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Questo disprezzo per chi lavora e del lavoro (specialmente per quello manuale, per quello autotomo o indipendente, imprenditoriale, finanziario e del datore di lavoro in quanto tale, imprenditori e datori di lavoro che producono profitto, ricchezza per sè e per coloro a cui danno da lavorare) è alla base anche della demonizzazione di chi possiede della ricchezza e la usa naturalmente per il suo godimento ed anche per la ricchezza stessa.Dopo il disprezzo per il lavoro manuale, autonomo, imprenditoriale e finanziario vi è la demonizzazione e la criminalizzazione di chi lavora autonomamente (artigiani, agricoltori, commercianti, professionisti, imprenditori vari, capitalisti, banchieri e finanzieri), del denaro, del capitale. delle attività finanziarie, dell'impresa specialmente multinazionale e della ricchezza da loro prodotta.
Da aggiungere il disprezzo ideologico e religioso, di talune demenziali ideologie religiose e di talune ideologie socio economiche, del denaro, della finanza, dei beni materiali, della ricchezza e la demonizzaione del natuale e legittimo uso personale della ricchezza che loro chiamano egoistico, della proprietà privata che abboriscono specialmente nel caso della legittima difesa nei confronti dei ladri, dei rapinatori, degli estorsori tra cui lo stato parassita attraverso la giusta evasione.
Un caso emblematico è quello dei veneti e del Veneto, la loro terra, definiti dagli italici parassiti della sinistra dei grandi lavoratori ma proprio per questo tanto ignoranti perché preferiscono il piacere del fare, del lavoro produttivo alle chiacchere sul lavoro, alle critiche di chi lavora, e magari perché qualche veneto ama ostentare la sua legittima e onesta ricchezza di cui è più che morale civile e culturale andar fieri;
veneti che preferiscono vivere del loro lavoro che di quello degli altri attraverso la schiavitù, il caporalatio, l'estorsione mafiosa o di stato;
veneti che magari preferiscono il fare di mettere su un'impresa, di leggere un buon libro tecnico, di coltivarsi l'orto, allevarsi degli animali, costruirsi la casa piuttosto che perdere tempo a leggere demenziali libri sulle tematiche in voga del politicamente corretto;
veneti sono tra i maggiori contribunti fiscali dell'Italia che a volte però sono costretti ad evadere perché strozzati dagli estorsori di stato e da tutti i suoi parassiti che vivono delle tasse estorte (similmente al pizzo delle mafie) e che difronte ...
Zaia difende il Veneto: "Nessuno osi dire che pensiamo solo ai soldi"Alberto Giorgi
20 Aprile 2020
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 56202.htmlIl governatore leghista ricaccia al mittente le accuse per la sua scelta di optare per un lockdown soft in vista di una riapertura anticipata, sottolineando l'importanza delle autonomie regionali soprattutto in tema di Sanità
Zaia difende il Veneto: "Nessuno osi dire che pensiamo solo ai soldi"
"Nessuno si permetta di dire che noi veneti pensiamo soltanto al dio denaro". Luca Zaia non ci sta e ricaccia così al mittente le accuse dei detrattori delle autonomie regionali, sottolineando invece l'importanza dell'autonomia per ogni realtà regionale dello Stivale.
"Io continuo a credere che l'autonomia sia un'opportunità, da Nord a Sud", spiega il presidente del Veneto in un'intervista al Corriere della Sera, dedicata in larghissima parta a come la cosiddetta "locomotiva d'Italia" ha affrontato l'emergenza sanitaria e la crisi economica innescata dalla pandemia di coronavirus.
