Ecco fin dove arriva il demenziale razzismo contro i bianchi:Caso Kabobo, che uccide a picconate tre diavoli bianchi sconosciuti incontrati per la strada a Milano:Ve lo ricordate Kabobo l'africano che sentiva delle voci che gli ordinavano di ammazzare i diavoli bianchi a Milano?
Omicidi a picconate: definitiva
la condanna a 20 anni per Kabobo
La difesa rinuncia al ricorso in Cassazione. Il ghanese uccise tre persone a colpi di piccone. I suoi legali avevano chiesto di concedere le attenuanti generiche
31 marzo 2016
http://milano.corriere.it/notizie/crona ... 520a.shtmlÈ definitiva la condanna a 20 anni di carcere per Adam Kabobo, il ghanese di 34 anni che nel maggio 2013 seminò il terrore nel quartiere Niguarda di Milano ammazzando tre passanti a colpi di piccone. Nei giorni scorsi, infatti, si doveva tenere l’udienza in Cassazione per discutere il ricorso, ma la difesa ha rinunciato e così la Suprema Corte ha decretato che la pena è diventata definitiva. La tesi dell’incapacità totale di intendere e di volere, sempre sostenuta dai legali del ghanese, non era stata accolta né in primo né in secondo grado.
Non scatta il ricorso in Cassazione
Per Kabobo, nel gennaio 2015, era arrivata la conferma dei 20 anni di carcere da parte della seconda sezione della Corte d’Assise d’appello di Milano che aveva riconosciuto all’immigrato soltanto un vizio parziale di mente, condannandolo anche a 3 anni di casa di cura e custodia (una misura di sicurezza a pena espiata e applicata per la sua «pericolosità sociale»). La difesa, poi, ha fatto ricorso alla Suprema Corte per chiedere che venisse ricalcolata e diminuita la pena, anche attraverso la concessione delle attenuanti generiche. Successivamente, però, c’è stata la rinuncia alla discussione.
Le vittime
Kabobo uccise a colpi di piccone Daniele Carella, 21 anni, i cui genitori, parti civili, sono stati rappresentati dagli avvocati Antonio Golino e Jean-Paule Castagno. Tra le parti civili, rappresentati dai legali Salvatore Scuto e Anna Cifuni, anche Andrea Masini, figlio di Ermanno, pensionato di 64 anni anche lui ucciso, e i familiari di Alessandro Carolé, 40 anni. Lo scorso gennaio, tra l’altro, per Kabobo è stata confermata anche la condanna a 8 anni di reclusione per il tentato omicidio di altre due persone ferite quel giorno.
Caso della giovane bianca Pamela di Macerata uccisa dallo spacciatore clandestino nigeriano, squartata e in parte divorata:L'orrore sul corpo di Pamela: "Era viva quando l'ha sezionata"
Aurora Vigne
06/03/2019
https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 57603.html Vincezo Marino, testimone chiave dell'accusa contro il nigeriano Oseghale, ha parlato oggi come supertestimone durante la seconda udienza del processo sulla morte di Pamela Matropietro
Stuprata, accoltellata e squartata viva. Emergono nuovi dettagli inquietanti sulla morte di Pamela Mastropietro. A rivelarli è il pentito Vincenzo Marino, ascoltato come supertestimone durante la seconda udienza del processo davanti alla Corte di Assise di Macerata.
L'uomo era stato detenuto con Oseghale nel carcere di Ascoli e proprio lì ascoltò la sua agghiacciante confessione del delitto di Pamela. Proprio per questo, il pentito ha un ruolo chiave nell'accusa contro il nigeriano.
Secondo quanto ricostruito da Marino durante l'udienza di oggi, l'immigrato avrebbe accoltellato al fegato Pamela subito dopo il rapporto sessuale. "Desmond Lucky se ne andò, Oseghale tentò di rianimarla con acqua sulla faccia per farla riprendere, lei si riprese. Oseghale l'ha spogliata, era sveglia" ma aveva "gli occhi girati all'insù" e "hanno avuto un rapporto sessuale completo". Poi la "ragazza voleva andare via a casa a Roma perché aveva il treno, disse che se no l'avrebbe denunciato. Ebbero una colluttazione, si sono spinti, Oseghale le diede una coltellata all'altezza del fegato e dopo una prima coltellata Pamela cadde a terra".
