Cina e virus

Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » gio mar 23, 2023 8:58 am

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Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » gio mar 23, 2023 8:59 am

Cina, s'allarga il fronte della protesta contro il governo: cittadini in piazza a Pechino, Shanghai, Chengdou e Wuhan
I video
Maria Pia Mazza
27 novembre 2022

https://www.open.online/2022/11/27/cina ... vid-video/

Si allargano di ora in ora le aree di protesta della popolazione in Cina contro la politica zero-Covid decisa da Pechino e contro l’inasprimento delle misure di isolamento, mentre in tutto il Paese i contagi sono in continuo aumento. Il Paese registra infatti oggi un nuovo record di positivi giornalieri sfiorando quota 40mila. In alcuni video circolati sui social si vedono manifestazioni anche a Chengdou, una delle principali città nel sud-ovest della Nazione, dove i contestatori gridano slogan per la libertà di parola, ricordando la storia e i diritti umani contro la dittatura. Le violente proteste contro il governo di Pechino sono andate via via intensificandosi ed estendendosi nelle principali città cinesi arrivando in particolare nelle università di Pechino e di Shanghai, e quest’oggi, 27 novembre, anche a Wuhan, la città cinese “simbolo” della pandemia, dove centinaia di manifestanti si sono riversati nelle strade per protestare contro le restrizioni governative.

La protesta dei fogli bianchi contro la censura

Il freddo non ferma i cittadini cinesi che continuano le proteste. Testate internazionali riferiscono anche di una protesta pacifica dove centinaia di cittadini si sono radunati con in mano fogli bianchi, come simbolo contro la censura. È stata organizzata anche una veglia per le vittime dell’incendio del 24 novembre a Urumqi. «Forza cinesi! Lunga vita al popolo!», urlano i manifestanti. Sono diverse le tragedie che i cinesi in protesta stanno ricordando nei loro slogan. «Non dimenticatevi di coloro che sono morti nell’incidente dell’autobus di Guizhou. Non dimenticare la libertà», dice un manifestante ricordando quando un autobus che trasportava i residenti in una struttura di quarantena per Covid-19 si è schiantato, uccidendo 27 persone a bordo.

Gli scontri con la polizia

Nelle scorse ore migliaia di manifestanti sono scesi per le strade e nelle piazze di Shanghai, chiedendo le dimissioni del presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, all’urlo di: «Xi Jinping, dimettiti! Abbasso il Partito Comunista!». Nelle immagini che arrivano dalla Cina si vedono violenti scontri tra manifestanti e polizia. Ci sarebbe stato, però, un momento di applauso per un ufficiale che ha ascoltato i manifestanti che non volevano seguire l’ordine di tornare a casa. A seguito di questo, parte della folla avrebbe accettato di tornare a casa.


Quando e perché sono iniziate le proteste

Nella notte tra venerdì e sabato scorso, sono infatti esplose fortissime tensioni nella regione dello Xinjiang, dove vivono circa 10milioni di uiguri, che da anni denunciano persecuzioni, violenze e discriminazioni da parte delle autorità cinesi. E giovedì scorso, nel capoluogo della regione dell’estremo ovest dello Xinjiang,a Urumqi sono morte 10 persone, mentre 9 sono rimaste gravemente ferite nel tentativo di salvarsi dalle fiamme a causa di un incendio divampato in un edificio residenziale. A seguito dell’incendio è cresciuta sempre più la rabbia, con la popolazione che ha accusato le autorità locali di aver tardato nei soccorsi anche a causa delle misure di lockdown e di aver impedito alle persone di mettersi in salvo, bloccando le uscite dall’edificio. Accuse categoricamente respinte dalle autorità di Urumqi, che però, a seguito delle proteste, hanno revocato il lockdown in diversi quartieri della città.