"Non lo dico per i 54 milioni di contributi che ci sono arrivati da imprenditori, cittadini e anche da bambini che hanno rotto il salvadanaio. Il fatto è che noi abbiamo un tessuto economico e una forma mentis che è la nostra, e non è questione di denaro. E se non l'avessimo, non avremmo neanche questa sanità...", ha aggiunto l'esponente di spicco della Lega, che etichetta come "boutade", ovvero come una battuta, o meglio battute, le uscite di alcuni membri della maggioranza di governo sul tema della Danità e della necessità – in loro opinione – che torni a essere sotto il controllo centrale di Roma e non decentrata in mano, appunto, alle regioni. A tal proposito, Zaia dichiara: "Chi lo dice punta a un'equa divisione del malessere e non del benessere. Ma se fosse vero, io vedo: vado a referendum. Chiederò ai cittadini se vogliono essere curati da Roma o dalla loro regione. Aggiungo che mi sono ripromesso di non parlare di autonomie fino a quando non sarà archiviata l'emergenza. Ma sia chiaro che non mi sono dimenticato del voto dei veneti…".
Dunque, nel corso della chiacchierata, il governatore del Carroccio si difende anche dalle accuse di chi ha aspramente criticato la sua linea contro il coronavirus, facendosi promotore di un lockdown soft, reso possibile dalla bravura, con un pizzico di fortuna, del Veneto di contenere con successo l'epidemia di Covid-19: "La Fase 2 dell'epidemia è quella della convivenza, più che della ripartenza. Tenendo fisso in mente che, prima di tutto, viene la salute dei cittadini. Noi siamo pronti, rispettosi del gioco di squadra e certamente non cerchiamo prove muscolari. Diciamo però che bisogna decidere".
Ecco, è qui che Zaia incalza la maggioranza giallorossa di Giuseppe Conte: "C'è chi dice che bisogna tenere tutto chiuso fino a quando l'ultimo paziente diventa negativo. Che però, rischia di farci morire per assenza di ossigeno. Poi ci sono quelli che dicono che occorre una mediazione politica, come se il virus fosse una questione politica. E poi, c'è chi ritiene che occorra ripartire attraversando, e gestendo, una fase di convivenza. Tra l'altro, ogni giorno che passa aggiunge un problema psichiatrico in più, abbiamo tanta gente completamente isolata e sola...".
Veneti contadini, veneti ignoranti (disse l'ex ministro Nunzia De Girolamo), venetiMercoledì 4 Febbraio 2015
https://www.ilgazzettino.it/pay/naziona ... 44923.htmlVeneti contadini, veneti ignoranti (disse l'ex ministro Nunzia De Girolamo), veneti polentoni. E da ultimo, grazie al fotografo Oliviero Toscani, veneti ubriaconi. Etichette, insulti, giudizi pesanti che fanno arrabbiare e riflettere. Non sfuggono agli industriali del Veneto, capaci di conquistare con i loro prodotti i mercati mondiali, nel giorno in cui lanciano l'"operazione Regionali", un percorso innovativo per costruire un manifesto di programmi e proposte da sottoporre alla politica in vista delle elezioni di maggio. «Quelli sui veneti sono stereotipi da film. La radice contadina in realtà è la nostra salvezza, io ne vado orgoglioso. Ma la realtà è che abbiamo un'immagine devastata» sottolinea Roberto Zuccato, presidente di Confindustria veneto nella conferenza stampa di presentazione di "Veneto 2020" con i vicepresidenti Luciano Miotto ed Enrico Carraro.
L'affondo è contro «l'indipendentismo, che non ci fa buon gioco a livello nazionale, lasciamolo a chi lo propaganda.
L'isolamento fa solo male, ci danneggia. Dobbiamo svegliarci, stare attenti e guardare sempre di più all'Europa. Ci vuole più fiducia, anche da parte nostra». Zuccato boccia oltre all'idea del Veneto indipendente (oggetto di referendum regionale assieme a quello sull'autonomia), anche il Veneto a statuto speciale, «impossibile da raggiungere, per noi, che pure confiniamo con Trentino e Friuli, come per le altre Regioni a statuto ordinario».
