Cina, coronavirus e quarantena

Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 10:02 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Berto
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Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 10:02 pm

La crisi economica da coronavirus.

Un paese serio e previdente non spende, spande e fa debito, ma risparmia e accantona risorse per i momenti difficili come ad esempio questo dell'epidemia di coronavirus.
La quarantena è necessaria, indispensabile e obbligatoria per contenere il contaggio e debellare l'epidemia e il virus.
Le conseguenze economiche della quarantena passano in secondo piano poiché sono senz'altro inferiori a quelle che vi sarebbero se è il Mondo a metterti in quarantena per irresponsabilità, inaffidabilità e pericolosità.
L'Italia non adottando fin da subito la quarantena ha dimostrato di non essere del tutto consapevole e responsabile, affidabile, credibile e onorevole.
Che questa esperienza serva di lezione e si mettano in campo tutti i risparmi e le risorse possibili per ridurre i disagi della crisi ma non si abbandonino le misure di quarantena necessarie per contenere il contagio e sopratutto non si raccontino balle al Mondo.
Il Mondo di sicuro non verrà in Italia a breve perché Di Maio gli racconterà che in Italia tutto è posto, il Mondo non si farà turlupinare dalle balle italiche, specialmente da quelle dei pataccari napoletani.
Al Mondo servono fatti, le prove certe dell'agire responsabile per contenere l'epidemia e poi bisognerà lasciare passare il tempo naturale necessario a ché tutto sia finito e che il Mondo si senta tranquillo e sicuro di poter venire in Italia senza alcun problema. Non si inganna il Mondo, non gli si raccontano frottole.



È inutile, demenziale e controproducente andare in giro per il Mondo a raccontare la fola che in Italia non c'è pericolo, otre ad essere uno spreco di risorse e di credibilità.
Un governo e serio e responsabile deve civilmente limitarsi a dire che sta facendo anche l'impossibile per contenere l'esistente sia pur limitata presenza e contagiosità del virus.
Fare le cose per bene, tanta pasienza e sacrificio.

Di Maio e Speranza alla stampa estera
https://www.facebook.com/localteamtv/vi ... 965036255/


Forza Milano!
https://www.facebook.com/10000828630518 ... 435147540/


Coronavirus, Goldman Sachs avverte: “Nel migliore dei casi la crisi economica durerà un anno”
26 febbraio 2020
di Stefano Rizzuti

https://www.fanpage.it/economia/coronav ... a-un-anno/

L’impatto dell’emergenza Coronavirus sull’economia globale viene valutato da Goldman Sachs. E lo scenario non è dei più rosei. Nel caso in cui si ipotizzi un impatto ottimistico, infatti, la crisi durerà almeno un anno, secondo il rapporto di Goldman Sachs Global Research. “L’impatto sulla crescita dipenderà dalla gravità dell'epidemia” di Coronavirus, secondo quanto si legge nel report. Secondo Goldman “in uno scenario benigno, in cui i nuovi contagi rallentano nettamente entro la fine del primo trimestre, la crescita annuale dovrebbe tornare al suo livello di base entro la fine dell'anno”. Ma c’è anche l’ipotesi di uno scenario più grave, “in cui i contagi continuano a crescere significativamente nel secondo trimestre, la ripresa inizierà più tardi e l'impatto sulla crescita globale diventerà più significativa”.

Moody's parla di probabile recessione globale

D’altronde l’impatto sull’economia globale è rilevante anche per Moody’s, che in un report parla di quasi un punto percentuale perso nel primo trimestre per il Pil e un rallentamento “di 0,4 punti percentuali fino al 2,4% nel 2020. Per il contesto, la crescita potenziale globale è stimata al 2,8%”, secondo Moody’s. Che parla anche di una "probabile" recessione globale nel caso in cui il virus dovesse trasformarsi in una pandemia. E le probabilità che questo possa realmente avvenire sono "verosimilmente alte e aumentano con il crescere dei contagi in Italia e in Corea del Sud".


Coronavirus, Gentiloni: avrà un impatto economico

L’unica certezza, per il commissario europeo agli Affari economici, Paolo Gentiloni, è che “avremo un impatto economico” a livello globale a causa dell’emergenza Coronavirus. Al momento non è possibile stimare quale sia questo impatto, perché “una valutazione e una stima seria non sono ancora possibili”. A margine della presentazione del Country Report Gentiloni aggiunge: “Di fronte all’impatto economico sarà necessario coordinarsi tra i diversi Paesi Ue per adottare delle misure anti-cicliche, che favoriscano l’espansione ed evitino rischi di recessione”.

Poi Gentiloni fa un focus sulla situazione italiana: “L’economia italiana, che ha avuto un brutto quarto trimestre del 2019, avrà i suoi andamenti molto condizionati dall’evoluzione della vicenda del Coronavirus. Un motivo in più per associare alla priorità assoluta della protezione della salute dei nostri concittadini anche l’impegno a limitare la diffusione di panico, che porta al blocco delle attività economiche anche quando non ritenuto necessario dalle autorità sanitarie”.



Economia. Ed è subito crisi. Il turismo contagiato dal coronavirus
Cinzia Arena
giovedì 27 febbraio 2020

https://www.avvenire.it/attualita/pagin ... bito-crisi

I danni al settore e all'indotto sono davvero notevoli. Incontro al ministero per i Beni culturali e il Turismo per fare il punto. Occorre preparare il dopo emergenza per fare tornare gli stranieri

Piazza San Marco quasi vuoto, a Venezia anche il carnevale si è arreso al coronavirus. I danni economici sono altissimi

La psicosi collettiva da coronavirus contagia anche il turismo. Un’epidemia a tappeto che non risparmia nessuna tipologia di viaggi e corre lungo la penisola alla velocità della luce. La "chiusura" totale di Milano e la Lombardia ha creato un effetto a catena. Gite scolastiche e viaggi di istruzione sospesi, eventi e manifestazioni pubbliche annullati, come il carnevale di Venezia, o spostati in avanti come il salone del Mobile di Milano. Voli cancellati, prenotazioni di tour e pernottamenti svanite nel nulla, a partire dalle settimane bianche ma con strascichi sui ponti di Pasqua e primavera. Secondo le stime di Federalberghi le cancellazioni sono in media il 40% a livello nazionale con punte anche più alte.

«Il turismo in Lombardia è in ginocchio» ha detto il vicepresidente della Regione Francesca Brianza chiedendo lo stato di crisi per il comparto. A Roma Confesercenti e Fiavet parlano di cancellazioni pari al 90% per il mese di marzo e presenze in calo del 30% nei bar e ristoranti. E tutto lascia presagire che ci vorrà del tempo per ritornare alla normalità e sperare che non venga danneggiata anche la stagione estiva. Le associazioni di categoria sono in allarme: chiedono al governo di adottare misure di sostegno alle aziende del settore in termini di detassazione per Irap, Imu e Tari e di decontribuzione, agendo anche sulla tassa di soggiorno.

Il ministero per i Beni culturali e il Turismo ha convocato domani mattina il tavolo per valutare i danni e affrontare le principali criticità. Se sino a venerdì scorso il danno era limitato ai mancati arrivi dalla Cina, stimati in 400mila persone, adesso si teme non solo il drastico taglio degli arrivi, con il nostro Paese considerato l’epicentro europeo dell’epidemia, ma anche degli spostamenti interni. «La nostra immagine è rovinata e lo sarà per un bel po’ di tempo – ha sottolineato la vicepresidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli –. L’abbiamo fatto con l’immondizia a Napoli e a Roma, poi con l’acqua alta a Venezia. Ma questo è davvero peggio. Abbiamo dato l’immagine di un Paese più colpito degli altri, quando invece non è così».

Tutto il settore è allarme rosso, dagli alberghi ai tour operator, dall’intrattenimento ai ristoranti. Assoeventi dopo lo slittamento a giugno del salone del Mobile ha denunciato ieri l’annullamento di centinaia di congressi e fiere. Milioni di fatturato in fumo in pochi giorni. Solo il settore delle gite scolastiche muove un business da 316 milioni e si tratta della punta dell’iceberg. Il turismo per l’Italia pesa circa il 13% del Pil con un giro d’affari di 146 miliardi di euro, 216 mila esercizi ricettivi e 12 mila agenzie di viaggio. Le prime stime prudenziali, parlavano di una perdita di almeno 5 miliardi di euro ma al momento è difficile fare previsioni a medio termine. Resta poi da capire la delicata questione dei rimborsi.

Marco Zampieri, delegato per i viaggi di istruzione per Fiavet Lazio, ha sottolineato come per le uscite didattiche la stagione si possa considerare chiusa. «Il governo ha bloccato tutto sino al 15 marzo ma bisogna considerare che dopo il 10 maggio le gite scolastiche sono di fatto vietate, quindi sarà difficile che si possa in qualche modo recuperare». Per il presidente di Fiavet Ivana Jelinic non bisogna pensare al turismo solo per l’attratività che hanno le nostre città ma anche per le aziende che lavorano per le vacanze degli italiani all’estero. «Lo stop all’ingresso dei nostri cittadini in moltissimi Paesi del mondo genera un danno senza precedenti».

Per Franco Gattinoni, presidente del gruppo omonimo, si sta creando un clima di allarmismo e panico e «sottovalutando l’entità dell’impatto economico che si sta arrecando al nostro Paese».

La vera sfida, passata l’emergenza, sarà quella di agire per riabilitare l’immagine del nostro Paese. In questa direzione si sta già muovendo l’Enit (Ente nazionale promozione turistica). «Nessuna paralisi della nostra attività: saremo alle fiere di Budapest e Berlino» ha detto il presidente Giorgio Palmucci sottolineando come sono già 480 le iniziative di promozione per l’anno in corso. Gli stranieri, ha evidenziato il presidente del Touring Club Franco Iseppi, «rappresentano il 50,5% delle presenze totali» per questo «serve una strategia di carattere nazionale». Per comunicare che l’Italia è un Paese sicuro.



AIAV denuncia i giornali italiani per procurato allarme e diffida Codacons
28 febbraio 2020

https://www.qualitytravel.it/aiav-denun ... 3od-1PP4hE

AIAV, Associazione Italiana Agenti di Viaggi, ha dato mandato all’avvocato Virgilio Golini, penalista del Foro di Pescara, di agire con denuncia-querela nei confronti delle testate giornalistiche “Il Giornale”, “Libero”, “La Repubblica”, “Il Giorno” e “Il Messaggero” per i reati connessi all’aver “diffuso e procurato allarme sociale con titoli di prima pagina e articoli dai contenuti ben lontani dalla verità”.

AIAV ha inoltre inviato formale diffida a CODACONS chiedendo l’immediata cessazione della diffusione di messaggi volti ad illudere i consumatori-viaggiatori sulla possibilità di annullare qualsiasi viaggio o vacanza senza doverne pagare le conseguenti penali, adducendo quale motivazione la preoccupazione per il diffondersi del coronavirus.

“In questi giorni – spiega AIAV – sono state molte le agenzie che hanno lamentato il proliferare di richieste di cancellazione presentate con l’ausilio della modulistica predisposta proprio dal CODACONS, modulistica basata su articoli di legge inapplicabili ad un comparto che basa le proprie regole sui principi di rispetto del viaggiatore indicati dal Codice del Turismo. Questa bassa operazione di “raccolta tesserati” compiuta da un’associazione che dovrebbe badare con la massima attenzione al rispetto della verità proprio nell’interesse dei suoi associati-cittadini-consumatori sarà contrastata dall’AIAV in ogni modo”.

Della diffida è stata inviata copia per conoscenza all’Autorità Garante per la valutazione di eventuale pratica commerciale scorretta, e al Ministro di Grazia e Giustizia per le opportune valutazioni.
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Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 10:03 pm

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Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 10:18 pm

In Cina mangiano di tutto anche piccoli animali vivi, selvatici e crudi, senza controlli sanitari

Coronavirus e animali diversi dall'uomo
Coronavirus e animali: è possibile il contagio degli animali e da questi il contagio degli umani?
I nostri cani, gatti e uccelli di casa possono essere contagiati dall'uomo?
I cani e i gatti randagi possono essere contagiati dall'uomo?


Coronavirus: la Cina vieta il consumo e il commercio degli animali selvatici
Dominella Trunfio
24 febbraio 2020

https://www.greenme.it/informarsi/anima ... selvatici/

Pechino ha approvato una proposta per vietare il commercio e il consumo di tutti gli animali selvatici a seguito dell’emergenza Coronavirus. Già nei giorni scorsi, alcune municipalità avevano posto dei divieti, adesso arriva una vera e propria legge.

Il comitato legislativo cinese ha preso la sua decisione: divieto assoluto di commercio e consumo di animali selvatici, una pratica ritenuta in parte responsabile dello scoppio del coronavirus nel paese. Ne avevamo già parlato, i cinesi mangiano pangolini, pipistrelli e serpenti. Proprio i pipistrelli sarebbero portatori del virus, che al momento ha infettato più di 80mila persone. I ricercatori hanno infatti scoperto che il 2019-nCov riscontrato nei pipistrelli ha in comune il 96% del codice genetico del virus che infetta l’uomo. Per questo è scattato il divieto ‘urgente’ e da subito applicabile.

Come dicevamo già a Tianjin, nella Cina settentrionale, era stato introdotto il divieto di mangiare animali selvatici che spesso vengono proprio dal mercato illegale, un giro d’affari molto fiorente. Durante il Congresso del Popolo di Tianjin, i membri hanno preso la loro decisione: stop al commercio e consumo di animali selvatici e loro derivati: ciò significa stop alla caccia, vendita, acquisto, trasporto e spedizione.

Pangolini, serpenti, pipistrelli e tutti gli altri devono sparire dai ristoranti e dallo street food. Chi trasgredirà riceverò importanti sanzioni, multe e la revoca della licenza commerciale. Secondo la decisione, il divieto favorirebbe anche il blocco di una possibile fonte di infezione epidemica. Identificare l’animale vettore non servirà probabilmente a contenere questo focolaio, ma potrebbe rivelarsi vitale per prevenire future riacutizzazioni.



La Cina inizia a vietare il consumo di carne di cane a seguito dell'epidemia di Coronavirus
Tatiana Maselli
27 Febbraio 2020

https://www.greenme.it/informarsi/anima ... 4Mo4KECLRg

In seguito alla diffusione dei contagi da Coronavirus, Shenzhen, metropoli a sud est della Cina, sta discutendo una legge per vietare il consumo di carne di cane, allo scopo di migliorare la sicurezza alimentare.

La proposta di legge arriva dopo il divieto di commercializzare e consumare carni di animali selvatici, pratica ritenuta responsabile dell’epidemia di coronavirus.

Sebbene sia chiaro, come confermato anche dall’OMS, che cani e gatti non possano trasmettere all’uomo il covid-19, il crescente numero di contagi ha contribuito ad accendere i riflettori su questo tipo di commercio. Oltre a causare immensa crudeltà verso animali da compagnia, infatti, il consumo di carne di cane rappresenta un rischio per la salute umana a causa di altre malattie trasmissibili, come la rabbia.

La nuova normativa estende il divieto di consumo anche di carne di serpente, rana e tartaruga riducendo a nove il numero di specie adatte al consumo umano.
L’elenco include maiali, mucche, pecore, asini, conigli, galline, piccioni, anatre e oche, oltre a pesi e animali acquatici.
Una sorta di “lista bianca” che, secondo le autorità, dovrebbe aiutare le persone a sapere cosa è possibile mangiare e cosa no, a fronte delle tante specie animali presenti in natura.

I funzionari hanno descritto la nuova normativa come “requisito di civilizzazione universale per una società moderna“.

In Cina, il consumo di carne di animali selvatici è molto diffuso, così come quello di carni di gatti e cani. Solo durante il noto evento gastronomico Yulin Dog Meat Festival, ogni anno migliaia di cani vengono uccisi, scuoiati e cucinati.

Gli attivisti animalisti chiedono da anni al governo cinese di vietare il consumo di carne di cani e, se la proposta venisse approvata, Shenzen diventerebbe la prima città del paese ad applicare un divieto simile.

Trattandosi di una metropoli di quasi 13milioni di abitanti, l’eventuale approvazione potrebbe portate altre città a fare altrettanto.

Fonti di riferimento: Daily Express/Daily Mail



Così la raccontavano.

Spallanzani: animali da compagnia non diffondono il coronavirus
24zampe
AGGIORNAMENTO DEL 25 FEBBRAIO 2020 – CINA, BANDITI CONSUMO E COMMERCIO DI ANIMALI SELVATICI
POST DEL 21 FEBBRAIO 2020

https://guidominciotti.blog.ilsole24ore ... 4Mo4KECLRg


Il nuovo coronavirus (Sars-CoV-2) è arrivato anche in Italia e le autorità sanitarie – Istituto nazionale di malattie infettive Spallanzani, ministero della Salute e Istituto superiore sanità – diramano un vademecum per fronteggiare l’emergenza. Tra i punti indicati c’è anche che “gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus”. Una indicazione che può semprare superflua ma che è meglio ribadire. La questione si è già posta in Cina, e qualche settimana fa è stata l’Organizzazione mondiale per la sanità a pronunciarsi: “Non ci sono prove della possibilità che il nuovo coronavirus possa diffondersi contagiando animali domestici come cani e gatti, ma comunque è buona norma lavarsi sempre le mani dopo averli accuditi, per evitare una serie di germi che si trasmettono con molta più facilità”, ricordava l’Oms in uno dei suoi “mythbusters” (“miti da sfatare”), informazioni diffuse per evitare fake news sull’epidemia.
E non era nemmeno la prima volta che l’Oms lo spiegava: l’ha fatto nei primi giorni e ancora successivamente quando in Cina è scoppiata una psicosi-contagio con rischio di abbandoni e violenze nei confronti soprattutto dei cani, a torto indicati come una specie di “untori”. “Lavarsi le mani con acqua e sapone dopo il contatto con gli animali – ricorda comunque l’Oms – protegge da vari batteri comuni come l’Escherichia Coli e la Salmonella, che possono trasmettersi tra animali e uomini”. (nella foto in alto Thor, simpatico amico di 24zampe con indosso una – per fortuna inutile – mascherina. Thor a marzo 2018 è stato perso e ritrovato dal suo umano Alberto)


L’Oms conferma: gli animali da compagnia non trasmettono il Coronavirus
Roberta Damiata - Dom, 23/02/2020

https://www.ilgiornale.it/news/spettaco ... hruox_RvjE

Gli animali da compagnia non trasmettono il Coronavirus, a chiarirlo per evitare abbandoni e violenze è l’Istituto nazionale di malattie infettive Spallanzani, il Ministero della Salute e l’Istituto superiore della sanità oltre all'OMS il massimo organo mondiale della sanità

In questo momento in cui il Coronavirus sta creando grande incertezza, dubbi e una paura diffusa che nel nostro paese sta dilagando più del virus stesso, è bene mettere un po’ di chiarezza anche per quanto riguarda gli animali da compagnia, quindi cani, gatti uccellini, piccoli roditori e pesci.

Tutti questi animali non trasmettono in nessun modo il virus, né tantomeno sono dei portatori sani. Lo scrive molto chiaramente l’Istituto nazionale di malattie infettive Spallanzi, il ministero della Salute e l’Istituto superiore della Sanità, Nel vademecum per fronteggiare l’emergenza tra i punti indicati ci sono proprio 'istruzioni' su di loro dove viene specificato: “Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus”.

È bene chiarire il punto soprattutto per chi, senza informazioni, potrebbe pensare che essendo stata la prima trasmissione del virus, partita dal mercato di Whuan, passata da pipistrello a essere umano, gli animali possano essere un mezzo di contagio. Ma non è così. Anche in Cina dove si è posto il problema già da tempo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si è pronunciata dicendo che non esistono prove della possibilità che il nuovo coronavirus possa diffondersi contagiando animali domestici come cani e gatti, o essere loro strumento di contagio”.

In questo momento dove internet diventa una fucina anche di fake news, è importante sottolineare questo, per evitare di tacciare i nostri animali come untori ed evitare quindi abbandoni o violenze per disinformazione. Anche perché In italia ci sono in tutto 32 milioni di animali di cui quasi 13 milioni di uccelli 7,5 milioni di gatti, 7 di cani, 1,8 milioni di piccoli mammiferi (criceti e conigli), 1,6 milioni di pesci e 1,3 milioni di rettili, una quantità enorme che spesso non ha voce o vittima di randagismo, abbandono o violenze.


Così la raccontavano i veterinari esprimendo un dubbio.

L’associazione mondiale dei veterinari: ecco che cosa sapere sul coronavirus e gli animali domestici
26 febbraio 2020

https://www.lastampa.it/la-zampa/altri- ... HL8WA4HF4E

Prima regola: gli animali da compagnia non diffondono il nuovo Coronavirus. Lo dicono tutte le autorità sanitarie mondiali, ricordando una misura di ordinaria igiene: lavarsi le mani con acqua e sapone dopo ogni contatto con il proprio animale domestico. Detto questo, la World Small Animal Veterinary Association (Wsava), associazione mondiale dei veterinari dei piccoli animali, ha predisposto un documento per aiutare i medici veterinari a rispondere alle domande frequenti sul nuovo coronavirus (Covid-19) e rassicurarli circa il rischio di infezione.

