Giornate della memoria per ricordare il male!

Giornate della memoria per ricordare il male!

Messaggioda Berto » dom dic 01, 2019 9:54 am

Giornate della memoria per ricordare il male!
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Giornate che però non vanno confuse tra loro.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Giornate della memoria per ricordare il male!

Messaggioda Berto » dom dic 01, 2019 9:56 am

Giornate della memoria per ricordare il male!
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674

Ma oltre a queste credo varrebbe la pena di istituirne delle altre di giornate della memoria, per ricordare a loro volta:

1) i crimini e le vittime del social-internazi-comunismo e i lagher sovietici di Stalin nell'URSS, quelli di Mao Zedong o Mao Tse-tung, di Pol Pot, di Che Guevara e Fidel Castro e di tutti i dittatori rossi della terra;
2) i crimini e le vittime dei nazi maomettani dell'Umma islamica o mussulmana da Maometto in poi che si continuano ai giorni nostri ovunque sulla terra in Africa, in Asia, in Europa e in America;
3) i crimini e le vittime del secolare, feroce e predatorio tribalismo etnico nazi razzista degli zingari;
4) i crimini, le vittime e lo schiavismo degli imperialismi e dei colonialismi dalla preistoria ai nostri giorni in tutti i continenti;
5) i crimini, le vittime e lo schiavismo del tribalismo africano come quello del conflitto degli Hutu e dei Tutsi e di molti altri ancora in corso in Africa;
6) i crimini e le vittime delle presuntuose ideologie teologiche e religiose, tutte idolatre e tra tutte una in particolare già menzionata al paragrafo 2; ricorderei tutte le vittime dei sacrifici umani che gli uomini hanno dedicato ai loro idoli nel corso di decine di migliaia di anni;

molti di questi crimini perdurano ancora oggi e mietono numerosissime vittime che continuano a gridare basta e che chiedono ogni giorno inascoltati giustizia!

Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Giornate della memoria per ricordare il male!

Messaggioda Berto » dom dic 01, 2019 9:56 am

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Re: Giornate della memoria per ricordare il male!

Messaggioda Berto » dom dic 01, 2019 9:57 am

Il 27 gennaio è la giornata della memoria istituita per ricordare la Shoà : lo sterminio degli ebrei da parte dei nazisti hitleriani.
Se si vuole ricordare tutte le altre vittime del nazismo hitleriano si istituisca un suo giorno specifico, l'anno solare ha altri 364 giorni oltre al 27 gennaio su cui si può scegliere, senza per forza parassitare questa specifica giornata dedicata agli ebrei.




Ogni 27 gennaio condividiamo ancora le parole di Ezio facendole nostre, affinché la memoria continui.
Ezio Bosso
27 gennaio 2022

https://www.facebook.com/ezio.bosso.off ... 7610835433

Io ne ho memoria.
in quei giorni mi avrebbero messo un nero, quello per gli Asociali, che erano i "disabili" o prostitute, i malati o semplici oppositori: i diversi ci chiamavano.
Ho memoria del rosso per i comunisti, gli anarchici e gli oppositori politici fossero anche sacerdoti.
Del giallo per gli ebrei.
Del viola per testimoni di Geova.
Ho memoria del marrone degli zingari
e del blu per i tedeschi antifascisti.
Ho memoria del rosa degli omosessuali.
Erano triangoli.
Erano i miei fratelli e le mie sorelle.
A volte facevano la musica come me.
E io sono tutti loro. Sono tutti quei colori.
Per questo ho memoria di quei triangoli e continuerò ad averla.
Perché sono tutti quei triangoli.
Lo siamo tutti.
E quindi avrò memoria.
Oggi come ieri, come domani.


"La Shoah, evento unico nella storia" - Intervista a Fiamma Nirenstein
23 gennaio 2022

https://www.shalom.it/blog/italia/la-sh ... n-b1109641

L’iniziativa del Teatro Comunale di Ferrara “Claudio Abbado” per il 27 gennaio, il Festival delle Memorie, ha riportato alle cronache un pericoloso fenomeno: quello di mettere sullo stesso piano la Shoah e gli altri genocidi.

Per capire come si arrivi alla banalizzazione e la negazione dell’unicità della Shoah, Shalom ha intervistato Fiamma Nirenstein, giornalista e scrittrice italiana che dal 2013 vive a Gerusalemme, dopo aver fatto l’Alyah.

Mettere i genocidi in un unico calderone è una novità?

Non è affatto una novità, è una questione che ritorna molto spesso, nell'ambito dell'attacco alla memoria dell'Olocausto. Ma non vorrei essere fraintesa: i genocidi sono molti, ricorrenti, terribili, accomunati da un elemento essenziale, la sofferenza inenarrabile delle vittime. Dovere comune è quello di essere in perenne allarme e in difesa militante dei diritti dei perseguitati. Pensi che dal 1952 al 2001 si contano 37 genocidi: per ognuno di questi, siamo chiamati a difendere le vittime e a riconoscere il fatto che ognuno va bloccato e punito.

Ma questo non significa affatto confondere un genocidio con l'altro, perderne d'occhio le peculiarità è un errore fondamentale. E qui viene il punto della sua domanda: la memoria della Shoah è sotto attacco da parecchi anni, da destra, da sinistra e da parte del mondo islamico. In parte, l'attacco si basa sulla negazione della sua unicità, che si sfrangia nella banalizzazione fino al suo stupefacente rovesciamento, ovvero fino alla "nazificazione di Israele" come la chiamò Robert Wistrich, ormai purtroppo molto comune.

Ma innanzitutto, vediamo: perché la Shoah è un evento unico nella storia dell’umanità?

Intanto, è evidente a ogni persona di buon senso, è controintuitivo dire che non sia stato un evento unico nella storia dell'umanità. Prendiamo in considerazione alcuni elementi: intanto, il numero gigantesco delle vittime; poi il fatto che il Reich si fosse prefisso di eliminare tutti gli ebrei dal mondo intero, ovunque si trovassero, senza confini territoriali. Per Hitler si trattava di cercare, trovare, uccidere tutti li ebrei, di toglierli dal mondo intero, ovunque. Anche i più crudeli stermini come quello degli Armeni si fermano a determinati confini, per esempio gli Armeni di Gerusalemme non furono presi di mira, gli Khmer Rouge avevano i confini della Cambogia, la Serbia quelli dei bordi territoriali del suo conflitto. Hitler, che deportò gli ebrei ovunque, progettò con Haj Amin al Husseini persino lo sterminio degli ebrei in Medio Oriente. Ancora: lo sterminio degli ebrei era prioritario, il numero uno fra gli scopi del nazismo, anche quando la guerra era ormai persa le ultime deportazioni su ferrovia vennero prima del rifornimento o il rimpatrio dell'esercito in rotta. Inoltre: l'ossessione prioritaria dell'antisemitismo omicida nel pensiero hitleriano è stata tale per cui invece di utilizzare al lavoro gli ebrei deportati nell'impresa bellica, divorante, dell'imperialismo nazista, si preferiva ammazzarli… e si potrebbero aggiungere altri elementi di unicità ancora.

