Je suis Theo v. Gogh, M. Allam, Charlie Hebdo, A. Bibi, Mila

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Messaggioda Berto » lun ago 24, 2020 8:25 pm

La Francia reintroduce in sordina il reato di blasfemia
Giulio Meotti
1 marzo 2020

https://it.gatestoneinstitute.org/15667 ... 3439CiId6A

Attualmente, in Francia, il Paese che ha sempre santificato la libertà di espressione e il diritto di criticare la religione e le ideologie, qualcuno in seno al sistema giudiziario sta reintroducendo in sordina e di fatto il reato di blasfemia. (Fonte dell'immagine: iStock. L'immagine è al solo scopo illustrativo e non ritrae alcuna persona menzionata nell'articolo.)

La Francia aveva appena ricordato il quinto anniversario del massacro al settimanale satirico Charlie Hebdo quando è piombata in un caso simile. Il 18 gennaio, Mila O., una sedicenne francese, ha espresso commenti offensivi sull'Islam in un video in diretta su Instagram.

"Durante la diretta streaming, un ragazzo musulmano le chiede un appuntamento che lei rifiuta di dargli dicendo di essere gay. Il giovane risponde accusandola di razzismo e definendola una 'sporca lesbica'. In un altro video in streaming, successivo agli insulti ricevuti, Mila replica con veemenza asserendo che "odia la religione".

E la ragazza dice tra l'altro:

"Conosci la libertà di espressione? Non ho esitato a dire quello che pensavo. Detesto la religione. Il Corano è una religione di odio. Non c'è altro che odio in esso. Questo è ciò che penso. Dico quello che penso (...) l'Islam è m*rda. (...) Non sono affatto razzista. Non si può essere razzista nei confronti di una religione. (...) Dico quello che voglio, dico quello che penso. La vostra religione è una m*rda. Il vostro Dio, gli metto un dito nel c*lo...."

Quello che l'adolescente ha detto potrebbe essere considerato un po' gretto, ma ha diritto a dirlo? D'altronde, gli ebrei vengono definiti discendenti di scimmie e maiali senza che la "polizia del linguaggio" abbia un infarto.

A seguito delle sue dichiarazioni, Mila è stata presa di mira sui social network, dove il video è stato ampiamente condiviso; ha ricevuto numerose minacce di morte e la sua identità personale, l'indirizzo di casa e il nome della scuola che frequenta sono stati resi pubblici. La ragazza è stata costretta a lasciare la scuola per la propria incolumità.

Ora sotto scorta della polizia, Mila corre un pericolo talmente grave che nessuna scuola francese potrebbe al momento accoglierla. "Non posso mettere piede nel mio liceo e non posso nemmeno cambiare scuola perché tutta la Francia vuole la mia pelle", ha detto. Per non aver compreso ciò che è chiaro a tutti – ossia che l'Islam è una "religione di pace" – questa ragazzina è minacciata di morte, di stupro e di essere sgozzata.

"Siamo in Francia o in Pakistan?" ha chiesto l'intellettuale francese Jacques Julliard. Benvenuti nella Francia del 2020, dove le riviste pubblicano titoli come "Mila, 16 anni, minacciata di morte per aver criticato l'Islam". L'islamismo è dilagante tra i musulmani francesi. E dal momento che la Francia non lo combatte, la sua presa sul Paese non può che rafforzarsi.

"Andiamo al punto: l'intellighenzia progressista vuole credere nella vita multiculturale, anche quando la realtà la nega e rivela una società in cui la diversità si traduce in frammentazione sociale e identitaria", ha scritto il filosofo francese Mathieu Bock-Côté. Quando il multiculturalismo si trasforma in minacce alla libertà di espressione, i multiculturalisti si schierano pericolosamente dalla parte degli islamisti. Il caso Mila rappresenta tutte le crepe esistenti nella disintegrazione della società francese. Secondo la giornalista francese Dominique Nora:

"Alcune settimane dopo la commemorazione del massacro nella redazione di Charlie Hebdo, 'l'affaire Mila' mostra l'inquietante asimmetria che regna in Francia riguardo alla libertà di espressione, o più precisamente riguardo alla blasfemia".

La storia di Mila avrebbe potuto esaurirsi nelle minacce di morte – come le minacce di morte contro Salman Rushdie sarebbero potute finire 31 anni fa – se tutte le autorità statali si fossero subito precipitate a sostenerla, e se la Francia come società avesse condannato all'unisono la barbara aggressione contro la studentessa. È successo il contrario. Evitare "la stigmatizzazione dei musulmani" è diventata la scusa ufficiale utilizzata dai politici per giustificare l'abbandono delle vittime di violente minacce islamiste, come nella vicenda della giovane.

Sono stati aperti ben due fascicoli, uno per le minacce di morte ricevute da Mila e l'altro contro la ragazzina per "incitamento all'odio razziale" (e successivamente archiviato). La polemica si è intensificata quando il delegato generale del Consiglio francese del culto musulmano, Abdallah Zekri, ha affermato che la sedicenne "se l'è cercata": "Deve subire le conseguenze di ciò che ha detto. Chi semina vento raccoglie tempesta". Gli islamisti testano quotidianamente la resilienza delle nostre società democratiche.

La querelle su Mila ha assunto una nuova dimensione quando il ministro della Giustizia Nicole Belloubet, dopo aver dapprima condannato le minacce di morte ricevute dalla ragazzina, ha dichiarato: "Insultare la religione è ovviamente un attacco alla libertà di coscienza, è grave". Sfortunatamente per la Belloubet, ma fortunatamente per la Francia, questo non è (ancora) un crimine. La titolare del ministero francese della Giustizia ha ammesso in seguito il suo "errore". Tuttavia, il danno è stato immenso. Ségolène Royal, ex ministro e candidata alle presidenziali, ci ha messo del suo asserendo che Mila ha mancato di "rispetto".

"No, lei non è Mila, signora Ségolène Royal. Non ha coraggio", le risponde con un tweet il filosofo Raphaël Enthoven. Martine Aubry, il sindaco socialista di Lille ha chiesto alla studentessa di "esercitare moderazione ed evitare questo tipo di discorsi, anche se le minacce sono inaccettabili". La Francia sta rapidamente passando dalla laicità alla codardia; dalla libertà di espressione alla resa incondizionata. La Francia continua a cercare di tergiversare mentre l'islamismo trae profitto dal fatto che le élites abbandonano rapidamente i valori giudaico-cristiani.

C'è anche stato qualcuno, come lo storico delle religioni, Odon Vallet, che ha definito Mila "responsabile" di futuri attacchi terroristici.

Un ex vignettista di Charlie Hebdo, Delfeil de Ton, dopo il massacro dei suoi colleghi nel 2015, ha vergognosamente accusato Stéphane Charbonnier, il defunto direttore di Charlie, di aver "portato" alla morte la sua redazione con la satira su Maometto.

Il caso Mila ricorda quello del filosofo francese Robert Redeker, che nel 2006 pubblicò su Le Figaro un articolo molto critico sull'Islam. A causa di ciò, Redeker, che insegnava in una scuola pubblica secondaria di Toulouse, iniziò a ricevere minacce di morte per telefono, via e-mail e tramite al-Hesbah, un forum protetto da password legato ad al-Qaeda. "Non posso lavorare, non posso muovermi liberamente e sono costretto a nascondermi", ha dichiarato il filosofo da un luogo segreto. "Quindi, in qualche modo gli islamisti sono riusciti a punirmi sul territorio della repubblica come se io fossi colpevole di un reato di opinione". Quella era la "fatwa nel Paese di Voltaire".

Quindici anni dopo, l'affaire Mila mostra come gli islamisti abbiano avuto davvero successo.

A difesa della ragazza, si sono comunque levate alcune voci coraggiose. In un articolo apparso sul Journal du Dimanche, l'ex avvocato di Charlie Hebdo lawyer Richard Malka ha scritto: "Il caso di Mila o il trionfo della paura".

"Non c'è reazione da parte dei ministri e delle principali associazioni femministe o lgbt, delle artiste e delle 'progressiste'. Girate la testa, fischiettate, guardate le vostre scarpe prima di scegliere indignazioni alla moda che sposerete con tanto più ardore purché non vi espongono ad alcun rischio".

Malka ha inoltre scritto che "nessuna associazione per i diritti umani protesta o esprime solidarietà alla ragazza la cui vita è precipitata nella clandestinità". Anche le organizzazioni femministe, così pronte a denunciare la "mascolinità tossica" e le "strutture patriarcali di dominio" sono rimaste in silenzio.

Oggi, ci sono molti Paesi in cui le persone vengono uccise per aver osato criticare l'Islam. Nella Repubblica islamica del Pakistan, un Paese che punisce con la morte la blasfemia, i giudici hanno condannato alla pena capitale e poi assolto Asia Bibi per questo "crimine". Attualmente, in Francia, il Paese della Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, che ha sempre santificato la libertà di espressione e il diritto di criticare la religione e le ideologie, qualcuno in seno al sistema giudiziario – in nome di un antirazzismo militante e maldestro – sta reintroducendo in sordina e di fatto il reato di blasfemia. "L'affaire Mila: si pretende di creare un reato di blasfemia nel diritto francese?" chiede un appello pubblicato da Le Figaro.

Oggigiorno, in Francia, utilizzare la libertà di espressione per criticare l'Islam è palesemente un atto assai pericoloso, anche per chi come questa liceale è minorenne. Chi si dissocia da Mila indossa maschere di sottomissione.

Franz-Olivier Giesbert, influente commentatore ed ex direttore di Le Figaro, ha accusato il ministro della Giustizia Belloubet di placare gli islamisti e ha paragonato le sue azioni a quelle del regime di Vichy che collaborava con Hitler. "La Francia è ancora la Francia?" chiede Giesbert in un editoriale scritto per il news-magazine Le Point.

"A volte ci si meraviglia. Nelle repubbliche islamiche come il Pakistan o l'Iran [i commenti della Belloubet] sarebbero normali. Ma non sono normali in Francia, il Paese dell'Illuminismo dove c'è un diritto alla blasfemia".

Se si contano tutti i giornalisti, i vignettisti e gli scrittori francesi che sono attualmente sotto protezione della polizia per aver criticato l'Islam, allora, sì, la Francia si sta trasformando nel nuovo Pakistan, . Éric Zemmour, autore di Le Suicide Français, ovunque vada è seguito da due poliziotti; "Riss", il direttore di Charlie Hebdo, e i vignettisti superstiti vivono sotto scorta della polizia, così come Philippe Val, ex direttore di Charlie, che ha deciso di pubblicare nel 2006 le vignette su Maometto. La giornalista Zineb Rhazoui è sempre accompagnata da sei poliziotti. Già nel 2002, due noti scrittori, Oriana Fallaci e Michel Houellebecq, erano finiti alla sbarra.

Cinque intellettuali francesi di punta – Elisabeth Badinter, Elisabeth de Fontenay, Marcel Gauchet, Jacques Julliard e Jean-Pierre Le Goff – hanno pubblicato su L'Express un appello pro-Mila, lamentando "la vigliaccheria della giustizia e della politica sui temi della libertà di espressione quando riguardano l'Islam. Pagheremo cara questa codardia".

Dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo, Papa Francesco ha detto: "Se qualcuno insulta mia madre si aspetti un pugno", e ha dato la colpa ai vignettisti del loro stesso omicidio. Gli islamisti stanno vincendo la battaglia ideologica e noi ci comportiamo da codardi. La sedicenne Mila deve essere uccisa perché riceva solidarietà in modo che i vigliacchi possano gridare: "Je suis Mila" giusto per ventiquattr'ore?

Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.
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Messaggioda Berto » lun ago 24, 2020 8:26 pm

“Gli islamisti stanno vincendo”
24 Agosto 2020

https://www.ilfoglio.it/un-foglio-inter ... do-331861/

Un Foglio internazionale, ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere a cura di Giulio Meotti

A pochi giorni dall’apertura del processo sugli attentati islamisti del gennaio 2015, lo storico avvocato di Charlie Hebdo lancia l’allarme.

Le Point – Nel processo sugli attentati del gennaio 2015, che si apre il 2 settembre davanti alla Corte d’assise speciale di Parigi, lei difenderà gli interessi delle Éditions Rotative, la società editrice di Charlie Hebdo. Sarà l’avvocato di un giornale, di una comunità intellettuale, della libertà d’espressione? O di tutto ciò allo stesso tempo?

Richard Malka – Dopo gli attentati, abbiamo deciso che l’avvocato della persona morale Charlie Hebdo non poteva rappresentare allo stesso tempo le vittime e i loro cari. Ci sono difese e approcci differenti. È da trent’anni che difendo questo giornale, ciò che simboleggia e ciò che precisamente i fratelli Kouachi hanno voluto sradicare. La mia cliente infelice sarà dunque la libertà, e temo che a medio termine sia una causa persa.

Lei è ancora sotto scorta?

“Provo rabbia nei confronti di coloro che hanno tradito la causa della libertà, per vigliaccheria, per accecamento, per mantenere una certa postura, per calcolo elettorale”

Sì, lo sono ancora. Tutto è iniziato l’8 gennaio 2015 e da allora non c’è stata pace. Aggravo regolarmente la mia situazione difendendo Mila (studentessa minacciata di morte per aver criticato l’islam su Instagram, sotto scorta dallo scorso febbraio, ndr) o una ragazza che non viene lasciata salire in un autobus della Ratp (la società dei trasporti pubblici parigini, ndr) perché è maghrebina e porta una gonna sopra al ginocchio… Se si analizza ciò a freddo, ci si rende conto che è qualcosa di inverosimile. E lo è ancor di più perché sotto scorta ci sono anche dei pacifici vignettisti, dei caricaturisti inoffensivi, ma tutti sembrano essersi abituati. Del resto era ciò che si cercava: instaurare una nuova normalità, la paura e il silenzio per il terrore delle conseguenze dell’irriverenza.

Questo processo sarà quello dei secondi coltelli, dei complici, di coloro che hanno fornito i mezzi.

Sarà un processo storico, ragion per cui sarà filmato. I fatti giudicati hanno segnato la Francia e il mondo, ma effettivamente sul banco degli imputati si ritroveranno quelli che lei chiama “i secondi coltelli” perché i principali responsabili sono morti. In tutta franchezza, non mi interessano molto. E se i Kouachi fossero sul banco non ci sarebbe comunque da parte mia un maggior interesse. Sono solo delle armi. Sono importanti tanto quanto un kalashnikov, anche se può essere necessario capire attraverso quale processo degli uomini possano trasformarsi in macchine di morte. Chi ha armato intellettualmente i Kouachi, Coulibaly o un Merah, bramoso di uccidere dei bambini di cinque anni? Ciò che mi interessa è il lavaggio del cervello che viene prima dell’atto. All’inizio, c’è sempre la parola.

Lei dunque istruirà, in udienza, il processo di questi “complici intellettuali”?

I complici intellettuali non sono perseguiti. E non chiedo che vengano perseguiti proprio in nome della libertà d’espressione, quella dei miei avversari in questo caso. È sul terreno politico e ideologico che bisogna combatterli. Bisognerà ad ogni modo affrontare il movente del crimine, che non può essere il fantasma di cui non si parla. Perché si è verificato questo attentato? Perché quasi dieci anni fa sono state pubblicate delle vignette. Il movente del crimine è la volontà di proibire la critica di Dio, dunque la libertà d’espressione, dunque la libertà tout court. Mirabeau presentava la libertà d’espressione come “il bene più prezioso dell’essere umano”, formula ripresa nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789. E’ preziosa perché tutte le altre derivano da essa.

Cos’è che non abbiamo fatto e che avrebbe permesso di evitare, per riprendere la vostra formula, di “armare” questi terroristi?

E’ la storia di un grande tradimento. Sono diventato l’avvocato di Charlie Hebdo nel 1992, avevo 23 anni. Ho passato il primo decennio a difendere questo giornale contro dei cattolici integralisti. Abbiamo vinto i nostri processi, e una sentenza ha consacrato la libertà di caricatura religiosa. La sinistra ci ha applaudito unanime, eravamo celebrati, eravamo degli eroi ed ero felice. In realtà, non c’era niente di eroico. In quel momento, le nostre battaglie erano utili e legittime, ma eravamo sostenuti dallo spirito del tempo. Le cose hanno iniziato a cambiare all’inizio degli anni Duemila. Abbiamo subìto gli stessi attacchi, basati sugli stessi fondamenti giuridici, per delle vignette identiche, se non meno virulente, ma da parte di associazioni che si rivendicavano islamiche. Peccato che il clima fosse cambiato. Il blocco della sinistra, legato storicamente alla libertà d’espressione della Rivoluzione francese, poi difesa dai repubblicani, e in particolare dall’Unione repubblicana, il partito di Victor Hugo, che diede la nascita alla legge del 1881 (sulla libertà di stampa, ndr), ha cominciato a mostrare delle crepe. Alcuni nostri amici ci hanno voltato le spalle e, poco a poco, ci hanno condannato. Una parte della sinistra, ma anche della comunità universitaria, intellettuale e mediatica è arrivata a dire più o meno questo: per i cattolici eravamo d’accordo, ma per l’islam bisogna fare attenzione, è una minoranza.

Quand’è che la pressione su Charlie ha iniziato a essere veramente forte?

A memoria, le prime minacce di morte risalgono al 2002. Cabu aveva scritto questo nella legenda di una delle sue vignette: “Elezione di miss sacco di patate organizzata da Maometto”. Si vedeva il profeta divertito mentre presentava una decina di donne in burka… Questa vignetta era una reazione a un’aberrazione: la Nigeria aveva organizzato un concorso di Miss Mondo, considerato come un insulto all’islam da alcuni. Una manifestazione di protesta si era conclusa con duecento morti. Duecento vite strappate per una tale futilità!

In seguito, c’è stata la pubblicazione delle caricature di Maometto, nel 2006…

E in quel momento la sinistra si è divisa in maniera ancora più netta. Ma non solo essa. Le condanne piovevano da tutte le parti: da Jacques Chirac, che denunciava “le provocazioni suscettibili di fomentare pericolosamente le passioni”, a Dominique de Villepin, il suo primo ministro, che invitava “al rispetto e a evitare tutto ciò che ferisce inutilmente le convinzioni religiose”. Poi Jean-Marc Ayrault ha manifestato la sua “disapprovazione dinanzi a qualsiasi eccesso” e ha fatto appello allo “spirito di responsabilità di ognuno”.

Il processo sugli attentati del gennaio 2015 durerà due mesi e mezzo. Con che spirito lo affronta?

Con un’assoluta determinazione, ma anche con la paura per la sofferenza che produrrà; la paura di non essere all’altezza della mia causa e di quelli che non sono più di questo mondo; la paura di non riuscire a dominare la rabbia e la collera…

Quale collera, quale rabbia?

“Negli Stati Uniti, patria della libertà d’espressione, non si possono pubblicare le memorie di Woody Allen. Artisti vedono le loro opere censurate e si fanno escludere dai musei perché bianchi”

Quella che provo nei confronti di coloro che hanno tradito la causa della libertà, per vigliaccheria, per accecamento, per mantenere una certa postura, per calcolo elettorale… La collera contro questa sinistra spesso radicale che ci ha pugnalato diventando bigotta. Questa sinistra diventata identitaria attraverso le minoranze: il suo nuovo culto. Dov’è finita la sinistra libertaria, universalista e laica? Perché questo imbarazzo?

C’è stato comunque un potente sussulto, un momento incredibile: l’11 gennaio 2015, hanno manifestato quattro milioni di persone, tra cui trentacinque capi di stato. Ci ricordiamo dei cartelli: “Je suis Charlie, je suis juif, je suis flic”. Cosa resta di quel momento?

È stato un momento molto forte. E, contrariamente a ciò che ha detto Emmanuel Todd, non penso che siano degli “zombie cattolici” quelli che hanno manifestato quella domenica. Ma non ho mai avuto la minima illusione sul fatto che l’11 gennaio avrebbe potuto cambiare il corso delle cose.

Dunque secondo lei hanno vinto?

I fratelli Kouachi e quelli che li hanno armati hanno vinto, sì… Chi pubblicherebbe oggi le caricature di Maometto? Quale giornale? In che pièce teatrale, in che film, in che libro si osa criticare l’islam?

Chi l’ha fatto da cinque anni a questa parte? Houellebecq…

“Sottomissione” è uscito il giorno dell’attentato. Prima, dunque. Certo che hanno vinto… Ma faccio mia la scommessa pascaliana: l’aspirazione degli uomini a vivere liberi finisce sempre per prevalere.

Lo spirito dell’11 gennaio 2015 è secondo lei evaporato?

Questo spirito non esiste più da molto tempo. Sì, la situazione è ben peggiore rispetto a cinque anni fa. Non passa mese senza che a qualcuno non venga impedito di intervenire nelle università francesi: François Hollande, Sylviane Agacinski, Mohamed Sifaoui, Alain Finkielkraut, le rappresentazioni delle pièces antiche o quella di Charb… Degli apprendisti talebani dell’Unef (sindacato studentesco marcatamente di sinistra, ndr) o delle oscure associazioni si oppongono a ciò che esprimono così come alla libertà di creazione.

La libertà non è più una priorità in occidente. E in Francia?

Sono convinto che la stragrande maggioranza dei nostri concittadini sostenga queste battaglie; il fatto che non vengano ascoltati finirà per essere un problema democratico. La questione, peraltro, non è solo francese. Negli Stati Uniti, patria della libertà d’espressione, non si possono più pubblicare le memorie di Woody Allen. Alcuni artisti che avevano denunciato lo schiavismo vedono le loro opere censurate e si fanno escludere dai musei perché bianchi. Timothée de Fombelle, autore di libri di letteratura per bambini, si vede rifiutare il suo libro dal suo editore inglese perché è bianco e parla di una bambina nera…

(Traduzione di Mauro Zanon)



Gino Quarelo
Caro Meotti, non gli islamisti ma gli islamici. Gli islamisti sono gli studiosi dell'Islam. Questi sono islamici che fanno quello che ha fatto Maometto e che ha prescritto nel suo demenziale Corano.
Il movente del crimine non è la volontà di proibire la critica di Dio, ma la critica del loro dio, del lroro idolo, della loro interpretazione del divino.
Allah non è Dio ma l'idolo dell'idolatra assassino Maometto e dei suoi nazi maomettani.
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Messaggioda Berto » lun ago 24, 2020 8:35 pm

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Messaggioda Berto » gio ago 27, 2020 7:52 pm

Norvegia: la folla musulmana picchia i critici dell'Islam per aver detto che Maometto era un falso profeta
26 AGOSTO 2020
Un altro sguardo al futuro dell'Occidente. Ne dubiti? Veramente? Ma come viene trattata nei media dell'establishment e da entrambe le parti qualcosa di lontanamente connesso alla critica dell'Islam, anche la semplice opposizione al terrorismo jihadista?



