I disumani difensori di Caino sono anche contro Abele

I disumani difensori di Caino sono anche contro Abele

Messaggioda Berto » sab ott 30, 2021 10:50 pm

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La pena di morte in alcuni casi è cosa buona e giusta.



Condivido la posizione di Israele:

La pena di morte in Israele è considerata uno strumento illegale in quasi tutte le circostanze. Lo stato israeliano ha ereditato molte delle sue leggi dal Mandato britannico della Palestina, il cui codice penale prevedeva la condanna a morte per alcuni reati, ma nel 1954 ha abolito tale pena tranne che per i casi di genocidio, crimini di guerra, crimini contro l'umanità, crimini contro il popolo ebraico e tradimento militare.

https://it.wikipedia.org/wiki/Pena_di_morte_in_Israele

Nella storia di Israele risulta un solo civile condannato a morte, non classificato come soldato: Adolf Eichmann, impiccato nel 1962 per crimini di guerra nazisti relativi alla Shoah. In precedenza c'era stata l'esecuzione di Meir Tobianski, soldato israeliano che aveva combattuto la guerra arabo-israeliana del 1948 e che era stato accusato falsamente di tradimento: giudicato colpevole, venne condannato a morte tramite fucilazione (30 giugno 1948). Nel corso degli anni ci sono state altre sentenze di morte, ma finora i ricorsi presentati dalla difesa sono sempre riusciti a ribaltare la sentenza.
In molti ritengono che il motivo per cui è raro l'uso della pena capitale in Israele sia da ricercare nella dottrina ebraista; tuttavia, vi è una certa discussione sul fatto che legge ebraica proibisca la condanna a morte. La Bibbia, per esempio, propugna tale pena per 36 reati (tra cui l'omicidio, lo stupro, l'idolatria e la profanazione del sabato). In ogni caso molti studiosi ebraici hanno interpretato in maniera più flessibile tali norme per impedire l'esecuzione di innocenti e la pena di morte è diventata, di fatto, desueta. La maggior parte degli attuali capi religiosi semiti e dei principali intellettuali israeliani ritiene che la pena di morte non dovrebbe essere utilizzata.
Vigeva invece nel Regno Unito d'Israele per i reati sopra elencati.








Questi meritano la pena di morte.


«Le azioni di Oseghale dopo il delitto dimostrano che è colpevole I trolley doveva prenderli qualcuno?»
Gianluca Ginella

15 gennaio 2021

https://www.cronachemaceratesi.it/2021/ ... 0.facebook

OMICIDIO DI PAMELA - Sono uscite le motivazioni della sentenza della Corte d'assise d'appello di Ancona che ha condannato all'ergastolo il nigeriano. I giudici scrivono: «Straordinaria valenza probatoria hanno le condotte post mortem dell'imputato. Non ha mai fatto una mossa a caso, ma per disfarsi del corpo il suo agire è diventato goffo, Perchè?». Nessun dubbio che il movente sia stato nascondere la violenza sessuale e evitare una denuncia

«La condotta post mortem di Innocent Oseghale è la chiave di lettura di quanto accaduto e la prova che ha ucciso Pamela Mastropietro. I suoi comportamenti erano legati alla volontà di coprire l’omicidio». I giudici della Corte di appello di Ancona lo dicono nelle 150 pagine di motivazioni della sentenza (uscite oggi pomeriggio) in cui hanno confermato la condanna all’ergastolo del nigeriano, accusato dell’omicidio della 18enne Romana, uccisa a Macerata, nell’appartamento di via Spalato dove Oseghale viveva, il 31 gennaio 2018.

appello-oseghale-2-650x488Una sentenza (il processo si è chiuso il 16 ottobre scorso) che accoglie quanto già detto dai giudici della corte d’assise di Macerata, e che approfondisce molto le questioni della droga assunta da Pamela e del perché la ragazza non fosse morta per una overdose, come sostiene la difesa (Oseghale è assistito dagli avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi). Anche le ferite mortali sono state ampiamente analizzate nella sentenza in base a quanto accertato dai medici legali nel corso delle indagini. C’è poi una considerazione dei giudici: «Alcuni dubbi restano nell’operato dell’imputato, il quale, dopo aver agito con una impressionante lucidità e raffinatezza nel momento dell’eliminazione delle tracce riconducibili alla violenza sessuale, sembra essere divenuto maldestro e goffo quanto abbandona le due valige sul ciglio della strada facendo uso di un taxi o quando non si disfà di tutti gli effetti personali di Pamela», per i giudici probabilmente Oseghale non si aspettava che i carabinieri arrivassero a lui così velocemente e, dicono, le operazioni di depistaggio e cancellazione delle prove erano ancora in corso da parte sua.

Però una domanda i giudici se la fanno su quei comportamenti: «forse qualcuno doveva andare a prendere le valigie?». Domanda che nel corso della sentenza si pongono anche in un altro punto. In un passaggio i giudici scrivono che le lesioni al fegato, quelle con cui Pamela è stata uccisa, sia secondo l’accusa che secondo i giudici, sono state inferte da Oseghale proprio con lo scopo di eliminare la ragazza che, costretta a subire una rapporto sessuale, avrebbe potuto denunciarlo. Oseghale «non ha mai compiuto una azione a caso – dicono i giudici – Quanto meno, almeno all’apparenza, fino a quando non ha lasciato le valige in strada. Condotta quest’ultima che comunque non è escluso che abbia avuto una sua finalità che l’imputato si è ben guardato dal rivelare (qualcuno, forse quel qualcuno con cui a lungo e concitatamente ha parlato nel tragitto sul taxi del camerunense Patrick Blaise Noutong Tchomchoue – mentre stava andando a gettare le valigie a Casette Verdini di Pollenza, in un fosso lungo via Dell’Industria, ndr -, che riferiva della per lui incomprensibile telefonata in inglese, avrebbe dovuto andare a prenderle? O lo avrebbe fatto lui stesso?)».


Altro aspetto che evidenzia la Corte d’assise d’appello di Ancona: «Straordinaria valenza probatoria sono le condotte post mortem di Oseghale, sono la chiave di lettura su quanto accaduto». Ci sono le versioni false, contraddittorie, i depistaggi, il negare il rapporto sessuale, l’ammettere di aver fatto a pezzi il corpo solo dopo che le prove scientifiche lo inchiodavano, dicono i giudici, e poi quell’operazione di depezzamento, svolta con perfetta conoscenza del corpo umano e il fatto che alcune parti del corpo non sono state trovate, quelle, dicono i giudici, dove c’erano state le ferite mortali. Mortali, spiegano, perché qualcosa di quei due fendenti al fegato è stato trovato. Tracce che mostrano sia segni di emorragia, sia formazione di globuli bianchi: a riprova che sono state inferte quando era in vita. Inoltre, aggiungono, non possono essere state causate per sbaglio durante l’operazione di depezzamento del corpo della 18enne.

«E’ evidente che l’imputato, dopo aver ucciso Pamela con due coltettale, ha mantenuto totale freddezza e assoluta lucidità come chiaramente dimostrano la precisione delle attività di depezzamento e disarticolazione del corpo di Pamela, svolte senza la benchè minima emozione. Ha dimostrato una non comune abilità settoria, una approfondita conoscenza del corpo umano, non si può dar credito all’imputato che abbia proceduto a queste operazioni al solo scopo di disfarsi del corpo della ragazza, a suo dire morta per overdose: avrebbe potuto raggiungere lo stesso risultato con una attività molto meno precisa» e sarebbe stato dunque «Superfluo il lavaggio del corpo con la varechina e l’esanguamento. Oseghale voleva far sparire le tracce di dna sul corpo e quelle delle due coltellate» dicono i giudici.

Ferite inferte non per sbaglio durante le macabre operazioni dopo la morte di Pamela, «Oseghale non ha certo agito a casaccio sul corpo» dicono i giudici». Sul fatto che avesse negato di aver avuto un rapporto sessuale con Pamela, «Negava perché sapeva che era stata una violenza sessuale» dicono i giudici e aggiungono che la 18enne non avrebbe mai acconsentito ad avere un rapporto non protetto». Secondo i giudici: «Oseghale ha condotto a casa sua Pamela al solo scopo di abusare di lei sessualmente, approfittando delle sue condizioni di minore lucidità dovuta all’assunzione di eroina». Parti civili al processo i genitori e la nonna di Pamela, assistiti dallo zio della ragazza, l’avvocato Marco Valerio Verni, il Comune di Macerata e il proprietario della casa di via Spalato (tutelato dall’avvocato Andrea Marchiori).

Le indagini sull’omicidio di Pamela sono state condotte dai carabinieri del Reparto operativo di Macerata e coordinate dal procuratore Giovanni Giorgio e dal sostituto Stefania Ciccioli. La difesa potrà ora presentare ricorso in Cassazione contro la sentenza.



