L'Europa capitola: il negoziato sul Recovery Fund è il trionfo di RutteAndrea Muratore
11 luglio 2020
https://it.insideover.com/economia/rutt ... rende.html Mark Rutte potrebbe averla vinta di nuovo e spuntare un bilancio europeo alle sue condizioni, che l’Unione Europea e i suoi leader sono pronti a soddisfare pur di avere il semaforo verde del leader dei falchi sul fondo Next Generation Eu. Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, annunciando le linee guida negoziali su cui si baserà la riunione dei capi di Stato e di governo del prossimo fine settimana ha dimostrato di aver già accolto numerose richieste del leader olandese.
In primo luogo, l’Olanda avrà accesso ai cosiddetti “rebate”: rimborsi collegati a quello di cui la Gran Bretagna ha goduto dalla metà degli Anni Ottanta fino alla sua uscita dall’Unione Europea e che rappresentavano il bilanciamento per i Paesi rigoristi (Germania, Olanda, Danimarca, Svezia, Austria) che, Berlino a parte, oggigiorno sono – non a caso – i principali nemici di un bilancio comunitario fondato sul debito condiviso e sulla mutualizzazione dei deficit. Questi Paesi continueranno a conservare i loro privilegi, compreso l’abbattimento dallo 0,3% allo 0,15% del loro contributo Iva all’Unione, anche dopo che la Gran Bretagna si sarà definitivamente staccata dal legame con l’Ue al termine dell’esercizio di bilancio 2020.
Non solo. Rutte ha strappato anche un bilancio settennale comunitario molto simile a quello proposto dai quattro “frugali” prima della pandemia di coronavirus. “Ho proposto un bilancio di 1.074 miliardi di euro per raggiungere gli obiettivi a lungo termine e garantire piena capacità al Recovery plan. La proposta riflette due anni di discussioni tra gli stati”, ha detto Michel: il bilancio è di circa il 20% inferiore alla proposta iniziale del Parlamento Europeo e di 60 miliardi più bassa di quella proposta dalla Commissione di Ursula von der Leyen. I tagli saranno in larga parte esercitati, rispetto alla proposta iniziale, sul programma InvestEu proposto da Jean-Claude Juncker per aumentare la potenza di fuoco dell’Unione sui progetti strategici. Fumo per gli occhi dell’Olanda, che con la sua visione mercantilista e competitiva delle relazioni comunitarie si è posta, assieme ai Paesi della Nuova lega anseatica, a favore di un’architettura mercantilista e liberista.
Rutte chiede meno risorse comuni per gli investimenti ma al contempo strappa un contributo di solidarietà per compensare l’impatto economico della Brexit sull’economia de L’Aja. In sostanza, sottolinea Italia Oggi, “in favore dei paesi frugali e, in particolar modo, dell’Olanda, si dispone la costituzione di un nuovo strumento: una riserva di bilancio di 5 mld di euro per le «conseguenze imprevedibili della Brexit, in favore dei paesi più esposti verso il Regno Unito» a causa delle forti relazioni commerciali in essere. In sostanza, è una specie di do ut des per avere da L’Aia il via libera al pacchetto sul Recovery plan“.
La capacità di giocare le carte giuste al momento appropriato, nell’Unione odierna, paga: e non possiamo fare a meno di notare che per Rutte ciò sia avvenuto a più riprese da marzo in avanti. Partendo da una posizione volutamente radicale con l’opposizione al Recovery Fund, il premier olandese ha strappato diverse concessioni di peso che andranno da lui difese nel corso delle riunioni del Consiglio europeo, ma che consolidano il posizionamento dell’Olanda, a tutto discapito della capacità di reazione complessiva dell’Unione. La sfida è anche di politica interna: Rutte temeva l’assalto della destra nazional-liberista guidata da Gert Wilders e, soprattutto, un regolamento di conti nella sua coalizione interna che portasse al suo avvicendamento con il ministro delle Finanze Wopke Hoekstra ma ha saputo sminare il sentiero. Il premier olandese è per ora riuscito nella mossa di tenere stabilmente la trincea del rigore attivando un flusso di risorse dall’Unione alle casse olandesi. L’Europa ha ceduto su tutta la linea pur di non veder compromessa la sua linea dal falco dei falchi del rigore.
"La recessione da Covid minaccia di distruggere la zona euro"... E lo dice Gentiloni
Musso
13 luglio 2020
http://www.atlanticoquotidiano.it/quoti ... gentiloni/ Paolo Gentiloni, commissario europeo per gli affari economici e monetari, ha rilasciato a Die Welt una intervista (qui la traduzione) rivolta al pubblico tedesco, per dire la sua sulla trattativa del Recovery Fund.
All’intervistatore tedesco che gli fa notare come, se tutto va bene, “i soldi del fondo giungerebbero al più presto nell’autunno del 2021”, Gentiloni risponde col solito argomento delle aspettative: “Se gli Stati membri concordano su un potente piano di ricostruzione, ciò creerà fiducia in molte economie e tale fiducia da sola può aiutare l’economia europea a riprendersi più rapidamente”. Prosegue, spiegando che tali aspettative si baseranno “sulla rapidità con la quale gli Stati membri che desiderano ottenere soldi dal fondo presenteranno i propri piani di riforma e investimento”. Cioè, sino all’autunno del 2021 se tutto va bene, dei soldi sentiremo l’odore e di riforme ci sfameremo. E lo dice il commissario europeo per gli affari economici e monetari.
Dell’unico programma che egli dice disponibile nell’autunno 2020, il SURE, specifica di non conoscere: la lista completa dei Paesi richiedenti, le somme specifiche richieste, se vi parteciperanno Francia Germania e Paesi Bassi, il criterio per la distribuzione dei fondi. Di fronte allo stupore dell’intervistatore tedesco per la modestia delle cifre a disposizione, risponde serafico che “i 100 miliardi dovrebbero essere sufficienti”.