Norway: Muslim mob beats critic of Islam for saying Muhammad was a false prophet
26 agosto 2020

https://www.jihadwatch.org/2020/08/norw ... se-prophet


Another glimpse into the future of the West. Do you doubt that? Really? But how is anything remotely connected to criticism of Islam, even simple opposition to jihad terror, treated in the establishment media and by both parties now?

“Norwegian critic of Islam attacked by mob: ‘We are on our way to the Swedish state,'” translated from “Norsk islamkritiker anfölls av mobb: ‘Vi är på väg mot det svenska tillståndet,'” Fria Tider, August 23, 2020:

An Islam-critical leader in Norway was violently attacked by a Muslim mob in Bergen. The incident makes the Progress Party, which is in the government, react strongly.

– We are on our way to the Swedish state, warns the former Minister of Immigration Sylvi Listhaug, writes in Document.

Violence and total chaos arose when Islam-critical SIAN (Stop the Islamization of Norway) held a demonstration at Festplassen in Bergen on Saturday.

Groups of Muslims and left-wing extremists had gathered at the site for a counter-demonstration.

When SIAN leader Lars Thorsen in his speech said that Muhammad was a false prophet, a Muslim mob attacked and beat him down, writes NRK.

In photos from the incident, Thorsen is then seen being taken away by the police while he is bleeding from the head.

Police have arrested three people in their 20s for the assault of Thorsen. However, at least two of them have already been released, according to NRK. A total of about 15 people are suspected of disorderly conduct.

The Norwegian media have focused on accusing the police of violence because tear gas was used to disperse the stone-throwing rioters. Among other things, left-wing activists are interviewed who accuse the police of having “gassed” them and “used chemical weapons against children”. The Social Democratic Labor Party and the Norwegian Left Party also criticize the police.

Sylvi Listhaug, top representative of the Progress Party and former Norwegian Minister of Immigration and Integration, reacts instead to the attack on Lars Thorsen.

– In Norway it is allowed to say negative things about the Prophet Muhammad. That young people attack people because they express such legal opinions makes me feel that we are on the way to the Swedish state.

“The Swedish state” is a term that is often used for deterrent purposes in Norway and Denmark to describe the immigrant-related chaos of violence that neighboring Sweden has suffered.
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Re: Je suis Theo v. Gogh, M. Allam, Charlie Hebdo, A. Bibi,

Messaggioda Berto » sab ott 17, 2020 9:00 pm

Inizia il processo ai criminali nazi maomettani della strage di Charlie Hebdo


Charlie Hebdo ripubblica le vignette su Maometto: «Non ci piegheremo mai»
Stefano Montefiori
1 settembre 2020

https://www.corriere.it/esteri/20_sette ... 1ffa.shtml

Alla vigilia dell’apertura del processo per gli attentati del gennaio 2015 a Parigi il settimanale satirico Charlie Hebdo ripubblica le vignette su Maometto che ne hanno fatto il bersaglio dei terroristi islamici. Il 7 gennaio 2015 i fratelli Chérif e Said Kouachi, francesi di origine algerina nati a Parigi, fecero irruzione nella redazione del giornale, al numero 10 di rue Nicolas-Appert, uccidendo 11 persone e poi un agente nel corso della fuga gridando «abbiamo vendicato il profeta Maometto». Negli anni successivi il giornale è stato oggetto di nuove minacce e la redazione diretta da Riss, rimasto ferito nell’attentato e succeduto a Charb che perse la vita, ha continuato a riunirsi protetta da eccezionali misure di sicurezza.



La prima pagina

«Tout ça pour ça» è il titolo della nuova copertina di Charlie Hebdo, traducibile più o meno con «tutto questo per niente». Ovvero, un massacro con 12 vittime non è servito a metterci a tacere, riecco le vignette. Sono gli 11 disegni pubblicati per la prima volta dal quotidiano danese Jyllands-Posten nel 2005, che Charlie Hebdo decise di riprodurre in Francia l’anno seguente, e che mostrano il profeta Maometto con una bomba al posto del turbante o armato di un coltello accanto a due donne velate. L’islam vieta qualsiasi immagine di Maometto, tanto più satirica. Charlie Hebdo ha sempre difeso la sua libertà di espressione e anche il diritto alla blasfemia, che ha coinvolto negli anni anche la religione cristiana, ebraica e altre. Il 10 e l’11 gennaio, pochi giorni dopo l’attentato, una folla enorme (in totale quattro milioni di persone) è scesa in piazza in tutte le città di Francia per proclamare «Je suis Charlie» manifestando solidarietà alle famiglie delle vittime, ai superstiti e difendendo la libertà di espressione. Cinque anni dopo quello spirito è andato in parte perduto, come lamenta il direttore Riss nell’editoriale che accompagna le vignette.


L’editoriale

«Non ci piegheremo mai. Non rinunceremo mai», scrive Riss. «L’odio che ci ha colpito è ancora qui e, dal 2015 a oggi, ha avuto il tempo di trasformarsi, cambiare aspetto per passare inosservato e proseguire senza fare rumore la sua crociata senza pietà». «Dopo l’attentato di gennaio 2015 ci hanno chiesto spesso di pubblicare altre caricature di Maometto. Abbiamo sempre rifiutato, non perché sia proibito, la legge ce lo consente, ma perché serviva una buona ragione per farlo, un motivo che avesse un senso e che aggiungesse qualcosa al dibattito. In questa settimana di apertura del processo per gli attentati del 2015 (oltre a Charlie Hebdo, quello contro la poliziotta Clarissa Jean-Philippe e contro il supermercato ebraico di Vincennes, ndr), riprodurre quelle caricature ci è sembrato indispensabile».


L’ultima vignetta

Prima di oggi, l’ultima apparizione di Maometto nelle pagine di Charlie Hebdo risale al «numero dei superstiti», quello successivo alla strage: in copertina c’era il profeta dell’Islam che portava un cartello con la scritta «Je suis Charlie», sotto al titolo «Tutto è perdonato».


La reazione del Consiglio islamico

Il Consiglio francese del culto musulmano (CFCM) è l’istituzione creata nel 2003 su impulso dell’allora ministro dell’Interno Nicolas Sarkozy per dare rappresentanza ai musulmani francesi e offrire un loro interlocutore allo Stato. Il presidente del CFCM Mohammed Moussaoui è intervenuto subito dopo la pubblicazione del nuovo numero di Charlie Hebdo per invitare alla calma e a «ignorare» le caricature di Maometto: «La libertà di fare caricature è garantita a tutti, così come quella di apprezzarle o no. Niente può giustificare la violenza». Moussaoui chiede poi ai musulmani francesi di concentrarsi sul processo che comincia mercoledì e sulle vittime di un terrorismo «che colpendo in nome della nostra religione è nostro nemico».



Charlie Hebdo: In Francia libertà di blasfemia, parola di Macron
2 settembre 2020

https://www.islamnograzie.com/charlie-h ... di-macron/

Una scelta simbolica: alla vigilia del processo per l’attentato che nel 2015 fece 12 vittime nella redazione di Charlie Hebdo, il settimanale satirico francese ha deciso di ripubblicare le controverse vignette su Maometto.

Sulla questione, si è espresso da Beirut, dove è in visita, il presidente francese Emmanuel Macron: “Penso che il Presidente della Repubblica in Francia non debba mai qualificare le scelte editoriali di un giornalista, di una redazione, mai. Perché c’è una libertà di stampa a cui si è giustamente così legati, in maniera profonda. In Francia la libertà di blasfemia è collegata alla libertà di coscienza. Dal mio punto di vista, io sono qui per la tutela di tutte queste libertà”.

Non chineremo mai la testa”, ha spiegato il direttore di Charlie Hebdo, Riss, nel numero in edicola.
Dura la replica via twitter del Ministero degli esteri pakistano: “Un simile atto deliberato che mira a urtare i sentimenti di miliardi di musulmani non può essere giustificato come esercizio della liberà di stampa. È una minaccia alle aspirazioni mondiali di coesistenza pacifica”.

Nel tweet di Riss: “L’editoriale di Riss | “Un processo non sarà sufficiente. Per scrivere questa sconfitta collettiva, non rimarrà che la storia. Non avremo il coraggio di farlo. Possiamo solo sperare che tra dieci, vent’anni emergeranno menti più libere di quelle del nostro tempo”.



Magdi Cristiano Allam
2 settembre 2020

https://www.facebook.com/MagdiCristiano ... __tn__=K-R

Si è aperto a Parigi il processo per la strage islamica di Charlie Hebdo. La verità è che il vero imputato sono i vignettisti che hanno schernito Allah e Maometto, perché questa Europa decadente, scristianizzata e islamofila, ha già legittimato il reato di “islamofobia”, da intendersi come il divieto assoluto di criticare e ancor di più di condannare l’islam come religione

Cari amici, a oltre cinque anni degli attentati alla sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo e al supermercato Hyper Cacher in cui furono assassinate 17 persone tra il 7 e il 9 gennaio 2015, si è aperto oggi il processo davanti alla Corte d'assise speciale di Parigi.
Mancano gli autori materiali delle due stragi, i fratelli Said e Cherif Kouachi e Amédy Coulibaly, uccisi dalle forze dell’ordine.
Sul banco degli imputati ci sono 14 accusati, sospettati a diversi livelli di complicità e sostegno logistico agli autori delle stragi.
Mancano i presunti mandanti che rivendicarono la responsabilità delle due stragi, i terroristi di “Al Qaeda nella Penisola Arabica” o “Ansar Al Sharia”, che opererebbe nello Yemen.
Manca soprattutto l’onestà intellettuale e il coraggio umano di indicare il vero mandante: l’islam. I terroristi islamici hanno ottemperato letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a ciò che ha detto e ha fatto Maometto.
Tutti i musulmani hanno condannato le vignette che irridono di Allah e di Maometto. I “musulmani moderati” l’hanno fatto portando in tribunale i vignettisti di Charlie Hebdo e poi rifiutandosi di innalzare la scritta “Je suis Charlie” sostituendola con “Je suis Ahmed”, un poliziotto francese musulmano di origine algerina assassinato anch’egli perché era di guardia alla sede del settimanale satirico. I terroristi l’hanno fatto massacrando i “nemici dell’islam”, ovvero i vignettisti che hanno schernito Allah e Maometto e gli ebrei del supermercato Hyper Cacher.
Bene pertanto ha fatto Charlie Hebdo a ripubblicare le vignette alla vigilia del processo. Bene ha fatto il direttore Riss ha dire “Non chineremo mai la testa, non rinunceremo mai".
La verità è che il vero imputato al processo è proprio Charlie Hebdo. Perché questa Europa decadente, scristianizzata e islamofila, ha già legittimato il reato di “islamofobia”, da intendersi come il divieto assoluto di criticare e ancor di più di condannare l’islam come religione. Quest’Europa relativista, che nega la ragione prima ancora di offendere la fede cristiana su cui si fonda la propria civiltà, ci impone di legittimare l’islam a prescindere dai suoi contenuti, di concepire l’islam al pari dell’ebraismo e del cristianesimo come una religione d’amore e di pace.
Il processo a Charlie Hebdo ci fa comprendere che il futuro della civiltà europea dipenderà dalla nostra consapevolezza e determinazione a dire la verità in libertà anche sull’islam per essere pienamente noi stessi a casa nostra. Solo se l’Europa affermerà il proprio diritto e il proprio dovere di criticare e condannare l’islam come religione, nel più assoluto rispetto dei musulmani come persone, noi tutti continueremo a beneficiare dei valori inalienabili della vita, dignità e libertà. Oggi più che mai diciamo “Je suis Charlie”. In allegato l’ampia intervista che mi ha pubblicato oggi “Il Giornale”.