Ma non è finita qui. Sempre come riferito dal testimone, Oseghale dopo aver colpito la ragazza andò ai giardini Diaz per chiedere, invano, l'aiuto a un connazionale poi "tornò a casa, convinto che Pamela fosse morta e la squartò iniziando dal piede. La ragazza iniziò a muoversi e lamentarsi e gli diede una seconda coltellata".
Riguardo a eventuali complici nell'omicidio della ragazza, invece, il pentito ha dichiarato che Oseghale non gli ha fatto il nome di nessuno. "Non fece il nome di nessuno", ha affermato in aula. Inoltre, il nigeriano avrebbe usato la varechina per cancellare le sue tracce. "L'aveva lavata con la varechina perché così non si sarebbe saputo se era morta di overdose o assassinata", ha aggiunto. "Disse che aveva un sacco in frigo dove mettere i pezzi, ma che non ci andavano e che l'ha dovuta tagliare e l'ha messa in due valigie", continua il pentito raccontando le confidenza che gli avrebbe fatto Oseghale. Chiamò un taxi, ma mentre era in auto "la moglie lo chiamava ed è andato nel panico", ha proseguito il pentito.
Caso della nera BLM statunitensi che dopo aver adottato una bambina bianca, la uccide perché bianca:Una influencer afroamericana uccide la figlia adottiva bianca di tre anni perché "privilegiata"
totalitarismo.blog
24 Gennaio 2021
https://www.totalitarismo.blog/una-infl ... vilegiata/ Storia orribile dagli Stati Uniti di cui parla solo la stampa locale americana (io l’ho scoperta tramite la mia fonte principale, 4chan): la vincitrice di un reality show di cucina, tale Ariel Robinson, è stata arrestata perché accusata di aver ucciso la figlia adottiva di tre anni. A riportare la notizia in Italia solo il portale MoviePlayer.it, che però la presenta come semplice fatto di cronaca:
“Food Network ha cancellato ogni contenuto della ventesima stagione di Worst Cooks In America dopo che la vincitrice Ariel Robinson è stata accusata di aver ucciso una bambina di tre anni. Ariel Robinson, 29 anni, e il marito Jerry Robinson sono stati accusati martedì scorso della morte di una bambina di tre anni nella Carolina del Sud. I due sono ritenuti colpevoli anche di abuso di minori nei confronti della figlia adottiva. I fatti risalgono allo scorso 14 gennaio quando la polizia e gli uomini del 911 hanno trovato il cadavere della bambina a casa della coppia a Simpsonville, nella Carolina del Sud, secondo quanto riferito dalla stazione televisiva WHNS. I medici del pronto soccorso accorsi sul posto hanno rilevato che la bambina è morta a causa di diverse ferite da taglio. La stazione di polizia di Greenville ha fatto sapere, attraverso un comunicato, che il nome della vittima è Victoria Smith […]”.
Invece, purtroppo, c’è di più. La signora (si fa per dire) era molto popolare sui vari social, ma oltre a contenuti “leggeri” talvolta proponeva anche messaggi prettamente politici. I suoi profili in effetti sono colmi di propaganda a favore del movimento Black Lives Matter. Per esempio, durante l’assalto dei sostenitori di Trump al Campidoglio, aveva pubblicato un post su Instagram per denunciare il famigerato white privilege, corredato da tutti gli hashtag di circostanza:
“È un peccato che, in quanto madre orgogliosa di 4 bellissimi bambini, non possa proteggerli dalla realtà e dal male di questo mondo una volta che escono di casa. Tuttavia, combatterò e userò la mia voce per fare la differenza. Per portare consapevolezza e cambiamento in modo che un giorno, quel cambiamento arriverà. Sono una mamma-orso e farò di tutto per proteggere i miei figli e assicurarmi che il loro futuro sia altrettanto luminoso perché hanno le opportunità e sono trattati alla pari nel modo in cui Dio li ha creati. Non dovrebbe esistere alcun privilegio bianco. Solo privilegio americano. Dovremmo tutti avere lo stesso trattamento da cittadini statunitensi. Niente di più e niente di meno. Punto”.
Ora, mentre la tizia ciarlava in pubblico di “privilegio bianco”, in privato uccideva di botte la figlia adottiva dalla pelle bianca. Ariel e Jerry Robinson hanno adottato tre bambini, due maschi (di colore) e una femmina (bianca, appunto la povera Victoria “Tori” Rose Smith) nel marzo 2020. Sui profili social della influencer afroamericana compaiono decine di foto della bambina.
