Je suis Theo v. Gogh, M. Allam, Charlie Hebdo, A. Bibi, Mila

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Messaggioda Berto » mar dic 29, 2020 9:18 am

Je suis Theo van Gogh - Je suis Charlie Hebdo - Je suis Magdi Allam - Je suis Asia Bibi - Je suis Mila
viewtopic.php?f=205&t=2920
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674

L'Islam è una merda?
Sì e planetaria ma non solo è anche una minaccia e una mafia mondiale, una mostruosità, un male assoluto per l'intera umanità.
Nessuna offesa quindi, nessun oltraggio, nessun insulto perché è la pura e semplice verità.
Merda è il nome figurato perfetto per indicare ciò che è ributtante, schifoso, orripilante, da rifiutare, rigettare, scartare, ciò che è disgustoso, velenoso, tossico, demenziale che fa del male, che terrorizza, che manca di rispetto, che disumanizza, che induce all'odio, alla discriminazione, al razzismo, al suicidio, all'omicidio, alle guerre civili e allo sterminio, che porta orrore, terrore e morte.

???

'Una adolescente irrispettosa portata a simbolo della libertà di espressione', così la socialista Ségolène Royal, tra i possibili candidati all'Eliseo nel 2022, parlando della 17enne Mila.

La ragazza Mila, avendo insultato il profeta Maometto, è stata sbattuta fuori dalle scuole della Repubblica, abbandonata dallo Stato francese e negli ultimi 6 mesi ha ricevuto qualcosa come 30mila minacce di morte, torture e stupro.
Per i socialisti blasé a caccia di voti come Ségolène Royal, culturalmente già subalterni all'Islam (ma è un intero sistema politico sedicente liberale ad aver abdicato), la ragazza Mila farebbe bene a stare al suo posto perché se la è cercata.
Taci tu, svergognata, se ti metti la minigonna non puoi lamentarti quando il barbuto allupato ti cala le mani. Del resto come è noto il problema non sono i fascisti islamici ma noi razzisti che li provochiamo.
Ovviamente se Mila invece avesse preso a male parole Gesù Cristo, San Giuseppe e la Madonna sarebbe diventata una icona dell'arte europea di avanguardia.
È tutto molto triste. Come sei triste e sottomessa, compagna Ségolène Royal.
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Messaggioda Berto » mar dic 29, 2020 9:19 am

Charlie Hebdo: Non è terrorismo per 6 imputati
16 dicembre 2020

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronac ... 9064b.html

Il tribunale speciale per gli attentati terroristici del gennaio 2015 contro Charlie Hebdo e l'Hyper Cacher ha escluso l'accusa di terrorismo per 6 degli 11 imputati presenti in aula.

I sei sono stati giudicati colpevoli di associazione per delinquere ma senza la qualifica di terrorista. Ali Riza Polat è stato dichiarato "colpevole di complicità" con i killer, i fratelli Kouachi e Amédy Coulibaly.

Trent'anni di carcere: questa la condanna per Ali Riza Polat, ritenuto colpevole di complicità nel 2015 con i killer di Charlie Hebdo e dell'Hyper Cacher.

I giudici hanno parlato di un suo "ruolo particolarmente attivo negli attentati".

Il tribunale ha condannato anche a 30 anni di reclusione la compagna del killer dell'Hyper Cacher, Amédy Coulibaly, Hayat Boumeddiene, in fuga dai giorni delle stragi e giudicata in contumacia. La condanna rispecchia le richieste dell'accusa, che aveva sottolineato il "ruolo importante" della donna nella preparazione degli attentati, prima di fuggire in Siria prima che fossero realizzati.




