Ràça, ràsa, razza

Ràça, ràsa, razza

Messaggioda Berto » gio apr 10, 2014 9:36 pm

Ràça, ràsa, razza
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... f=44&t=774


Esiste il genere umano e la specie/speci umana/e ed esistono anche le razze, come esistono le etnie, le famiglie, i clan, le tribù, le nazioni, le genti, i popoli, le cittadinanze, le culture, le lingue, le tradizione, le abitudini alimentari, le mitologie, le storie, le religioni. Come esistono le razze dei cani e dei cavalli così esistono anche le razze degli uomini la cui specie/speci e genere appartengono anch'essi al regno animale. La voce razza è una voce nobile, degna e neutra. Sono gli uomini a usare la parola in senso buono o cattivo.


Naltri veneti a dixen:

ke raça ciò,
ràsa de macaco,
ràsa de farloco,
na ràsa de mati,
na ràça fina,
la xe de ratsa bona,
na bruta ràça,
ràsa Piave,
ràça de mona,
...



ràça,ràsa, razza come altro nome o senonemo de
tipo,
fameja,
desendensa,
stirpe,
jenia,
tribù,
clan,
popolo,
xente,
categoria,
coaletà,
...



Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... C3%A7a.jpg

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Re: Ràça, ràsa, razza

Messaggioda Berto » gio apr 10, 2014 9:43 pm

http://it.wikipedia.org/wiki/Razza

Il termine viene usato in maniera variegata, e precisi usi tecnici si sovrappongono a diversi e sfumati utilizzi nel parlato. In origine, il termine si soleva far nascere dal latino generatio, ma ora si pensa che nelle moderne lingue neolatine derivi, in realtà, dal francese antico haraz o haras (allevamento di cavalli); per falsa divisione del termine unito all'articolo, l'haraz diventa così la razza. Altrimenti si ritiene che la parola razza derivi dall’arabo ras (origine/stirpe) e viene utilizzato in quello che modernamente si definisce ambito zootecnico.
L'uso riferito all'uomo è largamente successivo, di matrice positivista, sorge a fine ottocento (???).

A livello colloquiale, il termine è variamente utilizzato e ciò provoca frequenti fraintendimenti. Altro genere di equivoci nasce dall'utilizzo differente da quello della lingua inglese: essa possiede termini come race (anche in senso generico), kind (tipo, razza), breed (nel senso di ceppo zoologico) e progeny (nel senso di progenie, schiatta); con la traduzione nel differente contesto linguistico italiano, si verificano facilmente slittamenti di senso.


Dalla versione web del Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani.


http://www.etimo.it/?term=razza

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razza,
s. f. ‘insieme degli individui di una specie animale o vegetale che si differenziano da altri gruppi della stessa specie per uno o più caratteri costanti e trasmissibili ai discendenti’ (av. 1446, G. Gherardi; sec. XV, Pataffio), ‘suddivisione degli abitanti della terra secondo determinati caratteri fisici, tipici di ogni gruppo’ (1866, L'Arena, 15 ott.: Sboarina 179), ‘generazione, discendenza, schiatta’ (sec. XV, Pataffio; altri usi fig. ha raccolto G. Folena in LN XXIV [1963] 11-12), ‘specie, qualità, sorta, spec. fig.’ (av. 1388, A. Pucci).

Locuzioni:
animali da razza ‘allevati per destinarli alla riproduzione’ (1801, M. Lastri, cit. dal Canev.),
di razza ‘detto di animale o vegetale che possiede al massimo grado di purezza le caratteristiche della sua razza’ (1872, TB), fig. ‘di persona fornita di grandi doti nella sua attività’ (av. 1388, A. Pucci: di franca razza),
far razza a sé ‘non essere paragonabile a nessun altro’ (1959, Diz. enc.), fig. ‘non cercare la compagnia degli altri’ (1959, Diz. enc.; 1872, TB: far razza da sé; cfr. fare razza ‘dimostrarsi socievoli’: 1847, Giusti Poesie 411),
fare razza ‘riprodursi’ (1872, TB),
razza bianca ‘razza caucasoide’ (av. 1787, F. Galiani),
razza gialla ‘razza mongoloide’ (1891, Petr.),
razza pura ‘senza incroci’ (1871, TB).

Tradizionalmente razza era considerata continuazione ora del lat. generatio ‘generazione’ per aferesi (C. Salvioni in “Romania” XXXI [1902] 287 e in AGI XVI [1902-05] 313-314, proposta già avanzata nel Seicento da Ottavio Ferrari), ora di ratio ‘natura, qualità’ (U. A. Canello in Rivista di filologia romanza I [1872] 132; E. Spitzer in ZrPh LIII [1933] 300-301; A. Prati in ID XIV [1938] 182-183), perché “la coincidenza di significato tra razza e ragione è un forte indizio dell'origine di razza da ratio” (Prati). Tornò a difendere vigorosamente la sua ipotesi L. Spitzer, direttamente coinvolto dalle persecuzioni razziali (Essays in Historical Semantics, New York, 1948, pp. 147-169, tradotto in it. nella raccolta di suoi saggi Critica stilistica e storia del linguaggio, Bari, 1954, pp. 348-377). Malgrado l'abbondanza di solide e sottili argomentazioni e di dotti riferimenti, la ricostruzione spitzeriana della storia della parola razza ha perduto molto della sua forza persuasiva, quando G. Contini, soffermandosi su I più antichi esempi di “razza” (SFI XVII [1959] 319-327), notò che nel primo es. a noi noto – un verso dell'Intelligenza: “sovr'un destrier di grande razzo” – la vc. si presenta al maschile, con una corrispondenza così precisa col fr. haraz, haras ‘allevamento di cavalli, deposito di stalloni’, ribadita da altre testimonianze letterarie, da non poterne disconoscere la discendenza.
Conferme all'ipotesi con ampiamento della documentazione ne vennero parecchie, specie da F. Sabatini (Conferme per l'etimologia di razza dal francese antico haraz, in SFI XX [1962] 365-382). Mentre G. Merk si soffermava ancora sull'alternativa: da ratio o da generatio? (L'étymologie de race. Rapports entre generatio, ratio et natio, nei Travaux de linguistique et de littérature VII, 1 [1869] 177-188), R. Coluccia (SFI XXX [1972] 325-330) ribadiva la definitiva acquisizione dell'etim. continiana, che trovava altri appoggi segnalati da G. Folena (LN XXIV [1963] 11-12) e C. Cordié (Medioevo romanzo V [1973] 281-288). La storia dell'agg. razziale è così particolareggiatamente documentata da B. M(igliorini) in LN II (1940) 14: “L'aggettivo era stato usato sporadicamente da etnografi e geografi sotto la forma raziale fin dal 1900 almeno, secondo l'esempio dell'inglese racial: si veda p. es. l'articolo del Pasanisi, Boll. Soc. geogr. it., XXXVII (1900), che è un “largo riassunto” del volume del Ripley, The Races of Europe, New York 1899. Dal 1934 in poi la stampa comincia a parlare di razziale (Corr. della sera, 7 sett. 1934, discorso di Hitler a Norimberga), e la forma razziale prevale nella stampa e nella legislazione. (Ma nel 1935, nella voce razza dell'Enciclopedia Italiana, il Sera usa raziale, e nel recentissimo Compendio di geografia generale, Messina 1939, il Toniolo usa quasi sempre raziale). Ho visto qualche esempio di corrazziale, secondo il modello di connazionale (Nazione, 20 e 27 dic. 1938). Il De Lollis si era servito una volta di razzesco: “Per codesta forma di poesia – ch'è la razzesca – era fatto il genio del Prati” (La Cultura, 1912, col. 79)”. Su razza e der. nella campagna fascista “per la difesa della razza”, V. di M. A. Cortelazzo, Il lessico del razzismo fascista (1938), in Movimento operaio e socialista VII 1 (1984) 57-66.
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Re: Ràça, ràsa, razza