Pechino allenta la presa sulle regole anti Covid, i media di Stato: «Virus più debole»
Redazione
5 dicembre 2022

https://www.open.online/2022/12/05/covi ... us-debole/

La Cina prova a ripartire dopo l’ondata di Covid-19 che nelle ultime settimane ha costretto la popolazione alle regole ferree della strategia di lotta al virus del governo di Pechino. Alcune attività commerciali sono state riaperte, mentre si è optato per un allentamento anti Covid nella capitale e in altre città. Il governo si avvia a modificare la politica della tolleranza zero perseguita con insistenza negli ultimi tre anni e alla base delle proteste che nei giorni addietro hanno riempito le piazze del paese. «Il Covid si sta indebolendo», riferiscono i media statali tra cui Yicai, citando un esperto in forma anonima, «secondo cui il Covid potrebbe essere declassato da malattia di categoria A a categoria C». Tra le misure di allentamento attuate a Pechino e a Shangai anche quella che solleva i residenti dal test all’acido nucleico, da eseguire nelle 48 ore precedenti all’utilizzo dei mezzi pubblici. Nella città di Hangzhou, una delle più colpite dai contagi, è stato sancito lo stop ai test di massa regolari per gli oltre 10 milioni di residenti, ad eccezione di coloro che vivono o visitano case di cura, scuole e asili. Ad Urumqi, il capoluogo dello Xinjiang, dove più di due settimane fa morirono 10 persone in un incendio avvenuto durante le proteste, hanno invece da poche ore riaperto supermercati, hotel e ristoranti. La città, con oltre 4 milioni abitanti, ha sperimentato una delle chiusure anti-pandemia più lunghe della Cina, con aree bloccate da agosto a novembre. La lista delle parti del paese che tentano di tornare alla normalità continua. Nel cuore del ceppo originario, a Wuhan, è stato eliminato l’obbligo di test per i trasporti pubblici.

Riparte a pieno regime la produzione di iPhone a Zhengzhou

Mentre a Zhengzhou, anche sede della fabbrica di iPhone più grande del mondo, è stato annunciato che le persone potranno ricominciare a entrare nei luoghi pubblici e a fare ingresso nei loro complessi residenziali senza l’obbligo di risultato negativo del test entro le 48 ore. Per quanto riguarda il colosso dell’elettronica taiwanese Foxconn con stabilimento proprio a Zhengzhou, la notizia che arriva dalla piattaforma Channel News Asia riferisce di una ripresa della produzione a pieno regime per le prossime ore. Lo stabilimento era stato colpito dal virus e dalla fuga di massa degli operai con annesse proteste contro le misure anti-epidemiche applicate dai vertici. La fabbrica produce il 70% degli iPhone di Apple spediti in tutto il mondo. A causa dei contagi e delle restrizioni ha registrato un decremento della manodopera e della produzione proprio alla vigilia dello shopping natalizio.

«Xi Jinping non ha alcuna intenzione di accettare vaccini dall’Occidente»

In quanto ad aiuti sanitari, il presidente della Cina, Xi Jinping, non ha alcuna intenzione accettare la fornitura dei vaccini a mRna contro Covid-19 sviluppati dalle aziende farmaceutiche occidentali. A farlo sapere poche ore fa è stata la direttrice dell’Intelligence nazionale Usa, Avril Haines, nel corso dell’annuale Reagan National Defense Forum in California. «Nonostante il bilancio dei contagi giornalieri in Cina sia vicino ai massimi assoluti, diverse città cinesi stanno allentando le misure di screening e isolamento in risposta ai recenti disordini sociali», ha sottolineato Haines, «Xi non appare disposto ad acquisire un vaccino migliore dall’Occidente e si affida invece a un vaccino cinese che non è altrettanto efficace contro la variante Omicron».



Covid, la Cina rischia 1 milione di morti dopo l'allentamento delle restrizioni
Redazione di Rainews
20 dicembre 2022

https://www.rainews.it/articoli/2022/12 ... 7f03e.html


La Cina si prepara al peggio mentre affronta la prima delle tre ondate di Covid previste, mentre in tutto il Paese si stanno progressivamente allentando le restrizioni dopo le proteste contro la tolleranza zero imposta dal governo e la recessione economica imputata a chiusure e lockdown.

Le strutture ospedaliere si stanno affrettando ad aumentare i posti letto di terapia intensiva, il numero di medici a disposizione e le scorte di medicinali poiché le infezioni da Covid sono in forte crescita, sia nelle grandi città che nelle vaste aree rurali.

Secondo il Global Times, diversi importanti ospedali si stanno dotando di ventilatori e altre attrezzature di emergenza. I timori riguardano anche gli infermieri delle terapie intensive, tanto che le strutture stanno "urgentemente" prendendo in prestito personale da altri settori per formarlo.