Naturalmente, egli si dice ottimista che se Merkel “accelera un compromesso, possiamo raggiungere un accordo questo mese”, ma nel dir questo praticamente scarica l’onere sulla cancelliera. Anzi, alla cancelliera egli fa una fretta dannata: “Il tempo è poco. Invito pertanto tutti gli Stati membri ad avviare negoziati nella prossima settimana, pronti a scendere a compromessi”. Dichiara che “le cifre attuali sulla disoccupazione nascondono la vera portata della crisi” e descrive un autunno economico 2020 tragico, in cui “minacciano molti fallimenti nei settori più colpiti, di conseguenza, molte persone possono perdere il lavoro”. Butta lì che “nessuno sa come si svilupperà l’infezione nei prossimi mesi e questo ci preoccupa tutti”, al punto che l’intervistatore gli chiede se egli si riferisca ad una seconda ondata di infezioni, costringendo il nostro alla retromarcia: “Il rischio maggiore sono gravi focolai locali”.
Perché il problema del nostro non è la pandemia. Il problema del nostro non è nemmeno la crescita economica generale, dato che “Danimarca, Polonia, Svezia o Germania sembrano superare meglio la crisi”. E forse nemmeno che, contemporaneamente, “in Italia, Francia e Spagna, l’economia crolla dal 10 all’11 per cento”. No, ciò che lo terrorizza è la divaricazione. Egli è terrorizzato perché “i Paesi dell’Eurozona si stanno sviluppando economicamente ancora più separati l’uno dall’altro di quanto previsto ancora in primavera”.
E uno pensa: sarà terrorizzato per le conseguenze sociali, bancarie, di ordine pubblico, per gli imprenditori italiani che si suicideranno, per i bambini italiani che resteranno senza casa. Ma neanche a parlarne. Gentiloni è terrorizzato perché: “Ciò da cui abbiamo sempre messo in guardia è ora confermato: la recessione da Covid minaccia di distruggere la zona euro”.
Eureka. Siamo stati sepolti, negli scorsi mesi, da dichiarazioni di politici e giornalisti di ogni Paese, che gridavano: ‘il Covid mette a rischio il mercato unico’. Potremmo citare La Stampa (“Il rischio di distruggere il mercato unico”), La Repubblica (“Salvare il mercato comune europeo è interesse di tutti”), Von der Leyen (“Si nous n’agissons pas de manière déterminée, nous verrons des distorsions croissantes sur le marché unique”), Scholz (“Le fondement économique de notre prospérité est le marché intérieur européen”), Merkel (“evitare che il coronavirus disfi il mercato unico”), Prodi (“Oggi l’Europa si presenta come una nuova grande patria in un momento in cui l’operare in un grande mercato domestico è diventato condizione necessaria per la sopravvivenza”), Amendola (“combattiamo una recessione che non deve produrre disparità, pena la disgregazione e la competitività del mercato unico”), Vittorio Grilli (“Ora tutti i Paesi, non solo la Germania, tutelando l’integrità della Ue intendono salvaguardare anche il mercato comune”), Charles Michel (“il buon funzionamento del mercato interno, che garantisce la prosperità, dipende dalla capacità dei 27 Stati membri di rilanciare le loro economie”), Conte (“Noi stiamo lavorando per preservare il mercato interno”) e decine e decine di altre. Sopra tutti, Macron: “Il mercato unico avvantaggia alcuni degli stati o delle regioni più produttivi, perché producono beni che possono vendere ad altre regioni. Se abbandoniamo queste regioni [in difficoltà per il Covid], se lasciamo cadere parte dell’Europa, tutta l’Europa cadrà”.
Ma no, miei cari, la recessione da Covid non minaccia il mercato unico, ce lo ha spiegato Gentiloni: “La recessione da Covid minaccia di distruggere la zona euro”. Che è cosa ben diversa.
Certo, Draghi considera l’Euro necessario a tutelare al massimo grado il mercato unico delle merci, dei servizi e dei capitali: ciò che lo stesso Draghi pretende di considerare come il vero obiettivo della moneta unica; lo ha detto a Lubiana, ripetuto a Francoforte e ripetuto ancora nel suo discorso di congedo a Sintra. Ma sono disposti gli olandesi a trasferire trilioni ai Paesi del Mediterraneo, pur di continuare ad avere insieme l’Euro ed il Mercato Unico? Manifestamente no. Ed i tedeschi, preferirebbero aggiungere ad una propria rivalutazione i contro-dazi italiani? Crediamo proprio di no. Al punto che troviamo Barbara Spinelli preoccuparsi che la situazione attuale venga superata, non dalla parte dell’unione politica che lei sogna, bensì dalla parte della fine della zona euro dentro il mercato unico, con ancora ben vigenti tutte le “regole fissate a partire dagli anni ’80, nella politica industriale e nel mercato del lavoro”, che lei certo non ama.
Barbara Spinelli avrà di che consolarsi: la sopravvivenza del mercato unico garantirebbe la libera circolazione delle persone e delle merci… ma la distruzione della zona euro terminerebbe la libera circolazione dei capitali. Di questo, il commissario europeo per gli affari economici e monetari ha voluto avvertire i tedeschi. Parlando abbastanza chiaro, per una volta. Perciò valeva la pena leggerlo.
I Paesi frugali ricattano l'Italia: "Via quota 100 o niente soldi"
Luca Sablone - Ven, 17/07/2020
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1594971722 Continua il braccio di ferro sul Recovery Fund. Il pressing dei Paesi del Nord Europa che pretendono l'eliminazione di quota 100
Tutto pronto per il "D-Day" dell'Unione europa: l'ha definito così David Sassoli, il presidente del Parlamento europeo. Un appuntamento importantissimo dove ci si gioca il futuro dell'Italia e dell'Europa: nella giornata di oggi, venerdì 17 luglio, e di domani si terrà il Consiglio europeo con la presenza di tutti i primi ministri e i capi di governo europei per discutere di Next Generation Eu e del Recovery Fund studiato della Commissione europea.
Si tratta di un pacchetto con un'entità di 750 miliardi di euro e una proporzione tra trasferimenti a fondo perduto e prestiti. L'intento dell'incontro non è solo quello di aiutare i Paesi a sollevarsi in seguito ai danni provocati dall'emergenza Coronavirus, ma anche quello di pianificare un futuro tecnologico, verde e sostenibile.