Tuttavia, restiamo sempre in ginocchio, davanti alla sofferenza di chi ha sofferto genocidi... ma deve essere chiarito che naturalmente i palestinesi non c'entrano nulla con tutto ciò, lo stesso loro numero (secondo loro stessi) che si è moltiplicato insieme a tutti i criteri di misurazione del loro livello di vita, ci raccontano una vicenda reale che è l'esatto contrario della loro narrativa di apartheid, razzismo, persecuzioni... insomma il punto di arrivo di tutto il criterio della banalizzazione della storia ebraica per cui alla fine si fa degli ebrei, anzi, di Israele, un novello perpetratore di genocidio. Ridicolo, e molto fuorviante. Il titolo del conflitto è sin dall'inizio quello del diritto all'autodifesa di un popolo attaccato, quello ebraico. Fin dal primissimo inizio della vicenda attuale, anni 20, in cui il colonialismo non c'entra niente.

Cosa significa togliere il carattere dell’unicità alla Shoah?

Significa anche riconoscere il significato morale della incredibile resilienza ebraica nell' opporsi alla propria obliterazione, a quella delle idee, della cultura dell'amore per la vita che caratterizza l'ebraismo. Hitler, ma in generale l'antisemitismo, non odia soltanto gli ebrei uno per uno. Odia il fatto che esista da tre millenni una testimonianza ebraica di fedeltà a un principio morale astratto e che ha ispirato tutta la storia del mondo che si è evoluto verso la democrazia. In questo consiste il genocidio, lo sterminio unico: nella determinazione a cancellare dal pianeta una delle sue anime morali fondamentali, contraria a tutte le dittature e alle prepotenze.

Naturalmente la vittima designata oggi della banalizzazione, è evidente, è Israele, sottoposto ormai all'attacco delle bugie diventate luogo comune all'ONU, all'Unione Europea, ai festival che pretendono di ricordare la Shoah. C’è, nelle more di questo processo, una moda che ha del paranoico e del grottesco, ed è quella di dire che Israele è un paese di apartheid: basta farsi un giro nei centri commerciali, nelle strade, negli ospedali, alla knesset, nell'apparato giudiziario, al governo! Per riconoscere questa immonda bugia. L'apartheid, che giustamente ha fatto mettere all'indice il vecchio Sud Africa, è stato astutamente scelto come pronostico della delegittimazione che deve portare alla sparizione di Israele.

E attenzione, quando si dice apartheid, si vuole suggerire che il "razzismo" di Israele lo rende il persecutore complessivo di un popolo. Qui torniamo alla "nazificazione" di Wistrich.

Robert Wistrich diceva appunto che la nazificazione d'Israele, e quindi, (non si illudano gli ebrei a cui piace il BDS!) la nazificazione degli ebrei, è proprio il punto di arrivo della banalizzazione, se non addirittura della negazione, della Shoah.

Ed è qui importante ricordare che invece è Israele l'unico paese al mondo, al giorno d'oggi, minacciato senza mezzi termini, di sterminio totale. Lo è da parte dell'Iran, ma anche da Hezbollah, Hamas, da parte di tutto l'islamismo estremo. Mentre per altro, invece, fortunatamente, proprio nel mondo islamico gli accordi di Abramo danno segnali di grande simpatia e collaborazione fra Israele e le ali più consapevoli e avanzate di un mondo che finalmente capisce quanto Israele sia prezioso per il mondo intero, compreso per i palestinesi.

Questo fenomeno, ormai dilagante, a cosa sta portando?

Sta portando a un vero tsunami che danneggia tutta la cultura dei diritti umani, perché la logica su cui poggia l'attuale insorgenza ideologica contro lo stato del popolo ebraico, è una destrutturazione drammatica della natura democratica e antifascista. Negli Stati Uniti e in Europa gli incidenti antisemiti sono in crescita verticale, e ciò accade perché si è consentito che la criminalizzazione di Israele diventasse linguaggio comune. nessuno salvo qualche coraggioso isolato, parla delle persecuzioni dei giovani gay fra i palestinesi, anche a Ramallah, e di come questi fuggono in Israele. Di come queste persecuzioni vigano in tutto il mondo mussulmano, delle impiccagioni sulla pubblica piazza in Iran, dei matrimoni imposti alle bambine, dell'escissione, della poligamia, della morte violenta dei dissidenti, della corruzione miliardaria di quei leader…

La banalizzazione della Shoah va a braccetto invece con la criminalizzazione del popolo ebraico la cui esca è la delegittimazione di Israele: quando se ne dice che è un fenomeno coloniale, che i palestinesi hanno subito uno sterminio, che sono vittime di apartheid, che Israele è razzista... si gettano le basi della sua distruzione, che ormai è identica a quella del popolo ebraico, e si gettano nel cestino tutte le aspirazioni democratiche del mondo. Vince la "Intersezionalità" in cui tutti gli oppressi sono contro i "suprematisti bianchi" e Israele, buffo davvero, è stata messa su quello scaffale.

Più cresce l'antisemitismo di matrice antisionista, tanto più andrà avanti la banalizzazione della Shoah, questo perché non è altro che uno strumento di odio nei confronti del popolo ebraico, che oggi ha nello Stato di Israele il suo massimo rappresentante. Questo antisemitismo è dilagante, praticamente non c'è ebreo in Europa che non l'abbia subito o non ne sia stato testimone.




I mistificatori e la Shoah
Niram Ferretti
27 Gennaio 2022

http://www.linformale.eu/i-mistificatori-e-la-shoah/

Il Giorno della Memoria, che si celebra oggi, ha un significato chiaro e indiscutibile, la commemorazione della Shoah. Per questo motivo venne istituito dall’Assemblea Generale dell’ONU, il 21 novembre del 2005, con la Risoluzione 60/7. Il 27 gennaio fu scelto come data simbolica essendo il giorno in cui Auschwitz venne liberato dall’Armata Rossa. Nessuno pensò di istituire in quella stessa data la commemorazione di altri genocidi. Non avrebbe avuto senso farlo e non ha senso farlo. Ogni genocidio, ogni sterminio, ha la sua specificità, il suo bisogno di essere ricordato. Tutte le vittime della follia e della violenza umana pari sono, ma al di là dell’ovvietà di questa affermazione e della facile retorica a cui si presta, resta il fatto che per modalità, organizzazione, finalità, la decisione presa dal Terzo Reich di eliminare ogni ebreo vivente in Europa, e non solo in Europa, se il progetto hitleriano di dominio si fosse realizzato, (come ha ricordato Matthias Kuntzel in un articolo da noi pubblicato in questi giorni), non ha precedenti storici. Non li ha avuti prima non li ha avuti dopo.