Per il leader di Confindustria invece «il Veneto deve tornare ad essere centrale in Italia sia sul piano economico - e i segnali di ripresa qui ci sono, siamo in anticipo grazie alla vocazione all'export - sia sul piano politico: per riuscirci, anzichè cercare di staccarsi dal Paese, il Veneto intero deve diventare una realtà metropolitana». Giudizi a cui la Lega Nord replica con durezza. «Sono meravigliato - dice Federico Caner, capogruppo in Consiglio regionale - Gli iscritti a Confindustria la pensano diversamente, mi ripetono di lottare senza risparmio per l'autonomia regionale affinchè il gettito fiscale rimanga sui territori. Quindi o Zuccato ha espresso un'opinione personale o non condivide le idee dei suoi associati». Mentre approva quanto ha fatto la Regione per tamponare la crisi dell'occupazione, Zuccato applaude il Jobs act («porterà un'impennata delle assunzioni a tempo indeterminato») e scorge «nel presidente del Consiglio un'attenzione particolare per il Veneto, è consapevole che qui c'è un fermento nuovo».
Così, in prospettiva Regionali e con l'occhio ai prossimi cinque anni, Confindustria si attrezza lanciando l'iniziativa "Veneto 2020", tre incontri a porte chiuse con imprenditori, opinion leader, categorie economiche sul nuovo manifatturiero, il primo domani a Vicenza (cultura), il 26 febbraio a Treviso (capitale umano innovativo), il 12 marzo all'aeroporto di Venezia (vocazione metropolitana). Tappa finale il 27 marzo a Mestre, aperta alle forze politiche e ai candidati alle elezioni, cui sarà consegnato il manifesto programmatico, «non una lista della spesa, ma un contributo di visione». Aggiunge Enrico Carraro: «Il 2020 non è una data lontana, è l'oggi. Sappiamo che il 90% del budget della Regione è sanità, quindi i margini sono pochi». Luciano Miotto mette in evidenza un altro aspetto: «Il lavoro che andiamo a fare serve anche a noi imprese, per trovare insieme, grandi e piccole, un'idea comune di sviluppo». Conclude Zuccato: «Sì, la disponibilità della Regione è scesa in cinque anni da 1 miliardo a 40-50 milioni. Ma bisogna ragionare in termini diversi. La Regione deve coordinare».
Un esempio di questo disprezzo demenziale per il fare, per il lavoro, per i skei, per la proprietà e per i veneti viene proprio da un veneto sinistro e sinistrato il comico Balasso, un demenziale presuntuoso ignorante che si crede un sapiente:Il nord-est ce la fa
https://www.youtube.com/watch?v=PkBSvpJsMXUUn'altro pseudo artista intellettuale che disprezza il lavoro dei veneti e i veneti stessi è l'ignorante, presuntuoso e arrogante sinistro Oliviero Toscani per anni il fotografo dei veneti Benetton
“Come affermava Rothbard, l’odio degli intellettuali per l’economia di mercato, per il capitalismo, per il merito e per la libertà economica nasce dall’invidia sociale. Antonio Restaneo
https://www.facebook.com/franco.leonard ... 3697858211“Come affermava Rothbard, l’odio degli intellettuali per l’economia di mercato, per il capitalismo, per il merito e per la libertà economica nasce dall’invidia sociale.
Sulla stessa scia di Rothbard, Zitelmann affermava che l’avversione degli intellettuali per la sfera imprenditoriale nasce sui banchi di scuola. Il marciume intellettualoide non è mai riuscito a capacitarsi come mai le persone più concrete, più intraprendenti, più dinamiche e magari meno brave a scuola, siano riuscite a diventare un’ottima classe imprenditoriale. L’unica per via per sconfiggere il capitalismo, per gli intellettuali, si chiama Stato. È lo Stato che fornisce agli intellettuali- affermava ancora Rothbard- quel minimo di mercato per farli sopravvivere grazie ai loro castelli di carta teorici. Ma è l’imprenditore, non l’intellettuale, che fornisce alla società quel valore aggiunto indispensabile. L’imprenditore coordina i fattori produttivi, gestisce le risorse, fa prosperare l’economia reale, crea lavoro e possibilità autentiche di sviluppo. Mentre l’intellettuale si rifugia nei suoi inutili cliché, l’imprenditore orienta l’economia ed il benessere dei consumatori. La tassazione, che è prima di ogni altra cosa una punizione, diventa per ciò lo scopo di vita degli intellettuali: punire i migliori per esaltare i peggiori!”
Cit. Adalberto Ravazzani