Coronavirus, 60 milioni di cinesi in quarantena: «Xi Jinping sapeva tutto dal 7 gennaio»17 febbraio 2020
https://www.ilmattino.it/primopiano/est ... 55957.html Già il 7 gennaio scorso Xi Jinping aveva dato ordine alle autorità della provincia dello Hubei (dove è concentrata la maggior parte dei casi di coronavirus) di fare il massimo sforzo per contenere l'epidemia. La leadership cinese era dunque al corrente della diffusione del morbo almeno due settimane prima dell'annuncio ufficiale della sua trasmissione tra esseri umani. È stato Qiushi (giornale ufficiale del Partito comunista) a rivelarlo, pubblicando un discorso pronunciato negli ultimi giorni da Xi durante una riunione del Comitato permanente dell'Ufficio politico, l'organismo di sette membri che, di fatto, governa la Cina.
«Durante una riunione del Comitato permanente dell'Ufficio politico del 7 gennaio - scrive Xi - ho ordinato di lavorare per contenere il contagio. E il 20 gennaio ho dato istruzioni speciali sul lavoro da svolgere per prevenire e controllare la diffusione, e ho chiarito che avremmo dovuto prestare grande attenzione». Nel suo intervento il segretario generale accusa le autorità locali di non aver attuato le direttive di Pechino (e, infatti, negli ultimi giorni sono stati rimossi il segretario del Partito di Wuhan e dello Hubei).
Il discorso di Xi nell'ambito di una riunione riservata, della quale solitamente non vengono pubblicati che brevi riassunti ufficiali ha ricevuto grande pubblicità sui media di stato. La leadership cinese deve - in patria e nei confronti del mondo - mostrarsi all'altezza della sfida posta dal «Covid-19». Per questo nelle ultime ore anche gli ambasciatori cinesi negli Usa all'Onu e presso l'Organizzazione mondiale della sanità sono intervenuti per difendere l'operato della leadership di Pechino.
Xi ha assicurato che l'obiettivo di creare una «società moderatamente prospera» entro il 2021 resta alla portata del Paese. Ma per il Partito comunista cinese la dimensione assunta dall'epidemia ha trasformato il coronavirus da «semplice» emergenza sanitaria in un vero e proprio stress test per la sua capacità di «mantenimento della stabilità sociale» (wéiwn) e, in ultima analisi, di controllo del potere nella Nuova era proclamata da Xi Jinping al XIX Congresso.
Xi ha aggiunto che «dobbiamo assicurare il controllo della società e della sicurezza assicurando il rispetto della legge, mobilitando le forze dell'ordine. Dobbiamo informare il popolo di ciò che il Partito e il governo stanno facendo e quali saranno i nostri prossimi passi per tranquillizzare l'opinione pubblica».
La situazione a Wuhan e nello Hubei la metropoli di 11 milioni di abitanti capoluogo della provincia del centro del Paese dove è concentrata la stragrande maggioranza dei morti e dei contagiati resta difficilissima. Da ieri giorno in cui il numero dei morti complessivamente ha raggiunto quota 1.700 - a tutti i residenti della provincia (58 milioni di abitanti, incluse 200 mila comunità rurali nelle quali vivono 24 milioni di persone) è stato imposto l'obbligo di non uscire di casa fino a nuovo ordine.
L'incremento del numero di contagiati ha rallentato per il terzo giorno consecutivo, ma un segnale incoraggiante non ferma le misure draconiane: lo Hubei è interamente sigillato. Nella provincia sono concentrati l'80% dei contagiati e il 96% dei decessi. Tutte le comunità rurali sono state isolate, lasciando per l'accesso soltanto un'entrata presidiata da guardiani. Simili restrizioni sono state applicate nelle città ai compound residenziali. Chi vorrà uscire dovrà indossare la mascherina (che continuano a scarseggiare) mostrare un apposito permesso, e mantenersi sempre almeno a 1,5 metri di distanza da altre persone. Sono state sospese tutte le attività di intrattenimento e di gruppo. Potranno circolare solo veicoli della polizia, ambulanze e mezzi autorizzati.
