Cubani contro il regime, Black Lives Matter con la dittaturaStefano Magni
16 luglio 2021
https://lanuovabq.it/it/cubani-contro-i ... U.facebookI cubani di Milano si sono dati appuntamento ieri di fronte al Cuba Point di via Sidoli. «I cubani scendono in piazza senza armi, per chiedere la libertà, con manifestazioni pacifiche. E la polizia ha sparato. Gli agenti hanno ammazzato anche bambini», denuncia l'organizzatrice Dailaine Nunez Lopez. Ma nessuno si inginocchia per protesta. Tanto più che Black Lives Matter prende posizione... dalla parte del regime comunista.
I cubani di Milano si sono dati appuntamento ieri di fronte al Cuba Point di via Sidoli. La manifestazione, pacifica, non ha mai rischiato lo scontro con i contro-manifestanti che prendevano le parti del regime castrista. Un fitto cordone di polizia ha tenuto separati i due sit-in.
Gli slogan della manifestazione di solidarietà, sono quelli che abbiamo imparato a conoscere: Patria e Vita, soprattutto, una risposta al “Patria o morte!” grido di battaglia di Castro. La voglia di vivere e di libertà si manifesta anche nella gioia di questo popolo di dissidenti che fino a tarda sera affolla i locali di Città Studi, disperdendosi in caroselli improvvisati di auto che sventolano le bandiere cubane. Discrete, ma ci sono, anche le presenze politiche italiane: radicali (+Europa), Forza Italia e il piccolo ma attivissimo Istituto Liberale (che aveva organizzato nel 2019 la manifestazione per la libertà di Hong Kong). Più tardi arrivano anche i ragazzi di Students for Liberty, organizzazione libertaria internazionale con sede negli Usa. Tutto l’opposto di quel che si poteva vedere dall’altra parte della barricata: berretti dell’esercito cubano, magliette con la stella rossa e il classico volto del Che. Miti e mondi opposti si confrontavano (con la polizia a tenerli ben separati).
Cuba è un luogo dell’anima, una causa universale oltre che una nazione. Una di quelle che dividono l’umanità in poli opposti: o si ama la rivoluzione, o si amano i “controrivoluzionari”, come vengono bollati dal regime castrista. L’amore per la rivoluzione castrista è molto tenace e condiziona ancora la narrazione degli eventi cubani del presente, anche nei media italiani. Quel che si notava fra i manifestanti, ieri, era un diffuso senso di frustrazione per come i media sfumano, quando non tacciono, gli eventi in corso nell’isola caraibica comunista. «Io spero che ci sia consapevolezza di quel che avviene a Cuba, ma guardo i telegiornali e noto che non stanno raccontando tutto», ci spiega Dailaine Nunez Lopez, una ragazza cubana, da 11 anni in Italia, che ha organizzato questa manifestazione milanese, con grande entusiasmo, senza aiuti di organizzazioni strutturate e in appena quattro giorni. «Dicono solo alcune cose. Non dicono che gli uomini del regime stanno ammazzando la gente. I cubani scendono in piazza senza armi, per chiedere la libertà, con manifestazioni pacifiche. E la polizia ha sparato. Gli agenti hanno ammazzato anche bambini, uno di tredici anni. Hanno ammazzato genitori davanti agli occhi dei loro figli. Non è giusto che un bambino di cinque anni veda i genitori uccisi. Non è giusto che non si sappia!»
Gli oratori della manifestazione dicono chiaro e tondo i motivi della protesta: il comunismo è fame. Il comunismo è dittatura: nessuna elezione in 62 anni. E si sentono raccontare vere storie dell’orrore, come le squadre reclutate dal Partito per picchiare i manifestanti per strada (hanno pubblicato un bando per reclutarli, pochi giorni fa, come denuncia la blogger dissidente Yoani Sanchez), o la polizia che entra nelle case, anche per uccidere. E le madri degli arrestati che cercano disperatamente i figli, perché di loro non sanno più nulla. Pare effettivamente strano che un Paese completamente sottomesso, dove il regime reprime le manifestazioni con questi livelli di violenza, non susciti troppa solidarietà internazionale. Per un singolo atto di brutalità della polizia di Minneapolis (l’uccisione di George Floyd) si inginocchiano ancora oggi, a più di un anno di distanza, politici, tennisti e calciatori di fama mondiale, per rispetto alla causa del movimento Black Lives Matter. Ma per la polizia cubana che spara su manifestanti disarmati, che in maggioranza sono neri, non si inginocchia nessuno.
