al remdesivir. Il 21 gennaio, ovvero sei giorni prima che Washington tenti l’uso del farmaco anti-ebola, l’Istituto di Virologia della dottoressa Wang Yan Yi, avanza una richiesta del brevetto. Il motivo? Trattamento di pazienti malati di «nuovo coronavirus». Una richiesta che il centro scientifico tra i migliori al mondo, che fa parte della Cas (Chinese Academy of Science) ovvero la più grande organizzazione di ricerca del mondo, con 60 mila ricercatori e 114 istituti, pubblicherà solo il 4 febbraio sul suo sito. «Per il farmaco Remdesivir non ancora commercializzato in Cina - dicono - e che presenta barriere alla proprietà intellettuale, abbiamo chiesto un brevetto di invenzione cinese il 21 gennaio in conformità con la pratica internazionale e dal punto di vista della protezione degli interessi nazionali (resistenza al nuovo coronavirus nel 2019)». La Cina offriva, inoltre, di far contribuire le società straniere interessate alla prevenzione e al controllo dell’epidemia cinese (a quel punto uscita allo scoperto in tutto il mondo). «Per il momento non avremo bisogno dell’attuazione dei diritti rivendicati dal brevetto», concedevano i cinesi. «Speriamo di lavorare con società farmaceutiche straniere per ridurre al minimo l’impatto della prevenzione del controllo delle epidemie».

Tante le domande a cui le autorità cinesi dovrebbero rispondere, a partire dall’invio di nascosto della mail. Come ha potuto l’Istituto di Virologia di Wuhan prevedere che un farmaco ancora in fase sperimentale, e non approvato dalla Fda, potesse essere una soluzione a una materia di sicurezza nazionale, quando ancora il 21 gennaio non si erano neppure adottate le misure di sicurezza (quarantena per la città da cui è partito il contagio) necessarie a dichiarare lo stato di emergenza? Nella lettera, proprio nei giorni in cui Li Wenliang denunciava i casi di una nuova Sars, si fa cenno a una «polmonite le cui cause sono ignote». Si trattava del Covid-19? E perché i risultati dei test sul virus avrebbero dovuto non essere divulgati ai media? Tutte questioni a cui Wuhan e il governo di Xi Jinping, nonostante i rumors sempre più insistenti che circolano tra i loro cittadini, si rifiutano di rispondere.



CINA-VATICANO Sacerdote cinese: Da cristiani nel dramma del virus di Wuhan
AsiaNews.it
Shan Ren Shen Fu (山人神父)
01/02/2020

http://www.asianews.it/notizie-it/Sacer ... PsWn33PJBQ

Preghiera, compassione, solidarietà, mentre gli abitanti di Wuhan giunti nelle altre città sono trattai “come ratti”. Il racconto della prima settimana di emergenza. La preghiera del papa. Intanto, il numero dei morti a causa dell’infezione è salito a 259; gli infetti sono 11.823 in Cina e 129 all’estero.

Pechino (AsiaNews) – “I cristiani devono pregare sinceramente, e il nostro Paese ha bisogno davvero dell’aiuto del Signore”. È l’invito di p. Shanren (il “prete della montagna”), un famoso blogger, a tutti i suoi fedeli e amici, nel suo racconto sulla prima settimana di emergenza virus. Il blocco delle città, la difesa anche armata contro gli infetti, la disperazione dei malati, ma anche i molti gesti di solidarietà verso le persone di Wuhan, ora trattate “come un ratto”. C’è il rischio di forti tensioni sociali, che solo la preghiera e l’amore possono vincere.

Intanto, il numero dei morti a causa dell’infezione è salito a 259; gli infetti sono 11.823 in Cina e 129 all’estero. I casi sospetti in Cina sono saliti a 18mila; almeno 243 pazienti sono guariti dal virus.

