I DIPENDENTI DELLA LIDL CHE HANNO CHIUSO DUE DONNE ROM IN GABBIA
Chi ha chiuso queste due donne in quella specie di gabbia è un mostro. Non ci sono scuse, non ci sono risate. Le due donne frugavano fra i rifiuti e loro le hanno chiuse lì. Ora la Lidl fa sapere che “sta verificando le circostanze”. Circostanze un cazzo. Spero che vi licenzino, maledetti bastardi, perché siete la feccia dell’umanità. Mi fate ribrezzo, voi e tutti coloro che creano quel clima di razzismo nel quale voi sguazzate con piacere come pezzi di merda in una cloaca.
Saverio Tommasi
https://www.facebook.com/SaveTommasi/vi ... 9782723738
Alberto Pento
Non si trattava di rifiuti, ma del cassone protetto dei prodotti difettosi. Allora hanno fatto bene i dipendenti del supermercato in qualità di dipendenti e di cittadini ad arrestarle, dovevano tenerle chiuse e chiamare la polizia o i CC.
Il difensore dei criminali, Tommasi, non ha vergogna alcuna è abituato a farla franca, ma sarà ancora per poco spero.
Facoltà di arresto da parte dei privati
di Alberto Monari
http://www.kultunderground.org/art/752
L'arresto in flagranza[2] di reato, avviene normalmente ad opera di ufficiali e agenti della Polizia Giudiziaria. Secondo la legge (art.382 Codice di Procedura Penale), è in stato di flagranza chi viene colto nell'atto di commettere il reato (cosiddetta flagranza propria), o chi, subito dopo averlo commesso, è inseguito dalla polizia, dalla persona offesa o da altre persone, ovvero è sorpreso con cose o tracce dalle quali appaia che egli abbia commesso il reato immediatamente prima (cosiddetta flagranza impropria o quasi flagranza).
Nelle ipotesi di flagranza di reati per i quali è previsto l'arresto obbligatorio da parte della PG (qualche esempio dall'art.380 CPP: delitti contro la personalità dello Stato, delitto di devastazione e saccheggio, delitti contro l'incolumità pubblica, delitto di riduzione in schiavitù previsto, delitto di prostituzione minorile, delitto di iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile, delitto di furto di armi, delitto di rapina e di estorsione, delitti concernenti sostanze stupefacenti o psicotrope, ecc.), e limitatamente ai casi in cui il delitto sia perseguibile d'ufficio, l'art.383 del Codice di Procedura Penale stabilisce che "ogni persona è autorizzata a procedere all'arresto in flagranza", con l'obbligo consequenziale di "senza ritardo consegnare l'arrestato e gli oggetti costituenti il corpo del reato alla polizia giudiziaria, la quale redige il verbale della consegna e ne rilascia copia".
L'istituto costituisce, quindi, una forma di autotutela che il nostro ordinamento penale ha riservato al privato, in considerazione della necessità pratica che impone un'immediata e tempestiva reazione di fronte al perpetrarsi di un grave delitto, oltre che essere l'espressione di una politica legislativa finalizzata a permettere la repressione di fatti illeciti anche attraverso la volontaria collaborazione dei cittadini con le istituzioni.
La facoltà di effettuare l'arresto per il cittadino privato non rappresenta certo una "novità" dell'attuale sistema processualpenalistico (risalente agli anni 1988/89), ed è stato in passato sospettato di essere in contrasto con il 2° comma dell'art.13 della Costituzione il quale, autorizzando la sola "autorità di pubblica sicurezza" ad adottare misure restrittive della libertà personale, parrebbe volersi riferire soltanto agli organi costituiti che impersonano la Pubblica Amministrazione.
La Corte Costituzionale ha, tuttavia, precisato che il privato, quando agisce in presenza dei presupposti previsti dalla norma che gli consente l'arresto in flagranza, acquisisce la veste di organo di polizia, sia pure in via straordinaria e temporanea, e di conseguenza viene a godere, nell'esercizio delle funzioni pubbliche assunte, della stessa speciale posizione giuridica conferita ai soggetti che esercitano poteri di polizia giudiziaria. Semprechè, sottolinea la Corte, rimanga nei limiti che la norma stessa impone (egli è anche autorizzato a prendere in custodia le cose costituenti il corpo del reato, assumendo così eventualmente anche la qualità di custode di cose sequestrate).