Messaggioda Berto » gio apr 10, 2014 9:45 pm

Etimoloja de ràça del filologo Xane Semeran:

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https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... C3%A7a.jpg

asiro/assiro:

ḫaršâ (ràsa de cavaj)
ḫaršītu (raça de piegore)


cfr. co horses

http://en.wikipedia.org/wiki/Horse


Cfr. co:

Arsa, Arsia, Arsiè, Arsiero, Vallarsa, ...
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... f=45&t=316

Are/Arre/Jara/Giara (etimoloja)
Jara/giara/glara, glareto/greto, Jare/Giarre, Ara, Ari, Ario, Ariano, Arre, Arena, Arona, Arau, Glarona, Lario, Loria, Lora, Ora, Auer, Auronso, Arno, Aron, Garau, Grau, Gravo, ... Ariano, Mariano, Marano, Mara, Mare, Mareno, Marso, Mors, Moira, Mira, Mirandola, Moraro, Marsia, Arsia, Arsa (Vallarsa), ...

https://docs.google.com/file/d/0B_VoBnR ... U5VG8/edit

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Re: Ràça, ràsa, razza

Messaggioda Berto » gio apr 10, 2014 9:47 pm

La UE
ente na so diretiva la dopara ła voxe ràça

http://digilander.libero.it/enarit/asse ... a_race.pdf

DIRETTIVA 2000/43/CE DEL CONSIGLIO
del 29 giugno 2000
che attua il principio della parità di trattamento fra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica
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Re: Ràça, ràsa, razza

Messaggioda Berto » gio apr 10, 2014 9:58 pm

Anca łi andropołoghi łi xe enbastii su col fiło de l’edeołoja:

http://www.antrocom.it/MDForum-viewtopic-t-1032.html

pixiepukarcatax ha scritto:Ciao a tutti. Probabilmente questo post apparirà un po' saccente, ma trovo che sia utile a tutti precisare il significato dei vari termini usati nella nomenclatura scientifica e in tassonomia, poiché ho notato che molti frequentatori del forum usano a sproposito vari termini.
Non mi aspetto risposte, ma spero che possa essere utile a chi ha dei dubbi.

Fondamentalmente mi preme precisare alcuni termini su cui ho notato un po' di confusione: specie, sottospecie, popolazione, razza (soprattutto razza).

Mantengo le definizioni classiche senza stare ad entrare nei particolari e nelle eccezioni perché, tutto sommato noi ci occupiamo di Primati, dove queste definizioni, a mio avviso, vanno bene.

Cominciamo col ripetere la classica nomenclatura linneana: specie simili sono raggruppati in generi, generi simili in famiglie.. etc secondo questa scaletta in cui faccio l'esempio della nostra specie:

-Regno Animalia (Animali)
-Phylum (Phyla plurale) Chordata (Cordati)
-Classe Mammalia (Mammiferi)
-Ordine Primates (Primati)
-Famiglia Hominidae (Ominidi)
-Genere Homo
-Specie Homo sapiens

Da notare che il genere e la specie vanno scritti in corsivo, l'iniziale del genere va maiuscola, mentre il nome specifico è minuscolo (quindi Homo Sapiens è sbagliato). So che mentre scriviamo i post per mettere il corsivo si perde un po' di tempo (e anche io in genere lo salto) però almeno le maiuscole e le minuscole mettiamole giuste.
Poi, oltre alle categorie che ho elencato, se ne possono aggiungere altre come Subphylum tra phylum e classe (Vertebrata), Sottofamiglia tra Famiglia e Genere (Homininae), e Tribù tra sottofamiglia e Genere (Hominini).

Vediamo più nel dettaglio le categorie (taxa -taxon al singolare-) di rango più basso.

Specie: gruppi di popolazioni realmente o potenzialmente interfeconde, che sono riproduttivamente isolate da altri gruppi simili. (La definizione classica di Mayr)
Naturalmente il concetto di specie è ampiamente dibattuto e non tutti concordano, però per i Primati trovo che possa andare abbastanza bene.

Quando si parla di fossili la questione si complica e a questo punto si parla di
Morfospecie: una specie definita solo in base a caratteri morfologici. (Non sapremo mai se un Austalopithecus robustus si potesse incrociare con un A. aficanus ma, dai caratteri morfologici, per ora siamo abbastanza sicuri di no.

