Tutto il Mondo è paese, certo ma non è ovunque lo stesso paese e ogni parte del Mondo che è un paese a sé va rispettata per quello che è, se merita rispetto perché a sua volta rispetta.
Un filmato pieno di menzogne che raccontà una realtà falsificata.
«Tutto il mondo è paese»: la fiction Rai su Lucano e il modello Riace che non vedrà mai la luce
30 settembre 2021
https://www.open.online/2021/09/30/mimm ... o-e-paese/
Non è mai andata in onda e, dopo la sentenza di oggi, è difficile che la si vedrà mai inserita in palinsesto su una delle reti Rai. La fiction Tutto il mondo è paese, sul modello Riace di Mimmo Lucano, è stata realizzata quattro anni fa su richiesta della stessa azienda di servizio pubblico. Ma, a questo punto, è probabile che sia destinata a rimanere nell’archivio di Mamma Rai. Il prodotto, diretto da Giulio Manfredonia per Picomedia, Ibla Film e Rai Fiction, elogiava l’ex sindaco di Riace e il suo modello, e rischia di essere affossato dalla condanna a 13 anni e due mesi inflitta oggi a Lucano in primo grado, proprio in relazione a quel modello di accoglienza e integrazione dei migranti che la miniserie mette in risalto.
Lo sfogo di Beppe Fiorello
La prima messa in onda di Tutto il mondo è paese era prevista per febbraio 2018. Da allora cominciarono vari slittamenti. Nel settembre 2018, il protagonista della serie, Beppe Fiorello, protestò pubblicamente contro i vertici Rai per aver più volte rimandato e poi sospeso la messa in onda della fiction. «Bloccata perché narra una realtà e nessuno dei miei colleghi si fa sentire», furono le parole di Fiorello. Viale Mazzini dal canto suo si difese chiamando in causa la vicenda giudiziaria in corso: «Nessun blocco – rispose ufficialmente la Rai – la fiction è stata sospesa in attesa delle decisioni della magistratura. Non appena si chiuderà l’indagine, il servizio pubblico adotterà i provvedimenti conseguenti». Da allora sono trascorsi quasi tre anni senza che sia stata individuata una data per la messa in onda.
La polemica tra Lucano e la Rai
In un’altra occasione – era lo scorso giugno – intorno alla sospensione della messa in onda della fiction si avanzarono ipotesi di una certa gravità. Lo stesso Lucano, intervistato da Klaus Davi per il web talk KlausCondicio, a domanda diretta dell’opinionista rispose che «no, non escludo che la ‘Ndrangheta abbia potuto avere un ruolo nello stop alla messa in onda della fiction dedicata a Riace». Udite quelle parole, Viale Mazzini andò su tutte le furie e uscì con una severa nota ufficiale volta ad allontanare ogni insinuazione riguardo a quell’accostamento con la criminalità organizzata. «La Rai respinge con sdegno e fermezza le affermazioni e le ipotesi del giornalista Klaus Davi e dell’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano. Oltre che essere ovviamente del tutto prive di qualsiasi fondamento – si legge nel comunicato – sono offensive e gravemente lesive per la reputazione aziendale. La messa in onda della fiction è, come da prassi, collegata all’esito del procedimento penale pendente nei confronti del signor Lucano».
Ritengo questo articolo il piu' importante resoconto attendibile su quello che è successo a Riace.
Dispiace solo che ci vogliano i tedeschi, per chiarire le cose.
Silvio Puzzolu
https://www.facebook.com/paolo.verni/po ... 0202828541
Per la gestione dei migranti, per questo suo famoso sistema di accoglienza diffusa, un sistema ammirato in tutto il mondo, e su cui è venuto a girare un cortometraggio persino Wim Wenders, qui sono arrivati fino a 3 milioni di euro l'anno. E però, colpisce. Provi a capire come era Riace, ora che è tutto finito, cosa era, cosa non ha funzionato: e non trovi un numero. Quanti abitanti effettivi ha, per esempio, a prescindere dal dato formale dei residenti? Cioè, quale era realmente la proporzione tra italiani e stranieri? E gli italiani, che età hanno, in media? E che reddito? Quanti migranti sono stati qui? Più di 6mila, dicono. Ma che significa? Per quanto tempo? E ora, dove sono? Riace gli è stata utile? Hanno imparato, tipo, un po' di italiano? E queste associazioni a cui era affidato tutto, che bilancio avevano? E quanti dipendenti? Selezionati come? Quante spese organizzative rispetto alle spese sostanziali?