Nel corso degli anni, al di là del negazionismo vero e proprio, sono stati fatti diversi tentativi di relativizzare la Shoah. Un aspetto ricorrente di questi tentativi è quello di inserire il genocidio degli ebrei all’interno di una categoria più ampia, che sposti l’attenzione dalla sua specificità. In questo senso, oggi, gli ebrei sterminati dai nazisti troverebbero una collocazione insieme ad altri assassinati dal regime: rom, omosessuali, testimoni di Geova, anarchici, ecc. tutti rubricabili sotto la meta-categoria delle vittime. La Vittima è infatti diventata il totem di una nuova dogmatica laica, per cui non conterebbero più le ragioni e le modalità del suo esserlo, quanto il fatto, appunto di esserlo.

Gli ebrei sterminati nella Shoah vengono così trasformati nel paradigma facile con cui altri morti possono essere paragonabili ad essi, come, ad esempio, i migranti morti in mare. L’enormità del divario che separa queste morti, ovvero le ragioni che le hanno provocate, diventano irrilevanti, l’unica cosa che conta è riconoscersi in un indifferenziato sentimento di cordoglio. Perché oggi, più che mai, tutto è giocato sul sentimento e sul dispositivo ricattatorio che esso implica. Se infatti si provano a fare delle distinzioni, si tenta di separare gli uni dagli altri, immediatamente si è accusati di essere al meglio insensibili, al peggio razzisti. Non solo. Agli ebrei che ricordano la più grande tragedia della loro storia, viene rimproverato di essere monopolisti della memoria, così come, in passato e ancora oggi li si accusava e li si accusa di monopolizzare la finanza, la politica, finanche la storia. È il vecchio rictus antisemita per cui gli ebrei avrebbero un potere eccessivo, anche quello di avere imposto il ricordo del più spaventoso crimine commesso nei loro confronti. E non pochi ebrei, pur di scostare da sè questa accusa, cercano di non attaccarsi a questo giorno, di mostrarsi di manica larga, aperti ad accogliere irenicamente anche altre vittime all’interno di un unico grande calderone vittimario pur di non essere accusati di essere eccessivamente identitari, l’accusa che sempre è stata loro rivolta nel corso dei secoli da chi voleva e vorrebbe che sparissero.

Se è vero che esiste il rischio di fare della Shoah, del suo ricordo istituzionalizzato, una sorta di unicum che si erigerebbe in vetta ed isolato nel mezzo di tutti gli stermini e i genocidi della storia, vi è sempre più, il rischio opposto e speculare di volerne ridurre la portata storica, il significato. Tra questi due estremi la ragione ci indica la via giusta, quella di affermarne l’unicità e l’imparagonabilità, non per trasformarlo in culto, ma perchè solo in questo modo si può fare storia, aderendo cioè ai fatti.

La Shoah è il culmine di secoli di antisemitismo, è cioè, l’evento terminale di una ininterrotta istigazione all’odio che non ha eguali nel corso della storia. Non si tratta di diminuire altri genocidi, si tratta di spiegare perchè questo genocidio in particolare ha una natura essenzialmente diversa da tutti gli altri. Non è un privilegio, non esistono privilegi nell’odio e nell’orrore, esiste però una eziologia che permette di comprendere come e perchè esso si è potuto generare.

Il tentativo di ridimensionre la Shoah, di diluirla, ha anche un altro risvolto, ed è quello di attaccare, attraverso di essa, Israele. Un libro come quello di Norman Finkelstein, pupillo di Noam Chomsky, L’industria dell’olocausto, uscito nel 2002, in cui si accusa Israele di sfruttare la memoria della Shoah per potersi presentare come uno Stato vittima e così immunizzarsi dalle critiche per i crimini che esso perpetrerebbe nei confronti dei palestinesi, ne è un esempio evidente.

Lo Stato ebraico diventa così il bersaglio della critica alla specifica identità della Shoah, ritenuta troppo marcata, divisiva, gerarchica, come è reputato intollerabile che Israele sia lo Stato degli ebrei, nato con il presupposto di dare ad essi una nazione.

Una operazione come quella del Festival delle Memorie di Ferrara, poi diventato Settimana delle Memorie, lavora proprio in questa direzione. Inserendo la Shoah in una serie di giornate dedicate anche ad altri genocidi o stermini, la trasforma in un episodio in mezzo a un lungo e inerrestabile processo di violenza che si dovrebbe, per coerenza, fare risalire all’antichità. Non potendolo fare, ci si limita a questo espediente demagogico. Bisogna fare “memorie” non “memoria”, anche se, guarda caso, per farlo si sceglie la settimana che culmina proprio il 27 di gennaio con il ricordo del genocidio degli ebrei.

Operazioni come queste sono trasparenti nel loro intento e vanno respinte con fermezza. Per tutti i genocidi e gli stermini che si desiderano ricordare ci sono dodici mesi a disposizione, gennaio è riservato a quello degli ebrei. Il resto è solo strumentale.





La banalizzazione della Memoria
27 gennaio 2022

http://www.linformale.eu/la-banalizzazi ... a-memoria/

L’antisemitismo in Europa nel corso dei secoli, ha assunto forme poliedriche che hanno toccato anche personaggi di grande cultura e intimamente democratici. In questa ottica è interessante ricordare un episodio, poco noto al grande pubblico, avvenuto tra il primo ministro francese Georges Clemenceau e il leader sionista Haim Weizmann in occasione delle trattative che si svolsero a Parigi al termine del Primo conflitto mondiale. Però prima di entrare nello specifico dell’episodio è opportuno ricordare velocemente chi fosse Clemenceau e sottolineare il clima culturale nel quale visse.

Georges Clemenceau nacque in una famiglia repubblicana fortemente anticlericale, si laureò in medicina (professione a cui non si applicò molto). Dotato di una vasta cultura in campo letterario e filosofico si dedicò con passione al giornalismo. Divenne, nel corso degli anni, uno stimato politico e un grande statista: ricoprì varie cariche ministeriali e fu primo ministro durante le trattive di pace a Versailles nel 1919.

Ebbe grande notorietà durante gli anni del processo Dreyfus, che spaccò letteralmente la Francia in due. Durante le manifestazioni più violente di carattere antisemita scatenate dalle forze reazionarie e nazionaliste della società francese, prese senza esitazioni le difese del capitano ebreo alsaziano. Assieme ad Emile Zola, nel 1898, fu uno degli artefici che portarono alla riapertura del caso e alla sua riabilitazione (Dreyfus non ottenne la piena assoluzione a causa del clima politico pesantemente antisemita dell’epoca ma dovette fare richiesta di grazia). Non ebbe esitazioni ad attaccare le frange più antisemite definendole “clericali e bigotte”.

Aveva numerosi amici ebrei, tra i quali si possono ricordare Luis Mullem, Arthur Meyer, Jacques e Joseph Reinach e Cornelius Herz che fu uno dei maggiori finanziatori del suo giornale La Justice. Suo figlio Michel sposò una donna ebrea, Ida Michnay, originaria dell’attuale Slovacchia. In pratica Clemenceau era senza dubbio l’equivalente dell’odierno politico e attivista “progressista”.