Sottospecie: per gli animali è l'UNICA categoria tassonomica al di sotto del rango di specie! Sono gruppi all'interno della specie che sono differenti tra loro ma non abbastanza per essere considerati specie diverse. Per esempio due sottospecie di Scimpanzé sono: Pan troglodytes troglodytes e Pan troglodytes verus. Sono la stessa specie e possono ibridarsi ma sono geograficamente distanti (il primo in Africa centrale, l'altro in Africa occidentale) e sono stati divisi per così tanto tempo che hanno accumulato ognuna proprie particolarità. Probabilmente se non si estinguono prima (cosa molto probabile) e se non riprende il flusso genico tra le due popolazioni, un giorno avranno accumulato così tante differenze da non essere più interfeconde così che verranno elevate a rango di specie (P. troglodytes e P. verus, anche se dubito che verrà mai questo giorno).

Popolazione: questo termine NON ha validità tassonomica. Indica semplicemente un gruppo di individui di una specie (o sottospecie) che ha più probabilità di accoppiarsi tra di loro che con membri di altri gruppi. Praticamente indica un raggruppamento esclusivamente geografico. Al momento non mi vengono a mente esempi se non quello del lupo appenninico (Canis lupus italicus) che ha varie popolazioni ad esempio quella delle Colline Metallifere, o la popolazione della Sila, la popolazione del Pollino e così via. Non è che sono diverse l'una dall'altra, sono semplicemente in aree geografiche diverse e il lupo della Sila ha più probabilità di accoppiarsi con un altro lupo della Sila di quante ne abbia di accoppiarsi con un lupo delle Colline Metallifere.

E ora veniamo al punto
Razza: razza in teoria VORREBBE essere un termine tassonomico al di sotto del rango di specie. Oggi non si usa più questo termine se non in zootecnia per definire alcune linee selezionate artificialmente (per esempio la chianina e il mucco pisano sono definite come razze bovine). In zoologia non si usa più questo termine e l'unica categoria tassonomica al disotto della specie è la sottospecie. Anche in antropologia non si usa più questo termine. Nel codice di nomenclatura zoologica il termine razza NON ESISTE.
Quindi se vogliamo parlare di gruppi tassonomici all'interno della specie umana dobbiamo parlare di sottospecie. E, nonostante ancora nell'immaginario comune ci sia l'idea che esistano diverse razze umane, ormai è un bel pezzo che si è visto che la nostra specie NON HA una strutturazione tassonomica interna. Non esistono né sottospecie umane, né razze umane. Possiamo parlare di popolazioni umane se vogliamo riferirci a un gruppo che vive in un'area definita e ha più probabilità di trovare un partner al suo interno di quante ne abbia di trovarlo in altri gruppi. E bisogna ribadire che il termine popolazione non ha alcun intento classificatorio.

Non sto a ripetere i vari motivi per cui non esistono razze né sottospecie in Homo sapiens dal momento che c'è fior fior di letteratura scientifica e divulgativa che, dagli anni '80 fino ad oggi, ha affondato definitivamente il concetto di razza.
Tanto per dare alcuni spunti:

Relethford JH, 1994. Craniometric variation among human populations. American Journal of Physical Anthropology. Vol.95 (1): 53-62.
In questo articolo Relethford (uno dei miei ricercatori preferiti) applica le teorie di genetica delle popolazioni alle misure craniometriche. Inoltre in bibliografia ci sono diversi spunti anche per gli studi genetici che hanno minato le basi del concetto di razza.

Relethford JH, 2009. Race and global patterns of phenotypic variation. American Journal of Physical Anthropology. Vol.139(1): 16-22. (uesto non l'ho ancora letto ma presumo sia una versione aggiornata del precedente.

-Gould SJ, Intelligenza e pregiudizio (non è incentrato solo sul tema del razzismo, quanto più del determinismo biologico. Però, se c'è un libro che una persona deve leggere nella vita è questo, quindi ve lo consiglio anche se non c'entra troppo)

-Lavori di Barbujani ("Sono razzista ma sto cercando di smettere"; "L'invenzione delle razze. Capire la biodiversità umana")

-Manifesto degli scienziati antirazzisti: http://www.regione.toscana.it/regione/m ... a_2008.pdf

-Cavalli Sforza sulle razze: http://www.youtube.com/watch?v=e_s-1-N2hn0



adam ha scritto:Piedolo scrive che esistono le razze canine ma non le razze umane, se così fosse come fa ad esistere il razzismo?

Piedolo scrive che il termine razza è legato a periodi tragici mentre altri termini da me citati no, beh devo contraddirlo perché il termine pagano (da me citato) è legato alla schiavitù e a milioni di morti, laddove i civili cristiani europei sono giunti per portare la loro civiltà e la loro religione.
Nella prima Europa cristiana gli schiavi erano gli europei pagani non cristiani (sassoni e slavi), la chiesa cristiana ammetteva la riduzione in schiavitù dei pagani ma non dei cristiani.

A me non spaventano le parole come "razza" mi preoccupano di più i comportamenti (le parole) di Piedolo e di Lupo:

Piedolo ha scritto:Ma finiamola per piacere. Le razze non esistono che tu lo creda o meno. L'uomo presenta esclusivamente diversità culturali o biologiche estremamente superficiali. Inoltre, se ad un termine sono legati trascorsi tragici per l'umanità, si vanno eliminate, corrette, dimenticate. Nessuna delle parole che hai citato tu riporta alla memoria il tragico passato proprio del termine razze. Le parole e la lingua evolvono in continuazione. Se una parola legata ad un concetto che al giorno d'oggi non ha alcun significato non viene utilizzata in tal senso non c'è nulla di male.
Come scrivi tu "quello che si intende con i termini razza e sottospecie continua ad esistere a prescindere dal termine".... ??? Appunto. Non esiste, quindi se continui ad usare il termine mostri solo profonda ignoranza. Ci son le razze di cani, non le razze di uomini.