Ovviamente al tavolo non mancheranno momenti di tensione: da una parte ci saranno gli Stati del Sud, guidati da Francia, Italia e Spagna; dall'altra quelli del Nord, in cui figurano Austra, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia. La situazione è chiara: i Paesi frugali si sono dimostrati molto critici nei confronti dei trasferimenti a fondo perduto e pertanto hanno chiesto un ridimensionamento degli aiuti da stanziare. Il premier Giuseppe Conte sa benissimo che sul piatto c'è il destino dell'Italia: ecco perché vuole chiudere in fretta senza compromessi al ribasso. Ma contro il nostro Paese si è alzato il muro olandese, che ha provocato la durissima reazione del presidente del Consiglio contro Mark Rutte: "La richiesta dell'Olanda di far approvare all'unanimità il piano di ciascun Paese che vuole accedere al Next Generation Ue non mi pare in linea con le regole europee".
Lo sgambetto dell'Ue
I disaccordi riguardano principalmente tre questioni: l'entità e la distribuzione delle risorse tra contributi a fondo perduto e prestiti, le condizioni per accedere ai fondi e la governance. La posizione dei Paesi frugali relativamente alle condizioni legate all'accesso ai sussidi o ai prestiti è chiara: chi ne fa uso, dovrà impegnarsi in una serie di riforme strutturali. Come riportato dall'edizione odierna de La Verità, per l'Italia sono finiti nel mirino quota 100 e reddito di cittadinanza: soprattutto la prima riforma è stata da sempre ritenuta del tutto opposta alla direzione intrapresa dall'Ue sui sistemi pensionistici.
A dimostrarsi prudentemente ottimista è stata Christine Lagarde: "Diamo per scontato che il Recovery and Resilience Fund arriverà, e che sarà un forte mix di trasferimenti a fondo perduto e prestiti, i primi in misura maggiore". Ma bisogna sottolineare che anche il presidente della Banca centrale europea ha avvertito che bisognerà impegnarsi in misure strutturali: "Il fondo Rff dovrà essere profondamente ancorato a solide politiche strutturali".
Rutte guida l'offensiva: in Europa nessuno si fida più dell'Italia
Federico Giuliani
18 luglio 2020
https://it.insideover.com/economia/rutt ... talia.html Giuseppe Conte sperava in un’intesa, o almeno in una tregua tale da consentirgli di dormire sogni tranquilli in attesa di una ipotetica fumata bianca. Il Consiglio europeo si è invece trasformato in una trappola mortale per l’Italia e il suo governo. Un governo, quello giallorosso, privo di una strategia concreta e per questo facilmente messo all’angolo dai Falchi dell’Ue.
Il primo tempo della partita di Bruxelles più che un round di negoziati assomigliava quasi a un processo contro Roma. A guidare l’invettiva c’era il premier olandese Mark Rutte, che ha chiesto, tra le altre cose, di avere il diritto di veto sulle nostre riforme. Prima del summit, infatti, Rutte aveva sottolineato che sarebbe stato necessario uscire dalla riunione con un impegno sulle riforme “per quei Paesi che sono rimasti indietro”.
L’Italia non è stata citata direttamente, ma il messaggio è arrivato forte e chiaro alle orecchie di Conte. Detto altrimenti, il premier italiano, a detta de L’Aia, deve rimettere in ordine i conti italiani, anche dando un segnale forte, come quello di abolire Quota 100. La posizione dell’Olanda ha così preso forma in tutta la sua rigidità: i fondi europei devono essere destinati soltanto a quei governi che saranno capaci di presentare un piano nazionale.
Mancanza di fiducia
Rutte, in prima fila a rappresentare il club dei Paesi frugali, ha proposto che, per poter accedere ai corposi fondi, i Ventisette membri debbano prima elaborare un piano di riforme da sottoporre all’approvazione, all’unanimità, del Consiglio europeo (in altre parole sottoposto al veto degli altri Stati membri). L’Italia, insieme calla Spagna di Pedro Sanchez, è rimasta ferma nella sua posizione: il piano non può essere esaminato dal Consiglio ma deve essere la Commissione, con la sua imparzialità, a valutarlo.
Secondo quanto riferisce Repubblica, è a quel punto che si sarebbero esacerbati gli animi. Al secco no di Conte alla proposta olandese, Rutte avrebbe fatto riferimento al Mes: “Ma se avete bisogno di soldi, perché non chiedete il Mes che abbiamo appena rifatto esattamente come lo volevate voi? Se dobbiamo fare nuovo debito pretendo di sapere a cosa serviranno i fondi”. È evidente come l’Olanda non si fidi più di nessuno: non di Bruxelles, che da “anni non applica il Patto di stabilità”, né tanto meno dell’Italia, giudicata incapace di non sperperare i denari che potrebbe ricevere dall’Europa.
Processo all’Italia
Il riferimento di Rutte è chiaro. L’Italia è stata più volte graziata sul debito, e adesso rischia di ottenere un’ingente quantità di denaro senza avere un piano concreto che attesti come, quando e dove utilizzerà questi aiuti. Il timore dell’Olanda è che Roma possa utilizzare i soldi di Bruxelles in malo modo (per intendersi: sul modello dei vari buoni monopattini e vacanze proposti dai giallorossi nei mesi precedenti).
Il premier Rutte non è l’unico che vorrebbe controllare l’uso degli aiuti Ue. In realtà, sottolinea ancora Repubblica, anche Francia e Germania sarebbero favorevoli a un check. È per questo motivo che sul tavolo delle trattative è spuntato l’emegency brake, una specie di freno di emergenza che ricorda un diritto di veto sulle riforme per accedere al Recovery Fund. L’Italia, insomma, è stretta all’angolo e, almeno per il momento, deve subire il corso degli eventi. Al momento Conte può solo smussare gli spigoli per limitare i danni.