In tutti questi anni, è stato rendicontato poco o niente.
E spesso, in modo solo generico.
L'unico numero certo qui è quello che il 26 maggio, quando è stato eletto il nuovo sindaco, è stato battuto dalle agenzie di stampa di mezzo mondo. 24. I voti per Mimmo Lucano.
Ed è un numero sbagliato.
24 sono i voti che ha avuto la lista di Fratoianni alle Europee.
Eppure, Riace non ha che 2.313 abitanti. La stazione è un binario e basta, senza biglietteria né niente. Poi c'è una farmacia, e di fronte, un bar e un tabaccaio. Fine di Riace Marina. Che è una delle due parti di cui si compone Riace, ed è sostanzialmente una fila di villette strette tra il mare e la statale. 300 metri più su, a sette chilometri, c'è Riace Superiore. Con la piazza del municipio, la chiesa, un bar, una salumeria e un piccolo alimentari, altri due bar e il tabaccaio. Sono collegate da due corriere al giorno.
E cioè, dall'autostop.
Il primo che si ferma ha un fuoristrada da oltre 40mila euro. E quando gli dico che sono una giornalista, mi dice subito: L'ho comprato a rate. Fa il muratore.
Sono quasi tutti operai, qui. E, curioso: molti hanno un SUV. Moltissimi.
E hanno tutti lavorato nell'accoglienza.
Tra progetti ordinari e progetti di emergenza, tra SPRAR e CAS, Riace aveva circa 300 posti. Ma a tratti, in base agli sbarchi, in base a guerre e carestie, i migranti erano più del doppio. Gestiti da Città Futura, l'associazione fondata nel 1999 da Mimmo Lucano, e altre sei associazioni minori. Ma capire come, è complicato. Google non ha molte informazioni. E quindi, l'unica è telefonare alle associazioni. Una a una. Inizio dal Girasole. Da Maria Taverniti, la sua presidente. Mi hanno detto che è a casa, vorrei chiederle se posso passare un momento. Ma mi dice: Non sono a Riace. Dico che sto qui tutta la settimana, mi dice: Non so quando torno. Chiedo allora se posso passare in sede. Mi dice che è chiusa. Se posso parlare con uno degli operatori. Mi dice che non c'è più nessuno. Chiedo se c'è un sito web da cui avere un'idea delle attività. Non c'è.
Un documento, un volantino, un vecchio articolo di cronaca locale: niente.
Non trovi un pezzo di carta, qui.
In compenso, trovi le intercettazioni della Guardia di Finanza. Che ha indagato su Riace per 18 mesi. Il 2 settembre 2017 Mimmo Lucano è con Cosimina Ierinò, la sua segretaria.
Ed è inferocito. Sono arrivati i fondi da Roma, e ha girato al Girasole 95mila euro: ma i fornitori continuano a chiamarlo, perché non sono stati pagati. E anche gli operatori. 95mila euro. E non bastano? "Sono dei ladri matricolati!", dice.
Dal Girasole si difendono, dicono che hanno pagato quello che hanno potuto. Che quella è solo parte dei fondi. Che quando da Roma arriverà il resto, pagheranno il resto.
Ma Cosimina Ierinò è lapidaria. "Si sono fregati tutto", dice.
E la Guardia di Finanza ha decine di intercettazioni così.
Secondo la Procura di Locri, guidata tra l'altro da una toga rossa, Luigi D'Alessio, che ha ripetuto più volte alla stampa che su Riace spera davvero di essersi sbagliato, nei tre anni esaminati quasi il 30 percento dei fondi è stato usato per tutto tranne che per i migranti. Per intestarsi case. Per ristrutturare e arredare immobili estranei ai progetti di accoglienza, per concerti e festival vari. E dai conti correnti delle sette associazioni mancano all'appello 2 milioni di euro: prelevati senza giustificazione contabile. Di certo, parte sarà stata spesa per i migranti. E sarà dimostrato in aula. Ma altrettanto di certo, molte delle fatture in archivio sono, diciamo, discutibili. Per una delle case risultano comprati 87 materassi e 131 cuscini, un cartolaio ha venduto mobili. E una Fiat Doblò ha avuto rimborsi benzina per 695 km al giorno.
Il 30 agosto 2016 una 32enne del Ghana ha incassato un assegno di 10.591 euro per due mesi di lavoro. Fa treccine ai capelli.