Lupo ha scritto:Adam, questo tuo atteggiamento "contro" la comunità scientifica è emerso in altri tuoi post. In realtà ci sono due o tre persone a farlo, ma non per questo quei pochi hanno ragione. I fatti sono fatti, non è che gli studiosi si mettono a complottare per creare teorie arbitrarie a tavolino. Certo sono argomenti che non si esauriscono mai, non fosse altro che pensare ai complotti per indottrinarci e schiavizzarci ideologicamente è molto più semplice che accettare la realtà delle cose. Se vuoi sostenere le tue fallaci ipotesi circa l'esistenza delle razze, dovresti tirare fuori dati e fatti con un certo rigore e non farne considerazioni filosofiche che andrebbero esposte, semmai, in un'altra discussione e non in questa.
Dico a tutti: questo è un forum frequentato primariamente da studenti, attenzione a quel che dite o scrivete. Siamo di manica larga nella moderazione degli interventi, ma certe affermazioni, specie se non corredate dai dati, rischiano di lasciare una pessima traccia nella loro formazione.



Mi pare di percepire, nelle vostra parole, l’odore del germe della discriminazione umana che incomincia con la mancanza di rispetto e la demonizzazione.


A me spaventa il razzismo e non la parola razza.

...

Ricordo come sino a non molti decenni or sono le comunita scientifiche eruropea e americana erano concordi nel sostenere l’esistenza delle razze e la superiorità della razza bianca.
Perciò stiamo attenti ad attribuire alla comunità scientifica il diritto divino e assoluto di dirci quali parole dobbiamo e possiamo adoperare.

Non credo sia necessario, per fare ammenda degli errori del passato, che la comunità scientifica butti oltre all’acqua sporca del razzismo anche il bambino della razza.

Non credo nemmeno si debba arrivare all’assurdo di dichiarare “razzista” chiunque adoperi la parola “razza” come in questo blog:

Esistono le razze nell’uomo?
http://www.dillinger.it/esistono-le-raz ... 48244.html

Capita spesso che si faccia uso della parola “razzista” e con la globalizzazione il fenomeno si ritrova ovunque. Alcuni sono convinti che essa denoti l’odio verso persone di altre regioni, mentre invece indica l’ideologia che vede la specie uomo divisa in gruppi definiti, detti “razze“.
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Re: Ràça, ràsa, razza

Messaggioda Berto » gio apr 10, 2014 10:09 pm

http://www.antrocom.it/MDForum-viewtopic-t-1032.html

Scusate se mi sono dilungato troppo, ma credo che quello delle razze sia un tema che debba essere conosciuto il più possibile e credo che soprattutto su un forum di Antropologia vadano evitati usi impropri del termine.[/quote]

Personalmente non ho nulla contro la voce "razza" che a me piace e che adopero senza problemi.
Non vi è nulla di disdicevole nell'adoperare la voce "razza" come sinonimo di "tipo umano caratteristico di una certa area gerografica" ma anche come sinonimo di "stirpe" e di "etnia" ... e altro.
Però sono contro il razzismo, l'etnodiscriminazione e il socioclassismo discriminante con tutto quanto comporta.

Non arrivo alla stupidità di credere che eliminando dall'uso la parola "razza" (creando un tabù) elimino il razzismo, anche perché il termine "razza" è implicito nella voce "razzismo" per cui per coerenza non bisognerebbe usare nemmeno questa voce.

Per me le razze esistono!

Le razze esistono?
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... f=44&t=774

Etimologia del filologo Giovanni Semerano:
Immagine
https://www.filarveneto.eu/wp-content/u ... C3%A7a.jpg

La voce razza si può tranquillamente usare anche per gli uomini allo stesso modo che si usano le parole animale, bestia e tante altre.

L'uomo è un animale, una specie animale e pertanto è più che corretto adoperare la parola "razza" anche per lui senza discriminare gli altri animali.

Non chiudiamo gli occhi difronte al razzismo pensando di eliminarlo tabuizzando la parola razza che è del tutto neutra e innocente, non prendiamocela con gli innocenti e non discriminiamo le parole.

L'uomo non è un macaco!
L'uomo non si manipola con i tabù del politicamente o ideologicamente (ma solo apparentemente) corretto.

Tabuizzare
http://dizionari.hoepli.it/Dizionario_I ... tabuizzare
http://www.treccani.it/vocabolario/tabuizzare


Scusatemi tanto ma piuttosto di sentirmi dire "sei una sottospecie umana" preferisco che mi si dica "razza di cretino".



Piedolo ha scritto:Si la nego perchè è un concetto deviato. Origine preistoriche? Ma che stai dicendo? Le espressioni popolari non sono affatto utili a sostenere la tua tesi, considerando che la lingua popolare è piena zeppa di metafore e soprattutto di sedimenti linguistici che non c'entrano affatto con la lingua italiana e soprattutto con la terminologia scientifica.
Ribadisco, la parola in se esiste figurarsi se nego una banalità del genere, mi sa che non hai letto cosa ho scritto. E' il concetto di razza che non ha senso, è stato smentito, distrutto e superato. Se tu vuoi usarlo fatti tuoi, ma sappi che stai parlando da solo. Se la gente non ti comprende non è colpa sua, questo volevo dire tirando in ballo gli sberloni.
Pensa un po' leggevo su internet che pure in ambito cinofilo il concetto di razza ha scarsissimo valore biologico ed è un concetto utile esclusivamente agli appassionati di cinofilia.



Su queste pagine si trova un approfondimento dell’etimololgia della parola razza che stando a l’ottimo filologo Giovanni Semerano ha origini "preistoriche"; si può osservare come nel corso dei millenni e dei secoli l'uso di questa parola si sia esteso dall’indicare inizialmente una tipologia di cavalli a successivamente indicare variazioni tipologiche di molte specie del regno animale tra cui quella umana.

Ràça, ràsa, razza (etimoloja)
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... f=44&t=774


Per quanto mi riguarda le “espressioni popolari” valgono tanto quanto, se non di più, delle espressioni gergali delle varie comunità scientifiche, anche perché la lingua popolare è più antica e nobile di ogni gergo specialistico e scientifico.

Ogni lingua da quella inglese, alla veneta, a quella italiana ha al suo interno vari “registri” che vanno dal comune allo specialistico, passando per il dotto e altre varianti geografiche e sociali.
Tutte queste variazioni linguistiche hanno la loro dignità e quella popolare o comune non è da meno delle altre anzi il più delle volte, essendo alla base di tutte né è “superiore”.