Una donna su Facebook ha affermato che sua figlia era la precedente madre adottiva di Tori Smith e ha voluto lasciare questa testimonianza:
“Era la bambina più dolce e amorevole. Era spiritosa e ci faceva ridere tutto il tempo… eravamo felici per lei perché poteva finalmente stare con i suoi due fratelli e avere una casa (anche se avrebbe potuto averne una prima di essere portata via dalla sua famiglia). Sono così afflitta da non trovare le parole”.
La polizia di Simpsonville ha rilasciato pochi dettagli sul caso. Secondo i resoconti dei media, gli agenti sarebbero stati chiamati a casa dei Robinson intorno alle 14:25, dopo che la piccola Victoria non reagiva più. La bambina è stata portata in ospedale dove è stato accertato il decesso. Ariel e Jerry Robinson sono accusati di “aver inflitto una serie di lesioni da corpo contundente” causando la morte di Victoria il 14 gennaio.
Ariel e Jerry Austin Robinson sono stati condotti al centro di detenzione della contea di Greenville. Secondo i registri della prigione non è stata concessa loro una cauzione. Dalla morte di sua figlia, Ariel, che in genere pubblicava più volte al giorno, ha smesso di postare su Facebook, Instagram e Twitter. Tuttavia, sul suo canale YouTube il giorno dopo la morte di sua figlia, aveva comunque pubblicato un video “leggero” (ora non più disponibile), come se nulla fosse accaduto.
Il caso del giornalista demenzialmente razzista Ezio Mauro che sparla e calunnia l'uomo bianco in generale inducendo all'odio verso i bianchi.estendendo arbitrariamente alcuni comportamenti certamenente riprovevoli di alcuni bianchi che a ben quardare si presentano alle cronache in numero assai inferiore di quello che avviene presso le popolazioni nere, more, gialle, maomettane.
Questo giornalista demenzialmente razzista verso i bianchi, parte dal caso Traini che reagì a suo modo allo squartamento della giovane Pamela ad opera di un nero nigeriano.
“L’uomo bianco è una regressione della nostra civiltà”
Intervista a Ezio Mauro
di Pierluigi Mele
30 ottobre 2018
https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... 3ade3.htmlUn libro intenso, scritto da un vero maestro del giornalismo italiano. Non è solo un reportage sull’Italia di oggi, sui rischi di degrado che corre il nostro Paese. Ma è anche una riflessione di un intellettuale che si interroga sulla nostra civiltà in preda alla paura e sulle colpe della politica che non ha saputo rispondere adeguatamente alle sfide di questo momento storico. Ezio Mauro nel libro, pubblicato da Feltrinelli, ci offre spunti profondi. In questa intervista abbiamo sviluppato alcuni punti della sua riflessione.
EZIO Mauro, lei ha scritto un libro “doppio”, come lo ha definito acutamente Adriano Sofri, in quanto si muove nel doppio registro tra la cronaca e la riflessione “lunga” di tipo socio-politico. Per cui il libro diventa una inchiesta sul mutamento antropologico del nostro vivere quotidiano. Come cambia la cosiddetta “normalità” italiana?
Cambia perché ci permettiamo delle cose che non ci saremmo mai concessi qualche anno fa: una metamorfosi dovuta alla paura, alla globalizzazione e dovuta alla crisi più lunga del secolo (anche più lunga della Grande depressione del ’29), la crisi economica finanziaria, perché il nostro paese è il più lento ad uscire dalla crisi e questo lascia uno strascico perché c’è la fatica ad entrare nel mondo del lavoro da parte dei giovani. Così lascia quel rancore che determina un mutamento nel linguaggio, nel comportamento degli italiani cui non eravamo abituati.
Ora nel suo libro ci parla dei tragici fatti, avvenuti nel febbraio di quest’anno a Macerata, che ha come lugubre protagonista Luca Traini, un neonazista vicino alla Lega di Salvini ( è stato candidato alle elezioni comunali in un Comune della Provincia di Macerata). Perché, per lei, la vicenda è un “paradigma” drammatico del cambiamento italiano?
