Amare se stessi, l'egoismo e la fratellanza universale

Re: Amare se stessi, l'egoismo e la fratellanza universale

Messaggioda Berto » gio ott 15, 2020 7:01 am

La demenzialità cristiano bergogliana di essere contro la ricchezza e la proprietà


Il Manifesto di Bergoglio
Niram Ferretti
13 ottobre 2020

http://caratteriliberi.eu/2020/10/12/cu ... bergoglio/

I dubia, per chi li aveva, che l’attuale papa regnante utilizzasse il cristianesimo come un drappo con cui ricoprire un filantropismo imbevuto di pauperismo e terzomondismo, con l’aggregato fashion dell’ecologismo, se li è tolti definitivamente.

La nuova enciclica papale, Fratelli Tutti lascia poco spazio a chi ha gli occhi sufficientemente aperti per leggere un documento in cui, dominante, è un umanitarismo universalista immanentista corredato, a modo di un richiamo più retorico che teologico, da alcune parabole del Vangelo, come quella del buon samaritano.

Ricorre nel testo, senza sorpresa, tutto il bestiario nero caro a papa Francesco, il capitalismo, il neoliberismo, il nazionalismo, l’anti-immigrazionismo, insomma tutti buoni motivi per vedere come il fumo negli occhi l’amministrazione Trump e non concedere una udienza papale al Segretario di Stato Mike Pompeo, con il pretesto che gli USA sono in campagna elettorale. Ma Trump a parte, la questione sta a monte, prescinde dall’attuale inquilino della Casa Bianca e si situa là dove Loris Zanatta ha da tempo individuato alcune specifiche bergogliane. Vediamole.

“Il peronismo nazionalcattolico in cui è cresciuto e si è formato Jorge Mario Bergoglio è assolutamente coerente con la visione del mondo dei fratelli Castro, di Mujica, di Evo Morales, di Chávez. L’idea di fondo è che la cultura appartiene al popolo e il terreno comune è il profondo antiliberalismo. Per questa categoria di leader, come per il Pontefice, la classe media è una classe coloniale e questa è una definizione che quarant’anni fa tutti, in America latina, avrebbero sottoscritto senza troppi problemi. Per questo dico che c’è una coerenza totale”. Coloniale perché? “In quanto minaccia alla cultura tradizionale del popolo, che è una figura mitica, custode dei valori cattolici”.

Quanto sia esatta la diagnosi di Zanatta lo può verificare chiunque abbia letto l’enciclica papale, in cui il bastone cala duro contro il Capitale, e il pueblo è assurto a locus redentivo della storia.

Quando si leggono frasi come «Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale», tratta da un precedente intervento papale e incastonata nell’enciclica come altre frasi del pontefice a comporre un testo fortemente autoreferenziale, cosa si può pensare? Che il paradiso in terra effettivamente è ardua impresa realizzarlo ma che l’ostacolo maggiore al suo compimento è il mostro economico sociale. E’ colpa di questo mostro, infatti, se il banchetto della fraternità non si realizza, non ci sono altre ragioni e poco importa se il tasso globale di “povertà estrema” basato su chi vive con meno di 1,90 dollari al giorno, come certifica la Banca Mondiale, dal 1990 al 2010 è stato dimezzato e che nel 1990 “1,85 miliardi di persone vivevano in condizioni di povertà estrema, ma entro il 2013 , la cifra è scesa a 767 milioni, il che significa che il numero di coloro che vivevano con meno di 1,90 dollari al giorno era diminuito di oltre un miliardo di persone”.

Nella prospettiva bergogliana se ci sarà un solo reietto economico, il banchetto della fraternità universale non potrà essere imbandito. Resta dunque da riflettere sul perché la povertà mondiale non sia stata annullata, nonostante sia stato lo stesso Gesù a dichiarare, “I poveri li avrete sempre con voi; e quando volete, potete far loro del bene; ma non avrete sempre me” (Marco 14,3-9) e la risposta giunge presto, nel seguente passo:

Nei primi secoli della fede cristiana, diversi sapienti hanno sviluppato un senso universale nella loro riflessione sulla destinazione comune dei beni creati.[91] Ciò conduceva a pensare che, se qualcuno non ha il necessario per vivere con dignità, è perché un altro se ne sta appropriando. Lo riassume San Giovanni Crisostomo dicendo che «non dare ai poveri parte dei propri beni è rubare ai poveri, è privarli della loro stessa vita; e quanto possediamo non è nostro, ma loro».[92] Come pure queste parole di San Gregorio Magno: «Quando distribuiamo agli indigenti qualunque cosa, non elargiamo roba nostra ma restituiamo loro ciò che ad essi appartiene».[93]

