I disumani difensori di Caino sono anche contro Abele

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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 11:59 am

4)

Solo l'uccidere per legittima difesa è umanamente un bene e non un male, un diritto e un dovere universalmente riconosciuti da sempre e ovunque.

È sempre un male invece, uccidere per rubare, per rapinare, per stuprare, per schiavizzare, per togliere dal grembo di una donna il suo feto bambino, per eliminare i dissidenti politici, i diversamente religiosi, areligiosi e pensanti, per eliminare i diversamente etnici e i diversamente sessuali e le donne che rifiutano la condizione di inferiorità all'uomo che la disprezza e che la vorrebbe completamente sottomessa e schiava.
Ricordo che giustiziare un criminale assassino che ha ucciso per rubare, per rapinare, per stuprare, per schiavizzare, per togliere dal grembo di una donna il suo feto bambino non è un crimine ma una forma ritardata/posticipata di legittima difesa e di giustizia in linea con un'antica tradizione umana universale ancora oggi in vigore in molte parti della terra, aree umane assai più civili di molti paesi in cui è stata abolita la pena di morte come pena comminata ai criminali responsabili di delitti disumani ma in cui i criminali sono accettati, tollerati, finanziati, giustificati, assolti, liberi di continuare a compiere i loro delitti come se questi delitti fossero delle giuste pene comminate da loro che incarnerebbero la giustizia stociale e storica dei poveri, degli sfruttati, degli oppressi contro i demoni bianchi e occidentali ricchi, sfruttatori e oppressori.

La pena di morte andrebbe considerata anche come una forma di risarcimento, una vita per una vita, quando ogni altro risarcimento risulta impossibile, risarcimento che sarebbe la forma di giustizia migliore (oltretutto non coperta da assicurazioni private e dalla assusnzione di responsabilità dello stato che lascia abbandonate le vittime e le loro famiglie) e quando è impossibile ogni recupero del condannato.
Inoltre la pena di morte può essere considerata come una specie di eutanasia sociale per porre fine a una vita di sofferenza.
La pena di morte assomiglia per certi versi all'aborto, ad un aborto sociale/comunitario in cui la società sopprime una vita malata e sofferente.



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La pena di morte assomiglia anche al suicidio d'onore, per il disonore e la vergogna, una specie di suicidio forzato.
La pena di morte è un modo per ribadire in modo assoluto che quel crimine è un male inaccettabile, ingiustificabile e irrisarcibile che solo la morte lo può in parte estinguere.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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I disumani difensori di Caino sono anche contro Abele

Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 12:00 pm

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I disumani difensori di Caino sono anche contro Abele

Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 12:01 pm

5)

Stranamente molti di coloro che sono contro la pena di morte:



1) sono per l'aborto anche a nove mesi, come i democrati negli USA,

2) sono per l'eutanasia dei malati e degli anziani, come i radicali in Italia,

3) giustificano le reazioni violente, come Bergoglio nel caso di Charlie Hebdo le cui vittime con le loro critiche satiriche non hanno fatto altro che esercitare nonviolentenente il loro diritto/dovere alla legittima divesa contro le aggressioni e le oppressioni della criminale idolatria maomettana,

4) stranamente coloro che sono contro la pena di morte giustificano il terrorismo nazi maomettano palestinese contro gli ebrei, la cacciata dalla loro terra, la loro uccisione e il loro sterminio,

5) stranamente molti di coloro che sono contro la pena di morte sono contro la legittima difesa da parte di Abele ossia dell'uomo di buona volontà e contro la legittima e necessaria violenza delle istituzioni statali che lo difendono tra cui la polizia, come nel caso di Gerge Floyd negli USA,

7) costoro sono anche per la giustificazione ad oltranza del condannato a morte che da carnefice viene fatto passare per vittima (incapace quindi di indendere e volere e perciò obbligato a compiere il delitto contro la sua volontà e pertanto non condannabile o meritevole di una pena attenuata) trasferendo ad altri la maggioare responsabilità del crimine,

8) ...