Io che non discrimino né gli esseri umani, né le loro culture e nemmeno le loro lingue, ritengo le lingue (comprese quelle dette dialetti) tutte aventi la stessa dignità e quest’ultime (le lingue dette dialetti) le ritengo più importanti per le Culture di ogni comunità, popolo o etnia; per esempio io ritengo la mia lingua veneta più importante di quella italiana, del latino e del greco.

Tornando alla voce razza ritengo che la polemica non abbia alcun senso, rispetto alla parola in se, caso mai potrebbe averne soltanto relativamente a uno o più dei significati o accezioni che questa voce ha assunto nel corso dei secoli e in particolare negli ultimi due.

Come si può ben capire osservando questi elenchi di voci, adottate nel corso dei millenni e/o secoli, dalle scienze come lessico gergale, sono tutte parole prese qua e là da linguaggi/lingue varie, prestiti o assunzioni del tutto arbitrarie e convenzionali con magari innovazioni o aggiunte semantiche:

http://it.wikipedia.org/wiki/Classifica ... cientifica
http://it.wikipedia.org/wiki/Tassonomia
http://it.wikipedia.org/wiki/Nomenclatura

Esempio la voce famiglia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Famiglia
voce di origini antichissime (non certo latine) che ha assunto vari significati tra cui anche quello in uso nella classificazione scientifica.

Non è che la voce adottata nel gergo scientifico sia il nome originario o più antico o più vero e più vicino a l’essenza dell’oggetto o concetto nominato, rispetto ad altri nomi come quelli comuni; la voce del gergo scientifico è soltanto una variante tra le tante possibili e resta la voce del gergo né migliore e superiore di tutte le altre sia essa un prestito greco, latino, inglese o di altre lingue antiche o moderne.



adam ha scritto:
Emerodromo ha scritto:
adam ha scritto:Per me le razze esistono!



Ti sei anche fatto un'idea di quante e quali razze (o sottospecie) appartengono alla specie "Homo sapiens", comprese sia le estinte che le attualmente viventi? e cosa le caratterizza come tali?


Potrei risponderti: tante, ma quante ? non lo so.

Il concetto di razza è diverso da quello presupposto in questa tua domanda.

E non è un problema mio il rispondere a questa tua domanda che non so nemmeno se sia giusta (correttamente formulata) e se abbia un senso.

Cosa vuol dire sottospecie?

Per poter rispondere alla tua domanda bisognerebbe prima fare uno studio apposito sull'uso della voce razza dai tempi antichi ai nostri giorni e poi verificare se la voce specie è ben definita e cosa siano le sottospeci ... .

Tu sei in grado di dirmi cos'è una sottospecie e quante sottospeci vi sono state e vi sono nella specie Sapiens o Sapiens Sapiens?

Razza è una parola d'uso comune e quotidiano, ben sedimentata nel linguaggio umano, con vari significati riconducibili tutti all'essenza della diversità o bio diversità: non un filo d'erba è uguale a un'altro.

pixiepukarcatax ha scritto:Ciao a tutti.
Vediamo più nel dettaglio le categorie (taxa -taxon al singolare-) di rango più basso.

Specie: gruppi di popolazioni realmente o potenzialmente interfeconde, che sono riproduttivamente isolate da altri gruppi simili. (La definizione classica di Mayr)
Naturalmente il concetto di specie è ampiamente dibattuto e non tutti concordano, però per i Primati trovo che possa andare abbastanza bene.

Quando si parla di fossili la questione si complica e a questo punto si parla di
Morfospecie: una specie definita solo in base a caratteri morfologici. (Non sapremo mai se un Austalopithecus robustus si potesse incrociare con un A. aficanus ma, dai caratteri morfologici, per ora siamo abbastanza sicuri di no.

Sottospecie: per gli animali è l'UNICA categoria tassonomica al di sotto del rango di specie! Sono gruppi all'interno della specie che sono differenti tra loro ma non abbastanza per essere considerati specie diverse. Per esempio due sottospecie di Scimpanzé sono: Pan troglodytes troglodytes e Pan troglodytes verus. Sono la stessa specie e possono ibridarsi ma sono geograficamente distanti (il primo in Africa centrale, l'altro in Africa occidentale) e sono stati divisi per così tanto tempo che hanno accumulato ognuna proprie particolarità. Probabilmente se non si estinguono prima (cosa molto probabile) e se non riprende il flusso genico tra le due popolazioni, un giorno avranno accumulato così tante differenze da non essere più interfeconde così che verranno elevate a rango di specie (P. troglodytes e P. verus, anche se dubito che verrà mai questo giorno).

Popolazione: questo termine NON ha validità tassonomica. Indica semplicemente un gruppo di individui di una specie (o sottospecie) che ha più probabilità di accoppiarsi tra di loro che con membri di altri gruppi. Praticamente indica un raggruppamento esclusivamente geografico. Al momento non mi vengono a mente esempi se non quello del lupo appenninico (Canis lupus italicus) che ha varie popolazioni ad esempio quella delle Colline Metallifere, o la popolazione della Sila, la popolazione del Pollino e così via. Non è che sono diverse l'una dall'altra, sono semplicemente in aree geografiche diverse e il lupo della Sila ha più probabilità di accoppiarsi con un altro lupo della Sila di quante ne abbia di accoppiarsi con un lupo delle Colline Metallifere.

E ora veniamo al punto
Razza: razza in teoria VORREBBE essere un termine tassonomico al di sotto del rango di specie. Oggi non si usa più questo termine se non in zootecnia per definire alcune linee selezionate artificialmente (per esempio la chianina e il mucco pisano sono definite come razze bovine). In zoologia non si usa più questo termine e l'unica categoria tassonomica al disotto della specie è la sottospecie. Anche in antropologia non si usa più questo termine. Nel codice di nomenclatura zoologica il termine razza NON ESISTE.
Quindi se vogliamo parlare di gruppi tassonomici all'interno della specie umana dobbiamo parlare di sottospecie. E, nonostante ancora nell'immaginario comune ci sia l'idea che esistano diverse razze umane, ormai è un bel pezzo che si è visto che la nostra specie NON HA una strutturazione tassonomica interna. Non esistono né sottospecie umane, né razze umane. Possiamo parlare di popolazioni umane se vogliamo riferirci a un gruppo che vive in un'area definita e ha più probabilità di trovare un partner al suo interno di quante ne abbia di trovarlo in altri gruppi. E bisogna ribadire che il termine popolazione non ha alcun intento classificatorio.