"Sollecitate i proprietari a non lasciarsi prendere dal panico", raccomanda a tutti la Wsava, perché cani e gatti non trasmettono il virus. Il presidente della Wsava, Shane Ryan, si è detto preoccupato per il rischio che, a livello globale, Covid-19 "possa determinare un aumento di cani e gatti abbandonati o in condizioni di sotto-accudimento".

Michael Lappin, presidente del Comitato One Health della Wsava, raccomanda poi ai veterinari di dare ai proprietari i seguenti consigli, qualora fossero in quarantena, anche volontaria: tenere con sé i loro animali da compagnia; tenere i gatti all'interno; provvedere alle cure di eventuali pets che rimangono in casa, nel caso in cui i loro proprietari abbiano familiari o amici ospedalizzati da accudire; contattare il proprio veterinario in caso di domande o dubbi.

Alla domanda "Devo evitare il contatto con animali domestici o altri animali se sono malato?", occorre rispondere che non bisogna mai maneggiare animali domestici o altri animali quando si è malati. Non fa eccezione il Covid-19. Accorgimento supplementare: indossare una mascherina se il contatto con gli animali è necessario, ad esempio se si è gli unici a prendersene cura. Le persone con diagnosi di Covid-19 dovrebbero stare lontano dagli animali domestici per proteggerli.

Cosa fare, invece, se l'animale ha bisogno di cure ed è stato in contatto con una persona contagiata dal nuovo coronavirus? La raccomandazione è di avvisare il medico veterinario, prima di portarlo direttamente in ambulatorio, di informarlo del contatto del'animale con persona contagiata e di attenersi alle indicazioni della struttura veterinaria.

E sulle preoccupazioni relative agli animali domestici che sono stati in contatto con persone infette da questo virus, il veterinario deve dire che il virus si sta diffondendo da persona a persona. Ad oggi non ci sono prove chi i cani e i gatti possano essere infettati dal Covid-19.

Cosa si dovrebbe fare con gli animali nelle aree in cui il virus è attivo? Poiché diversi tipi di coronavirus possono causare malattie negli animali, fino a quando non ne sapremo di più sul nuovo Covid-19, nelle aree dove il virus è attivo, bisognerebbe evitare il contatto con gli animali e indossare una mascherina se si interagisce con gli animali o se ne prende cura.

Notazione finale per i medici veterinari: il Comitato della Wsava ha analizzato il possibile ruolo protettivo di vaccini contro il coronavirus enterico canino, nella speranza che possano offrire una protezione incrociata contro Covid-19, concludendo però che "non ci sono prove per affermarlo, poiché il nuovo virus è una variante di coronavirus nettamente diversa".




Coronavirus, a Hong Kong primo cane infetto. Al bando il consumo di carne
28 febbraio 2020

https://www.ilsole24ore.com/art/a-hong- ... 1582890024

Le autorità di Shenzhen chiedono di vietare il consumo di carne di cane, pratica tristemente molto diffusa nella Greater China, mentre Pechino ha varato una legge che mette al bando la carne di animali selvatici

di Giulia Crivelli
Coronavirus, quali sono i sintomi e come si trasmette

La notizia è ufficiale, l’ha data il Governo di Hong Kong, citando fonti del Agriculture, Fisheries and Conservation Department (Afcd) , equivalente del “ministero” dell’agricoltura della regione a statuto speciale: c’è il primo caso di cane domestico positivo al coronavirus.

Il comunicato ufficiale (in inglese)

Il cane, si legge in un comunicato, appartiene a una donna di 60 anni a sua volta positiva al coronavirus ed è stato messo in quarantena, come la sua padrona, dopo che alcuni campioni prelevati dall’animale sono risultati positivi al virus.

Secondo l’Agriculture, Fisheries and Conservation Department non c’è rischio di contagio da parte dell’animale. Il cane non ha sintomi della malattia, si legge nel comunicato, ma «i campioni prelevati dalle cavità nasali e orali sono stati trovati positivi per il virus Covid-19». Non ci sono prove che animali come gatti o cani possano trasmettere il virus all’uomo, ma il ministero di Hong Kong ha stimato che gli animali domestici di persone infette dovrebbero stare in quarantena per 14 giorni. Saranno condotti ulteriori test sul cane, che rimarrà in isolamento fino a quando non risulterà negativo. Hong Kong conta a oggi 93 casi di coronavirus, due dei quali hanno portato alla morte dei pazienti.


Ha straragione Zaia! La Cina va denunciata di fronte al Mondo.
Mi dispiace per te ma il coronavirus è sorto e si è diffuso in Cina e la Cina è responsabile di fronte al Mondo.


In Cina mangiano di tutto anche piccoli animali vivi, selvatici e crudi, senza controlli sanitari

https://www.open.online/2020/02/28/fort ... qV7gp-Lzko



L'origine dei virus dalla Cina dove si mangiano: polipi vivi, pipistrelli, marmotte, cani e gatti
Non Solo Animali
25 Gennaio 2020


https://www.nonsoloanimali.com/lorigine ... i-e-gatti/

Un gruppo di scienziati cinesi ha riferito che la probabile fonte del micidiale virus 2019-nCoV viene dal consumo di carne di serpenti. Questa tesi è basata sull’analisi genetica. Tuttavia, le immagini orribili provenienti da un ristorante cinese, suggeriscono che nel menu potrebbero essere presenti anche pipistrelli.

Le loro scoperte pubblicate sul Journal of Medical Virology riportano che le persone infette erano esposte a varie specie di animali selvatici in vendita sul mercato, dove erano presenti animali di ogni sorta: pollame vivo, pesce vivo, pipistrelli, serpenti, volpi vive, coccodrilli, cuccioli di lupo, salamandre giganti, serpenti, ratti , pavoni, istrici e carne di cammello.

Per le epidemie mortali del passato, i cinesi sono stati incolpati di aver provocato la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS) a seguito del consumo di carne di zibetto ponendo le autorità cinesi in imbarazzo per non saper rispondere ad una vigilanza lassista sul traffico di questa specie selvatica causa dell’ultimo focolaio.

Ora n’analisi genetica dettagliata ha rivelato che il 2019-nCoV, è un nuovo ceppo che sembra essere formato da una miscela di altri due coronavirus; uno dei quali proviene dai pipistrelli e un altro ceppo era sconosciuto. Ma il gruppo ha presentato prove del fatto che l’ultimo posto in cui risiedeva il virus prima di colpire l’uomo era in una specie di serpente, i cui marcatori biologici, sono presenti nelle proteine di superficie del virus. Queste proteine sono ciò che consente ai virus di invadere le cellule ospiti e la forma mutata consentendo al 2019-nCoV di attaccare facilmente le cellule umane.

Quindi, secondo gli scienziati, ad un certo punto un virus di pipistrello è saltato nei serpenti e si è adattato al suo sistema immunitario. Mano a mano le persone al mercato di Wuhan (dove si pensa sia esploso il virus) che maneggiavano o mangiavano carne di serpente si infettavano. Ma rimane il dubbio: il virus potrebbe essere balzato direttamente agli umani dai pipistrelli?

I cinesi sono ben noti per i loro gusti particolari su certi tipi di carni ma fa specie il consumo di zuppa di pipistrelli molto popolare in Cina.
Animali macellati sul posto

Gli scienziati hanno approvato che sette malattie infettive su dieci di quelle che colpiscono gli uomini nascono dagli animali e il fatto di trovarsi in un mercato tradizionale asiatico, a contatto con specie off limits e in condizioni igieniche a dir poco precarie, aumenta vertiginosamente le possibilità di contagio.

Gli animali dei mercati, vengono macellati vivi sul posto. Come se ciò non bastasse, i liquidi che scivolano a terra e vengono calpestati dagli altri animali ancora vivi, anch’essi in procinto di essere venduti.

C’è chi mangia di tutto

È noto che nella provincia meridionale di Guangxi, si mangino ancora cani e gatti e anche se i dati stanno diminuendo grazie alla sensibilizzazione degli attivisti per i diritti animali. Ma il consumo di questi animali d’affezione, sale nel mese giugno, a cavallo del solstizio d’estate, quando si celebra il festival della carne di gatto e di cane a Yulin dove migliaia di animali vengono bolliti vivi. Molte persone muoiono consumando la carne di cani non vaccinati e mai curati dai quali viene trasmessa la rabbia.

E c’è chi si mangia pure la marmotta. L’anno scorso una pestilenza non correlata all’epidemia, ha ucciso marito e moglie nella Mongolia occidentale. La coppia mangiò lo stomaco, il rene e la cistifellea crudi di una marmotta e morì poco dopo per un grave caso di peste polmonare. Questa piaga, pur avendo sintomi simili all’attuale epidemia, è causata dai batteri Yersinia pestis . Ciò spinse i funzionari a mettere in quarantena il comune della coppia, ma fortunatamente non vi fu ulteriore diffusione della peste.

Mangiare carne cruda di animali ancora vivi per molti cinesi è una sfida. Molti sono gli esaltati che si filmano mentre mangiano animali intenti a liberarsi quando vengono addentati. Non tutti i tentativi per fortuna vanno a buon fine. E’ il caso di una influencer cinese che tempo fa si riprese nell’intento di ingoiare un polpo vivo. La bestiola con tutte le sue forze si attaccò al viso della donna provocandole dolore e ferite. Il video divenne virale:

Ecco l'intervista di Zaia che ha parlato benissimo, ha detto tutte cose sensate e condivisibili.
https://video.corriere.it/cronaca/zaia- ... M5Sx_ueYxY
Ha parlato bene, ha detto tutte cose sensate e condivisibili.


Ragazzo cinese mangia topi
IL VIDEO È VIRALE
https://www.youtube.com/watch?v=WH1s8AD ... pp=desktop

L’AMBASCIATA CINESE FRIGGE ZAIA PER L’USCITA INFELICE SUI CINESI CHE MANGIANO I TOPI: “OFFESE GRATUITE CHE CI LASCIANO BASITI”. COME SE NON FOSSE VERO CHE GLI ABITANTI DELLA REPUBBLICA POPOLARE HANNO ABITUDINI ALIMENTARI ORIGINALI (EUFEMISMO) – IL GOVERNATORE SI SCUSA: “NON VOLEVO GENERALIZZARE MA FARE UNA RIFLESSIONE PIÙ COMPIUTA SULLE FAKE NEWS CHE HANNO PREPARATO LA CULLA PER IL NEONATO” - “HO IL TURISMO E 600MILA PARTITE IVA CHE VALGONO 150 MILIARDI. SE VANNO IN FUMO, ALTRO CHE RECESSIONE, È MEDIOEVO”
29 feb 2020

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cro ... M_GN8eL6D4


Alberto Pento
I cinesi in Cina sono liberi di mangiare quello che vogliono, anche la merda, ma non sono liberi di infettare il mondo intero e di mettere in pericolo la vita di milioni di persone e di non cinesi. La Cina ha dimostrato una assoluta mancanza di rispetto in questa vicenda e ha poco da indignarsi per le parole di Zaia, è il mondo che ha il diritto di indignarsi con la Cina.
Visto che negli anni 2000 tutte le grandi epidemie sono giunte dalla Cina credo che il mondo debba prendere provvedimenti nei confronti di questo paese inaffidabile e irresponsabile e che tutti coloro che vanno e vengono dalla Cina, siano essi cinesi o non cinesi, debbano essere sottoposti ad una profilassi sanitaria di sicurezza che tuteli il mondo da altre possibili epidemie/pandemie.
E che l'OMS abbia la possibilita di controllare/ispezionare/verificare la situazione della salute e dell'gene sanitaria in Cina senza alcuna restrizione geografica, residenziale, ospedaliera.



Epidemie e virus: perché originano spesso dalla Cina?
Università di Padova
17 febbraio 2020

https://ilbolive.unipd.it/it/news/cina- ... e-epidemia

A gennaio 2020 su Netflix è uscito, con incredibile tempismo, il documentario Pandemia globale, che racconta di come gli esperti si stiano preparando a un evento che prima o poi accadrà. Sembra sterile allarmismo, ma in realtà chi lo guarda può rendersi conto che ci si sta attrezzando per combattere una battaglia tutt'altro che persa in partenza.

Non sappiamo quando questa pandemia si svilupperà, ma la storia ci dice che accadrà: nel 1918 c'era stata la Spagnola, l'influenza che ha ucciso tra i 50 e i 100 milioni di persone. Sembra già un numero drammaticamente alto, ma in un secolo la popolazione mondiale è notevolmente aumentata e ora tocca quasi quota otto miliardi.

Se è vero che non possiamo immaginare quando quest'evento potenzialmente distruttivo avrà inizio, è statisticamente più facile indovinare dove succederà, perché la maggior parte delle epidemie degli ultimi anni si è sviluppata in Cina: dall'asiatica del 1957 all'influenza di Hong Kong del 1968, passando per la Sars e per il nuovo Coronavirus Covid-19, sembra che questo paese sia particolarmente preso di mira dai virus. Per comprendere l'eziologia di questo fenomeno, abbiamo intervistato il virologo Giorgio Palù.

Intervista al virologo Giorgio Palù. Montaggio di Elisa Speronello

"Se parliamo di pandemie, l'ultima di H1N1 si è sviluppata tra Messico e California nel 2009, mentre in Cina ricordiamo quella del '57 e quella del '68. Il nuovo coronavirus, il Covid-19 o Sars2, non ha ancora dato origine a una pandemia, che richiede una manifestazione su più larga scala" spiega il professore. "Se consideriamo invece le epidemie, molte si sono effettivamente originate in Cina: avrebbero potuto dare inizio a pandemie, ma non lo hanno fatto".

Il motivo principale per cui la Cina, con tutto il Sud-est asiatico, è un luogo particolarmente favorevole ai virus, è lo stretto contatto tra uomini e animali, che vengono tenuti in casa e nelle fattorie per essere allevati o mangiati, per non parlare di tutti quei mercati in cui vengono venduti animali vivi. "Con l'H5N1, aviaria, la Cina ha preso provvedimenti molto draconiani – commenta Palù – e ha fatto ammazzare tutti i polli che c'erano nelle case dei cinesi per diminuire il contagio".

Come se non bastasse, la Cina è sulla rotta migratoria di vari uccelli selvatici come le anatre. "Ci sono poi molte risaie, e gli uccelli che planano in queste zone possono essere portatori sani dell'influenza aviaria che viene trasmessa anche tramite le feci: in quegli stagni ci sono miliardi di virus, e lì vicino vengono allevati maiali e altri animali domestici, anche uccelli. Così i virus si propagano: c'è una commistione tra animali domestici e selvatici e tra loro e l'uomo" dichiara Palù.

E poi ci sono tutti i problemi denunciati dagli ambientalisti: altri fattori che aumentano il rischio di epidemie sono il disboscamento e l'inurbamento ma anche i cambiamenti climatici: se un ambiente in cui vivono gli animali viene occupato anche dall'uomo, possono diffondersi malattie anche molto gravi: è il caso dell'ebola del 2014, epidemia tutt'ora in corso, quando il virus è arrivato anche nelle metropoli.

"Ci sono poi i cambiamenti climatici" spiega Palù. "Il 20% dei virus è trasmesso da vettori come zanzare, zecche e flebotomi che stanno migrando a causa dei cambiamenti di temperatura, si pensi a West Nile".

Ci sono naturalmente delle misure di sicurezza che vediamo messe in atto anche ora con il coronavirus: "Il primo è la diagnosi, che è fondamentale per comprendere le modalità di diffusione del virus, in particolare servono test affidabili per vedere quanto si diffonde tra la popolazione che non manifesta sintomi. Gli altri mezzi sono quelli di protezione individuali: mascherine, guanti, occhiali che proteggano la mucosa congiuntiva, l'attenzione all'igiene, fino ad arrivare all'isolamento e alla quarantena. Un'altra cosa che si può fare è eliminare gli animali che ospitano il virus, anche se non sempre si riesce a individuarli per tempo, e poi c'è il monitoraggio sindromico: bisogna individuare quelli che possono essere i primi sintomi come la febbre: è quello che si sta facendo ora negli aeroporti con i termo rivelatori".

I virologi si stanno impegnando per studiare il viroma degli animali, soprattutto i mammiferi. I pipistrelli sono stati ospiti di molti di questi virus, Nipah, Hendra, Sars, Mers, il nuovo coronavirus ma anche Ebola. Ma non bisogna pensare solo ai virus che fanno notizia: anche una "banale" influenza può diventare molto pericolosa.

"L'influenza è importante, – conferma Palù – fa centinaia di milioni di infetti e decine di migliaia di vittime. Si è cercato di lavorare a un vaccino universale, anche perché quello dell'influenza è un virus che muta molto facilmente, e un vaccino all'anno può non bastare. Per questo si sta studiando un vaccino universale contro i virus A e i virus B e tutti i sottotipi, in particolare dei virus A. L'approccio è genomico, si utilizzano gli anticorpi di pazienti che sono risultati immuni ad alcuni virus influenzali. Si potrebbe tentare lo stesso approccio anche con i coronavirs, ma i tempi non saranno brevi".

Quello che possiamo fare, per ora, è vaccinarci contro l'influenza stagionale e lasciare lavorare i ricercatori.




Per quanto riguarda i controlli sanitari sugli animali selvatici commercializzati in molte parti della Cina non ve ne sono


La Cina minacciata dal coronavirus: la causa è un mercato di animali selvatici
Da Nsikan Akpan
lunedì 27 gennaio 2020

https://www.nationalgeographic.it/scien ... -selvatici

La storia sembra ripetersi. Venti anni fa circa, un virus comparve nei mercati di fauna selvatica nel sud della Cina, ed era diverso da qualsiasi altro. Era l'inverno del 2003 e i malati lamentavano febbre, brividi, mal di testa e tosse secca, tutti sintomi che ci si aspetterebbe durante la stagione del raffreddore e dell'influenza.

Ma questa condizione progredì in una forma letale di polmonite, che lasciava buchi a forma di nido d'ape nei polmoni delle persone e generò gravi insufficienze respiratorie in un quarto dei pazienti. Mentre la maggior parte delle infezioni si diffusero ad altre tre persone, alcuni dei malati diventarono "super-trasmettitori", pazienti che involontariamente trasmisero la malattia a dozzine di individui. Quando l'epidemia di sindrome acuta respiratoria grave (SARS) si concluse sette mesi dopo, si registrarono oltre 8.000 casi e 800 decessi in 32 paesi.

Ecco perché i funzionari internazionali ora sono allarmati per un nuovo virus legato alla SARS che è emerso nella Cina centrale. La malattia si è diffusa in sole tre settimane nelle principali città di Pechino, Shanghai e Shenzhen, nonché nelle vicine nazioni di Taiwan, Tailandia, Giappone e Corea del Sud. Martedì, i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie statunitensi (CDC) hanno riportato il primo caso nello Stato di Washington.

“La diffusione da uomo a uomo è stata confermata, [ma] non si sa ancora quanto sia facile la diffusione di questo virus”, ha dichiarato Nancy Messonnier, direttore del Centro Nazionale per le Immunizzazioni e le Malattie Respiratorie presso il CDC, durante una conferenza stampa in cui ha annunciato lo sviluppo di un test genetico veloce per il virus Wuhan. “In questo momento stiamo testando questo virus al CDC, ma nelle prossime settimane condivideremo i risultati con partner nazionali e internazionali”.

A partire da mercoledì, quasi 450 casi sono stati segnalati a livello globale, compresi nove decessi, e l'Organizzazione Mondiale della Sanità sta organizzando una riunione di emergenza mercoledì prossimo per decidere se l'epidemia rappresenti un'emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale. Gli epidemiologi sospettano che esistano già migliaia di casi. Il CDC ha annunciato che il controllo per il nuovo virus sarebbe già partito nei tre principali aeroporti degli Stati Uniti, ma il primo paziente americano è arrivato ancor prima che questa sorveglianza fosse iniziata.

Come per la SARS, tutto questo clamore sembra essere emerso a causa del commercio di animali selvatici, ma i virologi non sono sorpresi.

Questo perché sia la SARS che il nuovo focolaio sono zoonotici, cioè malattie iniziate negli animali prima di diffondersi nell'uomo. Le malattie zoonotiche sono tra le più famigerate del mondo. L'HIV, l'Ebola e l'influenza H5N1 si sono tutte diffuse tra la fauna selvatica prima che strette interazioni con gli umani generassero focolai internazionali. Con la SARS, ad esempio, i produttori di alimenti e le persone che maneggiavano, uccidevano e vendevano animali selvatici sono state quasi il 40% dei primi casi. I primi episodi si sono registrati anche tra persone che vivevano a pochi passi dai mercati della fauna selvatica.