Guangzhou, città di 15 milioni di abitanti, ha aumentato il numero di 'fever clinics', per accogliere fino a 110.000 pazienti al giorno, rispetto ai 40.000 previsti attualmente. E sta anche lavorando per aumentare il numero di posti letto in terapia intensiva, passando da 455 a 1.385 entro la fine della giornata, ha riferito il Quotidiano del Popolo.

A Nanchino sono stati introdotti limiti all'acquisto di ibuprofene e altri medicinali mentre - come anche nelle altre regioni - si cerca di fare scorte.

Dati allarmanti

Secondo un nuovo studio del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, pubblicato dalla Cnn, la brusca uscita della Cina dalle restrizioni potrebbe causare un milione di morti.

Nelle condizioni attuali, una riapertura a livello nazionale potrebbe provocare fino a 684 morti per milione di persone. Dato che la popolazione cinese è di 1,4 miliardi di persone, ciò equivarrebbe a 964.400 morti.

Un dato che spaventa che però messo in relazione, appunto, a una popolazione di 1,4 miliardi di persone. Di cui 1 milione rappresenta lo 0,07%. Il dato italiano sui decessi da inizio pandemia è più alto e si attesta intorno allo 0,3%.

Per quasi tre anni, il governo cinese ha utilizzato blocchi rigorosi, quarantene centralizzate, test di massa e rigorosa tracciabilità dei contatti per frenare la diffusione del virus, ricorda la Cnn. Poi le autorità hanno ammesso che è "impossibile" per il sistema tenere traccia del numero di nuovi infetti e il conteggio ufficiale è risultato in contrasto con le segnalazioni di decessi e l'aumentato lavoro delle pompe funebri.

La costosa strategia è stata abbandonata all'inizio di dicembre a seguito di un'esplosione di proteste in tutto il paese contro le severe restrizioni che hanno sconvolto le imprese e la vita quotidiana. Ma gli esperti hanno avvertito che il paese è poco preparato per un'uscita così drastica, non essendo riuscito a rafforzare il tasso di vaccinazione degli anziani, ad aumentare la capacità di terapia intensiva negli ospedali e ad accumulare farmaci antivirali.

L'ondata di infezioni "probabilmente sovraccaricherà molti sistemi sanitari locali in tutto il paese", si afferma nello studio, pubblicato la scorsa settimana sul server di preprint Medrxiv e che deve ancora essere sottoposto a revisione paritaria. Secondo i dati, la revoca simultanea delle restrizioni in tutte le province porterebbe le richieste di ricovero da 1,5 a 2,5 volte la capacità ospedaliera.

L'unico modo per sfuggire a questo scenario sono i vaccini e gli antivirali.

Con una copertura vaccinale con quarta dose dell'85% e una copertura antivirale del 60%, il bilancio delle vittime potrebbe essere ridotto dal 26% al 35%, secondo lo studio, finanziato in parte dal Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) e dal governo di Hong Kong.


L'allentamento delle restrizioni

L'attuale ondata dovrebbe raggiungere il picco nelle principali città questo mese, prima che la seconda e la terza ondata possano colpire dopo i viaggi del Capodanno lunare e il successivo ritorno al lavoro. Le assenze dal lavoro per il Covid hanno provocato interruzioni nella produzione e nelle catene di approvvigionamento

In alcune città è stato stabilito che i pazienti covid asintomatici potranno "lavorare normalmente": è una novità che rappresenta un ulteriore passo in avanti nello smantellamento della politica 'zero covid' che aveva scatenato violente proteste nel gigante asiatico.

Le autorità di Hangzhou hanno reso noto che le agenzie governative non tracceranno più le persone contagiate, ne' assegneranno un codice rosso alle loro applicazioni di tracciamento o verificheranno se i residenti hanno un test PCR negativo, tutte pratiche che sono state comuni fino a ora e che hanno stremato la popolazione.