In Francia, il clima politico e sociale – durante l’attività giornalistica e politica di Clemenceau – era contrassegnato da un pesante antisemitismo nonostante la Francia fosse lo Stato europeo più “tollerante” e che per primo aveva riconosciuto i pieni diritti civili e religiosi alla componente ebraica della cittadinanza. Questa apparente contraddizione non deve stupire. Larghe fasce della popolazione non aveva ancora pienamente accettato che gli ebrei francesi, grazie alla Rivoluzione del 1789, avessero gli stessi pieni diritti di tutti gli altri cittadini e restavano ancorati agli stereotipi e ai pregiudizi dei secoli precedenti. Per di più, numerosi ebrei non essendo più costretti a vivere nei ghetti e potendo accedere a tutti i mestieri e alle cariche (anche pubbliche) in poco tempo avevano iniziato a ricoprire importanti posizioni in tutti i campi. Questa ascesa sociale era vista, negli ambienti nazionalisti e cattolici, con diffidenza, stupore e odio. Come si vedrà a proposito di Clemenceau questo pregiudizio non era assente neanche a sinistra. Che lui stesso fosse imbevuto di analoghi pregiudizi antiebraici traspare numerose volte nei suoi scritti e nelle frasi da lui pronunciate con amici, collaboratori o avversari politici.

Si scorge in Clemenceau una vera e propria ambivalenza nei confronti degli ebrei; da un lato dimostrava ammirazione nei loro confronti in quanto singoli individui con molta cultura, perfettamente integrati nella società francese e che ne condividevano i valori. Sostanzialmente ammirava molto gli ebrei “depurati” della loro “ebraicità”, dall’altra, con quelli che desideravano conservare le tradizioni e la cultura ebraica aveva una posizione molto meno tollerante e ricca di stereotipi, come si evince dagli scritti prodotti dopo vari soggiorni nell’Europa dell’Est.

È utile ricordare, come esempio, che in occasione dell’accettazione da parte di Alfred Dreyfus della grazia del Presidente della Repubblica, nel 1899, Clemenceau affermò che “il temperamento degli ebrei non li spinge ad affrontare la battaglia”. Questo tipico stereotipo antiebraico (smentito dalla percentuale di ebrei caduti in tutte le guerre che era ben superiore alla loro percentuale sulla popolazione complessiva) non teneva conto di quello che Dreyfus aveva passato nei cinque anni precedenti e soprattutto delle possibilità quasi nulle di ottenere il ribaltamento di un’accusa costruita a tavolino dalle massime cariche dell’esercito francese.

L’Episodio

Haim Weizmann era il capodelegazione dell’Organizzazione Sionista presente a Parigi per perorare la causa del popolo ebraico al fine della ricostituzione di una patria nazionale ebraica, nel futuro riassetto generale del Medio Oriente fuoriuscito dal pluri secolare dominio turco. Il 27 febbraio, Weizmann aveva discusso un proprio memorandum contenente le richieste sioniste davanti al Consiglio delle Grandi potenze. Aveva già ottenuto l’appoggio britannico e in linea di massima anche quello delle altre Potenze. Clemenceau non era presente all’incontro in quanto ancora convalescente a causa dell’attentato subìto pochi giorni prima.

Quando Weizmann e Clemenceau si incontrarono molto brevemente, come testimoniò un ufficiale britannico presente all’incontro (il colonnello Richard Meinertzhagen), dopo una veloce descrizione delle richieste a nome del popolo ebraico fatta da Weizmann, Clemenceau disse: “Noi cristiani non possiamo perdonare gli ebrei per aver crocifisso Cristo”. Questa frase racchiude bene duemila anni di antigiudaismo cristiano.

La prima considerazione da fare in merito a Georges Clemenceau è che non si può certo accusare di avere coltivato nel passato posizioni pregiudiziali verso gli ebrei, come dimostra chiaramente il caso Dreyfus. Tuttavia va rilevato che all’epoca del processo, Clemenceau era all’opposizione e non al governo. In occasione dell’incontro con Weizmann, Clemenceau era a capo dell’esecutivo francese e vedeva minacciate le prerogative francesi in “Terra Santa” dalle richieste ebraiche. Il fatto di dover rinunciare al solo protettorato dei Luoghi Santi del cristianesimo era visto come una minaccia agli interessi francesi. Se a questo aggiungiamo lo stress per l’attentato subìto e i forti contrasti con i britannici e gli arabi di Feisal per interessi molto divergenti in Medio Oriente, si capisce chiaramente che sotto la spinta di una forte pressione anche il “laico e anticlericale” Clemenceau, non sia riuscito a contenere il riaffiorare del plurisecolare astio antiebraico presente nella cultura europea.

È importante rilevare che parole di quel tenore le espresse unicamente a Weizmann e non ad esempio a Feisal con il quale ebbe dissapori ben più gravi che portarono ad una rapida rottura tra i due. Viene spontaneo ipotizzare che l’acceso anticlericalismo di Clemenceau fosse reale fintanto che riteneva la Chiesa una minaccia per la Repubblica francese ma non avesse molto a che fare con il suo antigiudaismo. Per capire meglio l’ambivalenza di Clemenceau è necessario analizzare nel dettaglio la frase riferita a Weizmann, che comincia con l’inciso “Noi cristiani”. È interessante la scelta del “noi” che ha il duplice significato di specificare che egli stesso lo è (quindi si fa portavoce delle istanze di tutti i cristiani) e se c’è un noi, evidentemente c’è un “voi” che è interpretato come un antagonista, in questo caso, non perdonabile a causa delle colpe dei suoi antenati.

“Non possiamo perdonare gli ebrei per aver crocifisso Cristo”, è una affermazione in linea di continuità con la tradizione antigiudaica del cristianesimo più conservatore che Clemenceau aveva combattuto. Da questa frase si può trarre una considerazione fondamentale, la presenza irriducibile di un substrato culturale, o giacimento, così radicato da condizionare anche le élite più “progressiste”. Tutto ciò risulta essere ancora più sconcertante se consideriamo il contesto nel quale fu fatta questa accusa: una conferenza internazionale di pace dai contenuti squisitamente politici e diplomatici.

In pratica, Clemenceau, facendosi forza della falsa accusa di deicidio, pone Weizmann e tutto il movimento sionista su un piano moralmente inferiore al suo e a quello degli altri governi cristiani. Le conseguenze politico-diplomatiche di questo atteggiamento sono chiare: “voi” non potete trattare alla pari ma dovete accontentarvi di quello che decidiamo “noi cristiani”. A ben vedere questo atteggiamento è analogo a quello che ancora oggi si ha nei confronti di Israele, non fondato su un rifiuto teologico cristiano ma su un rifiuto religioso e politico islamico riassunto nella persuasione che Israele sia nato nella colpa e dunque meriti di essere trattato con regole diverse da quelle che valgono per tutti gli altri Stati.