Pakistan: le vignette su Maometto "offendono i sentimenti di miliardi di musulmani, non possono essere giustificate come libertà di espressione"
6 settembre 2020

https://www.islamnograzie.com/pakistan- ... pressione/

“Miliardi di musulmani”, i numeri crescono esponenzialmente di giorno in giorno, almeno tra coloro che vogliono intimidire gli altri con uno spettacolo esagerato del loro potere e della loro influenza.
In ogni caso, vediamo ancora una volta che la controversia sui cartoni animati di Maometto consiste nel cercare di costringere l’Occidente a limitare la libertà di espressione.

L’obiettivo è quello di manipolare i paesi occidentali nell’adottare le leggi essenzialmente sulla blasfemia della Sharia in modo da non “minare le aspirazioni globali di coesistenza pacifica e di armonia sociale e interreligiosa”. E sta funzionando molto bene. Charlie Hebdo ha ripubblicato le vignette, ma la maggior parte delle pubblicazioni in Occidente non oserebbe pubblicarle nemmeno una volta.

“Pakistan lambastes french paper over risprint of offensive caricature”, di Aizbah Khan, Bol News,2 settembre 2020:

Il ministero degli Esteri pakistano ha condannato con forza la decisione della rivista francese Charlie Hebdo di ripubblicare la caricatura blasfema.

“Il Pakistan condanna con la massima fermezza la decisione della rivista francese Charlie Hebdo di ri-pubblicare caricatura profondamente offensiva del Santo Profeta Maometto (PBUH),” ha detto il Foreign Office in una dichiarazione.

“Un atto deliberato per offendere i sentimenti di miliardi di musulmani non può essere giustificato come esercizio di libertà di stampa o di libertà di espressione. Tali azioni minano le aspirazioni globali di coesistenza pacifica e di armonia sociale e interreligiosa”, si legge nella dichiarazione.

Secondo le agenzie di stampa straniere, l’annuncio è stato fatto dalla rivista francese un giorno prima dell’inizio del processo per terrorismo contro i 14 sospetti che hanno fornito armi e strutture di trasporto agli aggressori nel suo ufficio di Parigi nel 2015.




Criticare l'Islam è una necessità vitale primaria, un dovere civile universale prima ancora che un diritto umano;
poiché l'Islam è il nazismo maomettano.

Non va solo criticato ma denunciato, contrastato, perseguito e bandito.
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 188&t=2811

La blasfemia vera è quella che sta alla base delle religioni, ossia la presunzione sacrilega di detenere il monopolio di Dio, dello Spirito Universale;
questa blasfemia è la fonte di ogni male, specialmente laddove questa presunzione demenziale si accompagna alla mostruosa e disumana violenza coercitiva.
L'odio e la violenza sono intrinsici all'Islam, a Maometto e al Corano, vanno denuciati, perseguiti e banditi come il male assoluto.
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6248299139


Pakistan, scoppia la protesta per le vignette di Charlie Hebdo su Maometto: bruciata la bandiera francese
4 settembre 2020

https://www.fanpage.it/esteri/pakistan- ... -bandiera/

Centinaia di manifestanti inferociti sono scesi in piazza lo scorso 3 settembre a Muzaffarabad, la capitale del Kashmir sotto controllo pakistano, dopo che il settimanale satirico francese Charlie Hebdo ha ristampato le vignette che prendono in giro Maometto. La bandiera francese è stata bruciata in segno di disprezzo: le rappresentazioni figurative del profeta, specialmente quelle che lo ridicolizzano, sono infatti severamente vietate dalla religione islamica. I manifestanti hanno sfilato urlando lo slogan: “Smettetela di abbaiare cani francesi”.

Nelle prossime ore sono previste proteste anche in altre città del paese, una di queste guidata dal partito estremista Tehrik-e-Labbaik, che fa della lotta alla blasfemia la sua principale bandiera politica.
L’ambasciata di Parigi in Pakistan ha invitato i cittadini francesi residenti lì a stare alla larga da tutti i luoghi pubblici e a non intraprendere viaggi, per ragioni di sicurezza.
Anche il ministro degli Esteri pakistano Shah Mahmood Qureshi ha condannato in un videomessaggio le vignette di Charlie Hebdo, dicendo che avevano ferito i sentimenti di milioni di musulmani: "Spero che questo atto spregevole non venga ripetuto e che i responsabili siano portati davanti a un tribunale".

Le vignette pubblicate da Charlie Hebdo sono le stesse che avevano fatto del giornale il bersaglio dell’attentato avvenuto il 7 gennaio del 2015 a opera di alcuni terroristi islamici, i fratelli Chérif e Said Kouachi. Le immagini sono uscite online e nelle edicole il primo settembre scorso, proprio alla vigilia dell’inizio del processo ai complici dei colpevoli, che, in quella drammatica giornata del 2015, uccisero 11 giornalisti della redazione e una guardia. Nei due giorni successivi, l’8 e il 9 gennaio, il complice degli attentatori, Amedy Coulibaly, massacrò una poliziotta e quattro clienti ebrei in un supermercato kosher. Tutti i principali colpevoli furono poi uccisi dalla polizia.

“Tutto questo per niente”, è il titolo provocatorio che campeggia sul nuovo numero di Charlie Hebdo. Ovvero, “avete ucciso per niente, noi continueremo a fare il nostro lavoro come sempre”. Per il centro della copertina è stata scelta la vignetta satirica del celebre fumettista Jean Cabut, ucciso nel massacro del 2015: ritrae il profeta dell'Islam con le mani sugli occhi, sotto la scritta: "Maometto sopraffatto dagli integralisti".


https://www.youtube.com/watch?v=8w6WPLN4bH8

https://www.youtube.com/watch?v=QHjLB4SMu-Y

https://timesofindia.indiatimes.com/vid ... 946672.cms



Pakistan, manifestazione contro Charlie Hebdo: bruciata bandiera francese
6 settembre 2020

https://parstoday.com/it/news/islam-i22 ... a_francese

Il ministro degli Esteri pakistano Shah Mahmood Qureshi ha condannato in un videomessaggio le vignette di Charlie Hebdo

Islam Abad - Centinaia di manifestanti sono scesi in piazza lo scorso 3 settembre a Muzaffarabad, dopo che il settimanale satirico francese Charlie Hebdo ha ristampato le vignette sul Profeta Mohammad (SAW). La bandiera francese è stata bruciata in segno di disprezzo. I manifestanti hanno sfilato urlando lo slogan: “Smettetela di abbaiare cani francesi”.

Anche il ministro degli Esteri pakistano Shah Mahmood Qureshi ha condannato in un videomessaggio le vignette di Charlie Hebdo, dicendo che avevano ferito i sentimenti di milioni di musulmani: "Spero che questo atto spregevole non venga ripetuto e che i responsabili siano portati davanti a un tribunale".


Alberto Pento
Rispetta e sarai rispettato!
Maometto Allah e il Corano con il loro nazismo maomettano non rispettano chi non è mussulmano, gli altro religiosi, i diversamente pensanti, gli atei e gli aidoli e quindi non meritano alcun rispetto.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Je suis Theo v. Gogh, M. Allam, Charlie Hebdo, A. Bibi,

Messaggioda Berto » sab ott 17, 2020 9:00 pm

"Non ci arrenderemo mai": Charlie Hebdo ripubblica le vignette su Maometto
Giulio Meotti
10 settembre 2020

https://it.gatestoneinstitute.org/16477 ... 4.facebook

Charlie Hebdo lo ha coraggiosamente fatto di nuovo: ha pubblicato le vignette su Maometto. Coloro che hanno proclamato: "Je suis Charlie Hebdo" adesso staranno al loro fianco? Nella foto: Stéphane Charbonnier, che era l'editore di Charlie Hebdo fino a quando non venne ucciso nell'attacco terroristico del 2015 contro la sede parigina della rivista, all'esterno della redazione del giornale, subito dopo l'attentato dinamitardo del 2 novembre 2011.

L'1 settembre, alla vigilia dell'apertura del processo che vedrà in aula 14 persone accusate di coinvolgimento in una serie di attacchi terroristici in Francia, tra cui la strage dei giornalisti e vignettisti, perpetrata il 7 gennaio 2015, nella redazione di Parigi di Charlie Hebdo, la rivista satirica francese ripubblica le vignette su Maometto sotto il titolo "Tout ça pour ça" (Tanto rumore per nulla). "Non ci arrenderemo mai", hanno dichiarato.

Gli imputati, alcuni dei quali saranno processati in contumacia, "devono affrontare una serie di accuse relative all'aiuto fornito agli autori degli attacchi che portarono alla morte 17 persone in tre giorni nel gennaio 2015". Oltre alle 12 vittime freddate all'interno e attorno alla redazione di Charlie Hebdo, un agente di polizia è stato assassinato per strada e quattro persone sono state uccise in un supermercato kosher.

François Molins, allora procuratore di Parigi, ha ricordato il suo arrivo nella redazione di Charlie Hebdo, affermando di aver trovato "l'odore del sangue e della polvere da sparo. Una carneficina. Più che una scena del crimine, una di guerra, uno spaventoso groviglio di corpi".

Il direttore di Charlie, "Riss", ha circostanziato la stretta sorveglianza che circonda il settimanale dopo l'attacco terroristico. Charlie Hebdo sta finanziando parte della propria protezione, spendendo 1,5 milioni di euro all'anno. "Quando si spendono tre euro per acquistare una copia di Charlie Hebdo, 1,30 euro va al distributore ed è con il restante 1,70 euro che il giornale paga i dipendenti, l'affitto, i fornitori di servizi, così come la propria sicurezza", ha dichiarato "Riss". Dopo aver pagato un prezzo ancora più alto nel 2015 in termini di sangue, e pagato un esorbitante prezzo in termini di sicurezza, sarebbe stato comprensibile se i direttori di Charlie avessero smesso di usare la loro libertà di espressione per sottoporre l'Islam a critiche. Non è quello che hanno scelto di fare.

"Ci è stato spesso chiesto di pubblicare altre vignette di Maometto", scrivono.

"Ci siamo sempre rifiutati di farlo, non perché sia proibito, la legge ce lo permette, ma perché ci serviva un buon motivo per farlo, un motivo che avesse senso e che portasse qualcosa al dibattito".

L'ultima vignetta di Maometto pubblicata dal settimanale era apparsa cinque anni fa sulla copertina del numero successivo alla strage e che aveva venduto otto milioni di copie. Mostrava il Profeta dell'Islam accompagnata dal titolo "Tutto è perdonato".

"Dobbiamo continuare a ritrarre Maometto: non farlo significa che non c'è più Charlie", ha detto Patrick Pelloux, un vignettista che da allora ha lasciato la rivista. Ma Charlie è ancora Charlie? Molti si sono chiesti dopo la strage. Oggi lo è, ma la Francia sta iniziando a riflettere sulla drammatica deriva della sua libertà di espressione.