In altre parole, detto forse un po’ bruscamente o grossolanamente, la proprietà privata è un furto. Eccoci retrocedere ai dolciniani, alla tentazione riformista-pauperista degli ordini mendicanti, di una Chiesa ridotta esclusivamente a mensa per i poveri, anche se Francesco si guarda bene dall’indicare questa strada per la Chiesa stessa. E dunque ecco che, autocitandosi, il papa ricorda che:

«La tradizione cristiana non ha mai riconosciuto come assoluto o intoccabile il diritto alla proprietà privata, e ha messo in risalto la funzione sociale di qualunque forma di proprietà privata». Il principio dell’uso comune dei beni creati per tutti è il «primo principio di tutto l’ordinamento etico-sociale», è un diritto naturale, originario e prioritario. Tutti gli altri diritti sui beni necessari alla realizzazione integrale delle persone, inclusi quello della proprietà privata e qualunque altro, «non devono quindi intralciare, bensì, al contrario, facilitarne la realizzazione», come affermava San Paolo VI. Il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati, e ciò ha conseguenze molto concrete, che devono riflettersi sul funzionamento della società. Accade però frequentemente che i diritti secondari si pongono al di sopra di quelli prioritari e originari, privandoli di rilevanza pratica.

Se i beni creati sono ab origine di tutti, e questo è il diritto prioritario, ne consegue che il diritto secondario, la proprietà privata appunto, è sostanzialmente un parassita, e siamo nuovamente da capo, al furto, all’usurpazione, all’abuso.

La proprietà privata solo come diritto secondario, viene rimessa in riga ammonita, “La tua sovranità è subordinata a un’altra a te superiore, quella collettiva“. Ma chi è il detentore della sovranità prioritaria? L’Umanità, naturalmente, e nella sua figurazione mitica, come evidenziato da Zanatta, il popolo.

Ed è questo il vero detentore di ogni diritto, di ogni status. Il collettivo e solo il collettivo è benefico, o meglio, possiede la potestà della nobiltà sociale. Lo vediamo in seguito a proposito dei migranti. Così come la proprietà privata conculca un diritto collettivo e legittima l’egoismo individuale, ogni Stato, ogni nazione deve aprirsi all’altro, non escludere nessuno che provenga da altrove.

Nessuno dunque può rimanere escluso, a prescindere da dove sia nato, e tanto meno a causa dei privilegi che altri possiedono per esser nati in luoghi con maggiori opportunità. I confini e le frontiere degli Stati non possono impedire che questo si realizzi. Così come è inaccettabile che una persona abbia meno diritti per il fatto di essere donna, è altrettanto inaccettabile che il luogo di nascita o di residenza già di per sé determini minori opportunità di vita degna e di sviluppo.

Se la proprietà privata è già un limite che impedisce il compimento del sogno umanitario, quanto più lo sarà non dare accesso agli stranieri, chiunque essi siano, escludendoli dalla fratellanza, della fraternità universale? Dunque:

Per quanti sono arrivati già da tempo e sono inseriti nel tessuto sociale, è importante applicare il concetto di “cittadinanza”, che «si basa sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia. Per questo è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità; esso prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini discriminandoli».

La neolingua umanitaria chiede dei sacrifici, e se non viene ancora chiesto di rinunciare ai propri beni, o a parte di essi, per la collettività, si chiede tuttavia la rinuncia a certe parole. Abbiamo già appreso dal politicamente corretto che ci sono termini che non possono più essere usati, “minoranza” diventa uno dei essi, e un domani forse anche “minore”, poiché suggerisce una disparità gerarchica. Quando si vuole purgare il linguaggio da presunte magagne “discriminatorie” si sa dove si comincia ma mai dove si andrà a finire.

Lo sviluppo dell’Umanità, il grande collettivo, chiede misure ed interventi ben precisi e calibrati, un indirizzo coordinato al fine di conseguire il bene, che se non sarà compiutamente redentivo lo sarà tuttavia quanto serve:

Al di là delle diverse azioni indispensabili, gli Stati non possono sviluppare per conto proprio soluzioni adeguate «poiché le conseguenze delle scelte di ciascuno ricadono inevitabilmente sull’intera Comunità internazionale». Pertanto «le risposte potranno essere frutto solo di un lavoro comune», dando vita ad una legislazione (governance) globale per le migrazioni. In ogni modo occorre «stabilire progetti a medio e lungo termine che vadano oltre la risposta di emergenza. Essi dovrebbero da un lato aiutare effettivamente l’integrazione dei migranti nei Paesi di accoglienza e, nel contempo, favorire lo sviluppo dei Paesi di provenienza con politiche solidali, che però non sottomettano gli aiuti a strategie e pratiche ideologicamente estranee o contrarie alle culture dei popoli cui sono indirizzate».