Il 22 agosto 2017 Tonino Capone, presidente di Città Futura, parla con un amico, e spiega che preferisce spendere i fondi che avanzano, piuttosto che restituirli a Roma a fine anno. "Se si deve trovare qualcosa andiamo, e troviamo un po' di fatture [...] Che so, ci sono 3mila euro, ci sono 10mila euro che devono ritornare indietro. Andate, e vi scegliete una camera per i ragazzi [...] Ma mica gli torno i soldi indietro".
Si sente Mimmo Lucano dire: "Quello che ho scoperto è devastante".
Con altri 26 imputati, è accusato ora di associazione a delinquere per reati contro la pubblica amministrazione. Il processo è iniziato l'11 giugno.
Bahram Acar aveva 32 anni, quando è sbarcato sulla spiaggia di Riace. E ricorda ancora quella notte. In cui al buio, cercava la strada per Roma. Era il 1998. All'epoca, non esistevano SPRAR e CAS, CIE e CARA, e quindi, semplicemente, si è trovato un lavoro. "Negli ultimi tempi", ammette, "Riace non era che un parcheggio. I migranti avevano tutto pagato. Anche le sigarette. E quindi, ciondolavano tutto il giorno", dice. "Ma anche le associazioni. Assumevano amici e parenti, invece di operatori qualificati. Erano in 10 per 10 migranti. Non aveva più senso", dice. Dicendo quello che ti dicono tutti, qui.
Ma proprio tutti. Delineando una parabola che inizia nel 1998. Inizia con quel primo peschereccio alla deriva. E per dieci anni, tutto viene gestito in modo artigianale.
Ma inappuntabile. Di quei 2.313 residenti, 470 sono stranieri che si sono fermati qui.
Di 38 diverse nazionalità. "Poi, però, i numeri sono cambiati", dice Adelina Raschellà, l'edicolante. "Ed è saltato tutto", dice. E per numeri, non intende i numeri dei migranti: intende i fondi. I fondi pubblici. Perché sono aumentati i migranti, sì. Ma il denaro: è quello che ha sfasciato tutto. Qui che così tanto denaro non si era mai visto. Era il 2011. Era la Primavera Araba. "Si era sparsa la voce che a Riace aprivano la porta a tutti, e telefonavano da tutta Italia, magari alle due di notte, chiedendo: possiamo inviarvene altri duecento, domani?", dice. E qui nessuno si tirava indietro. "Perché qui siamo tutti migranti noi per primi", dice.
"Ma è stato un disastro".
Anche perché i fondi, qui come altrove, arrivavano con mesi di ritardo. E quindi Mimmo Lucano ha rimediato con i cosiddetti bonus: i migranti ricevevano delle banconote con Marx e Mandela che i commercianti poi convertivano in euro quando Roma, infine, pagava. "Ma era insostenibile", dice Maria Chillino, della macelleria. "Un conto è se sei la Conad, coperto da una sede centrale. Ma noi intanto dovevamo saldare la merce.
Le bollette". Tira fuori scatole e scatole di banconote colorate. Ha ancora 16mila euro di crediti. "E mentre, sostanzialmente, era tutto a nostro carico, per il resto era come non avere un sindaco. I migranti assorbivano ogni energia. Spesso, per esempio, qui manca l'acqua: ma nessuno veniva neppure a domandarci se avevamo bisogno di aiuto.
Si limitavano ad affittare case, e stiparci dentro magari dieci ventenni che non avevano mai vissuto prima da soli. E lì, o sei africano, o sei italiano, è uguale: è ovvio che avrai problemi", dice. "Chiamavamo le associazioni, e non rispondevano mai". Giuro, dice. Domanda ai carabinieri. Domanda agli avvocati. Qui protestavano tutti.
I carabinieri, in effetti, hanno ricevuto decine di segnalazioni.
E il Comune, decine di richieste di risarcimento. Entra un cliente. Si chiama Cosimo Romano. Gli pagavano 300 euro al mese per un appartamento di 140 metri quadri.
La ristrutturazione gli è costata 15mila euro. I danni superano i 10mila.
"Non abbiamo votato contro i migranti", dice Maria Chillino. "Ma contro chi gestiva i migranti". "Contro chi fingeva di gestirli".
E colpisce. Perché quello che racconta, e che racconta come fosse normale, è drammatico. Tre, quattro volte al giorno entravano in macelleria. E chiedevano un po' di carne, o degli spiccioli per un biglietto di treno. Il significato di un certo documento.