Philippe Lançon, gravemente ferito nell'attacco del 2015 sferrato dai fratelli Kouachi, era ancora convalescente quando partecipò a una festa, dove incontrò lo scrittore Michel Houellebecq. I due ebbero una breve conversazione; Houellebecq concluse il loro colloquio parafrasando un versetto del Vangelo secondo Matteo: "... i violenti se ne impadroniscono con la forza".

"Charlie Hebdo, libertà o morte", ha di recente titolato Le Figaro. A prima vista, si, la battaglia è persa, spiega il quotidiano francese. L'Islam politico, di pari passo con la sinistra culturale, "avanza sotto la maschera dei diritti umani e della lotta contro la discriminazione". Buona parte della stampa francese accoglie il processo su Charlie Hebdo con una sensazione di ripiegamento e di resa. "Il mio sfortunato cliente sarà la libertà e temo che nel medio termine sia una causa persa", ha detto al settimanale Point l'avvocato di Charlie Hebdo, Richard Malka.

"I fratelli Kouachi e quelli che li hanno armati hanno vinto, sì... Chi pubblicherebbe oggi le caricature di Maometto? Quale giornale? In che pièce teatrale, in che film, in che libro si osa criticare l'Islam?"

Negli ultimi mesi "sono stati sventati diversi attentati", ha detto Jean-François Ricard, procuratore antiterrorismo francese. La Francia è sotto una grave minaccia jihadista. L'ex ministro dell'Interno Bernard Cazeneuve ha dichiarato al Parisien che "la violenza ha messo radici nel cuore della società", il Paese corre il rischio di "una conflagrazione" e definisce il comunitarismo (un sistema di piccole comunità autonome) "un veleno lento e fatale". Il giornalista Etienne Gernelle ha scritto su Le Point:

"Charlie Hebdo vive ancora minacciato di morte; ciò che rappresenta, la libertà, è agli arresti domiciliari; la Francia è paralizzata non appena compare la parola 'Islam' e il mondo politico e i media hanno celebrato Charlie e poi preso le distanze".

L'ex giornalista di Charlie Hebdo Zineb El Rhazoui, autrice del libro Détruire le Fascisme Islamique (Distruggere il fascismo islamico), regolarmente minacciata di morte, punta il dito contro chi accusa la rivista di islamofobia: "Ricordo tutti coloro che hanno contribuito all'isolamento e alla discesa di Charlie agli inferi", ha affermato la Rhazoui.

"Hanno una responsabilità morale per il destino riservato a Charlie. È normale che cinque anni dopo questo orribile crimine, questa orribile battuta d'arresto per la libertà di espressione e per la cultura francese, ci sia ancora un 'collettivo contro l'islamofobia' in Francia? È normale che cinque anni dopo questo attacco devo continuare a camminare con uomini armati nel cuore di Parigi?".

Il settimanale Marianne si è chiesto: "I fratelli Kouachi possono vantare una vittoria postuma? Si". Cinque anni e cinque atti di capitolazione, scrivono.

Primo atto: I giornalisti di Charlie Hebdo erano stati appena assassinati quando la scrittrice Virginie Despentes scrive su Les Inrockuptibles riguardo ai terroristi: "Li ho amati nella loro goffaggine quando li ho visti con le armi in mano seminare il terrore gridando 'abbiamo vendicato il Profeta'". Non una parola sulla sorte dei vignettisti, giornalisti e impiegati di Charlie assassinati per aver ironizzato sull'Islam, o sulle persone uccise nel supermercato kosher.

Secondo atto: Il 17 novembre 2015, quattro giorni dopo gli attacchi al Bataclan, il giornalista francese Antoine Leiris che ha perso la moglie all'interno della sala concerti scrive: "Non avrete il mio odio". Diventerà, spiega Marianne, lo "slogan informale nei circoli progressisti. La fede di Leiris ha impedito non solo l'indignazione, ma anche una lucida analisi della situazione".

Terzo atto: Il direttore di Mediapart, Edwy Plenel, sei giorni dopo la strage tiene un incontro nella periferia di Parigi con l'eminente islamista Tariq Ramadan. Plenel ha accusato Charlie Hebdo di aver mosso "guerra ai musulmani".

Quarto atto: Nel 2019, a Parigi, a una "marcia contro l'islamofobia" hanno partecipato 13.500 persone. Lo slogan che esce dalla cerchia delle associazioni religiose salafite è stato adottato dalla "quasi totalità dei leader politici di sinistra", secondo Marianne. Durante la marcia, gli attivisti urlavano "Allahu Akbar", lo stesso grido usato dai terroristi autori dell'attacco a Charlie Hebdo.

Quinto atto: "Possiamo criticare l'Islam senza temere per la propria sicurezza?", si chiede Marianne. Nel gennaio 2020, una ragazza di 16 anni, Mila, risponde a insulti omofobi (è stata definita una "sporca lesbica") sul suo account Instagram criticando l'Islam. Mila, minacciata di morte, ha lasciato la scuola e vive sotto protezione della polizia. "Da parte dei partiti politici di Sinistra, delle organizzazioni femministe e delle associazioni Lgbt, c'è il silenzio radio: quando gli aggressori sono musulmani la parola d'ordine è ovviamente chiudere gli occhi e coprirsi le orecchie".

Le democrazie occidentali hanno pagato a caro prezzo il diritto alla libertà di espressione che, se non sarà protetta ed esercitata, può scomparire dall'oggi al domani.

L'autocensura preventiva e una "ritirata strategica" di fronte alla furia islamista sembrano solo una regressione epica. Con lo "spirito di Charlie" che arretra in Francia e la "cancel culture" che avanza negli Stati Uniti, in tribunale sembra esserci finita la libertà di espressione piuttosto che i suoi assassini e i loro utili idioti. A gennaio, nel quinto anniversario della strage nella sede di Charlie Hebdo, il saggista Pascal Bruckner ha dichiarato:

"Ho l'impressione che le nostre difese immunitarie siano crollate e che l'islamismo stia vincendo. Le sue principali rivendicazioni sono state soddisfatte: più nessuno osa pubblicare caricature di Maometto".

Charlie Hebdo lo ha coraggiosamente fatto di nuovo: ha pubblicato le vignette su Maometto. È ancora l'ultima e sola rivista europea ad essere pronta a difendere la libertà di espressione. Una filosofa francese, Elisabeth Badinter, nel documentario "Je suis Charlie", ha affermato: "Se i nostri colleghi nel dibattito pubblico non condividono parte del rischio, allora hanno vinto i barbari". Coloro che hanno proclamato: "Je suis Charlie Hebdo" adesso staranno al loro fianco?

Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.
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Re: Je suis Theo v. Gogh, M. Allam, Charlie Hebdo, A. Bibi,

Messaggioda Berto » sab ott 17, 2020 9:01 pm

IRAN, FATWA DI KHAMENEI CONTRO CHARLIE HEBDO: "UN PECCATO IMPERDONABILE"

«Il peccato imperdonabile di Charlie Hebdo ha rivelato l'ostilità e l'odio del sistema politico e culturale occidentale verso l'islam e la comunità musulmana». Lo ha dichiarato la Guida suprema iraniana Ali Khamenei, dopo la ripubblicazione la scorsa settimana delle caricature del profeta Maometto sulla rivista satirica francese, in occasione dell'apertura del processo per le stragi del 2015.

Il leader della Repubblica islamica ha poi respinto come «sbagliato e demagogico il rifiuto del mondo politico francese di condannare come offensive verso l'islam» le vignette, «usando il pretesto della libertà di espressione». Secondo l'ayatollah Khamenei, «le politiche profondamente anti-islamiche dei sionisti e dei poteri arroganti sono i principali fattori di questa ostilità» dell'Occidente.

«In una congiuntura simile - ha aggiunto la Guida di Teheran - questa mossa potrebbe essere mirata a distrarre l'opinione pubblica dei Paesi dell'Asia occidentale dai malvagi complotti degli Stati Uniti e del regime sionista contro la nostra regione».
10 settembre 2020

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 6932307979


Dalla parte del male ci sta solo il male e non il bene
viewtopic.php?f=188&t=2893
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Re: Je suis Theo v. Gogh, M. Allam, Charlie Hebdo, A. Bibi,

Messaggioda Berto » sab ott 17, 2020 9:01 pm

Dall'islam alla patria questa "Commedia" è tutta da censurare
Camillo Langone - Dom, 20/09/2020

https://www.ilgiornale.it/news/dallisla ... 91210.html

Altro che Charlie Hebdo! La critica più feroce a Maometto è stata prodotta non da vignettisti francesi ma da un poeta italiano, si chiamava Dante Alighieri e scrisse un lungo poema intitolato Divina Commedia che, forse per distrazione, è ancora presente nei programmi scolastici.

Per distrazione o totale incomprensione del canto XXVIII dove l'autore getta i «seminator di scandalo e di scisma», tra cui il fondatore della religione islamica, nel fondo della nona bolgia. In versi tra i più sconci e impietosi dell'Inferno il profeta arabo appare «rotto dal mento infin dove si trulla», ossia dove si emettono i peti.

Al confronto appaiono piuttosto rispettose, le caricature che nel 2015 causarono 12 morti nella redazione del settimanale satirico francese (il processo ai complici di quel massacro compiuto in nome di Allah si tiene proprio in questi giorni a Parigi). Il cristianissimo Dante col maomettanissimo Maometto non fa satira, non usa l'ironia, non ricorre a eufemismi e mostrandolo sventrato descrive il «tristo sacco / che merda fa di quel che si trangugia». Molto offensivo! Poco inclusivo! Anche Papa Francesco dovrebbe trovarvi da ridire, lui che ha firmato la Dichiarazione di Abu Dhabi, documento cattolicamente eretico e dunque mondanamente allineato in cui le diverse fedi vengono dichiarate equivalenti. Gesù e Maometto pari sono per l'ineffabile pontefice gesuita che, coi cadaveri di Charlie Hebdo ancora caldi, disse che non si deve ridicolizzare la fede altrui, di qualunque fede si tratti, e che il blasfemo «si aspetti un pugno».

Che cosa dovrebbe aspettarsi ora questo Dante Alighieri?