Pipistrelli

Le autorità sanitarie hanno segnalato per la prima volta il nuovo focolaio il 31 dicembre, parlando di un’ondata di casi simili alla polmonite collegati a un mercato del pesce nella città di Wuhan, una località nella Cina centrale con oltre 11 milioni di abitanti. Ma la CNN ha riferito che nel mercato della "Città del pesce della Cina meridionale" a Wuhan si vendeva più di frutti di mare, pubblicando un video che mostra presumibilmente procioni e cervi chiusi in piccole gabbie.

Ma perché tali condizioni potrebbero aver creato un terreno fertile per le malattie zoonotiche? “Quando ammassi animali in queste situazioni innaturali, rischi che emergano malattie umane”, afferma Kevin Olival, ecologo delle malattie e ambientalista presso EcoHealth Alliance. “Se gli animali sono tenuti in cattive condizioni sotto stress, si potrebbe creare per loro un'opportunità migliore per eliminare virus e ammalarsi”.

Questa interazione tra virus e animale può anche aiutare a rintracciare la fonte di un'epidemia. I virus mutano mentre si diffondono e si moltiplicano, caratteristica che virologi e biologi della fauna selvatica possono utilizzare per tracciare l'evoluzione di una malattia, anche se passa tra animali.

La SARS e il nuovo virus dietro l'epidemia di Wuhan sono altamente correlati perché entrambi appartengono ai coronavirus, grande famiglia di virus che colpiscono persone o animali, come cammelli, gatti e pipistrelli.

Quattro mesi dopo l'inizio dell'epidemia della SARS, i ricercatori di Hong Kong hanno studiato procioni, zibetti e tassi scoprendo parenti stretti di questo coronavirus e la prima prova che la malattia esisteva anche al di fuori degli esseri umani.

La scoperta ha dato il via a un'ondata di studi tra la fauna selvatica che ha indicato i pipistrelli ferri di cavallo della Cina come la probabile fonte della SARS. I controlli globali alla fine hanno rivelato che gli antenati e i parenti della SARS circolavano da anni nei pipistrelli in Asia, Africa ed Europa. I pipistrelli sono ora considerati la fonte originale di tutti i principali coronavirus.

“La sequenza genetica del virus stesso può ricondurre alla fonte”, afferma Olival. “Nel caso di Wuhan, la corrispondenza più vicina è in altri coronavirus correlati alla SARS che si trovano nei pipistrelli”. Le indagini sulla fauna selvatica condotte da EcoHealth Alliance in Cina e in altri luoghi in Asia mostrano che la più alta incidenza di coronavirus tende a derivare dalle feci degli animali o dal guano dei pipistrelli.

I coronavirus non si diffondono solo attraverso l'aria e il sistema respiratorio, ma anche se la materia fecale viene a contatto con la bocca di un'altra creatura. I pipistrelli non sono propriamente puliti, quindi quando si cibano di un frutto possono contaminarlo. Se poi il frutto cade a terra, può venire a contatto con animali da allevamento come zibetti.


Cammelli, mammiferi e vaccini

Finora, sembra che i coronavirus di origine animale si diffondano nell'uomo causando gravi malattie solo in rare occasioni. La SARS ha rappresentato il primo caso documentato di una propagazione di coronavirus, seguito poi dalla Sindrome Respiratoria del Medio Oriente, un virus simile ma distinto che è emerso in Arabia Saudita nel 2012 e si è diffuso anche a livello internazionale.

La vicenda della MERS ha rafforzato la storia degli animali raccontata già per la SARS. Il coronavirus MERS proveniva da pipistrelli, ma ha utilizzato mammiferi domestici, in questo caso i cammelli, come un ponte per raggiungere gli umani. Il primo caso di MERS ha riguardato un uomo di 60 anni che possedeva quattro cammelli che dormivano in un recinto adiacente alla sua casa.
“Ridurre il commercio di specie selvatiche ha effetti vantaggiosi sia per la protezione delle specie che vengono catturate in natura, sia per la riduzione della diffusione di nuovi virus”

da KEVIN OLIVAL, ECOHEALTH ALLIANCE

Uno studio del 2014 condotto dal laboratorio di Lipkin e dallo zoologo Abdulaziz Alagaili presso la King Saud University ha trovato anticorpi contro la MERS - un segno rivelatore d’infezione - in campioni di sangue di cammello risalenti al 1993. Il virus MERS circolava quindi da più di 20 anni senza che nessuno se ne fosse accorto.

“Abbiamo fatto studi in due macelli in Arabia Saudita, dove la gente abbatteva i cammelli”, afferma Lipkin. “In alcuni casi, la carne era lavata con tubi ad alta pressione prima di essere confezionata in una pellicola termoretraibile. Per questo si potrebbe trovare il coronavirus MERS sulla carne destinata ai supermercati”.

L'Arabia Saudita importa ogni anno migliaia di cammelli dalle nazioni africane, molti dei quali servono come fonte di cibo, specialmente durante il pellegrinaggio islamico. I biologi hanno trovato segni di infezione da MERS nei cammelli provenienti da paesi africani come Etiopia, Kenya, Tunisia, Egitto e Nigeria.

A differenza della SARS, che è emersa e affievolita nel giro di un anno, la MERS si è in qualche modo radicata nelle comunità umane, con casi segnalati in Arabia Saudita fino al 2017. Ma questa persistenza ha aumentato la possibilità di sviluppare un vaccino, dato che c'era una popolazione numerosa in cui testare l'efficacia di tale trattamento.

“Si possono vaccinare le persone che sono comunemente a contatto con i cammelli, come i beduini e le persone che lavorano nei macelli”, afferma Lipkin. Tuttavia, un vaccino per la MERS non si è mai concretizzato nonostante gli sforzi diffusi e, ad oggi, non esiste alcun trattamento specifico nemmeno per la SARS.

In assenza di un rimedio medico, le strategie di controllo delle infezioni - come lavarsi le mani, le quarantene e l'igiene - diventano gli unici strumenti per tenere sotto controllo la SARS, la MERS e ora il coronavirus di Wuhan.


Le prospettive di Wuhan

È difficile dire cosa ci si dovrebbe aspettare dal coronavirus di Wuhan. Nello spettro delle epidemie, la SARS ha portato agli scenari peggiori, mentre la MERS era letale ma di portata molto più limitata.

La maggior parte delle condizioni simili alla polmonite riservano il peggio dei loro danni per le popolazioni più anziane, ma la SARS aveva la stessa probabilità di praticare un buco nei polmoni di un giovane adulto rispetto a una persona anziana: l'età media delle vittime della SARS si aggirava intorno ai 40 anni. La MERS, al contrario, era pericolosa soprattutto nei pazienti di età superiore ai 50 anni e, in genere, nelle persone con condizioni immunodepresse.

“Non è chiaro se questo virus [Wuhan] stia semplicemente scomparendo o se evolverà in qualcosa di più patogeno”, afferma Lipkin. “Non abbiamo ancora alcuna prova di super-trasmettitori e, speriamo, non le avremo mai. Ma non sappiamo neanche per quanto tempo durerà questo nuovo coronavirus o per quanto tempo le persone continueranno a rilasciare virus dopo essere state infettate”.

Inizialmente, i funzionari avevano affermato che il coronavirus di Wuhan riguardasse solo trasmissioni da animali, ma ora la malattia sembra diffondersi da uomo a uomo. Lunedì, i funzionari cinesi hanno confermato che 14 operatori sanitari hanno contratto il virus e il paziente di Washington ha riferito di aver viaggiato attraverso Wuhan.

Anche il modo in cui il coronavirus di Wuhan ha compiuto il salto finale negli umani rimarrà un mistero fino a quando la Cina non fornirà maggiori dettagli su ciò che era ospitato nel famigerato mercato del pesce, il cui accesso è stato impedito dal Capodanno. Ma questi indizi potrebbero aiutare gli investigatori a identificare quali animali potrebbero essere in grado di trasportare e diffondere il virus sia in Cina che all'estero.

L'epidemia di Wuhan solleva anche la questione del commercio di specie selvatiche, che debba essere controllato maggiormente o impedito del tutto. “Un intervento, che è abbastanza semplice, è ridurre il commercio di specie selvatiche e ripulire i mercati relativi”, afferma Olival. “Ridurre il commercio di specie selvatiche ha effetti vantaggiosi sia per la protezione delle specie che vengono catturate in natura, sia per la riduzione della diffusione di nuovi virus”.

Il 24 Gennaio la Cina ha confermato 26 morti e 830 casi di contagio, mentre in Italia il caso sospetto a Bari è risultato solo un falso allarme. La donna rientrata dalla Cina con tosse e febbre è stata visitata, ma non si trattava del coronavirus.

Il 23 Gennaio Wuhan è stata mesa in quarantena e misure di sicurezza sono state adottate nelle vicine città di Huanggang ed Ezhou. Il 25 Gennaio si festeggia il Capodanno cinese, pertanto si prevedono grandi quantità di persone in movimento, pertanto la paura per la diffusione del virus cresce.

Al momento sono dieci in tutto le città cinese bloccate, con tutti i luoghi pubblici chiusi tranne gli ospedali, le stazioni di servizio e i supermercati.



Cenni dilegislazione sanitaria della selvaggina
https://www.provincia.vicenza.it/ente/l ... -sanitaria

Il cacciatore diventa un “produttore primario” e come operatore del settore alimentare diventa quindi responsabile della sicurezza alimentare del suo prodotto (l’animale cacciato) e per immetterlo sul mercato deve garantire che tutte le fasi della “produzione” soddisfino i requisiti di igiene


RUOLO DEL CACCIATORE NELL’IGIENE DELLE CARNI DI SELVAGGINA
https://www.cacciatoritrentini.it/docum ... 7189059f4/
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 10:19 pm

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Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 10:20 pm

Trump, gli USA, il coronavirus e i sinistri nemici di Trump


La disinformazione antitrumpiana dell'orrido Sole24Ore, specula sul coronavirus

Coronavirus: Stati Uniti e Trump al test California
nel golden state 33 casi positivi
Il governatore Newsom denuncia la lentezza della macchina organizzativa a livello nazionale. Il comparto assicurativo è un fattore di destabilizzazione
di Roberto Da Rin
https://www.ilsole24ore.com/art/coronav ... a-ACDMUgMB

Il caso californiano è la punta di un iceberg su cui si potrebbe infrangere il sogno di Trump, ovvero la sua rielezione alle prossime presidenziali. Sono 33 i cittadini “positivi” al test e circa 8400 quelli “monitorati” per coronavirus in California ma il governatore Gavin Newsom denuncia l'assoluta insufficienza di kit per i test. Pare ve ne siano solamente 200. Gli arrivi negli aeroporti sono la causa principale di una potenziale e grave diffusione a livello nazionale e ora, la richiesta di Newsom, è quella di ottenere in tempi rapidi dei rinforzi adeguati.

La rielezione di Trump, condizionata dal virus
Il caso di una cittadina “positiva” al test, rilevato due giorni fa, dovrebbe secondo Mark Ghaly , direttore dell'Agenzia sanitaria della California, imporre un'agenda «che riveda i protocolli in modo tale consentire a un maggior numero di persone di essere sottoposto al test».
La filiera del contagio, negli Stati Uniti, è molto difficile da controllare con varie ripercussioni a livello nazionale. Qualora si dovesse estendere la necessità di monitorare con accuratezza il virus, i pericoli di una impasse ridurrebbero le chance di rielezione del presidente Trump.

Il nodo delle assicurazioni
Il tema sanitario è al centro del dibattito politico in corso, tra repubblicani e democratici. Sono circa 90 milioni i cittadini americani che non possiedono una assicurazione privata e il costo di un test è vicino ai 250 dollari. Una stima che non include il personale necessario er effettuarlo. Alcuni giorni fa un paziente con sintomatologia sospetta è stato sottoposto in ospedale a vari esami e il conto ha superato i 3mila dollari. Un fatto che, reso pubblico, tiene lontani gli americani dai laboratori medici e quindi allarga la possibilità di una diffusione.

In altre parole il comparto assicurativo acquisisce una grande centralità. Se le condizioni di accesso, premi assicurativi molto costosi, tengono lontani i cittadini dai test, il virus si può propagare in modo incontrollato. Se invece le assicurazioni dovessero assumersi questi oneri il comparto crollerebbe sotto il peso della insostenibilità generando squilibri finanziari.




Trump ha ottenuto 8,5 miliardi di dollari dal Congresso per affrontare la crisi del coronavirus, molto più di quello che aveva chiesto

Coronavirus, il piano di Trump: una task force e l’invito alla calma
28 febbraio 2020

https://www.lastampa.it/esteri/2020/02/ ... 1.38525456

NEW YORK. Da una parte il presidente Trump invita il Paese alla calma, nomina il suo vice Pence come «zar» per gestire l’epidemia di Coronavirus, accetta l’offerta del Congresso di stanziare 8,5 miliardi di dollari per affrontare l’emergenza, e prospetta altri provvedimenti restrittivi che potrebbero bloccare anche i voli in arrivo dell’Italia. Dall’altra gli scienziati dei Centers for Disease Control and Prevenetion annunciano il primo contagio in California di origine ignota, dando l’allarme sulla possibilità di una diffusione più ampia della malattia anche negli Stati Uniti. Sono le due facce della risposta americana alla crisi che ormai tocca tutti i continenti. In California sono in totale 33 le persone positive al CoVid-19, 8400 quelle monitorate. Nello Stato di New York sono centinatia le persone tenute sotto osservazione poiché esposte al coronavirus.

La reazione degli Usa si è basata inizialmente su due punti: primo, stop immediato a tutti i voli in arrivo dalla Cina, e controlli soprattutto negli aeroporti o tra le persone che avevano viaggiato nei Paesi più colpiti, per contenere il contagio; secondo rapida accelerazione della ricerca medica, per individuare una cura basata sui farmaci anti virali e un vaccino. Questo modello ha funzionato, perché i casi sono stati limitati a 60, nonostante restino dubbi sulla profondità dei controlli condotti, perché al momento sono stati fatti in tutto 445 test. Nei giorni scorsi, però, i medici dei Cdc hanno avvertito che le iniziative prese sono servite a guadagnare tempo, ma la diffusione dell’epidemia è inevitabile e si tratta solo di una questione di tempo. Queste dichiarazioni, insieme alle preoccupazioni di aziende tipo Apple sugli effetti del virus nell’economia, hanno provocato forti ribassi a Wall Street, e Moody’s ha previsto che le possibilità di una recessione globale sono salite al 40%. Tutto ciò ha spinto Trump ad intervenire mercoledì sera, per almeno due motivi: sul piano comunicativo, smentire l'inevitabilità dell'epidemia e invitare l’America alla calma; su quello operativo, rafforzare la task force - che ieri ha tenuto la sua prima riunione sotto la guida di Pence - e preparare altre iniziative.
Il primo punto ha grande peso politico, perché una recessione metterebbe a rischio la rielezione del presidente a novembre. Commentatori conservatori come Rush Limbaugh hanno avanzato il sospetto che il «deep state» abbia infiltrato i Cdc, e usi il coronavirus per danneggiare Trump, ad esempio perché la direttrice del National Center for Immunization and Respiratory Diseases, Nancy Messonnier, è la sorella di Rod Rosenstein, ex vice segretario alla Giustizia che aveva nominato Robert Mueller come procuratore del Russiagate. Ora tutte le comunicazioni dovranno essere autorizzate dall’ufficio del vice presidente, come ha confermato il direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases Anthony Fauci. Sul piano operativo, Pence ha nominato la responsabile della lotta all’Aids, Deborah Birx, come coordinatrice della risposta al Coronavirus per la Casa Bianca. Così si è costituita una piramide dove al vertice c’è Pence, poi la Birx, e infine il segretario alla Sanità Azar. Il primo obiettivo è evitare che i medici diffondano il panico con le loro dichiarazioni. Nella pratica, il blocco dei voli si potrebbe estendere alla Corea del Sud, che si trova allo stesso livello di allerta della Cina, e all’Italia, che sta al secondo gradino con Iran e Giappone. I controlli negli aeroporti aumenteranno, ma anche nelle comunità, dopo il nuovo caso in California. Trump aveva chiesto al Congresso 2,5 miliardi per l’emergenza. I democratici, che lo accusano di mettere i suoi interessi politici davanti alla salute degli americani, hanno risposto che ne servono 8,5 e lui li ha accettati.



Coronavirus, Trump: «Mi hanno dato del razzista, ma l’America è al sicuro»
27 febbraio 2020

https://www.ilmattino.it/primopiano/est ... 78364.html


«Stiamo facendo un grande lavoro».

Donald Trump celebra come sempre se stesso in una conferenza stampa sul Coronavirus.

Mai come questa volta, però, lo sfoggio di certezza e sicurezza appare quanto meno prematuro.

«Il rischio per i cittadini americani rimane molto basso e noi siamo stati bravissimi a contenerlo», afferma con fare tronfio mentre cede la parola a Mike Pence.

Il vicepresidente viene nominato alla testa di una sorta di task force che si occuperà di seguire l’emergenza a livello mondiale e, naturalmente, di studiarne tutte le contromosse che l’amministrazione a stelle e strisce valuterà come necessarie.

Proprio mentre va in scena l’orgoglio della Casa Bianca, però, dalla California si diffonde la notizia del primo contagiato, che peraltro non avrebbe avuto alcun contatto con la Cina o con i focolai cinesi.
Il primo caso, insomma, di trasmissione indiretta.

La statistica resta comunque pari a “zero” in un Paese di circa 330 milioni di persone.
Ma suggerirebbe, appunto, una prudenza mediatico-politica che tuttavia Trump non ha conosciuto mai.

Fatto sta che per il momento ha ragione lui. Che, tanto per cambiare, non esita a rilanciare.

«Abbiamo preso tutti i provvedimenti necessari, se non avessimo respinto persone da determinate aree, non staremmo parlando in questo modo».

E, ancora più chiaro: «i democratici mi hanno dato del razzista, ma la verità è che l’America è al sicuro».

“Grazie a me”. Non lo dice, ma evidentemente lo pensa.

Sotto la lente di ingrandimento, neanche a dirlo, anche l’Italia.
Un Paese che Trump descrive come «in grande difficoltà», ma cui per ora non sbarra le porte dei voli.
Riservandosi di rivalutare il dossier Roma qualora i numeri continuassero a salire.

Nessun isterismo, però.
Né della politica né dei media.
Né, quasi incredibilmente, di Donald Trump.

Forse, almeno per una volta e a tutti i livelli, faremmo bene a prendere appunti dagli americani.



Gino Quarelo
Forza Trump sei il migliore!
Bergoglio non è degno nemmeno di lucidarti le scarpe.



I silenzi di Papa Bergoglio: il coronavirus non è funzionale alla sua agenda parapolitica
Roberto Penna
29 febbraio 2020

http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... l3g4sN2jUw

La società moderna è piuttosto matura nel suo complesso ed è in grado di giudicare e distinguere con la propria testa, senza avere il bisogno costante di essere imbeccata da un leader, politico o religioso che sia. Serve tuttavia un’autorità al fine di governare ed armonizzare i diversi interessi di una comunità, altrimenti si sprofonda nell’anarchia. Ed avere un punto di riferimento, capace non solo di imporre, ma anche di infondere fiducia, si rivela ancora più importante in periodi emergenziali come l’attuale, scosso dal coronavirus. Ovvero un bubbone sviluppatosi in una terra lontana come la Cina, che però è entrato prepotentemente in Italia, rendendo nel giro di pochi giorni questo Paese, almeno fino ad ora, uno dei luoghi più contagiati dopo, naturalmente, la Cina ed altre nazioni asiatiche.

Quanto successo all’Italia in un lasso di tempo molto breve può ripetersi in qualche altro angolo d’Europa, non lo possiamo escludere, ed è anche possibile approfondire il tema, rilanciato a più riprese dal governo italiano e dai suoi supporter televisivi, dei pochi controlli effettuati finora in certi Paesi europei come la Francia. Ma la gestione grossolana dell’emergenza coronavirus da parte della maggioranza giallorossa è ormai un fatto più che assodato. Indipendentemente dagli avvenimenti prossimi venturi possiamo già affermare, a partire da subito, che il premier Conte, il ministro Speranza e il resto del governo, non abbiano fin qui rappresentato quell’autorità positiva di cui parlavamo poco fa. Le notizie contraddittorie e la schizofrenia politica, che porta prima a sottovalutare la situazione, quasi a sorriderne come ha fatto Nicola Zingaretti, e poi ad intravedere quasi la fine del mondo, fanno più male del virus stesso. E quando il potere politico non fa il proprio dovere o lo fa molto male, i cittadini, di conseguenza impauriti e spaesati, provano a cercare consolazione presso quello spirituale.