Nel pomeriggio della vigilia di Capodanno [il 24 gennaio] ho ricevuto la comunicazione sull’annullamento della messa. Solo due giorni prima avevo inviato una comunicazione scritti ai fedeli circa gli orari delle messe che si sarebbero svolte per la Festa del Capodanno il 24 gennaio, il 25 e la domenica. Avevo programmato di rientrare nel mio paese d’origine dopo la messa domenicale. “Ritornare a casa dopo il Capodanno” è divenuta ormai una consuetudine. Ed ora che persino la messa è stata annullata, ho deciso di ritornare a casa il 25 gennaio, dopo aver finito di cenare con i fedeli la sera del capodanno.

Quest’anno il “ritornare a casa” è divenuto una decisione difficile da prendere. Prima del capodanno avevo più volte parlato coi miei genitori al telefono e mi chiedevano sempre quando sarei rientrato. Ma non eravamo ancora a conoscenza del coronavirus di Wuhan. Quando l’ho saputo, l’epidemia si era ormai diffusa in tutta la Cina. Avevo assicurato ai miei che sarei tornato il 26 gennaio e non avevo mai pensato che avrei anticipato il rientro di un giorno. I miei genitori erano del tutto all’oscuro del mio rientro anticipato. La maggior parte dei fratelli sacerdoti non possono passare il Capodanno nel proprio paese natale; anche loro vi ritornano dopo il giorno della festa. Ci siamo spesso sentiti per consultarci se fosse ancora opportuno rientrare. Tutti pensavano fosse un atto irresponsabile. Ma ho deciso di tornare un po’ prima, e che Dio mi benedica e benedica anche il viaggio. Sono giunto a casa la sera stessa della partenza.

Siamo arrivati al villaggio sotto la pioggia. Erano stati già installati i blocchi stradali, ma per fortuna il nostro villaggio non ha utilizzato la ruspa per scavare trincee, né montagne di terriccio per bloccare le strade. La civiltà non è cosa che si costruisce da un giorno all’altro, ma grazie alla fede le persone hanno fatto qualche progresso, non hanno adottato le “semplici ma violente” maniere che circolano su internet. I festeggiamenti che il villaggio aveva organizzato sono stati annullati. Non ci sono persone che visitano i parenti, né i bambini che giocano di nascosto coi fuochi d’artificio: l’intero villaggio è miracolosamente avvolto nel silenzio. Ognuno a casa sua mangia, guarda la TV, gioca col cellulare, dorme. Ci sono indubbiamente tanti anziani che pregano e recitano silenziosamente il rosario.

La situazione epidemica è sempre più critica e stringe il cuore di tutti. Su internet non solo guardo gli ultimi aggiornamenti circa l’epidemia e le nuove aree epidemiche, ma scopro un po’ di affetto umano che emerge nella società. Il sindaco di Wuhan ha affermato che 5 milioni di persone hanno lasciato la città di Wuhan, ci sono alcuni che rientrano nella propria città d’origine, altri che hanno già da tempo programmato il viaggio e alloggiano negli hotel. Come è ovvio, per il terrore verso la trasmissibilità del virus, le persone hanno espresso paura verso i cittadini provenienti da Wuhan. Questa povera gente è ormai inseguita da tutti come un ratto che corre attraversando la strada! Eppure proprio in questo momento ci sono tante persone che, mediante internet, hanno invitato tutti gli amici provenienti da Wuhan, esclusi e rimasti intrappolati nelle altre città, affermando che i cittadini di Wuhan possono mettersi in contatto con loro e che essi sono disposti ad accoglierli, offrendo loro un alloggio e affrontando insieme questo momento difficile.

Nella vita ci sono sempre due differenti tipi di persone e cosicché emergono spesso due opinioni divergenti: coloro che appartengono all’amore, che abbracciano la vita con cuore aperto e affetto; coloro che appartengono all’odio, che rifiutano il mondo circostante con un cuore freddo. L’auto-protezione e l’auto-isolamento sono indubbiamente un nostro dovere, ma se tutti ignoriamo l’umanità, la morale e persino la legge per prevenire il “virus”, anche le persone sane che vivono in sicurezza diventano pari alle bestie.