Vittorio Feltri dalla parte dell'Europa: il taglio delle pensioni? Ecco qual è il "peccato originale"
Vittorio Feltri
17 luglio 2020
https://www.liberoquotidiano.it/news/co ... s.facebookSi dice che l'Europa ci possa versare un lauto contributo in denaro a una condizione (non come dicono gli analfabeti condizionalità, termine inesistente nella lingua italiana): che il governo approvi una legge in grado di ridurre le spese dell'Inps, oggi insostenibili. Ancora una volta dobbiamo dare ragione a Bruxelles. Intendiamoci, è ingiusto penalizzare i pensionati riducendo i loro assegni o mandandoli in quiescenza allorché sono vicini alla tomba. Il problema è un altro, molto più grave. La Previdenza sociale nacque e prosperò a lungo grazie ai contributi mensili versati dai lavoratori e dalle aziende. Lo scopo era assicurare a chi aveva cessato di sgobbare per raggiunti limiti di età un reddito dignitoso.
E fin qui tutto bene. Le casse dell'istituto reggevano tranquillamente. Poi è successa una cosa orribile. La politica ha gravato la Previdenza di altri fardelli che con le pensioni non avevano che fare, per esempio la Cassa Integrazione guadagni, il sostentamento minimale di coloro che non hanno mai pagato le cosiddette marchette eppure bisognosi di campare con un piccolo finanziamento mensile, infine il reddito di cittadinanza. Va da sé che gli oneri per l'INPS sono diventati enormi mentre gli introiti sono rimasti quelli sganciati dai dipendenti. I quattrini non bastano più a coprire le uscite poiché le entrate non sono aumentate.
Ovvio che la Ue non vada troppo per il sottile, vede un bilancio che fa venire i brividi e pretende dal nostro esecutivo, in cambio di un sostentamento, la riduzione degli esborsi pensionistici. In pratica chiede che la Previdenza costi complessivamente meno di oggi, e pensa soprattutto a un particolare semplice: abbassare le pensioni e ritardare il momento della collocazione a riposo dei lavoratori. L'errore marchiano commesso dai nostri governanti odierni e da quelli di ieri è il seguente: non aver diviso la previdenza dall'assistenza, cosicché ad andarci di mezzo sono sempre e soltanto le persone anziane, i denari delle quali non rimangono nelle loro tasche ma foraggiano gente che non caccia mai un euro e si limita a incassare. Siamo di fronte a una grave ingiustizia ai danni di coloro che hanno rimpinguato il portafogli della Previdenza non per essere retribuiti una volta abbandonato l'impiego, bensì per mantenere chi si gratta il ventre. Prendersela con i pensionati e come sparare sulla Croce rossa.
Salvini: "Niente soldi dall'Ue. Conte preso in giro a Bruxelles"
Federico Garau - Sab, 18/07/2020
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1595106889 Il Consiglio europeo è in una fase di stallo e, per stessa ammissione del premier, la trattativa si sta rivelando "più complicata del previsto". Salvini: "Conte a Bruxelles lo stanno prendendo in giro, non arriverà una lira"
Non stanno arrivando buone notizie dal vertice europeo sul Recovery fund: quei soldi tanto ventilanti dal governo stanno diventando sempre più un miraggio e persino il premier Giuseppe Conte, avvilito dopo ore di negoziato, è apparso stanco durante l'irrinunciabile diretta Facebook di oggi.
Stremato dopo ore di trattative (il consiglio europeo ha avuto inzio ieri), il presidente del Consiglio ha infine dovuto ammettere la verità:"Si è rilevato complicato, più complicato del previsto".
Al momento attuale ci troviamo in una condizione di stallo. Come era da aspettarsi, il più acerrimo avversario di Conte si è rivelato essere il primo ministro olandese Mark Rutte, che con i suoi veti continua a rendere più difficoltoso il lavoro al sedicente avvocato del popolo. Nessuna apertura nei confronti dell'Italia. Da poco è inoltre arrivata la notizia di un nuovo documento in cui i cosiddetti "Paesi frugali" chiedono al Consiglio europeo di applicare ai sussidi un ulteriore taglio di 155 miliardi.
Per alcuni rappresentanti della politica italiana quanto sta avvenendo in queste ore a Bruxelles non è affatto una sorpresa. Il leader della Lega Matteo Salvini è stato scettico nei confronti dei fantomatici aiuti elargiti dall'Unione europea sin dal principio. Anche quest'oggi l'ex vicepremier non ha mancato di criticare l'esecutivo e spronarlo ad agire senza chiedere interventi esterni.
"Siamo gli unici in Europa che stanno aspettando questi mille mila miliardi che tanto non arriveranno", ha dichiarato mentre si trovava per un incontro con i cittadini a Grottaglie (Taranto), come riportato da "LaPresse". "Il suggerimento a Conte, come quando hai un compagno più bravo in classe, è: copia. Copia dai francesi, copia dagli spagnoli, dai polacchi, persino dai greci, ma fai qualcosa".
Spostatosi poi a Gallipoli, Salvini ha quindi rimarcato: "Stasera ai telegiornali vedrete che Conte è a Bruxelles, ma dall'Europa non arriverà mai una lira, dobbiamo contare solo sulla forza degli italiani e sui risparmi degli italiani".
"Conte a Bruxelles lo stanno prendendo in giro, perché se qualcuno pensa che dall'Europa arrivi una lira si sbaglia", ha aggiunto, come riportato da "AdnKronos".
Duro anche il commento della presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni. "Al Consiglio europeo in corso, i 'nemici' dell'Italia durante le trattative sono soprattutto i 4 'Paesi frugali'", ha scritto stasera sulla propria pagina Facebook."Olanda: governo di coalizione liberali (stesso gruppo europeo di Renzi) e popolari (stesso gruppo della Merkel). Svezia e Danimarca: governo socialista, stesso gruppo del PD. Austria: governo popolari/verdi. Ma per i soliti giornaloni ben informati e per la maggioranza PD-M5S, il problema sono 'le destre'. Se questa gente pensasse più a difendere l’interesse nazionale italiano invece di perdere tempo a provare ad attaccare 'i sovranisti' per compiacere la Merkel e Macron, saremmo già un passo avanti".
"Non torno a casa senza intesa". Adesso per Conte si mette male
Federico Giuliani
19 luglio 2020
https://it.insideover.com/economia/non- ... e_redirect Più passa il tempo e più l’ottimismo si trasforma in paura di non farcela. Giuseppe Conte è sull’orlo di una crisi di nervi, stanco per i negoziati infiniti, deluso per il muro issato dai Paesi frugali, adirato per l’atteggiamento dell’olandese Mark Rutte. Il Consiglio europeo straordinario, che avrebbe dovuto sancire l’intesa tra i 27 Paesi membri dell’Ue sull’entità degli aiuti economici per il post Covid e sulla loro governance, si è arenato in un nulla di fatto.