Il governo sovranazionale che indirizzerà i vari Stati nella filantropia, è un vecchio progetto illuminista ed evoca fraternità di illuminati, confraternite massoniche. In nome della fratellanza universale si fa questo e altro, lo ricorda mirabilmente in un libro sempre attuale, come lo sono tutti i libri indispensabili, Elémire Zolla, “Il primo cantico, della fratellanza, oh quante volte non ha risuonato, ora come gioco di fantasia, ora come urlo di guerra! Nel romanzo ellenistico di Giambico, si favoleggia di isole felici dove essendo stata tolta la proprietà privata, tutto è soavità e giubilo…Il sogno serpeggia in varie forme e con insistenza, se Aristotele prende cura di confutarlo minutamente, avvertendo che non la proprietà danna, ma la malvagità” (Che cos’è la tradizione, Adelphi, p. 276).

Va notato, dulcis in fundo, come Bergoglio si preoccupi che gli aiuti ai paesi di provenienza dei migranti non subiscano l’imposizione di essere subordinati a pratiche e politiche che snaturino i popoli e le culture a cui sono indirizzati. Sarebbe, ovviamente, colonialismo culturale e non si potrà mai vedere un simile abominio sotto questo papato che mai, una sola volta, ha avanzato l’inaudita pretesa che il cristianesimo sia superiore a qualsiasi altra religione. L’imam Ahmed al-Tayeb, il Grande Imam di Al Azhar, citato ben due volte nel contesto dell’enciclica, sarà contento.

Fratelli Tutti rappresenta, al momento, la summa della dottrina di Bergoglio, è il palinsesto del suo pontificato “riformista”, in cui, alla Chiesa è chiesto di essere soprattutto una grande ONLUS informata da un pensiero patchwork in cui Cristo e il suo messaggio di salvezza si notano solo nelle indispensabili cuciture che tengono unite le varie tessere.

P.S. Su Ahmed al Tayeb nelle vesti di un analogo simbolico del sultano Al-Malik-al Kamil, dal quale si recò nel 1219 San Francesco, va dedicata una nota a parte.

Nel 2019 l’attuale papa che porta il nome del santo di Assisi e l’Imam si incontrarono ad Abu Dhabi per firmare un documento sulla fraternità umana per la pace nel mondo e la convivenza. Il documento, nulla più che un abecedario di buone intenzioni, venne descritto come una svolta storica. In esso si leggono frasi alate come, “La libertà è un diritto di ogni persona: ogni individuo gode della libertà di credo, pensiero, espressione e azione … il fatto che le persone siano costrette ad aderire a una certa religione o cultura deve essere respinto, come anche l’imposizione di un stile di vita che gli altri non accettano”.

Peccato che, come ha scritto l’islamologo Raymond Ibrahim:

Al-Tayeb, tuttavia, ha dichiarato che gli apostati – cioè chiunque sia nato da un padre musulmano che vuole lasciare l’Islam – dovrebbero essere puniti. Per quanto riguarda la pena che meritano, nel luglio 2016, durante uno dei suoi programmi televisivi, al-Tayeb ha riaffermato che “Coloro che sono edotti nella legge islamica [al-fuqaha] e gli imam delle quattro scuole di giurisprudenza considerano l’apostasia un crimine e concordano che l’apostata deve o rinunciare alla sua apostasia o essere ucciso “. Per sottolineare il punto, citò un hadith, o tradizione, del profeta dell’Islam, Maometto, dicendo: “Chiunque cambi la sua religione islamica, uccidilo”. (Sahih Al-Bukhari vol. 9 n.57).

Molto altro si potrebbe dire di questo “moderato” islamico che il papa considera fratello, come fare riferimento al suo antisemitismo e al suo appoggio esplicito al terrorismo palestinese, «La soluzione al terrorismo israeliano sta nella proliferazione degli attacchi fidai (attacchi di martirio)che terrorizzino i cuori dei nemici di Allah. I Paesi islamici, così come le persone e i governanti, devono supportare questi attacchi di martirio».

Il fatto che nell’enciclica in questione, Al-Tayeb venga nominato due volte figurando come interlocutore privilegiato di un dialogo sulla fratellanza, ci dice due cose. O il papa ignora chi egli sia e quali siano le sue posizioni dottrinarie, e in questo caso pecca di una sbalorditiva ingenuità e ignoranza, oppure egli sa benissimo chi è il suo interlocutore, ma in nome della marcata impronta ideologica del suo magistero, che l’enciclica Fratelli Tutti esplicita in modo dirompente, sia disposto, per ragioni squisitamente politiche e ideologiche, a fingere di non saperlo.