L’amore e l’odio verso gli infetti

Attualmente, gli infetti devono auto-isolarsi senza contagiare gli altri. Purtroppo su internet vediamo tante azioni aggressive: vi sono pazienti terrorizzati che strappano le tute protettive e le mascherine degli infermieri, spuntando in faccia ai medici e infermieri dicendo: Perché soltanto voi avete la protezione? Se ci tocca morire, moriamo insieme… Poi, vediamo anche i blocchi stradali: c’è chi che mette le spille rosse; altri che vanno in giro con le spade in mano; c’è chi mette gli striscioni davanti alla casa degli altri; quello che usa addirittura pezzi di legno per bloccare l’ingresso dei vicini. Per tante persone, i pazienti di Wuhan non sono più persone, ma sinonimo di virus. Questa è veramente una notizia sconsolante, perché anche il Signore dice che odia il peccato, ama le persone. Mi piacerebbe sempre abbracciare il peccatore con tanta misericordia, aspettando che egli chieda perdono.

Ma la situazione di oggi è: tutti coloro che sono fuori della città di Wuhan gridano: Forza Wuhan! Ma se hanno qualche amico ritornato da Wuhan, gli dicono: Non solo contagiate gli altri, ma fate male anche a voi stessi! Se a causa dell’epidemia, le relazioni fra persone continuano in questo modo, ci saranno inevitabilmente divergenze sociali sempre maggiori.

Per fortuna dopo la chiusura del villaggio, nessuno può muoversi dalla propria casa, e con le mascherine non si può più cantare né parlare. Nel silenzio, le persone possono almeno meditare. I credenti cominciano a pregare per l’epidemia, i fedeli del villaggio si organizzano per digiunare. Anche mia cognata si è unita a loro, e non fa più la colazione!

Quello che davvero manca a noi cinesi è l’autocritica: tutti piangono e si disperano quando si verifica un disastro, ma appena la catastrofe finisce tutto torna come prima. Nel 2002-2003, 17 anni fa, c’era la Sars, oggi il coronavirus. Tutti e due gli eventi sono in relazione con gli animali selvatici. Il pipistrello fa parte degli animali selvatici, il suo aspetto assomiglia a quello del cavaliere della notte (qualche fedele dice che il pipistrello ha l’aspetto di Satana). Ora, è impensabile che si possa mangiare una cosa del genere! Un mio amico ha visto un video in cui si consuma un pipistrello durante il pasto, e ha subito gettato via la sua ciotola dicendo: che schifo!

Prima dell’epidemia il mio maestro mi ha mandato una sua riflessione. Francamente non voglio pensare che la malattia di oggi sia in relazione con la persecuzione della fede, però pensandoci bene, le parole del mio maestro non sono così fuori posto.

“Pensa soltanto al giorno 24 dicembre, ovvero un mese fa: noi cinesi affermavamo con fermezza che dovevamo boicottare le feste straniere, bisognava vietare il Natale, amare il Paese e sostenere le feste nazionali. Abbiamo dato uno schiaffo pesante sui nostri stessi volti, perché solo un mese dopo, il giorno 24 gennaio è successo un disastro. Vedendo la difficile situazione di oggi, ho veramente mille pensieri: abbiamo rifiutato la pace che Dio ci ha donato gratuitamente, ed ora tutti vogliamo la pace, ma il costo è veramente caro. Dobbiamo avere timore in Dio, preghiamo per i cinesi! Chiediamo l’immensa misericordia di Dio che tutto si risolva presto!”.

All’Angelus del 26 gennaio, papa Francesco ha menzionato l’epidemia cinese, invitando i fedeli di tutto il mondo a pregare per i pazienti della Cina. Gli uomini possono sbagliare e commettere qualche errore, ma il Signore è grande ed è misericordioso. Dio non ignora mai il pentimento e un cuore umile. Oggi, i cristiani devono pregare sinceramente, e il nostro Paese ha bisogno davvero dell’aiuto del Signore.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 9:33 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 9:34 pm

In Italia vi sono tanti contagi rispetto agli altri paesi europei smplicemente perché non sono state prese per tempo le necessarie misure sanitarie di quarantena contenere la diffusione del contaggio isolando tutti coloro che provenivano direttamente o indirettamente dalla Cina