Niente fumata bianca, niente compromessi, zero notizie positive. Anche perché, sottolinea il quotidiano La Repubblica, su Conte aleggia lo spettro della sconfitta politica. Già, perché nel caso in cui il premier italiano dovesse tornare a casa a mani vuote, senza qualcosa di conveniente per l’Italia, qualcuno potrebbe metterlo in discussione. E così, improvvisamente il governo giallorosso si ritrova sul filo di un rasoio, dipendente più che mai dal risultato di Bruxelles.
Se Conte dovesse vincere, anche il suo esecutivo tirerebbe un respiro di sollievo; ma se l'(ex) Avvocato del popolo dovesse finire a terra, pure il resto della sua ciurma lo seguirebbe negli inferi della politica. Insomma, l’Italia ha bisogno di trovare un accordo, e anche in fretta. Roma può continuare a negoziare per altri mille pomeriggi, ma è anche il Paese che per primo, viste le sue condizioni economiche, ha bisogno di un accordo senza rinvii.
L’ira di Conte
Ecco da dove nasce l’ira di Conte. Il premier italiano non ne può più delle mezze giravolte di Mark Rutte e dei frugali. Per questo l’Italia potrebbe giocare carte pericolose, tra cui – fa notare Il Corriere della Sera – spingere per un accordo di opting out, cioè un’intesa a 26 che possa escludere la riottosa Olanda dagli aiuti economici e dal meccanismo di controllo. C’è poi un altro jolly: ricorrere alla Corte di giustizia europea.
In entrambi i casi, vada come vada, si sancirebbe una vera e propria frattura con Bruxelles, con l’Europa che potrebbe leggere la posizione italiana come un primo tentativo di uscita dall’Ue. A proposito della via giuridica, qualora l’Olanda dovesse insistere sul meccanismo di controllo sull’erogazione degli aiuti (leggi come: diritto di veto per il singolo Stato membro), allora l’Italia potrebbe dimostrare l’incompatibilità della proposta olandese con i trattati europei.
Conte sa bene che è durissima, e lo ha ripetuto anche a notte fonda, una volta rientrato in hotel. ”Caro Mark capisco che tu abbia in testa solo le elezioni che a primavera ci saranno nel tuo Paese. E capisco pure che ognuno ha il suo Salvini”, avrebbe detto il premier italiano al suo omologo de L’Aia.
La posizione di Rutte
Ma per quale motivo l’Olanda non ha intenzione di cedere? Per capirlo bisogna dare un’occhiata al calendario. A marzo sono previste le elezioni politiche. Mar Rutte, attuale premier, ha tutto da perdere. L’uomo che sta tenendo in scacco l’Europa intera si gioca la riconferma ripresentandosi per il partito popolare. Il problema è che alle sue spalle c’è un populista d’hoc come Geert Wilders, pronto a sfruttare ogni passo falso dell’avversario. Ecco spiegato perché Rutte non può ammorbidirsi: rischierebbe di regalare immense praterie al “Salvini d’Olanda” e perdere la sua partita personale. D’altronde Wilders lo ha avvertito: senza il diritto di veto, è meglio che il premier “resti a Bruxelles”.
Tornando sul tema degli aiuti economici, l’Italia, a dire il vero, ha fatto un passo indietro. Roma sarebbe pronta ad accettare 420 miliardi di sovvenzioni anziché 500, con i prestiti, invece, che salirebbero da 250 a 330. Da un punto di vista strettamente politico, per Conte cambierebbe poco: potrebbe sempre dire che sul piatto ci sono 750 miliardi. Ormai non c’è più tempo ed è per questo che il premier avrebbe inoltre intenzione di puntare sui 37 miliardi del Mes. Anche perché, al di là delle fumate bianche, prima del 2021 l’Italia può contare su appena 3 miliardi. Briciole o quasi.
Adolfo Pellegrini
“Mark Rutte, il primo ministro Olandese, appartiene al Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD), che fa parte dell'ALDE, gruppo Liberale del parlamento UE, che non ha niente a che fare coi gruppi euroscettici ne col Sovranismo e ne col Socialismo. L'ALDE sostiene la UE e anche il primo ministro Mark Rutte sostiene la UE. Mark Rutte e parecchi pezzi grossi del suo partito sono di cultura Calvinista, stiamo quindi parlando di persone che non adorano debiti, consumismo, vita spericolata, clamore, vita mondana, rapine fiscali. Il governo Olandese guidato dal Calvinista Mark Rutte si sta opponendo alle politiche del debito caldeggiate dai partiti e dai governi Socialisti della UE, e il governo Italiano, purtroppo, è Socialista. Non potendo la stampa Italiana, Socialista per eccellenza, definire Populista o Sovranista il governo Olandese, essa si è affrettata a prendersela con la cultura Olandese definendola "frugale", con diverse sfumature che sanno di "razzista" e "intollerante", un po' come se quella Italiana fosse definita una cultura "mafiosa". La stampa Italiana insomma, quando le fa piacere, si permette di usare toni aggressivi e intolleranti con paesi e governi di cultura diversa, per poi dare dell'intollerante e dell'aggressivo a partiti e paesi che non condividono le idee dei governi Socialisti Italiani. Trovo che questi toni da parte della stampa Italiana siano inammissibili come sono da ritenersi inammissibili i toni dei politici che la stampa Italiana stessa difende, foraggia, sostiene. I toni del governo Italiano attuale a guida PD sono Socialisti, tassaroli, criminali, arroganti, prepotenti, farabutti: sono i toni di chi vorrebbe creare ancora più debito sulle spalle delle future generazioni senza rinunciare a spese inutili e "vita esagerata", senza rinunciare al consumo fine a se stesso e "vita che se ne frega", senza rinunciare a spesa pubblica e "vita spericolata". I nodi stanno venendo al pettine, alla faccia del Socialismo, del Keynesismo, del Vaschismo. E bravo il Calvinista Mark Rutte, Liberale, contro la spesa pubblica e contro le tasse, figlio di commercianti per bene, che in Italia non prenderebbe un voto.” R.V.