Il Partito combatte la sua battaglia contro il virus non solo all'interno, ma anche nei confronti della comunità internazionale. Nel resoconto di Qiushi Xi afferma la necessità di «coordinarsi e comunicare con altri paesi e regioni, condividere informazioni sulla diffusione del virus e le strategie di contenimento per guadagnarci la comprensione e il sostegno internazionale». La Cina, finora, non ne ha ottenuto tanto. La prima reazione di molti governi è stata quella di chiudersi, per tutelare la salute dei cittadini. Ma per la Cina, che negli ultimi 15 anni è diventata sempre più un attore globale, queste chiusure rischiano di rivelarsi disastrose.
La necessaria quarantena e l'isolamento in CinaLa Cina prova a contenere il contagio: isolate 13 città, 41 milioni di persone
venerdì 24 gennaio 2020
https://www.avvenire.it/mondo/pagine/ci ... -e-contagi È salito a 26 il numero delle persone morte in Cina a causa del nuovo coronavirus, mentre i contagi sono saliti a 616. Deceduto anche un 36enne senza precedenti malattie. La città di Wuhan, 11 milioni di abitanti, origine ed epicentro dell'epidemia di polmonite anomala, è in isolamento. E da ieri sono in isolamento Huanggang, non lontano da Wuhan, e anche Ezhou, Chibi e altre 9 città dello Hubei, per un totale di 41 milioni di abitanti: sospesi i trasporti pubblici, chiusi i locali pubblici di ritrovo. Questo alla vigilia del Capodanno cinese, per il quale milioni di persone si mettono in viaggio. La capitale Pechino ha annunciato la cancellazione dei festeggiamenti. Stessa decisione per Macao, dove si registrano 2 casi di coronavirus. Un caso anche a Singapore. Un caso sospetto anche a Bari, dove una donna di ritorno dalla Cina è ricoverata in isolamento al Policinico, è poi rientrato: le prime analisi hanno dato esito negativo.
«Le persone sotto osservazione» per un sospetto di contagio con il coronavirus «sono salite di 260 unità», portando il totale dei casi esaminati «a 1.441», ha reso noto la commissione sanitaria di Wuhan nell'ultimo aggiornamento sull'emergenza virus sottolineando che restano sotto osservazione 662 persone mentre 779 sono risultate negative.
L'Organizzazione mondiale della sanità non dichiara per il momento l'emergenza internazionale sulla diffusione del virus 2019-nCoV. Il comitato dell'Oms ha detto ieri sera che "è troppo presto" per dichiarare un'emergenza di salute pubblica di livello internazionale. Sono inoltre ancora pochi i casi del virus confermati al di fuori della Cina.
«Mancano ancora elementi sufficienti per decidere, le evidenze al momento non paiono giustificare pienamente questa misura» commenta Giovanni Maga, direttore del laboratorio di Virologia Molecolare presso l'Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche di Pavia. «Il virus si trasmette da uomo a uomo, ma con moderata efficienza - spiega -. Può causare sintomi gravi, ma per ora sembra con bassa frequenza». Inoltre «sembra che la maggior parte delle persone guarisca. Però la situazione evolve rapidamente (e potrebbe farlo anche il virus), per cui aspettare un altro giorno potrebbe dare indicazioni più precise, se non altro la crescita del numero di casi cinesi ed eventuali altrove potrebbe farci capire cosa abbiamo davanti».