Non sto a ripetere i vari motivi per cui non esistono razze né sottospecie in Homo sapiens dal momento che c'è fior fior di letteratura scientifica e divulgativa che, dagli anni '80 fino ad oggi, ha affondato definitivamente il concetto di razza.
Tanto per dare alcuni spunti:


Forse una buona definizione di razza potrebbe essere questa:

All'interno della specie umana Sapiens esistono delle differenze e il termine razza è una voce generica per indicare i gruppi umani omogenei e differenti tra loro per colore della pelle e per altri caratteri fisici.

Il colore della pelle è un fatto naturale che caratterizza gli umani, l'animale umano, la specie umana Sapiens e questa differenziazione rientra nella ricchezza della biodiversità è in ciò non vi è nulla di male.
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Re: Ràça, ràsa, razza

Messaggioda Berto » gio apr 10, 2014 10:16 pm

Razzismo e discriminazione - diritti umani
http://www.filarveneto.eu/forum/viewforum.php?f=25
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Re: Ràça, ràsa, razza

Messaggioda Berto » ven apr 11, 2014 7:57 am

Il razzismo non c’entra: perché è stato assolto George Zimmerman
http://temi.repubblica.it/limes/il-razz ... rman/50043

SAN FRANCISCO - Mentre la giuria di Sanford, Florida, ha giudicato George Zimmerman non colpevole, non si ferma la discussione su quelli che a molti sembrano i veri punti in questione: razzismo e porto d’armi autorizzato dal diritto costituzionale statunitense.

Da una parte, chi sostiene che Zimmerman giudicò erroneamente la vittima, il diciassettenne Trayvon Martin, un criminale, in quanto afroamericano. L’accusa è che Zimmerman sia stato insospettito da Martin per via di un pregiudizio razziale, e per lo stesso motivo abbia avvertito la polizia e lo abbia seguito.

Dall’altra, chi ritiene che Zimmerman abbia semplicemente esercitato il suo diritto a girare armato, un diritto sancito dal secondo emendamento alla costituzione, e abbia sparato per legittima difesa dopo essere stato aggredito, negando ogni movente di tipo razziale. Zimmerman ha origini bianche e ispaniche.

La giuria, tuttavia, non doveva discutere né del presunto razzismo dell'imputato né del diritto costituzionale statunitense, ma dell’omicidio di Trayvon Martin nel quadro della cosiddetta legge Stand Your Ground introdotta nel 2005 in Florida.

La legge elimina il vincolo legale che in precedenza obbligava una persona minacciata al di fuori della propria abitazione a ritirarsi piuttosto che usare la forza. In altre parole, la legge, sottoscritta dal governatore Joe Bush e approvata da una larga maggioranza bipartisan, autorizza i cittadini della Florida a usare la forza ed eventualmente sparare per uccidere quando questi “ragionevolmente credono” di essere in pericolo e che tale azione sia necessaria per prevenire la propria morte. Questo indipendentemente da chi abbia iniziato l’alterco.

La legge sostiene che, in un confronto tra persone, qualunque sia la causa, e chiunque abbia iniziato tale confronto, la minaccia da parte di una persona giustifica l’azione preventiva - al limite letale - dell’altra. Per questo la legge ha assunto il nomignolo di Shoot First, spara per primo.

La legge autorizza l’attacco preventivo e, in ultima istanza, garantisce l’impunità ai vigilantes e a tutti coloro che si autoeleggono poliziotti di quartiere.

Essi esercitano la funzione di sorveglianza senza essere rappresentanti delle forze dell'ordine; tuttavia, con l’introduzione della Stand Your Ground, sono protetti dalla legge. Questo è stato il punto all’analisi della giuria. Questo il motivo dell’assoluzione.

Negli otto anni successivi al 2005, ben 24 Stati hanno adottato la stessa legge Stand Your Ground della Florida.
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Re: Ràça, ràsa, razza

Messaggioda Berto » ven apr 11, 2014 8:02 am

http://archiviostorico.corriere.it/2008 ... 5073.shtml

I manifesti degli scienziati a confronto:

Le razze umane esistono

Ecco il primo articolo del Manifesto della razza degli scienziati, datato 1938, firmato da un gruppo di docenti universitari vicini al regime e che anticipò le leggi razziali: I. Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti. * * * Le razze umane non esistono Il primo articolo del Manifesto degli scienziati antirazzisti, 2008, sottoscritto da diversi docenti (si può aderire via internet sul sito http://www.regione.toscana.it): I.

Le razze umane non esistono

L' esistenza delle razze umane è un' astrazione derivante da una cattiva interpretazione di piccole differenze fisiche fra persone, percepite dai nostri sensi, erroneamente associate a differenze «psicologiche» e interpretate sulla base di pregiudizi secolari. Queste astratte suddivisioni, basate sull' idea che gli umani formino gruppi biologicamente ed ereditariamente ben distinti, sono pure invenzioni da sempre utilizzate per classificare arbitrariamente uomini e donne in «migliori» e «peggiori» e quindi discriminare questi ultimi (sempre i più deboli), dopo averli additati come la chiave di tutti i mali nei momenti di crisi.



Esistono le razze nell’uomo?
http://www.dillinger.it/esistono-le-raz ... 48244.html

Capita spesso che si faccia uso della parola “razzista” e con la globalizzazione il fenomeno si ritrova ovunque. Alcuni sono convinti che essa denoti l’odio verso persone di altre regioni, mentre invece indica l’ideologia che vede la specie uomo divisa in gruppi definiti, detti “razze“. ?????????????

In questo articolo vedremo brevemente la parte scientifica della questione.

Dal punto di vista biologico, le razze umane non esistono (???). Le troviamo, però, solo in zoologia.
Per essere considerati razze, i gruppi di individui (umani o animali che siano) devono essere distinti tra loro e questo è possibile solamente qualora vi siano confini non superabili o non superati.