Di tutto. "E tu aiutavi il primo, aiutavi il secondo, il terzo. Il quarto. Ma poi, eri costretto a dire no", dice. "E magari era poco più di un bambino. E ti restava lì, fuori dalla porta. Senza sapere dove andare e... e..." - le si spezza la voce. "Giuro. Giuro", dice.
"Abbiamo dato più del possibile".
La sconfitta della sinistra è stata tutto, qui, tranne che una vittoria della destra. E non solo perché Claudio Falchi, il segretario della Lega eletto in consiglio comunale, migrante anche lui per 24 anni in Venezuela, è stato eletto con 25 voti: i numeri sono questi, a Riace - più che il partito con cui ti candidi, conta quanti amici hai. Ma soprattutto, perché tutti vogliono indietro i migranti. Ed è anche per questo che hanno scelto la Lega.
Perché è al governo: è dalla Lega che ora dipendono i fondi da Roma. Perché per il resto, nessuno ha dubbi, qui: i migranti sono una ricchezza. E l'unica di Riace. Persino il nuovo sindaco, Antonio Trifoli, 49 anni, vigile urbano, uno che tra l'altro, è stato tra i fondatori di Città Futura, non ha che parole belle per Mimmo Lucano. Nessuno, qui, contesta il suo valore. Ha rianimato Riace. Solo che oltre alle parole belle, nel suo nuovo ufficio Antonio Trifoli ha anche faldoni e faldoni di debiti. 3 milioni di euro. "Per anni, il Comune non ha pagato l'acqua, la luce. Ma anche cose minime. Tipo l'impianto di aria condizionata. Nessuno si occupava più dei cittadini", dice. E per cittadini, intende tutti: italiani e stranieri. "Perché alla fine, eravamo tutti senz'acqua", dice.
Riace è stata capofila della battaglia per l'acqua bene pubblico. E gratuito. Per questo l'acquedotto, alla fine, ha ridotto la pressione. Perché il Comune ha 850mila euro di arretrati.
Qui anche la sinistra, dice, ha le sue responsabilità. E lo dice dopo una vita a sinistra. "Non avendo più leader, ha trasformato Mimmo Lucano in un simbolo. E ha finito per chiedere a Riace troppo rispetto a quello che Riace, realisticamente, era".
Perché in questi anni sono venuti tutti, qui. Registi, musicisti, scrittori. Artisti.
Ma anche semplici attivisti: che ora, nelle intercettazioni, compaiono qui e lì, mentre chiedono se per caso una delle case per i migranti è libera per un weekend. Erano tutti incantati dai laboratori di artigianato. Dal vetro, le ceramiche. Le stoffe. Senza pensare, come hanno contestato più volte gli ispettori, che se sei un ingegnere iracheno, imparare a usare un telaio ti è completamente inutile. Non ha senso definirla, e soprattutto, finanziarla, come attività di "formazione professionale". Mimmo Lucano ha sempre ribattuto che la Calabria è questa. Che non c'è lavoro, qui. Non c'è niente.
Ma allora, evidentemente, bisognava ricalibrare il sistema, gli hanno risposto.
E per esempio, inviare qui i migranti appena sbarcati, per poi smistarli altrove.
Il dibattito, è ovvio, è aperto. Anche perché in Italia, l'alternativa a Riace sono spesso i campi di pomodori in cui si è pagati 3 euro l'ora per 12 ore al giorno. "Ma alla sinistra non è mai interessato niente di tutto questo", dice Antonio Trifoli. "Ancora oggi, è vietato criticare. Anche se nessuno neppure sa dove siano ora i migranti che sono stati qui. Nessuno gli ha mai chiesto se Riace gli sia stata utile o meno".
E ora, dopo averci usato, ci hanno dimenticato, dice.
Ora stanno tutti sulla Sea Watch. Ora si sono trovati un'altra icona.
Nel momento difficile, sono spariti tutti.
Perché poi, per dieci anni qui ha funzionato tutto. Fino a quando prima lo stato, e poi la destra e la sinistra, non hanno deciso che i migranti erano un problema.
Il problema.
E hanno sfasciato tutto.
E se Riace parla, ora, se racconta infine quello che tutti sapevano, ma tutti, per interesse, tacevano, incluso, appunto, lo stato, che poteva inviare qui tutti i migranti che non aveva idea di dove altro inviare, è proprio per difendere Mimmo Lucano. Che non si è intascato un euro, giurano. Mai. Di altri, noti un tenore di vita incompatibile con il reddito. Fuoristrada. Viaggi. Case nuove. Ma Mimmo Lucano no, giurano. Quello che aveva, ha. E cioè, niente. Quando il tribunale, a ottobre, gli ha vietato di stare a Riace, i primi giorni ha dormito in auto. Profugo tra i profughi. Sotto una pioggia a dirotto. Solo.