E a questo proposito, opportunamente viene chiarito dalla Giurisprudenza della Corte di Cassazione che, determinante ai fini della legittimità dell'arresto, è la circostanza che la persona arrestata non venga trattenuta, dal privato intervenuto nell'operazione, oltre il tempo strettamente necessario per la consegna agli organi di polizia, in modo da evitare che una misura eccezionale si trasformi in un "sequestro di persona" dell'arrestato.
Inoltre, per concludere e precisare ancora meglio, i privati cittadini possono difendere i beni di loro proprietà e possono inseguire i ladri anche se questi ultimi si sono già "disfatti" degli oggetti rubati e anche se il reato commesso prevede l'arresto facoltativo da parte della polizia giudiziaria. Questo in sostanza il senso della sentenza n. 37960 della Corte di Cassazione (Sez. II penale), del 24-09-2004. La Corte ha dichiarato "inammissibile" il ricorso di un borseggiatore che aveva rubato ad una giovane bolognese il portafogli, di cui però si era liberato subito poiché si era accorto che un passante lo aveva visto. Nonostante, quindi, la possibilità di recuperare agevolmente il portafogli, il passante aveva inseguito e trattenuto il ladro, successivamente identificato e arrestato. L'intervento del passante era stato "illegittimo", secondo il borseggiatore, perché "per il furto aggravato non è concessa al comune cittadino la facoltà di arresto".
La Corte ha affermato invece che "il privato, anche in assenza delle condizioni previste dal combinato disposto degli articoli 383 e 380 cpp, e quindi anche se non ha la facoltà di procedere all'arresto in flagranza dell'autore dei reati per i quali è solo previsto l'arresto facoltativo, ha tuttavia il diritto di difendere la sua proprietà e quella dei terzi dagli attacchi dei malfattori; e quindi di inseguire un ladro al fine di recuperare la refurtiva e di consentirne l'identificazione e l'eventuale arresto da parte della polizia giudiziaria".
La sentenza ha perciò reso definitiva la condanna a tre anni e un mese di reclusione, oltre a 600 euro di multa, nei confronti del borseggiatore confermando la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Bologna nel 2003. Non ha avuto successo, è stata la conclusione dei magistrati, "la tesi difensiva che vorrebbe addirittura criminalizzare l'encomiabile operato di un soggetto intervenuto in difesa di un diritto altrui". Pertanto l'intervento del passante va considerato "assolutamente legittimo".
Nota
[2] Arresto in flagranza: consiste in una privazione temporanea di libertà di competenza esclusiva della p.g. L'arresto in flagranza rappresenta la prima forma di custodia cautelare; si distingue in obbligatorio e facoltativo, a seconda che la sua attuazione costituisca un atto dovuto o discrezionale. L'articolo 380 del Codice di Procedura Penale stabilisce, in via generale, che gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria debbano procedere all'arresto di chiunque è colto in flagranza di un delitto non colposo, consumato o tentato, per il quale la legge stabilisce la pena dell'ergastolo o della reclusione non inferiore nel minimo a quattro anni e nel massimo a venti anni. L'articolo 381 dello stesso Codice prevede, invece, soltanto la facoltà di arrestare chi viene colto in flagranza di un reato non colposo per il quale è prevista la pena della reclusione superiore nel massimo a tre anni ovvero non inferiore nel massimo a cinque anni. Entrambi gli articoli prevedono, però, una lunga serie di reati, tassativamente indicati, per i quali è stabilito rispettivamente l'arresto obbligatorio o facoltativo, indipendentemente dalla previsione generale delle pene su indicate.
Chiudere in casa un ladro è sequestro di persona?
http://www.laleggepertutti.it/113233_ch ... di-persona
Colto in fragranza mentre rubava in casa, il padrone di casa chiude la porta a chiave e “sequestra” il ladro: può essere davvero denunciato?
Una scena che spesso si concretizza nelle paure di molti italiani: tornare a casa, trovare la porta aperta e dentro un ladro intento a frugare nei cassetti e a svaligiare gli armadi. Chi è pronto di spirito e abile di riflessi – ma anche un po’ temerario – riesce a chiudere subito la porta a chiave per poi chiamare la polizia. Ma il nostro Paese, si sa, è spesso additato per un eccessivo garantismo nei confronti di criminali e imbroglioni e non ci meraviglierebbe che il povero derubato si possa trovare da vittima a carnefice, denunciato dallo stesso ladro per sequestro di persona.
Non è una favola: casi del genere ne sono successi. Ma le cronache si fermano all’antefatto, quello che fa più notizia e scalpore per la paradossalità della vicenda: il lestofante che trascina in processo la vittima. Siamo in Italia – si dirà – e tutto è possibile. Ma i giornali, poi, non ci raccontano di come finiscono processi. Ed è qui che interveniamo noi, per cercare di sfatare un luogo comune: si può essere denunciati per sequestro di persona dal ladro chiuso a chiave in casa nostra?