Per comprendere meglio il clima del tempo (che, fondamentalmente è il medesimo di oggi) è utile riportare anche un altro giudizio espresso da un economista della delegazione britannica, niente di meno che John Maynard Keynes, il quale, riferendosi ad un consulente finanziario presente nella delegazione francese, Louis Klotz, così si espresse,”Klotz rimanda a tutti l’immagine dell’orribile ebreo che stringe la borsa dei soldi”. La “colpa” di Klotz era quella di rimanere rigido in merito alle richieste per le riparazioni tedesche nei confronti delle Francia dopo quattro anni di una devastante guerra che non aveva precedenti. Di posizioni rigide durante le trattative di Parigi ve ne furono parecchie e portate avanti da molti delegati ma nessuno venne giudicato in modo analogo. Un altro esempio di come l’antisemitismo fosse trasversale e ben diffuso nelle élite politiche, anche progressiste, ben prima del sorgere del nazismo.

In conclusione duemila anni di antisemitismo, declinato di volta in volta nelle sue molteplici forme di antigiudaismo, antisemitismo e antisionismo, si manifesta anche inconsapevolmente e non solo non riesce ad essere cancellato, ma sviluppa, come un virus, nuove varianti.



Ricordare o negare gli ebrei morti e maltrattare quelli vivi uccidendoli di nuovo, no grazie!
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Ebrei, zingari, clandestini, novax e no greenpass: accostamenti immondi e impossibili
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Re: Giornate della memoria per ricordare il male!

Messaggioda Berto » dom dic 01, 2019 9:59 am

Chiediamo alla Commissione Segre di fare propria e di promuove questa iniziativa in tutte le sedi possibili


L'uso improprio e criminale o abuso dell'Olocausto per colpevolizzare e demonizzare l'Europa e gli europei
viewtopic.php?f=205&t=2888
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 6124104303



Il caso di Schio e le Pietre d'inciampo


Forse il Comune di Schio con il suo sindaco Walter Orsi, in questi giorni al centro della polemiche sulle pietre di inciampo divisive, potrebbe incominciare.

Strumentalizzazioni sinistre per demonizzare le destre e alimentare l'odio


Vittime dei lager nazisti, la Giunta boccia le "pietre d'inciampo"
27 novembre 2019

https://www.vicenzatoday.it/politica/pi ... embre.html

I consiglieri comunali del Partito Democratico di Schio hanno presentato una mozione per l’installazione di “pietre d’inciampo” all’esterno delle abitazioni degli scledensi che morirono nei lager, fornendo un elenco di 14 vittime. La maggioranza ha bocciato la mozione perchè “divisiva” e perchè “non tiene conto delle morti da entrambe le parti”. Le pietre d’inciampo sono un’iniziativa che serve a lasciare una memoria diffusa dei cittadini deportati e morti nel campi di sterminio, nata dall’artista tedesco Gunter Demnig nel 1992 e che da allora si è diffusa in 26 paesi in tutta Europa.

«Come possa essere divisiva un’azione volta a ricordare vittime di un regime dittatoriale che ha compiuto un abberrante genocidio non lo capiremo e soprattutto non lo accetteremo mai» Le parole di Chiara Luisetto, Segretaria Provinciale dem, che continua «una risposta del genere è volutamente provocatoria ed è inaccettabile che tali bassezze arrivino fin dentro le aule dei consigli comunali.»

Anche i Circoli PD dell'Alto Vicentino condannano con forza quanto avvenuto in consiglio comunale a Schio. «È un fatto gravissimo" - sostengono Giacomo Stiffan e Daniele Dalla Costa a nome dei democratici scledensi - "che dimostra l'importanza di continuare a sostenere con forza gli ideali antifascisti impressi nella nostra Costituzione e che, a quanto pare, la maggioranza del consiglio comunale di Schio preferisce rigettare. Chi sceglie di dimenticare le vergogne del nazifascismo (o meglio, di farle dimenticare) si rende complice del suo strisciante ma ormai palese ritorno»

https://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_di_Schio

https://www.facebook.com/valter.orsi



PIETRE DI INCIAMPO . IL GIORNALE DI VICENZA.
Paola Farina

https://www.facebook.com/paola.farina.3 ... 0427030921

Mia lettera pubblicata oggi nel Il Giornale di Vicenza, con qualche taglietto che non altera il testo, solo che bisognerebbe "che le persone capissero che le Pietre non è che si possano comprarle e poi posarle per delibera comunale", così, perché si vuole fare così, magari dimenticando che tra i deportati c'era anche un Ebreo!

Per tanti anni mi sono occupata di Memoria e mi sono confrontata con opinioni diverse, cercando un punto d’incontro, anche nel dissenso, ora provo disgusto. È giusto ricordare? Indubbiamente sì, ma nel corretto equilibrio, solo per onorare la memoria di chi non c’è più e non per veder realizzato un progetto personale, peggio ancora politico. Stiamo vivendo la peggior strumentalizzazione della storia emozionale della Shoà e della Deportazione, vuoi da una parte, vuoi dall’altra. Un continua offesa alle Vittime e alla Memoria!
Pietre di inciampo? Sì o no? Sì, se richieste dagli eredi, non si può andare contro i desideri e alle sofferenze dei famigliari, anche se non si saprà mai se il defunto è contento di questa memoria. Per me i no prevalgono sui sì perché viviamo in un mondo maleducato. Memoria? Finora sono state posate 71.000 pietre dell’artista Gunter Demnig Il costo attuale di una pietra è di 120 euro, più un rimborso spese per la trasferta. La prima pietra è stata posata a Colonia in ricordo di mille Sinti e Rom deportati nel maggio del 1940, ha avuto successo e l’artista ha pensato bene di allargare l’iniziativa verso gli ebrei e tutte le vittime dei campi di sterminio e fu così che la cinquanta millesima pietra della sua carriera è stata posata a Torino. Giro d’affari finora? Presumibilmente tra i 6 e i 7 milioni di euro. Gli amministratori locali dovrebbero prima documentarsi. Le pietre richiedono una procedura, una lista di attesa, una ricerca, una consegna di documenti e solo Demnig le può posare. Negli ultimi due anni (ma la storia era cominciata con la precedente Amministrazione Variati), su richiesta del Comune di Vicenza ho rintracciato i parenti di quattro ebrei vicentini vittime delle Shoà, una entusiasta per la pietra; una notevolmente contraria, rinnega le proprie origini ebraiche, uno vive lontano e uno non mi ha risposto. Quando si copiano queste ricerche o si parla, tanto per parlare, sembra tutto facile, quando ci si mette anima e corpo, ci si rende conto della difficoltà nell’addentrarsi nei meandri delle anime di altre persone e condividere sentimenti che assumono aspetti e valenze complicati. Devastante, è quando una persona anziana, è contattata per ricordare i propri cari e poi, per una ragione o l’altra non si riesce a portare a buon fine l’iniziativa. Altrettanto devastante è quando si vuole imporre il proprio desidero su quello del parente della vittima: il parente dovrebbe essere l’unico ad avere potere decisionale.
Non si entra in casa degli altri senza bussare la porta! Non capisco questa ritrovata memoria delle Amministrazioni di voler proporre a tutti i costi un’iniziativa sorta nel 1992. Perché proprio ora? Svegliarsi un po’ prima non era possibile? Detto questo se un’Amministrazione vuole ricordare le vittime di una qualsiasi atrocità, ha mille modi per poterlo fare, il primo è una donazione alla Memoria, devolta a chi soffre. Le Pietre di Inciampo sono, oggi come oggi diventate non il Ricordo o la Commemorazione, ma lo specchio di gratificazioni personali e/o politiche, perché ricordare con rispetto e cuore è una peculiarità di poche persone. Ergo, sì alle pietre di inciampo solo se richieste al Comune da un familiare, no alle speculazioni se riaccendono altri dolori!