Discussione
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Roy Benas
Già dalle foto scelte si capisce che non si desidera informare ma manipolare. Mi sono soffermato a leggere i tuoi commenti sui passi del documento riguardanti l'idea di proprietà e si capisce benissimo che non hai alcuna cultura su questo argomento e come venga trattato nella Tradizione. Il documento cita infatti passi dei Padri della Chiesa... San Giovanni Crisostomo, San Gregorio Magno ma ce ne sono altri come Ambrogio, Clemente Alessandrino e pure un cero tale che si chiama Gesù... che invita infatti a vendere tutto e darlo ai poveri, lui che disse di non avere casa e nemmeno una pietra dove poggiare il capo... quello che disse che non si può servire Dio e Mammona e che è più facile che un cammello passi dalla cruna dell'ago che un ricco entri nel Regno dei Cieli. E ora scusa sai... scusa se questo Gesù non ha ben capito cosa sia il cristianesimo e che un Papa citi quello che è una tradizione ben consolidata. Poi ci sono i soliti giornalisti o presunti tali che si mettono a commentare cose che non conoscono e che si stupiscono che il Papa non la pensi come loro.

Niram Ferretti
Caro Roy, sei tu che non hai capito assolutamente nulla di quello che ho scritto, e non mi meraviglia, visto la pochezza intellettuale dei tuoi interventi precedenti. Gesù nel passo che citi si rivolge a un singolo individuo. Se l'esortazione di Gesù valesse per tutti i cristiani, tutti i cristiani dovrebbero essere mendicanti, e il primo ad esserlo dovrebbe proprio essere il vicario di Cristo per dare, se non altro, il buon esempio. La Chiesa povera e mendicante per te sacerdote dalla grande e diffusa cultura (se oggi chi esce dalla Gregoriana è in uno stato di indigenza culturale come il tuo si capisce come Francesco possa piacere a una parte del clero), è un'idea vecchia quanto il Medioevo, vecchia quanto fra Dolcino e i dolciniani. Si da il caso che il papato, nella sua lunga e saggia lungomiranza e intelligenza, non ha mai inteso l'esortazione gesuana come un invito al pauperismo collettivo. Rileggiti la Gaudium et Spes sulla proprietà privata, è un po' più recente di Giovanni Crisostomo. Loris Zanatta è uno storico, non è un giornalista, un sudamericanista dalle solidissime credenziali. Non scrive come te qui su Facebook ma pubblica per Il Mulino e insegna a Bologna. Quando anche tu pubblicherai per Il Mulino i tuoi poderosi saggi ne riparleremo.

Gino Quarelo
Infatti la vita di tutte le creature dell'universo si basa sulla proprietà (a cominciare dal territorio e dai beni raccolti-cacciati-prodotti e accumulati in esso), senza della quale la vita non solo sulla terra cesserebbe.
Questa posizione di Cristo e del cristianismo sulla proprietà è semplicemente demenziale, fanatica e malata, assolutamente non spirituale e non condivisibile da parte degli uomini di buon senso e di buona volontà.
Cristo e i suoi seguaci hanno sempre utilizzato la proprietà degli altri anche con le minacce e le intimidazioni, con i ricatti (si pensi all'inferno) e le false promesse (si pensi alle indulgenze) e si sono inventati le favole menzognere dei miracoli che contrastano con la legge universale e naturale del guadagnarsi da vivere con il sudore della fronte, con fatica, sacrificio, magari con pericolo e col rischio di perdere la vita.
Anche per questo motivo tra i tanti, il cristianismo è una religione insensata che contrasta con la spiritualità vera non ideologica e non dogmatica e con le buone leggi della vita naturale e universale.
Sminuire o relativizzare il valore assoluto della proprietà, demonizzandola e disprezzandola assieme ai proprietari è la fase che prepara in anticipo il crimine e la demenzialità dell'esproprio, del furto, della rapina non solo dei beni materiali ma anche dei beni civili e politici come la libertà e la sovranità che sempre si conclude con la riduzione in schiavitù o l'omicidio e lo sterminio degli altri, del prossimo.
La proprietà privata è anche uno dei principali beni civili pubblici oltre ad essere uno dei principi elementari naturali e una delle regole o leggi fondamentali universali di Dio.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Amare se stessi, l'egoismo e la fratellanza universale

Messaggioda Berto » gio ott 15, 2020 7:02 am

Quante demenzialità e menzogne raccontano San Giovanni Crisostomo e San Gregorio Magno a proposito dei beni dei ricchi e dei poveri

Citazione da Il Manifesto di Bergoglio di Niram Ferretti del 13 ottobre 2020

Nella prospettiva bergogliana se ci sarà un solo reietto economico, il banchetto della fraternità universale non potrà essere imbandito. Resta dunque da riflettere sul perché la povertà mondiale non sia stata annullata, nonostante sia stato lo stesso Gesù a dichiarare, “I poveri li avrete sempre con voi; e quando volete, potete far loro del bene; ma non avrete sempre me” (Marco 14,3-9) e la risposta giunge presto, nel seguente passo:

Nei primi secoli della fede cristiana, diversi sapienti hanno sviluppato un senso universale nella loro riflessione sulla destinazione comune dei beni creati.[91] Ciò conduceva a pensare che, se qualcuno non ha il necessario per vivere con dignità, è perché un altro se ne sta appropriando. Lo riassume San Giovanni Crisostomo dicendo che «non dare ai poveri parte dei propri beni è rubare ai poveri, è privarli della loro stessa vita; e quanto possediamo non è nostro, ma loro».[92] Come pure queste parole di San Gregorio Magno: «Quando distribuiamo agli indigenti qualunque cosa, non elargiamo roba nostra ma restituiamo loro ciò che ad essi appartiene».[93]

Alberto Pento
I beni creati da Dio sono altro da quelli "creati/prodotti" dall'uomo e tra i beni creati da Dio molti sono usufruibili solo attraverso la trasformazione del lavoro umano e pertanto rientrano nei beni "creati/prodotti" dall'uomo che in quanto tali non appartengono a Dio ma agli uomini che li hanno prodotti, inventati, trasformati, resi usufruibili all'umanità.
Il bene o la ricchezza prodotti dal lavoro umano non appartengono a Dio ma gli uomini che li hanno generati, solo il lavoro degli schiavi appartiene al padrone schiavista e non all'uomo libero che li ha prodotti.
Il dio di questi due santi fasulli è un dio padrone schiavista, un dio criminale.
Questi rubano al prossimo attraverso un dio ladro e schiavista.


L'umanità come tutte le altre creature della terra non vivono di miracoli, della provvidenza divina, di regalie celesti, del lavoro degli angeli o di Dio loro schiavi, ma si guadagnano il pane con il sudore della fronte, vivono del loro santo lavoro, della loro necessaria fatica, del loro sacrificio e impegno quotidiano e spesso non ce la fanno e soccombono.
I miracoli, la provvidenza divina innaturale, la manna dal cielo, il lavoro degli angeli e di Dio al nostro servizio come schiavi, non esistono, sono solo menzogne, esiste sono il frutto del nostro lavoro e impegno quotidiani che ci danno il pane e che ci fanno vivere e null'altro.
Gli straordinari santi dei miracoli e della provvidenza divina sono solo dei truffatori che ingannano, illudono e abusano della credulità popolare, i veri santi sono gli umili e comuni uomini di buona volontà che con il loro quotidiano impegno e lavoro, la loro costante fatica e sacrificio, il loro incessante studio e risparmio, ... producono continuamente beni e servizi, cose utili alla vita, alla salute, allo sviluppo e che generano gioia e speranza negli uomini che da tutto ciò ricavano beneficio.


USA, 1912. Josie, Bertha e Sofie iniziano a lavorare alle 4 di mattina.
Hanno un'età compresa fra i sei e i dieci anni.

https://www.facebook.com/passigli.manue ... 0356841951

Oggi, cose del genere non accadono più negli Stati Uniti, ma accadono ancora in quei Paesi che tuttora non hanno visto la rivoluzione industriale.
Dall'altra parte del mondo, ci sono ancora tre ragazzine come loro che lavorano e non vanno a scuola.
Si tratta di sfruttamento minorile?
Questo concetto è fuorviante.
Se le tre ragazzine americane non fossero andate a lavorare, non sarebbero state felici sui banchi di scuola né in un cortile a giocare con passione.
Sarebbero morte di fame.
I genitori non le mandavano a lavorare perché non c'erano "leggi contro lo sfruttamento dei bambini", bensì perché era necessario per arrivare alla settimana (talvolta al giorno) successiva.
Dall'altra parte del mondo, non servono leggi per proteggere bambini: serve la rivoluzione industriale.
Fare chiudere la fabbrica di palloni in Asia in cui lavorano i bambini potrebbe significare decretare la loro morte.
Solamente quando non sarà più necessario che i bambini lavorino, allora servirà una legge che impedisca ai genitori di mandare i bambini a lavorare. Non nego che sia una legge necessaria in ogni Paese che voglia dirsi civile.
Tuttavia, il fatto che noi, nel 2020, in Italia possiamo permetterci di studiare senza lavorare fino ai 18 anni o persino fino ai 24 è un'eccezione nella storia dell'umanità.
Possiamo farlo perché la ricchezza creata dalle generazioni precedenti ce lo permette.
Questa ricchezza deriva direttamente da alcuni fattori molto importanti:

Divisione del lavoro, che consente la specializzazione;
Accumulazione di capitale, che consente gli investimenti, i quali portano a migliorie per la produzione e -di conseguenza- a prezzi più bassi;
Libero scambio internazionale, che permette di sfruttare i vantaggi comparati;
Investimenti esteri, che permettono l'importazione di savoir-faire e di capitali esteri;
Tutela della proprietà privata, senza la quale non ci sarebbero garanzie per la produzione e per gli investimenti.