Bioetica. Ecco l'America dell'«aborto tardivo»
Elena Molinari
New York giovedì 31 gennaio 2019

https://www.avvenire.it/famiglia-e-vita ... to-tardivo

Il provvedimento appena approvato nella Grande Mela apre un conflitto con misure che negli Usa proteggono il bambino nell’utero materno. Un’incertezza che potrebbe essere risolta solo da una sentenza della Corte Suprema

Il provvedimento appena approvato nella Grande Mela apre un conflitto con misure che negli Usa proteggono il bambino nell’utero materno. Un’incertezza che potrebbe essere risolta solo da una sentenza della Corte Suprema

La polemica è scoppiata a New York, ma l’eco che ha ricevuto in tutti gli Stati Uniti – e nel mondo – nel giro di una sola settimana rivela come una legge approvata nell’Empire State abbia toccato un nervo scoperto del dibattito sull’aborto, doloroso anche per molti sostenitori del 'diritto di scelta' di una donna.

La misura approvata nello Stato del Nordest ha infatti colpito per il suo ampio respiro: autorizza a interrompere una gravidanza fino al nono mese se la salute della madre rischia di essere compromessa – definizione molto ampia che comprende anche la salute mentale e della quale solo arbitro è il medico – o se il feto è gravemente ammalato. In precedenza, gli aborti dopo la 24ª settimana erano consentiti solo per preservare la vita della madre se a grave rischio. Ora la legge permette a tutti i professionisti della salute, e non solo ai ginecologi, di praticare un aborto.

Ma l’attenzione attirata dal «Reproductive Health Act» della Grande Mela ha fatto passare in secondo piano il fatto che negli Stati Uniti l’aborto tardivo non è una novità. Già altri 7 Stati (Alaska, Colorado, New Hampshire, New Jersey, New Mexico, Oregon, Vermont) oltre alla capitale Washington, l’hanno legalizzato. E in totale sono 20 quelli dove è possibile, in circostanze non limitate all’imminente rischio di morte della donna, uccidere in utero un feto dopo la 21ª settimana, anche nei casi in cui potrebbe nascere e sopravvivere.

D’altro canto, 17 Stati attualmente vietano l’aborto dopo 22 settimane di gestazione (24 dall’ultima mestruazione) sulla base del fatto che il feto può provare dolore. Altri 9 richiedono che un secondo medico certifichi che l’aborto tardivo è necessario. Un panorama legale complesso che rivela quanto sia controversa una pratica che per la sua stessa natura crea notevoli contraddizioni giuridiche e deve essere portata a termine in modo raccapricciante.

Più la gravidanza è avanzata, infatti, più è complicato mettervi fine. Gli aborti dopo la 20ª settimana richiedono che il feto venga smembrato all’interno dell’utero in modo che possa essere rimosso senza danneggiare il collo dell’utero della donna. Alcuni ginecologi considerano tali metodi, noti come 'dilatazione ed evacuazione', pericolosi perché possono comportare u- na notevole perdita di sangue e aumentano il rischio di lacerazione dell’utero, potenzialmente compromettendo la capacità della donna di avere figli in futuro. Per questo due medici abortisti, uno in Ohio e uno in California, hanno sviluppato indipendentemente un metodo che comporta la dilatazione del collo dell’utero, quindi l’estrazione del feto per i piedi finché solo la testa rimane all’interno e infine la perforazione del cranio. Un metodo barbaro che buona parte della comunità medica americana ha respinto, firmando una dichiarazione inviata nel 2002 al Congresso americano nella quale affermano che «esiste un consenso morale, medico ed etico» attorno al fatto che «la pratica di eseguire un aborto a nascita parziale è una procedura inumana che non è mai necessaria dal punto di vista medico e dovrebbe essere proibita».