GIAPPONE: CONDANNATO A MORTE PER GLI OMICIDI DI CINQUE PERSONE
11 Dicembre 2020 :
(Fonti: Kyodo, 11/12/2020)

https://www.nessunotocchicaino.it/notiz ... e-60319971

Un tribunale giapponese l'11 dicembre 2020 ha condannato a morte un uomo di 41 anni per gli omicidi di cinque persone, commessi nel 2018 in una casa nella prefettura di Kagoshima.
Il tribunale distrettuale di Kagoshima ha emesso la condanna a morte, come richiesto dai pubblici ministeri, nei confronti di Tomohiro Iwakura, dopo aver stabilito che l’imputato fosse a tal punto mentalmente sano da essere pienamente responsabile dei suoi crimini.
“I crimini sono stati degenerati e spaventosi. Non riesco a trovare alcun motivo per non emettere la pena di morte ", ha detto il giudice presidente Mitsuo Iwata.
Il team di difesa di Iwakura, che ha immediatamente presentato appello, aveva chiesto l'ergastolo sostenendo che non potesse essere ritenuto responsabile delle sue azioni poiché affetto da disturbo delirante al momento degli omicidi.
Il giudice ha tuttavia concordato con i pubblici ministeri sul fatto che l'influenza del disturbo fosse trascurabile, dicendo che "le azioni dell'imputato sono state fortemente influenzate dalla sua personalità aggressiva e vendicativa".
"L'assassinio di cinque persone è estremamente grave e non riesco a cogliere riluttanza da parte dell’imputato nell’uccidere le persone", ha aggiunto Iwata.
Secondo la sentenza, Iwakura ha strangolato a morte sua nonna Hisako, 89 anni, e suo padre, Masatomo, 68 anni, tra il 31 marzo e il 1° aprile nella casa di Hisako nella città di Hioki, e poi si è sbarazzato dei loro corpi in una zona montuosa vicina.
Iwakura in seguito ha anche strangolato una delle sue zie - Takako Iwakura, 69 anni, e sua sorella Kuniko Sakaguchi, 72 - così come il suo vicino Hiroyuki Goto, 47 anni, che erano venuti a trovare Hisako nel pomeriggio del 6 aprile.
Nel processo si doveva stabilire se Iwakura avesse l'intenzione di uccidere sua nonna e suo padre e se avesse ucciso suo padre per legittima difesa. Il tribunale si è pronunciato a favore dei pubblici ministeri in entrambi i casi.
Immediatamente dopo che la sentenza è stata emessa, Iwakura si è lanciato contro i pubblici ministeri ed è stato fermato dal personale carcerario. Il tribunale si è aggiornato con Iwakura che continuava a urlare e lottare.



Islamico uccise un'ebrea e ora viene assolto: "Era drogato e delirava"
Francesca Bernasconi
Mar, 07/01/2020

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/is ... 08016.html

Sarah venne uccisa dal vicino, al grido di "Allahu Akbar". I giudici hanno ritenuto l'uomo "non responsabile dal punto di vista penale"

Era la notte tra il 3 e il 4 aprile del 2017, quando Sarah Halimi, una donna ebrea di 65 anni, venne uccisa e gettata dalla finestra dell'appartamento in cui viveva.

A picchiarla e toglierle la vita era stato il suo vicino di casa, un islamico originario del Mali, al grido di "Allahu Akbar".


La morte di Sarah

La notte del 4 aprile 2017, Sarah, dottoressa ebrea in pensione con tre figli, venne picchiata selvaggiamente e poi gettata dal terzo piano dello stabile in cui abitava, nel quartiere di Belleville, a Parigi. Ad ucciderla era stato il suo vicino di casa 27enne, Kobili Traorè, un islamico originario del Mali, già noto alla polizia come tossicodipendente e per reati di spaccio. Secondo quanto venne ricostruito ai tempi, l'uomo avrebbe dato in escandescenza dopo una lite famigliare. In preda alla rabbia sarebbe riuscito ad entrare nella casa di un'altra famiglia che, per sfuggire alla sua furia, si era rinchiusa in bagno, da cui era riuscita a contattare la polizia. Traoré si sarebbe poi introdotto nell'abitazione di Sarah, passando dal balcone. Una volta in casa, avrebbe svegliato la donna e avrebbe iniziato a picchiarla selvaggiamente, come confermano le urla disperate della donna. Alcuni testimoni avevano chiamato la polizia, riferendo delle grida disperate della donna, mentre l'uomo gridava "Allahu Akbar" e "Ho ucciso Shaitan" (Satana, in arabo). Infine, il killer avrebbe gettato dalla finestra la sua vittima. Sembra che l'uomo recitasse a bassa voce delle preghiere in arabo. Non è ancora chiaro se la morte della donna sia avvenuta per le botte ricevuto o per la caduta dal terzo piano. L'uomo, subito arrestato, era stato trasferito in un ospedale psichiatrico.


La sentenza e le proteste

Il 19 dicembre scorso, la Corte di appello di Parigi ha giudicato Kobili Traorè "non responsabile dal punto di vista penale" per la morte della donna ebrea. La sentenza della Corte è arrivata, secondo quanto riporta il Messaggero, dopo 7 perizie psichiatriche. Stando a quanto affermano i media francesi, secondo i medici, l'assunzione di cannabis avrebbe provocato nel killer uno stato di "delirio acuto", che non permetterebbe di considerarlo come il responsabile della morte della donna di origini ebree, nonostante lo stesso assassino avrebbe ammesso il crimine.

Dopo la sentenza, a Parigi sono esplose le proteste della comunità ebraica, composta da circa 500mila persone, e nei giorni scorsi si sono moltiplicati gli appelli social, contro la decisione dei giudici. Sul caso è intervenuto anche il rabbino capo Haim Korsia che, in una lettera rivolta al ministro della Giustizia francese e pubblicata su Le Figaro, ha scritto: "Dovremmo forse dedurre da questo verdetto che qualunque tossicodipendente ha la licenza d'uccidere degli ebrei?". Poi ha continuato, sostenendo che la sentenza rappresenza una "grave rottura di fiducia nel sistema giudiziario del Paese". Intanto a Parigi, Montpellier, Marsiglia e altri paesi della Francia sono stati organizzati cortei di protesta.



Assolto l’assassino antisemita di Sarah Halimi. Parigi ebraica si mobilita. Anche Roma protesta
Giacomo Kahn
04-01-2020

https://www.shalom.it/blog/mondo/assolt ... ni-b698541

Lo scorso 19 dicembre la Corte d’Appello del Tribunale di Parigi ha assolto Kobili Traorè, originario del Mali, dal brutale omicidio della 65enne Sarah Halimi, una signora francese di religione ebraica che abitava nell’11mo arrondissement di Parigi. Alla base della sentenza di assoluzione - nonostante che Traorè avesse ammesso di aver ucciso Halimi in un lungo e raccapricciante pestaggio in cui i vicini lo avevano sentito citare frasi dal Corano e chiamare la sua vittima “demone” - la decisione di giudicarlo totalmente incapace di intendere e di volere, perché sotto effetto di un pesante uso di droghe. Nonostante la brutalità del crimine commesso contro una inoffensiva donna anziana, gettata giù dalla finestra dal terzo piano; nonostante il crimine abbia innegabili connotati antisemiti, Traorè è stato dichiarato “libero” e scagionato da “qualsiasi responsabilità penale”.

Contro questa incredibile sentenza - avverso la quale la famiglia della Halimi cercherà di ricorrere in Cassazione - si stanno mobilitando le organizzazioni ebraiche francesi, per promuovere una grande corteo di protesta contro la decisione dei magistrati di Parigi.

Nel frattempo anche un gruppo di ebrei romani si è mobilitato. Lo scorso 1 gennaio si è tenuto un piccolo sit-in di protesta in Piazza Farnese, davanti all’ambasciata di Francia, con la distribuzione pubblica, di un volantino di protesta che recita: Sarah Halimi ebrea francese di 66 anni, assassinata perché ebrea. La giustizia francese ha assolto il suo assassino. LUTTO E VERGOGNA PER LA GIUSTIZIA FRANCESE.

Sarah Halimi Femme juive française de 66 ans. Tuée en tant que juive. La justice française a acquitté son assassin. Deuil et honte pour la justice en France.




Usa, Lisa Montgomery giustiziata: eseguita pena di morte per una donna dopo 70 anni
13 gennaio 2021

https://www.repubblica.it/esteri/2021/0 ... 282307674/


WASHINGTON - È stata eseguita negli Usa la condanna a morte di Lisa Montgomery, 52 anni, dopo il via libera della Corte suprema. Si tratta della prima esecuzione federale di una detenuta negli Usa da quasi settant'anni. Nel dicembre 2004 Montgomery uccise la 23enne Bobbie Jo Stinnett, asportando il bambino dal grembo della donna e poi tentando di far passare per suo il neonato. L'esecuzione della donna, tramite iniezione letale, era stata sospesa per accertamenti psichiatrici, ma questa notte è stata portata a termine al Federal Correctional Complex di Terre Haute, nell'Indiana.

Gli avvocati di Montgomery avevano affermato che l'abuso sessuale subito durante l'infanzia avrebbe portato a "danni cerebrali e gravi malattie mentali" per la donna. Il patrigno aveva negato di averla abusata sessualmente, dicendo anche di non avere buona memoria, quando gli è stata presentata una propria dichiarazione in cui aveva ammesso abusi fisici. La madre di Montgomery aveva invece dichiarato di non aver mai denunciato l'uomo perché temeva per la vita propria e della figlia.
(afp)

Montgomery, che non riusciva ad avere figli, aveva selezionato la sua vittima online e la scelta era caduta su Stinnett, un'allevatrice di cani. Si era recata a casa della 23enne con la scusa di acquistare un cucciolo e poi l'aveva strangolata a morte aprendole il ventre per estrarre il feto di otto mesi. La piccola è sopravvissuta alla tragedia. Si chiama Victoria e oggi è adolescente e vive con il padre.
Gli Stati Uniti hanno ripreso le esecuzioni capitali federali lo scorso luglio dopo una pausa di 17 anni. Con Montgomery, le esecuzioni federali sono arrivate a 11.

Questa settimana saranno giustiziati altri due uomini la cui esecuzione era stata sospesa dopo che avevano contratto il Covid-19.