Gino quareloConsiderato il momento particolarmente difficile e delicato, la paura e la preoccupazione di tanti per il diffondersi del coronavirus a livello globale, non sarebbe per niente male se tutti coloro che rientrano in Italia dalla Cina e non solo dalle zone di maggior diffusione del virus, oggi parzialmente isolate, siano essi italiani o cinesi facessero un paio di settimane di quarantena, sarebbe un bene per loro stessi, per le loro famiglie, per le aziende per cui lavorano, per tutti noi e per i cinesi presenti in Italia come residenti o con la doppia cittadinanza, fugherebbero ogni dubbio, contribuirebbero a rassicurare e a ridurre la tensione, dimostrerebbero grande rispetto e se fossero cinesi ne guadagnerebbero in considerazione, stima e simpatia.
Provate ad immaginarvi quali reazioni vi sarebbero se capitasse invece la diffusione del virus da parte di qualche cinese che rientrando dalla Cina da aree apparentemente non contaminate e quindi libero di circolare senza un preventivo periodo di quarantena perché ritenuto sano e non infettato?
Io veneto italiano se rientrassi dalla Cina, sia pure da zone apparentemente non contaminate, nel dubbio mi metterei in quarantena per rispetto mio e degli altri, per elementare sicurezza a prescindere da quello che dicono il governo e i suoi specialisti. In questi casi un po' di prudenza in più non farebbe certo male; due settimane passano in fretta.PRE-EXISTING CONDITION DEATH RATE*https://www.worldometers.info/coronavir ... ographics/ Cardiovascular disease
10.5%
Diabetes
7.3%
Chronic respiratory disease
6.3%
Hypertension
6.0%
Cancer
5.6%
no pre-existing conditions
0.9%
*Death Rate = (number of deaths / number of cases) = probability of dying if infected by the virus (%).
Partito da una email l’ordine ai medici di tacere sul virusLa Stampa
20 febbraio 2020
https://www.lastampa.it/esteri/2020/02/ ... s5rUM6Fxg4 La mail spedita il 2 gennaio dall’Istituto di Virologia di Wuhan metteva in allarme la comunità scientifica cinese ed era perentoria su un punto: vietato divulgare. Niente. Nulla deve uscire dal Paese, su canali ufficiali e non ufficiali. Il mondo non deve sapere. «Il comitato sanitario nazionale richiede esplicitamente che tutti i dati sperimentali dei test, i risultati e le conclusioni relative a questo virus non siano pubblicati su mezzi di comunicazione autonomi», si legge nella lettera, cioé i social media. E ancora, «non devono essere divulgati ai media, compresi quelli ufficiali e le organizzazioni con cui collaborano». Si chiede di «rispettare rigorosamente quanto richiesto». E poi si fanno gli auguri. La direttrice dell’Istituto, Wang Yan Yi, la manda ai vari dipartimenti di virologia e ricerca dopo gli ordini di Pechino.
Gli auguri, però, sono fatti al mondo intero, visto che ancora oggi il mondo intero è sconvolto dal coronavirus, che nessuno sa come debellare. Le prime avvisaglie saranno di venti giorni dopo, quando l’epidemia arriva fino negli Usa, con un 35enne americano, che aveva fatto visita ai suoi familiari a Wuhan. Torna a casa malato: il 20 gennaio, in una clinica della contea di Snohomish nello Stato di Washington, il sanitari provano a trattare il paziente con metodi tradizionali, ma lui peggiora. Il 27 gennaio, la decisione di somministrargli un nuovo farmaco ancora in via di sperimentazione e non ancora approvato dalla Fda (l’organo federale di controllo americano). Si chiama «Remdesivir», è un antivirale concepito per contrastare il virus dell’ebola. Così, le condizioni del 35enne migliorano, il 30 gennaio i sintomi spariscono. I risultati vengono pubblicati sul New England Journal of Medicine il giorno successivo.