Recovery Fund: chi vince e chi perde con la nuova intesa Ue
20 luglio 2020
https://www.ansa.it/europa/notizie/rubr ... 88cce.htmlAnche se sono entrati venerdì mattina determinati a difendere fino in fondo tutte le loro richieste, un compromesso andava trovato, e quindi tutti sapevano di dover cedere qualcosa. Ma nessuno dei 27 leader europei esce realmente sconfitto dalla maratona negoziale che ha messo in piedi la risposta alla crisi economica più dura dal Dopoguerra. Vincitori invece ce ne sono tanti. Primi fra tutti i mediterranei, con Italia e Spagna in testa, che portano a casa un guadagno netto sui fondi del Recovery e soprattutto sulle sovvenzioni a fondo perduto che, anche se scendono sotto i 400 miliardi, non riducono di molto la parte destinata ai piani di rilancio rispetto alla proposta iniziale. E la parte di prestiti sale addirittura.
Ma vincitori, e sempre nella stessa partita, sono anche i frugali, che hanno costretto Michel, von der Leyen, Merkel, Macron e tutti gli altri a scendere sotto la soglia psicologica dei 400 miliardi di sussidi, venendo peraltro da una proposta iniziale di 500. Inoltre, hanno dimostrato ai loro elettori di aver saputo tenere testa all'asse franco-tedesco, piegandolo, e riuscendo anche ad aumentare i 'rebates', cioè i loro sconti al bilancio. L'Austria in particolare l'ha quasi raddoppiato. Per chiudere la dura battaglia sulla governance si è invece trovato un compromesso che fa cantare vittoria a Rutte, che voleva il controllo sulle riforme degli altri, e non lascia completamente scontenta l'Italia, che si opponeva fermamente a lungaggini e intoppi nel processo di approvazione dei piani di rilancio e nell'esborso dei fondi. Il meccanismo chiamato 'super freno d'emergenza' consente ad un Paese di portare i suoi dubbi sui piani di riforma all'Ecofin, ed eventualmente anche al Consiglio europeo, ma con un processo non automatico.
L'ultimo round sui fondi Ue. Il "ricatto" olandese la spunta
Federico Giuliani - Mar, 21/07/2020
https://www.ilgiornale.it/news/economia ... 1595276400 L'importo complessivo del Recovery Fund dovrebbe restare a quota 750 miliardi. All'italia 127 miliardi di prestiti e 82 di sovvenzioni. L'intesa si avvicina
Si avvicina l'accordo sugli aiuti economici post Covid da assegnare agli Stati membri dell'Unione europea. Secondo quanto filtra da Bruxelles, i Paesi frugali sarebbero pronti ad accettare la bozza del Recovery Fund recapitata dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, alle varie delegazioni nazionali.
La bozza sul Recovery Fund
Scendendo nel dettaglio, l'importo complessivo del Recovery Fund dovrebbe restare a quota 750 miliardi come proposto da Germania e Francia e accettato dalla Commissione Ue. Cambierebbe tuttavia la composizione: 390 miliardi di sovvenzioni (anziché 500) e 360 miliardi in prestiti (invece di 250).
All'Italia toccherebbero 209 miliardi di risorse anziché i 172 miliardi calcolati in un primo momento. Attenzione però, perché l'ammontare dei prestiti passerebbe da 91 miliardi a 127 miliardi, mentre la quota a fondo perduto resterebbe invariata a 82 miliardi. Sempre stando al contenuto dell'ultima bozza, i fondi messi a disposizione da Bruxelles verrebbero utilizzati tra quest'anno e il prossimo.
La vittoria dei frugali
Abbiamo usato il condizionale, perché non c'è ancora alcuna ufficialità e non sono da escludere ulteriori modifiche in corso d'opera. Dovessero terminare in questo modo, i negoziati sancirebbero una discreta vittoria da parte dei Paesi frugali.
Il fronte del Nord, guidato dal battagliero premier olandese Mark Rutte, è riuscito a far crollare le sovvenzioni di un centinaio di miliardi. Di più non è stato possibile, visto che scendere a 390 miliardi avrebbe comportato una revisione del meccanismo dei rebates, cioè dei rimborsi tanto cari ai frugali.
Secondo quanto riferisce Politico.eu, al fine di ammortizzare la nuova proposta del Recovery Fund in formato "light", il presidente Michel avrebbe incluso varie riduzioni agli incrementi inizialmente previsti per i programmi su ricerca, sanità e sviluppo internazionale. Possibili riduzioni in vista anche per Horizon Europe, Just Transition Fund e ReactEu.
Il regalino all'Olanda
All'interno della negobox, come è stata soprannominata la bozza di compromesso, c'è una sorta di regalino all'Olanda. Un contentino, ha spiegato l'agenzia Adnkronos, che consentirebbe al premier olandese Rutte di tornare in patria con un duplice vantaggio da spendere in vista delle elezioni del 2021.
Innanzitutto L'Aia può contare su un rebate alquanto succulento, quantificabile in 1,92 miliardi di euro annui in meno da versare nel bilancio Ue. Dopo di che l'Olanda ha incassato un aumento dei costi di raccolta delle risorse proprie Ue tradizionali, tra le quali troviamo i dazi doganali, dal 20% al 25%.
L'intenzione iniziale era quella di abbassare tali costi al 10%. Basti pensare che consentire a uno Stato di trattenere un quinto del gettito, offre a quello stesso Paese un aggio significativo, a maggior ragione se – proprio come accade all'Olanda - stiamo parlando di una nazione efficiente nell'esazione delle imposte.
Il governo olandese, qualora dovesse essere confermata la bozza, non solo non perderebbe quei ricavi, ma li vedrebbe addirittura aumentare. Rutte rischia quindi di ritrovarsi tra le mani un clamoroso all-in. La ciliegina sulla torta? Un risultato economico da spendere sul piano politico.