A proposito: cosa sta dicendo, di Cuba, Black Lives Matter? Ieri l’organizzazione anti-razzista si è schierata apertamente: contro il governo Usa. Quindi, di fatto, dalla parte del regime castrista, di cui ha fatto proprie retorica e argomenti. «Black Lives Matter condanna il trattamento disumano a cui il Governo Federale degli Usa sottopone i cubani ed esige la rimozione immediata dell’embargo a Cuba». Anche i media italiani parlano spesso dell’embargo americano, quale causa della sofferenza del popolo cubano. «Non è più una scusa valida. Il blocco lo abbiamo noi dentro – ribatte la Nunez Lopez – Si possono importare fino a dicembre tutte le medicine e tutti i viveri di cui abbiamo bisogno».
Nel comunicato di Black Lives Matter, leggiamo la classica narrazione marxista degli eventi, nella consueta retorica di estrema sinistra: «Il popolo cubano è stato severamente punito dagli Stati Uniti perché il Paese ha mantenuto le sue promesse di sovranità e auto-determinazione. I leader statunitensi hanno cercato di schiacciare la Rivoluzione per decenni», insinuando così che anche le proteste attuali potrebbero essere opera sovversiva di Washington.
La presa di posizione di Blm, per chi ne conosce le origini ideologiche, non dovrebbe stupire nessuno: è un movimento apertamente marxista e intende la causa anti-razzista solo come lotta di classe razziale. Stupisce, piuttosto, che chi si inginocchia per rispetto a Blm, credendo di giovare semplicemente alla causa anti-razzista, non noti il peggiore dei paradossi: che un movimento nato contro la violenza della polizia (americana) finisca per sostenere la dura repressione di uno Stato di polizia comunista, anche contro manifestanti neri.
La fondatrice di Black Lives Matter, Opal Tometi, con Nicolas MaduroCommunist Lives Matter
Giulio Meotti
16 luglio 2021
https://meotti.substack.com/p/communist-lives-matter“Fino a quando lo zio Sam è contro di te, puoi star certo di essere un bravo ragazzo” fu uno dei commenti che fece Malcolm X a Fidel Castro.
Il celebre movimento americano “Black Lives Matter”, erede di Malcolm X, ora appoggia la rivoluzione di Ernesto “Che” Guevara e Fidel Castro in quanto Cuba “ha storicamente dimostrato solidarietà ai popoli oppressi afro-discendenti, proteggendo rivoluzionari come Assata Shakur concedendogli asilo politico, supportando la lotta di liberazione dei neri in Angola, Mozambico, Guinea Bissau e Sudafrica”. Non una parola sulla dittatura castrista dal 1959 o gli arresti, i feriti e i desaparecidos di questi giorni, nelle più grandi proteste da decenni a causa della miseria economica e della repressione. O il fatto che a Cuba esista un vero e proprio razzismo nei confronti dei cubani di colore e che tutti gli apparatchik castristi siano storicamente bianchi.
“Perché Black Lives Matter sostiene il totalitarismo a Cuba?”, si chiede Newsweek. Ma è un sostegno che non deve sorprendere. “Sentiamo molte cose mentre ci svegliamo in un mondo senza Fidel Castro” ha dichiarato Black Lives Matter. “C'è un senso opprimente di perdita, complicato da paura e ansia. Dobbiamo prendere le difese di El Comandante. E ci sono lezioni che dobbiamo rivisitare mentre ne raccogliamo il mantello per cambiare il mondo e aspiriamo a costruire un mondo radicato in una visione di libertà e pace che arriva solo con la giustizia. Sono le lezioni che raccogliamo da Fidel”.
I fondatori di BLM ammettono apertamente di essere degli ideologi marxisti. Black Lives Matter è vicino al dittatore venezuelano Nicolas Maduro, che si è avvalso della repressione cubana nel suo paese, e le fondatrici di BLM gli hanno fatto anche visita per omaggiarlo. “Attualmente in Venezuela, un tale sollievo trovarsi in un luogo in cui c'è un discorso politico intelligente”, scrisse Opal Tometi, fondatrice di BLM. “In questi ultimi 17 anni, abbiamo assistito alla Rivoluzione Bolivariana difendere la democrazia partecipativa e costruire un sistema elettorale equo e trasparente riconosciuto come tra i migliori al mondo”, hanno scritto. Niente male per un regime dove manca tutto, dallo zucchero alla carta igienica e da dove 6 milioni di persone su 30 milioni sono fuggite, in uno dei più grandi esodi di massa della storia.