L'ultima donna a essere giustiziata dal governo federale è stata Bonnie Brown, ne dicembre del 1953: rapimento e omicidio di un bambino di 6 anni nel Missouri. L'ultima esecuzione di una donna a livello statale è stata quella di Kelly Gissendaner, nel 2015. Condannata per omicidio nel 1997, uccise il marito con la complicità del suo amante.



Se fosse vero questa persona, questa donna nera e suo marito meritano la pena di morte, per aver ucciso la bambina bianca in preda al fanatismo del suprematismo nero all'insegna del " basta con il privilegio bianco" sostenuto dalla banda Biden Harris che dovrebbero essere chiamati in causa come istigatori

NERA ANTIRAZZISTA UCCIDE LA FIGIOLETTA ADOTTIVA BIANCA: “BASTA CON IL PRIVILEGIO BIANCO”
25 gennaio 2021

https://www.islamnograzie.com/nera-anti ... io-bianco/


La tragica storia della bambina di 3 anni di Simpsonville, South Carolina, picchiata a morte, sta facendo scalpore in tutto lo Stato. La donna aveva attaccato il privilegio bianco sui social media: è stata arrestata con il marito per l’omicidio e l’abuso della figlia adottiva bianca di 3 anni.

Cosa stiamo facendo, stiamo dando loro in pasto i nostri bambini in nome dell’antirazzismo.

Jerry Austin Robinson, 34 anni, e Ariel Robinson, 29 anni, sono stati entrambi accusati di omicidio e di abusi su minori in seguito alla morte avvenuta il 14 gennaio della loro figlia adottiva Victoria “Tori” Rose Smith, secondo una dichiarazione della South Carolina State Law Enforcement Division ( SLITTA).

Ariel Robinson è meglio conosciuta per aver vinto la stagione 20 di “Worst Cooks in America” su Food Network ad agosto. Secondo il suo sito web , Ariel era un’insegnante di scuola media che cercava di farsi un nome come comica, conduttrice radiofonica e personaggio televisivo.

Ariel Robinson ha tenuto un podcast con suo marito, anch’egli arrestato per omicidio colposo su minori. La sua vita di comica e di madre è stata accuratamente documentata sulle sue pagine Facebook, Instagram, Youtube e Twitter , dove spesso si presentava come madre di cinque figli. […]

Una donna su Facebook ha detto che sua figlia era stata la madre affidataria di Tori prima che i Robinson la adottassero.

“Era la bambina più dolce e amorevole”, ha scritto. “Aveva la migliore personalità. Era così spiritosa e ci faceva ridere tutto il tempo… .. Eravamo felici per lei perché poteva finalmente stare con i suoi due fratelli e avere una casa permanente (anche se avrebbe potuto averne una prima di essere presa in questa famiglia). Il mio cuore sta così male che non ho parole ”.



Oklahoma, uccide la vicina e ne cucina il cuore con le patate
26 febbraio 2021
https://www.la-notizia.net/2021/02/26/o ... le-patate/

OKLAHOMA – Ha ucciso la vicina e “ne ha cucinato il cuore con le patate”. Lawrence Paul Anderson, 42 anni, dell’Oklahoma, è sospettato di un triplice omicidio insolitamente bestiale.

Il 12 febbraio, la polizia ha fatto irruzione nella casa di Andrea Lynn Blankenship, 41 anni, a Chickasha, Oklahama. Lì, hanno trovato il corpo mutilato della donna di 41 anni, secondo quanto riferito dal Washington Post.

Dopo aver ucciso la donna, Anderson è tornato a casa e lì a cucinato il macabro pasto per poi provare a servirlo ai parenti, sembrerebbe con l’obiettivo di “liberare tutti dai demoni”. Anderson avrebbe poi ucciso lo zio Leon Pye, 67 anni, la nipotina, 4 anni e ferito la zia.

“Ha cucinato il cuore con le patate per servirlo alla sua famiglia e liberarla dai demoni”, ha confermato un investigatore.

La moglie dello zio aveva ferite da coltello ad entrambi gli occhi quando la polizia è arrivata sul posto, ma è sopravvissuta.

Gli omicidi bestiali hanno scosso la piccola comunità di Chickasha, scrive il Washington Post.

Lawrence Paul Anderson ha confessato gli omicidi. Lo stesso 42enne afferma di aver cercato di convincere i suoi parenti a mangiare il cuore prima di ucciderli. Ha già una fedina penale pparecchio compromessa, essendo stato condannato nel 2017 a 20 anni di carcere per crimini legati alla droga e alle armi. Tuttavia, è stato rilasciato con largo anticipo, fatto relativamente al quale il procuratore distrettuale Jason Hicks è fortemente critico. Hicks afferma che sta valutando la possibilità di chiedere la pena di morte per il triplice omicidio.



Nero uccide mamma di sei figli per strada dopo banale tamponamento
3 aprile 2021

https://voxnews.info/2021/04/03/nero-uc ... ento-foto/

Stava viaggiando dal lato passeggero nell’auto di famiglia quando un altro automobilista si è avvicinato, ha aperto il finestrino e le ha sparato diversi colpi di pistola che l’hanno uccisa.

Secondo la ricostruzione della polizia locale le due auto si erano sfiorate senza fare un incidente e questo avrebbe innescato la violenza.

Julie Eberly, 47 anni, è morta mentre stava andando al mare per un giorno di vacanza. Era mamma di sei figli, si trovava in viaggio insieme al marito sull’Interstate 95 a Lumberton, nella Carolina del Nord.

L’afroamericano ha abbassato il finestrino e ha sparato più colpi alla portiera del passeggero, uno dei quali ha colpito Julie Eberly. Per Julie non c’è stato nulla da fare. È stata trasportata d’urgenza nell’ospedale più vicino dov’è morta per le ferite riportate.

“Per fortuna avevano lasciato i loro sei figli a casa con i nonni, ma ora questi bambini devono convivere con il pensiero che la loro madre è stata uccisa in modo così codardo e insensato”, ha dichiarato lo sceriffo della contea di Robeson Burnis Wilkins.

Nessun demente si inginocchierà per questa mamma e per i suoi figli.




Grida "Fott**i polizia" su Facebook, poi ammazza un poliziotto: arrestata attivista Black lives matter
Cristina Gauri
29 aprile 2021

https://www.ilprimatonazionale.it/ester ... er-191356/

New York, 28 apr — Un’altra bella dimostrazione della «dottrina d’amore e inclusione» propagandata dal Black lives matter e spalleggiata dai gestori delle piattaforme social viene da New York. Un’attivista afroamericana del movimento, la 32enne Jessica Beauvais, ha investito con la propria automobile un poliziotto, uccidendolo. La donna aveva appena trasmesso un livestream su Facebook in cui aveva gridato per due ore «fottiti polizia» e altre invettive nei confronti delle forze dell’ordine.

L’attivista Black lives matter uccide l’agente di polizia

Beauvais, madre di un bambino di 13 anni, ha posto fine alla vita dell’agente Anastasios Tsakos, poliziotto della stradale. Al momento dell’impatto l’uomo stava deviando il traffico dopo un incidente stradale. L’uomo, 43 anni, lascia due figli piccoli. Fonti della polizia affermano che la donna ha confessato di aver bevuto vodka, vino e fumato erba prima di mettersi al volante. Dopo lo scontro Beauvais si è allontanata dalla scena del crimine con il parabrezza «completamente in frantumi» prima di essere fermata dalla polizia.


La diretta Facebook

«Questa settimana parleremo dell’ipocrisia del processo a Derek Chauvin – o dell’ipocrisia che pervade questo fottuto sistema di giustizia», ha dichiarato Beauvais all’inizio del Live Facebook, durato quasi due ore, del suo programma radiofonico Face the Reality. Inneggiando al Black lives matter la donna sosteneva che il rischio di morire di un poliziotto è «parte del lavoro» perché è ovvio che la gente «può provare a ucciderti». La 32enne ha quindi proseguito insultando le forze dell’ordine e bevendo shottini. Infine, al termine della trasmissione, si è messa alla guida del suo veicolo.

A momento dell’arresto l’attivista Black lives matter, a cui tra l’altro era stata già tolta la patente, si è messa piangere. «Non volevo ucciderlo», ha dichiarato. Ora dovrà affrontare 13 capi di imputazione. Tra questi, omicidio colposo di secondo grado, omicidio colposo aggravato di secondo grado, omicidio colposo veicolare di secondo grado e omissione di soccorso. Rischia fino a 15 anni di carcere se condannata.


Alberto Pento
Pena di morte altro che omicidio colposo, si tratta di omicido volontario aggravato da abbietti motivi di odio razziale!



Il condannato all'iniezione letale si chiamava John Grant, 60enne afroamericano colpevole di avere assassinato una guardia carceraria
21 minuti di agonia: l'esecuzione choc in America

Gerry Freda
30 Ottobre 2021

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1635585940

È polemica negli Usa per quanto accaduto mercoledì scorso durante l'esecuzione di una condanna a morte ai danni del carcerato 60enne John Grant. La condanna in questione, eseguita tramite iniezione letale, si è infatti trasformata in un vero e proprio supplizio per l'afroamericano, deceduto dopo ventuno minuti di atroci sofferenze. L'esecuzione incriminata ha avuto luogo in un carcere dell'Oklahoma, tra gli Stati più solerti nell'applicare la pena di morte, ma che aveva finora sospeso più volte questa pratica a causa di alcuni analoghi imprevisti, con veleni che non avevano appunto determinato il decesso istantaneo e senza sofferenze dei detenuti.