Coronavirus, perché in Italia ci sono più contagi rispetto agli altri Paesi europei?
24 febbraio 2020

https://www.open.online/2020/02/24/coro ... i-europei/


Sono state davvero adottate misure più blande nel nostro Paese e ciò ha contribuito all’esplosione improvvisa dell’emergenza da coronavirus? Cosa è stato fatto nel resto del continente e quali sono state, invece, le omissioni dell’Italia? Chi ha sottovalutato i rischi e chi non ha voluto l’obbligo di quarantena per tutte le persone provenienti dalla Cina? «Ah, se fossimo un Paese serio come la Germania», «Ah, poi dicono che la Brexit non è una cosa giusta», sono alcune delle considerazioni che circolano.

Una serie di domande senza nessun fondamento logico. Eppure il web è pieno di commenti di questo genere: nelle situazioni complicate diventa più facile puntare il dito contro qualcuno o contro un sistema piuttosto che studiare e analizzare le questioni in maniera razionale. Occorre subito dire che nella diffusione di un virus c’è un margine di casualità che non può essere controllato.

L’Italia, al momento, è il Paese che in Europa ha adottato le misure più stringenti per tentare di contenere il virus: dal 30 gennaio è stato deciso il blocco dei voli da e per la Cina. Solo Repubblica Ceca e Grecia hanno adottato la stessa misure. Ma questo non è stato sufficiente a placare le critiche. Come quelle arrivate da Walter Ricciardi, membro del consiglio esecutivo dell’Oms, che ha puntato il dito contro la scelta dell’Italia di non mettere in quarantena tutte le persone provenienti dalla Cina.

Una misura che sarebbe stata invece applicata negli altri Paesi europei: «Francia, Germania e Regno Unito seguendo l’Oms non hanno bloccato i voli diretti e hanno messo in quarantena i soggetti a rischio, inoltre hanno una catena di comando diretta, mentre da noi le realtà locali vanno in ordine sparso», ha detto Ricciardi a La Stampa.

Ma non è esattamente così. Gli altri Paesi europei applicano l’isolamento per tutte le persone provenienti dalla Cina solo per i casi sospetti. Ai singoli viene lasciata la responsabilità dell’autodichiarazione e della prevenzione.

A rassicurare circa l’aumento dei contagi è il noto virologo Roberto Burioni che ha chiarito come questa improvvisa crescita dei casi positivi al test del coronavirus sia da attribuire alle misure messe in atto dal governo per evitare un’espandersi ulteriore dell’epidemia: «Se qualcosa non si cerca, non si trova. Se qualcosa si cerca, si trova. Tracciare i contatti di chi è già positivo, infatti, avrà come inevitabile conseguenza il fatto di trovarne degli altri ma, allo stesso tempo, permetterà di proteggere un numero esponenzialmente più altro di nostri concittadini (di noi stessi!) dal rischio del contagio», ha spiegato Burioni sul suo blog Medical Facts.

«Sappiamo quanto SARS-CoV-2 sia infettivo – ha scritto -. Sappiamo inoltre anche quanto sia subdola ed efficiente la modalità di contagio, che avviene quando chi ha già l’infezione non manifesta sintomi evidenti».


Italia

L’arrivo del virus in Italia era una notizia annunciata. I tempi e le modalità con cui la Cina ha gestito l’emergenza hanno dato al virus qualche settimana di vantaggio prima che il governo di Pechino decidesse di mettere la città di Wuhan, epicentro dell’epidemia, in quarantena. Negli altri Paesi europei si è infatti preferito evitare i controlli della temperatura agli aeroporti, ma di concentrarsi su quelle persone con sintomi chiari ed evidenti. A non aiutare nella gestione dei contagi è il periodo di incubazione della malattia che può arrivare fino a 14 giorni con la possibilità di contagio anche per quelle persone asintomatiche o con sintomi molto lievi.

Secondo molti esperti, la diffusione non si poteva fermare perché la Cina ha dichiarato in ritardo l’emergenza e quindi il coronavirus aveva un vantaggio temporale. Il presunto paziente zero, poi rivelatosi non tale, era arrivato in Italia il 21 gennaio, molto prima che la stessa Organizzazione mondiale della sanità dichiarasse l’emergenza globale.