BLM afferma di voler abolire non solo la famiglia, ma anche il capitalismo. “Noi abbiamo una struttura ideologica. Siamo marxisti indottrinati. Abbiamo una profonda conoscenza delle teorie ideologiche”, ha detto Patrisse Cullors, l’altra fondatrice di BLM. Va da sè che, durante l’ultima guerra a Gaza, l’organizzazione abbia promosso lo slogan “Palestina Lives Matter”, senza una parola di condanna per Hamas o il lancio di missili su Israele.
È incomprensibile come un simile movimento sia diventato il più grande aggregatore mondiale di proteste, raccogliendo il sostegno di tutte le grandi corporation, oltre ad aver messo in ginocchio praticamente tutti.
Per Cuba non s’inginocchia nessuno? Marcello Veneziani
16 luglio 2021
https://www.marcelloveneziani.com/artic ... a-nessuno/Ma perché tanti incarcerati, tanti desaparecidos, tante vittime sanguinanti delle repressioni nel residuo regime comunista di Cuba non destano alcuna apprensione, alcuna mobilitazione e alcun inginocchiatoio globale, come già è accaduto ad Hong Kong e in mille altri luoghi del mondo dove agiscono dittature comuniste o regimi radical-progressisti? Perché non esistono casi Zaki da quelle parti, non si vedono facce, non ci sono storie di repressione da raccontare, perché non si raccontano violenze patite su cui indignarsi e far indignare a comando interi branchi di foche ammaestrate? Perché quelle dittature sono accettate col silenzio compiaciuto dei media global e nostrani, mentre il Male per loro sarebbero le polizie occidentali o i governi come quello di Polonia e di Ungheria, votati dai cittadini in libere elezioni per realizzare quei programmi a tutela della famiglia, della scuola e dei minori, che vengono da noi esecrati? Perché la difesa della civiltà, col consenso del popolo, deve passare per barbarie, e la barbarie delle repressioni antipopolari deve passare inosservata?
AOC incolpa della sofferenza cubana i "contributi" degli Stati Uniti, scimmiottando Black Lives MatterAOC = BLM
L'Osservatore Repubblicano
17 luglio 2021
https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 2718699397La rappresentante Alexandria Ocasio-Cortez, D-N.Y., ha rotto il suo silenzio giovedì 15 luglio sulle proteste anti-comuniste e pro-libertà che sono scoppiate a Cuba, incolpando parzialmente la sofferenza della "gente comune" sull'eredità storica dell'embargo di 60 anni degli Stati Uniti.
"Stiamo vedendo i cubani sollevarsi e protestare per i loro diritti come mai prima d'ora. Siamo solidali con loro e condanniamo le azioni antidemocratiche del presidente Díaz-Canel", ha detto l'autoproclamato socialista democratico in una dichiarazione.
Ha chiamato la soppressione dei media, della parola e della protesta da parte del governo comunista "gravi violazioni dei diritti civili".
Ma ha poi evocato il "contributo" degli Stati Uniti a quella che si sta rivelando la peggiore crisi di Cuba da decenni.
"Dobbiamo anche nominare il contributo degli Stati Uniti alla sofferenza cubana: il nostro embargo di sessant'anni", ha detto.
I suoi commenti sono venuti dopo che Black Lives Matter ha rilasciato una dichiarazione che incolpa anche l'embargo degli Stati Uniti per l'instabilità del paese e ha accreditato il governo cubano per aver storicamente concesso asilo ai "rivoluzionari neri".
BLM ha chiesto agli Stati Uniti di revocare le sanzioni che sono "una politica crudele e disumana, istituita con l'esplicita intenzione di destabilizzare il paese e minare il diritto dei cubani di scegliere il proprio governo, e che è al centro della crisi attuale di Cuba".
Come Ocasio-Cortez, i colleghi democratici hanno ripetuto i punti di discussione del governo comunista di Cuba, incolpando gli Stati Uniti, piuttosto che il governo comunista per la sua situazione. Molti hanno invitato il presidente Joe Biden a porre fine all'embargo decennale sul paese.