Charlie Hebdo
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 141&t=2400

https://it.wikipedia.org/wiki/Charlie_Hebdo

https://it.wikipedia.org/wiki/Caricatur ... nds-Posten

http://web.archive.org/web/200802091535 ... ten-racism
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Messaggioda Berto » mar dic 29, 2020 9:20 am

Il paradosso di Mila: tra islam e diritti Lgbt, la Francia si sottomette alla mezzaluna
Atlantico Quotidiano
Umberto Camillo Iacoviello
29 Dic 2020

https://www.atlanticoquotidiano.it/quot ... mezzaluna/

Mila è una sedicenne che frequentava il Léonard-de-Vinci di Villefontaine, vicino Lione. Molto attiva sui social, nel gennaio scorso si è imbattuta in una discussione su Instagram con un musulmano suo coetaneo. La ragazza – dichiaratamente lesbica – dopo aver rifiutato le avances del ragazzo, viene insultata da quest’ultimo con frasi come “sporca lesbica”, lei risponde con un video in cui afferma “detesto la religione. Il Corano è una religione di odio, l’islam è merda, dico quello che penso! Non sono razzista. Non si può essere razzista nei confronti di una religione”.

Dopo la pubblicazione del video in cui esterna tutto il suo disprezzo per l’islam, vengono resi noti i suoi dati, il suo indirizzo, la sua scuola, Mila viene sommersa da minacce di stupro e di morte da parte di giovani musulmani. Macron in persona è intervenuto in difesa della ragazza rivendicando “il diritto alla blasfemia”.

Mila riprende gli studi in una scuola militare, le viene chiesto di non rivelare la sua posizione, ma in una videochat con un amico le scappa il nome dell’istituto e la scuola militare la espelle. I militari si giustificano che “ai genitori di Mila è stato suggerito di continuare, per un po’, la sua istruzione a distanza in un luogo sicuro, mentre la situazione non si calma. Lei rimane una nostra studentessa. È minorenne. Il sostegno dei suoi genitori è essenziale”. Il padre di Mila è furioso, parla di militari sottomessi e si dichiara “devastato da tanta codardia e rassegnazione”.

La Francia, se da un lato è storicamente un Paese libertario in cui la laicità dello Stato è un dogma della Repubblica, dall’altro è uno dei Paesi più musulmani d’Europa. Il suo passato coloniale ha portato in patria un numero massiccio di musulmani: nel 1962 erano 330.000, nel 2016 erano 5.500.000. Espressa in percentuale la popolazione islamica sul totale era lo 0,7 per cento nel 1962 e l’8,8 per cento nel 2016, e una proiezione indica che nel 2050 la percentuale si attesterà al 17,4 per cento. I dati dell’Istituto nazionale di statistica e studi economici ha certificato che nel 2019 il 21,53 per cento dei nuovi nati ha un nome arabo. Uno su cinque. Percentuale che 40 anni fa era del 2,6 per cento. Cifre destinate a crescere, dal momento che il numero medio di figli per le donne autoctone è 1,4 mentre una donna di fede islamica in Francia arriva ad avere dai 3,4 ai 4 figli.

Numeri che spaventano e che faranno del “caso Mila” la normalità, perché scevri da pregiudizi ideologici, società laica (con il mondo Lgbt) e islam sono inconciliabili. Per il pensiero unico politicamente corretto – in cui le minoranze hanno ragione a priori – quello di Mila rappresenta un paradosso: difendere i diritti Lgbt e la laicità dello Stato o difendere musulmani figli di immigrati? In questo caso la Francia pare abbia scelto la sottomissione alla mezzaluna. Se perfino i militari temono di essere attaccati dai musulmani, il problema della Francia con l’islam è più grande di quanto immaginavamo. I musulmani non vengono assimilati, ritornano le famose parole di Giovanni Sartori che reputava impossibile “integrare pacificamente un’ampia comunità musulmana, fedele a un monoteismo teocratico che non accetta di distinguere il potere politico da quello religioso, con la società occidentale democratica” e ancora “dal 630 d.C. in avanti la Storia non ricorda casi in cui l’integrazione di islamici all’interno di società non-islamiche sia riuscita”.

Il problema non è solo al di là delle Alpi: ciò che accade in Francia è il futuro di tutta l’Europa, ma gli europei vivono nell’illusione che chi migra in Europa prima o poi si spoglierà delle sue vesti culturali e religiose per abbracciare un universalismo privo di identità. Ogni giorno abbiamo la dimostrazione dell’esatto contrario, continuiamo a pagarlo con la vita e la libertà, perché abbiamo scelto la strada della sottomissione e, ahinoi, numeri alla mano potrebbe essere già troppo tardi.