Grant era stato condannato a morte nel 2000, mentre era già in carcere per numerose rapine, per avere sequestrato e ucciso la guardia penitenziaria Gay Carter. L'afroamericano aveva trascinato il secondino nello sgabuzzino delle pulizie e lo aveva ammazzato con sedici pugnalate, sferrategli con un coltello che aveva fabbricato con le sue mani. L'assassino si era subito dichiarato colpevole dell'omicidio e, di conseguenza, i giudici non gli avevano concesso alcuna attenuante nel 2000, infliggendogli la condanna all'iniezione letale.

L'esecuzione della sentenza è stata però più volte rinviata a causa principalmente della difficoltà dello Stato dell'Oklahoma a reperire sul mercato i farmaci necessari a comporre il mix chimico utilizzato nelle stanze della morte. Le case farmaceutiche europee che producono il Pentotal, prodotto narcotizzante impiegato proprio nel mix letale, si erano infatti da tempo rifiutate di venderlo oltreoceano per manifestare la loro contrarietà alla pena di morte. Il dipartimento di giustizia dell'Oklahoma ha però riattivato di recente le esecuzioni dopo essere riuscito ad accaparrarsi dei farmaci in grado di sostituire i narcotici prima importati dall'estero.

Grant, insieme ad altri condannati, aveva ripetutamente denunciato in tribunale la mancanza di umanità della miscela di veleni autarchici ideata dalle autorità statali per giustiziare i detenuti, ma tutte le sue eccezioni sono state rigettate. Mercoledì è così arrivato il momento dell'esecuzione del 60enne, che ha sfidato le autorità presenti nella stanza della morte urlando più volte al suo boia l'esortazione "Sbrighiamoci" e insulti vari. Somministratogli il cocktail letale, l'afroamericano ha iniziato a essere preda di convulsioni, di spasimi e di vomito su tutta la faccia, per poi subire gli effetti del paralizzante e infine quelli del cloruro di potassio, che gli ha fermato il cuore.

Il fatto che Grant sia andato incontro a una morte lenta e dolorosa ha spinto molti commentatori e attivisti anti-pena capitale a parlare di vera e propria "tortura" inflitta dalle autorità statali a quell'essere umano. L'ultimo analogo supplizio si era verificato in Oklahom nell'aprile del 2014, quando il condannato Clayton Lockett aveva sofferto per 43 minuti sul lettino della morte al quale era legato, durante la somministrazione del medicinale che avrebbe dovuto fargli perdere conoscenza.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I disumani difensori di Caino sono anche contro Abele

Messaggioda Berto » mer dic 08, 2021 8:44 pm

Cina, la fidanzata non accetta i suoi figli e lui li lancia dal quindicesimo piano: condannati a morte
Venerdì 31 Dicembre 2021

https://www.ilmessaggero.it/mondo/figli ... 11942.html

Uno uomo e la sua fidanzata sono stati condannati a morte per aver lanciato dal quindicesimo due bambini di uno e due anni, uccidendoli. L'agghiacciante storia arriva da Chongqing in Cina e ha contorni a cui si fa fatica a trovare un senso. La motivazione, secondo quanto raccontato dal "Daily Mail", sarebbe riconducibile alla donna e al suo rifiuto di voler accettare nella sua vita i due bambini, che l'uomo aveva avuto dalla precedente relazione. Il fatto è accaduto in seguito a un forte litigio della coppia. La ragazza, per mostrare la sua frustrazione, era addirittura arrivata a tagliarsi i polsi. A quel punto il padre, in un momento di follia, ha lanciato i figli dal balcone. La bambina di due anni è morta sul colpo, il bambino invece ha prima sofferto per le tante ferite e si è poi arreso in ospedale.

Follia in Cina, lancia i figli dal balcone: condannato

Secondo i media cinesi, l'uomo aveva iniziato la nuova relazione mentre era ancora coniugato all'ex moglie e madre dei due bambini. La nuova fidanzata però non accettava che avessero il sangue della sua precedente compagna. Le ricostruzioni spiegano che l'omicidio era già stato premeditato dalla coppia, che voleva costruirsi una nuova famiglia insieme. Dopo aver lanciato i bambini dal balcone, l'uomo sarebbe corso giù per le scale e avrebbe raggiunto i figli pentendosi (apparentemente) del gesto insano. È stato ripreso dalle telecamere mentre sbatteva la testa contro il muro e piangeva in modo disperato, cosa che secondo i pubblici ministeri era tutta una farsa.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I disumani difensori di Caino sono anche contro Abele

Messaggioda Berto » mer dic 08, 2021 8:44 pm

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Messaggioda Berto » mer dic 08, 2021 8:45 pm

12)

Tutti costoro andrebbero condannati e giustiziati e le loro ideologie etnico, sociali, religiose e politiche andrebbero bandite:

Tutti i nazisti di ogni colore che uccidono gli ebrei per razzismo antisemita andrebbero giustiziati.
Tutti nazi maomettani di ogni etnia che uccidono in nome del loro idolo Allah andrebbero giustiziati.
Tutti i neri che uccidono i bianchi per suprematismo razzista nero andrebbero giustiziati.
Tutti i nazi maomettani detti impropriamente palestinesi che uccidono gli ebrei di Israele andrebbero giustiziati.
Tutti gli zingari razzisti che uccidono per predare il prossimo andrebbero condannati e giustiziati.
Tutti gli internazi comunisti che uccidono in nome della loro ideologia/utopia socio politica andrebbero condannati e giustiziati.




Condivido la posizione di Israele:

La pena di morte in Israele è considerata uno strumento illegale in quasi tutte le circostanze. Lo stato israeliano ha ereditato molte delle sue leggi dal Mandato britannico della Palestina, il cui codice penale prevedeva la condanna a morte per alcuni reati, ma nel 1954 ha abolito tale pena tranne che per i casi di genocidio, crimini di guerra, crimini contro l'umanità, crimini contro il popolo ebraico e tradimento militare.

https://it.wikipedia.org/wiki/Pena_di_morte_in_Israele

Nella storia di Israele risulta un solo civile condannato a morte, non classificato come soldato: Adolf Eichmann, impiccato nel 1962 per crimini di guerra nazisti relativi alla Shoah. In precedenza c'era stata l'esecuzione di Meir Tobianski, soldato israeliano che aveva combattuto la guerra arabo-israeliana del 1948 e che era stato accusato falsamente di tradimento: giudicato colpevole, venne condannato a morte tramite fucilazione (30 giugno 1948). Nel corso degli anni ci sono state altre sentenze di morte, ma finora i ricorsi presentati dalla difesa sono sempre riusciti a ribaltare la sentenza.
In molti ritengono che il motivo per cui è raro l'uso della pena capitale in Israele sia da ricercare nella dottrina ebraista; tuttavia, vi è una certa discussione sul fatto che legge ebraica proibisca la condanna a morte. La Bibbia, per esempio, propugna tale pena per 36 reati (tra cui l'omicidio, lo stupro, l'idolatria e la profanazione del sabato). In ogni caso molti studiosi ebraici hanno interpretato in maniera più flessibile tali norme per impedire l'esecuzione di innocenti e la pena di morte è diventata, di fatto, desueta. La maggior parte degli attuali capi religiosi semiti e dei principali intellettuali israeliani ritiene che la pena di morte non dovrebbe essere utilizzata.
Vigeva invece nel Regno Unito d'Israele per i reati sopra elencati.
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Messaggioda Berto » mer dic 08, 2021 8:45 pm

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Messaggioda Berto » mer dic 08, 2021 8:45 pm

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I disumani difensori di Caino sono anche contro Abele

Messaggioda Berto » mer dic 08, 2021 8:45 pm

13)

Caino e Abele, chi è Caino e chi è Abele? - Io non sono figlio di Caino ma di Abele!

Chi è contro il diritto/dovere alla legittima difesa di Abele dei suoi diritti umani, civili e politici (sia come individuo/persona, sia come comunità etnica, nazionale/federale e statuale) è di fatto complice di Caino, della sua oppressione, della sua sopraffazione, dei suoi crimini contro gli uomini di buona volontà incarnati da Abele.


Chi è Caino?
Caino è chi fa del male, chi lo giustifica e ne sminuisce la sua malignità, chi si fa complice del male, chi lo difende, lo promuove e lo santifica, come se fosse il bene.


Questi e altri sono Caino:

George Floyd il delinguente abituale statunitense morto per droga e per essersi opposto al giusto arresto da parte della polizia.
Lisa Montgomery l'assassina che ha sventrato e ucciso una donna in cinta per rubarle il feto.
BLM e Antifa con il loro suprematismo nero, internazi socialcomunista e nazi maomettano, che devastano, incendiano, saccheggiano e uccidono.
Maometto il beduino predone, idolatra e criminale e chi ne segue l'esempio e lo emula terrorizzando e sterminando.
Stalin il social comunista e chi lo emula.
Hitler il social nazista e chi lo emula.
Mao e Xi Jinping il social comunista e il social capital comunista.
La teocrazia iraniana nazi maomettana e chi la sostiene.
Il regime capial comunista cinese e chi lo sostiene.
Maduro il dittatore social comunista e chi lo sostiene.
Kim Jong-un il sanguinario dittatore coreano.
Gli zingari che vivono da parassiti e predando ferocemente il prossimo anche uccidendo.
Tutti i razzisti della terra e tutti coloro che violano i diritti umani, civili e politici degli altri e che demonizzano i cristiani, gli ebrei, i diversamente religiosi, areligiosi e pensanti della terra, chi calunnia e demonizza i bianchi e gli occidentali.
Chi demenzialmente, presuntuosamente e arrogantemente si crede il salvatore del mondo e tutti gli utopisti che per promuovere la loro idea di bene fanno del male e cospargono la terra di lacrime, sangue e merda.