Il Congresso ha finito per proibire la 'nascita parziale' nel 2003, con una legge che la Corte Suprema americana ha definito costituzionale nel 2007 e che rimane in vigore. In risposta, molti esecutori di aborti hanno adottato la pratica di indurre la morte fetale prima di iniziare l’estrazione, di solito iniettando una soluzione di cloruro di potassio direttamente nel cuore del bambino. Sono metodi che la maggior parte dei ginecologi rifiuta di utilizzare.

Secondo l’Istituto Alan Guttmacher, gruppo di ricerca che teorizza il diritto di abortire e conduce sondaggi sui medici abortisti nel Paese, almeno il 16% di loro esegue ancora aborti dopo 21 settimane o più di gravidanza, e il numero di tali interruzioni – pari all’1,5% del totale – non è risibile oscillando fra i 6mila e i 12mila l’anno. La misura di New York si spinge in territorio controverso anche dal punto di vista legale, contraddicendo il Codice penale che in 38 Stati sanziona la morte procurata di un infante in utero.

Fino al 23 gennaio se una donna incinta veniva ferita e il suo bambino moriva persino a New York tale morte era considerata omicidio. Il «Reproductive Health Act» ha eliminato questa protezione, servita finora come deterrente per i casi più estremi di violenza domestica o di aggressioni alle donne che, secondo le statistiche, si impennano nel corso di una gravidanza.

A livello federale, inoltre, «The Unborn Victims of Violence Act» del 2004 riconosce un embrione o feto a qualsiasi stadio di sviluppo come una vittima in caso di violenza contro la madre. Il rompicapo giuridico lascia prevedere che la legalità dell’«aborto tardivo» ( late abortion) arriverà alla Corte Suprema, che si troverebbe così a dover rispondere una volta per tutte a questioni fondamentali nel dibattito sull’aborto, come il significato dell’eccezione per la salute della madre, e soprattutto il momento in cui uccidere un bambino non nato diventa un omicidio.

La misura newyorkese potrebbe diventare dunque presto una cartina al tornasole delle molte contraddizioni del dibattito sull’aborto negli Stati Uniti, soprattutto se altri Stati seguiranno il suo esempio. La Virginia potrebbe infatti presto abrogare tutte le restrizioni all’aborto, fino al momento della nascita. Un disegno di legge appoggiato dal governatore Ralph Northam e dai democratici renderebbe legale interrompere una gravidanza nel terzo trimestre, consentendo ai medici di autocertificare la necessità di procedure tardive, consentire aborti dopo la 21ª settimana in ambulatorio, rimuovere i requisiti ecografici e il periodo di attesa di 24 ore fra la richiesta di aborto e la sua esecuzione. Ma proprio ieri un video che mostra uno degli autori della legge, la deputata Kathy Tran, sostenere che la misura della Virginia renderebbe possibile abortire «fino alla 21ª settimana» è diventato virale su Internet.




Aborto totale, anche al 9° mese in Vermont come a New York: la donna diventa “individuo”
25/01/2019
Luca Marcolivio

https://www.provitaefamiglia.it/blog/ab ... -individuo

Uccidere al primo mese o al nono non fa differenza. Ma l’approvazione dell’aborto totale, senza restrizione alcuna e fino a un istante prima della nascita, rischia di produrre un effetto domino negli Usa che sta facendo scalpore e di cui bisogna parlare. Dopo lo stato di New York anche il Vermont si appresta ad approvare una norma analoga. Una controffensiva la cui tempistica è più che sospetta o quantomeno simbolica, se si tiene conto che il provvedimento newyorkese è stato varato il 22 gennaio, ovvero nel 46° anniversario della sentenza Roe vs. Wade, e pochi giorni dopo la Marcia per la Vita, che ha ricevuto il convinto endorsement del presidente Donald Trump.