Gino Quarelo
Lettera condivisibile.
No alle strumentalizzazioni sinistre per demonizzare le destre e alimentare l'odio.
Nle caso di Schio non c'entrano gli ebrei, la Shoà e l'antisemitismo (uno solo tra i vari deportati era ebreo) ma c'entra piuttosto il conflitto che a Schio si vive per gli eccidi dei fascio-tedeschi e le stolte provocazioni dei partigiani che le hanno causate. Il PD locale strumentalizza queste questioni per dare contro alle destre ma non propone mai iniziative analoghe per ricordare i gulag comunisti e tutto il male fatto dai nazi-comunisti.
Nel caso di Schio, va ricordato il conflitto civile tuttora esistente nella comunità locale a causa dei crimini compiuti anche dai partigiani rossi o comunisti, il sindaco di Schio deve fare i conti con questi problemi e deve cercare di non alimentarli e di promuovere soluzioni condivise.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Giornate della memoria per ricordare il male!

Messaggioda Berto » dom dic 01, 2019 10:00 am

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Re: Giornate della memoria per ricordare il male!

Messaggioda Berto » dom dic 01, 2019 10:00 am

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Re: Giornate della memoria per ricordare il male!

Messaggioda Berto » lun dic 02, 2019 8:41 pm

Fascisti e antifascisti, nazisti, comunisti, maomettisti e zingari, la loro disumanità e inciviltà
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 205&t=2731
https://www.facebook.com/alberto.pento/ ... 3975893749




I crimini dei comunisti a cominciare da quelli di Lenin e di Stalin



Risoluzione Ue contro il Comunismo
Una decisione che sta già scatenando numerose polemiche politiche anche in Italia
Il Partito Comunista parte all’attacco di coloro che l’hanno votata
agos7o 2019

https://www.v-news.it/risoluzione-ue-co ... comunismo/


BRUXELLES – Ieri il Parlamento Europeo ha bandito il Comunismo e i totalitarismi. Una decisione di condanna netta che sta alimentando già numerose polemiche politiche in tutti i paesi del continente.

Una decisione che ha coalizzato gran parte delle forze oggi rappresentate nell’Europarlamento, compresi i partiti italiani che invece alle Camere a Roma si contrappongono su posizioni completamente diverse.

Il Parlamento Europeo infatti ieri, 19 settembre, ha adottato la risoluzione 2019/2819 (RSP) con la quale ha espresso la propria totale condanna per “tutte le manifestazioni e la diffusione di ideologie totalitarie, come il nazismo e lo stalinismo, all’interno dell’Unione”.

Il Parlamento Europeo

Allo stesso modo il Parlamento dell’Ue con la risoluzione “condanna il revisionismo storico e la glorificazione – si legge nella risoluzione adottata dall’UE- dei collaboratori nazisti in alcuni stati membri dell’UE; è profondamente preoccupato per la crescente accettazione di ideologie radicali e per il ritorno al fascismo, al razzismo, alla xenofobia e ad altre forme di intolleranza nell’Unione europea

ed è turbato dalle notizie di collusione di leader politici, partiti politici e forze dell’ordine con movimenti radicali, razzisti e xenofobi di varia denominazione politica in alcuni Stati membri; invita gli Stati membri a condannare con la massima fermezza tali accadimenti, in quanto compromettono i valori di pace, libertà e democrazia dell’Ue”.

Durissima la presa di posizione del Partito Comunista italiano guidato da Marco Rizzo che sulla propria pagina Facebook pubblica i nomi di tutti gli europarlamentari italiani di vari partiti che hanno votato tale risoluzione.

“PD – LEGA – FDI votano in blocco la risoluzione anticomunista” tuonano i comunisti italiani dalla propria pagina Fb condannando in modo particolare l’equiparazione del comunismo con la violenza ed il sangue provocato dai nazisti, ricordando l’intervento fondamentale dell’URSS nella sconfitta della Germania di Hitler per porre fine alla Seconda Guerra Mondiale.

“Nella giornata di ieri il Parlamento europeo con 535 voti a favore, 66 contro e 52 astenuti ha approvato la mozione di condanna dell’uso dei simboli del comunismo – si legge nella nota del Partito Comunista italiano su Fb – , chiedendo la rimozione dei monumenti che celebrano la liberazione avvenuta ad opera dell’Armata Rossa ed equiparando il comunismo al nazifascismo.

Di seguito tutti i parlamentari che hanno votato questa infame mozione, tra i quali tutti i parlamentari del PD” (in basso il post completo del Partito Comunista).


L'Europa condanna il comunismo: il comunismo come il nazismo
Settembre 22, 2019

https://www.bufale.net/leuropa-condanna ... l-nazismo/

Ci segnalano i nostri contatti una serie di condivisioni secondo cui l’UE avrebbe dichiarato il comunismo come il nazismo, rendendo illegali entrambi.

In realtà tale menzione è una grossolana semplificazione di una Risoluzione Europea.

Premessa: come tutti sanno le Risoluzioni sono atti di indirizzo non vincolanti, ancorché rilevanti per “provare il punto” su qualcosa.

Ed è proprio il punto che in questo casi si vuole provare ad aver infiammato il dibatitto social.

Casus belli è la risoluzione rubricata Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa che, tra l’altro

1. ricorda che, come sancito dall’articolo 2 TUE, l’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze; rammenta che questi valori sono comuni a tutti gli Stati membri;

2. sottolinea che la Seconda guerra mondiale, il conflitto più devastante della storia d’Europa, è iniziata come conseguenza immediata del famigerato trattato di non aggressione nazi-sovietico del 23 agosto 1939, noto anche come patto Molotov-Ribbentrop, e dei suoi protocolli segreti, in base ai quali due regimi totalitari, che avevano in comune l’obiettivo di conquistare il mondo, hanno diviso l’Europa in due zone d’influenza;

3. ricorda che i regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni, causando, nel corso del XX secolo, perdite di vite umane e di libertà di una portata inaudita nella storia dell’umanità, e rammenta l’orrendo crimine dell’Olocausto perpetrato dal regime nazista; condanna con la massima fermezza gli atti di aggressione, i crimini contro l’umanità e le massicce violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime nazista, da quello comunista e da altri regimi totalitari;

4. esprime il suo profondo rispetto per ciascuna delle vittime di questi regimi totalitari e invita tutte le istituzioni e gli attori dell’UE a fare tutto il possibile per garantire che gli orribili crimini totalitari contro l’umanità e le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani siano ricordati e portati dinanzi ai tribunali, nonché per assicurare che tali crimini non si ripetano mai più; sottolinea l’importanza di mantenere vivo il ricordo del passato, in quanto non può esserci riconciliazione senza memoria, e ribadisce la sua posizione unanime contro ogni potere totalitario, a prescindere da qualunque ideologia;