Chi deruba, estorce, rapina, truffa, minaccia, inganna, ricatta, mente, calunnia, demonizza e terrorizza il prossimo, chi stupra, uccide per compiere tutti questi delitti, chi opprime schiavizza e sfrutta ignobilmente il prossimo.
Chi promuove la distruzione di Israele e lo sterminio degli ebrei e i loro difensori, sostenitori, finanziatori e complici.

Gli scriteriati come Bergoglio che non sanno più giudicare ciò che è bene e ciò che è male e che lasciano ignobilmente sia fatta strage dei cristiani e che giustificano e santificano il male nazi maomettano e internazi comunista.
Chi promuove l'invasione e il meticciato forzato, l'irresponsabilità e il parassitismo economico, demonizzando la libertà e la responsabilità economiche.
Chi ha in odio Abele e l'uomo di buona volontà.
La banda Biden Biden appena insediatasi negli USA che incarna molto di quanto sopra elencato.




Un eroe martire del nostro demenziale tempo in cui i giudici ingiusti difendono Caino anziché Abele

Sparò al ladro durante tentato furto: custode condannato per omicidio
Federico Garau
24/02/2021

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 1614186334

È arrivata questa mattina la condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione per il 69enne Stefano Natalini, custode di Villa Gessa. Nel 2019 sparò alcuni colpi di pistola per mettere in fuga una banda di ladri, uccidendo un romeno

Ha ricevuto una condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione per l'accusa di omicidio colposo il custode di 69 anni che nel dicembre del 2019 esplose alcuni colpi di pistola nel tentativo di mettere in fuga un gruppo di malvimenti, ferendo a morte un 21enne originario della Romania.

La vicenda, come ricostruito dagli inquirenti, si verificò nella notte fra il 4 ed il 5 dicembre 2019, quando Stefano Natalini, custode presso Villa Gessa a Bazzano in Valsamoggia (Bologna), avvertì alcuni rumori sospetti nei pressi della residenza storica, sita in via Ghiarino. L'uomo si trovava insieme alla consorte quando i ladri tentarono di introdursi nel fienile, e successivamente all'interno dell'abitazione dove viveva la coppia. Compreso di avere a che fare con una banda di malviventi, si affacciò ad una piccola finestra del bagno e sparò 5 colpi di pistola, un revolver calibro 38 detenuto legalmente. Uno dei proiettili colpì Georgian Ene, romeno di Lanca. Ferito all'altezza del torace, lo straniero morì sul colpo.

Nessuna notizia in merito ai complici del 21enne, messi in fuga dagli spari. Nonostante gli sforzi delle autorità locali, arrivate anche a collaborare con la polizia romena, non si conosce ancora l'identità degli altri membri della banda.

Inizialmente imputato per il reato di omicidio preterintenzionale, Stefano Natalini è stato poi accusato di omicidio colposo dopo l'esito di una consulenza balistica effettuata dalla procura. Nei suoi confronti il pubblico ministero Manuela Cavallo ha chiesto anche un'aggravante per il fatto di aver sparato prevedendo il rischio di poter colpire qualcuno.

Questa mattina la sentenza dopo il processo tramite rito abbreviato. Domenico Truppa, gup del tribunale di Bologna, ha condannato il 69enne ad un anno e quattro mesi con sospensione condizionale della pena. L'accusa aveva invece chiesto 2 anni. Oltre alla reclusione, Natalini è condannato anche pagare una provvisionale di 10mila euro. Dovranno ora trascorrere 90 giorni prima che vengano messe a disposizione le motivazioni del giudice. Interrogato sulla vicenda, l'avvocato Giovanni Donati, che rappresenta il custode, ha già affermeto la propria intenzione di ricorrere in appello. Parlando del giovane romeno rimasto ucciso, la scorsa estate il legale aveva dichiarato, come riportato da Bolognaindiretta:"Pare che facessero parte di una banda criminale attiva in tutta l’Europa con persone con precedenti per tentato omicidio. Pare che la stessa vittima avesse precedenti nel suo Paese una condanna per rapina in Spagna e chiederemo al pm che questo venga acquisito".



A me dispiace per la morte di questo buon uomo, di questo poliziotto nero ucciso da quest'altro delinquente abituale e criminale nero che spero venga condannato a morte e giustiziato.

New Orleans, Louisiana

Venerdì scorso un agente della polizia di Tulane, Martinus Mitchum, è stato ucciso mentre garantiva la sicurezza di una partita di basket liceale alla George Washington Carver High School.
L’assassino, tale John Shallerhorn, è stato fermato sabato mattina con le accuse di rapina a mano armata e omicidio di primo grado.
Sono questi i casi in cui vorrei sapere dove spariscono i BLM, i Lebron James e il giornale unico.
Sarà perché loro guardano il colore della pelle mentre noi in questa foto vediamo solo un criminale e un tutore della legge che ha sacrificato la vita per la sicurezza di tutti, anche di chi lo odiava.

R.I.P. Officer Martinus Mitchum




Non vuole mettere la mascherina e uccide un poliziotto durante una partita di basket
Vincenzo Sbrizzi

https://www.today.it/rassegna/poliziott ... erina.html
Non voleva indossare la mascherina e a chi ha osato chiederglielo ha risposto con dei colpi d'arma da fuoco. È stato assassinato così un poliziotto a Tulane, New Orleans nel bel mezzo di una partita di basket. A perdere la vita è stato l'agente Martinus Mitchum assassinato dal 35enne John Shallerborn. La tragedia si è consumata venerdì all'esterno della palestra della George Washington Carver High School. Era in corso una partita di basket di liceo durante la quale stava prestando servizio di sicurezza l'agente Mitchum. All'ingresso si è presentato il 35enne che pretendeva di entrare in palestra senza la mascherina. A sbarrargli la strada, impedendogli di assistere all'evento sportivo, era stato un impiegato della scuola.


L'intervento del poliziotto e l'omicidio

Shallerhorn non l'ha presa bene e ha cominciato a protestare e dimenarsi. Così ne è nata una colluttazione che ha reso necessario l'intervento dell'agente di polizia. Il poliziotto l'ha scortato fuori dal palazzetto e il 35enne sembrava essersi arreso al fatto che non potesse più entrare a vedere la partita. Proprio mentre si stava allontanando ha però estratto una pistola e ha sparato due colpi all'agente. Subito dopo ha posato l'arma a terra e ha lasciato che i colleghi del poliziotto ferito lo fermassero. A dare una ricostruzione dei fatti è stato il New Orleans police department che ha raccontato l'esatta dinamica dei fatti dopo aver ascoltato le testimonianze delle persone presenti sul posto. Insieme all'agente ferito, di turno all'evento c'era anche un secondo agente che solitamente svolge il proprio servizio presso il tribunale cittadino.


Le parole del capo della polizia

A parlare della morte del poliziotto è stato direttamente il capo della polizia di Tulane, Kirk Bouyelas: “Siamo profondamente rattristati dalla morte insensata e tragica del caporale Martinus Mitchum del Tupd. Il caporale Mitchum era un professionista della polizia dedicato che aveva a cuore servire la comunità di Tulane. Abbiamo contattato la sua famiglia e stiamo fornendo supporto ai suoi colleghi ufficiali durante questo periodo difficile. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con la sua famiglia e con tutti i colleghi ufficiali con cui ha servito”. Queste le parole di Bouyelas all'indomani della tragedia. Il dipartimento di polizia ha fornito anche ulteriori dettagli sul 35enne arrestato.

La rapina pochi minuti prima

L'uomo nello stesso giorno non ha commesso solo il tragico delitto. Secondo la ricostruzione degli investigatori, Shallerhorn aveva messo a segno anche una rapina a mano armata. Aveva avvicinato un uomo di 39 anni seduto all'interno della sua auto in un parcheggio. Gli ha puntato la pistola e ha rubato la sua collana. Con la stessa arma ha poi tolto la vita all'agente. Sul passato del 35enne grava anche un'altra accusa molto grave. Nell'agosto 2019 era stato accusato di molestie su minori. L'ufficio del procuratore distrettuale non ha però dato corso a questa accusa. Adesso deve rispondere di omicidio volontario e rapina a mano armata.
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Messaggioda Berto » mer dic 08, 2021 8:45 pm

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Messaggioda Berto » mer dic 08, 2021 8:46 pm

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Messaggioda Berto » mer dic 08, 2021 9:11 pm

14)
Abolizione della Pena di Morte



La Virginia abolisce la pena di morte, primo Stato del sud
Il governatore democratico Northam ha firmato il provvedimento nel penitenziario di Greensville
25 marzo 2021

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... f2949.html

La Virginia abolisce la pena di morte e diventa il primo Stato del sud a scaricare il boia. Il governatore Ralph Northam ha firmato il provvedimento che la abolisce nel penitenziario di Greensville, dove si trova la 'camera della morte'.
"Firmare questa legge è la cosa giusta da fare. Non c'è posto per la pena di morte nel nostro Stato, nel sud e nel paese", ha detto Northam.