La «ricetta» non resta entro i confini Usa, ma il caso strano è la tempistica con cui la Cina si interessa al remdesivir. Il 21 gennaio, ovvero sei giorni prima che Washington tenti l’uso del farmaco anti-ebola, l’Istituto di Virologia della dottoressa Wang Yan Yi, avanza una richiesta del brevetto. Il motivo? Trattamento di pazienti malati di «nuovo coronavirus». Una richiesta che il centro scientifico tra i migliori al mondo, che fa parte della Cas (Chinese Academy of Science) ovvero la più grande organizzazione di ricerca del mondo, con 60 mila ricercatori e 114 istituti, pubblicherà solo il 4 febbraio sul suo sito. «Per il farmaco Remdesivir non ancora commercializzato in Cina - dicono - e che presenta barriere alla proprietà intellettuale, abbiamo chiesto un brevetto di invenzione cinese il 21 gennaio in conformità con la pratica internazionale e dal punto di vista della protezione degli interessi nazionali (resistenza al nuovo coronavirus nel 2019)». La Cina offriva, inoltre, di far contribuire le società straniere interessate alla prevenzione e al controllo dell’epidemia cinese (a quel punto uscita allo scoperto in tutto il mondo). «Per il momento non avremo bisogno dell’attuazione dei diritti rivendicati dal brevetto», concedevano i cinesi. «Speriamo di lavorare con società farmaceutiche straniere per ridurre al minimo l’impatto della prevenzione del controllo delle epidemie».
Tante le domande a cui le autorità cinesi dovrebbero rispondere, a partire dall’invio di nascosto della mail. Come ha potuto l’Istituto di Virologia di Wuhan prevedere che un farmaco ancora in fase sperimentale, e non approvato dalla Fda, potesse essere una soluzione a una materia di sicurezza nazionale, quando ancora il 21 gennaio non si erano neppure adottate le misure di sicurezza (quarantena per la città da cui è partito il contagio) necessarie a dichiarare lo stato di emergenza? Nella lettera, proprio nei giorni in cui Li Wenliang denunciava i casi di una nuova Sars, si fa cenno a una «polmonite le cui cause sono ignote». Si trattava del Covid-19? E perché i risultati dei test sul virus avrebbero dovuto non essere divulgati ai media? Tutte questioni a cui Wuhan e il governo di Xi Jinping, nonostante i rumors sempre più insistenti che circolano tra i loro cittadini, si rifiutano di rispondere.
CINA-VATICANO Sacerdote cinese: Da cristiani nel dramma del virus di WuhanAsiaNews.it
Shan Ren Shen Fu (山人神父)
01/02/2020
http://www.asianews.it/notizie-it/Sacer ... PsWn33PJBQPreghiera, compassione, solidarietà, mentre gli abitanti di Wuhan giunti nelle altre città sono trattai “come ratti”. Il racconto della prima settimana di emergenza. La preghiera del papa. Intanto, il numero dei morti a causa dell’infezione è salito a 259; gli infetti sono 11.823 in Cina e 129 all’estero.
Pechino (AsiaNews) – “I cristiani devono pregare sinceramente, e il nostro Paese ha bisogno davvero dell’aiuto del Signore”. È l’invito di p. Shanren (il “prete della montagna”), un famoso blogger, a tutti i suoi fedeli e amici, nel suo racconto sulla prima settimana di emergenza virus. Il blocco delle città, la difesa anche armata contro gli infetti, la disperazione dei malati, ma anche i molti gesti di solidarietà verso le persone di Wuhan, ora trattate “come un ratto”. C’è il rischio di forti tensioni sociali, che solo la preghiera e l’amore possono vincere.
Intanto, il numero dei morti a causa dell’infezione è salito a 259; gli infetti sono 11.823 in Cina e 129 all’estero. I casi sospetti in Cina sono saliti a 18mila; almeno 243 pazienti sono guariti dal virus.