Le risorse destinate all'Italia
Se confrontiamo l'ultima proposta di Next generation Ue avanzata da Michelcon con la prima bozza presentata dal Consiglio europeo sabato, notiamo una diminuzione dei sussidi all'Italia di 3,84 miliardi di euro. Se la paragoniamo con il pacchetto messo sul piatto dalla Commissione Ue, gli aiuti restano sostanzialmente inalterati.
Stando invece ai calcoli diffusi da fonti italiane, e riprese da varie agenzie, i prestiti concessi all'Italia sono aumentati di 38,8 miliardi. Nella prima bozza di Michel erano in tutto 173,8 miliardi le risorse da destinare all'Italia; nella nuova bozza aumentano di 34,9 miliardi a 208,8. La prima proposta del consiglio prevedeva 85,2 miliardi di sussidi contro gli 81,4 della seconda; i prestiti erano pari a 88,6 miliardi contro i 127,4 della nuova proposta.
In sintesi, ecco i soldi che dovrebbero essere destinati all'Italia, se il pacchetto dovesse essere confermato. Il Recovery and resilience facility (Rrf) sarebbe composto da 127,44 miliardi di euro in prestiti e 63,5 miliardi in sussidi. Oltre a sussidi per 15,25 miliardi nel programma ReactEu; 0,49 miliardi in Horizon Europe, 0,85 in Rural development; 0,54 in Just transition fund; e 0,24 in RescEu. Per un totale complessivo di 81,12 miliardi di sussidi.
L'approvazione dei piani nazionali
Tornando alla bozza sul Recovery Fund, ha sottolineato l'agenzia Adnkronos, l'iter di approvazione dei piani nazionali di ripresa, necessari ad accedere alla Recovery and Resilience Facility, prevedrebbe l'approvazione del via libera dato dalla Commissione da parte del Consiglio, con un voto a maggioranza qualificata.
Sull'attuazione dei piani stessi, è la Commissione che dovrebbe ritrovarsi a seguire il tutto, chiedendo l'opinione del Comitato economico e finanziario, organo tecnico del Consiglio. Sarebbe inoltre prevista la possibilità di sollevare la questione davanti al Consiglio Europeo, nel caso in cui "uno o più" Stati membri nel Comitato Economico Finanziario ritenessero valido il rischio di una "seria deviazione" dal "soddisfacente raggiungimento" delle "tappe" e degli obiettivi rilevanti.
Sul tema delle restituzioni, infine, bisogna registrare un'altra vittoria dei frugali. Il bilancio europeo 2021-2027, nella nuova proposta messa sul tavolo dal presidente dal solito Michel, resta a 1.074 miliardi. Aumentano i rimborsi per Danimarca (322 milioni), Germania (3,6 miliardi), Olanda (1,9 miliardi), Austria (565 milioni) e Svezia (un miliardo). In ogni caso, nelle prossime ore è attesa la fumata bianca per sancire la fine delle trattative.
Fonti Ue: vertice si concluderà domani
Il vertice sta andando avanti da 85 ore. Il presidente del Consiglio europeo Michel ha sospeso i lavori della plenaria del summit per un "limitato numero di aggiustamenti tecnici". L'intesa, sostengono fonti Ue, è sempre più vicina ma è impossibile sapere se la tanto agognata fumata bianca arriverà a notte fonda o nella giornata di domani.
Secondo le ultime indiscrezioni i lavori potrebbero terminare soltanto dopo l'ennesima nottata di negoziazioni e aggiustamenti. A quanto pare sarebbero state superate tutte le questioni più complesse, cioè quelle relative alla governance del fondo, alle condizionalità legate allo stato di diritto e alla quota di sussidi a fondo perduto.
Sulla governance, spiegano fonti di agenzia, l'ultima proposta presentata da Michel prevede che i piani presentati dagli Stati membri siano approvati dal Consiglio a maggioranza qualificata in base alle proposte presentate dalla Commissione. La stessa Commissione, inoltre, potrebbe chiedere il parere del comitato economico e finanziario per valutare se sono stati raggiunti in modo soddisfacente i piani indicati nei piani di ripresa nazionali che ogni governo dovrà presentare.
Il comitato economico e finanziario si adopererà, quindi, per raggiungere un consenso. Se uno o più Stati membri dovessero identificare gravi deviazioni rispetto al piano, allora potranno chiedere al presidente del Consiglio europeo di sottoporre la questione nel corso del prossimo vertice previsto fra i capi di Stato e di governo. Questo processo non dovrebbe richiedere più di tre mesi dopo che la Commissione avrà chiesto il parere del comitato economico e finanziario.
Firmato accordo sul Recovery: a Italia 120 miliardi di prestiti
Renato Zuccheri - Mar, 21/07/2020
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/fi ... 1595307426 Alle 5:30, Charles Michel, ha confermato il via libera. Ultimo duello in nottata tra Conte e Rutte, che la spunta ancora
Dopo una notte di intese trattative, l'accordo sul Recovery Fund è finalmente arrivato. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.
I leader dell'Unione europea hanno dato il semaforo verde per acclamazione e con un lungo applauso finale al testo che ha concluso un vertice che sembrava destinato al fallimento con lo scontro tra Italia e Paesi Bassi a fare da sfonda alla sfida tra potenze interna all'Unione europea.
Il piano straordinario da 750 miliardi vede dunque la luce dopo mesi di trattative estenuanti. E il risultato è il frutto di una mediazione tra frugali e mediterranei, in cui l'Olanda ha ottenuto, grazie anche ai suoi veti e ricatti, il massimo che avrebbe potuto ottenere. Le sovvenzioni del Recovery scendono a 390 miliardi i prestiti salgono a i 360. I frugali volevano scendere sotto la soglia psicologica dei 400 miliardi di fondi e Macron, sul filo di lana, ha ceduto alle richieste.