L'attuale governatore è il democratico Ralph Northam, in carica dal 2018.
https://it.wikipedia.org/wiki/Virginia


Il voto punisce Trump: vittoria dei democratici in Virginia e Kentucky
Il 5 novembre è stato superTuesday in America: quando i dati saranno ufficiali, il partito del presidente avrà perso in due stati su tre . È una severa bocciatura in termini di consenso per Trump in vista delle presidenziali 2020
di An.Man.
6 novembre 2019
https://www.ilsole24ore.com/art/il-voto ... ky-ACKWi3w
I democratici, il partito avversario del presidente Trump negli Stati Uniti, vedono la vittoria in Kentucky e in Virginia. In America si è votato ieri, un super martedì come al solito, e l’elezione in questi due Stati sembra riservare brutte sorprese per il presidente. Quando i risultati saranno definiti Trump avrà perso in due Stati su tre, quando manca un anno esatto alle presidenziali del novembre 2020, appuntamento in cui si giocherà la rielezione. Anche se, sostengono gli analisti, è troppo presto per proclamare il declino di Trump e predire una sua sconfitta fra una anno.

Il Kentucky è un classico stato tradizionalmente repubblicano, stavolta è un democratico, l’Attorney general Andy Beshear che si proclama vincitore sul governatore uscente, il repubblicano Matt Bevin stretto alleato di Trump. I risultati non sono ancora definitivi perché la vittoria si gioca sul filo di pochi voti.

Andy Beshear è il figlio di Steve Beshear, l’ultimo governatore democratico dello stato del Kentucky in carica fino al 2015, ed è avanti di poco più di 5mila voti su 1,4 milioni già scrutinati, lo 0,4%: tecnicamente in questi casi si dice che la competizione sia «too close too call», i due avversari troppo vicini per proclamare il vincitore. E infatti il democratico Beshaer proclama una vittoria che il repubblicano Bevin non concede, denuncia «irregolarità» che non dettaglia ma visti i numeri, neanche le agenzia di stampa straniere si sbilanciano ancora a proclamare un vincitore. Quello in Kentucky comunque sembra più un voto contro Bevin che contro il partito repubblicano e questo non potrà che tranquillizzare lo staff di Trump alle prese con l’indagine sull’impeachment.

Ancora più eclatante la sconfitta in Virginia, Stato in cui i democratici non vincevano da ventisei anni. Stavolta conquistano i due rami del parlamento locale, Senato e Camera, un trionfo. I repubblicani invece, tengono il Mississippi, dove a trionfare è Tate Reeves, che ha già ricevuto un tweet di auguri da Trump. E vincono anche in New Jersey, dove il partito di Trump vince le legialstive come non accadeva da quasi dieci anni.

Interessante anche un altro aspetto di questo voto: a dispetto della propaganda mediatica grazie alla quale sembra prevalere un’America trumpiana bianca, razzista e di mezza età, vincono candidati come Daniel Cameron che in Kentucky conquista la poltrona di attorney general, il primo afroamericano che si aggiudica la carica ed è anche il primo repubblicano degli ultimi 70 anni. La democratica Ghazala Hashmi sarà la prima donna musulmana eletta al Senato della Virginia, in Arizona, Regina Romero diventerà il primo sindaco donna e la prima latinoamericana di Tucson.


Usa, giustiziato per omicidio ma ora il Dna lo scagiona: sull'arma le tracce di un altro
Anna Guaita
6 Maggio 2021

https://www.ilmessaggero.it/mondo/usa_l ... 41703.html

«Sono innocente». Lo ha ripetuto per 21 anni, anche quando lo hanno steso sulla brandina prima di fargli l'iniezione che lo avrebbe messo a morte. Ledell Lee aveva 52 anni quando l'Arkansas lo ha giustiziato per lo stupro e l'omicidio di Debra Reese, avvenuto nel 1993 in un sobborgo di Little Rock. Fino all'ultimo la sua famiglia aveva chiesto che lo Stato esaminasse i capelli che erano rimasti sul bastone che aveva massacrato la giovane mamma, e rilevasse le impronte digitali. Il procuratore giudicò che le richieste erano «infondate», poiché c'erano sufficienti testimonianze oculari contro Lee «per reputarlo colpevole senza il minimo dubbio, come la giuria aveva deciso». Passati quattro anni dall'esecuzione, i dubbi vengono a galla, eccome.
Quei capelli e quelle impronte sono state analizzate, e risultano appartenere a un'altra persona, ignota. Anche la camicia in cui il bastone era stato avvolto e nascosto porta lo stesso Dna di un uomo che non è lo stesso che è stato ucciso con l'accusa di aver brandito quel bastone contro Debra. Nel 1993 i sospetti si erano puntati su Ledell Lee perché viveva vicino e non era esattamente un santarellino. Aveva un passato di droga, e il suo Dna era stato trovato in tre casi di stupro. Questo suo passato è stato usato dalla polizia di Jacksonville per ottenere la pena capitale contro di lui. La condanna è venuta solo dopo un secondo processo, poiché nel primo la giuria non era riuscita a decidere.

Arkansas, eseguita quarta condanna a morte in otto giorni


LE PROVE
Le prove erano solo quelle di testimoni oculari che dicevano di averlo visto entrare nella casa di Debra, e una banconota da cento dollari ritrovata nel portafogli di Lee, che portava il numero di serie di alcune banconote che la donna aveva ritirato in banca di recente. Ma molte cose nel processo fanno indignare. Ad esempio, Lee è stato riconosciuto dai testimoni solo in fotografia, ma siccome l'omicidio è avvenuto di notte, quando la strada era malamente illuminata, è improbabile che i tre testimoni che dicevano di averlo visto dalle case accanto potessero averlo riconosciuto con tanta esattezza in una piccola foto. Molto è stato scritto allora anche sull'inefficacia dell'avvocato difensore, spesso ubriaco e chiaramente incompetente al punto di non accorgersi che non erano state neanche analizzate le impronte digitali. Un elemento di razzismo non è neanche da escludere, visto che Lee è nero e la vittima era bianca.

I DUBBI E LE SUPPLICHE
Dopo la sua condanna, nel corso degli anni, la vicenda di Lee è venuta all'attenzione di alcuni avvocati delle Aclu, l'Associazione per la difesa dei diritti civili, che hanno chiesto insistentemente il test del Dna sui capelli e l'analisi delle impronte digitali. Il caso di Lee è anche arrivato alla Corte Suprema, dove i giudici nel 2017 si divisero 5 a 4, con i liberal contrari alla sua esecuzione. Un'avvocato locale, Furonda Brasfield ricorda che la famiglia di Lee «non aveva mai smesso di supplicare le autorità di risparmiare il loro caro e di eseguire il test del Dna». Nel 2017, però, lo Stato dell'Arkansas, che non metteva nessuno a morte dal 2005, si rese conto che uno dei farmaci che aveva in deposito per le iniezioni letali stava per scadere, e decise di accelerare le esecuzioni dei detenuti nel braccio della morte. In 11 giorni voleva metterne a morte 8, ma ottenne il via libera solo per 4, il primo dei quali fu proprio Lee. Tre giorni prima dell'esecuzione, intervistato dalla Bbc, Lee spiegò di aver vissuto per anni «in un incubo». La sera dell'esecuzione, il 20 aprile 2017, Lee rifiutò la cena e chiese solo la comunione. Adesso che il Dna è stato analizzato, il governatore dell'Arkansas, Asa Hutchinson ha difeso la decisione di dare il via libera all'esecuzione perché il caso era stato visionato dalla Corte Suprema, e quindi era suo «dovere».



Alabama condanna a morte Nathaniel Woods, ritenuto da molti innocente

https://metropolitanmagazine.it/alabama ... ardashian/

Nathaniel Woods, 42enne dell’Alabama condannato a morte per l’omicidio di tre agenti di polizia di Birmingham avvenuto nel 2004, è stato giustiziato ieri alle 21:01 ora locale con una iniezione letale.

La notizia della morte di Woods ha fatto molto discutere in America, e viene considerata come una condanna controversa in quanto Woods non sarebbe l’autore materiale dell’omicidio, così come affermano dallo stesso complice, Kerry Spencer, reo confesso di aver sparato agli agenti, anche lui nel braccio della morte in Alabama.

La sua esecuzione è avvenuta nonostante un considerevole numero di appelli e proteste da parte dei sostenitori, tra i quali anche gli attivisti Martin Luther King III e Bart Starr Jr., oltre che celebrità come Kim Kardashian e, ovviamente, i suoi avvocati.
I fatti

Il 17 giugno del 2004, quattro agenti di polizia di Birmingham, Charles Bennett, Harley Chisholm III, Carlos Owen e Michael Collins sono andati nell’appartamento per arrestare Woods e il suo complice Kerry Spencer, colpevoli, secondo il Procuratore Generale Steve Marshall, di spacciare droga dentro l’abitazione.

I due avevano già avuto problemi con la polizia nella giornata, e si trovavano all’interno dell’appartamento in attesa che la pattuglia finisse il turno per poter ritornare a casa.

Secondo la ricostruzione, gli agenti, muniti di un mandato di arresto, avrebbero bussato alla porta per arrestare i due uomini; più precisamente, fu l’agente Chisholm a mostrare il mandato a Woods, che corse nell’appartamento, inseguito dagli agenti.

È in quel momento che sopraggiunge Spencer che, come raccontato in numerose interviste, ha dichiarato di essersi svegliato con “l’elicottero in grembo”, intendendo riferirsi ad un fucile di precisione che teneva con sé al momento della tragedia.

“Sono in una casa di spacciatori. Vendiamo droga. Questo è quello che facciamo. Devi sempre avere il fucile con te, se sei dentro quel fottuto appartamento”.

Spencer ha dichiarato di aver sentito armeggiare in un’altra stanza; guardando fuori dalla finestra, vide le auto della polizia.

Uscito fuori dalla camera da letto, vide Woods rientrare tenendosi la testa tra le mani. Spencer non capì immediatamente cosa stesse succedendo, ma riuscì ad intravedere un movimento con la coda dell’occhio.