Il mio incontro con Charlie Hebdo
′′ Hamed Abdel-Samad: ′′ l'Islam non ha bisogno di Martin Lutero, ha bisogno di Charlie Hebdo ′′
INNA SHEVCHENKO
28 DICEMBRE 2020

Ex musulmano conservatore e militante, Hamed Abdel-Samad, è diventato uno dei più fervidi critici dell'Islam in Europa. Un libero pensatore che confuta il concetto di Islamofobia usato per zittire qualsiasi dibattito. Un colloquio eccezionale da leggere assolutamente.
Hamed Abdel-Samad studia Islam da quarant'anni da diverse angolazioni. Prima di tutto, da bambino, ha imparato il Corano e studiato la religione dal punto di vista conservativo del padre, imam in Egitto, poi, come membro dei Fratelli Musulmani, in una prospettiva politica militante. Infine, da vent'anni Abdel-Samad guarda l'Islam attraverso un prisma critico, come libero pensatore e professore di storia dell'Islam in Germania, dove vive attualmente. Ha scritto diversi libri sull'integrazione e l'Islam politico, tra cui il Fascismo Islamico. Un'analisi (ed. Grasset, 2014).
Nonostante le numerose fatwas lanciate contro di lui in Egitto e anche se costretto a vivere sotto la costante protezione della polizia, Hamed Abdel-Samad continua a smascherare coloro che usano il termine ′′ Islamofobia ′′ come un argomento politico e, cosa sorprendente, non aderisce all'idea che l'Islam debba essere riformato.

- Charlie Hebdo: Qual è il tuo passaggio preferito del Corano e quello che odi di più?
Hamed Abdel-Samad: (risate. ) Il passaggio che amo di più è quello che dice che Dio è più vicino a noi della nostra giugulare. L ' idea che Dio non sia un patriarca che ci controlla dall'alto, ma piuttosto qualcosa che è dentro di noi nelle nostre vene mi piace di più. Si tratta di ciò che è dentro di noi, come esseri umani. Così ′′ Dio ′′ può essere sostituito da ′′ conoscenza ", per esempio. Quanto al versetto che odio di più, è quello che dice che gli uomini devono lavarsi dopo essere andati in bagno - dopo aver ′′ risposto alla chiamata della natura ′′ - o dopo aver toccato una donna. Quando leggi che il tuo Dio considera che andare in bagno e toccare una donna sono cose sporche l'una come l'altra, non puoi pensare del bene di questo Dio.

Com'è diventato il musulmano conservatore e militante uno dei più fervidi critici dell'Islam in Europa?
Quando ero membro dei Fratelli Musulmani studiai all'Università del Cairo, dove imparai lingue straniere e letto filosofi occidentali, come Nietzsche, Kant, Sartre e Kierkegaard. Questi studi mi hanno indotto a dubitare, e ho finalmente fatto una domanda che molti credenti, molti musulmani, hanno paura di porsi: perché sono credente? Nel mio caso la risposta è stata: una semplice coincidenza. Sono nato in una famiglia musulmana conservatrice, condizionata dal dogma religioso e influenzata dalla cornice emotiva dei rituali. Questo mi ha reso un musulmano, non una scelta intellettuale consapevole. Una volta a contatto con il pensiero critico e i valori occidentali di libertà, ho dovuto rinunciare alle mie credenze.

- Suggerire che l'Islam non sia compatibile con i valori occidentali di libertà può causare accuse di ′′ neocolonialismo ′′ da parte dell'attuale sinistra europea...
Il pensiero islamico ideale è basato sul califfato e sul fatto che le leggi fatte da Dio sono al di sopra delle leggi del paese in cui vivi. Molti musulmani sono democratici convinti, perché gli esseri umani sono flessibili. Eppure il dogma islamico sostiene che questa religione si fonda sull'ultima parola di Dio, ed è di per sé antidemocratico. Mi dia un esempio di buon sistema islamico, una combinazione riuscita dell'Islam e della libertà di scelta e di coscienza. Questa critica non è neocoloniale. Più che altro è il fatto di dividere le persone, gruppi, etnie o religioni, come fa oggi la sinistra in Europa, e non separare l'Islam dai musulmani che è un approccio neocoloniale. Il feticismo etnico e culturale di questa sinistra ha molti più punti in comune con il colonialismo che la critica della dottrina islamica.