Secondo quanto riportato dalle fonti interne dal governo italiano citate da La Stampa, il governo sembra essere certo di ottenere 81,4 miliardi di sovvenzioni. Perché non sarebbero toccate le quote di "grants" né quelle dei fondi per le regioni più colpite dalla pandemia. Crescerebbe invece, e di molto, la quota dei prestiti che l'Italia sarà costretta a prendere: da 91 a 127 miliardi. Una cifra che serviva a frenare le spinte dei falchi, specialmente di Mark Rutte, che ha sempre avuto come obiettivo quello di rendere i fondi per Roma non come sovvenzioni ma come "loans". Questi soldi non arriveranno subito: l'Italia li avrà, forse, nella primavera del 2021 e li dovrà spendere entro il 2023 per le riforme proposte dal governo sulla base delle raccomandazioni della Commissione. Se queste riforme non covincono, i Paesi contrari potranno attivare il cosiddetto freno d'emergenza voluto fortemente da Rutte.
Il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel su Twitter ha annunciato l'accordo con un "Deal". Con una battuta, subito dopo, che lascia abbastanza spiazzati: "Ce l'abbiamo fatta, l'Europa è forte ed unita. Un segno concreto che l'Europa è una forza in azione". Parole che lasciano alquanto perplessi visto come si è giunti a questo accordo.
Giuseppe Conte ha commentato l'accordo con: "Abbiamo conseguito questo risultato tutelando la dignità del nostro Paese e l'autonomia delle istituzioni comunitarie". Il premier, dopo la nottata finale a Bruxelles, ha poi aggiunto: "Il governo italiano è forte: la verità è che l'approvazione di questo piano rafforza l'azione del governo italiano. Ora avremo una grande responsabilità: con 209 miliardi abbiamo la possibilità di far ripartire l'Italia con forza e cambiare volto al Paese. Ora dobbiamo correre". Concludendo di essere ancora estremamente contrario all'uso del Mes: "La mia posizione non è mai cambiata. Il Mes non è il nostro obiettivo. L'obiettivo è valutare il quadro di finanza pubblica e utilizzare tutti i piani che sono nell'interesse dell'Italia.Il piano che oggi approviamo ha assoluta priorità. Ci sono prestiti molto vantaggiosi". E sul fronte interno, invece, via subito all'ennesimo task force: "La costruzione di una task force operativa, al di là di uno staff che ha già lavorato al piano di Rilancio, sarà una delle priorità che andremo a definire in questi giorni perchè dovrà partire al più presto".
Wilders attacca Rutte: "Regala soldi agli italiani"
Roberto Vivaldelli - Mar, 21/07/2020
https://www.ilgiornale.it/news/mondo/wi ... 1595359617L'attacco di Wilders a Mark Rutte fa discutere: "Il primo ministro italiano, Giuseppe Conte, molto soddisfatto. Riceve 82 miliardi di regali, dai nostri soldi"
"Il primo ministro italiano, Giuseppe Conte, molto soddisfatto. Riceve 82 miliardi di regali, dai nostri soldi, mentre gli italiani sono tre volte più ricchi degli olandesi.
Perché lì non pagano le tasse". Parola di Geert Wilders, fondatore e leader del Partito per la Libertà olandese. "Ora li paghiamo noi - conclude riferendosi ai fondi del Recovery - grazie alle ginocchia deboli di Rutte". Wilders ha commentato a sua volta un tweet del primo ministro Giuseppe Conte in merito all'accordo raggiunto sul Recovery Fund. Wilders è il leader del partito olandese sovranista, anti europeista e anti immigrazione: al Parlamento europeo fa parte dello stesso gruppo della Lega di Matteo Salvini e della francese Marine Le Pen. La posizione di Wilders, in realtà, non era certo un mistero: soltanto pochi giorni fa esponeva un cartello su cui era scritto "nemmeno un centesimo all'Italia".
La linea politica anti-italiana di Geert Wilders nei confronti del negoziato rappresenta certamente uno sgambetto nei confronti anche della Lega di Matteo Salvini. E naturalmente questo "scivolone" di Wilders viene ampiamente sfruttato politicamente dagli acerrimi nemici del segretario del carroccio, come Più Europa di Emma Bonino che parla su Twitter di "cortocircuito sovranista". Tutto vero, ma ciò che i progressisti-europeisti dimenticano di dire è che gli avversari dell'Italia in questi negoziati europei non erano affatto "sovranisti". Lo stesso premier Giuseppe Conte, dopotutto, se l’era presa con i “sovranisti” per come si erano messe le trattative in Europa, dimenticano però l’appartenenza politica dei premier che guidano i Paesi cosiddetti "frugali": come ha notato Lorenzo Vita su InsideOver, infatti, Mark Rutte, presunto "sovranista", è nel Renew Europe di Macron e ha sconfitto proprio il nazionalista Wilders alle elezioni; Sebastian Kurz, cancelliere austriaco, è saldamente in seno al Partito popolare europeo e attualmente al governo insieme ai Verdi; Mette Frederiksen, premier danese, è socialdemocratica; Stefan Löfven, premier della Svezia, è un socialdemocratico; Sanna Marin, premier finlandese, è socialdemocratica.
A questo si aggiunge il fatto che uno dei pochi leader che ha espresso solidarietà e sostegno alle posizioni dell'Italia è il sovranista per eccellenza: il premier magiaro Viktor Orban. "Per quanto riguarda l’Ungheria noi stiamo dalla parte dell’Italia. La cosa migliore che possiamo fare è dare i fondi a coloro che ne hanno bisogno affinché ne spendano il più possibile e al più presto per stabilizzare le loro economie, piuttosto che avere lunghe e complicate dispute sui programmi” aveva detto Orban nei giorni scorsi. "Se si erogano i fondi al momento giusto, ha proseguito il premier ungherese, è come darli “due volte”. Al di là delle visioni politiche, la vera differenza fra Orban e Wilders è che le rispettive dichiarazioni stanno avendo un eco mediatico molto diverso. Quelle di Orban, infatti, sono pressoché passate sottotraccia, a differenza dell'olandese. Forse perché quelle di Wilders servono ad alimentare una certa narrazione, quelle di Orban no.
Alberto Pento
Ha più che ragione!
Infatti gli italiani hanno risparmi e ricchezza privata superiore agli olandesi e in parte realizzata a spese del debito pubblico e dei beni comuni; al contrario gli olandesi come tutti i paesi nordici e frugali hanno un basso debito pubblico e un alto debito privato, e non non si arricchiscono a spese dei beni e delle risorse comuni o pubbliche.