Subito urge la prima precisazione: denunciati sì (chiunque è libero di sporgere querela contro un’altra persona), condannati, invece, più difficilmente. Questo per dire che, se anche il ladro ha l’ardire di fare la pecorella della situazione denunciando il suo sequestro, il processo si chiuderà con l’assoluzione del padrone di casa.
Vediamo perché.
Siccome siamo un popolo di diffidenti, a cui non piace credere in chi spiega le notizie se non “toccando con mano”, partiamo subito dalle norme. Il codice di procedura penale [1] stabilisce che ogni cittadino (qualora se la senta, ovviamente: non è obbligato!) può procedere all’arresto del criminale “beccato” in flagranza, ossia con le mani nel sacco. “Arresto” implica non certo l’uso delle tradizionali manette, ma, in senso pragmaticamente fisico, bloccare il soggetto in questione. Tale facoltà è concessa a chiunque, purché il criminale stia compiendo un delitto perseguibile d’ufficio (che non necessita cioè di querela per poter essere punito).
Poiché nessuno cammina con il codice penale in tasca, si sappia che i delitti perseguibili d’ufficio sono sempre quelli più gravi. È appunto il caso di furto in abitazione quando c’è violenza sulle cose (effrazioni di porte o finestre) o uso di mezzo fraudolento, chiavi false, grimaldelli ecc. oppure nei casi di rapina. In tutte queste ipotesi, dunque, il padrone di casa – anche nello spirito di una certa autotutela – può procedere a “bloccare” dentro casa (ossia arrestare) il ladro. Il che legittimerebbe il derubato ad usare una certa violenza – proporzionata pur sempre all’offesa – per vincere l’altrui resistenza. Non cadiamo però in tentazione: il ladro che fugge non fa resistenza, per cui non è consentito sparargli alle spalle (ma neanche in faccia!).
Molto importante: non bisogna tentare di vendicarvi. In pratica, dopo aver chiuso la porta, è necessario chiamare subito la polizia. La legge infatti richiede che il cittadino, una volta proceduto all’arresto in flagranza, debba mettere a disposizione delle forze di polizia il ladro nel più breve tempo possibile.
Addirittura, prima di una recente riforma, si riteneva che il cittadino, al momento dell’arresto del criminale, fosse un pubblico ufficiale, perché svolgente un’attività di rilievo pubblico, di interesse collettivo. Per cui il criminale che tentava di svincolarsi o di usare violenza contro il padrone di casa, commetteva anche l’ulteriore reato di resistenza a pubblico ufficiale.
Sintetizzando: il titolare di un appartamento che scopre in casa il ladro dopo aver scassinato la porta, lo può chiudere a doppia mandata. Subito dopo dovrà chiamare il 112 o il 113. Se anche il malvivente malauguratamente lo denuncia per sequestro di persona, è verosimile che l’accusa cada già nella fase delle indagini preliminari.
Un’ultima precisazione: una riforma del 2006 ha reso più elastico l’uso della pistola come mezzo per difendersi in casa propria. In pratica, si presume già che, in caso di violazione di domicilio, l’arma sia usata per legittima difesa, salvo la prova contraria che, in questo caso, dovrà dare il criminale. È necessario comunque che colui che pone in essere la legittima difesa paventi un pericolo per l’incolumità della persona e infine che la legittima difesa sia esercitata a mezzo di un’arma o un altro strumento di coercizione legittimamente detenuto da chi ne fa uso.
Alberto Pento
Era un diritto dei dipendenti, in quanto lavoratori della LIDL e di cittadini bloccare queste due donne, chiaramente malviventi o perlomeno sospette, all'interno dell'area protetta del cassone porta oggetti difettosi, dove le zingare si erano introdotte abusivamente per cercare qualcosa rubare; però poi dovevano chiamare la polizia o i carabinieri. Il fatto di averle bloccate, filmate e poi lasciate andare senza chiamare le forze dell'ordine non necessariamente è configurabile come un sequestro di persona anche se non hanno chiamato le forze dell'ordine, poiché probabilmente nemmeno sapevano che potevano/dovevano farlo o forse non ci hanno pensato; e la diffusione del filmato sul web come testimonianza e gogna pubblica non è affatto un male.