Se sei preoccupato per le condizioni lavorative o di vita di qualcuno distante migliaia di chilometri da te, sappi che la Storia ci fornisce un'ottima strada per abbattere la povertà e consiste nei 5 punti che ho elencato poco sopra.
Tutto il resto, se non è utopia, è solamente un errore di valutazione. Anche le più buone intenzioni, come una legge di tutela, possono peggiorare la vita di chi vorresti difendere.
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Re: Amare se stessi, l'egoismo e la fratellanza universale

Messaggioda Berto » dom apr 18, 2021 6:17 am

Anche San Francesco, il figlio di papà che aveva donato la sua ricchezza ai poveri per farsi servo di dio
(come aveva invitato a fare Gesù Cristo nell'episodio del giovane ricco: vendi tutto, dallo ai poveri e seguimi;
https://www.vdj.it/vangelo-della-domeni ... ta-eterna/ generosità interessata, in cambio dell'illusione della vita eterna in paradiso, ma e la vita sulla terra?),
non viveva di miracoli, di provvidenza divina e di manna dal cielo ma della generosità e della carità altrui, possibile solo attraverso il santo lavoro dell'uomo di buona volontà che produce surplus da destinare al risparmio per i momenti difficili, alla capitalizzazione che rafforza e consolida e al credito che finanzia imprese e bisogni e alla assistenza pubblica e alla carità cristiana.
San Francesco il servo di dio, era uno che viveva del lavoro altrui. Vivere di carità significa vivere del lavoro altrui. Una forma di parassitismo che può diventare più feroce di quella dello schiavista.
Ma cosa c'è di eccelso e di superiore, di spiritualmente elevato nel vivere grazie al lavoro altrui? Niente!
Solo un cattivo esempio prodotto dal fanatismo religioso cristiano.
Spesso la carità viene estorta con le illusioni, le false promesse, le minacce e le intimidazioni, la coercizione violenta impositiva del fisco pubblico o statale.
Adesso questi servi di dio vanno a cercarsi i poveri e gli ultimi in giro per il mondo o se li inventano di sana pianta imbrogliando le cose e imbrogliandoci.

Francescani
https://it.wikipedia.org/wiki/Ordine_francescano
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Re: Amare se stessi, l'egoismo e la fratellanza universale

Messaggioda Berto » dom apr 18, 2021 6:18 am

Fratellanze naturali e innaturali (ideologiche, religiose, politico-ideologico-religiose)

Le fratellanze naturali sono quelle famigliari, claniche, tribali, etniche, nazionali, corporativo lavorative;
quelle innaturali sono quelle ideologiche, religiose, politico-ideologico-religiose, ...



La proprietà è ciò che distingue l'uomo libero e sovrano dallo schiavo
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 2247064892
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Re: Amare se stessi, l'egoismo e la fratellanza universale

Messaggioda Berto » dom apr 18, 2021 6:18 am

Le uniche azioni altruiste sono quelle che si fanno sotto coercizione (p. es. pagare le imposte)
GIOVANNI BIRINDELLI, 13.11.2020

https://catallaxyinstitute.wordpress.co ... e-imposte/

I termini “individualista”, “egoista” e “altruista” vengono comunemente usati per indicare delle qualità di persone. Si dice cioè che una persona è “altruista”, “individualista” o “egoista”. Dal che segue che se una persona è egoista, per esempio, per definizione non può essere altruista.

Tuttavia, questo uso delle parole mi sembra scorretto. Non sono infatti le persone che possono essere qualificate come “individualiste”, “egoiste” o “altruiste” ma solo le loro azioni. E ogni giorno ogni persona compie sia azioni individualiste, che azioni egoiste che (purtroppo) azioni altruiste.

Quello che distingue questo tipo di azioni sono le loro conseguenze intenzionali (come noto, le conseguenze inintenzionali delle azioni possono essere largamente predominanti nel processo economico, ma qui non discutiamo di questo aspetto):

Le azioni individualiste intendono beneficiare quei soggetti che, per qualsiasi motivo, stanno a cuore all’individuo che agisce.
Le azioni egoiste sono un sottoinsieme di quelle individualiste: esse infatti intendono beneficiare solo chi agisce.
Le azioni altruiste, invece, sono antitetiche a quelle individualiste in quanto esse intendono beneficiare soggetti al cui benessere l’individuo che agisce è completamente disinteressato o perfino interessato in senso negativo.

In buona sostanza, quando faccio un regalo a mia moglie, per esempio, oppure quando compro un gioco a mia figlia oppure ancora quando aiuto un mio amico in difficoltà, sto compiendo un’azione individualista. Quando compro una camicia per me, invece, sto compiendo un’azione egoista.