Grazie all’archeologia sappiamo che circa 4 milioni di anni fa nell’Est dell’Africa c’era la forma umana detta Australopithecus afarensis, mezzo milione di anni dopo, in Sud Africa, avevamo l’A. africanus, e così via passando per Homo erectus (Asia, 2 milioni d’anni fa), H. heidelbergensis (Europa, 800 mila anni fa), H. sapiens neanderthalensis (Europa, Medioriente, Asia, 250 mila anni fa) e H. sapiens (dall’Africa in tutto il globo, 100 mila anni fa).

E’ con l’Homo erectus che abbiamo la prima grande migrazione dell’umanità: egli si spostò dall’Africa alla Cina 1 milione di anni or sono.


Queste notizie le abbiamo grazie allo studio dei fossili umani, iniziato nell’Ottocento con il ritrovamento dei primi crani di forma umana in Belgio ed in Germania. Se è vero che fin dai filosofi greci c’è qualcuno che cerca di trovare risposta alla domanda “chi siamo, da dove veniamo?”, è proprio durante la “pubertà della Scienza” che zoologi e botanici provano a classificare i viventi andando alla ricerca di riscontri a questo interrogativo. Nel 1785 il padre della geologia James Hutton espone la “Theory of the Earth” alla Royal Society di Edimburgo in cui ipotizza, tra le altre cose, che i fattori producenti la comparsa e la scomparsa delle creature fossili continuano ad agire anche al giorno d’oggi. Pur non specificando alcunché dal punto di vista genetico, in quanto all’epoca era troppo presto per quella scienza, il metodo di studio della teoria di Hutton suggerisce di osservare come mutano le specie tra di loro e quali siano i fattori che provocano questi cambiamenti.

Il mattone successivo, importantissimo, lo pone il naturalista illuminista Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon, il quale scopre che le rocce hanno età diverse, afferma che la Terra ha circa centomila anni (all’epoca si dava per scontato che ne avesse 6 mila, grazie alle fantasie bibliche) ed ipotizza un cambiamento nel tempo degli esseri viventi. Fino ad allora si pensava (o, meglio, si credeva) che ogni cosa fosse stata creata in un dato modo durante la cristiana Creazione e che potesse solamente estinguersi ma non trasformarsi.

Dopo di lui venne il biologo Jean-Baptiste de Lamarck, in un certo senso precursore delle teorie darwiniane. Egli pensava che esseri viventi simili avessero un antenato in comune e che le trasformazioni avvenute nel tempo fossero causa dell’ambiente. Sbagliava invece a dire che le modifiche avute nella vita di un organismo venissero acquisite e tramandate ai discendenti.

Prima di Darwin, però, abbiamo un personaggio le cui teorie erano particolarmente in voga vent’anni fa. Stiamo parlando dell’economista inglese Thomas Robert Malthus, e dell’idea che la “sovrappopolazione” in un territorio (o nel mondo) sia la causa della fame e della povertà. Da Marx ad oggi sappiamo che Malthus sbagliò i suoi conti, eppure anch’egli contribuì allo sviluppo delle teorie del biologo Charles Darwin.

Potremmo considerare la Bibbia, con la sua divisione nelle razze camitica (africani), semitica (asiatici), e jafetica (europei), come il primo tentativo scritto di catalogazione in razze. Ma è solo con Linneo, nel 1700, che abbiamo una vera e propria catalogazione di specie viventi (e dei minerali): egli fonda la scienza tassonomica. Il metodo utilizzato si basa ovviamente sull’osservazione e poi sul confronto tra anatomie e fisiologie per poi stilare uno schema che parta dalla specie, passi per genere, famiglia, ordine, classe, phylum e finisca in uno dei regni. Linneo colloca erroneamente l’uomo tra i Primati e pensa esistano sei razze: africana, americana, asiatica, europea, selvaggia, mostruosa.

I tentativi di raggruppamento in razze sono molti nei decenni.
C’è chi divide l’umanità in due razze, chi in tre, quattro (come Immanuel Kant), e così via fino ad arrivare a sessanta. Queste differenze tra gli studiosi nascono sia per motivazioni ideologiche (l’Ottocento è l’epoca dei nazionalismi), sia per motivazioni pratiche. Le razze sono dei gruppi di individui con caratteristiche ben distinte: forma del cranio, peso, statura, colore degli occhi, carnagione, gruppo sanguigno.
Ora, finché prendiamo come esempio il “classico” finlandese ed il “classico” nigeriano, non abbiamo dubbi perché sono differenti in ogni aspetto.
Facciamolo ancora più semplice, prendendo solo il peso e l’altezza delle persone: ogni individuo apparterrà ad un gruppo ben distinto (facciamo tre), tranne quelli che hanno peso appartenente ad un gruppo ed altezza ad un altro. Però peso ed altezza non ci bastano e quindi prendiamo forzatamente altri fattori come ad esempio il gruppo sanguigno, il colore degli occhi e la carnagione. Se proviamo a disegnare degli insiemi in cui inserire le persone, vedremo una parte maggiore di essi sovrapposta agli altri.
Ecco, non è possibile, in questo caso, parlare di razze. ???

Quand’è che possiamo allora dividere degli individui in razze?
Solo nel caso in cui gli individui di una specie non entrino in contatto tra loro (ad esempio per via di un confine naturale inaggirabile). Guido Barbujani, genetista autore de L’invenzione delle razze, fa tre esempi: il ghepardo, il krill e la lumaca dei Pirenei. I ghepardi hanno pochissima variabilità genetica e compongono un’unica famiglia; i krill, crostacei componenti il plancton, hanno molta variabilità genetica ma non sono divisibili in razze; le lumache dei Pirenei hanno diversità genetica ma gli individui che vivono in una valle costituiscono razza diversa rispetto a quelli che vivono nella valle accanto.
La conclusione è categorica: le razze si formano solo se le popolazioni restano isolate.
E l’uomo, per natura, si sposta fin dalla sua comparsa sul pianeta.

Le razze umane sono un’invenzione sociale, quindi, e non un fatto biologico (e alora ???).