Il Reproductive Health Act (Rha) è stato approvato dal Senato dello Stato di New York con 38 voti favorevoli e 24 contrari, in un’assemblea a netta maggioranza democratica. Conclusa la votazione, una voce si sarebbe levata in aula: «Possa Dio Onnipotente avere pietà di questo Stato!».

A spendersi in prima persona per l’aborto libero e totale è stato il governatore Andrew Cuomo, spalleggiato dalla ex first lady Hillary Clinton. Quello di New York è stato uno dei primi Stati americani a legalizzare l’aborto nel 1970, quindi già tre anni prima della storica sentenza della Corte Suprema. Fino a ieri, l’interruzione di gravidanza era consentita fino alla 24° settimana, tuttavia i tentativi di depenalizzazione totale andavano avanti da ormai tredici anni.

La scelta se far nascere il bambino o, al contrario, abortire è indicata nel Rha come un “diritto fondamentale”. Come se non bastasse, di fatto, viene messa al bando l’obiezione di coscienza e la pratica abortiva può essere eseguita da qualunque operatore sanitario autorizzato: non è necessaria, quindi, la presenza di un medico. Il Rha, inoltre, sconfinando dal campo giuridico verso quello scientifico e filosofico, si arroga persino la facoltà di dare una definizione di persona, quando afferma: «omicidio significa una condotta che provoca la morte di una persona»; in tal modo viene negato lo status di persona al nascituro fino a pochi istanti prima di venire alla luce. Da notare che il testo del Rha non usa il termine “donna” per indicare chi usufruisce del diritto all’aborto ma “individuo”, in omaggio alla neolingua gender.

La bozza di legge presentata mercoledì scorso alla Camera dei Deputati del Vermont ricalca in tutto e per tutto la nuova legge newyorkese. L’aborto viene riconosciuto come “diritto umano fondamentale” per la donna, non soggetto ad alcuna restrizione o eccezione. Il provvedimento godrebbe del sostegno dei parlamentari democratici e persino del governatore repubblicano Phil Scott.

Secondo quanto riferiscono LifeSiteNews e alcuni media locali, la nuova legge del Vermont potrebbe diventare parte di un emendamento costituzionale per consentire l’aborto su richiesta nel caso in cui la Corte Suprema degli Stati Uniti possa rovesciare la Roe vs. Wade.

La leader del Vermont Right to Life Committee, Mary Hahn Beerworth, ha messo in luce un paradosso: legalizzando l’aborto per tutta la durata della gravidanza e consentendolo anche al personale non medico, «si vuole introdurre la morte nella Costituzione del Vermont», laddove la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America fu fondata sul diritto alla vita.




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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 12:01 pm

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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 12:02 pm

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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 12:03 pm

6)

I demenziali difensori partigiani di Caino (radicali e associazioni connesse),
oltre ad essere contro la pena di morte per Caino, sono anche contro il diritto alla legittima difesa e all'uso delle armi per difendersi da parte di Abele.

Non possono concepire e tollerare che Abele, che un uomo, un cittadino qualsiasi (l'uomo di buona volontà, specialmente se bianco, occidentale, cristiano e magari benestante) possa difendere la propria vita, i propri beni e con essi la dignità e la libertà umane, sia all'interno che all'esterno della propria casa e della propria attività.
Vogliono che gli uomini siano inermi, indifesi e completamente soggetti ai prepotenti, ai sopraffatori, ai violenti, ai ladri, ai rapinatori, agli estorsori, agli stupratori, agli schiavizzatori, agli assassini.


https://www.radicali.it/rubriche/deputa ... ella-lega/




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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 12:04 pm

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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 12:05 pm

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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 12:05 pm

7)

La giuria popolare che emette la sentenza di condanna a morte per crimini contro l'umanità come affermano erroneamente alcuni
non è costituita da freddi burocrati disumani, da uomini peggiori dei briganti che assassinano per predare come i beduini nazi maomettani, da parassiti e delinquenti politicanti di professione ma da cittadini sovrani estratti a sorte che rappresentano il Popolo Sovrano che nelle vere democrazie sono la massima espressione della sovranità umana.