- Hai denunciato l'abbandono dei liberi pensatori da sinistra e scritto nel settimanale tedesco Die Zeit che, per quest'ultima, ′′ un buon critico dell'Islam è un critico morto "...
La sinistra liberale continua a dichiarare che è per la libertà di espressione, ma non agisce in linea con queste dichiarazioni. La solidarietà con Charlie Hebdo è venuta solo dopo la morte della gente del giornale. Ed è vero per molti altri liberi pensatori. Voglio che le mie argomentazioni siano prese in considerazione dalla mia vita e voglio discutere. Invece la sinistra risponde con accuse di ′′ Islamofobia ". Eppure questo non ha mai aiutato i musulmani in Europa. Il termine ′′ Islamofobia ′′ ha sempre aiutato i radicali a predicare idee pericolose in tutta impunità. Siamo molti immigrati qui, che siamo venuti in Europa e abbiamo accettato valori come libertà di parola, libertà di credere e non credere. Eppure la sinistra è dietro a chi esige un'eccezione per la propria religione o cultura. Noi immigrati che abbiamo adottato i valori umanistici non siamo abbastanza ′′ etnici ′′ per la sinistra occidentale, che addirittura ci paragona allo zio Tom. Lei vorrebbe che venissimo in Europa come ambasciatori dell'Islam, ma molti di noi emigrano qui per motivi opposti.

- Hai criticato i politici che considerano l'Islam come parte dell'Europa e ti sei dimesso recentemente dalla Deutsche Islam Konferenz, creata dallo Stato nel 2006. Quali sono i tuoi addebiti nei confronti del governo tedesco?
La strategia dei leader dopo il 11 settembre è stata istituzionalizzare l'Islam in Germania per tenerlo sotto controllo. Pensavano che le istituzioni islamiche nel paese avrebbero contenuto e placato i radicali. La Deutsche Islam Konferenz era un progetto volto a creare un dialogo sull'Islam per promuovere la pace. Invece quello che è successo è che tutte queste organizzazioni islamiche e moschee, costruite con le imposte tedesche, hanno scavato un divario ancora più grande nella società. Non hanno mai voluto favorire l'integrazione dei musulmani, perché esistono e prosperano solo quando i musulmani vengono tagliati fuori dal resto della società. Hanno creato un'alternativa islamica a tutto. Ora abbiamo non solo negozi di alimentari halal, ma anche scuole halal, concerti halal, moda halal, in contrasto con la cultura tedesca, haram. Se mi sono licenziato dall'Islam Konferenz è colpa di questo fallimento politico. Quelli come me erano usati solo per dare un'immagine positiva di questo progetto, mentre solo le organizzazioni islamiche dovevano influenzare le decisioni politiche.