Quest’ultimo non può ovviamente adottare decisioni politiche o sanitarie, ma una parola buona del Papa sarebbe di conforto almeno per lo stato d’animo dei cattolici e dei credenti in generale. Eppure questo Papa, Jorge Mario Bergoglio, non sembra preoccupato in maniera particolare dal coronavirus. Lo ha dimostrato visibilmente domenica scorsa, nel pieno peraltro dell’esplosione del virus in Italia, focalizzando la propria attenzione sui soliti temi a lui molto cari, ossia i sovranismi e i migranti, senza menzionare in nessun modo il coronavirus. Solo dopo sei giorni dall’inizio dell’emergenza italiana ha ritenuto, bontà sua, di far sapere che sta pregando per le vittime, i contagiati e gli operatori sanitari. Il tardivo messaggio deve essere frutto della pressione di qualche consigliere dotato di maggiore buon senso rispetto al Pontefice.

Sulla faziosità politica di Papa Francesco e sulla sua abitudine, più o meno consapevole, a rappresentare soltanto una parte del gregge cattolico, è già stato scritto molto, anche qui su Atlantico, ma oggi notiamo come una certa partigianeria accechi del tutto gli occhi dei vertici contemporanei della Chiesa. Il loro mondo, sia spirituale che terreno, non è il medesimo di tanti altri fedeli. Si persegue un disegno, più parapolitico che religioso a dire il vero, e chi torna utile ad esso, i migranti per esempio, deve essere sempre presente nelle preoccupazioni del Papa, mentre coloro i quali non sono funzionali alla propaganda bergogliana, dai cristiani massacrati da Boko Haram e simili agli italiani alle prese con il coronavirus, non meritano una significativa misericordia. Anzi, non vengono proprio notati dal Papa venuto dalla fine del mondo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 10:20 pm

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 10:29 pm

Certo il coronavirus non è l'antica peste o il vecchio colera ma non è nemmeno una semplice, normale, ordinaria e stagionale influenza.
Certo niente panico isterico e psicotico ma anche niente demenziale e irresponsabile sottovalutazione che ingenera imprudenza e impudenza.
Se ci ritroviamo in questa situazione è solo perché a suo tempo, quando era il momento e lo si poteva/doveva fare, non sono state prese le naturali e universali, debite, sensate e normali misure di sicurezza, di prevenzione, con la dovuta semplicità di un buon padre di famiglia ed è stata ingenerata quindi l'incertezza, l'insicurezza, la paura irrazionale, la sfiducia dei cittadini italiani e del Mondo intero.

Non è con le false parole che si tranquilizzano gli altri, i cittadini, il prossimo, le persone, il popolo, ma con le buone azioni sensate, con i fatti concreti e necessari, dicendo le cose vere e facendo le cose giuste.

Mai mentire, mai sminuire, mai illudere, mai ingannare, mai fare del male agli altri, a chi ti vuol bene, a chi dipende da te, a chiunque sia, nascondendo o sminuendo il pericolo che considero un crimine contro l'umanità.
Non sono d'accordo minimamente con chi invita all'imprudenza impudente.
La fiducia degli altri si ottiene e si mantiene solo con il rispetto e la verità, con la menzogna e l'inganno si hanno soltanto la sfiducia, l'avversione, ...
Raccontare la verità non è diffondere il panico, caso mai è la menzogna che lo diffonde perché ingenera sfiducia, aumenta l'insicurezza, l'incertezza, la paura, il terrore complottista.


Che personaggio insulso
Coronavirus, Ricciardi (Oms): «Ridimensionare l'allarme, il 95% delle persone guarisce»
https://www.facebook.com/Messaggero.it/ ... 077608082/
Ma il 5% no!


???
Il “nuovo Coronavirus” è una epidemia circoscritta, curabile e in fase calante, ma non una è una pandemia incontrollabile. Le sette morti in Italia non sono causate direttamente dal nuovo Coronavirus. La reazione del Governo è sproporzionata, il suo comportamento è irresponsabile e criminale
Magdi Cristiano Allam
25 febbraio 2020

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... __tn__=K-R

Buongiorno amici. Come tutti voi mi pongo degli interrogativi sulla realtà del “nuovo Coronavirus”: la nostra vita è seriamente in pericolo o stiamo subendo una reazione sproporzionata da parte del Governo?

Chiariamo che i Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Un nuovo Coronavirus (nCoV) è un nuovo ceppo che non è stato precedentemente mai identificato nell'uomo. In particolare quello denominato SARS-CoV-2 (precedentemente 2019-nCoV), non è mai stato identificato prima di essere segnalato a Wuhan, Cina, a dicembre 2019.

Chiariamo che il nuovo Coronavirus ha provocato una “epidemia”, cioè una patologia che si diffonde in un territorio più o meno vasto ma circoscritto, colpisce un numero di persone contenuto, si estingue dopo una durata variabile. Ma è chiaro che il nuovo Coronavirus non ha causato una “pandemia”, che è un’epidemia che si diffonde in una zona molto più vasta in diverse aree del mondo, ha un’elevata trasmissibilità nella specie umana, viene a contatto con popolazioni che precedentemente non avevano contratto quell’infezione, provocando un numero di vittime più elevato per la mancanza di difese immunitarie adeguate negli individui.
L’ha confermato ieri il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreysesus, precisando che “non possiamo parlare ancora di pandemia ma solo di epidemia", perché “anche se l'allerta è alta, non c'è ancora una diffusione del Coronavirus su larga scala a livello mondiale”.

Al momento questa è la realtà del “nuovo Coronavirus” a livello mondiale: i contagiati sono 79.553, di cui 77.150 in Cina; i morti sono 2.628 di cui 2.495 in Cina; i guariti sono 25.160.
I ricercatori dell'Organizzazione Mondiale della Sanità hanno detto che "in Cina la diffusione del Coronavirus ha raggiunto il suo picco tra il 23 gennaio e il 2 febbraio. E da allora ha cominciato a diminuire in maniera consistente". Significa che questa epidemia tende a scomparire.

Ad ora in Italia i morti risultati positivi al nuovo Coronavirus sono 7, il più giovane aveva 62 anni e il più anziano 88, con un’età media di 76 anni, tutti affetti da gravi patologie. Nessuna di queste morti può essere imputata direttamente al nuovo Coronavirus.

Ha oggettivamente ragione Giuseppe Ippolito, Direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, nel precisare che “Il nuovo Coronavirus non è una malattia mortale”. E ha ragione Maria Rita Gismondi, Direttore responsabile di Macrobiologia Clinica, Virologia e Diagnostica Bioemergenze, il laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano, quando dice “a me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così», indicando dati incontrovertibili: “Durante la scorsa settimana la mortalità per influenza è stata di 217 decessi al giorno! Per Coronavirus 1”.

I dati attestano che dei circa 650 mila italiani che muoiono ogni anno, mediamente ogni giorno 638 muoiono per malattie del sistema cardiocircolatorio, 483 per i tumori, 2 per l’influenza.

Le pandemie sono ben altro. La peste nera, diffusasi nel 1300, causò la morte di 20 milioni di europei, un terzo dell’intera popolazione dell’epoca. Nel Novecento, in concomitanza con la Prima Guerra Mondiale, il virus della “Spagnola” provocò almeno 25 milioni di morti, forse 50 o addirittura 100 milioni, pari al 3 o al 6 per cento della popolazione mondiale dell’epoca. Nel 1957 l’influenza Asiatica causò circa 2 milioni di morti. Nel 1968 l’influenza di Hong Kong, un tipo di influenza aviaria simile all’Asiatica, in due anni uccise circa 2 milioni di persone.

Cari amici, ricapitolando: il nuovo Coronavirus è un ceppo di una famiglia di virus noti, ciò che agevola sia la cura sia l’individuazione di un vaccino; ha finora provocato 2.628 morti ed è in fase calante. La realtà che stiamo subendo è pertanto definibile “epidemia” ma non “pandemia”. Ecco perché considero sproporzionata la reazione del Governo italiano, che per certi versi ha alimentato un terrorismo psicologico che si manifesta, ad esempio, nel fare incetta di amuchina e mascherine, nell’assalto ai negozi alimentari per fare scorte di cibo immaginando che siamo prossimi alla reclusione coatta in casa.
È da irresponsabili diffondere la paura tra gli italiani. Ed è un atto criminale segregare decine di migliaia di cittadini in aree circoscritte, danneggiare pesantemente diversi settori produttivi costringendo imprenditori, liberi professionisti e lavoratori a sospendere la loro attività. Chiediamo che questo comportamento cessi immediatamente. Il sospetto è che con il pretesto di una prevenzione comunque gestita malamente, il Governo stia perseguendo finalità politiche sulla nostra pelle, per recuperare credibilità in un contesto di conflittualità intestina e di paralisi operativa in cui si dimostra incapace di assumere decisioni che si traducano nel bene degli italiani.


Alberto Pento
Questa volta non sono d'accordo con te Magdi Allam.
La prudenza è necessaria, e un eccesso di prudenza è preferibile all'imprudenza impudente. E la paura è un sentimento naturale molto utile che spesso salva la vita.
Si tratta di una epidemia circoscritta solo se si circoscrive altrimenti si tratterebbe di una pandemia incontrollata che potrebbe infettare quasi tutti causando in Italia centinaia di migliaia di morti: mortalità media del 2/3% su 50milioni di abitanti in Italia = 1/1,5 milioni di morti.
Isolare è la cosa più sensata da fare per circoscrivere e limitare la diffusione del virus.
Isolare significa mettere in quarantena persone e paesi interi, limitare la circolazione delle persone provenienti dalle zone rosse per circoscrivere la diffusione del virus.



ANTIDOTO ALLA PSICOSI
Niram Ferretti
25 febbraio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

«Per il vaccino serviranno due anni», dice Walter Ricciardi, membro esecutivo del comitato esecutivo dell'OMS.
«La proporzione è questa: l’ 80 per cento dei contagiati guarisce, il 15 per cento ha delle problematiche più o meno gravi, il 5 gravissime. Il 2-3 per cento purtroppo morirà. In terapia intensiva arriverà una parte di quel 15 per cento, in rianimazione una parte del 5. Dobbiamo ridimensionare questo grande allarme, la malattia va posta nei giusti termini».
Dunque le notizie positive sono che la criticità si è già abbassata al 15%, la maggioranza di coloro i quali contraggono il virus guarisce e che esso è mortale solo per il 2-3 % dei malati.
Per il vaccino non è detto che serviranno due anni, dipende dai test sperimentali, le tempistiche sono attualmente dai 12 ai 18 mesi secondo l'azienda di biotech americana Moderna.


PSICOSI parte due
Niram Ferretti
26 febbraio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Il clima psicopatico da peste manzoniana creato dai media sul Cornavirus rischia di mettere in ginocchio il paese, sopratutto la sua parte produttiva principale. Dopo i saccheggi ai supermercati, la frenesia di acquisto di mascherine e amuchina, la chiusura di chiese e locali pubblici, il rinvio del Salone del Mobile a giugno, le scomuniche dell'autoproclamato papa della virologia Burioni nei confronti di colleghi dissenzienti, iniziano a sentirsi voci sensate, come quelle di Vincenzo D'Anna presidente dell'ordine nazionale dei biologi (preceduto da Ilaria di Capua e Walter Ricciardi).

"Bisognerebbe parlare alla gente in maniera meno catastrofica e più pacatamente. Il panico è peggiore della malattia. La borsa ieri ha bruciato circa quaranta miliardi di euro. È tutto fermo, tutto paralizzato, per un virus che è poco più di un virus influenzale. Cominciamo a chiamare le cose col proprio nome. Lasciamo stare la Cina. Lasciamo stare le smanie di mettere in quarantena migliaia e migliaia di persone, bisogna mettere in quarantena solo coloro per i quali esista un fondato sospetto di contagio. Ma si tratta sempre del contagio di un virus influenzale. Un virus che ha una mortalità che è ancora più bassa di un virus influenzale. Il Coronavirus non è più grave o più mortale di una influenza. I nostri stessi morti, e dispiace sempre quando una persona decede, erano ottuagenari, o persone già malate, di cancro o con malattie croniche di tipo cardio-respiratorio. Avrebbe potuto ucciderle anche un virus influenzale. Questa è la verità. Mi aspetto che gli scienziati comincino a parlare. Molti hanno paura di essere aggrediti, di essere tacciati come superficiali, perché le brutte notizie sono sempre più gradite delle buone notizie. Mi auguro e spero che questa frenesia finisca, che la gente cominci a rendersi conto che contrarre il Coronavirus è come contrarre un virus influenzale. In Europa non ci sono molti contagiati perché molte nazioni il virus non lo cercano".




Alberto Pento
Scusa Niram, ma questa volta non sono d'accordo con te.

La prudenza è necessaria, e un eccesso di prudenza è preferibile all'imprudenza impudente o stolida o demenzialmente politicamente corretta. E la paura è un sentimento naturale molto utile che spesso salva la vita.

Si tratterebbe di una epidemia circoscritta solo se si circoscrive altrimenti si tratterebbe di una pandemia incontrollata che potrebbe infettare quasi tutti causando in Italia centinaia di migliaia di morti: mortalità media del 2/3% su 50milioni di abitanti in Italia = 1/1,5 milioni di morti (ho sottostimato 50milioni di abitanti anziché i 60milioni reali).
Isolare è la cosa più sensata da fare per circoscrivere e limitare la diffusione del virus.
Isolare significa mettere in quarantena persone e paesi interi, limitare la circolazione delle persone provenienti dalle zone rosse e all'interno della zone rosse per circoscrivere la diffusione del virus, anche in attesa dell'arrivo del vaccino oggi ricercato dalla comunità scintifica.

Il corona virus non è un'influenza normale ma anormale e straordinaria con una mortalità più di cento volte quella dell'influenza stagionale.
Quindi chi dice che l'epidemia del coronavirus non è pericolosa dice una sciocchezza a discapito della nostra salute.
Il coronavirus è mediamente cento volte (2/3%) più letale della normale influenza (0,002%), però la sua letalità o mortalità si concentra sulle persone anziane e debilitate per cui per loro la mortalità è 1000 volte superiore a quella dell'influenza stagionale.

Ricordo che anche le persone di 70/80/90/100 anni detti anziani o vecchi sono esseri umani che hanno lo stesso diritto alla vita e alla salute di tutti gli altri e la loro vita vale altrettanto.
Io ho 69 anni e ancora lavoro per guadagnarmi il pane quotidiano, vado su e giù per le scale esterne e per i tetti delle case e dei palazzi e lo dovrò fare sino a che ne avrò la forza, spero di non ammalarmi e di morire di coronavirus e di campare altri 20anni, mia madre ne ha 95 e non mi dispiacerebbe se stesse qua ancora 10 anni.




https://www.facebook.com/permalink.php? ... 1271611780



"Sono un medico rianimatore ed è per questo che mi permetto di spiegarvi come mai lo Stato stia prendendo delle decisioni così drastiche.
Il problema del Coronavirus non è la sua gravità, dal momento che è solo 10, o forse 20, volte più serio dell’influenza. Per quali motivi è più serio dell’influenza?

È diverso, quindi non siamo abituati;
Gli anziani non sono vaccinati.
Quindi chi è più a rischio? Gli anziani. Come sempre. I bambini molto meno, non sono segnalati casi gravi pediatrici per il momento.
Allora, come mai ci preoccupa così tanto? Perché è MOLTO PIÙ INFETTIVO dell’influenza, ciò vuol dire che si trasmette con enorme facilità.
A questo punto facciamo qualche calcolo così da capire meglio qual è il problema.
L’Influenza
Di norma l’influenza colpisce nell’arco di una stagione, supponiamo in 5 mesi, circa il 10% della popolazione. Quindi colpisce circa 5 milioni di italiani nell’arco di 30*5 = 150 giorni. La mortalità è dello 0,1%, quindi abbiamo circa 5000 morti (quasi tutti anziani) ogni anno in 150 giorni. Per ogni morto supponiamo di avere circa 4-5 pazienti in rianimazione, per tenerci larghi, e che tutti vadano messi in terapia intensiva. Mettiamo quindi 25.000 persone in terapia intensiva in 150 giorni, con degenza media di 7 giorni, ciò significa 1000-2000 pazienti al giorno in terapia intensiva in Italia durante l’inverno.
Riassumiamo:
Infettività: 10% potenziale (dati reali) = 50 milioni * 10% = 5 milioni di infetti, molti dei quali inconsapevoli.
Mortalità: 0,1% stimata = 5000 persone in 150 giorni.
Critici: 5*0,1% = 25.000 persone in 150 giorni. quindi circa 1000-2000 persone in terapia intensiva al giorno per influenza.
I posti letto in terapia intensiva sono per la provincia di Venezia, dove io abito, circa 60 su 1 milione di abitanti, quindi potrebbero essere circa 4000 in tutta Italia. Questo significa che nella peggiore delle ipotesi i pazienti con influenza e le sue complicazioni, ovvero la polmonite, occupano tra il 25 e il 50% al massimo delle terapie intensive d’Italia nel massimo del picco.
Il Coronavirus
Vediamo ora cosa può accadere con il Coronavirus. Ricordiamoci che la grande differenza è che il Coronavirus è estremamente più infettivo e potrebbe infettarci, anziché in 150 giorni, in 30-60 giorni. Supponiamo 60 giorni. Ricordiamo che può colpire fino al 60% della popolazione, dati stimati, quindi facciamo qualche calcolo:
Infettività: 60% potenziale (dati stimati) = 50 milioni * 60% = 30 milioni di infetti, di cui la stragrande maggioranza inconsapevoli.
mortalità: 1-2% stimata = tra 500.000 e 1.000.000 milione di persone.
Critici: 5% = 1.500.000 persone in 60 giorni. quindi circa 300.000 persone in terapia intensiva.
Ma abbiamo solo 4000 posti letto! Come possiamo mettere 300.000 persone in terapia intensiva quando abbiamo solo 4000 letti?
ADESSO LO AVETE CAPITO COME MAI DOVETE STARE A CASA?
Se state a casa, la gente si infetta poco alla volta. Molti non se ne accorgono. Gli altri, specialmente gli anziani, ma anche qualche giovane, noi medici e infermieri li prendiamo, li mettiamo in terapia intensiva, li curiamo e ve li restituiamo. Un poco alla volta.
Se invece tutti escono di casa il rischio è che si infettino tutti insieme e che quindi non riusciamo a gestirli, con un aumento importante della mortalità.
NON DOVETE ANDARE IN PANICO, MA PRENDETE LA COSA SERIAMENTE. STATE A CASA.


Coronavirus, Conte e l'incubo recessione: "Dobbiamo fermare il panico". E chiede alla Rai toni più bassi
Di Maio prepara una campagna internazionale contro le fake news sull'Italia. Ricciardi: "Allarme da ridimensionare, il 95% guarisce". E il governo frena sull'ipotesi di un rinvio del referendum
di ANNALISA CUZZOCREA e GIOVANNA VITALE
26 febbraio 2020

https://www.repubblica.it/cronaca/2020/ ... kV3P7QmqZk

"È il momento di abbassare i toni, dobbiamo fermare il panico". Giuseppe Conte è nella sede della Protezione civile di Roma con a fianco il commissario per il coronavirus Angelo Borrelli e tutti i ministri. Collegati in teleconferenza ci sono i governatori, invitati a coordinarsi con il governo, ma senza i toni perentori del giorno prima. Perché a spaventare adesso, insieme al rischio di un'emergenza sanitaria, sono le conseguenze della paura incontrollata sul sistema Paese. Tanto che da Chigi è partita una telefonata alla Rai: "Basta allarmismi". E che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha preparato un piano "contro le fake news su di noi nel resto del mondo".

Il danno economico delle chiusure imposte nell'area colpita e le cautele estese a tutt'Italia (l'annullamento di convegni, fiere, eventi pubblici, gite scolastiche) è già difficile da calcolare. Ma unito a quello delle misure ingiustificate stabilite da altri Stati, e al serpeggiare della paura nella vita quotidiana di milioni di cittadini, potrebbe mettere in ginocchio il Paese rendendo ancora più complicata la gestione della crisi. I report economici arrivati sul tavolo del governo sono impietosi. Prevedono una nuova recessione e ricordano che le province colpite (Pavia, Lodi, Cremona e Milano) valgono il 12% del pil italiano e il 2% di quello dell'eurozona. "Solo nella zona rossa - spiega un ministro - ci sono 63 aziende medio grandi, senza contare negozi ed esercizi commerciali, con oltre 4000 occupati e 1,7 miliardi di fatturato nel 2019. Intervenire in modo drastico è stato fondamentale, ma dobbiamo fare attenzione affinché tutte le misure siano proporzionate e non controproducenti".