Il termine “egoista” viene spesso usato in senso dispregiativo. Tuttavia, le azioni egoiste sono non solo legittime (perché non violano l’unica regola di giusto comportamento che è compatibile col principio di uguaglianza davanti alla legge, e quindi che è scientifica e non arbitraria: il principio di non aggressione) e belle (perché sono necessarie non solo alla nostra sopravvivenza fisica ma anche all’amore per noi stessi, senza il quale l’amore per gli altri è difficilmente concepibile) ma anche economicamente fondamentali: senza azioni egoiste il sistema economico crollerebbe all’istante senza alcuna possibilità di riprendersi.

Esemplificare un’azione altruista non è così facile come esemplificare un’azione individualista o egoista. Infatti, se la persona è libera di agire (in altri termini, se le sue azioni sono limitate esclusivamente dal principio di non aggressione), per definizione essa non può logicamente compiere azioni altruiste. Questo infatti sarebbe tanto assurdo quanto il fatto che essa, potendo scegliere liberamente fra diverse alternative, scegliesse consapevolmente quella che per lei è peggiore. In altri termini, se una persona, essendo libera di agire, agisce per l’interesse di Caio, allora questo implica necessariamente che l’interesse di Caio le sta a cuore (altrimenti non avrebbe agito per il suo interesse) e quindi che la sua azione è di tipo individualista (l’opposto di altruista). L’esempio tipico è madre Teresa di Calcutta: essendo libera di agire, non avrebbe mai agito per l’interesse dei ‘ricchi’ (che non le stavano a cuore), ma solo per quello dei poveri (che le stavano a cuore). Quindi aiutando i poveri essa ha agito anche nel proprio interesse. La sua non è un’azione altruista ma strettamente individualista.

Nei limiti in cui l’azione è libera (quindi volontaria), essa non può quindi logicamente essere altruista. Le azioni altruiste possono esserci solo in presenza di coercizione, ed è fondamentalmente per questo che sono sempre e solo azioni umilianti e tristi. L’azione nel (presunto) interesse di persone che non stanno a cuore a chi agisce (e quindi il cui benessere non contribuisce – o perfino contribuisce negativamente – al benessere di chi agisce) è logicamente possibile solo se chi agisce è obbligato con la violenza ad agire in quel senso. Il tipico esempio è l’imposizione fiscale oppure (esempio del tutto analogo, ma su scala maggiore, a quello del pizzo mafioso).

Perfino chi sostiene che “le tasse sono una cosa bellissima” e che è “felice di pagarle” esprime, nell’essere convinto di quello che dice, la sua incapacità di pensiero logico-razionale (senza il quale nessun argomento può essere tale). Infatti, se egli davvero credesse che le tasse (o meglio le imposte) fossero una cosa bellissima, non avrebbe bisogno di essere obbligato con la violenza a pagarle. A questa obiezione egli è solito rispondere che lui le pagherebbe anche se non fosse obbligato ma che l’obbligatorietà è necessaria per le persone meno belle di lui che senza minaccia della violenza non le pagherebbero. Ma se egli non fosse obbligato a pagare le tasse come potrebbe sapere quanto denaro pagare e a favore di chi? Il suo elogio delle tasse non è quindi altro che un elogio del potere coercitivo arbitrario dello stato in quanto tale (e non ha nulla a che vedere con l’aiuto offerto a altre persone).

Chi è a favore dell’imposizione fiscale (anche “minima”) è completamente incapace di capire la struttura morale dell’azione umana. Ogni azione umana, indipendentemente dai suoi contenuti (che dipendono dall’individualità, dalle preferenze, dalle priorità e dalla situazione di ciascun individuo), ha due elementi strutturali (che sono gli stessi per ogni azione di ogni individuo, sempre e ovunque).

Il primo di questi elementi è la struttura economica, che è la stessa per ogni azione di chiunque: ogni azione umana segue necessariamente le leggi dell’economia. Nessuna persona, per esempio, a parità di altre condizioni, acquisterebbe quantità maggiori di un bene o di un servizio se il suo prezzo fosse maggiore (legge di domanda) – anche se naturalmente ogni individuo sceglierà di acquistare beni e servizi diversi, in tempi diversi, per ragioni diverse (ma questo è un aspetto relativo ai contenuti dell’azione, non alla sua struttura economica).

Il secondo di questi elementi strutturali è la struttura morale dell’azione: indipendentemente dalla sua legalità (cioè dal rispettare o meno i comandi arbitrari dell’autorità, cioè la ‘legge’ positiva), ogni azione umana può essere legittima o illegittima. È legittima se non viola la legge scientifica (naturale): il principio di non aggressione. È illegittima se viola questa legge.