«L’aumento progressivo dei casi del nuovo coronavirus rilevati in Italia non indica che l’epidemia si sta espandendo, ma che casi già presenti da almeno una decina di giorni ora vengono scoperti», ha spiegato all’Ansa il fisico esperto di sistemi complessi Alessandro Vespignani, direttore del network Science Institute della Northeastern University di Boston. «I casi adesso vengono scoperti, ma erano già quasi tutti lì» e «i numeri – ha aggiunto – saliranno ancora per un po’, ma l’epidemia non si sta espandendo».

I primi due casi in Italia di coronavirus sono quelli registrati lo scorso 30 gennaio, quando una coppia di turisti cinesi è risultata positiva al test sul Covid19. Lo stesso giorno è stato stabilito lo stop dei voli da e per la Cina. Il 31 gennaio sono atterrati a Fiumicino e a Malpensa gli ultimi voli provenienti da Hangzhou, Chongqing, Guanzhou, Pechino e Shanghai. I passeggeri a bordo sono stati tutti controllati, e dal 3 febbraio è iniziato un controllo capillare su tutti i voli internazionali con scanner termici e termometri a pistola.

Un’ulteriore misura è stata adottata il 10 febbraio estendendo i controlli a tutti i voli provenienti da Roma. La misura era stata adottata per colmare una falla nel sistema: quella relativa agli scali.

Ma cosa succede negli altri Paesi europei?
Francia

Dal 18 gennaio la Francia, che non ha adottato una misura di chiusura dei voli diretti con la Cina, ha distribuito in tutti gli aeroporti parigini manifesti informativi per fornire consulenza medica specifica a tutti i passeggeri in arrivo. È stato inoltre istituito a partire dal 26 gennaio un servizio di assistenza medica per i voli provenienti dalla Cina, Hong Kong, Singapore e Corea del Sud con personale medico mobilitato ogni giorno per fornire consulenza adeguata e distribuire mascherine.

Negli aeroporti francesi non ci sono scanner termici. Come riportato da France24, i passeggeri arrivati dalla Cina si dicevano sorpresi dalle misure “leggere” adottate nel maggior aeroporto delle capitale francese. «Non siamo stati controllati, potrei perfino avere il virus», ha detto uno dei rimpatriati all’agenzia AFP dopo essere rientrato in Francia con un volo proveniente da Shanghai lo scorso 26 gennaio.


Germania

Anche in Germania sembra essere il senso di responsabilità a prevalere. Il ministro della Salute Jens Spahn ha evidenziato, rispetto al blocco dei voli, come i piloti sui voli diretti dalla Cina alla Germania siano tenuti a segnalare i passeggerei con sintomi sospetti prima dell’atterraggio. Non ci sono controlli della temperatura agli aeroporti tedeschi perché «sarebbe inutile» visto che molti pazienti sono asintomatici, ha detto Spahn.


Regno Unito

Il governo inglese invita invece chiunque sia stato di recente in Cina, Thailandia, Giappone, Corea, Hong Kong, Taiwan, Sinagapore, Malesia e Macaus negli ultimi 14 giorni e abbia avuto tosse o febbre di stare in casa e chiamare il numero di emergenza, anche se i sintomi sono tenui. Ai passeggeri provenienti con voli diretti da una delle aree interessate dall’epidemia è stato comunicato come segnalare eventuali sintomi che si sviluppano durante il volo, al momento dell’arrivo o dopo aver lasciato l’aeroporto. Insomma, anche nel Regno Unito a prevalere è la fiducia nella responsabilità individuale. Come specificato dal governo inglese: «La maggior parte delle persone che sviluppano sintomi li avranno dopo aver lasciato l’aeroporto e quindi la priorità è fornire ai residenti e ai viaggiatori del Regno Unito le informazioni più aggiornate per assicurarsi che sappiano cosa fare in caso di sintomi».


Stati Uniti

Dopo l’annuncio di screening sui passeggeri di voli provenienti dalla Cina, il primo febbraio il presidente americano Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo che vieta di entrare negli Stati Uniti ai cittadini stranieri che nelle due settimane precedenti siano stati in Cina. A tutti i cittadini passati da Wuhan è stata imposta una quarantena di 14 giorni a partire dal loro rientro.