Perché l’uomo di Macerata è un giovane uomo di 29 anni, che ha un’esistenza normale, che vive in una famiglia normale e che ha questa mutazione che parla della mutazione cui siamo sottoposti un po’ tutti. È chiaramente un caso limite, ma non è un caso isolato. La prima volta che parlai dell’ “Uomo bianco” su Repubblica fu nel 2010, quando tre africani sono stati lasciati a terra sulla grande strada a Rosarno quando tornavano dai campi dove raccoglievano pomodori e due uomini spararono con fucili ad aria compressa. Poi il caso della fornace di San Calogero in Calabria, quando Soumalia viene colpito da un uomo bianco perché aiutava due braccianti a prendere dei pezzi di lamiera di ferro per fare da tetto alle loro baracche dove vivevano. Da questi poi fioriscono altri casi, soprattutto nell’ultimo anno. Macerata è un po’ il detonatore: questo uomo che annuncia, prendendo l’ultimo caffè, “vado a sparare ai negri”.
Lei parla dell’apparizione dell’uomo bianco come qualcosa di spettrale, ed è veramente spettrale. Perché lo definisce così? E’ davvero un “inedito” nella storia italiana?
La nostra storia ha conosciuto il fascismo e un razzismo organizzato dal regime, ma c’è una storia di democrazia che credevamo ci avesse immunizzato, aiutato a risparmiare saggezza, ci avessero insegnato ad accumulare altra civiltà. Invece non è così, non c’è ovviamente un regime però questi casi isolati ci devono far riflettere. La democrazia italiana non aveva ancora conosciuto queste torsioni. L’uomo bianco è anche ciò che non ci siamo mai accontentati di essere, caricato di sovrastrutture. Noi siamo ciò che abbiamo accumulato, per nostra fortuna. Siamo diventati qualcosa di molto più complesso, ma l’uomo bianco è una spogliazione, un ritorno all’essenza primordiale. È un ritorno indietro, alla natura primitiva, mentre noi non ci siamo mai accontentati di essere soltanto quello.
Tutto questo si nutre di un clima di legittimazione strisciante. E qui arriviamo alle colpe della politica. Qual è la principale colpa della politica italiana?
È una colpa doppia: non aver visto nascere e crescere l’inquietudine degli italiani quando poteva essere raccolta, spiegata e governata e proporzionata per quella che era e questo particolarmente mi viene da dire per la sinistra italiana, perché queste paure coinvolgono soprattutto la parte più debole della nostra popolazione che la dovrebbe interpellare più da vicina, le persone anziane, le persone sole. Nella periferia italiana bisognava chinarsi su questa fetta di popolazione e rassicurarla e starle vicini, dicendole che non è vero che c’è un’invasione, sbarrare le nostre porte non è la soluzione. Il secondo errore è stato quello di ingigantire la paura e farla coincidere con l’immigrazione, ma guardando da vicino il problema della paura capiremo che la paura della nostra popolazione è fatta da tanti elementi: dal tema del lavoro, del sociale, dalla paura che i nostri figli non avranno la pensione, è fatta dalla mancanza di copertura da parte della politica che spesso non ci rappresenta più. Oggi la popolazione viene tenuta dentro una paura indistinta che viene fatta coincidere con l’immigrazione. Questo è un errore fatto non per caso, ma per una precisa scelta ideologica: la politica ricorda i monaci del Medioevo che percorrevano le contrade dicendo alle persone ricordati di avere paura.
Esiste una barriera a questo dilagare?
Bisognerebbe ricordarsi, in un momento in cui si parla molto di preservare la civiltà italiana, il costume italiano, che la Lega dovrebbe preoccuparsi della custodia della civiltà italiana delle nostre madri e dei nostri padri. Noi stiamo cedendo ad una ferocia nel linguaggio, nella postura, negli atteggiamenti nei confronti dei più deboli, nei confronti degli stranieri, nei confronti dei migranti che fa a pezzi la civiltà italiana dei nostri padri e delle nostre madri, che è la cosa più sacra che abbiamo ed è l’elemento italiano che abbiamo, ma che stiamo perdendo.