- Recentemente abbiamo visto diversi tentativi di riforma dell'Islam. Una donna immagina, Seyran Ates, ha aperto una moschea liberale a Berlino, che ha scandalizzato molti radicali. Secondo voi, l'Islam può essere riformato, e se sì, come?
Tutti questi tentativi, come quello di Seyran Ates, che è mia amica, sono legittimi. Ma per me sono inutili sforzi. Il problema non è quello che è scritto nel Corano: propone idee di pace e idee di violenza, nel Corano c'è amore e odio. Il problema è che questo testo viene presentato come l'ultima parola di Dio e nessuna nuova interpretazione del Libro sarà adottata da 1,8 miliardo di musulmani. In passato ci sono stati molti movimenti riformisti. Muhammad Abduh ha portato ai Fratelli Musulmani, il riformismo di Mawdudi in India e Pakistan ha influenzato la creazione dei talebani e la missione di risveglio del movimento wahhabita si è trasformata in un wahabismo militante conservatore. Gli sforzi riformisti di oggi sono causati dall'imbarazzo degli intellettuali musulmani di fronte alla violenza e dalla volontà di pace dell'Occidente. L'errore è pensare che i musulmani possano essere integrati solo dall'Islam, da un islam riformato. Ma i musulmani possono essere integrati da tante altre cose! Non c'è niente che serva scegliere i passaggi giusti del Corano e reinterpretare quelli sbagliati; ciò che bisogna è ridurre l'autorità di questo Libro. L'Islam non ha bisogno di Martin Luther, ha bisogno di Charlie Hebdo. Dobbiamo mettere in discussione, scalfire questa ideologia rigida, renderla discutibile, risibile, finché non diventerà una normalità. Non è necessario riformare l'Islam, ma piuttosto cambiare atteggiamento nei suoi confronti."
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Messaggioda Berto » lun mar 08, 2021 8:13 am

Professore decapitato, 13enne che lo accusò mentiva: "Non ero in classe quel giorno"
Rosa Scognamiglio
Dom, 07/03/2021

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/pr ... 1615153742

La ragazzina che accusò il professor Samuel Paty di islamofobia, decapitato da un estremista islamico lo scorso 16 ottobre, avrebbe mentito: "Non ero andata a scuola quel giorno"

Disse al padre che l'insegnante l'aveva allontanata dall'aula prima di mostrare le vignette satiriche su Maometto di Charlie Hebdo: mentì.

La 13enne che accusò il professore francese Samuel Paty, decapitato da un terrorista ceceno lo scorso 16 ottobre, avrebbe raccontato una bugia. Secondo quanto riporta il quotidiano francese Le Parisien, la ragazzina non era andata a scuola quel giorno. "Non ero in classe", avrebbe rivelato agli inquirenti.

Il professore "giustiziato" daL terrorista ceceno

Samuel Paty, professore francese di 47 anni, fu ucciso barbaramente da un estremista musulmano dopo aver tenuto una lezione sulle vignette caricaturali di Maometto firmate dalla redazione di Charlie Hebdo. Il 18enne Abdoullakh Anzorov, filoterrorista ceceno, lo decapitò davanti alla scuola di Conflans-Sainte-Honorine, nella banlieue di Parigi. La follia del killer esplose verosimilmente dopo aver appreso la notizia che una giovane studentessa del quartiere, di fede islamica, fosse stata allontanata dall'aula durante la lezione. Ma, stando a quanto riferisce il quotidiano Le Parisien, la ragazzina avrebbe inventato di sana pianta la circostanza.

La versione della 13enne

Aveva raccontato al padre che il professore l'aveva invitata ad uscire dalla classe prima di mostrare ai compagni le vignette satiriche. Adirato per l'accaduto, Brahim Chnina, 48 anni, papà della giovane studentessa vicino agli ambienti dell'Islam radicale, incalzò una polemica social sulla condotta xnofoba dell'insegnante. Nella versione inventata dalla ragazzina, Paty avrebbe chiesto agli studenti di alzare la mano a chi era di confessione musulmana così da poter mostrare le immagini del profeta Maometto pubblicate da Charlie Hebdo. La studentessa mentì ai poliziotti subito dopo l'assassinio: "Mi disse che disturbavo in classe e mi di invitò a uscire".

"Non ero in classe quel giorno"

A distanza di mesi dalla tragedia, la 13enne avrebbe ritratto le accuse rivolte all'insegnante rivelando di aver mentito. "Non ero in classe quel giorno" e Paty non costrinse nessun suo allievo musulmano ad uscire dalla classe. Propose, al contrario, se qualcuno fosse troppo turbato dalle immagini di chiudere gli occhi. "Ho mentito su una cosa...", sono state queste le prime parole della ragazzina agli inquirenti. E poi: "Se non avessi raccontato quelle cose a mio padre, tutto questo non sarebbe successo" avrebbe affermato. Il padre - sotto inchiesta per complicità in omicidio - si è "rammaricato" della piega presa dagli eventi in seguito alla sua campagna sui social, basata su falsità. L'avvocato della ragazzina rigetta su di lui la colpa per la reazione "spropositata", rifiutando di lasciare alla minore (che dopo un periodo di lezioni a distanza ora ha cambiato scuola) tutta la responsabilità dell'assassinio di Samuel Paty.
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Messaggioda Berto » gio giu 17, 2021 6:37 am