E non è giusto, dicono. Non è giusto che paghi per tutti. E quando spiego che sì, mi ripetono tutti le stesse cose, la stessa storia, e però poi vogliono restare anonimi, e così sono non sono che voci di paese, dico, quando dico che ho bisogno di nomi e cognomi, si avvicina un uomo. "Scrivi", dice. "Mi chiamo Cosimo Nisticò. Lavoravo per la cooperativa L'Aquilone. Busta paga di 1200 euro, effettivi 300". Ora basta, dice.
"Non è giusto". "Non è giusto che paghi per tutti".
Perché la tesi di Mimmo Lucano, è nota. Con il costo della vita di Riace, i famosi 35 euro al giorno a migrante ricevuti dallo stato erano più che sufficienti: e quindi, era possibile investire anche in altro. Senza togliere niente a nessuno. Anzi. Perché aprire, per esempio, botteghe di artigianato, significava rilanciare l'economia. Per tutti. Anche per gli italiani. Il problema è che il laboratorio del cioccolato alla fine non solo non è stato aperto che per l'arrivo di una delegazione dell'ONU: la cui grigliata di carne, in più, è stata pagata con i fondi per i minori non accompagnati - per anni, il sistema ha funzionato, sì: ma poi, complice uno stato che fino a poco tempo fa non imponeva molti obblighi di rendicontazione, né molti vincoli di spesa, questo "altro" coperto dai 35 euro, questo extra, è diventato anche, per dire, tre appartamenti e un frantoio che ora risultano intestati a Città Futura. Comprati con scritture private non registrate.
E 360mila euro di fondi pubblici. Come anche Palazzo Pinnarò. La sede di Città Futura. Il 10 luglio 2017, Mimmo Lucano parla con il suo presidente. Ha mezza Riace che gli domanda in che senso un frantoio benefici i migranti, a cosa serva, e ammette: "Non serve a niente".
Ma è tardi, ormai. Il sistema è fuori di ogni controllo.
Perché poi, anche se i presidenti delle associazioni non parlano, è sufficiente parlare con i pochi migranti che sono ancora qui. O meglio: provare a parlarci. Tento prima con un'eritrea, poi con tre nigeriane, altri due nigeriani. Due siriani. E sono qui da mesi, a volte da anni: ma non parlano una parola di italiano.
Che poi è la vera ragione per cui alla fine è saltato tutto. Quando a Riace si è capito che i primi a essere danneggiati, erano i migranti stessi. Perché qui, in realtà, a nessuno importa quello di cui discute la stampa. Le carte di identità rilasciate anche ai clandestini. I profughi ospitati anche a termini scaduti. Sono illeciti che avrebbero compiuto tutti.
E per cui sono orgogliosi di Mimmo Lucano. Non sono visti come illeciti: ma come forme di disobbedienza civile. Se gli hanno votato contro, è per tutto il resto. O più esattamente: per tutti gli altri. Domenico Arcadi, il ragioniere del Comune, mi riporta giù a Riace Marina con la sua auto da 540mila chilometri. Sa meglio di chiunque altro come è andata, ma a inchiesta in corso, non può dirmi niente. Mi dice solo, amaro: Però intanto altri, altrove, trattavano con la Libia. "Qui risponderanno di abuso d'ufficio, magari. Di truffa. Ma altrove, di crimini contro l'umanità".
"Che follia", dice. "Sprecare tutto per un SUV. E ora che le indennità di disoccupazione finiranno, come camperanno? I migranti erano il solo modo per non diventare anche noi migranti".
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[Foto di Pierluigi Giorgi per Tageszeitung]
[Riace, Italia, 21 giugno 2019]
A ciascuno la sua casa, il suo paese e il suo continente.