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Ezio Mauro, "L'uomo bianco". Editore: Feltrinelli
Collana: Serie bianca
Anno edizione: 2018
In commercio dal: 11 ottobre 2018
Pagine: 138 p., Brossura
EAN: 9788807173462. Prezzo 15 euro
Ecco un altro caso demenziale da manuale, in cui emerge l'odio i montato dalla demenziale ideologia demosisnistra dell'accoglienza che demonizza l'uomo bianco occidentale che opprimerebbe l'Africa e costringerebbe gli africani a emigrare.Il video segreto di Sy. "Voi italiani mi fate schifo"
Luca Fazzo
Gio, 03/12/2020
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 07201.html L'autista del bus prese in ostaggio 52 bimbi. Il filmato "secretato" per evitare rischi di emulazione
Trentasette minuti di rabbia, di odio scagliato contro l'Italia e gli italiani, «che vanno a messa la domenica e chiudono gli occhi davanti ai morti nel Mediterraneo».
Il 20 marzo 2019, Sy Ousseynou, autista di pullman, sequestrò cinquantadue bambini, due insegnanti e la bidella partiti da una scuola di Crema, pronto a incendiare tutto su una pista di Linate. Quando lo arrestarono, si scoprì che aveva annunciato la sua missione con video pubblicato su Internet.
I carabinieri del Ros cercarono a lungo il video, alla fine lo scovarono. Ma sulla rivendicazione di Sy è calato il segreto imposto sia dalla Procura che da Ilio Mannucci, il presidente della Corte d'assise che il 14 luglio ha condannato Sy a 24 anni di carcere.
Ora che il Giornale ne è entrato in possesso, si capisce bene perché i giudici non volevano che il video circolasse: il lungo proclama di Sy - da oggi disponibile sul sito del Giornale.it - sembra fatto apposta per suscitare rischi di emulazione. Raramente si è visto un uomo partire da presupposti così razionali, così aderenti alla realtà, per approdare a una conclusione così feroce e folle, con i bambini di dodici anni usati come ostaggi e scudi umani, pronti a venire sacrificati in nome di una vendetta cieca contro torti non loro. Chi spiegherà, ai bambini della scuola Vailati di Crema, che hanno rischiato di morire perché fosse punita l'indifferenza degli italiani?
«Viva l'Africa, viva gli africani», è l'esordio di Sy. L'autista ha un cappello calato in testa, del volto coperto si intravvedono solo gli occhi. Parla con lunghe pause, spesso ripetendosi, in discreto italiano. Una immagine ricorrente: «nel Mediterraneo i pescatori non pescano più pesci ma pescano esseri umani, bambini devastati dai pescecani, le nostre donne, i nostri uomini valorosi, le nostre mamme che si inabissano urlando». Di fronte alle tragedie dei profughi, Sy accusa gli italiani di girare la testa, «intanto cosa sono, dei negri, più muoiono meglio è 'sti selvaggi di merda... che muoiano tutti, chi se ne frega"». Io, dice il sequestratore, «sento il dolore delle persone che si sono inabissate».
Mai, neanche in una frase, Ousseynou cerca di spiegare cosa c'entrino i bambini affidati a lui con le stragi in mare. Del suo piano non offre dettagli, nulla che - se il video fosse stato trovato prima del 20 marzo - permettesse di bloccare la sua impresa criminale. Il suo obiettivo sembra solo darsi un retroterra ideologico e una giustificazione, e insieme lanciare la sua invettiva contro l'Italia e l'Occidente.. «Fate schifo, figli di p..., fate schifo. Ci state sfruttando, ci state succhiando, ci state massacrando». E ancora: «Brutti figli di p.., perché veniamo da voi, perché bussiamo alle vostre porte? A voi non interessa, a voi basta avere la pancia piena (...) voi vi riempite la pancia con i vostri piatti di pastasciutta al pomodoro a parlare dei migranti senza sapere che quei merdosi di pomodori che state mangiando è stata raccolta con cinquanta gradi all'ombra con 'sti migranti qua che parlate male di loro». «Fate le leggi per salvaguardare le nutrie e chi salva un essere umano in mare viene accusato di favoreggiamento».
«L'Italia non è razzista? Cosa ne sapete voi? Siete neri, siete zingari, siete arabi? Se avessi una bacchetta magica vi trasformerei tutti in arabo o nero, poi vedrete».
Lunghe pause separano una invettiva dall'altra. Fa impressione pensare che mentre Sy registra quel video ha già tutto chiaro in testa, ha già deciso di immolare al suo odio i bambini che quel venerdì sarebbero saliti sul suo pullman. Per lui, è arrivata l'ora di colpire: «Adesso basta, deve finire. Figli dell'Africa, meglio morire combattendo».