"FRA CINQUE ANNI? FORSE SARÒ MORTA". MILA TORNA IN TV
La liceale più famosa della Francia è comparsa in televisione dopo 100 mila minacce islamiste e un lockdown senza fine. “Porto sulle mie spalle la lotta di un paese"
Giulio Meotti
15 giugno 2021

https://www.facebook.com/paolo.verni/po ... 1565466408

"Muori sporca puttana, quando troverò il tuo indirizzo verrò e ti taglierò la gola con le mie stesse mani. Mangerai le tue viscere e quelle di tua madre. Voglio sentirti strillare come una scrofa. Vedi il mio coltello, ti taglierò la gola e quando sarai morta ti stuprerò. Ti bruceremo con l'acido, prima la faccia e poi i seni. Ti taglieremo la gola. Ti seppellirò viva. Ti troveremo e ti uccideremo. Soffrirai prima di morire. E' solo un questione di tempo prima che ti troviamo".
Si apre così, con un piccolo assaggio delle centomila minacce di morte che ha ricevuto in questi diciotto mesi, il libro di Mila, "Sono il prezzo della vostra libertà", che Grasset pubblica domani in Francia. Sono trascorsi diciotto mesi da quando la liceale più famosa del paese ha parlato in televisione. E ieri è tornata a farlo alle telecamere di "Sept à huit". Ora che si celebra il processo a chi l'ha minacciata di morte via social, quei social da cui è iniziato tutto, un anno e mezzo fa, quando questa liceale ha "offeso" l'islam.
"Anche quando sono fuori, sono in prigione", racconta Mila, specificando che quando esce la polizia le fa indossare un cappello per coprirle i capelli blu. "No, non sono l'ispettore Gadget, sono una donna e ho bisogno di vivere". Dice che la Francia è "fragile e codarda". "Nessuno fa niente perché la gente ha paura". Ma anche "con un coltello alla gola", Mila rassicura: non smetterà mai di parlare. Come si vede fra cinque anni? "Forse sarò morta tra cinque anni". E per chiarire il suo pensiero. "Sicuramente non rimarrò in vita e so che non è normale. Ed è allora che inizio a piangere. Perché non riesco a vedere il mio futuro come gli altri".
Fuori, il mondo sta uscendo dai lockdown. "Il mio invece si è preso una pausa. Chiusa tra quattro mura, scendo a fare colazione. I miei genitori preparano il caffè per i gendarmi appostati davanti a casa. Questo libro è l'unico modo per rompere la mia prigionia. Riuscirò a scriverlo fino alla fine? Mi hanno già preso così tanto. Ero una ragazza felice e vivace. Uscivo giorno e notte, piacevo alla gente. Immaginavo che il primo libro che avrei scritto sarebbe stato un romanzo più che una testimonianza".
Si rivolge al lettore francese. "Probabilmente hai sentito parlare di me. Mi chiamo Mila, sono diventata maggiorenne da poco e sono stata minacciata di stupro e di morte da quando avevo sedici anni per aver pubblicamente, dicono, 'insultato l'islam'. Sono tua figlia, tua nipote, tua cugina. La tua amica di scuola. Un'adolescente come le altre. Mio malgrado, porto sulle mie spalle la lotta che dovrebbe condurre un intero paese: quella per la libertà di espressione. Dover sopportare un tale peso alla mia età è spaventoso. Devo raccontarti cosa si prova ad avere diciassette anni, a ricevere ogni giorno messaggi che mi promettono i tormenti di una morte violenta, acido in faccia, tagli, squartamento, decapitazione, stupri seriali, smembramenti, come ci si sente a non essere più liberi, essere rinchiusi in casa, minacciata. Mi è stato detto spesso, inoltre, che me lo sono meritato, che dovevo aspettarmelo".
Mila non sa se queste fiamme si possono spegnere, continuamente riaccese dall'odio virtuale che rischia di diventare reale, come con Samuel Paty. "Come evitare il fuoco? Sono nel cuore della rabbia del paese, ed è questo che mi spaventa di più. Voglio solo cercare di capire come sono arrivata a questo punto. Come ci siamo arrivati tutti. La mia storia è nelle tue mani". Nelle mani di una Francia che, come ha detto a Europe 1 una delle poche femministe che hanno difeso Mila, Elisabeth Badinter, "corre il pericolo di morire".
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Messaggioda Berto » lun ott 04, 2021 1:39 pm