Coronavirus, nell'Ue niente quarantena. In Spagna zero controlli
Lunedì 24 Febbraio 2020 di Maria Rita Montebelli

https://www.ilmessaggero.it/mondo/coron ... 70872.html

In Europa, dove i maggiori Paesi al momento non prevedono l'isolamento per chi torna dalla Cina né hanno bloccato i collegamenti aerei, l'attenzione si sta spostando tutta verso l'Italia. Mentre fino a qualche giorno fa si lavorava per la prevenzione seguendo linee guida simili alle nostre ora si comincia a pensare ad un orientamento diverso. Gran Bretagna, Germania e Francia, a differenza dell'Italia, non hanno deciso per la quarantena.
Vengono tenuti sotto controllo medico solo coloro che dichiarano volontariamente di essere stati in Paesi a rischio.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 9:35 pm

.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 9:36 pm

Il Mondo giustamente e responsabilmente mette in quarantena l'Italia e lo fa senza tante storie e fisime


Ingressi vietati, quarantena e invito all’isolamento: le restrizioni imposte agli italiani all’estero
Claudio Del Frate
25 febbraio 2020

https://www.corriere.it/esteri/20_febbr ... 2bd3.shtml

Il mondo«mette in quarantena> l’Italia. Con il perdurare della crisi sanitaria dovuta al coronavirus, cresce il numero dei paesi che da un lato introducono restrizioni per chi arriva dall’Italia e dall’altro sconsigliano di recarsi in una paese con focolai di infezione. Tutto questo mentre dal punto di vista politico l’Italia resta un osservato speciale e i vicini d’Europa oscillano tra offerte di aiuto e tentazione di limitare la circolazione con l’Italia. Ecco comunque un elenco dei provvedimenti adottati sino a oggi nei confronti dell’Italia (che si trova molto spesso accomunata ad altri Stati dove il contagio è in espansione come Cina, Corea del Sud, Iran).

*Giordania, El Salvador, Mauritius, Turkmenistan, Vietnam, Capo Verde, Kuwait e Seychelles hanno vietato l’ingresso nel loro paese agli italiani o a chi è stato in Italia nelle ultime due settimane (la Giordania esclude solo i suoi cittadini). Alle compagnie aeree che volano in questi paesi è stato vietato di imbarcare passeggeri che siano stati in Italia nelle ultime due settimane. La compagnia Royal Jordan Airlines ha sospeso tutti i collegamenti con Roma.

* Cina, Kazakhistan e Kirghizistan pongono in quarantena precauzionale di 14 giorni i viaggiatori provenienti dall’Italia. Quelli che sbarcano nella capitale kirghiza vengono collocati in una caserma poco fuori dalla città. Il governo di Pechino ha comunicato il provvedimento senza citare l’Italia ma parlando di «paesi colpiti dal coronavirus».

* La Romania ha disposto la quarantena per chi arriva dalle «zone rosse» di Lombardia e Veneto. Gli altri residenti nelle due regioni devono sottostare a una quarantena domiciliare volontaria.

*Malta e Islanda chiedono a chi proviene dalle 4 regioni d’Italia ritenute a rischio (Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna) di osservare una quarantena volontaria.

* Brasile, Colombia, Cuba, Grecia, Cipro, Libano, Croazia e Lituania effettuano controlli sanitari a bordo degli aerei nei confronti di cittadini italiani. La Lituania limita la misura a chi proviene dalle quattro regioni ritenute a rischio (Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia). In Croazia, Cuba e in Libano gli italiani che presentano febbre al loro ingresso nel paese vengono isolati per 14 giorni in ospedale. A tutti gli altri viene chiesto di sottoporsi a controlli sanitari quotidiani , sempre per due settimane.

* Bulgaria, Montenegro, Lettonia e Argentina fanno compilare un questionario a chi arriva dall’Italia . I primi due Stati sottopongono i viaggiatori anche a un controllo medico.