(Friedrich Nietzsche)
"Com’è che ogni esecuzione ci offende più di un omicidio? È la freddezza dei giudici, sono i meticolosi preparativi, è il sapere che qui un uomo viene usato come un mezzo per spaventarne altri. Giacché la colpa non viene punita, se anche ce ne fosse una: questa è negli educatori, nei genitori, nell’ambiente, in noi, non nell’omicida – intendo le circostanze determinanti.

Dostoevskij
Uccidere perché si è ucciso rappresenta una punizione incomparabilmente più terribile dello stesso delitto commesso. Venire giustiziato in base ad un verdetto è molto più terribile che venire ucciso da briganti -

Guglielmo Piombini
La giustizia retributiva richiede che il bene sia ripagato con il bene, e il male con il male, in eguale misura. Quindi, in caso di omicidio, solo la pena di morte realizza la giustizia. Altrimenti sarebbe come punire con un'ammenda di cento euro chi ha rubato un miliardo. Tuttavia, in concreto, sono contrario alla pena di morte perché mai affiderei questo enorme potere a quella classe di delinquenti di professione che sono i politici e i burocrati statali.



GIAPPONE: CONDANNATO A MORTE PER GLI OMICIDI DI CINQUE PERSONE
11 Dicembre 2020 :
(Fonti: Kyodo, 11/12/2020)

https://www.nessunotocchicaino.it/notiz ... e-60319971

Un tribunale giapponese l'11 dicembre 2020 ha condannato a morte un uomo di 41 anni per gli omicidi di cinque persone, commessi nel 2018 in una casa nella prefettura di Kagoshima.
Il tribunale distrettuale di Kagoshima ha emesso la condanna a morte, come richiesto dai pubblici ministeri, nei confronti di Tomohiro Iwakura, dopo aver stabilito che l’imputato fosse a tal punto mentalmente sano da essere pienamente responsabile dei suoi crimini.
“I crimini sono stati degenerati e spaventosi. Non riesco a trovare alcun motivo per non emettere la pena di morte ", ha detto il giudice presidente Mitsuo Iwata.
Il team di difesa di Iwakura, che ha immediatamente presentato appello, aveva chiesto l'ergastolo sostenendo che non potesse essere ritenuto responsabile delle sue azioni poiché affetto da disturbo delirante al momento degli omicidi.
Il giudice ha tuttavia concordato con i pubblici ministeri sul fatto che l'influenza del disturbo fosse trascurabile, dicendo che "le azioni dell'imputato sono state fortemente influenzate dalla sua personalità aggressiva e vendicativa".
"L'assassinio di cinque persone è estremamente grave e non riesco a cogliere riluttanza da parte dell’imputato nell’uccidere le persone", ha aggiunto Iwata.
Secondo la sentenza, Iwakura ha strangolato a morte sua nonna Hisako, 89 anni, e suo padre, Masatomo, 68 anni, tra il 31 marzo e il 1° aprile nella casa di Hisako nella città di Hioki, e poi si è sbarazzato dei loro corpi in una zona montuosa vicina.
Iwakura in seguito ha anche strangolato una delle sue zie - Takako Iwakura, 69 anni, e sua sorella Kuniko Sakaguchi, 72 - così come il suo vicino Hiroyuki Goto, 47 anni, che erano venuti a trovare Hisako nel pomeriggio del 6 aprile.
Nel processo si doveva stabilire se Iwakura avesse l'intenzione di uccidere sua nonna e suo padre e se avesse ucciso suo padre per legittima difesa. Il tribunale si è pronunciato a favore dei pubblici ministeri in entrambi i casi.
Immediatamente dopo che la sentenza è stata emessa, Iwakura si è lanciato contro i pubblici ministeri ed è stato fermato dal personale carcerario. Il tribunale si è aggiornato con Iwakura che continuava a urlare e lottare.
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