"Per aver criticato l'Islam ora mi seguono cinque poliziotti armati fino ai denti e un elicottero"
Giulio Meotti
4 ottobre 2021

https://meotti.substack.com/p/per-aver- ... lam-ora-mi

È morto Lars Vilks, il celebre vignettista svedese che irrise l’Islam e diventato per questo uno degli uomini più protetti e minacciati d’Europa. Vilks era nell’auto della sua scorta quando un camion li ha colpiti. Lo incontrai per un racconto sul prezzo da pagare in Europa per la libertà di espressione. A luglio era scomparso il vignettista danese Kurt Westergaard (qui la mia intervista). In pratica con la loro morte non c’è più nessuno ora sulla stampa europea disposto a criticare l’Islam, l’unico tabù dei nostri media e classe intellettuale.

Questa la mia intervista a Lars Vilks.

Dopo la strage di Charlie Hebdo c’è stato l’attentato al caffè di Copenaghen. Perché nella “hit list” dei terroristi islamici, accanto al nome di Stéphane Charbonnier, il direttore del settimanale satirico francese, c’era quello di un artista svedese: Lars Vilks. E c’era proprio lui dentro al caffè Krudttonten della capitale danese. Il commando quel giorno voleva uccidere lui, il settantenne artista anarchico Lars Vilks. Al suo posto assassinarono un regista finlandese, Finn Nørgaard. Lars Vilks vive come un fantasma. E c’è da capire perché: arrivano da tutto il mondo per fargli la pelle.

Oggi Vilks è seguito da cinque guardie del corpo munite di armi automatiche. Chi vuole incontrarlo deve presentare alla polizia svedese un modulo, specificando anche le attrezzature del giornalista (“bloc notes, penna, registratore, telecamera…”). Se qualcuno nota la sua presenza, il servizio di sicurezza gli cambia immediatamente casa. Vilks si muove in continuazione. Per proteggerlo, il governo svedese spende venti milioni di euro all’anno. Quando partecipò a un incontro all’Università di Karlstad, in Svezia, nella sua prima apparizione pubblica dopo l’attacco al caffè di Copenaghen, a sorvolare l’edificio dove parlava Vilks c’era un elicottero della polizia e fuori un cordone di cinquanta poliziotti armati fino ai denti. Un metal detector era stato portato per controllare il pubblico. La stanza doveva essere rigorosamente senza finestre. Era la tana del vignettista.

Vilks nel 2007 si era visto censurare da diversi musei svedesi alcuni disegni su Maometto. I tre maggiori quotidiani del paese e una testata locale allora le pubblicarono per protesta. Da allora, un susseguirsi di minacce e attentati. Si comincia con una piantina della sua casa trovata nelle mani degli islamisti, per continuare con una taglia che al Qaida in Iraq promette per chi riuscirà a farlo fuori: centomila dollari, compreso un macabro bonus del cinquanta per cento se il disegnatore “sarà sgozzato come un agnello”. Nel 2010 sette persone di religione islamica, quattro uomini e tre donne, vengono arrestate in Irlanda sventando un complotto per assassinare il disegnatore, un video da Mogadiscio mostra un islamista che promette di colpire Vilks, all’Università di Uppsala l’artista viene aggredito al volto, poi un incendio gli devasta la casa a Nynashamnsvage, fino alla condanna di Colleen LaRose, l’americana nota col nome di battaglia di “Jihad Jane”, complottava per uccidere Vilks. Fino a quel caffè danese.