5. invita tutti gli Stati membri dell’UE a formulare una valutazione chiara e fondata su principi riguardo ai crimini e agli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista;

6. condanna tutte le manifestazioni e la diffusione di ideologie totalitarie, come il nazismo e lo stalinismo, all’interno dell’Unione;

7. condanna il revisionismo storico e la glorificazione dei collaboratori nazisti in alcuni Stati membri dell’UE; è profondamente preoccupato per la crescente accettazione di ideologie radicali e per il ritorno al fascismo, al razzismo, alla xenofobia e ad altre forme di intolleranza nell’Unione europea ed è turbato dalle notizie di collusione di leader politici, partiti politici e forze dell’ordine con movimenti radicali, razzisti e xenofobi di varia denominazione politica in alcuni Stati membri; invita gli Stati membri a condannare con la massima fermezza tali accadimenti, in quanto compromettono i valori di pace, libertà e democrazia dell’UE;

Riteniamo che una semplice applicazione della teoria degli insiemi possa ridimensionare, di molto, il concetto di condanna al comunismo contenuto nelle varie condivisioni sociali, nonché il concetto di comunismo come il nazismo.

Abbiamo infatti da un lato il blocco nazifascista nel suo complesso, nonché ogni singola ideologia di stampo nazista, dall’altro lato non l’insieme del “comunismo tutto”, ma dello Stalinismo e derivazioni (Khmer Rossi e co.)

Stalinismo incardinato nel momento storico del 23 agosto 1939, con la stipula del patto Molotov-Ribbentrop.

Insomma: non tutte le forme di comunismo sono staliniste, ma lo stalinismo è una forma di comunismo.

Interpretazione questa, corroborata dalle parole di David Sassoli, il quale rimarca che l’interpretazione del testo punta allo Stalinismo dal 1939 al 1989, quindi da Stalin a Gorbaciov, dal patto Ribbentrop-Molotov alla Glasnost

“Noi non vogliamo che tornino Paesi in cui le libertà fondamentali siano compromesse”, ha spiegato il presidente del Parlamento europeo, Sassoli, parlando a Bari, “ricordiamoci che quarant’anni fa, a Praga, che è casa nostra, arrivavamo i carri armati”. “Ci sono stati nella storia del Novecento dei fenomeni che non hanno consentito a tante persone di godere delle libertà. Nei Paesi europei, in particolare. Ecco il riferimento a quella risoluzione”.

In compenso, la formulazione particolarmente ampia della Risoluzione si presta a interpretazioni, ed il rischio delle “interpretazioni social in salsa equiparativa” era stato già denunciato

La risoluzione dell’Europarlamento sulla memoria europea che ha condannato il comunismo come sistema politico “totalitario” fa discutere LeU e David Sassoli.
“Comunismo e nazismo sono stati posti sullo stesso piano”, hanno denunciato Francesco Laforgia e Luca Pastorino, senatore e deputato di Liberi e Uguali, “una falsificazione ignobile come è ignobile che a votarla siano stati tanti sedicenti democratici nostrani”.

“In un momento storico in cui avanzano gli estremismi di destra bisognerebbe porre maggiore attenzione alle verità storiche”, aggiungono i due esponenti di LeU, “queste distorsioni sono una pericolosa rilettura che finiscono per sdoganare ideologie neo-fasciste.

Insomma, ci vuole per la stesura di ogni testo di natura politica una fortissima attenzione, proprio perché oltre che da un pubblico tecnico dovrà essere letto da un pubblico atecnico, e anche se è un atto di indirizzo, prima o poi, nel momento in cui si

20. esorta gli Stati membri ad assicurare la loro conformità alle disposizioni della decisione quadro del Consiglio, in modo da contrastare le organizzazioni che incitano all’odio e alla violenza negli spazi pubblici e online, nonché a vietare di fatto i gruppi neofascisti e neonazisti e qualsiasi altra fondazione o associazione che esalti e glorifichi il nazismo e il fascismo o qualsiasi altra forma di totalitarismo, rispettando nel contempo l’ordinamento giuridico e le giurisdizioni nazionali;

dovrà incarnarsi in atti giuridici.

La senzazione avuta da diversi interpreti è quella di un atto di indirizzo rivolto espressamente all’attuale Russia, introducendo l’inevitabile sgrammaticatura politica del trattare una questione storica dal punto di vista politico-istituzionale.

Aprendo quindi la via a disinformazioni palesi e scontro istituzionale tra le forze che hanno votato la risoluzione.

Ripetiamo, è evidente che l’oggetto del testo sia la declinazione Stalinista del comunismo.

È evidente che l’oggetto sia limitato nello spazio e nel tempo: ma davvero vogliamo mettere in mano al Popolo della Rete convinto di aver sconfitto la mafia telefonando a Rosy Abate per annunciarle che se non avesse fermato il crimine organizzato una “ronda del piacere” sarebbe arrivata a casa sua per usarle violenza uno strumento del genere per trascinare ulteriormente il dibattito sociale, morale e civile verso il basso?

Per questo ci vuole un testo al di sopra di ogni interpretazione. Ricordando che al momento non solo permane, ma si discute di una ulteriore stretta di vite su

i gruppi neofascisti e neonazisti e qualsiasi altra fondazione o associazione che esalti e glorifichi il nazismo e il fascismo o qualsiasi altra forma di totalitarismo

Che, con una mossa destinata certamente al dibattito, ora comprende lo Stalinismo.



Olocausto Ucraino, quando i russi mangiavano i bambini

di Filippa Marinetti
22 ottobre 2019

https://www.ilmemoriale.it/storia/2017/ ... mW8RbknoEY


Holodomor, noto informalmente anche come Genocidio ucraino, o Olocausto ucraino, è il nome attribuito alla carestia, che si abbatté sul territorio dell'Ucraina dal 1929 al 1933, che causò milioni di morti.

Il termine Holodomor deriva dall'espressione ucraina moryty holodom, che significa "infliggere la morte attraverso la fame". In Ucraina, il giorno ufficiale di commemorazione dell'Holodomor è il quarto sabato di novembre.

In seguito ad un progetto del regime sovietico, per cui la ricchezza prodotta dall'agricoltura doveva essere interamente trasferita all'industria e per ottenere questo le terre e tutta la produzione dovevano passare sotto il controllo dello stato, si concentrò l'azione coercitiva dello stato sovietico contro la popolazione contadina ucraina.

I contadini si opposero fermamente alla collettivizzazione, occultando le derrate alimentari, macellando il bestiame, e ricorrendo perfino alle armi. Stalin reagì ordinando eliminazioni fisiche e deportazioni di massa nei campi di lavoro forzato.

Malgrado la riduzione della resa agricola, le autorità sovietiche richiesero un sostanziale incremento del raccolto nel 1932, puntando a un obiettivo irrealizzabile.

Nel novembre 1932 un decreto segreto ordinò alla polizia e alle forze di repressione di aumentare la loro "efficacia". Molotov ordinò anche di non lasciare grano nei villaggi ucraini e di confiscare anche barbabietole, patate, verdure ed ogni tipo di cibo.