Nel pomeriggio della vigilia di Capodanno [il 24 gennaio] ho ricevuto la comunicazione sull’annullamento della messa. Solo due giorni prima avevo inviato una comunicazione scritti ai fedeli circa gli orari delle messe che si sarebbero svolte per la Festa del Capodanno il 24 gennaio, il 25 e la domenica. Avevo programmato di rientrare nel mio paese d’origine dopo la messa domenicale. “Ritornare a casa dopo il Capodanno” è divenuta ormai una consuetudine. Ed ora che persino la messa è stata annullata, ho deciso di ritornare a casa il 25 gennaio, dopo aver finito di cenare con i fedeli la sera del capodanno.
Quest’anno il “ritornare a casa” è divenuto una decisione difficile da prendere. Prima del capodanno avevo più volte parlato coi miei genitori al telefono e mi chiedevano sempre quando sarei rientrato. Ma non eravamo ancora a conoscenza del coronavirus di Wuhan. Quando l’ho saputo, l’epidemia si era ormai diffusa in tutta la Cina. Avevo assicurato ai miei che sarei tornato il 26 gennaio e non avevo mai pensato che avrei anticipato il rientro di un giorno. I miei genitori erano del tutto all’oscuro del mio rientro anticipato. La maggior parte dei fratelli sacerdoti non possono passare il Capodanno nel proprio paese natale; anche loro vi ritornano dopo il giorno della festa. Ci siamo spesso sentiti per consultarci se fosse ancora opportuno rientrare. Tutti pensavano fosse un atto irresponsabile. Ma ho deciso di tornare un po’ prima, e che Dio mi benedica e benedica anche il viaggio. Sono giunto a casa la sera stessa della partenza.
Siamo arrivati al villaggio sotto la pioggia. Erano stati già installati i blocchi stradali, ma per fortuna il nostro villaggio non ha utilizzato la ruspa per scavare trincee, né montagne di terriccio per bloccare le strade. La civiltà non è cosa che si costruisce da un giorno all’altro, ma grazie alla fede le persone hanno fatto qualche progresso, non hanno adottato le “semplici ma violente” maniere che circolano su internet. I festeggiamenti che il villaggio aveva organizzato sono stati annullati. Non ci sono persone che visitano i parenti, né i bambini che giocano di nascosto coi fuochi d’artificio: l’intero villaggio è miracolosamente avvolto nel silenzio. Ognuno a casa sua mangia, guarda la TV, gioca col cellulare, dorme. Ci sono indubbiamente tanti anziani che pregano e recitano silenziosamente il rosario.
La situazione epidemica è sempre più critica e stringe il cuore di tutti. Su internet non solo guardo gli ultimi aggiornamenti circa l’epidemia e le nuove aree epidemiche, ma scopro un po’ di affetto umano che emerge nella società. Il sindaco di Wuhan ha affermato che 5 milioni di persone hanno lasciato la città di Wuhan, ci sono alcuni che rientrano nella propria città d’origine, altri che hanno già da tempo programmato il viaggio e alloggiano negli hotel. Come è ovvio, per il terrore verso la trasmissibilità del virus, le persone hanno espresso paura verso i cittadini provenienti da Wuhan. Questa povera gente è ormai inseguita da tutti come un ratto che corre attraversando la strada! Eppure proprio in questo momento ci sono tante persone che, mediante internet, hanno invitato tutti gli amici provenienti da Wuhan, esclusi e rimasti intrappolati nelle altre città, affermando che i cittadini di Wuhan possono mettersi in contatto con loro e che essi sono disposti ad accoglierli, offrendo loro un alloggio e affrontando insieme questo momento difficile.
Nella vita ci sono sempre due differenti tipi di persone e cosicché emergono spesso due opinioni divergenti: coloro che appartengono all’amore, che abbracciano la vita con cuore aperto e affetto; coloro che appartengono all’odio, che rifiutano il mondo circostante con un cuore freddo. L’auto-protezione e l’auto-isolamento sono indubbiamente un nostro dovere, ma se tutti ignoriamo l’umanità, la morale e persino la legge per prevenire il “virus”, anche le persone sane che vivono in sicurezza diventano pari alle bestie.