Salve, ho letto l’articolo, non condivido la sua conclusione. Il concetto di razza è un concetto che è stato distrutto e messo in cattiva luce dall’uso che l’uomo ne ha fatto durante la storia. A generare il razzismo (che è assolutamente da rigettare e condannare) non è la razza. L’associazione “esistono razze” = “essere razzista” è tremendamente fuorviante e diffusa.
Il razzismo si genera:
1) ricorrendo a definizioni arbitrarie per la classificazione in razze (peso, altezza, sangue ecc)
2) creando una gerarchia altrettanto arbitraria tra le razze (è assurdo pensare che in base alle razze ci siano diversi tipi di intelligenza ma non per questo si può ammettere che non esistano razze a meno che nella parola stessa non si includa già un senso intragerarchico innato).
Il concetto di razza dunque se manipolato è pericoloso.
Ma questo ci basta per relegarlo nell’albo delle falsità?
Non credo sia intellettualmente corretto anche se riconosco che deve essere sempre maneggiato con estrema cautela. Rimane comunque un termine forte che richiama alla mente tanti orrori e conditio sine qua non per il sorgere di idee razziste. Dico dunque che se si decide di non usare il termine “razza” per queste motivazioni storiche e morali ben venga ma bisogna nella stessa sede informare che ogni popolazione della specie umana contiene tutti i geni umani esistenti ma varia la frequenza con cui questi geni si manifestano. Esistono dunque dei tipi umani. Dunque pur condividendo lo stesso corredo genetico gli uomini di differenziano per le combinazioni dei geni stessi.
E’ vero che il movimento incide sulla sfumature dei bordi (non confini si badi!) e dove le sfumature sono ormai prevalenti diventa inutile parlare di razza se non con delle forzature perchè diventa, alla luce di estrema sfaccettatura combinatoria genetica più appropriato parlare di etnie (e dunque far riferimento a cultura e usi anzichè ai tratti genetici) . Non capisco infatti perchè lei colloca il paragone finlandese-nigeriano tra altri paragoni che invece sono evidentemente (e volutamente nell’intenzione dell’articolo) di scarso valore scientifico. Per concludere vorrei richiamare alla sua attenzione la definizione stessa di genocidio contenuta nella Convenzione sul genocidio 1948 che configura tale crimine per quattro tipi di gruppi: nazionali, etnici, religiosi, razziali, e che la Camera di prima istanza del Tribunale Internazionale Penale per l’ex-Jugoslavia ha definito il gruppo razziale come quel gruppo basato su tratti fisici ereditari.
Spero di non essere sembrato razzista.
Le razze umane quando sono un’invenzione sociale diventano un pericolo.


Mi perdoni ma credo che il mio intervento sia chiaro e comprensibile.
Dato che evidentemente intendiamo il termine “razza” in due modi non del tutto identici (lei si limita ad ascoltare “l’unica voce che si dovrebbe” della biologia, io invece ascolto ANCHE le voci della genetica e della giurisprudenza più dignificativa in materia) non me la sento di rispondere alla sua domanda con un “sì” o un “no” proprio perchè quel “sì” in particolare sarebbe riferito al concetto di razza che ho formato nel mio bagaglio culturale ed, essendo questo diverso dal suo, inevitabilemente non ci capiremmo. Prima di arrivare a capirci credo dunque dobbiamo comprenderci (io ho compreso il suo punto di vista prettamente biologico e quasi prescrittivo) dunque posso solo invitarla, se non le è di fastidio, a rileggere il mio commento.

Le sarei grato se rispondesse alla parte del mio commento quando sottolineo che non mi è chiaro un passaggio del suo articolo: “…Non capisco infatti perchè lei colloca il paragone finlandese-nigeriano tra altri paragoni che invece sono evidentemente (e volutamente nell’intenzione dell’articolo) di scarso valore scientifico.”

Lei a sostegno della sua tesi dice che l’unica voce che bisognerebbe ascoltare per capire la questione è la biologia. Ad oggi molti genetisti se la prenderebbero.




Ma cosa stai scherzando? Il razzismo esiste perchè esistono le razze? Le razze sono un'invenzione culturale e il razzismo è un pensiero deviato.
Se vuoi mi esprimo meglio il termine razza risveglia recenti tragedie. Il termine pagano no. Pagano è un termine entrato nell'uso comune, privo di qualsiasi connotato positivo o negativo. Razza no. Se vuoi uniformarti alle convenzioni linguistiche bene, altrimenti sappi che prima o poi, vista la tua voglia di essere diverso ed affermare la tua idea sulla razza, qualcuno che ti tira uno sberlone lo trovi Inoltre se vuoi fare la voce fuori dal coro e negare la validità della comunità scientifica e antropologica, non so cosa stai a fare su questo forum.
La razza non esiste per il semplice fatto che non esistono criteri che la definiscono e che si adattano al genere umano. Non è un concetto scientificamente corretto, non serve neppure metodologicamente a colmare lacune perchè esistono concetti più validi che lo sostituiscono più che adeguatamente. E' un'invenzione inutile.
Considerando poi che, sia dal punto di vista biologico, sia da quello culturale, è stata ampiamente dimostrata l'inesistenza di confine netti tra culture e tra tipi umani (termine che spesso sostituisce razza) non vedo proprio come si possa ancora sostenere l'uso del termine razza. Non solo non è accettabile il termine, ma proprio non serve a definire nulla.



Gentile Piedolo
mi sapresti dire da dove viene la parola razzismo se non dalla parola razza?
Vorresti negare l'esistenza della parola razza con le sue origini preistoriche attestate in area mesopotamica?

Nella mia lingua veneta abbiamo espressioni simpatiche che io non intendo certo rinnegare e cancellare dall'uso: ràça de mona, ràça de bauco, li anxoli na raça çeleste e li diavoli na ràça enfernal e mille altre di ogni colore che personalmente trovo bellissime.

Non ti arrabbiare per nulla e per me questo è un forum di persone e no di specialisti accreditati, quando mi sono iscritto nessuno mi ha chiesto se possedevo la laurea in antropologia o se condividevo o meno certe ideologie.

Al mondo c'è sempre qualcuno che tira sberle, fucilate o bombe anche in mezzo alla folla innocente e che ruba il pane, la mente e l'anima ai poveri.

Se vuoi eliminare dal tuo vocabolario la parola razza devi eliminare anche la parola razzismo che immancabilmente e inevitabilmente la richiama.
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Re: Ràça, ràsa, razza

Messaggioda Berto » ven apr 11, 2014 9:50 am

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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