“Quando ho guardato di lato, c’erano due poliziotti che mi puntavano contro le loro armi, così ho aperto il fuoco con il fucile. Non volevo farmi sparare, punto”.

Così come dichiarato alla CNN, “Quando ho aperto il fuoco, Nate si è mosso come se gli avessero sparato, capisci? E quando ha visto che non stavano sparando a lui, mentre io continuavo a sparare, quel ne**o è decollato“.

“Nate è un bravo ragazzo. Nate non è un assassino. La ragione per cui Nate era laggiù nella casa della droga con noi è perché aveva bisogno di soldi”, ha detto Spencer.

“Quell’uomo non sapeva che avrei sparato a qualcuno, proprio come io non sapevo che avrei sparato a qualcuno quel giorno, punto e basta”.

Il Procuratore Generale Steve Marshall ha definito la punizione di Woods come giusta, non essendo d’accordo con chi reputava Woods innocente, e rigettando le ricostruzioni secondo le quali l’uomo si sarebbe arreso alla polizia, definendole come “menzogne”:

“Consegnatosi alla polizia” e “innocente”: nessuno dei due termini si applica in alcun modo a Nathaniel Woods, le cui azioni hanno causato direttamente la morte di tre poliziotti e il ferimento di un altro. […] Sebbene Woods non fosse l’assassino, non era certo un passante innocente. […] La giustizia sarà fatta domani (nda: l’esecuzione della condanna avvenuta ieri sera). L’unica ingiustizia nel caso di Nathaniel Woods è quella che è stata inflitta a quei quattro poliziotti quel terribile giorno.

Il tentativo di salvare Woods dalla pena capitale

La storia di Woods ha colpito molto l’opinione pubblica americana. L’Alabama è l’unico paese che ammette la condanna a morte anche se il verdetto non viene votato all’unanimità da tutta la giuria, come è, per l’appunto, accaduto a Woods. Durante il processo, dieci giurati su 12 hanno optato per la condanna a morte, nonostante i molti dubbi sulla dinamica dell’omicidio dei tre agenti.

La sorella di Woods, Pamela, ha ribadito ancora una volta che lui non ha niente a che fare con gli omicidi.

“Ci sentiamo davvero male per quello che è successo quel giorno. Non auguriamo a nessuno una cosa del genere. È stato molto brutto che l’assassino abbia fatto quello che ha fatto. Ma il punto principale è che Nathaniel non ha preso parte alle azioni compiute da un altro uomo, Kerry Spencer”.

I suoi avvocati e gli attivisti Martin Luter King III e Bart Starr Jr. hanno presentato una richiesta a Kay Yvey, Governatrice dello stato, per bloccare l’esecuzione ma quest’ultima si è rifiutata di firmare l’atto.

In una lettera indirizzata alla Governatrice, Martin Luther King III, il figlio dell’icona dei diritti civili ha supplicato Ivey di usare il suo potere per fermare l’esecuzione di “un uomo che molto probabilmente è innocente”.

Uccidere quest’uomo afroamericano, il cui caso sembra essere stato fortemente mal gestito dai tribunali, potrebbe produrre un’ingiustizia irreversibile.

Anche Bart Starr Jr., figlio del defunto quarterback della Hall of Fame della NFL, ha chiesto pietà nel caso di Woods, dicendo che la sparatoria è stato un evento tragico, ma che l’esecuzione di Woods sarebbe stata un’altra tragedia.

Il semplice fatto di essere nel posto sbagliato dove qualcun altro si presenta e poi inizia a sparare agli agenti di polizia non è un motivo per attribuire la colpevolezza a qualcun altro.

Poche ore prima dell’iniezione letale, inoltre, gli avvocati di Woods hanno presentato una petizione alla Corte Suprema degli Stati Uniti per bloccare l’esecuzione, facendo riferimento alle preoccupazioni sul metodo con cui sarebbe stato giustiziato, ma la Corte ha rifiutato di emettere lo stay of execution, un ordine tramite il quale la corte sospende l’esecuzione della sentenza di un tribunale. Nel caso di una sentenza di condanna a morte, la sospensione può verificarsi se vengono scoperte nuove prove che esonereranno la persona condannata o nel tentativo di commutare la pena in ergastolo.





Stati Uniti: alle 19 di oggi in Texas sarà giustiziato Quintin Jones, 41 anni. I movimenti contro la pena di morte chiedono la grazia
19 maggio 2021

https://www.agensir.it/quotidiano/2021/ ... la-grazia/

In Texas sta per essere giustiziato oggi Quintin Jones per un omicidio compiuto nel 1999, quando a 21 anni uccise con una mazza da baseball la sua prozia di 83 anni, Berthena Bryant che si era rifiutata di dargli altri soldi. I movimenti contro la pena di morte in questi giorni hanno intensificato la richiesta al governatore Abbot di compiere un atto di clemenza e sospendere la pena. A mobilitarsi, insieme a tantissime singole persone e a Ong internazionali come Amnesty e “Not in my name”, il “Catholic mobilizing network”, rete sostenuta dalla Conferenza episcopale texana che da anni lotta contro la pena di morte ancora praticata nello Stato. La precedente esecuzione nello Stato risale all’8 luglio dello scorso anno; la prossima è prevista all’inizio di giugno. La rete ha chiesto di continuare a inviare messaggi al Texas Board of Pardons and Paroles e al governatore perché fermino l’esecuzione. La pena di morte “è inaccettabile in tutti i casi”, spiega il sito cattolico, riferendosi al Catechismo. Anche la famiglia della vittima ha pubblicamente perdonato Quintin Jones e ha avviato una petizione pubblica.
Jones, che dovrebbe ricevere l’iniezione letale alle 19 di oggi, ora texana, nei giorni scorsi aveva inviato un messaggio video al governatore dal braccio della morte della prigione Polunsky a Livingston, in cui è detenuto: “Oggi penso di più, mi voglio più bene”, dice “ci sono voluti anni per perdonarmi” e preziosa è stata la prozia Mari, sorella della vittima, “che mi ha amato così tanto da perdonarmi e questo mi ha dato la forza per provare a essere migliore e io voglio essere migliore”. “Mi drogavo, bevevo, mi detestavo, ho provato a uccidermi”, racconta Jones, “ma oggi non sono più la persona che ero. Sono diventato un uomo stando nel braccio della morte. Oggi uccidi un uomo, non il bambino che ero”.



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Il 43% degli italiani vuole la pena di morte: una conseguenza della crisi e della cultura dell’odio
Alessandro Mancini
15 Dicembre 2020

https://thevision.com/attualita/pena-morte-italia/

Oltre il 43% degli italiani sarebbe favorevole alla reintroduzione della pena di morte, percentuale che sale al 44,7% se si considera solo la fascia di popolazione compresa tra i 18 e i 34 anni. È questo il dato che emerge dall’ultimo Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.

Si tratta di un trend in crescita da anni: secondo un sondaggio realizzato da Swg sempre nel 2020, il 37% degli intervistati si è dichiarato favorevole alla pena di morte. Tre anni fa la percentuale era del 35%, mentre nel 2010 si fermava al 25%. Dieci anni dopo, la percentuale è quasi raddoppiata.

“Il nostro modello individualista è stato il migliore alleato del virus, unitamente ai problemi sociali di antica data, alla rissosità della politica e ai conflitti inter-istituzionali” – si legge nel 54esimo Rapporto Censis – “Uno degli effetti provocati dall’epidemia è di aver coperto sotto la coltre della paura e dietro le reazioni suscitate dallo stato d’allarme le nostre annose vulnerabilità e i nostri difetti strutturali, del tutto evidenti oggi nelle debolezze del sistema […] e pronti a ripresentarsi il giorno dopo la fine dell’emergenza più gravi di prima”.

La giustificazione di molti favorevoli alle pena di morte è la sua azione deterrente, per cui la paura di morire scoraggerebbe le persone a commettere i reati. Diverse ricerche dimostrano che questo non è vero: un recente studio ha infatti provato che all’abolizione della pena capitale non è mai seguito un aumento dei crimini violenti in tutti gli Stati che hanno preso questa decisione. Vale lo stesso anche per quei Paesi che hanno diminuito il ricorso alla pena di morte, pur mantenendola nel loro ordinamento giudiziario. Al contrario, più esecuzioni non hanno alterato il tasso di omicidi in questi Paesi.

Secondo un altro studio statunitense del 2009, l’88% dei criminologi intervistati non considera la pena di morte un deterrente, da sommare a un 6% circa di non sicuri a riguardo. È innegabile che anche gli specialisti siano sfavorevoli o comunque nutrano forti dubbi sull’efficacia della pena di morte.

Non solo non è a tutti gli effetti un deterrente, ma la condanna a morte può anche essere la tappa finale e irreversibile di errori giudiziari che hanno causato l’esecuzione e l’incarcerazione anche di persone innocenti o presumibilmente tali. Uno degli esempi più eclatanti, sempre negli Stati Uniti, riguarda Clifford Williams, cittadino nero di 76 anni, e suo nipote Hubert “Nathan” Myers, il primo condannato a morte e il secondo all’ergastolo nel 1976 per aver ucciso una donna e averne ferita gravemente un’altra, poi scarcerati alla fine di marzo 2019 perché ritenuti innocenti, dopo 42 anni di detenzione, di cui quattro nel braccio della morte per Williams.