Gli Stati Uniti imposero l'embargo dopo che Fidel Castro rovesciò il regime di Batista, sostenuto dagli Stati Uniti, nel 1959. Da allora, le amministrazioni presidenziali hanno rinnovato l'embargo, che ha lo scopo di isolare Cuba economicamente e diplomaticamente.
L'ex presidente Barack Obama ha tentato di normalizzare le relazioni con Cuba durante il suo secondo mandato. Queste politiche sono state invertite sotto il presidente Donald Trump, che ha imposto nuove sanzioni.
Il mese scorso, gli Stati Uniti hanno votato contro una risoluzione delle Nazioni Unite che ha condannato in modo schiacciante l'embargo economico degli Stati Uniti su Cuba per il 29° anno.
Ocasio-Cortez ha definito l'embargo "assurdamente crudele", aggiungendo che "come troppe altre politiche statunitensi rivolte ai latinoamericani, la crudeltà è il punto".
"Rifiuto categoricamente la difesa dell'embargo da parte dell'amministrazione Biden. Non è mai accettabile per noi usare la crudeltà come punto di leva contro la gente comune", ha scritto.
I legislatori del GOP attaccano la "marxista" #BlackLivesMatter per la dichiarazione che incolpa gli Stati Uniti dei disordini a CubaL'Osservatore Repubblicano
17 luglio 2021
https://www.facebook.com/ORepubblicano/ ... 0808683588I legislatori repubblicani stanno attaccando Black Lives Matter dopo che l'organizzazione ha pubblicato una dichiarazione nella quale sembrava sostenere il governo comunista di Cuba piuttosto che i cubani attualmente nelle strade a protestare.
Mercoledì 14 luglio, Black Lives Matter ha rilasciato una dichiarazione che condanna gli Stati Uniti per il suo #embargo su Cuba e che suggerisce che questa sia la ragione degli attuali disordini nelle strade.
La dichiarazione ha fatto arrabbiare diversi legislatori repubblicani, tra cui il senatore del Texas Ted Cruz, figlio di un immigrato cubano, che ha accusato Black Lives Matter di "stare con" i comunisti.
"Vergognoso", ha twittato Cruz. "Il gruppo Black Lives Matter (finanziato dai principali attori dell'America corporativa) è stato fondato da marxisti dichiarati e, mentre milioni di cubani rischiano la loro vita per insorgere per la libertà, il Black Lives Matter sta con... la dittatura comunista".
Il collega di Cruz, il senatore Rick Scott, R-Fla, ha anch'egli commentato il tweet definendolo "folle".
"La sinistra radicale è impazzita", ha twittato Scott. "BLM sta incolpando l'America per la crudeltà e l'oppressione del Regime di Castro e le loro opinioni sono riecheggiate da importanti democratici socialisti. Gli americani amanti della libertà stanno con il popolo di Cuba, non con il Regime che lo sta opprimendo".
Marco Rubio, un senatore repubblicano della Florida di origine cubana, ha risposto alla dichiarazione accusando l'organizzazione di "estorsione".
"La rete di estorsione conosciuta come l'organizzazione Black Lives Matter si è presa una pausa oggi dallo spennare le aziende per milioni di dollari e comprarsi ville per condividere il loro sostegno al regime comunista di Cuba", ha postato su Instagram e Twitter.
Anche il senatore Tom Cotton, R-Ark, è andato sui social media per criticare la dichiarazione di Black Lives Matter e ha detto che l'organizzazione sta difendendo un regime assassino.
"Non è una sorpresa che i marxisti di BLM stiano difendendo un regime comunista assassino", ha detto Cotton.
Migliaia di manifestanti cubani sono scesi in strada negli ultimi giorni per protestare contro il regime comunista che ha governato la nazione insulare per sei decenni, provocando violente repressioni da parte del governo che hanno ucciso almeno una persona.
I repubblicani, compreso Rubio, hanno criticato la risposta dell'amministrazione Biden alla crisi e le proteste si sono sviluppate negli Stati Uniti chiedendo all'amministrazione Biden di fare di più sulla questione.
"Gli Stati Uniti stanno fermamente con il popolo di Cuba mentre affermano i loro diritti universali", ha detto lunedì il presidente Biden. "E chiediamo al governo di Cuba di astenersi dalla violenza nel loro tentativo di mettere a tacere le voci del popolo cubano".