Emilio Baiocchi
Alberto Pento: Si. Penso che nel frattempo i ladri se ne siano già andati ed io con la casa soqquadro, senza contare quanto asportato, contante,oro, argenteria, pezzi di antiquariato...... Chiamate le Forze dell'Ordine, di cui mi onoro di aver fatto parte, quale Ufficiale nei Carabinieri, pur affermando che la procedura da lei proposta è corretta, devo anche aggiungere che lo stato attuale in cui stiamo vivendo, è comparabile al periodo in cui fu Applicato il Fermo di Pubblica Sicurezza, Fermo alquanto differente dal Fermo di Polizia Giudiziaria. Ora, pur ribadendo la legittimità giuridica del concetto da lei espresso , credo ci troviamo in una situazione straordinaria. Così come il Fermo di P.S. fu introdotto per un breve periodo di anni, per un principio preventivo, prevalentemente con finalità anti - terroristiche , B.R. e sigle similari. Credo allora, che il Legislatore ora dovrebbe intervenire con urgenza, con un decreto legge, poi convertito entro i termini di legge in legge, ad una misura sospensiva del sequestro di persona o in subordine della violenza privata, esercitata nei confronti del delinquente in caso di flagranza del caso in questione. Considerando il fatto che data l'altissima incidenza di tali episodi, considerando che tali delinquenti, ( statistiche riportano che hanno il 90% delle probabilità di dileguarsi, farla franca,) con il risultato che al malcapitato, non resta che il danno e la beffa.
Rom ingabbiate, i dipendenti: "Se sparisce merce di scarto noi perdiamo il posto"
Le voci dei dipendenti e responsabili del supermercato dove sono state rinchiuse due rom nel gabbiotto della spazzatura
Claudio Cartaldo - Ven, 24/02/2017
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/ ... 68474.html
C'è un'altra verità dietro quel video pubblicano online con due rom rinchiuse in un gabbiotto dei rifiuti (guarda il video).
La verità di chi vive quotidianamente una situazione di degrado insopportabile, quella dei clienti costretti a subire i furti e quella dei lavoratori che rischiano il posto se anche un rifiuto viene sottratto. Già, perché le due donne nomadi protagoniste della scena non sono nuove di fronte al supermercato della Lidl di Follonica. Abitualmente chiedono l'elemosina, importunano i clienti e creano disagi ai dipendenti.
Aleno è questo che emerge dall'intervista realizzata dal Tirreno ai responsabili del punto vendita del discount. "Queste donne sono sempre in giro a mendicare e importunano i clienti, sia nostri che delle altre catene", dicono. "Quello che è avvenuto è un episodio che si è verificato quando alcuni ragazzi, impegnati al loro posto di lavoro, hanno scoperto le due donne che frugavano dentro i cassonetti. Se sparisce qualcosa da questi spazi ci rimettiamo il posto".
I dipendenti abituali del supermercato, così come Salvini, si sono subito schierati dalla parte lavoratori. Uno dei due peraltro iscritto alla Cgil. "Più volte mi hanno rubato il carrello con la spesa", dice un cliente a Fanpage. Ecco. Il degrado è un problema che i responsabili del Lidl non possono sottovalutare. "Non vogliamo dare un'immagine di degrado del negozio- spiegano - Qualche tempo fa le donne dormivano anche nel parcheggio: si sdraiavano sull'asfalto, accampandosi lì anche per la notte e certo non era un bel biglietto da visita per l'azienda, né per chi lavora in questa sede".
Per più di una volta sono state chiamate inutilmente le forze dell'ordine e i dirigenti del punto vendita hanno provato a far cambiare zona di accattonaggio alle due rom. Senza riuscire nell'impresa. "Ogni volta sono tornate e la situazione non è mai cambiata", spegano i responsabili. "Pensate che ormai sono anni che va avanti questa storia divenuta insopportabile. Quello che è accaduto va visto in quest'ottica: se viene portato via qualcosa dagli scaffali, oppure se persone non autorizzate entrano in questi spazi riservati, noi rischiamo il posto di lavoro".
Questo è il punto fondamentale. Forse pubblicare il video online non è stata un'ottima idea, e questo anche qualche cliente lo pensa. Ma quasi tutti avrebbero rinchiuso le due rom nel gabbiotto della spazzatura. Soprattutto se, come spiegato dai responsabili, nel caso in cui fosse sparito anche un cartone rovinato i dipendenti avrebbero rischiato di rimanere disoccupati. "L’ episodio che si è verificato - concludono dal negozio - è dovuto all'esasperazione dei lavoratori che si ritrovano a combattere tutti i giorni con questa situazione, senza che nessuno intervenga". Altro che razzismo.
https://www.facebook.com/marco.pierucci ... 1004743561