L’amore e l’odio verso gli infetti
Attualmente, gli infetti devono auto-isolarsi senza contagiare gli altri. Purtroppo su internet vediamo tante azioni aggressive: vi sono pazienti terrorizzati che strappano le tute protettive e le mascherine degli infermieri, spuntando in faccia ai medici e infermieri dicendo: Perché soltanto voi avete la protezione? Se ci tocca morire, moriamo insieme… Poi, vediamo anche i blocchi stradali: c’è chi che mette le spille rosse; altri che vanno in giro con le spade in mano; c’è chi mette gli striscioni davanti alla casa degli altri; quello che usa addirittura pezzi di legno per bloccare l’ingresso dei vicini. Per tante persone, i pazienti di Wuhan non sono più persone, ma sinonimo di virus. Questa è veramente una notizia sconsolante, perché anche il Signore dice che odia il peccato, ama le persone. Mi piacerebbe sempre abbracciare il peccatore con tanta misericordia, aspettando che egli chieda perdono.
Ma la situazione di oggi è: tutti coloro che sono fuori della città di Wuhan gridano: Forza Wuhan! Ma se hanno qualche amico ritornato da Wuhan, gli dicono: Non solo contagiate gli altri, ma fate male anche a voi stessi! Se a causa dell’epidemia, le relazioni fra persone continuano in questo modo, ci saranno inevitabilmente divergenze sociali sempre maggiori.
Per fortuna dopo la chiusura del villaggio, nessuno può muoversi dalla propria casa, e con le mascherine non si può più cantare né parlare. Nel silenzio, le persone possono almeno meditare. I credenti cominciano a pregare per l’epidemia, i fedeli del villaggio si organizzano per digiunare. Anche mia cognata si è unita a loro, e non fa più la colazione!
Quello che davvero manca a noi cinesi è l’autocritica: tutti piangono e si disperano quando si verifica un disastro, ma appena la catastrofe finisce tutto torna come prima. Nel 2002-2003, 17 anni fa, c’era la Sars, oggi il coronavirus. Tutti e due gli eventi sono in relazione con gli animali selvatici. Il pipistrello fa parte degli animali selvatici, il suo aspetto assomiglia a quello del cavaliere della notte (qualche fedele dice che il pipistrello ha l’aspetto di Satana). Ora, è impensabile che si possa mangiare una cosa del genere! Un mio amico ha visto un video in cui si consuma un pipistrello durante il pasto, e ha subito gettato via la sua ciotola dicendo: che schifo!
Prima dell’epidemia il mio maestro mi ha mandato una sua riflessione. Francamente non voglio pensare che la malattia di oggi sia in relazione con la persecuzione della fede, però pensandoci bene, le parole del mio maestro non sono così fuori posto.
“Pensa soltanto al giorno 24 dicembre, ovvero un mese fa: noi cinesi affermavamo con fermezza che dovevamo boicottare le feste straniere, bisognava vietare il Natale, amare il Paese e sostenere le feste nazionali. Abbiamo dato uno schiaffo pesante sui nostri stessi volti, perché solo un mese dopo, il giorno 24 gennaio è successo un disastro. Vedendo la difficile situazione di oggi, ho veramente mille pensieri: abbiamo rifiutato la pace che Dio ci ha donato gratuitamente, ed ora tutti vogliamo la pace, ma il costo è veramente caro. Dobbiamo avere timore in Dio, preghiamo per i cinesi! Chiediamo l’immensa misericordia di Dio che tutto si risolva presto!”.
All’Angelus del 26 gennaio, papa Francesco ha menzionato l’epidemia cinese, invitando i fedeli di tutto il mondo a pregare per i pazienti della Cina. Gli uomini possono sbagliare e commettere qualche errore, ma il Signore è grande ed è misericordioso. Dio non ignora mai il pentimento e un cuore umile. Oggi, i cristiani devono pregare sinceramente, e il nostro Paese ha bisogno davvero dell’aiuto del Signore.