Il leader repubblicano della commissione affari esteri della Camera, Michael McCaul, R-Texas, ha commentato un tweet che si collegava alla difesa di BLM al regime cubano dicendo: "Mentre gli attivisti cubani neri sono picchiati dal regime e languono nelle celle di prigione, i marxisti ignorano vergognosamente le loro richieste di libertà".
Su Cuba Biden è come Trump e tutti gli altri: «L’embargo non si toglie» opo le proteste. Del resto, se Cuba ha nemici potenti, può contare anche su moltissimi amici, e non solo tra i governi non allineati agli Usa, ma anche tra le forze popolari e gli intellettuali del mondo intero, la cui visione della realtà cubana non potrebbe essere più distante da quella della stampa mainstream
il manifesto
Claudia Fanti
16.7.2021
https://ilmanifesto.it/su-cuba-biden-e- ... 1626508760Se gli Usa hanno a cuore le sorti del popolo cubano, aveva dichiarato il presidente Díaz-Canel, rimuovano l’embargo contro l’isola. Nulla di più lontano, tuttavia, dalle intenzioni di Biden, il quale, per tutta risposta – e rimangiandosi la promessa fatta in campagna elettorale -, ha annunciato che non toglierà le restrizioni sulle rimesse a Cuba, imposte da Trump allo scopo di impedire ai cubani residenti negli Usa di inviare soldi alle loro famiglie nell’isola in mezzo alle difficoltà economiche aggravate dalla pandemia. «Non lo farò – ha spiegato – per il fatto che è altamente probabile che il regime confischerebbe gran parte di queste rimesse».
Ci sono «diverse cose», ha aggiunto Biden, che la sua amministrazione sta «valutando per aiutare il popolo cubano, ma richiederebbero altre circostanze o la garanzia che queste non andranno a vantaggio del governo». Perché, ha sentenziato, «Cuba è, purtroppo, uno stato in fallimento e sta reprimendo i propri cittadini». Tuttavia, ha proseguito, gli Usa sono pronti a inviare all’isola «una quantità significativa» di vaccini anti Covid, purché sia «un’organizzazione internazionale», e non il governo, a gestirne la distribuzione. Dimenticando che non sono i vaccini ciò di cui ha bisogno Cuba, avendone prodotti localmente almeno due – Soberana 2 e Abdala – e della massima efficacia, ma il libero accesso alle materie prime e alle siringhe.
Anche se, riguardo a queste ultime, un prezioso aiuto è venuto dalla campagna internazionale «una siringa per Cuba», lanciata proprio per permettere una vaccinazione estesa a tutta la popolazione.
Del resto, se Cuba ha nemici potenti, può contare anche su moltissimi amici, e non solo tra i governi non allineati agli Usa, ma anche tra le forze popolari e gli intellettuali del mondo intero, la cui visione della realtà cubana non potrebbe essere più distante da quella della stampa mainstream. «Sono stato felice che il presidente sia andato a parlare con le persone a San Antonio de los Baños, dove sono iniziate le proteste, perché questo non avviene in nessun altro paese, in particolare in America latina», ha dichiarato per esempio il giornalista e docente della Sorbona franco-spagnolo Ignacio Ramonet, attaccando le «persone senz’anima dentro e fuori Cuba che approfittano delle circostanze create dal nemico per più di 60 anni per gettarsi al collo di un paese esemplare».
Perché a Cuba è rivolta contro la rivoluzione: basta balle su Castro Patria o muerte, e niente libertà
Il Riformista
Fulvio Abbate
16 Luglio 2021
https://www.ilriformista.it/perche-a-cu ... ro-235527/Le notizie raccontano una Cuba in rivolta. Rivolta contro “Rivoluzione”. Parola-totem, quest’ultima, che, laggiù a L’Avana, suona sia in senso d’apoteosi e retorica liberatoria sia in termini perfino polizieschi. Nel senso di presidio, anzi, del controllo nell’accezione di un sistema repressivo: sorvegliare e punire. In nome del “socialismo”. Ossia, ora e sempre, come mandato storico della “Rivoluzione”, che pretende così di legittimarsi, perpetuando se stessa, meglio, il regime. Solo una concezione paranoide dell’assedio può legittimare un governo fondato sulla costrizione, sul controllo sociale capillare, muovendo sul territorio attraverso i C.D.R., Comités de Defensa de la Revolución, appunto. Inaccettabile che tale etica del presidio permanente sa legittimata da antiche parole d’ordine “anticapitalistiche”: “antimperialistiche”. “Patria o muerte” diventano sinonimo di assenza d’ogni libertà individuale.