L'Africa agli africani, l'America agli americani, l'Asia agli asiatici, l'Europa agli europei, l'Oceania agli oceaniani
viewtopic.php?f=205&t=2887
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 0069203153
A suo tempo anche il demenziale Bergoglio sosteneva Mimmo Lucano
Papa Francesco scrive a Mimmo Lucano
Ciavula
15 Dicembre 2016
https://www.ciavula.it/2016/12/papa-fra ... mo-lucano/
Francesco Sorgiovanni Quotidiano del Sud RIACE – “Caro fratello Sindaco”. Comincia così la lettera a firma di Papa Francesco indirizzata al sindaco di Riace, Domenico Lucano. La missiva è giunta e protocollata al Comune dell’Alta Locride, a distanza di qualche giorno dall’iniziativa sull’accoglienza dei migranti, organizzata in Vaticano dalla Pontificia Accademia delle Scienze presso la Casina Pio IV. Al summit europeo del 10 dicembre scorso, “su desiderio di Papa Francesco”, ha partecipato il sindaco di Riace e quello di Madrid, Manuela Carmena. Quello che si è svolto in Vaticano nei giorni scorsi è stato un confronto sulle buone pratiche messe in atto a favore degli immigrati. Un argomento che sta molto a cuore al Papa, il quale ha seguito con particolare interesse l’esperienza del piccolo comune calabrese, divenuto negli anni “modello” sperimentato in diverse parti del mondo. Papa Francesco, dopo il breve incontro avuto con Domenico Lucano, in occasione dello stesso summit, ha voluto approfondire il sistema di accoglienza dei rifugiati praticato da oltre un decennio nel borgo calabrese.
Con sua la spontaneità tipica il Sommo Pontefice ha voluto scrivere una breve lettera al sindaco. Dieci righe soltanto, nelle quali sembra condensato tutto ciò che regge la “vocazione” di accoglienza” di Riace e l’impegno di Lucano a favore degli stranieri. Intanto la missiva del Papa parte con i ringraziamenti personali “per la partecipazione al vertice organizzato nella mia casa – si legge testualmente – dalla Pontificia Accademia delle Scienze, in risposta alla mia iniziativa”. La due giorni (9 e 10 dicembre) è stata seguita “da vicino” dal Papa, “consapevole del suo notevole successo”. Poi lo scritto papale diventa più diretto, più personale, con riferimento a Lucano.
“Conosco le sue iniziative, lotte personali e sofferenze – scrive Papa Bergoglio. Le esprimo, perciò, la mia ammirazione e gratitudine per il suo operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e sorelle rifugiati. Le porte della mia casa saranno sempre aperte per lei e per questa nuova rete”. Il riferimento è sicuramente al suggerimento emerso durante i giorni del vertice in Vaticano di creare una rete di sindaci. Poi la lettera papale per Lucano chiude con le preghiere, com’è di tradizione nelle conclusioni di ogni discorso ufficiale del Papa. “Mentre chiedo al Signore di non abbandonarla mai – conclude la missiva – soprattutto in questo momento difficile, la accompagno con riconoscenza e affetto. Non si dimentichi di pregare per me o, se non prega, le chiedo che mi pensi e mi mandi “buona onda”.
Emozionato e sorpreso il sindaco di Riace non appena ha ricevuto la lettera e si è reso conto di chi era il mittente. Sorpreso soprattutto per le parole schiette e profetiche del Papa. “Le parole del Papa mi hanno colpito in maniera particolare. Naturalmente in senso assai positivo. E’ come se fosse al corrente delle sofferenze per quanto qualcuno, in maniera pretestuosa e del tutto irreale, sta tentando di sporcare il progetto di accoglienza di Riace. Tentativi che alla fine non potranno che rivelarsi inconcludenti perché l’unica motivazione che sta alla base del nostro impegno è l’amore per quanti scappano dai loro paesi alla ricerca di un mondo migliore. Dicerie, quelle messe in giro negli ultimi tempi, per denigrare un vero modello di accoglienza e integrazione, un progetto gestito in piena trasparenza e con grandi sacrifici, anche per i ritardi delle istituzioni preposte per i finanziamenti previsti”. Critiche alimentate in maniera impropria dopo l’ultima ispezione ministeriale di qualche mese fa, che avrebbe riscontrato qualche incongruenza tra le carte dei pro- getti. “Una visita viziata – ribatte il sindaco Lucano – fatta a campione e in modo molto approssimativo. Sono stato io a chiedere successivamente, al Prefetto di Reggio, una ispezione integrale, che andasse al di là delle sole carte, ma che fosse condotta sentendo i fruitori dei servizi”. È tranquillo Domenico Lucano e con coraggio va avanti. Quello stesso “coraggio” che ora gli ha riconosciuto nientemeno che il Papa, per il suo “operato intelligente”.
Due buoni decaloghi per accogliere ed essere accolti, in linea con i valori/doveri/diritti umani universali, naturali, civili e politici.
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