Per questo, un governatore come il lombardo Attilio Fontana ha definito ieri il coronavirus " poco più di una normale influenza". E Walter Ricciardi, componente italiano del Comitato esecutivo dell'Organizzazione mondiale della sanità, e ora consigliere del ministero della Salute sul virus, ha invitato a valutare correttamente i numeri: "Su 100 persone malate, 80 guariscono spontaneamente, 15 hanno problemi seri ma gestibili in ambiente sanitario, il 5% è gravissimo e di questi il 3% muore". Aggiungendo che "tutte le persone decedute avevano già gravi condizioni di salute". Non è la stessa incidenza delle influenze stagionali, ma i toni sono di chi vuole rassicurare. Così, da Palazzo Chigi ieri è partita una telefonata verso l'ad della Rai Fabrizio Salini con l'invito a "raffreddare" l'informazione sul coronavirus. E alle 12, a viale Mazzini, sono stati convocati i direttori di rete e di testata con indicazioni precise: la prima preoccupazione resta la salute dei cittadini, ma proprio per questo le informazioni vanno date in modo corretto. Senza allarmismi e toni alti non solo nei tg, ma anche nei talk e nei programmi contenitore della mattina e del pomeriggio. La conseguenza sarà una drastica riduzione dei minuti, e degli ospiti in studio, dedicati alla diffusione del virus e dei contagi. "Ci sono in giro troppe fake news", ha detto ieri in Consiglio dei ministri Di Maio. Il ministro degli Esteri è preoccupato per le ricadute delle strette annunciate dagli altri Paesi. E ha preparato un piano per contrastare le informazioni errate diffuse in queste ore: "C'è un focolaio ristretto in un'area di 40mila persone su 60milioni di italiani - ha spiegato - non possiamo accettare che si blocchino i viaggi nel Lazio o in Friuli. Prepareremo una mappa dettagliata dell'area a rischio e chiederemo a tutti i Paesi di non attuare misure sproporzionate". Sarebbe tale, secondo il governo, anche il rinvio del referendum sul taglio dei parlamentari. Che alcuni vorrebbero fosse spostato all'ultima data utile, il 5 aprile, o ancora oltre con un nuovo decreto cui servirebbe il consenso di tutti i gruppi parlamentari e dei comitati promotori. Non sarebbe il segnale che serve in queste ore, dicono nel governo. Anzi, il Movimento 5 stelle si prepara a una campagna a tappeto e il gruppo della Camera ha stanziato, tra le polemiche, 100mila euro per la mobilitazione.


La pandemia
26 febbraio 2020
Mattia Feltri

https://www.lastampa.it/topnews/firme/b ... 1.38516742

Sì, è pandemia. Ne ho avuto conferma quando ho visto un titolo - «Torna Mani pulite» - ma parlava dell’Amuchina. Il sospetto covava in me da giorni, mentre amici mi scrivevano su WhatsApp: novità vere sul coronavirus? Come se custodissi i segreti più indicibili. E poi le pagine a dozzine, le dirette infinite e febbrili, i siti, gli inviati con la mascherina e i copriscarpe monouso, le foto del ratto dei supermercati, i social implacabili da mattina a sera, l’autista del bus ...



La vergogna grande di Fontana , Presidente leghista della Lombardia, che racconta la balla che l'epidemia da coronavirus è poco più di un'influenza stagionale, che idiota e che irresponsabile, che fanfarone, Salvini ... !


Coronavirus, Fontana: "Poco più di una normale influenza"
25/02/2020

https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca ... lts4O.html

''Situazione difficile, ma non così tanto pericolosa. Il virus è molto aggressivo nella diffusione, ma poi nelle conseguenze molto meno. Fortunatamente è poco più, non sono parole mie, di una normale influenza". Lo ha detto il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, riferendo al Consiglio regionale sulla diffusione del coronavirus.

''È un virus particolarmente rapido, particolarmente capace di infettare. Il numero è alto anche perché la nostra Regione ha deciso di iniziare un'attenta valutazione delle persone che hanno le condizioni per essere ritenute affette da questo virus a allora abbiamo fatto tanti tamponi e tanti esami. Chiaro che facendo tanti esami abbiamo trovato tanti che erano stati colpiti da questa infezione'', ha aggiunto.


Alberto Pento
Spero che Zaia abbia la dignità e il rispetto per i veneti di non imitare Fontana e che Salvini intervenga a dare dignità ai cittadini e alla Lega.


Ecco un chiaro esempio di manipolazione dell'informazione:

Questo è il vero:

Coronavirus, Oms: "Ha potenziale pandemico

27/02/2020

"https://www.adnkronos.com/fatti/esteri/2020/02/27/coronavirus-oms-potenziale-pandemico_P5kFRZBusoOBVh6wWP5dkK.html

"Il nostro messaggio continua a essere che questo coronavirus ha un potenziale pandemico e l'Oms sta fornendo a ogni paese gli strumenti per prepararsi adeguatamente. Le epidemie in Iran, Italia e Corea dimostrano di cosa è capace". A dirlo il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus in conferenza stampa a Ginevra.

"Ogni Paese - avverte - deve essere pronto per il suo primo caso, per il suo primo cluster, per la prima prova di trasmissione nella comunità anche sostenuta: questi sono i 4 scenari possibili e bisogna prepararsi a tutti. Nessun paese deve assumere che non avrà casi, perché sarebbe un errore letale. I virus non rispettano confini, razze o etnie, non hanno riguardo per il livello di sviluppo di un Paese. Il mio messaggio ai paesi è: non perdete la vostra finestra di opportunità" di contenere il nuovo coronavirus.


Questo è il falso

Perché l’Oms non dichiara una pandemia di coronavirus
Debora MacKenzie
27 febbraio 2020

https://www.internazionale.it/notizie/d ... e5qDF-kRDE

Prepariamoci a una potenziale pandemia, dice l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), mentre aumenta la diffusione nel mondo del Covid-19, la malattia causata dal nuovo coronavirus. La questione non è se ma quando, dicono le autorità sanitarie degli Stati Uniti. Eppure finora l’Oms ha evitato di definire quella del Covid-19 una pandemia. Perché?

La risposta potrebbe avere a che fare con le reazioni che si scatenano quando cominciamo, appunto, a usare il termine pandemia. I paesi hanno i loro piani per le pandemie che sono attivati quando ne viene dichiarata una. Ma questi piani potrebbero non essere adatti a combattere il Covid-19, e l’Oms non vuole che i singoli stati adottino risposte sbagliate.

I Centri statunitensi per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) affermano che il Covid-19 presenta già due dei tre criteri necessari a definire una pandemia: si diffonde tra le persone e può essere mortale. Il terzo criterio è che la diffusione abbia luogo su scala mondiale. Il virus è presente in circa 40 paesi – e il numero è destinato a salire – in quasi tutti i continenti, per parlare solo di quelli di cui siamo a conoscenza. Quanto mondiale deve ancora essere la diffusione?

Si può solo rallentare l’epidemia in modo che non s’impenni sovraccaricando le strutture sanitarie

Gli esperti di epidemie sostengono che non esistano criteri globali. Esistevano per le pandemie d’influenza, ma l’Oms ha smesso di usarli dopo aver dichiarato una pandemia nel 2009, portando a costose contromisure in diversi paesi, che alcuni hanno ritenuto non necessarie.

Contenimento e mitigazione
Questa recente ferita potrebbe essere uno dei motivi della cautela attuale dell’Oms. Ma ce n’è uno più importante. Esistono due tipi di risposta a una pandemia crescente. La prima è il contenimento: quando emergono dei casi, si può isolare ogni persona colpita e poi tracciare e mettere in quarantena i suoi contatti. Ha funzionato per la sars e per l’ondata di ebola tra il 2014 e il 2016.

Il secondo è la mitigazione o attenuazione. Se il contenimento si limita a rallentare il virus, alla fine si verificherà una “diffusione di comunità”: le persone finiscono infettate senza sapere come sono state esposte al virus, e diventa quindi impossibile mettere in quarantena i contatti. L’unica cosa che si può fare è rallentare l’epidemia in modo che non s’impenni in maniera rapida, sovraccaricando le strutture sanitarie. Vengono chiuse le scuole, cancellati gli eventi di massa o, come ha fatto la Cina e sta facendo l’Italia, vengono chiuse intere città quando si verificano diffusioni di comunità.

Misure onnicomprensive
Ma l’influenza si diffonde tra le persone così velocemente che il contenimento è destinato fin dall’inizio all’insuccesso. I piani antipandemia sono concepiti perlopiù per l’influenza, compresi quelli di Stati Uniti e Regno Unito, e portano dritti alla mitigazione. Il piano del Regno Unito suggerisce il contenimento solo se una nuova pandemia d’influenza non ha ancora cominciato a diffondersi velocemente come una normale influenza.

Alla luce di tutto questo, le dichiarazioni dell’Oms cominciano ad apparire più chiare. “Una soluzione non esclude l’altra”, ha dichiarato il direttore dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, questa settimana. “Dobbiamo concentrarci sul contenimento e al contempo fare tutto quel che possiamo per prepararci a una potenziale pandemia”. David Heymann, che è stato a capo della battaglia dell’Oms contro la sars, sostiene che “servano sia il contenimento sia la mitigazione”.

In Cina la chiave è stata adattare le misure alle diverse situazioni locali

Bruce Aylward dell’Oms, appena tornato da una missione internazionale in Cina di cui era direttore, racconta che sono state messe in campo misure di mitigazione onnicomprensive – vietando i viaggi, mantenendo le persone in casa, chiudendo l’enorme città di Wuhan – nella provincia di Hubei, dove si è verificata una diffusione di comunità prima ancora che cominciassero i tentativi di controllo. In tutte le altre aree, la Cina ha evitato l’allargamento della diffusione di comunità, usando tracciatura e quarantena, e ricordando a tutti di lavarsi le mani e di controllare la propria temperatura corporea. In alcune zone sono state adottate anche misure di mitigazione, per esempio cancellando i raduni pubblici di persone, o chiudendo scuole e posti di lavoro. La chiave, spiega Aylward, è stata adattare le misure alle diverse situazioni locali.

Questa sembra essere la preoccupazione dell’Oms: se sarà dichiarata una pandemia, i paesi applicheranno a tappeto misure generiche concepite per l’influenza. “Le persone pensano che sia come per la sars e agiscono di conseguenza, oppure che sia una pandemia e allora si affrettano ad applicare misure di mitigazione”, ha dichiarato Aylward durante una conferenza stampa a Pechino. “Se il nostro approccio si limita ad adottare un’impostazione binaria Sars- influenza, non avremo l’agilità di approccio che abbiamo visto in Cina, fondamentale per sconfiggere la cosa su scala globale”.

Eppure sembra che i ragionamenti siano proprio di tipo binario. Nancy Messonier, capo del centro malattie respiratorie dei Cdc, afferma che gli Stati Uniti useranno il contenimento finché non ci saranno segni di diffusione di comunità: solo allora la strategia cambierà.

Nel frattempo l’Oms sembra avere un terzo problema nel ricorrere al termine di pandemia. “Usare la parola pandemia oggi non descrive accuratamente la situazione, ma può sicuramente provocare paure”, ha dichiarato Tedros. Quando è stato chiesto a Tarik Jasarevic, portavoce dell’Oms, perché l’organizzazione è riluttante a parlare di pandemia, ha risposto: “È importante concentrarsi sulle azioni, non sulle parole”.

Ma le parole sono importanti. La reticenza nel dire alle persone la verità per paura di creare il panico ha indebolito la risposta ad altre emergenze sanitarie, in particolare quella relativa all’encefalopatia spongiforme bovina (bse) nel Regno Unito. Gli esperti di comunicazione del rischio temono che non dire alle persone che il contenimento non preverrà una pandemia, anche se potrebbe comunque rallentarla, potrebbe provocare un panico maggiore in futuro.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è stato pubblicato dal settimanale britannico New Scientist.




Chi paragona il Coronavirus all’influenza è un irresponsabile.
Giulio Meotti
26 febbraio 2020

https://www.facebook.com/meotti.giulio/ ... 6994992097

Chi paragona il Coronavirus all’influenza è un irresponsabile. 2,96 è il tasso di mortalità medio del Covid19. I media britannici, che non hanno ancora recepito la “direttiva Conte” sull'abbassare i toni, oggi pubblicano il loro “Worst case scenario” in un documento governativo: 80 per cento della popolazione inglese che si ammala e 500.000 morti. La grandezza del fenomeno è proporzionale alla sua diffusione. Che succede se non riescono a fermarlo? Il tasso di mortalità del coronavirus cresce dallo 0,2 per cento tra 10 e 39 anni al 14,8 per cento sopra gli 80 anni. Che impatto avrebbe sulla popolazione italiana? In Italia gli ottantenni sono 4 milioni e 207 mila, vale a dire il 7 per cento della popolazione... Ora è chiaro perchè Covid19 è potenzialmente pericolosissimo? Ma già lo dicono da giorni, “muoiono solo vecchi e malati”, questi irresponsabili.


PRE-EXISTING CONDITION DEATH RATE*
https://www.worldometers.info/coronavir ... ographics/


La pericolosità di COVID-19 e perché il Virus NON è una influenza

Editoriale
28 febbraio 2020

http://www.geopoliticalcenter.com/attua ... ORvc8VDD08

Sottovalutare i problemi non li fa scomparire, far passare alla popolazione il messaggio che tutto è sotto controllo e che nulla nella loro vita cambierà, se le cose dovessero volgere al peggio, è un gesto molto pericoloso perché questo comportamento potrebbe portare al crollo della fiducia nelle istituzioni e conseguentemente generare il panico, il panico vero, non le scene da commedia viste in questi giorni in alcuni supermercati.
Detto questo, il comportamento degli organi esecutivi italiani, governo centrale e regioni, sta continuando a mandare alla popolazione e alla comunità internazionale messaggi disomogenei e contraddittori. Siamo passati da una prima fase dove si invitava ad “abbracciare un cinese” e coloro i quali chiedevano la quarantena per “chiunque” tornasse dalla Cina venivano definiti “fascioleghisti”, a una fase dove l’esercito sorveglia intere comunità con misure da coprifuoco estese a decine di migliaia di persone. Ma le giravolte istituzionali non si sono fermate qui perché dopo aver isolato intere comunità ed accusato un nostro ospedale “di aver violato i protocolli” si invitavano i turisti stranieri in Italia e si affermava che “solo” il 3% dei contagiati dal virus va incontro alla morte.
Quindi anche solo per questo fatto il Coronavirus COVID-19 non è un’influenza, in quanto la sua mortalità è molto ma molto inferiore, ma questo virus non è un’influenza anche a causa del tasso di polmoniti interstiziali primarie dovuto non a complicanze batteriche, ma alla presenza stessa del virus.
Queste polmoniti interstiziali possono richiedere il ricovero in terapia intensiva, sono polmoniti nelle quali la compliance polmonare rimane in diversi casi buona, il che permette un’ottima ventilazione assistita tramite i macchinari disponibili nelle terapie intensive. Queste manovre rianimatorie sono estremamente efficaci e riducono significativamente la mortalità di questi soggetti che in assenza di un adeguato trattamento potrebbero andare incontro a complicanze ancora maggiori e alla morte. Come vediamo dalle statistiche circa il 10% degli infetti necessitano di cure in terapia intensiva, fino a quando il nostro sistema sarà in grado di gestire negli adeguati reparti le persone più gravi questa malattia non deve fare paura. Ma se per caso dovessimo assistere a una diffusione estremamente rapida del virus potrebbe accadere che i posti disponibili nelle terapie intensive non siano sufficienti per tutti i pazienti che cercano cure. In questo scenario, che nessuno certamente si augura, è logico attendersi un aumento della mortalità e quindi il possibile diffondersi del panico che sarebbe non più controllabile a causa anche delle ripetute variazioni di pensiero e di azione dei massimi vertici del nostro sistema di vita civile.
Ricordando le parole di chi ha affermato che “solo il 3% degli infetti” ha un esito fatale della malattia solo per dovere di calcolo matematico vogliamo esplicitare il fatto che nel caso avessimo diecimila infettati i morti sarebbero trecento e che salirebbero a trentamila se si arrivasse ad un milione di contagi in un quadro semipandemico.
Chiudiamo con le parole del professor Pesenti espresse durante la conferenza stampa alla regione Lombardia il giorno 28 febbraio 2020:
Questa malattia non è una banale influenza, non è la peste bubbonica, ma non è una banale influenza. Un’alta percentuale di pazienti richiede ricovero in terapia intensiva, le proiezioni che si intravedono ci prospettano un disastro sanitario.


Che demenzialità!

Coronavirus choc, il presidente dei biologi: Il ceppo italiano è autoctono, non c'entra la Cina. È un'influenza
2020/02/29

https://www.oggiscuola.com/web/2020/02/ ... o0GzbGXQLk

Dichiarazione a dir poco sconvolgente rilasciata dal presidente dell’ordine nazionaler dei biologi. Vincenzo D’Anna in un articolo apparso sul sito Dagospia ha raccontato una verità che potrebbe cambiare tutti gli scenari.

“Ecco allora un nuovo colpo di scena destinato a rendere ridicoli sia il panico che il caos sociale ed economico provocato dal nuovo Coronavirus: l’equipe del laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano ha isolato un nuovo ceppo del Covid-19 detto “italiano Ebbene, sembra che tale virus sia domestico e non abbia cioè alcunché da spartire con quello cinese proveniente dai pipistrelli. Un virus padano, per dirla tutta, esistente negli animali allevati nelle terre ultra concimate con fanghi industriali del Nord!!
Ecco spiegato perché nelle altre regioni il virus latita, come già noto in letteratura (vedi Wu et al. Cell Host & Microbe doi:10.2016 j.chom.2020.02.001,2020). Insomma i contagi sarebbero due: uno pandemico a diffusione lenta attraverso i viaggi degli infettati, e l’altro locale. Quest’ultimo poco più che un virus para-influenzale, di nessuna nocività mortale se non per la solita parte “a rischio” della popolazione.
La stessa OMS ridimensiona il tiro e declassa il virus a poco più che un influenza, batte in ritirata anche Burioni che si scusa. In altri stati europei il virus non lo si trovava perché, semplicemente, si riteneva inutile cercarlo. Ma non è finita: si aggiunge la specificità territoriale del Coronavirus italiano che rende ancora più specifica la beffa nordista. Ci troviamo innanzi ad una delle più grandi cantonate che la politica italiana ha preso, nel solco di quella approssimazione che la caratterizza tutti i giorni. Ne escono male le istituzioni sanitarie statali troppi asservite al conformismo, il silenzio di migliaia di scienziati, ricercatori ed accademici”.
Naturalmente si tratta di dichiarazioni di D’Anna che si assume la responsabilità scientifica e politica di quanto dichiarato. Non sono noti, infatti, allo stato i dati a cui il presidente dei biologi italiani fa riferimento.


Gino Quarelo
L'articolo parla della presenza di 2 virus uno influenzale ordinario e stagionale e l'altro epidemico virale dalla Cina. Mi sembra che non vi sia nessuna negazione del coronaviris.

Anche i vecchi e gli ammalati hanno il diritto di guarire e di vivere e non di morire per le complicazioni di un virus; in ogni caso anche lo 0,9% dei casi di morte dei contagiati da coronavirus riguarda persone non vecchie e non ammalate e in perfette condizioni di salute e 0,9% dei casi non è un valore da poco, il valore dell'influenza stagionale nelle statistiche più basse e favorevoli è dato intorno allo 0,2% compreso gli ammalati e i vecchi, e per le persone sane e giovani si abbassa allo 0,01.



Influenza stagionale che nulla ha a che vedere con l'epidemia da coronavirus; influenza che c'è in ogni paese a clima temperato

Influenza stagionale 2019-2020: il punto della situazione

https://www.epicentro.iss.it/influenza/ ... opiKdJgJos

La rilevazione dei dati delle sindromi influenzali (InfluNet) è iniziata, come di consueto nella 42esima settimana del 2019 e terminerà nella 17esima settimana del 2020, salvo ulteriori comunicazioni legate alla situazione epidemiologica nazionale.

Nella 8a settimana del 2020, il numero di casi di sindrome simil-influenzale continua a diminuire dopo aver raggiunto il picco stagionale nella quinta settimana del 2020. Il numero di casi stimati in questa settimana è pari a circa 572.000, per un totale, dall’inizio della sorveglianza, di circa 6.196.000 casi.

Di seguito è riportato un riepilogo degli indicatori disponibili:

Casi gravi: alla 8a settimana della sorveglianza sono stati segnalati 169 casi gravi di cui 35 deceduti.
Mortalità: durante la 7a settimana del 2020 la mortalità (totale, non solo influenza*) è stata lievemente inferiore al dato atteso, con una media giornaliera di 214 decessi rispetto ai 234 attesi.
* Nota: indicatore ricavato dal sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg), basato sulla rilevazione in 19 città campione italiane che raccolgono quotidianamente il numero di decessi per gli ultra65enni per tutte le cause (non solo per influenza). Tale numero viene confrontato con quello atteso costituito dalla media dei decessi registrati nei cinque anni precedenti.
InfluWeb: durante la 8a settimana del 2020, circa il 69% dei casi di sindrome simil-influenzale riferisce di non essere stato visitato da un medico del Servizio sanitario nazionale ma di aver avuto una sindrome simil-influenzale.
InfluNet-Epi: nella 8a settimana del 2020 l'incidenza totale è pari a circa il 9,48 casi per mille assistiti.
InfluNet-Vir: durante l’ottava settimana del 2020, rimangono dominanti i virus di tipo A (68%), in particolare appartenenti al sottotipo A(H3N2). Nel complesso, dall’inizio della stagione ad oggi, i ceppi A(H3N2) hanno rappresentato il 59% dei ceppi A sottotipizzati. .