È stato anche stabilito che le persone contagiate con sintomi lievi o senza sintomi potranno "lavorare normalmente" nelle rispettive aziende. Il capoluogo della provincia di Zhejiang, ha così seguito le indicazioni stabilite domenica scorsa dalla megalopoli di Chongqing, che è stata una delle prime nello stabilire che i contagiati con sintomi lievi o asintomatici possano andare al lavoro. Una svolta radicale rispetto a poche settimane fa, quando la rigida politica "zero covid" prevedeva che tutti i contagiati, sia sintomatici che asintomatici, e i loro contatti stretti dovessero essere isolati negli ospedali o nei centri di quarantena.
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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » gio mar 23, 2023 8:59 am

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Re: Cina e virus

Messaggioda Berto » gio mar 23, 2023 8:59 am

Biden, fucilata alla Cina: "Covid, pronto a svelare tutto"
Matteo Legnani
23 marzo 2023

https://www.liberoquotidiano.it/news/es ... conde.html

La firma arriva proprio nei giorni in cui il presidente cinese Xi Jinping, in visita dall’amico Vladimir Putin, ha ribadito quanto siano saldi i rapporti tra Cina e Russia, autoproclamandosi ago della bilancia degli equilibri internazionali. È quella che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha apposto a una legge bipartisan approvata nei giorni scorsi alla Camera dei Rappresentanti, che autorizza il governo federale a togliere il segreto al maggior numero di report dell’intelligence statunitense sulle origini della pandemia da Covid. Il testo, che spinge il direttore dell’Intelligence a rendere disponibili le informazioni raccolte in questi ultimi tre anni, è un duro atto di accusa nei confronti proprio della Cina. Nella dichiarazione con cui ha reso nota la firma della legge, Biden ha infatti parlato di «potenziali legami» tra le ricerche effettuate presso l’istituto di virologia di Wuhan e la diffusione del virus.

«Abbiamo bisogno», ha spiegato il presidente americano, «di andare a fondo sulle origini del Covid in modo da garantirci migliori possibilità nel prevenire future pandemie», aggiungendo poi che «la mia amministrazione continuerà a revisionare tutte le informazioni secretate sull’origine del Covid, inclusi i potenziali legami con il laboratorio di Wuhan. Nel rendere effettiva questa legge condivideremo quante più informazioni possibile, in linea con i miei poteri dati dalla Costituzione, per proteggere la sicurezza nazionale». La scelta della trasparenza arriva a pochi giorni dalle nuove accuse lanciate a Pechino dall’Organizzazione mondiale della sanità, che ha imputato alla Cina l’aver nascosto alla comunità internazionale una ricerca che legherebbe la trasmissione del virus alla vendita illegale di cani procioni presso l’ormai famigerato mercato del pesce di Wuhan. Le informazioni sui prelievi di campioni effettuati nelle gabbie in cui erano stati tenuti gli animali (che potrebbero essere i cosiddetti “agenti intermedi” nella trasmissione del virus) e sulle successive ricerche sulla sequenza genetica che potrebbe aver innescato il contagio degli umani erano state messe online dai cinesi sul database internazionale Gisaid soltanto lo scorso gennaio, a quasi tre anni di distanza. Non bastasse, poco dopo tutti i dati erano stati rimossi. «Queste informazioni», aveva spiegato il direttore generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, «dovevano essere rese pubbliche tre anni fa. E ora le prove svanite devono essere ricondivise immediatamente con la comunità internazionale».

Negli Usa, tre agenzie investigative su quattro ritengono che la trasmissione dagli animali (pipistrelli, procioni) all’uomo sia l’ipotesi più verosimile per spiegare l’innesco della pandemia che ha fatto sette milioni di morti nel mondo. Non è dello stesso avviso l'Fbi, che all'inizio dello scorso febbraio ha rilanciato le accuse nei confronti del laboratorio di Wuhan e le ipotesi di una fuga accidentale del virus. «L’Fbi giudica da tempo che le origini della pandemia siano molto probabilmente da ricercare in un possibile incidente di laboratorio a Wuhan. Qui stiamo parlando di una potenziale fuga da un laboratorio controllato dal governo cinese che ha ucciso milioni di americani» aveva detto il direttore del Bureau, Christopher Wray, parlando anche di un virus «progettato esattamente per quello, cioè per uccidere milioni di persone». Sulla stessa linea si era espresso, pochi giorni dopo, il Dipartimento Usa dell’Energia. In un rapporto di cinque pagine basato su nuove informazioni di intelligence, consegnato all'amministrazione e al Congresso, il Dipartimento spiegava di essere giunto alla conclusione, seppur con «bassa certezza» che il Covid fosse sfuggito al controllo di un laboratorio di ricerca. Tale conclusione sarebbe stata raggiunta sulla base di nuovi elementi non specificati, ma diversi da quelli che avevano già convinto l'Fbi.
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