L'Italia pullula di statue dedicate a un siffatto islamofobo: che farne? Imbrattarle come a Milano è stato imbrattato Montanelli, abbatterle come negli Usa è stato abbattuto Colombo? I nuovi iconoclasti non se ne sono ancora accorti, di un così riprovevole personaggio, ma appena lo faranno sarà a rischio il grande monumento di Trento, simbolo dell'italianità trentina, e quello di Firenze a cui Leopardi dedicò una poesia importante. Alle orecchie contemporanee il suo poema suona insopportabilmente monoculturale, monoetnico. «Diverse lingue, orribili favelle»? Poteva scriverlo solo un reazionario insensibile al fascino del meticciato... Poi se il poeta fosse stato un sincero democratico non avrebbe collocato in Paradiso l'antenato Cacciaguida (un ultrazzista, un suprematista fiorentino), non gli avrebbe fatto da megafono quando dice che «sempre la confusion de le persone, principio fu del mal de la cittade», non gli avrebbe consentito di discriminare perfino gli abitanti di Figline Valdarno, di definire puzzolenti i contadini di Signa. Il trisavolo per giunta fu un crociato: in una Commedia riveduta e corretta, riscritta a misura di sensibilità immigrazionista da un Erri De Luca o da un Franco Arminio, dovrebbe starsene sprofondato nel nono cerchio infernale, assieme a Matteo Salvini e Donald Trump. Aleggia un nuovo Braghettone: come Daniele da Volterra coprì le nudità divenute intollerabili della Cappella Sistina, uno scrittore moralista (i succitati oppure Gianrico Carofiglio) potrebbe coprire i versi capaci di angosciare gli studenti non bianchi. «Ahi serva Italia, di dolore ostello, / / non donna di province, ma bordello!» sono endecasillabi da cui trasuda imperialismo, colonialismo ante litteram: non posso credere che un simile testo sia ancora insegnato tale e quale, senza omissioni, nelle scuole di conformismo che sono le scuole italiane... Oggi la Divina Commedia non si potrebbe più scrivere: fino a quando potremo leggerla?
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Re: Je suis Theo v. Gogh, M. Allam, Charlie Hebdo, A. Bibi,

Messaggioda Berto » sab ott 17, 2020 9:02 pm

Gli islamisti in Francia sfrattano i giornalisti di casa con le minacce di morte
Giulio Meotti
23 settembre 2020

https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/09 ... HRqdFJRRWY

Il caso Marika Bret di Charlie Hebdo: "La polizia mi ha dato dieci minuti per fare le valigie"
I precedenti di Redeker, Mila e tanti altri. Cittadini europei costretti a vivere senza fissa dimora

Marika Bret ieri non è tornata a casa. La responsabile delle risorse umane di Charlie Hebdo è stata costretta a fuggire a seguito di minacce di morte da parte degli islamisti. Bret fa parte del nucleo originario che aveva rilanciato il giornale satirico nel 1992. Ieri ha deciso di rendere pubblica la propria “esfiltrazione” da parte dell’intelligence francese per allertare sulla minaccia islamista in Francia. “Vivo sotto la protezione della polizia da cinque anni”, ha raccontato Bret al settimanale Point. “I miei agenti di sicurezza hanno ricevuto minacce specifiche e dettagliate. Avevo dieci minuti per fare le valigie e lasciare la casa. Dieci minuti per rinunciare a una parte della propria vita sono un po’ poco ed è stato molto violento. Non tornerò dove abito. Sto perdendo la mia casa per via dell’odio, quell’odio che inizia sempre con la minaccia di instillare la paura. Sappiamo come può finire”. Bret spiega che essere cacciati di casa nel bel mezzo del processo per gli attentati del 2015 è un segnale che dovrebbe allertarci del disastro in corso. Dall’inizio del processo e con la ripubblicazione delle vignette su Maometto, a Charlie Hebdo hanno ricevuto minacce di ogni tipo, comprese quelle da al Qaida, per “finire il lavoro dei fratelli Kouachi”. A Charlie la sicurezza è imponente. “L’indirizzo della nostra redazione è segreto, ci sono cancelli di sicurezza ovunque, porte e finestre blindate, agenti di sicurezza armati, difficilmente riusciamo a fare entrare qualcuno”. Marika Bret è un’altra clandestina della libertà di espressione. Il primo fu un professore di filosofia. Domenica 17 settembre 2006. Robert Redeker si alza presto per scrivere un articolo per il Figaro sull’Europa alle prese con l’islamismo. Mercoledì 20 settembre. “Professor Redeker, prenda le sue cose e venga con noi”, gli ordina l’intelligence. “Non può più restare a casa. Le minacce di morte contro di lei sono serie, molto serie”. Ora Redeker è in una “casa sicura” alla periferia di Tolosa. E’ in fuga. Qualche mese fa, il “caso Mila”, la liceale che aveva criticato l’islam sui social. L’indirizzo della sua scuola e della sua casa è pubblicato sui social, costringendola a una peregrinazione per proteggere la propria incolumità. Il giornalista Éric Zemmour è stato aggredito più volte sotto casa, mentre la giornalista francomarocchina Zineb el Rhazoui si è vista pubblicare sui social l’indirizzo dell’abitazione. Il fondamentalismo islamico è riuscito a sfollare numerosi cristiani perseguitati, come Asia Bibi, costretta a fuggire in Canada dopo la condanna a morte e il travaglio giudiziario in Pakistan. Ma riesce anche a trasformare numerosi cittadini europei in apolidi all’interno del proprio paese, condannati a morte senza più fissa dimora, costretti a vivere in anonimi caseggiati, sconosciuti anche ad amici e familiari. E ci siamo abituati. Il giorno della condanna a morte iraniana, Salman Rushdie e Marianne Wiggins, la moglie americana da cui divorzierà, furono prelevati dalla loro casa a Islington, a nord di Londra, dal servizio segreto inglese, per essere portati nella prima delle oltre cinquanta “case sicure” in cui lo scrittore è vissuto per i dieci anni successivi. Sono bolle dove si galleggia, dove non si ha più identità ma si è “un caso”. Bolle in cui si può anche scomparire per sempre. Dieci anni fa, una giornalista del Seattle Weekly, Molly Norris, disegnò una caricatura di Maometto in solidarietà con gli autori di South Park, pesantemente minacciati per avere irriso l’islam. L’ultimo articolo di giornale che ha parlato di lei iniziava così: “Avrete notato che la striscia di Molly Norris non è contenuta nel numero di questa settimana. Questo perché Molly non esiste più”.



Parigi, attacco vicino ex sede Charlie Hebdo: due feriti gravi, fermati due uomini. "E' terrorismo"
25 settembre 2020

https://www.rainews.it/dl/rainews/artic ... 7ba90.html

Attacco all'arma bianca nei pressi della ex redazione di Charlie Hebdo. 4 i feriti, due in gravi condizioni ma non in pericolo di vita.

Sembrava avesse agito da solo, ma poi la polizia ha annunciato il fermo di un secondo sospetto. Secondo radio France Info, il secondo uomo è stato fermato all'altezza della stazione della metropolitana "Richard Lenoir". Il primo, invece, è stato bloccato nella zona della Bastiglia e risulta sconosciuto ai servizi di intelligence. Uno dei due è un 18enne pachistano con precedenti ed è ritenuto "il principale autore" dell'attacco. Il giovane si è dichiarato colpevole. L'altro fermato, sospettato di essere il complice, ha 33 anni.

Fermati 3 conviventi del Pakistano
Sono state fermate altre tre persone in relazione all'attacco con il machete compiuto oggi a Parigi, vicino l'ex sede di Charlie Hebdo. Lo scrive Le Figaro. I tre sono stati sono stati fermati durante una perquisizione di una delle case occupate dal principale sospettato dell'attacco, a Pantin. I tre uomini sono di nazionalità pakistana e condividevano la stessa abitazione del 18enne.

Due dei feriti, un uomo e una donna, sono dipendenti di un'agenzia di stampa, Première ligne, che è rimasta nell'edificio in cui sorgeva anche la redazione del settimanale satirico. Secondo quanto si apprende, i due - addetti alla produzione - erano usciti in pausa per fumare una sigaretta, quando sono stati attaccati. I giornalisti di Première ligne furono i primi a diffondere le immagini dei due killer, i fratelli Kouachi, in fuga dopo la strage a Charlie Hebdo.

L'attacco è stato sferrato con una mannaia da cucina (ritrovata vicino alla metropolitana di Richard Lenoir). In particolare, secondo un testimone, la prima a essere colpita è stata la donna. Era davanti al murales in omaggio ai fumettisti di Charlie Hebdo uccisi nell'attentato terroristico del 2015, dopo la pubblicazione di caricature del profeta Maometto. Nei giorni scorsi il settimanale satirico ha ripubblicato le caricature, in coincidenza dell'inizio del processo. Al Qaeda ha minacciato nuovi attacchi: Charlie Hebdo "pagherà il prezzo" di nuovo, è stata la minaccia lanciata l'11 settembre attraverso una sua pubblicazione.

L'intero quartiere, vicino alla Bastiglia, è stato transennato. Chiusi gli uffici, migliaia di ragazzi blindati nelle scuole.

Il ministro dell'Interno: "Attacco islamista"
"Si tratta, chiaramente, di un atto di terrorismo islamista. E' un nuovo sanguinoso attacco contro il nostro Paese, contro dei giornalisti". Lo ha detto il ministro dell'Interno, Gerald Darmanin, commentando l'attentato davanti all'ex redazione di Charlie Hebdo. Intanto, secondo quanto si apprende da fonti degli inquirenti, altre 5 persone sono state fermate e vengono interrogate insieme con Alì H., l'autore dell'attentato, e del presunto complice algerino.

Castex: lotta con tutti i mezzi contro il terrorismo
Il premier francese, Jean Castex, afferma la sua "ferma volontà di lottare con tutti i mezzi contro il terrorismo": giunto in Rue Nicolas-Appert, ha parlato di "luogo simbolico e nel momento stesso in cui si celebra" il processo degli attentati del gennaio 2015, tra cui quello al giornale satirico.

Conte: solidarietà per il vile attentato
"Solidarietà alla Francia per il vile attacco nei pressi della ex sede di Charlie Hebdo. Siamo vicini al popolo francese e seguiamo con apprensione l'evolversi della situazione. L'Italia è al fianco di chi combatte ogni forma di violenza". Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

Di Maio: vicini alla Francia contro orrore terrorismo
"Solidarietà a Parigi e alla Francia che, con l'attacco di oggi agli ex locali di Charlie Hebdo, vivono ancora una volta l'orrore del terrorismo. I nostri pensieri sono rivolti ai feriti, l'Italia è vicina al Governo eal popolo francese". Lo scrive il ministro degli Esteri Luigi D iMaio, ritwittando un post della Farnesina.



Accoltellati a Parigi. Il 18enne: «L'ho fatto perché non sopportavo quelle vignette»
L'attacco è avvenuto ieri mattina davanti all'ex sede di Charlie Hebdo. I feriti sono due impiegati dell'agenzia di stampa Première Ligne. Rilasciato l'altro sospettato. Altri 5 fermi
sabato 26 settembre 2020

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/pa ... rlie-hebdo

Un assalitore solitario. Un ragazzo di 18 anni in collera con Charlie Hebdo per la pubblicazione delle vignette su Maometto. Sembra questa la spiegazione dell'attacco a Parigi. Il pachistano di 18 anni che ieri con una mannaia ha ferito due persone davanti alla vecchia sede di Charlie Hebdo ha confessato di averlo fatto perché "non sopportava le caricature del profeta Maometto" pubblicate di nuovo di recente dal giornale satirico. Il giovane ha dichiarato agli inquirenti che pensava di agire contro la redazione del giornale satirico, che invece si è trasferita in un luogo segreto e ultraprotetto da ormai 4 anni. Lo rivelano fonti dell'inchiesta a Le Parisien. Il pachistano avrebbe dichiarato anche di aver perlustrato a più ripresa la zona prima di passare all'azione; la presenza di una bottiglia di alcol ieri nella sua borsa sarebbe dovuta al suo iniziale progetto di incendiare l'edificio.

Anche secondo Le Monde, nell'interrogatorio il giovane ha riconosciuto la "dimensione politica del suo gesto". Il 18enne non parla bene né il francese né l'inglese, ma in sostanza ha spiegato che il suo atto è stato deliberato e ponderato, ha riferito il quotidiano.

Intanto è stato scarcerato il secondo fermato, un algerino di 33 anni. La polizia ha perquisito due presunte abitazioni del 18enne autore dell'attacco, una a Cergy e l'altra a Pantin. Nella seconda sono stati fermate cinque persone, nate tra il 1983 e secondo quanto trapelato di origine pachistana.