Consulta anche l'approfondimento "Mortalità per influenza".

È fondamentale ricordare che la vaccinazione rimane il principale strumento di prevenzione dell’influenza. Inoltre, per ridurre la trasmissione del virus dell’influenza, è importante mettere in atto anche misure di protezione personali (non farmacologiche) come per esempio:

lavaggio delle mani (in assenza di acqua, uso di gel alcolici)
buona igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti e lavarsi le mani)
isolamento volontario a casa delle persone con malattie respiratorie febbrili specie in fase iniziale
uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologia influenzale quando si trovano in ambienti sanitari (ospedali).




Mortalità per influenza

https://www.epicentro.iss.it/influenza/ ... -influenza

Il bollettino settimanale FluNews-Italia – rapporto della sorveglianza integrata dell’influenza – riporta i dati di diversi sistemi di sorveglianza che delineano l’impatto della stagione influenzale sulla popolazione italiana.

In particolare, per quanto riguarda la mortalità, sono due sorveglianze le fonti a cui si fa riferimento. La prima è il sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg) che si basa su 19 città campione italiane che raccolgono quotidianamente il numero di decessi negli ultra 65enni per tutte le cause (non solo per influenza). Questo numero viene confrontato con quello atteso costituito dalla media dei decessi registrati nei cinque anni precedenti.

Ogni anno l’influenza determina un eccesso di mortalità. Se, infatti, osserviamo l’andamento della mortalità totale (cioè per tutte le cause) in un periodo di tempo, notiamo un andamento sinusoidale con dei picchi in corrispondenza dei mesi invernali e degli avvallamenti nei periodi estivi e i picchi si osservano soprattutto tra le persone anziane. Dunque, il razionale della sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg) è quello di evidenziare aumenti del numero di decessi osservati che supera il numero atteso in presenza di una stagione influenzale particolarmente aggressiva.

Il sistema di sorveglianza prende in considerazione il numero di decessi per tutte le cause perché i dati dei decessi per influenza non sono disponibili in tempo reale. Infatti l’Istat ogni anno codifica tutti i certificati di morte, compresa l’influenza, e ne attribuisce la causa principale, un processo che richiede per rendere disponibili i dati di mortalità per specifica causa mediamente un periodo di due anni.

Il secondo sistema di sorveglianza è quello delle forme gravi e complicate di influenza confermata in laboratorio nei pazienti ricoverati in terapia intensiva. Questo sistema monitora il numero di decessi attribuibili all’influenza che si osservano nella popolazione di pazienti che ha un quadro clinico molto grave.

Per le ragioni sopra descritte, nessuno dei due sistemi di monitoraggio fornisce il numero totale di decessi che l’influenza stagionale provoca ogni anno in Italia. Per quest’ultimo dato è inoltre necessario sottolineare un ulteriore elemento da tenere presente. Se analizziamo i dati di mortalità specifici per influenza che l’Istat fornisce ogni anno in Italia, i decessi per influenza sono qualche centinaio. Il motivo principale è che spesso il virus influenzale aggrava le condizioni già compromesse di pazienti affetti da altre patologie (per esempio respiratorie o cardiovascolari) fino a provocarne il decesso. In questi casi spesso il virus influenzale non viene identificato o perché non ricercato o perché il decesso viene attribuito a polmoniti generiche.

Per questo motivo diversi studi pubblicati utilizzano differenti metodi statistici per la stima della mortalità per influenza e per le sue complicanze. È grazie a queste metodologie che si arriva ad attribuire mediamente 8000 decessi per influenza e le sue complicanze ogni anno in Italia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » sab feb 29, 2020 10:29 pm

Contro gli apocalittismi, i catastrofismi, le iettature, le psicosi, numeri dati a caso dai virologi di Facebook, una categoria che si è moltiplicata esponenzialmente negli ultimi giorni, un articolo sobrio e chiaro che fornisce i dati più aggiornati. La situazione è sicuramente seria, ma non è drammatica.
Niram Ferretti
20 febbraio 2020

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

"La diffusione globale di infezione da coronavirus ha raggiunto una fase critica questa settimana con il numero di nuovi casi segnalati nel resto del mondo che hanno superato il numero di nuovi casi in Cina, dove è iniziata l'emergenza.

Con il mondo a un punto di non ritorno, ci sono nuove speranze dalla Cina che dimostrano che il contenimento è possibile. E poiché vengono conteggiati casi più lievi, gli esperti hanno affermato che il tasso di mortalità potrebbe essere più simile all'influenza stagionale che non ai precedenti nuovi focolai di coronavirus.

Il tasso di mortalità per COVID-19 era dell'1,4% nell'ultimo rapporto di funzionari sanitari cinesi su 1.099 pazienti con malattia confermata in oltre 500 ospedali in Cina.

Il rapporto, pubblicato venerdì dal New England Journal of Medicine, offre una visione molto più ampia dell'epidemia oltre Wuhan, dove è iniziata ed è stata la più grave.

Supponendo che ci siano molti più casi con sintomi assenti o molto lievi, "il tasso di mortalità può essere notevolmente inferiore all'1%", hanno scritto funzionari della sanità statunitensi in un editoriale apparso sulla rivista.

Ciò renderebbe il nuovo virus più simile a una grave influenza stagionale che a una malattia simile ai suoi cugini genetici SARS o MERS.

Data la facilità di diffusione, tuttavia, il virus potrebbe guadagnare punti d'appoggio in tutto il mondo e molti potrebbero morire.

E il rapporto degli scienziati della National Health Commission of China mostra quanto sia facile non rendersi conto di molti casi all'inizio: il 44% di questi pazienti aveva la febbre quando furono ricoverati in ospedale, ma l'89% alla fine la sviluppò. La malattia grave si è sviluppata nel 16% dopo il ricovero in ospedale.

Circa il 5% è stato trattato in un'unità di terapia intensiva e il 2,3% ha avuto bisogno di macchinari per aiutarli a respirare.

Il capo dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, suggerisce che i paesi con pochi casi possono agire in modo risoluto per prevenirne la diffusione.

Nella provincia cinese del Guangdong, dove gli scienziati hanno testato più di 320.000 persone e solo lo 0,14% era positivo per COVID-19.

...

Lo studio cinese pubblicato venerdì ha mostrato che meno dell'1% dei pazienti ricoverati aveva meno di 15 anni, mentre il 42% aveva 65 anni e più.

Le morti sono anche più rare tra i giovani. Ma alcune giovani morti hanno fatto notizia, come quella del imedico 34enne in Cina che è stato rimproverato dalle autorità comuniste per aver lanciato un allarme precoce sul virus solo per poi soccombe ad esso.

In Cina, l'80% dei pazienti è lievemente ammalato quando viene rilevato il virus, rispetto al 13% che è già gravemente ammalato. Mentre i più malati sono i più esposti al rischio di morte, una parte dei malati lievi continua a morire - per ragioni sconosciute.

In media, tuttavia, l'OMS afferma che le persone con casi lievi guariscono in circa due settimane, mentre quelle che hanno una condizione più accentuata possono richiedere da tre a sei settimane".

The Times of Israel, "What is COVID-19 and what should a person with symptoms do?"



Alberto Pento

Sanitariamente seria (ma non sappiamo ancora quanto anche perché non sono state chiuse le frontiere ai clandestini) ma anche sicuramente drammatica per le implicazioni sociali, economiche e politiche che vi sono e che vi saranno.




Anche i vecchi e gli ammalati hanno il diritto di guarire e di vivere e non di morire per le complicazioni di un virus; in ogni caso anche lo 0,9% dei casi di morte dei contagiati da coronavirus riguarda persone non vecchie e non ammalate e in perfette condizioni di salute e 0,9% dei casi non è un valore da poco, il valore dell'influenza stagionale nelle statistiche più basse e favorevoli è dato intorno allo 0,2% compreso gli ammalati e i vecchi, e per le persone sane e giovani si abbassa allo 0,01.




Propaganda di stato e manipolazione dell'informazione


Agli italiani gliela si può raccontare manipolata ma al Mondo non gliela si può dar da bere e il Mondo ha già giudicato, isolato e messo in quarantena l'Italia, come paese non affidabile al pari della Cina, entrambi paesi che hanno dimostrato irresponsabilità, inaffidabilità, mancanza di rispetto per i propri cittadini e per gli altri, da perdere ogni possibile credibilità.

Non serve a nulla che si vada in giro per il Mondo a raccontare che in Italia non c'è l'epidemia da coronavirus ma una semplice influenza stagionale, perché nessuno ci crederà poiché tanti paesi europei e non stanno sperimentando l'epidemia in parte anche a causa del contagio proveniente dall'Italia e finché non sara passata l'epidemia nei loro paesi non potranno mai essere convinti dalla propaganda dello Stato italiano che in Italia non vi sia alcun pericolo e che il peggio sia passato.
Bisognava pensarci prima, mettere in quarantena chi arrivava direttamente o indirettamente dalla Cina, chiudere le frontiere e impedire gli sbarchi dei clandestini raccolti dai scafisti delle ONG.

Questa mostruosità cresciuta come un tumore con la globalizzazione economico-finanziaria che ora minaccia economicamente con i suoi prodotti copiati, di bassa qualità e in taluni casi anche tossici, con la concorrenza sleale di maestranze prive dei minimi diritti sindacali, e militarmente con le sue armi acquistate grazie all'enorme sviluppo economico che ha impoverito l'Europa e gl USA con le sue produzioni a basso costo e inquinanti e che a intervalli infetta il Mondo intero.
Questo paese mostruoso che sostiene tutte le dittature della terra dalla Corea del Nord all'Iran, dal Venezuela all'Afganistan.




Coronavirus, stop agli italiani nel mondo.Misure e restrizioni paese per paese
Lorenzo Lamperti e Gabriele Penna
venerdì 28 febbraio 2020

https://www.affaritaliani.it/esteri/cor ... 55356.html

L'Italia, o parte di essa, voleva chiudere le sue porte da chi arrivava dall'esterno. E ora invece sono gli altri a chiudere le porte all'Italia e agli italiani. Il presidente del Consiglio Conte nei giorni scorsi ha dichiarato che "l'Italia è un paese sicuro, in cui si può viaggiare e fare turismo, ci sono solo aree limitatissime con restrizioni. forse è un Paese più sicuro di tanti altri". E ha spiegato di non accogliere con favore misure restrittive in arrivo dall'estero: "Sarebbe ingiusto che arrivassero limitazioni da parte di stati esteri. Non lo possiamo accettare. I nostri concittadini possono partire sicuri, per loro e per gli altri".

Ma lo stesso governo Conte è il primo in Europa a chiudere i collegamenti aerei diretti con la Cina. Una misura la cui utilità è oggetto di dibattito tra gli esperti e che ha creato qualche dubbio, anche per l'impossibilità di tracciare gli arrivi indiretti (cioè tramite scalo in un aeroporto terzo).


Coronavirus, tutte le misure sullo spostamento degli italiani all’estero

Di fronte alle dimensioni dell'epidemia di coronavirus in Italia, diversi paesi stanno adottando misure per contenere la diffusione del Covid-19. Gran parte delle misure sono elencate sul sito Viaggiare Sicuri, in continuo aggiornamento. Oltre alle misure dei singoli paesi, vanno considerate anche quelle delle compagnie aeree. Da British Airways a Bulgaria Air fino ai vettori di Israele e Giordania, ma anche alla low cost Easy Jet, sono tantissime le limitazioni, comprese le riduzioni di voli dovute al calo della domanda.

TAIWAN: "QUARANTENA? LA NOSTRA È UNA MISURA SCIENTIFICA. MA L'ITALIA CON NOI CONTINUA A SBAGLIARE. E CI RIMETTE"

AMB LEEAndrea S.Y. Lee

"Al momento a Taiwan abbiamo 33 casi accertati, più di 20 volte in meno che in Italia, eppure si continuano a prendere misure restrittive nei nostri confronti". Andrea S.Y. Lee, rappresentante di Taipei in Italia, racconta la particolare situazione venutasi a creare con il governo Conte. "A inizio febbraio sono stati bloccati i collegamenti aerei diretti, con il decreto di qualche giorno fa viene imposta la quarantena a chi arriva in Italia da Taiwan. In entrambi i casi, la stessa misura presa per la Cina. Il ministero della Salute sostiene che la decisione poggi su basi scientifiche e derivi dal rapporto dell'Oms sul coronavirus. Ma il problema è che l'Oms, così come le altre agenzie specializzate delle Nazioni Unite, segue un principio politico, che è quello dell'unica Cina. La politica dice che la Cina rappresenta anche Taiwan ma la realtà dice che Taiwan non è rappresentata dalla Cina".

"Seguendo le statistiche Oms l'Italia ritiene Taiwan parte della Cina ma dovrebbe riconoscere che Taipei e Pechino hanno due giurisdizioni diverse", prosegue Lee. "Quando l'Italia vuole esportare carne di maiale a Taiwan parla col nostro governo, non a quello cinese. E ricordo che l'Italia ha con Taiwan un avanzo commerciale, sia dal punto di vista degli investimenti diretti che da quello del turismo. L'Italia, dunque, ci perde a seguire un principio politico e non uno scientifico".

Anche Taiwan ha però imposto, a partire da oggi, 14 giorni di quarantena per chi arriva dall'Italia. "Sì, ma la decisione del nostro governo si basa su motivazioni scientifiche e tecniche, visto l'alto numero di contagi che ci sono in Italia. Al nostro governo è dispiaciuto dover prendere questa decisione, non si tratta di una contromisura basata sulle scelte del governo italiano. Nel nostro caso è una decisione, ripeto, basata su principi scientifici".

"Taiwan ha una vasta esperienza nella lotta alle malattie epidemiche", dice ancora Lee. "Negli ultimi 60 anni Taiwan ha superato focolai di colera, malaria, vaiolo, tubercolosi e altre malattie trasmissibili. Fino all'epidemia di SARS nel 2003. Forse per questo i taiwanesi sono psicologicamente preparati a fare fronte alla situazione. Il governo ha attivato 69 linee di montaggio che ci stanno permettendo di produrre 10 milioni di mascherine in un giorno. E il nostro sistema sanitario è tra i migliori al mondo. Siamo pronti a far fronte alla COVID-19", conclude Lee.

EUROPA:

COMMISSIONE UE: i dipendenti che sono stati nella zona rossa (gli 11 comuni piu' colpiti dall'epidemia di coronavirus) negli ultimi 15 giorni dovranno lavorare da casa fino a nuove disposizioni. Il Parlamento europeo richiede l'auto quarantena per gli eurodeputati italiani (e i membri del loro staff) che sono stati in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto.

SPAGNA: un migliaio di turisti che soggiornano in un hotel ad Adeje, dove alloggiava l'italiano contagiato a Tenerife, sono in quarantena. La compagnia di navi da crociera spagnola Pullmantur Cruises vietera' l'imbarco a chiunque abbia viaggiato "da, per o attraverso" Lombardia e Veneto negli ultimi 15 giorni.

REPUBBLICA CECA: all'aeroporto di Praga gate per i viaggiatori provenienti dall'Italia, controlli sui passeggeri in ambiente igienizzato.

CROAZIA: controlli per chi proviene da Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto.

SLOVACCHIA: presso l'aeroporto di Bratislava un controllo rafforzato su tutti i passeggeri in arrivo dall'Italia.

LITUANIA: Tutte le persone provenienti da Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna controllate a bordo dell'aereo; verranno raccolti i loro recapiti affinche' gli operatori del Centro nazionale della salute possano contattarli per le due settimane successive e monitorare il loro stato di salute.

GRAN BRETAGNA: chiesto ai cittadini di ritorno dal Nord Italia di rimanere isolati nelle loro case. Sei scuole sono state chiuse dopo che alcuni alunni sono rientrati dalla settimana bianca in Italia.

ROMANIA: tutti i viaggiatori asintomatici delle località italiane oggetto di specifica ordinanza della Lombardia e del Veneto direttamente in quarantena, per 14 giorni. Ai viaggiatori provenienti da altre localita' delle regioni Lombardia e Veneto sarà richiesto un isolamento volontario domiciliare per 14 giorni dall'arrivo.

MALTA, ESTONIA E BULGARIA: auto isolamento domiciliare per chi arriva dal Nord Italia.

BIELORUSSIA, CIPRO, GERMANIA, GRECIA, REPUBBLICA CECA, SLOVACCHIA: screening a bordo per i passeggeri in arrivo dall'Italia

LITUANIA: screening a bordo per i passeggeri provenienti dal Nord Italia.

MONTENEGRO: controllo all'ingresso per i passeggeri di voli provenienti dall'Italia e compilazione di un questionario.

UCRAINA: screening per chi proviene dall'Italia dai confini terrestri, in particolare quello con l'Ungheria, e negli aeroporti internazionali.

MOLDAVIA: termoscanner all'aeroporto di Chisinau per esaminare i passeggeri provenienti dall'Italia.

RUSSIA: i tour operator stanno ricevendo numerose richieste di cancellazione dei viaggi in Italia, ma poche sono state eseguite finora.

ASIA:

CINA: auto quarantena per chi arriva dall'Italia. Misura disposta dalle singole amministrazioni locali, a partire da Pechino

TAIWAN: i viaggiatori che arrivano dall'Italia dovranno osservare 14 giorni di quarantena. Il Centro per il controllo delle epidemie (Cecc) ha anche sconsigliato i viaggi in Italia se non in caso di assoluta necessità.

MAURITIUS: bloccati i voli dall'Italia

TURKMENISTAN: bloccati i voli dall'Italia

INDIA: quarantena per chi arriva dall'Italia

TAGIKISTAN, KAZAKHISTAN E KIRGHIZISTAN: quarantena per chi arriva dall'Italia

MEDIO ORIENTE:

BAHREIN, KUWAIT, GIORDANIA, LIBANO E IRAQ: vietato l'ingresso a chi proviene dall'Italia.

EGITTO: controlli medici per tutti i passeggeri provenienti dall'Italia.

ARABIA SAUDITA: le autorità di Riad hanno disposto il divieto di entrata in Arabia Saudita per i cittadini provenienti da una serie di Paesi, tra cui anche l'Italia. Sospesa, quindi, l'emissione dei visti turistici nei loro confronti e l'ingresso nel Paese ai membri degli equipaggi delle compagnie aeree. E' quanto si legge nel provvedimento diffuso dalle autorità saudite. Nell'elenco sono compresi Afghanistan, Azerbaijan, Cina, Hong Kong, Indonesia, Iran, Italia, Giappone, Kazakhstan, Macao, Malaysia, Pakistan, Filippine, Singapore, Somalia, Corea del Sud, Siria, Taiwan, Tailandia, Uzbekistan, Vietnam e Yemen.

AFRICA:

SEYCHELLES e CAPO VERDE: vietato alle compagnie aeree con voli diretti di imbarcare passeggeri che siano stati in Italia negli ultimi 14 giorni. I passeggeri che arrivano via mare non potranno sbarcare se sono stati in Italia. Tutti i residenti di ritorno che sono stati in Italia in quarantena per 14 giorni all'arrivo.

ERITREA: quarantena di 14 giorni per chi arriva dall'Italia

AMERICHE:

STATI UNITI: Il presidente Donald Trump sta valutando nuove restrizioni sui viaggi in Usa per il coronavirus a seconda del rischio dei Paesi di provenienza. "Al momento giusto potremmo farlo. Per ora non è il momento giusto. Stiamo controllando le persone agli arrivi", ha dichiarato Trump, rispondendo sulla possibile estensione ad altri Paesi, come l'Italia o la Corea del Sud, del bando sugli arrivi negli Stati Uniti che ora riguarda solo la Cina,

ARGENTINA: Per i passeggeri in arrivo dall'Italia firma di un'apposita autodichiarazione e controlli a campione della temperatura corporea.

BRASILE: Controlli sui voli diretti in arrivo dall'Italia a San Paolo.

EL SALVADOR: bloccati i voli dall'Italia






Coronavirus, Oms: 'Livello minaccia mondiale virus ora molto alta'

Salute & Benessere
Redazione ANSA
27 febbraio 2020

http://www.ansa.it/canale_saluteebeness ... a141e.html

Il Consiglio dei ministri ha approvato in serata il decreto con gli aiuti all'economia nelle zone colpite dal coronavirus. 'I territori interessati ora possono ripartire e anche l'Italia', dice il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Fraccaro. Nel testo anche la norma del ministero dell'Istruzione che deroga al limite di 200 giorni minimi per considerare valido l'anno scolastico. In un decreto del presidente del Consiglio anche la divisione in tre colori delle zone del contagio, graduando così le misure da attuare nei diversi casi.

La minaccia per l'epidemia di coronavirus al livello mondiale è stata elevata a livello "molto alto". Lo ha detto il direttore generale dell'Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus nel briefing a Ginevra sull'epidemia. "Il continuo aumento nel numero dei casi di Covid19 e del numero dei paesi affetti negli ultimi giorni sono motivi di preoccupazione. I nostri epidemiologi stanno monitorando questi sviluppi di continuo e noi ora abbiamo elevato il livello di rischio di diffusione globale a livello molto alto", ha spiegato il capo dell'Oms.