Inaccettabili le espressioni pronunciate dalle agenzie di stampa ufficiali del regime post-castrista, parole che accennano a “gruppi organizzati di elementi antisociali e criminali” (sic). Anche tra i contrassegni utilizzati dai nazisti nell’anagrafe dei lager ve n’era uno riferito agli “asociali”, corrispondente a un triangolo nero. Nella giornata di ieri “Il Giornale” ha scritto che nessun intellettuale “di sinistra” avrebbe rotto il silenzio rispetto a ciò che accade adesso a Cuba. Sarà pure una precisazione narcisistica, ma, fin dal primo sentore di proteste, il 12 luglio, ho messo nero su bianco su Twitter queste parole: “La mia solidarietà va ai giovani cubani che lì protestano contro il regime per le condizioni materiali e la dittatura. Solidarietà incondizionata. Nessuna scusante ‘antimperialista’, grazie”.
Intanto che le scrivevo, tornava in mente Giuseppe Di Vittorio che nel 1956, davanti alla repressione nel regime comunista polacco si schierò incondizionatamente dalla parte degli operai, e lo stesso fece poco dopo nei giorni dell’invasione d’Ungheria da parte delle truppe sovietiche. Rifiutando in questo modo ogni forma di “realpolitik”; anche Pasolini nei suoi migliori versi dedicati ai paradossi della storia ha messo un fiore sulla dicotomia rivoluzione-realpolitik. Appassito. La difesa dell’indifendibile resta tale, e non sarà la quadreria “rivoluzionaria”, in cima a quel risiede il “guerrigliero eroico”, Che Guevara, accompagnato dallo stetson di Camilo Cienfuegos, in una sorta di timore sacrale, a fermare il nostro sdegno. Anche Sartre e Camus hanno avuto modo di ragionare sulla legittimazione di un improprio giacobinismo statuale. Dimenticavo: a Cuba, sui tavoli da lavoro delle sigaraie, c’era il ritratto di Michael Jackson. Mentre altri, di fronte alle mie domande sulla memoria del “Che”, chiedevano piuttosto, sapendomi romano, se per caso conoscessi il Bar “Enna”, nel quartiere di San Giovanni, a due passi da Villa Fiorelli e via Sanremo, la casa dell’amatissima mamma di Marcello Mastroianni, ed era lì che sognavano di andare, tornare.
Su tutto, resti la nostra solidarietà piena e incondizionata verso chi protesta, posto che l’embargo non può essere l’alibi che legittima un regime dittatoriale e ampiamente corrotto. Anni addietro, arrivando all’aeroporto de L’Avana, ho provato stupore scorgendo un busto dedicato a Nguyen Van Troi, martire vietnamita, cose che non notavo dal tempo dei manifesti comunisti dei primi anni ’70, tra “Yankee Go Home” e “Nixon Boia!”. In città le luci erano fioche; sullo stesso mio volo c’erano alcuni “compagni” italiani, turisti modo politici, dell’allora ancora fiorente, mi sembra, Rifondazione comunista, giunti sull’isola con l’entusiasmo dell’adesione alla “Patria del socialismo”, anche loro alloggiati all’Hotel “Inglaterra”, a La Habana Vieja, dove il paesaggio appariva immobile, insieme alle ombre e le remote Cadillac e Oldsmobile, fisso alla fine degli anni Cinquanta.
Li ho rivisti anche nei giorni successivi del nostro soggiorno, e sebbene ci trovassimo al Museo della rivoluzione dove, accanto al “Granma”, l’imbarcazione che trasportò Fidel Castro e gli altri ribelli sulle spiagge di Cuba nel 1956, innescando la rivoluzione, sono raccolti i cimeli, i memorabilia, le particole di quella storia. I “compagni”, percepito il disagio sociale, avevano già avuto cura di riporre dentro gli astucci del pudore le bandiere e gli entusiasmi. Sia detto per coloro che continuano, perfino da qui, a trovare attenuanti a quel regime e alla sua sostanza repressiva.
Sia detto più prosaicamente, nessuno provi ancora ad affermare la necessità del socialismo con il culo degli altri.