“Sono stato attaccato a Copenaghen un anno fa e da allora sono in pericolo”, racconta Lars Vilks in questa intervista esclusiva. “Quel giorno, la polizia mi portò via: guidai al telefono i poliziotti nella mia casa per recuperare le cose cui tenevo di più. Non posso fare più apparizioni pubbliche, perché qualsiasi cosa può succedere. Oggi vivo in una località segreta, sempre protetto notte e giorno dalle guardie del corpo svedesi. Se voglio andare al ristorante, nessuno deve sapere dove e quando. La polizia deve preparare il posto. Lo stesso se voglio andare al cinema. Una esibizione all’università o in una galleria d’arte non deve essere annunciata, mi presento e basta. Vivo in questa condizione da cinque anni. Però lavoro, creo, penso, continuo a fare il mio mestiere di artista. Sono ancora qui, non me ne vado da nessuna parte. E smettere non avrebbe senso, tanto gli assassini non dimenticano. Non puoi scomparire e sperare che tutto vada bene. Quando hai fatto qualcosa di ‘sbagliato’, non puoi svanire. Se entri nella lista, ci resti. Nel 2007 ho pensato che avrei potuto uscire di scena. Tre anni dopo hanno provato a uccidermi. Loro non dimenticano mai”.

Cosa provò un anno fa alla notizia che a Parigi, nella capitale della cultura europea, erano stati uccisi, uno dopo l’altro, dei vignettisti? “Conoscevo i giornalisti di Charlie Hebdo, perché vennero a Copenaghen a ritirare un premio. E’ stato un grande dolore sentire dell’attacco, anche perché sono stati attaccati pure da morti”. Ha senso continuare con la critica all’islam? “L’islam è un sistema politico oltre che una religione e dobbiamo avere il diritto di parlarne e di criticarlo come facciamo con ogni altro sistema politico. La political correctness ha reso ogni parola pericolosa”.

Lei è l’unico cittadino svedese a vivere in una condizione simile. Ha ricevuto solidarietà? “L’opinione pubblica nel mio paese è stata quasi sempre ostile, anche se tanti mi hanno mandato messaggi di affetto. Per molti, per i più, sarebbe meglio se non esistessi, sono un problema. Sono diventato un uomo che sparge terrore e paura. Sono radioattivo”. Che succederà ora? Avremo ancora più autocensura o ci sarà una forma di rivolta? “Sono ottimista, perché peggio di così non può andare”. In che senso? “La cosa peggiore non è l’uccisione dei vignettisti, ma che tutti adesso hanno paura. C’è una paura immensa. Nessuno scrive o dice più niente”.
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Messaggioda Berto » dom nov 14, 2021 8:19 pm

Francia: Memoriale per l’insegnante Samuel Paty, assassinato dagli islamisti, distrutto da “giovani”
Fausto
14 Novembre 2021

https://www.islamnograzie.com/francia-m ... a-giovani/

Il 16 ottobre, la Francia ha commemorato Samuel Paty un anno dopo il suo omicidio. La cerimonia è stata interrotta da alcune persone nelle scuole, con alcuni studenti e genitori che hanno persino approvato l’omicidio dell’insegnante. Venerdì 12 novembre, BFMTV ha riferito che la memoria di Samuel Paty è stata ancora una volta infangata dai detrattori. A Manosque, nella regione delle Alpi dell’Alta Provenza, una vetrina con un omaggio all’insegnante è stata colpita con pietre da un gruppo di persone.
La banda è stata vista dai vicini distruggere questo luogo simbolico, ma le persone sono fuggite rapidamente. La vetrina danneggiata si trovava sulla facciata del Saint-Charles College della città. La procura di Digne-les-Bains ha avviato un’indagine per identificare i responsabili. Le foto nella vetrina non sono state rubate. Sebbene il danno causato dal lancio di pietre fosse solo materiale, il simbolo che sta per Samuel Paty è stato attaccato di nuovo.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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