L’incapacità degli statalisti di capire la struttura morale dell’azione umana, e a monte la loro incapacità di comprenderne l’esistenza stessa, si riscontra nella loro incapacità di difendere (e anzi spesso nel fare di tutto per aggredire, specie attraverso lo stato) l’azione legittima altrui che va contro i loro interessi individualistici o egoistici. La persona che ha familiarità con la libertà intesa in senso scientifico (logico) e quindi con la struttura morale dell’azione umana, difenderà l’azione del suo nemico quando questa è legittima: non lo farà, naturalmente, per difendere il suo nemico, ma per difendere la sovranità della legge scientifica, cioè la libertà. Viceversa, essendo incapace di comprendere l’esistenza stessa della struttura morale dell’azione umana, lo statalista non difenderà mai l’azione legittima del suo nemico.

In sostanza, quello che spinge lo statalista a essere a favore dell’altruismo (p. es. dell’imposizione fiscale) è la sua incapacità intellettuale di concepire la struttura morale dell’azione umana. Detta in altri termini, se sono lasciati liberi di agire, tanto lo statalista quanto l’amico della libertà agiranno solo per gli interessi che stanno loro a cuore; tuttavia, essendo intellettualmente incapace di concepire la struttura morale dell’azione umana, lo statalista, a differenza dell’amico della libertà, non potrà mai avere a cuore l’interesse della libertà.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Amare se stessi, l'egoismo e la fratellanza universale

Messaggioda Berto » dom apr 18, 2021 6:19 am

La menzogna, l'inganno, l'illusione del Politicamente corretto e le sue violazioni dei diritti umani
viewtopic.php?f=196&t=2947
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6835049120



“Il conservatore oggi è un perdente, ma l'unico custode della libertà contro gli ingegneri sociali”
Giulio Meotti
17 aprile 2021

https://meotti.substack.com/p/il-conser ... n-perdente

“Il conservatore è il famigerato perdente. Questa è la sua tragedia. La sua storia è un'umiliazione continua su posizioni ideologiche abbandonate. Ciò che l'altro ieri considerava come una eterna certezza ieri era già discutibile e oggi è un anacronismo”. Così il filosofo Alexander Grau, uno dei più brillanti saggisti liberali in Germania, definisce la figura del conservatore in un lungo saggio sulla svizzera Neue Zürcher Zeitung, il più antico giornale di lingua tedesca al mondo. Ho chiesto a Grau per la newsletter la traduzione di ampi stralci del suo saggio.

“Mentre la sinistra politica ha proclamato inesorabilmente il suo eterno mantra dell’uguaglianza da duecento anni, i conservatori - ironia della storia - hanno dovuto cambiare di continuo visione del mondo. Ciò presuppone una certa capacità di soffrire. Nato in un mondo in cui flessibilità e spontaneità sono innalzate alle più alte virtù, il conservatore si aggrappa alla continuità. Corre il rischio di passare da figura tragica a ridicola. Il conservatore è sempre più clownesco. Ma i clown sono almeno divertenti. Il conservatore, tuttavia, è visto come un guastafeste di cattivo umore, bisbetico e di vedute ristrette. In una società edonistica e benestante, dove il divertimento e il piacere sono moneta corrente, questi non sono attributi con cui si può avere successo. Inoltre, i conservatori hanno l'aria di essere anti-democratici e disprezzatori della libertà. Di conseguenza, sono sotto l'osservazione permanente dei liberali di sinistra e dei cosmopoliti. L'innovativo e il creativo sono gli idoli di interi settori e ambienti. Questo vale per il teatro provinciale di una piccola città così come per il consiglio di amministrazione di qualsiasi grande azienda. Per inciso, il conservatore ha perso un vecchio alleato: le alte sfere del business. Oggi preferiscono fingere di essere progressiste, rendere omaggio al colorismo e alla diversità e flirtare senza ritegno con lo zeitgeist della neo-sinistra”.

Non c'è da meravigliarsi, quindi, se molti conservatori non hanno più fiducia in se stessi e sono diventati opportunisti. “Il conservatore ha cominciato ad adottare posizioni di sinistra. Ora non ha più una posizione indipendente, ma si compiace di volere esattamente ciò che il mainstream ha sempre voluto, solo pochi anni dopo. Ma niente è più vergognoso e superfluo del conservatore che ha capitolato e implora docilmente una breve tregua”.

Grau spiega che essere conservatori oggi significa essere intellettuali e spiritualmente liberi e indipendenti. “Il conservatore deve contrastare l'incubo disumano di una società globale con l'immagine attraente e liberatrice di un mondo di culture, valori e ideali diversi. In un'alleanza sospetta, i think tank pro-business e i pianificatori sociali di sinistra sognano di trasformare l'Europa e il mondo in uno spazio senza tradizioni e di esistenze flessibili, post-nazionali e ibride che sono globalmente intercambiabili e funzionali in un mondo senza confini. Le culture nazionali, i rituali, i ruoli sociali e le istituzioni come il matrimonio e la famiglia provengono dal laboratorio sociale della storia. Ma è proprio per questo che sono più preziosi, umani e appropriati dei prodotti artificiali degli ingegneri sociali alla moda”.
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