In pochi mesi, la campagna ucraina, una regione storicamente molto fertile, si trasformò in uno scenario nel quale imperversava una terribile carestia.

Quest carestia del 1932-1933 non fu causata da un collasso infrastrutturale, né fu un effetto a lunga distanza della prima guerra mondiale, ma fu un deliberato atto politico e una decisione amministrativa.

Il governo sovietico negò gli iniziali rapporti sull'evento e impedì ai giornalisti stranieri di viaggiare nella regione. Nei 13 anni tra il 1926 e il 1939, la popolazione dell'Ucraina, invece di aumentare, si ridusse da 31 a 28 milioni, si stima che il genocidio abbia ucciso oltre 5milioni di persone.

Il 23 ottobre 2008 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione nella quale ha riconosciuto l'Holodomor come un crimine contro l'umanità.

Questa terribile carestia spinse la gente ad atti di cannibalismo. I più disperati, resi folli dalla fame, andavano nei villaggi vicini per rapire i bambini. Da qui nacque la leggenda secondo la quale i comunisti mangiano i bambini.

Articolo di: Filippa Marinetti




Cina. Settant'anni di comunismo e 40 milioni di morti
LeoneGrotti
1 ottobre 2019

https://www.tempi.it/cina-settantanni-d ... caz1lwzUAI

Il regime festeggia oggi i 70 anni della Repubblica popolare. Xi Jinping elogia i successi del comunismo senza ricordarne le stragi
Mao Zedong

«Il popolo cinese si è alzato in piedi!». Con queste parole passate alla storia settant’anni fa, l’1 ottobre 1949, Mao Zedong annunciava a Pechino in Piazza Tienanmen la nascita della Repubblica popolare cinese. Per commemorare l’avvento al potere del regime comunista, questa mattina un’enorme parata militare con 15 mila soldati, carri armati e missili balistici sfilerà per viale Chang’an sotto gli occhi di un pubblico scelto dal regime, dell’apparato gerarchico comunista al gran completo e ovviamente del segretario generale del partito comunista, nonché presidente a vita della Cina, Xi Jinping.


IL SOGNO CINESE

Da settimane Xi è impegnato nelle celebrazioni e gira tutto il paese per magnificare i successi del regime, il “sogno cinese”, che rimane il suo slogan preferito, e il socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era, programma lanciato nel 2012. Ieri, in Piazza Tienanmen, Xi si è inchinato tre volte davanti al mausoleo dove si trova la salma di Mao, mentre pochi giorni fa il presidente si è recato a Xinyang (Henan), prefettura della Cina centrale, per tributare i dovuti onori al mausoleo che ricorda i nomi dei 130 mila combattenti dell’Esercito popolare di liberazione morti durante la guerra civile.

Qui Xi ha esaltato le decine di migliaia di «martiri» rivoluzionari che hanno «conquistato questa terra rossa riscattandola con il proprio sangue». Dobbiamo sempre «ricordarci da dove proviene il potere rosso e commemorare la memoria dei nostri martiri», ha aggiunto. Xi ha poi lodato il fulgido passato della Cina, che prelude a un futuro ancora più prospero, e ricordato i meriti delle riforme del partito comunista nel portare «felicità e successo» alle masse.


IL GRANDE BALZO IN AVANTI: 30-40 MILIONI DI MORTI

Ciò che Xi si è dimenticato di ricordare è che proprio a Xinyang una delle mirabolanti riforme del regime comunista ha causato la morte di un milione di persone. Era l’epoca del Grande balzo in avanti, la folle campagna di modernizzazione comunista dell’economia della Cina imposta da Mao. Dal 1958 al 1962 morirono di fame, o uccisi dai soldati, tra i 30 e i 40 milioni di persone.

Nella regione di Xinyang, un milione di residenti su otto milioni morirono di fame e di abusi. Nel villaggio di Gaodadian, come riporta il New York Times, sono state erette due stele per ricordare i 72 abitanti (su un totale di 120) periti di stenti. I più anziani, sopravvissuti alla strage, ancora ricordano come la gente era ridotta a mangiare l’erba e a sventrare i cuscini per prendere e bollire le bucce di frumento. I più disperati sono arrivati addirittura a mangiare i cadaveri.


IL MEMORIALE DIMENTICATO

Il memoriale, ricoperto di sterpaglie, è stato eretto da Wu Yongkuan, oggi 75enne. Il padre, Wu Dejin, morì nella carestia dopo essere stato denunciato dai funzionari comunisti per aver osato chiedere del cibo per l’intero villaggio. Dopo aver creato il disastro, infatti, il regime accusò i contadini di nascondere il grano. Ancora oggi, gli abitanti del villaggio non accusano Mao per l’immensa strage: «Non è stata colpa sua, i leader non sapevano che la gente moriva di fame». Mao invece sapeva tutto ed è famoso un suo discorso del 25 marzo 1959, nel quale disse: «Quando non c’è abbastanza da mangiare, la gente muore di fame. È meglio lasciare che metà della popolazione muoia, così che l’altra metà possa mangiare a sazietà».

Xi ovviamente non ha visitato il memoriale eretto da Wu Yongkuan. Da anni il presidente cinese mette in guardia i più alti quadri del regime, spiegando che l’Unione Sovietica è crollata quando le autorità hanno permesso alla gente di criticare gli errori del partito comunista. Ecco perché Xi mette a tacere i critici e si guarda bene dal citare l’interminabile lista di errori compiuti dal partito nel governo dalla Cina, come la Rivoluzione culturale (tre milioni di morti) o il massacro di Piazza Tienanmen (10 mila morti) o le alluvioni che hanno colpito l’Henan nel 1975 per il cedimento delle dighe costruite male (26 mila morti).


«SONO MORTI TUTTI»

Xi oggi magnifica i risultati ottenuti dal regime comunista in Cina, omettendo che la crescita economica e l’alleviamento della povertà sono costati decine di milioni di morti. Wu Ye, 51 anni, che ha aiutato il padre a erigere il memoriale per il nonno e gli altri cinesi morti di fame nel villaggio di Gaodadian, ha scoperto quale fosse la reale entità della catastrofe del Grande balzo in avanti solo quando si è trasferito negli Stati Uniti. «Su internet tanti cinesi continuano a dire che è impossibile che siano morte così tante persone. Vorrei potergli dimostrare la verità».

Nella prefettura di Xinyang in pochi hanno fatto caso alla visita di Xi Jinping. La memoria della carestia è ancora troppo forte. «Oggi c’è abbastanza da mangiare», ricorda scoppiando a piangere Chen Xueying, 71 anni. «Ma allora passavano giorni e notti intere senza che si trovasse nulla. Abbiamo sofferto tanto. Sono morti tutti».
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Re: Giornate della memoria per ricordare il male!

Messaggioda Berto » dom dic 08, 2019 9:10 pm

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Re: Giornate della memoria per ricordare il male!

Messaggioda Berto » dom dic 08, 2019 9:10 pm

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