"Questo è il momento di chiedere ai governi di fare tutto il possibile per fermare la trasmissione, e di farlo ora. Non siamo ancora in una pandemia, ma la finestra di opportunità per evitarlo si sta restringendo", ha detto il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, sul coronavirus. "La mia preoccupazione riguarda soprattutto i Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa", ha aggiunto.

Sono 822 i contagiati in Italia per il Coronavirus. Il numero tiene conto anche delle 21 vittime - 4 in più di giovedì - e dei pazienti guariti. "I deceduti di sono ultraottantenni e un ultrasettantenne - ha spiegato Borrelli -. Vorrei precisare che non sono decedute per il coronavirus o in conseguenza. Questo è un lavoro che farà l'Istituto Superiore di Sanità. Quando avrà i dati ce lo comunicherà", ha detto Borrelli, durante il punto stampa nella sede della Protezione Civile. "Il dato importante - ha aggiunto - è che la metà dei contagiati (412) sono persone che sono asintomatiche, o con sintomi lievissimi e che quindi non hanno bisogno di ospedalizzazione. Sono in isolamento domiciliare fiduciario. Altre 345 persone sono ricoverate in ospedali con sintomi e 64 sono ricoverati in terapia intensiva". "L'assistenza alla popolazione prosegue, lunedì riapriranno le poste in alcuni Comuni per pagare le pensioni. Nelle zone rosse la vita proseguirà regolarmente".

"I guariti da coronavirus ad oggi sono 46", ha detto il commissario per l'emergenza, Angelo Borrelli, durante il punto stampa nella sede della Protezione Civile.

A PICCO LE BORSE

Gli Stati Uniti hanno elevato l'allerta nei confronti dell'Italia al livello 3, con la quale si raccomanda ai cittadini americani di riconsiderare tutti i viaggi verso il nostro Paese a causa dell'emergenza coronavirus, evitando quelli che non sono necessari. Al livello 3 ci sono già la Cina e la Corea del Sud.

Il discorso di Mattarella. "La conoscenza aiuta la responsabilità e costituisce un forte antidoto a paure irrazionali e immotivate che inducono a comportamenti senza ragione e senza beneficio, come avviene talvolta anche in questi giorni". Lo afferma il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

LA VOCE DEGLI ESPERTI

Si registra un primo caso di Coronavirus nel Lazio, si apprende dalla direzione dell'Istituto Nazionale Malattie Infettive L. Spallanzani di Roma. "L'esito dei test effettuati in data odierna dall'Istituto Spallanzani conferma un caso di positività al COVID-19. I test sono stati inviati all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) per la convalida", informa l'Istituto. La paziente risultata positiva è una donna, residente a Fiumicino, rientrata da un viaggio a Bergamo dove era stata qualche giorno. Finora nel Lazio sono stati tre i casi positivi, tutti provenienti da fuori la Regione e tutti pazienti guariti: si tratta della coppia di cinesi originari di Wuhan e del ricercatore rientrato sempre da Wuhan.

"Abbiamo attivato tutte le procedure previste dai protocolli scientifici - ha detto il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti -. Il paziente è ora ricoverato presso lo Spallanzani, un'eccellenza della nostra Regione, che ha già ottenuto risultati importanti. Siamo in continuo contatto con il Sindaco Montino".

Primi due casi in Umbria - secondo quanto comunicato dalla direzione regionale alla Sanità - sono stati riscontrati due casi d'importazione di infezione da coronavirus, non riconducibili dunque a focolai locali. Nei giorni scorsi, uno dei due pazienti si era recato in Emilia Romagna mentre l'altro era venuto in contatto a Roma con un residente del comune di Castiglione D'Adda.

Le dimissioni di Niccolò. "I miei genitori stanno arrivando a Roma. Sono felice. Non vedo l'ora di riabbracciarli", avrebbe detto Niccolò, il 17enne di Grado bloccato per due volte in Cina ma negativo ai test e poi in isolamento allo Spallanzani, ai medici che lo hanno seguito in queste settimane. Domani sono previste le dimissioni.

L'appello dei medici. "Non si può accettare che i nostri medici si trovino a fronteggiare l'emergenza Covid-19 senza le dotazioni per la protezione personale dal virus". Lo scrive in una lettera al governatore della Lombardia Attilio Fontana il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli. "Un medico che si ammala - aggiunge - è un medico sottratto al servizio sanitario nazionale e alla tutela del diritto alla salute".

Gli ospedali della Lombardia alle prese con l'emergenza coronavirus sono "ai limiti della tenuta", afferma intanto il professor Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano, nel corso di una conferenza stampa nella sede della Regione Lombardia. "Gran parte dei letti, nei reparti di Rianimazione, sono occupati da questa patologia - aggiunge - Alcuni ospedali sono in grave crisi, come Lodi e Cremona, dove registriamo un sovraccarico di pazienti".

Poste riapre nelle zone rosse. "A partire da lunedì 2 le pensioni del mese di marzo saranno messe in pagamento anche nei 5 Uffici Postali a Codogno, Casalpusterlengo, Castiglione D'Adda, San Fiorano in provincia di Lodi e Vo' Euganeo in provincia di Padova", comunica Poste Italiane indicando che così i 5 uffici "riaprono al pubblico".

TUTTE LE MISURE E I DOCUMENTI UFFICIALI

Il coronavirus non ha perà bloccato il crossover dei trapianti dalle varie zone d'Italia. La catena di solidarietà ha permesso di intervenire su una paziente di 33 anni che, dializzata a Torino, ha ricevuto un rene da una donatrice vivente di Bari. L'intervento è stato eseguito all'ospedale Molinette, nel capoluogo piemontese.

Il Salone dell'auto di Ginevra, in programma dal 5 al 15 marzo, è stato annullato dalla Svizzera, nell'ambito delle misure prese dal Paese contro l'epidemia di coronavirus.

La situazione all'estero. È un italiano rientrato da Milano il primo contagiato dal coronavirus in Nigeria. Salgono a 17 i contagi nel Regno Unito: in Irlanda del Nord e in Galles, entrambi su persone provenienti dall'Italia settentrionale. L'Olanda ha annunciato il primo caso: una persona che era rientrata dal nord Italia. E viene segnalato un caso anche in Messico e due in Romania, entrambi hanno contratto il virus in Italia. C'è il primo caso anche a Cannes: una studentessa di 23 anni, tornata dopo un soggiorno nel Milanese. Diverse compagnie aeree riducono ancora i voli da e per il nord Italia. Il Parlamento iraniano resterà chiuso fino a data da destinarsi come misura di prevenzione per l'epidemia di coronavirus (Covid-19), che ha già colpito diversi deputati e alti funzionari di Teheran. Lo riferiscono media locali.


I regimi e la menzogna: Coronavirus come Chernobyl
Lorenza Formicola
26 febbraio 2020

https://www.nicolaporro.it/i-regimi-e-l ... ekSgII80eI

Correva l’anno 1986 e l’URSS, la potenza invincibile sfidava ancora le leggi del mondo a Chernobyl. È là che andò in scena il prequel – mistificato a modo nel mentre e dopo – del destino di un popolo che incontra il comunismo. D’altronde cosa poteva capitare con un paio di esplosioni in una centrale nucleare capaci di scoperchiare il tetto e avvelenare l’aria con una radioattività 200 volte superiore alle bombe di Hiroshima e Nagasaki? Il regime comunista ha sempre ragione, non sbaglia, e se sbaglia sotterra.

Così, in Ucraina il regime comunista dimostrò come non si può sbagliare o avere torto sotto la falce e il martello. Alla centrale Lenin i reattori erano gli RBMK-1000, tendenzialmente instabili erano pericolosi perché privi di edifici di contenimento. Strutture obbligatorie in Occidente che sono una barriera fra il reattore e il mondo circostante. A Chernobyl il reattore era completamente “esposto”. E come se non bastasse, allo scopo di produrre anche plutonio ad uso militare – che con l’uranio arricchito serve a produrre testate nucleari -, era stato abbassato il livello della sicurezza.
L’URSS, che aveva costruito la più potente e perfetta pentola a pressione pronta all’omicidio colposo, la affidò a ingegneri meccanici e non a fisici nucleari.

Per un ordine politico preciso coperto da segreto di Stato anche dopo il crollo dell’Unione Sovietica – e che in linea di massima altro non era se non l’ennesimo tentativo di dimostrazione di potenza – venne avviato l’esperimento. Ma fallì. Subito. Le autorità non diedero alcun allarme per “evitare il panico”. Il vento soffiava verso Ovest e verso Nord, così la Bielorussia subì i danni più gravi per prima. Il giorno dopo, il 27 aprile, una centrale nucleare in Svezia costatò un’impennata di radiazioni e diffuse l’allarme al resto d’Europa. Le autorità sovietiche, invece, ancora tacevano con ostentazione. Il 27 aprile stava per finire quando la città di Pryp’jat venne fatta evacuare, ma solo con la scusa di una misura temporanea.

Chi c’è stato racconta che da oltre trent’anni, Pryp’jat, in Ucraina occidentale, a solit tre chilometri dalla centrale nucleare di Chernobyl, è ancora una città fantasma. Tutto è rimasto come allora, nel momento esatto in cui è scattato il piano di evacuazione generale: piatti a tavola e panni stesi, sedie vuote e libri rimasti a quella pagina da leggere.

Il primo passo fu minimizzare, poi teorizzare. Come non potevano esistere, infatti, in una nazione perfetta i ladri o i serial killer – sintomi del degenerato sistema capitalistico – in Unione Sovietica un disastro del genere non poteva succedere. Fu trovato un colpevole e la bugia si fece verità. Perché il problema con le bugie comuniste è che ne furono raccontate così tante, che la verità, allora come oggi, è diventata difficile da riconoscere. È certo, però, che gli strascichi di quella radioattività sono durati oltre vent’anni. “Il disastro di Chernobyl non derivò da un attacco militare, né da un atto terroristico. Fu un errore della dirigenza sovietica, peggiorato dalle bugie che il Partito comunista raccontò alla popolazione sulla gravità dell’accaduto”, racconta oggi Yuriy Scherbak, ex ministro dell’ambiente in Ucraina.

Trent’anni dopo arriva il Coronavirus. Il misterioso virus cinese che si sta diffondendo così velocemente su scala planetaria, da diventare un’epidemia grave. Non c’interessa decretare da queste pagine se ha lo stesso tasso di mortalità o superiore a quello di una semplice influenza stagionale, se è come la Spagnola o peggio o decisamente lontano da una febbre che provocò circa 40 milioni di morti. Non ne abbiamo le competenze. D’altronde non sappiamo come si svilupperà e in cosa muterà – gli esperti litigano nel caos dell’ideologia perenne. Non sappiamo come sia nato il virus, non sappiamo il numero reale dei malati e dei morti in Cina. Perché la verità è che come a Chernobyl, il Partito Comunista cinese ha giocato a sotterrare tutto da quasi tre mesi a questa parte. Per settimane, dopo i primi casi di coronavirus segnalati, hanno preteso ostentatamente che non esistesse. Poi hanno raccontato che si era originato in un mercato all’aperto, successivamente altre fonti hanno ipotizzato che il virus fosse fuggito dal laboratorio di armi batteriologiche dell’Esercito di Liberazione Popolare – a pochi chilometri dall’epicentro dell’epidemia.

In ogni caso, la prima ondata di casi, in dicembre, non è stata riportata. E anche quando il numero di contagiati è diventato troppo grande per mentire ancora, all’inizio di gennaio, i funzionari del regime hanno continuato a minimizzare sia con la loro gente che con la comunità internazionale.
Dal momento che la gente di Wuhan non aveva ricevuto alcuna informazione o ordinanza meramente a scopo precauzionale, ha continuato a contrarre e spargere il virus per settimane. Quando è diventata un’epidemia a Wuhan, è iniziato il Capodanno cinese. Ogni anno, inizia in Cina la più grande migrazione del pianeta. Ecco, quindi l’incubo epidemiologico. Ma quando i funzionari cinesi davano inizio alla più grande quarantena della storia umana, era già troppo tardi, come scrive Steven Mosher – antropologo statunitense, presidente del Population Research Institute (il primo che poté condurre ricerche sul campo in Cina dal 1979).

I video delle cosiddette talpe che continuano ad arrivare dalla Cina non raccontano di una situazione sotto controllo dalle strade deserte alla gente accasciata sui marciapiedi fino alla disinfestazione di massa. Anche se, persino per questi filmati, non si sa né a quando risalgono, né in quale città sono stati girati. Resta il fatto che con l’epidemia diffusa a livello planetario le autorità di Pechino continuano a mentire. E nonostante la censura poliziesca che al 28 gennaio, come riporta ancora Mosher, secondo le direttive emesse dal Ministero della Sicurezza Pubblica che imponevano la quarantena e per mantenere l’ordine sociale promettevano di punire “duramente” chiunque diffondesse notizie dal vivo o online sull’epidemia, le brutte notizie sono venute fuori lo stesso.




Coronavirus, Pietro Senaldi: "Porti aperti e infetti, l'Italia stende il tappeto rosso ai clandestini"

29 Febbraio 2020
di Pietro Senaldi

https://www.liberoquotidiano.it/news/op ... df4nQYY-f4

Nulla può frenare il governo giallorosso dal proposito di far entrare illegalmente immigrati nel nostro Paese. Grazie al coronavirus si è registrato l'ennesimo paradosso della accoglienza. Per ragioni precauzionali, l'Italia ha razionalmente chiuso il corridoio umanitario con il Niger, Stato tormentato dal quale da mesi via aerea giungono alcune decine di profughi. Sono persone identificate, sane e delle quali conosciamo storia e dolori. Siamo diventati una terra infetta e non intendiamo affliggere con i nostri virus chi ha già sofferto, pertanto abbiamo sospeso gli arrivi, avendo ben altre emergenze di cui occuparci. Risultato, l'unico modo per arrivare oggi come immigrati in Italia e vedersi steso il tappeto rosso è da clandestini.

Quel che risulta meno comprensibile infatti è come mai continuiamo a tenere aperti i porti alle navi delle ong, che pure ieri hanno scaricato a Messina quasi duecento clandestini con la sollecita collaborazione del nostro esecutivo, sordo alle lamentele del governatore siciliano Musumeci, che aveva chiesto la quarantena per le persone a bordo. La giustificazione di maniera con la quale le organizzazioni umanitarie ignorano sistematicamente Tunisia, Grecia, Albania, Malta e tutti gli altri Stati per puntare direttamente alle nostre coste è la ricerca del porto sicuro. Insomma, a detta di chi subentra agli scafisti e si occupa del secondo tratto della traversata della speranza, noi saremmo l'unico approdo civile possibile. Trattasi di balla, una tra le tante che il virus cinese ha contribuito a svelare.

Grazie alle scarse abilità comunicative del premier Conte e del suo staff, il mondo intero ci ritiene un lazzaretto a cielo aperto. La Fao, organizzazione umanitaria dell'Onu, disdice i convegni in Italia, la Cina mette in quarantena i nostri connazionali, gli Stati Uniti valutano di sospendere i voli con il nostro Paese, l'Austria ferma i lombardo-veneti sui treni, la Francia ci costruisce intorno un cordone sanitario, Israele, il Bahrein e altri ci chiudono le frontiere in faccia. Da porto sicuro siamo diventati porto infetto, però le ong implacabili continuano a sbarcare migranti e nessuno a sinistra batte ciglio.

Lo scenario è sconfortante. Il virus ha bloccato Lombardia e Veneto, le regioni che sono il polmone economico del Paese, ma per il governo giallorosso i conti sono poco più che un dettaglio. M5S e Pd vanno avanti per la loro strada. In attesa di misure di sostegno che impediscano a chi rischia di fallire a causa della sospensione della propria attività, le forze sinistre dell'esecutivo sono andate avanti a tutta birra su quello che davvero sta loro a cuore: porte aperte agli immigrati illegali e mani libere ai pm per fare tutto ciò che vogliono. La norma che legittima le intercettazioni selvagge è stata uno dei pochi provvedimenti che il Parlamento ha varato dall'inizio dell'anno.




Alberto Mingardi e Carlo Stagnaro
Il coronavirus e la globalizzazione
“È colpa della globalizzazione” è una tesi sensata?
25 febbraio 2020

http://www.brunoleoni.it/il-coronavirus ... lizzazione

L’epidemia di coronavirus è colpa della globalizzazione? Nei giorni scorsi alcuni “opinion maker” in rete hanno cominciato ad accusare la circolazione internazionale di merci e persone per la diffusione del corona virus. È proprio così? Quali sono le domande cruciali per capire se si tratta di una tesi sensata?

1. La diffusione dell’epidemia è colpa della globalizzazione?
Il nuovo coronavirus (Sars-Cov-2, che scatena la malattia nota come Covid-19) ha fatto la sua comparsa nel dicembre 2019 nella città cinese di Wuhan. Al momento in cui scriviamo (25 febbraio 2020), la presenza del Covid-19 è documentata in 37 paesi, per un totale di oltre 80 mila casi (di cui quasi 78 mila in Cina), con 2.707 vittime (di cui 2.664 in Cina) e circa 28 mila guarigioni documentate. Al momento (primo pomeriggio del 25 febbraio), con 287 casi documentati, l’Italia è il terzo paese al mondo per la presenza del virus, dopo Cina e Corea del Sud. Da sempre, quando le persone si muovono portano con sé non solo le proprie idee, le proprie competenze, i propri affetti e la propria voglia di lavorare: ma anche eventuali malattie.

Ci sono almeno due aspetti che meritano di essere precisati. In primo luogo, se il coronavirus svilupperà una epidemia, questa non sarò né la prima né l’ultima che il mondo si trova ad affrontare. Rispetto al passato, il virus viaggia più rapidamente. Ciò non significa che sia più letale. Per esempio, l’influenza spagnola impiegò circa due anni (dal 1918 al 1920) a raggiungere la massima estensione e poi sparire, facendo nel frattempo circa 100 milioni di vittime. La cosiddetta peste nera fece la sua comparsa in Cina nel 1346 e colpì il mondo conosciuto nel quinquennio successivo, causando la morte di circa 20 milioni di persone nella sola Europa (pari a circa un terzo della popolazione dell’epoca). Altre ondate di peste si ripresentarono nel corso del secolo, falcidiando ulteriormente la popolazione. Insomma: purtroppo, le malattie con un alto grado di trasmissibilità esistono da sempre.

Oggi però la società è molto più pronta ad affrontare il virus, e lo è tanto di più in quei Paesi “ricchi” e industrializzati dei quali l’Italia tutt’ora fa parte. Abbiamo strumenti diagnostici, terapeutici e piani di intervento che in passato erano semplicemente impensabili, e che consentono di adottare le necessarie misure di prevenzione e mitigazione del rischio. Così come totalmente impensata era la possibilità di condividere pressoché in tempo reale i dati emersi in diversi Paesi e i risultati delle ricerche effettuati in ciascuno di esso. La maggior parte di questi progressi sono riconducibili proprio alla globalizzazione. Sono il libero mercato, l’innovazione tecnologia e la cooperazione economica globale che ci danno gli strumenti per prevenire dove possibile, contrastare dove necessario la diffusione del morbo.

2. La società aperta favorisce la diffusione dell’epidemia?
Nella versione più “estrema” della società chiusa (una versione che nessuno dei suoi sostenitori si azzarda a prendere seriamente), non ci sarebbe contagio possibile: semplicemente perché gli individui vivrebbero in società piccole, dove le interazioni sono limitate ai contatti faccia-a-faccia e le relazioni con altre comunità sono impossibili. Se il lodigiano esistesse senza avere cognizione dell’esistenza di Milano, il contagio sarebbe più limitato: ma è evidente che si tratterebbe di una società ancora molto primitiva, dal momento che non potrebbe ricorrere alla divisione del lavoro “al di fuori dei propri confini”, inclusa la città di Milano.

Il contagio esiste perché esiste la vita associata, perché ci sono grandi conglomerati di esseri umani.

La società aperta garantisce che tutti gli strumenti a disposizione – a partire dalla diffusione di informazione corretta e tempestiva – potranno essere sfruttati per combattere il coronavirus. La conferma dell’efficacia di questi mezzi viene dal numero relativamente basso di casi nei paesi Ocse (e dal numero ancor più basso di vittime, che nella maggior parte dei casi erano peraltro soggetti che già si trovavano in condizioni debilitanti). Al contrario, come dimostra la progressione del contagio, è stata proprio la gestione dirigista cinese a impedire di contenere l’epidemia: prima ignorando gli allarmi e addirittura punendo chi segnalava l’emergere del problema, poi negandone la gravità, il Governo cinese non solo si è reso protagonista di un intervento tardivo, ma ha anche distrutto la fiducia nella sua capacità di affrontare il problema e nell’affidabilità dei dati forniti. Non è un caso se, probabilmente, la figura simbolo di questa vicenda sarà l’oculista Li Wenliang, tra i primi a comprendere cosa stava accadendo e per questo messo a tacere dal regime (e oggi ucciso proprio dal coronavirus).