Torna il terrore a Parigi. Due attentatori hanno accoltellato due persone nell'11esimo Arrondissement della capitale. Un tweet della polizia ha invitato subito gli abitanti a tenersi lontani dalla zona di boulevard Richard Lenoir, non lontano dalla ex sede del giornale Charlie Hebdo, obiettivo simbolico dell'attacco. Dopo una caccia all'uomo, la polizia ha fermato due sospettati. Il procuratore di Parigi, Rèmi Heitz, ha confermato che uno dei due è "il principale colpevole dell'attacco", un pachistano di 18 anni, già conosciuto dalla polizia per reati comuni senza precedenti legati al radicalismo islamico. Il ragazzo ha riconosciuto i fatti e non ha opposto resistenza al momento del fermo, avvenuto ai piedi della scalinata dell'Opera Bastille.

Sono in corso verifiche sui rapporti tra lui e il secondo fermato, un uomo di 33 anni algerino. Non sembrerebbe direttamente coinvolto nell'attacco. Vicino all'ingresso della metropolitana Richard Lenoir è stata trovata una mannaia, arma probabilmente usata per compiere l'attacco. Diverse fonti citate da Le Parisien hanno parlato di due feriti, collaboratori dell'agenzia di stampa Première Ligne che stavano fumando una sigaretta in strada. Nei giorni scorsi Charlie Hebdo aveva ripubblicato le caricature in coincidenza dell'inizio del processo, e al-Qaeda aveva minacciato nuovi attacchi tramite i canali di propaganda del gruppo jihadista. L'intera zona è stata isolata dalla polizia dopo il ritrovamento di un pacco sospetto, ma l'allarme bomba è subito rientrato. La municipalità di Parigi ha dato ordine di confinare "per precauzione" migliaia di studenti nelle scuole che si trovano vicino all'ex sede del magazine satirico. La magistratura ha aperto un'inchiesta per "tentato omicidio in relazione a un'azione terroristica, associazione terroristica criminale".

Il primo ministro Castex: "Lottiamo con tutti i mezzi contro il terrorismo"

Il primo ministro francese, Jean Castex, afferma la sua "ferma volontà di lottare con tutti i mezzi contro il terrorismo". Parlando in Rue Nicolas-Appert, teatro dell'attacco di questa mattina ed ex indirizzo della sede di Charlie Hebdo, il premier ha parlato di "luogo simbolico" nel momento stesso in cui si celebra il processo degli attentati del gennaio 2015, tra cui quello al giornale satirico nuovamente oggetto di recenti minacce da parte di al Qaida. Solidarietà alla Francia da parte del presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte: "Siamo vicini al popolo francese - scrive il premier su Twitter - e seguiamo con apprensione l'evolversi della situazione. L'Italia è al fianco di chi combatte ogni forma di violenza".

Charles Michel: "In Europa non c'è posto per il terrore"

"Non c'è posto per il terrore nel territorio europeo". Così su Twitter il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, commentando l'attacco vicino all'ex sede di Charlie Hebdo. "Piena solidarietà col popolo francese - aggiunge - di fronte a questa nuova prova". Michel ha concluso dedicando i suoi "pensieri alle vittime del vile atto di violenza". Il ministro dell'Interno francese, Gerald Darmanin e la sindaca di Parigi Anne Hidalgo sono attesi sul luogo dell'accoltellamento.



Islam, l'ex 007 Alain Rodier: "Basta sottomissione, servono leggi più dure"
Francesco Specchia
26 settembre 2020

https://www.liberoquotidiano.it/news/es ... -dure.html

"Bisogna smontare pezzo per pezzo la mitologia dell'Islam e far conoscere alle popolazioni musulmane altre religioni, altre spiritualità, di cui non hanno la minima idea", così Alain Rodier, ex dirigente dei Servizi segreti francesi, direttore del Centro CF2R che si occupa di terrorismo islamico e criminalità organizzata, in un'intervista a Il Giorno.

Rodier è convinto che sia venuto il momento di cambiare le regole alla luce dell'attentato avvenuto a Parigi davanti all'ex sede del giornale satirico Charlie Hebdo. Quanto all'episodio di ieri spiega: "Sembra opera di dilettanti- redattori vivono come in un bunker, protetti dalla polizia, quasi senza contatti con il mondo esterno. Ma un attacco in questo momento era nell'aria, visto che giravano da tempo appelli di Al Qaeda contro la Francia in occasione del processo. È chiaro che abbiamo a che fare con fanatici influenzati dalla campagna di odio lanciata da Ayman Al-Zawahiri". Quanto al grado di pericolo di vivere in una città come Parigi ribatte: "Purtroppo è così. Non può essere diversamente quando si consente che le campagne d'odio irrompano liberamente nei social".

Secondo Rodier da parte delle istituzioni francesi c'è stata incompetenza "nell'affrontare il dossier Islam. Dobbiamo difenderci, è ovvio. Occorre più severità. Non si può accettare, com' è accaduto pochi giorni fa, che la presidente di un sindacato studentesco, l'Unef, entri in Assemblea nazionale indossando la hijab. Non è tollerabile che nelle banlieues gli islamisti dettino legge, che nelle moschee si predichi in arabo per inveire contro la Repubblica, che in nome dell''islamicamente corretto' venga messa al bando ogni critica nei confronti dell'Islam". E propone "corsi di contro-informazione religiosa e spirituale. Colpire senza pietà i violenti, smantellare gli ecosistemi islamici ma soprattutto educare gli altri, la grande massa che può essere ancora recuperabile".
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Je suis Theo v. Gogh, M. Allam, Charlie Hebdo, A. Bibi,

Messaggioda Berto » sab ott 17, 2020 9:04 pm

Professore decapitato vicino a Parigi, aveva mostrato in classe le caricature di Maometto
L'aggressore, armato di coltello, è stato intercettato e ucciso dalla polizia. Si indaga per terrorismo. La vittima aveva recentemente tenuto una lezione ai suoi studenti sulla libertà di espressione e aveva mostrato le vignette pubblicate da "Charlie Hebdo"
ANAIS GINORI
16 ottobre 2020

https://www.repubblica.it/esteri/2020/1 ... P1-S1.8-T1

PARIGI - A poche ore dall'inizio del coprifuoco in Francia, un uomo è stato decapitato vicino a una scuola media del comune di Conflans-Sainte-Honorine, a nordovest di Parigi. La vittima è un professore di storia che, all'inizio di ottobre, aveva fatto una lezione ai suoi alunni a proposito del dibattito che si è aperto dopo la ripubblicazione delle vignette di Maometto qualche settimana fa sul giornale Charlie Hebdo. Alcuni genitori se ne erano lamentati, creando un caso sulla scelta del professore.

L'attacco è avvenuto poco prima delle 17, in concomitanza con la fine delle lezioni. L'aggressore, ucciso dalla polizia municipale allertata da alcuni testimoni, ha urlato “Allah Akbar” prima di compiere il suo massacro. Le immagini dell'insegnante decapitato sono poi state postate sul profilo Twitter dell'aggressore con un messaggio di rivendicazione: “Allah, ho ucciso un cane dell'Inferno che ha osato infangare il tuo nome”.

La procura antiterrorismo ha preso la guida delle indagini. L'assalitore aveva 18 anni, non si sa ancora se avesse frequentato l'istituto o se fosse schedato per radicalismo islamico. Accanto al cadavere dell'uomo, abbattuto nel vicino Comune di Erigny, è stato trovato un lungo coltello da cucina. La polizia ha fatto anche venire degli artificieri per verificare che il ragazzo non indossasse un giubbotto esplosivo.

La zona intorno alla scuola è stata chiusa dalle forze dell'ordine e gli abitanti sono stati invitati a restare a casa. Il sindaco di Erigny, Thibault Humbert, ha dato ai media le prime informazioni sull'attacco. “Sono sconvolto, siamo una città tranquilla - ha detto Humbert - non avrei mai pensato che un atto così barbaro potesse accadere proprio qui”.

Il ministro dell’Interno Gérard Darmanin, in visita in Marocco, ha anticipato il suo ritorno in Francia. Tre settimane fa, un giovane pachistano aveva aggredito con una mannaia due persone a Parigi, davanti all'ex sede di Charlie Hebdo. Il ragazzo, fermato qualche ora dopo, aveva rivendicato l'aggressione sostenendo di “non aver sopportato” le vignette di Maometto. Charlie Hebdo ha deciso a inizio settembre la ripubblicazione delle caricature nel momento in cui si apriva il processo, tuttora in corso, sugli attentati del 2015.




Parigi, insegnante decapitato al grido di "Allah Akbar": in classe aveva mostrato caricature di Maometto. Killer ucciso dalla polizia
16 ottobre 2020

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/1 ... 1602869646

La procura antiterrorismo ha aperto un’inchiesta per "omicidio in relazione con un’azione terroristica". L'assassino, prima di venire ucciso dalla polizia con dieci colpi d'arma da fuoco, ha fatto in tempo a pubblicare su Twitter le immagini della sua azione. L'attentatore è un ceceno nato a Mosca. Macron sul luogo dell'attacco: "Faremo quadrato, uniti contro il terrorismo"


Aveva 18 anni il killer che ha decapitato un professore di storia in una banlieue di Parigi. Nato a Mosca, era di origine cecena ed era sconosciuto ai servizi di informazione francesi come possibile musulmano a rischio radicalizzazione. Gli unici suoi precedenti sono per reati comuni. L'aggressore avrebbe urlato 'Allah akbar'. L'uomo avrebbe avuto un giubbetto esplosivo e - con il coltello ancora in mano dopo la decapitazione - si sarebbe diretto verso i poliziotti, minacciandoli. Gli agenti gli hanno intimato di fermarsi, inutilmente, poi hanno aperto il fuoco, uccidendolo.




Professore decapitato vicino a Parigi: aveva mostrato caricature di Maometto in classe
16 ottobre 2020

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 3e59f.html

Quattro persone tra cui un minorenne sono state prese in custodia dalla polizia stanotte, dopo la decapitazione di un professore di Storia vicino al liceo di Conflans-Sainte-Honorine, nella periferia occidentale di Parigi. I quattro sarebbero tutte persone provenienti dalla cerchia familiare dell'aggressore ucciso dalla polizia, secondo fonti giudiziarie.

Aveva 18 anni il killer che ha decapitato un professore di storia in una banlieue di Parigi. Nato a Mosca, era di origine cecena ed era sconosciuto ai servizi di informazione francesi come possibile musulmano a rischio radicalizzazione. Gli unici suoi precedenti sono per reati comuni. L'aggressore avrebbe urlato 'Allah akbar'. L'uomo avrebbe avuto un giubbetto esplosivo e - con il coltello ancora in mano dopo la decapitazione - si sarebbe diretto verso i poliziotti, minacciandoli. Gli agenti gli hanno intimato di fermarsi, inutilmente, poi hanno aperto il fuoco, uccidendolo.

L'uomo decapitato era un professore di Storia del liceo del Bois d'Aulne, di Conflans-Saint-Honorine. Nei giorni scorsi avrebbe mostrato in classe agli studenti le caricature di Maometto, probabilmente durante un corso sulla libertà d'espressione, scrive Le Monde. Alcuni genitori il 5 ottobre avevano segnalato nei giorni scorsi alla scuola il professore. Stando a fonti di stampa, l'aggressore potrebbe essere un genitore.