Le indagini poco accurate da parte della polizia, la presa in esame di prove discutibili, l’utilizzo di testimoni non affidabili e di confessioni poco attendibili sono le cause che più spesso hanno alterato il risultato di processi che si sono conclusi con la pena capitale. Negli Stati uniti, grazie all’Innocence Project, collettivo che si occupa di casi di malagiustizia, dal 1992 al 2019 sono state liberate 367 persone, avvalendosi del riesame delle prove e del test del Dna. Di queste 21 erano già nel braccio della morte e 41 erano state costrette a confessare sotto minaccia un crimine non commesso.

Basandosi su questi dati, la crescita della percentuale di favorevoli alla pena di morte non può che rappresentare un ritorno alla mentalità di uno dei periodi più bui d’Italia. Fu il regime fascista a riabilitare la pena di morte nel 1926 dopo la sua abolizione nel 1889. Dopo la caduta del regime, la pena capitale cessò di essere praticata nel 1947, mentre restò in vigore nel codice penale militare di guerra fino al 1994, quando venne abolita definitivamente (dalla Costituzione è stata rimossa 2007). Le ultime esecuzioni registrate nel nostro Paese riguardano le 88 persone giustiziate fra il 26 aprile 1945 e il 5 marzo 1947, colpevoli di aver aver collaborato con le forze di occupazione nazifasciste.

Nonostante siano passati più di settant’anni, il senso di insicurezza spinge sempre più italiani a ritenere legittima la reintroduzione della pena di morte. Eppure i numeri degli omicidi e dei reati avvenuti in Italia negli ultimi anni registrano un calo costante: nel 2018, secondo i dati Istat, sono stati commessi 345 omicidi contro i 357 dell’anno precedente. Nel 1991 sono stati 1901. In totale, negli ultimi 25 anni gli omicidi in Italia sono diminuiti di oltre cinque volte e in 10 anni si sono quasi dimezzati.

La pandemia di Covid-19, inoltre, ha portato con sé un effetto “positivo” sull’andamento della delittuosità e degli omicidi volontari, calati, fra il primo e il 21 marzo 2020, rispettivamente del 64,2% (dai 146.762 delitti commessi nel 2019 sull’intero territorio nazionale ai 52.596 nel 2020) e del 65,2% (da 17 omicidi volontari nel 2019 a 10 nel 2020).

Se i dati sul crimine non giustificano questa nostalgia per la pena di morte di quasi quattro italiani su dieci, questa si può in parte spiegare con le crescenti diseguaglianze economico-sociali causate dalla crisi economica e la cultura dell’odio sempre più diffusa nel confronto politico, attraverso l’estremizzazione di fatti di cronaca nera, alimentando la sensazione di insicurezza, paura e risentimento dei cittadini.

L’omicidio a Roma, nel luglio del 2019, del vice brigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello Rega da parte di due giovani studenti statunitensi è uno degli esempi recenti di questa strategia comunicativa. Salvini ha invocato la pena di morte per i colpevoli, facendo un paragone con il sistema penale degli Stati Uniti, mentre Bruno Vespa ha indossato per un giorno le vesti del magistrato, spiegando con un tweet che avrebbe preferito che i due statunitensi subissero il trattamento riservato in molti Stati degli Usa a chi uccide un poliziotto. Da anni i tribunali si sono spostati nelle piazze, reali e virtuali, del Paese e nei salotti della tv, dove i delitti vengono sviscerati insieme alle vite di vittime e presunti colpevoli in cerca del dettaglio più macabro e voyeuristico. Un linciaggio mediatico a cui partecipano in molti: cittadini, celebrità, opinionisti e politici. Al grido di “certezza della pena”, “buttate le chiavi”, “nessuna pietà per gli assassini”, molta politica cavalca per prassi l’onda dello sdegno, della bava alla bocca, dell’occhio per occhio.

Sostenitore fino all’ultimo di questo “modello” è anche il Presidente uscente degli Stati Uniti Donald Trump, che non ha interrotto la somministrazione della pena di morte neanche durante la transizione tra la sua amministrazione e quella del neo eletto Presidente Joe Biden, fatto che non accadeva da 130 anni. L’ultimo in ordine cronologico è stato Brandon Bernard, ucciso con l’iniezione letale nel carcere di Terre Haute in Indiana, nella notte fra il 10 e l’11 dicembre scorsi. Morto a soli 40 anni, si tratta del detenuto più giovane a essere giustiziato in quasi settant’anni. Si tratta del nono da luglio, ovvero da quando Trump ha deciso di mettere fine a oltre sedici anni di moratoria federale sulle esecuzioni capitali. Altre quattro condanne a morte sono in programma da qui al 20 gennaio, data di termine del mandato presidenziale di Trump; il più alto numero di esecuzioni durante un’unica presidenza in oltre un secolo. La svolta conservatrice di Trump e di quasi il 40% degli italiani avviene mentre la pratica della pena di morte è ormai stata abolita nella legge o nella pratica (de facto) da più dei due terzi dei Paesi del mondo. Inoltre continuano a diminuire, anno dopo anno, le esecuzioni capitali (nel 2019 sono state almeno 657 in 20 Paesi, secondo il report di Amnesty International, contro le 690 del 2018 (-5%).

Sempre secondo il rapporto della Ong, la classifica dei Paesi che hanno eseguito più condanne a morte vede l’Egitto del generale Al Sisi al primo posto, seguito da Cina, Iran, Arabia Saudita e Iraq. L’anno scorso l’organizzazione non governativa britannica Reprieve ha pubblicato un archivio online sulla pena di morte in Egitto che contiene le informazioni su tutte le condanne a morte e le esecuzioni a partire dalla caduta del regime di Hosni Mubarak il 25 gennaio 2011. Sotto la presidenza del successore Al Sisi, nel periodo tra il 2013 e il 2018, i tribunali egiziani hanno comminato più di 1590 sentenze di morte e ne hanno fatto eseguire 145. A queste vanno aggiunte le torture, le sparizioni forzate e le morti in carcere (762 dal colpo di Stato del luglio 2013).

Il 30 novembre del 1786 il Granducato di Toscana abolì la pena di morte per qualunque reato. Si trattava della prima applicazione pratica nel mondo del pensiero illuminista di Cesare Beccaria, intellettuale italiano che nel 1764 si già schierato apertamente contro l’applicazione della tortura e la pena di morte nella sua opera Dei delitti e delle pene. Più di 250 anni dopo, nonostante la dimostrazione della crudeltà e dell’inefficacia come deterrente della pena capitale, ci troviamo di nuovo a discutere sulla necessità o meno della pena di morte tra quelle previste dal nostro ordinamento giudiziario. Una sconfitta ancora più grave per un Paese che dopo aver aperto la strada a una rivoluzione di civiltà vede ora una parte dei suoi cittadini favorevoli a una regressione che ci troverebbe in compagnia di alcuni Stati dove calpestare i diritti umani è ormai una prassi quotidiana.



Pena di morte, il Papa: "Va abolita ovunque, inadeguata sia sul piano morale che giuridico"

Ansa
31 agosto 2022

https://www.tgcom24.mediaset.it/mondo/p ... 202k.shtml

"Preghiamo perché la pena di morte venga abolita in tutti i Paesi del mondo". Non lasciano spazio a interpretazioni le parole di Papa Francesco, che nel suo ultimo video di preghiera - quello dedicato al mese di settembre -, pubblicato sul sito della Rete mondiale di preghiera del Papa, ha voluto affrontare la questione della pena della morte. Questa per Bergoglio è infatti "inadeguata sul piano morale e non più necessaria sul piano penale", inoltre "attenta all'inviolabilità e alla dignità della persona".

L'aspetto morale - Il giudizio di Papa Francesco è netto: la pena di morte è da condannare da ogni punto di vista. Per quanto riguarda il piano morale, la sua inadeguatezza sarebbe evidente - spiega il Pontefice - "perché distrugge il dono più importante che abbiamo ricevuto: la vita". È lo stesso Vangelo a confermare la sua inammissibilità: "Il comandamento 'non uccidere' si riferisce sia all'innocente che al colpevole", ricorda il Papa.

Il piano giuridico - Ma la preghiera tocca anche un altro aspetto, che - si legge sul sito - già aveva anticipato Papa Giovanni Paolo II: la pena di morte è inadeguata anche sul piano giuridico. "In ogni condanna deve esserci sempre una finestra di speranza - spiega il Papa - invece la pena di morte non fa altro che alimentare la vendetta ed evita qualsiasi possibilità di rimediare a un eventuale errore giudiziario".

Da eliminare ovunque - Non solo, questa non è nemmeno necessaria perché "la società può reprimere efficacemente il crimine senza privare definitivamente chi lo ha commesso della possibilità di redimersi". Per queste ragioni, Papa Francesco invita "tutte le persone di buona volontà a mobilitarsi per ottenere l'abolizione della pena di morte in tutto il mondo".


Alberto Pento

Bergoglio può dire quello che gli garba, non è certo la bocca della verità, della giustizia, della civiltà, del bene, di Dio.
Nel corso del suo papato sono più le cose demenziali che ha detto di quelle sensate.
La pena di morte per i delitti più gravi e disumani può benissimo continuare ad esistere come una forma di legittima difesa, di esempio e di monito.
Dio e la natura prevedono l'uccisione per legittima difesa come cosa buona e giusta.
Per me Putin dovrebbe essere condannato alla pena capitale come per Eichmann.
Vi sono paesi e società in Europa che hanno abolito la pena di morte e anche l'ergastolo, dove i criminali ammazzano con estrema facilità senza pudore e senza paura, con l'aggravante del razzismo etnico religioso e dell'abuso dell'ospitalità.
Bergoglio mi fa orrore!
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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