3. Quanto costerà l’epidemia di coronavirus all’economia mondiale?
Non c’è dubbio che il coronavirus avrà un impatto economico molto significativo. Per il momento è impossibile quantificarlo con precisione, a dispetto di numerosi tentativi. Tutto dipenderà dalla durata del contagio e dal tempo che ci vorrà per rilassare le misure emergenziali che hanno determinato un significativo rallentamento dell’attività economica in Cina e altrove. Al momento, il Fondo monetario internazionale ha rivisto le sue stime di crescita al ribasso dello 0,1 per cento per il mondo intero, e dello 0,4 per cento per quanto riguarda la Cina. Molto probabilmente, si tratta di una stima ottimistica. Altri centri di ricerca privati hanno un atteggiamento più pessimistico: per esempio, Oxford Economics stima un rallentamento dell’economia globale compreso tra lo 0,5 e l’1,3 per cento. È importante considerare che l’effetto sul prodotto sarà tanto più rilevante quanto più debole (quanto meno è cresciuta negli ultimi anni) una economia, il che mette l’Italia in una posizione particolarmente difficile. Una prima stima condotta da Nicola Nobile sempre per Oxford Economics prevede una riduzione del Pil nel primo trimestre 2020 attorno allo 0,1 per cento, se le misure precauzionali adottate nel Nord del paese non si protrarranno oltre la settimana.

Tuttavia, nel riflettere su questo dato, occorre tenere presente che – senza la globalizzazione e l’integrazione delle economie mondiali, inclusa la Cina – il mondo sarebbe immensamente più povero: dal 1989 a oggi, il Pil pro capite globale (misurato a parità di potere d’acquisto) è aumentato di oltre il 77 per cento mentre la quota delle persone in condizioni di povertà è scesa da più di un terzo a meno di un decimo, nonostante nel frattempo la popolazione sia cresciuta da poco più di 5 miliardi a circa 7,7. La globalizzazione è stata un fattore determinante di questo progresso.

4. L’impatto economico del coronavirus sarebbe stato inferiore in un mondo meno globalizzato?
Il costo economico del coronavirus dipende da due ordini di ragioni. In primo luogo, c’è un costo diretto legato alle misure di contenimento adottate nei paesi toccati dal virus: come per quanto riguarda la sospensione delle attività economiche nelle regioni italiane colpite, che determina direttamente una riduzione degli scambi.

Nel lungo termine, ancora più rilevante è il fatto che molte filiere produttive, pienamente internazionalizzate, dipendono per alcuni input o prodotti intermedi da imprese cinesi ovvero di altri Paesi interessati dal virus, le quali hanno dovuto sospendere o rallentare le loro produzioni a causa dell’emergenza.

Inoltre, il rallentamento dei consumi cinesi avrà un impatto negativo su tutte quelle imprese che negli ultimi anni hanno esportato i loro prodotti in Cina: è il caso, per esempio, del settore del lusso. Tuttavia, è probabile che – nel medio termine – le imprese riescano ad adeguare i loro processi produttivi, grazie al trasferimento dei loro fornitori tradizionali (o all’apertura di nuovi fornitori) in altri paesi ritenuti meno a rischio. Sarà in ogni modo un processo complesso e costoso.

5. Di fronte ai repentini aumenti dei prezzi di molti beni, lo Stato dovrebbe intervenire per imporre dei prezzi giusti?
Nei giorni scorsi, visto l’improvviso (e non del tutto anticipato) aumento della domanda di beni quali mascherine e disinfettanti, diversi rivenditori hanno aumentato i prezzi di vendita. Questo ha scatenato proteste e accuse di sciacallaggio. In realtà, si tratta di una normale reazione del mercato a uno shock dal lato della domanda: a fronte di un’offerta limitata nel breve termine, e di una domanda che cresce all’improvviso, i prezzi non posso che aumentare. Questo è un fenomeno positivo, per tre ragioni: i) l’aumento dei prezzi indurrà persone che non hanno un’effettiva urgenza di questi prodotti a rinunciare all’acquisto, lasciando così alcune disponibilità per chi veramente ne ha bisogno; ii) la domanda di alcuni prodotti (come le mascherine) non deriva da una vera necessità di misure igieniche, ma riflette in realtà il panico che si sta diffondendo (le massime istituzioni sanitarie, cioè l’Oms e il Ministero della salute, non raccomandano l’uso della mascherina se non si è infetti o a contatto diretto con persone infette), quindi l’aumento dei prezzi fa sì che quelle risorse non vengano “sprecate” finendo in mano a persone che non ne hanno bisogno; iii) i maggiori prezzi sono un segnale importante attraverso cui il mercato “chiede” maggiori quantitativi di quei prodotti. È ragionevole quindi aspettarsi che, attratti dai maggiori margini, i produttori di disinfettanti, mascherine, ecc. aumenteranno la produzione, soddisfacendo la domanda e riportando i prezzi a un livello “normale”. È importante che la politica non interferisca con questo meccanismo: politiche come il controllo dei prezzi generano infatti scarsità, come aveva capito benissimo Alessandro Manzoni, nel XII capitolo dei Promessi Sposi.



Coronavirus. Il virus dell'epidemia cinese infetta anche la globalizzazione
Pietro Saccò
sabato 8 febbraio 2020

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/il ... lizzazione

Mancano i pezzi per le fabbriche. Slittano i dati sul commercio, mentre Trump rassicura Xi: «Vincerete» L’economia mondiale si è troppo sbilanciata sul Dragone.

L’Agenzia delle Dogane che ogni mese comunica i dati sul commercio della Cina con il resto del mondo ieri avrebbe dovuto pubblicare l’aggiornamento di gennaio. Invece ha pubblicato una nota in cui spiega che i numeri sul primo mese dell’anno saranno resi noti a marzo, insieme a quelli di febbraio, perché tra feste per il Capodanno cinese ed effetti del coronavirus i numeri delle importazioni e delle esportazioni del mese scorso sono troppo «distorti» per essere considerati affidabili. Il rinvio di quelli che sarebbero stati i primi dati economici ufficiali dall’inizio di questa crisi non aiuta a capire quanto davvero l’epidemia stia danneggiando l’economia cinese. In questa situazione di incertezza i pochi elementi sicuri sono le chiusure delle fabbriche e dei negozi e i timori che le aziende sono disposti ad ammettere pubblicamente.

Fca è stato il primo costruttore di auto europeo a dire, senza molti altri dettagli, che il blocco della produzione di un fornitore cinese può interrompere l’attività di una sua fabbrica europea nel giro di due o quattro settimane. Lo studio di S&P sull’impatto del coronavirus sul settore dell’auto pubblicato giovedì mostra però che ci sono aziende che sembrano molto più a rischio del gruppo italo-americano. A partire da Volkswagen, gruppo tedesco i cui affari dipendono ormai più da ciò che succede in estremo oriente che dagli eventi europei: arriva dalla Cina il 40% della produzione e va in Cina il 40% delle auto vendute.

Quello della casa tedesca è un caso limite, ma è tutta l’economia mondiale che nell’ultimo decennio ha spostato il suo baricentro sulla Cina e ora si trova pericolosamente sbilanciata. Secondo i calcoli della società di analisi economica Ihs Markit, la quota cinese nella produzione manifatturiera mondiale è salita dal 6,7 al 30,5% tra il 2002 e il 2019.

La Cina è anche il primo soggetto del commercio internazionale, rappresentando da sola l’11,4% degli scambi. Nessun Paese nella storia ha avuto tanto peso sull’economia del resto del mondo, questo anche perché la fase di globalizzazione intensa che stiamo vivendo è un fenomeno relativamente recente, iniziato attorno al 1990. Per i risk manager che si occupano di proteggere aziende dagli imprevisti sono settimane durissime.

«Ci si affida al Geoaudit, una procedura che identifica i potenziali rischi legati all’esposizione internazionale: in primo luogo, si studiano le dinamiche dei rapporti con l’estero, e la maniera in cui queste possono impattare, sulla catena di fornitura – spiega Mark William Lowe di Anra, l’associazione nazionale dei gestori del rischio –. Il compito del risk manager, a questo punto, è quello di monitorare il rischio di cambiamento, per cercare di anticipare il momento in cui può comparire un problema, ed elaborare non solo un piano B in caso di blocco, ma anche un piano C che garantisca il regolare transito delle merci». Gli Stati non hanno veri e propri risk manager. Sta ai governi fare in modo che l’economia nazionale sia equilibrata, cioè che la crescita del Pil, l’attività delle aziende e i posti di lavoro non dipendano eccessivamente da un singolo fattore, come può essere l’export di automobili (tipo rischio tedesco) oppure la voglia di shopping dei cittadini (rischio americano).

La crisi del coronavirus sta riportando in primo piano lo “sbilanciamento cinese” di molti Paesi. Come l’Australia, che da un decennio è il grande fornitore di materie prime per la Cina: se a causa di uno choc il Pil cinese dovesse crescere di 5 punti in meno del previsto, calcolava l’estate la Reserve Bank of Australia, il Pil australiano potrebbe ridursi di 2,5 punti (mandando il Paese in recessione). In questo senso, il coronavirus può funzionare da sveglia per i governi, chiamati a ragionare su un “riequilibrio” delle proprie economie per costruire una crescita più solida, meno dipendente da fattori esterni. Non nella forma disordinata e aggressiva dell’America First di Donald Trump – che ha avuto una lunga telefonata con Xi Jinping e ha assicurato che il presidente cinese «avrà successo» – ma attraverso una regolazione più intelligente e meno mercatista dei rapporti commerciali con il resto del mondo.



Donald Trump spinge verso la "deglobalizzazione": ecco cosa cambia
Roberto Vivaldelli
15 febbraio 2020

https://it.insideover.com/politica/trum ... bEnLdDon1U


Con il crollo dell’Unione sovietica e la fine della Guerra fredda, a partire dal novembre 1989, le istituzioni economiche, le regole e i principi dell’ordine liberale occidentale vennero di fatto estesi all’interno sistema internazionale, costituendo quel mercato globale che prese il nome di globalizzazione. Dal punto di vista politico, in quel periodo gli Stati Uniti si affacciarono sul mondo con la possibilità di esercitare un potere e un’influenza senza precedenti. Con la sconfitta dell’Unione sovietica e la fine dell’era bipolare, infatti, i politici americani hanno cominciato a sognare di modellare il globo a immagine e somiglianza dell’unica superpotenza rimasta: si trattava della globalizzazione, espressione dell’ordine liberale internazionale. Una visione ottimista del futuro ben espressa da Francis Fukuyama nella riflessione formulata nel saggio The End of History?, pubblicato su The National Interest nell’estate 1989, nel quale il liberalismo, agli occhi dell’illustre politologo, appariva come l’unico possibile vincitore e meta finale dell’evoluzione storica dell’uomo e della società.

L’opinione diffusa era che gli Stati nazionali, a causa di questa interdipendenza economica e del nuovo mercato globale, erano “superati”. Dopotutto, la presenza di un’unica grande superpotenza (gli Stati Uniti) faceva pensare che l’epoca del realismo politico e dei conflitti era destinata al dimenticatoio. Tuttavia, questa concezione del mondo ben presto entrò in crisi. Prima con gli attentati alle Torri gemelle del 2001; poi con la grande crisi economica del 2007-2008. La vittoria di Donald Trump e il referendum sulla Brexit del 2016, fecero crescere la convinzione che si stava delineando una nuova era di “deglobalizzazione”.


Verso la deglobalizzazione

Come riporta Il Foglio, secondo un rapporto della Bank of America, che contiene anche un sondaggio che ha rilevato le decisioni di investimento di 3mila aziende nel mondo, per la prima volta viene ipotizzata la nuova traiettoria della “supply chain” che si sta gradualmente spostando dalla Cina verso il sud est asiatico e l’India e talvolta prende la via del “ritorno” verso il nord America. L’attuale assetto geografico delle catene produttive, che si è formato negli ultimi trent’anni con lo spostamento di impianti e posti di lavoro dai paesi occidentali ai paesi emergenti, si sta, dunque, modificando e questo è anche un effetto della politica estera del presidente americano Donald Trump.

Sarebbe in atto, una netta inversione di rotta, dopo oltre trent’anni. Tant’è che gli economisti americani prevedono “una lunga pausa nella globalizzazione” e, in rottura con il passato, sostengono che il mondo “è entrato in una fase senza precedenti durante la quale le catene di approvvigionamento vengono portate a casa, avvicinate ai consumatori o reindirizzate ad alleati strategici”. Questo potrebbe creare “una miriade di opportunità per le aree geografiche verso le quali viene reindirizzata la produzione”. Secondo il rapporto, “Gli Stati Uniti potrebbero essere un beneficiario significativo di questo processo, mentre le imprese cinesi sono forse maggiormente a rischio”.


Il coronavirus e la deglobalizzazione

Come ha spiegato l’ex ministro delle finanze Giulio Tremonti, il nuovo coronavirus, più che un impatto economico, che sarà più o meno intenso e lungo, avrà un forte “impatto psicologico”. “Per un glorioso trentennio – spiega in un’intervista rilasciata a Italia Oggi – con la globalizzazione, un mondo artificiale, fantasmagorico e felice si è sovrapposto a quello reale. Si è pensato che fosse la fine della storia, il principio di una nuova geografia”. E ora, il nuovo virus, che si sta diffondendo in tutto il mondo, ma che ha il suo epicentro in Cina “segna il ritorno della natura, il passaggio dall’artificiale al reale, come reale è appunto un virus”. Così, la globalizzazione è messa in crisi.

Secondo il Financial Times, la diffusione dell’epidemia equivale a un esperimento di deglobalizzazione. “Si stanno ponendo barriere non per arrestare i flussi commerciali e migratori ma per ostacolare la diffusione dell’infezione” scrive il Ft. Gli effetti economici, tuttavia, sono simili: catene di approvvigionamento in difficoltà, minore fiducia delle imprese e meno commercio internazionale”.




La globalizzazione è morta a Wuhan? Il pensiero di Ocone

Corrado Ocone

https://www.startmag.it/mondo/globalizz ... SMp5YdBJeQ

“Ocone’s corner”, la rubrica settimanale di Corrado Ocone, filosofo e saggista, su Wuhan, Coronavirus e dintorni

E se la globalizzazione fosse morta a Wuhan? Se fosse il Coronavirus il fatto tragico che, più della Grande Recessione del 2007-2008, ha messo al tappeto l’ordine globale che era stato pensato, disegnato e in parte attuato dopo il crollo dell’ultima grande teologia politica novecentesca, cioè il comunismo, a partire degli anni Ottanta del secolo scorso?

È una tesi suggestiva, che ha una sua plausibilità, ma che va argomentata, precisata, corretta. Intanto, distinguerei la globalizzazione dal globalismo, cioè il factum dall’ideologia che l’ha promosso e accompagnato.

Il fatto non può essere emendato, né giudicato da un punto di vista storico: c’è stato, e tanto basta. I mercati si sono interconnessi sempre più e quanto mai prima, sia quelli delle merci e della finanza sia quelli delle persone e della comunicazione, e il mondo è diventato sempre più uno, o meglio composto da elementi interdipendenti e non isolabili.

Poi c’è stato qualcuno, anzi in molti, che su questo fatto hanno pensato che si potesse o si stesse costruendo un mondo non dico perfetto ma certo, leibniziamente, il migliore dei mondi possibili. Anche, il migliore di quelli storicamente mai realizzati, giusta l’indicazione di un’ideologia residuale delle vecchie sebbene non esplicitata dalla nuova: quella del Progresso.

Un mondo, sicuramente, a bassa intensità conflittuale, tendenzialmente rappacificato. Un mondo senza storia perché la storia è vita, conflitto, politica. Un mondo di estrema apertura, ove nessuno sarebbe stato discriminato ma anzi le identità (cioè ancora la storia) sarebbero state cancellate e superate in un meticciato fluido che di volta in volta avrebbe preso il buono da ogni parte e avrebbe rigorosamente escluso dalla conversazione civile o dal discorso pubblico coloro i quali avrebbero voluto tornare indietro a qualche vecchia pratica.

Un mondo siffatto non può non vivere di apertura, contatti, abbattimenti di barriere e confini, fisici e mentali. Io sono l’altro e l’altro è me. Non posso isolarmi, separarmi, dialogare a partire da un me stesso tutto sommato con una certa continuità e stabilità (ma può d’altronde esserci vero dialogo senza questa precondizione?).

Ora, il Coronavirus, che è un virus globale, ove gli umani si sono contagiati, e ahimé continuano a contagiarsi, a vicenda, ci impone proprio questo: isolarci per continuare a vivere. Gli esperti concordi ci hanno detto che a Milano, anche nella prossima settimana, è meglio restare a casa. Niente vita sociale e niente commerci, cioè la forza e la vita di una metropoli odierna. Cosa se non il globalismo fa in questo modo tilt? E dice: avrai una possibilità di continuare ad aprirti, se ti chiudi; continuerai ad avere una socialità, se ti isoli; continuerai ad avere una economia florida, se intanto la fermi rischiando la recessione.

Il massimo dei contatti ti porta al nulla di contatti, così come il massimo della ragione (che è per sua natura corrosiva come ci ha ricordato Giovanni Orsina in una bella lectio magistralis tenuta qualche giorno fa alla Fondazione Magna Carta), ci avvicina spaventosamente al nulla, al nulla di senso. La vita vive nella tensione fra i poli estremi che la costituiscono: né il sovranismo né il globalismo possano spiegarla per intero, nessuna teologia.

A chi ha creduto che le teologie del Mercato, del Diritto globale, dell’Etica assoluta, in una parole dell’Apertura totale, fossero la soluzione a tutto, il Coronavirus sta dando in questi giorni il ben servito.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Cina, coronavirus e quarantena

Messaggioda Berto » lun nov 08, 2021 12:11 pm

Le demenzialità dei no pandemia, dei no vax e dei no green pass.
Le demenzialità dei minimizzatori negazionisti complottisti del virus e della pandemia, del tenere tutto aperto e della libera circolazione, dei no vax e dei no greenpass
viewtopic.php?f=208&t=2974
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 7969116621
All'inizio della pandemia i sinistri al governo erano tutti contro la naturale doverosa, sensata e immediata chiusura delle frontiere e tutti contro la quarantena di chi arrivava dalla Cina per non discriminare i poveri cinesi che ci avevano portato in regalo il virus da Wuhan in Cina dove la globalizzazione ha demenzialmente trasferito gran parte della produzione industriale mondiale credendo di fare un affare.
Poi dopo le prime centinaia di morti al giorno e la saturazione delle terapie intensive hanno finalmente deciso la chiusura per contenere la diffusione del contagio o lockdown e allora sono spuntati i primi negazionisti e minimizzatori della pericolosità del virus e della pandemia, contrari alla chiusura e al fermo di buona parte delle attività economiche non necessarie alla sopravvivenza.
Poi parte di questi negazionisti minimizzatori sono divenuti "novax", niente vaccino perché secondo loro non solo è inutile ma anche pericoloso per la salute (perché non sperimentato e più mortale del virus stesso eppoi per via delle sue componenti biochimiche capaci di modificare la genetica umana) e pericoloso per la democrazia (nanocip all'interno del vaccino e grande reset dell'oligarchia mondiale per controllare la gente e i popoli, l'economia e il potere politico).
Dopo i novax si sono trasformati in "no greenpass" e siamo arrivati all'oggi, all'attualità.


Mi ricordo che all'inizio della pandemia, alcuni che oggi sono giustamente contro i novax/nogreenpass erano a loro volta negazionisti e minimizzatori (dicevano che si trattava solo di una semplice influenza), contro le inutili chiusure, le inutili mascherine e gli inutili distanziamenti.
Io li ho criticati come oggi critico i novax/nogreenpass che erano anche loro negazionisti, minimizzatori e contro le chiusure e tutto il resto.
Fortunatamente alcuni sono rientrati da quelle posizioni mentre altri si sono fissati in modo demenziale contro il vaccino e il green pass che è solo un attestato che rassicura come la patente.



Non esiste il demenziale diritto a infettare il prossimo in nome della libertà, se sei infetto te ne stai a casa in quarantena o all'ospedale in cura o se non sei infetto e puoi vaccinarti ti vaccini o te ne stai a casa e non vai in giro ad infettarti e ad infettare il prossimo.

viewtopic.php?f=208&t=2916
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 5125187737



Benedetto vaccino, finalmente sei arrivato!
Vaccinarsi è meglio che pregare!
viewtopic.php?f=208&t=2955
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674

Questo è il vero miracolo, l'unico miracolo che può esistere e che può farlo solo l'uomo di buona volontà che scopre i segreti della natura, i segreti con cui Dio ha creato il mondo a sua immagine e somiglianza che si rispecchiano e brillano nella scienza umana che fa propria la scienza di Dio il quale ce la regala volentieri.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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