L'uomo che ha decapitato il professore ha fatto a tempo a pubblicare le immagini del suo atto su Twitter prima di essere abbattuto dalla polizia. La procura antiterrorismo ha aperto un'inchiesta.

Il presidente della Repubblica Emmanuel Macron si è recato sul luogo dell'attacco: "Voglio dire a tutti gli insegnanti di Francia, che siamo con loro, la nazione tutta intera sarà al loro fianco oggi e domani per proteggerli, per permettere loro di fare il loro mestiere che è il più bello che esista". "Il terrorista ha voluto abbattere la Repubblica nei suoi valori, i Lumi, la possibilità di fare dei nostri figli dei cittadini liberi". "Faremo quadrato, non passeranno, l'oscurantismo e la violenza non trionferanno, non ci divideranno", ha assicurato il presidente lanciando un fortissimo appello all'unità della nazione e promettendo "atti di fermezza" contro il terrorismo.

"Un nostro connazionale - ha detto Macron - è stato assassinato perché insegnava, perché ha predicato a degli allievi la libertà d'espressione, la libertà di credere e quella di non credere. Il nostro connazionale - ha detto Macron, visibilmente emozionato - è stato vigliaccamente attaccato, è stato la vittima di un chiaro attentato terrorista islamico".



Gino Quarelo
Finché lo facciamo singolarmente siamo tutti esposti, ricattati e impauriti, ma se lo facciamo in tanti e sempre e ogni giorno e non ci raccontiamo la storiella che esiste un Islam buono e che non tutti i mussulmani sono nazi maomettani assassini, che esiste un Islam spirituale e mistico, che Maometto era un santo e che Allah è Dio ... saremo sempre in queste condizioni se non peggio.
Dovremmo farlo in massa nelle piazze di ogni nostra città e di ogni nostro paese e dire a gran voce che Allah non è Dio ma solo l'idolo mostruoso dell'assassino idolatra Maometto che non era certo profeta di Dio e che il Corano è solo la voce di questo idolo mostruoso elaborato da Maometto.




Ecco un demenziale mussulmano cosa scrive:
Mosbah Mednini
Giorgio Crisanti
L'uomo non è stato creato invano e non è stato lasciato trascurato, e la saggezza del Creatore, l'Onnipotente e la sua assoluta giustizia richiedono che una persona abbia un conto e una punizione per le azioni che viene e compie nei suoi obblighi, sia nell'ambito delle sue relazioni umane e sociali, sia nell'ambito della sua relazione con il suo Signore e Creatore, c'è una promessa. E una promessa in questo mondo e nell'aldilà. Pertanto era necessario che la vera religione stabilisse il principio dell'equità della ricompensa e della punizione, la ricompensa per coloro che obbedivano agli ordini del Creatore e poneva fine a ciò che egli proibiva e la punizione per coloro che disobbedivano a ciò e insistevano sul peccato. L'Islam è l'unica religione che è giusta, giusta, equilibrata e chiara nel principio di ricompensa e punizione. Il riassunto di ciò è venuto nelle parole del Creatore, l'Onnipotente: Chi fa il peso di un atomo di bene lo vedrà (7) e chi fa il peso di un atomo.
Con l'eccezione dell'Islam, le religioni, le credenze distorte e la noia umana sono tutte chiaramente disturbate e contraddittorie al principio di giustizia in materia di ricompensa e punizione. Ad esempio, il giudaismo ha negato al Dio di Dio l'Onnipotente l'attributo della giustizia, l'Onnipotente Dio su una tale altezza, e quindi mina il principio di giustizia in ricompensa e punizione dalle sue fondamenta. Piuttosto, gli ebrei credono di essere i figli di Dio e solo i suoi amati, e che Dio è solo il Dio dei figli di Israele, e che il Signore è solo il Signore dei figli di Israele senza il resto degli esseri umani, e che le varie nazioni e popoli diversi dalla loro razza ebraica non hanno speranza nell'Iddio del Signore, gloria a Lui. Che tutte le nazioni e i popoli siano rigettati da lui. E poiché il Dio degli ebrei non accetta gli altri e non accetta l'adorazione tranne che da loro, allora non c'è speranza per tutte le nazioni e i popoli di adorazione e vicinanza a quel Dio Signore che li ha creati e li ha creati dal nulla, e poi cercano un altro dio che gli piacciono e li accetta! Quindi Dio Onnipotente è esaltato in ciò che il giudaismo gli ha grandemente attribuito. Il giudaismo abbonda di altre cose, il che è impossibile per una persona sana di mente con un istinto puro e un'anima pura di accettarlo.
Per quanto riguarda i cristiani, credono che Cristo sia stato ucciso e crocifisso, e che attraverso la crocifissione di Cristo i peccati dell'umanità siano stati espiati, quindi dobbiamo santificare la croce, e dopo ciò facciamo quello che vogliamo, perché Cristo è morto per noi e ci ha tolto il nostro fardello, e viviamo una vita senza restrizioni, e facciamo ciò che desideriamo finché Cristo ha È stato torturato per toglierci i peccati. Secondo questo concetto cristiano, tutti entreranno in Paradiso, i giusti e i malfattori, e non importa quello che fai finché Cristo ti ha tolto i peccati. Dove sarebbe la misericordia e dove sarebbe la giustizia se una persona pura e innocente fosse crocifissa come espiazione per il peccato di un'altra persona che indulge nei peccati ?! Dio Onnipotente ha bisogno della croce per perdonare i peccati umani?! In che modo il Signore sacrifica il suo unico figlio per espiare i peccati delle persone?! Il Signore è incapace di perdonare i peccati umani senza questo misero gioco ?! Un dio incapace di proteggersi dai suoi nemici e un Signore che non può perdonare i peccati umani se non versando sangue e sacrificando suo figlio! Sfortunatamente, questo è ciò in cui credono i cristiani nel loro vangelo: “Egli stesso portò i nostri peccati nel suo corpo sull'albero, così che noi morissimo ai peccati e vivessimo per la giustizia, dal quale foste guariti”; Il Nuovo Testamento (1 Pietro, 24: 2).





Fuori dai denti: Intervista con Pamela Geller
Davide Cavaliere
16 Ottobre 2020

http://www.linformale.eu/fuori-dai-dent ... la-geller/

Pamela Geller è una scrittrice statunitense ed editrice di The Geller Report e presidente dell’American Freedom Defense Initiative e dell’organizzazione Stop Islamization of America, cofondata con uno dei massimi esperti di Islam a livello mondiale, Robert Spencer.

Come attivista politica, Pamela Geller si è distinta per le sue forti posizioni di condanna dell’Islam radicale e in sostegno allo Stato d’Israele. Si è schierata in difesa della libertà di parola, in opposizione alla censura politicamente corretta. Dopo l’attentato islamista alla sede di Charlie Hebdo, ha contribuito a organizzare un concorso intitolato “Draw the Prophet”, ovvero “Disegna il Profeta”. L’evento, che si svolgeva presso il Curtis Culwell Center di Garland in Texas, fu oggetto di un fallito attentato terroristico.

Nel 2013, il governo britannico, le ha impedito l’ingresso nel Regno Unito, a causa del suo “attivismo anti-musulmano”, dichiarando che la sua presenza “non sarebbe stata favorevole al bene pubblico”. Nello stesso anno, le è stato conferito il premio Guardian of Freedom dalla Federazione delle donne repubblicane della contea di Nassau. È stata insignita dell’Annie Taylor Award, che fu consegnato anche a Oriana Fallaci.

È autrice di diversi libri nessuno dei quali tradotti in italiano. Ricordiamo Fatwa: Hunted in America (con prefazione di Geert Wilders) e The Post-American Presidency: The Obama Administration’s War on America (con prefazione dell’ambasciatore ed ex Consigliere per la Sicurezza Nazionale, John Bolton). Rappresenta oggi una delle voci più controcorrenti degli Stati Uniti.

Signora Geller, lei combattete contro l’islamizzazione degli Stati Uniti. Quanto sono influenti le organizzazioni islamiche nel suo Paese?

La maggior parte degli americani è ignara del potere e dell’influenza delle organizzazioni dei Fratelli musulmani negli Stati Uniti, come lo è dell’insidiosa agenda della coalizione islamo-sinistra finalizzata a sovvertire la libertà di parola, il diritto di portare armi e altro ancora. Questa compiacenza crea un’atmosfera in cui questi nemici della libertà possono operare impunemente.

Lei e il suo collega Robert Spencer, siete stati banditi dal Regno Unito a causa delle vostre opinioni sull’Islam. Dal suo punto di vista americano, come giudica la situazione europea in merito all’islamizzazione?

L’islamizzazione è causata dalla migrazione di massa dei musulmani in Europa, promossa dalle élite dell’Unione Europea. Essere stata bandita dal Regno Unito è emblematico della moralità inversa di queste élite europee: il Regno Unito ammette regolarmente i predicatori del jihad, ma vieta i nemici della violenza del jihad e dell’oppressione della Sharia sulle donne. Nel frattempo, la maggior parte degli europei è intimidita dalle accuse di “razzismo” e “islamofobia” per mettere a tacere e far accettare ciò che sta succedendo.

Il movimento Black Lives Matter è nato negli Stati Uniti d’America, ma si sta diffondendo anche in Europa, come giudica BLM? Qual è il suo rapporto con l’antisemitismo?

Il BLM è, secondo i suoi leader, un movimento marxista, antiamericano, che si propone di distruggere le società libere e di imporre un governo autoritario e totalitario. Sebbene sia responsabile in misura enorme dei recenti disordini nelle città degli Stati Uniti, non si tratta di una semplice banda di delinquenti, ma di un pericoloso movimento sovversivo con un’agenda francamente insidiosa. Nel 2015, i leader di BLM si sono recati a Gaza per incontrare i capi della jihad arabo-palestinese. Così il loro movimento di estrema sinistra abbraccia l’antisemitismo.

Lei è stata spesso descritta come un ardente sionista. Può dirci le ragioni per le quali sostiene Israele?

Israele è in prima linea nella lotta alla jihad globale che minaccia ogni società libera. È anche l’unico faro di libertà in Medio Oriente, e il legittimo detentore di quel territorio per accordi internazionali ancora in vigore. Israele è ingiustamente e inesorabilmente demonizzato dai media internazionali.

Il presidente Donald Trump è un orgoglioso amico dello Stato di Israele. Cosa si dovrebbe fare per rafforzare ulteriormente Israele?

Comprendere il fatto che gli arabi palestinesi, a causa del loro impegno per la dottrina del jihad dell’Islam, non concluderanno mai un accordo di pace con Israele che garantisca effettivamente la pace per entrambi i popoli. Gli Stati Uniti dovrebbero invece concentrarsi nell’aiutare Israele a costruire alleanze nella regione, come sta facendo il presidente Trump, e a essere forti contro l’attacco del jihad.

L’Iran e la Turchia sono due pericolosi Stati islamici che minacciano le nazioni libere. Come dovrebbe reagire l’Occidente alle minacce turche e iraniane?

La Turchia non è un amico o un alleato degli Stati Uniti o dell’Occidente e dovrebbe essere espulsa dalla NATO. Sia la Turchia che l’Iran dovrebbero essere controllate, attraverso sanzioni e altri mezzi, per via del loro finanziamento nei confronti dell’avventurismo jihadista globale. Le moschee finanziate dalla Turchia negli Stati Uniti dovrebbero essere indagate e chiuse se si scopre che predicano la violenza del jihad e l’oppressione della Sharia.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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