* La Germania invita chi provenga dalle «zone rosse» del Lodigiano e di Vo’ Euganeo a prendere contatto con le autorità sanitarie locali.

* Egitto, Algeria, Ucraina, Moldavia e Sudafrica si limitano a controllare la temperatura agli italiani in arrivo.

* Israele sottopone a controlli medico sanitari costanti gli italiani (o chi è stato in Italia nei 14 giorni precedenti l’arrivo nel paese) che presentino sintomi compatibili con il Covid-19.

* Gran Bretagna e Irlanda impongono l’autoisolamento di 14 giorni solo a coloro che arrivano dal Nord Italia e presentano sintomi anche leggeri della malattia. A chi arriva dalle due «zone rosse» (anche senza sintomi) viene imposto l’isolamento.

* Samoa richiede a chi arriva dall’Italia una certificazione medica non più vecchia di tre giorni.

* Gli Stati Uniti hanno inserito l’Italia nella cosiddetta «fascia due» (su quattro) della loro allerta sanitaria: si può viaggiare ma bisogna osservare precauzioni

* Francia, Spagna, Grecia, Turchia, Irlanda, Russia e Croazia hanno infine sconsigliato ai loro cittadini di compiere vacanze o viaggi in Italia o nel Nord Italia. «Coloro che hanno effettivamente programmato di recarsi nelle aree più colpite e che possono rimandare il viaggio sono ovviamente invitati a farlo» ha dichiarato il sottosegretario francese ai trasporti Jean Baptiste Djebbari.



Coronavirus, Marocco vieta ingresso a traghetto italiano
27 febbraio 2020

https://www.fanpage.it/esteri/coronavir ... -italiano/

Le autorità portuali di Tangeri hanno bloccato l'ingresso al porto di un traghetto italiano che collega Genova alla città marocchina. È accaduto ieri mattina e stando a quanto riferito dal quotidiano "Le 360", che cita le autorità marocchine, quanto accaduto sarebbe una misura precauzionale ordinaria per garantire che non sia segnalato alcun caso di coronavirus. Un funzionario del porto ha dichiarato a condizione di anonimato che si tratta di una normale misura precauzionale. "Tutte le navi provenienti da paesi in cui sono stati segnalati casi di coronavirus sono attentamente controllate prima di entrare nel porto. Anche il suo personale, come tutti quelli a bordo, è sottoposto a controlli medici", spiega la fonte, che precisa che a bordo di questa nave non è stato rilevato alcun caso di coronavirus.


Nave MSC Crociere rifiutata da Giamaica e Cayman

Il caso marocchino ricorda quello segnalato ieri dalla compagnia MSC Crociere. Le persone a bordo della nave Meraviglia, salpata da Miami con a bordo 4.500 passeggeri, tra cui anche italiani, e 1.600 membri dell'equipaggio, non sono state fatte sbarcare in Giamaica e non hanno poi neanche avuto il permesso di attraccare alle Isole Cayman per il timore di contagio del coronavirus.

In realtà un membro dell'equipaggio filippino aveva soltanto un'influenza. "Come di consueto – spiega Msc – quando una nave sta per attraccare in porto durante una crociera, il comando nave deve segnalare alle autorità sanitarie locali competenti qualsiasi tipo di malattia rilevata a bordo". Come da prassi il comando ha segnalato un singolo caso di comune influenza (di tipo A), che aveva colpito un membro dell'equipaggio imbarcato all'inizio della crociera a Miami, ma ciò è stato ritenuto sufficiente dalle autorità di Giamaica e Cayman per impedire l'ingresso in porto.

L'"epopea" della Msc Meraviglia volge comunque al termine. Ad autorizzare l'ingresso in porto è stato il Messico, che ha chiesto alla nave di attraccare a Cozumel. A impedirlo per ora sono solo le condizioni proibitive del vento, che, secondo quanto si legge in un comunicato della compagnia di navigazione, starebbe soffiando a 35-40 nodi.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
Avatar utente
Berto
Site Admin
 
Messaggi: 38318
Iscritto il: ven nov 15, 2013 10:02 pm

Prossimo

Torna a Covid-19

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron