Chiediamo alla commissione Segre e alla senatrice Liliana Segre cosa intendono fare nel caso di Magdi Allam che da 15 anni vive sottoscorta per le minacce del nazismo maomettano?Intervista a Magdi Cristiano Allam: c’è sempre qualcuno che mi dice “devi morire”...di Giusy Federici
08/08/2017
http://www.difesaonline.it/evidenza/int ... evi-morire “Visto che negli ultimi anni mi hanno ridotto sempre di più la scorta, chiedo allo Stato, al di là di chi governa, di tutelare in modo adeguato la mia sicurezza per consentirmi di andare avanti nella missione di dire la verità in libertà. Siamo tutti sulla stessa barca. Se dovessero uccidere la mia libertà, morirà la libertà di tutti noi”. È un estratto della lettera che il giornalista e scrittore Magdi Cristiano Allam ha scritto al ministro dell’Interno Marco Minniti e che ha pubblicato online, mentre aspetta una risposta che tarda ad arrivare.
Le minacce a Magdi Allam, che non ha bisogno di presentazioni, sono vere, c’è una fatwa che invita i musulmani di tutto il mondo a ucciderlo e questo è avvenuto ben prima che fosse battezzato, la notte di Pasqua del 2008, da Papa Ratzinger, Benedetto XVI. Allam ha il coraggio delle proprie idee, è un uomo in prima linea, di grande spessore e dignità e sotto scorta da anni, anche se la scorta è sempre più ridotta. Un libro appena pubblicato, “Maometto e il suo Allah”, lo espone ancora di più al pericolo di ritorsioni. È importante che, in accordo con le sue idee oppure no, istituzioni, cittadini e colleghi non lo lascino solo.
Con la pubblicazione del nuovo libro, Maometto e il suo Allah, sono aumentate le minacce?
Le minacce ci sono sempre. Nei vari social, che sia facebook o twitter, c’è sempre qualcuno che mi dice “devi morire”, “verrai fatto fuori”, etc. Qualche volta li ho anche denunciati, altre volte non lo faccio, perché tanto non succede nulla. Però mi preoccupa di più il silenzio di quelli che dovrebbero parlare, piuttosto che le urla di anonimi che probabilmente hanno false identità.
Gli anonimi, in genere, sono dei vigliacchi che si nascondono dietro la tastiera di un computer…
Mentre il silenzio di chi, so per certo, disapprova totalmente, questo mi preoccupa.
Così come ho ben presente che toccare il tema di Maometto per i musulmani è un tabù. Tieni presente che persino raffigurare Maometto è considerato blasfemo e un’azione che porta alla morte. Quando il 7 gennaio 2015 furono massacrati i vignettisti di Charlie Hebdo, per avere rappresentato in modo irriverente Maometto, in realtà quell’azione terroristica fu fatta in un clima dove tutti i musulmani erano d’accordo sul fatto il giornale dovessero essere sanzionato. Nel 2011 i cosiddetti moderati (quelli della grande moschea di Parigi dell’Uoif, unione delle organizzazioni islamiche di Francia, che in Italia ha il corrispettivo nell’Ucoii, unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia, entrambi ideologicamente legati ai Fratelli musulmani), avevano portato in tribunale i vignettisti del giornale satirico. Avevano intentato una causa legale per denunciare la pubblicazione delle vignette raffiguranti Maometto.
C’è anche il fatto che ai funerali a Parigi, con la presenza dei capi di Stato, una grande marcia con un milione di persone, i musulmani che presero parte a questa manifestazione non innalzarono il cartello “je suis Charlie”, ma “je suis Ahmed” e Ahmed era uno dei due poliziotti uccisi di guardia alla sede di Charlie Hebdo, di origine maghrebina con nazionalità francese, musulmano, che fu identificato dai suoi correligionari come loro eroe. Nessuno di loro ha condannato il massacro dei vignettisti di Charlie Hebdo perché tutti i musulmani erano convinti che non si può irridere Maometto.
Ma il libro non è un’operazione satirica…
Allora, il fatto che io abbia scritto il libro, dal titolo “Maometto e il suo Allah”, pur nella più assoluta attendibilità delle fonti perché io rispetto le fonti ufficiali musulmane, fa emergere un quadro di Maometto fortemente inquietante. Emerge la realtà di un guerriero o meglio, di un predone del deserto, che ha ucciso, che ha combattuto, che ha personalmente sgozzato e decapitato soprattutto gli ebrei. Questo non può che sollevare la rabbia dei musulmani nei miei confronti. E quindi io ho voluto dire allo Stato: “guardate, questo libro, per quelli che ottemperano letteralmente e integralmente a ciò che Allah prescrive nel Corano e a quel che ha detto e ha fatto Maometto, per loro è una sorta di dichiarazione di guerra”.
Quanti sono gli uomini della scorta adesso?
Attualmente ho tre carabinieri di scorta, ma io avevo, inizialmente, il primo livello, quello eccezionale dove non c’è un limite né al numero degli operatori della sicurezza, che nel mio caso sono carabinieri, né alle macchine messe a disposizione. Io sono arrivato ad avere nove uomini di scorta e quattro macchine, nei momenti in cui lo Stato ha ritenuto che la minaccia fosse crescente.
Il ministro dell’Interno Minniti ha risposto all’appello?
Lo scorso 25 luglio, ho chiamato la segreteria del ministro, ho chiesto di mandargli una mail, l’ho fatto immediatamente, nella stessa mattinata. Fino ad oggi, 7 agosto, non ho avuto risposta. È preoccupante, perché solitamente un ministro, anche se non direttamente ma tramite la sua segreteria, risponde sempre. Ogni volta che, in passato, ho chiesto un incontro con il ministro dell’Interno o con il capo della Polizia o con il comandante generale dell’Arma dei carabinieri, sono stato sempre ricevuto, subito. Stavolta ho chiesto un incontro solo al ministro dell’Interno, per correttezza, perché la sicurezza, in Italia, dipende da lui. E speravo in una risposta positiva e veloce, mentre sono passate già due settimane. Minniti, che non posso dire di conoscere nel senso di frequentazioni, anche se l’ho incontrato più volte in trasmissioni televisive, l’ho sempre visto come una persona pacata, per bene. Mi aspetto comunque che lui mi chiami e che ci sia un modo adeguato a fronteggiare questa emergenza.
Alla luce di quando appena detto, anche adesso la minaccia è crescente. E il silenzio preoccupante di chi dovrebbe parlare… Chi è che invece tace? Le comunità islamiche?
Esatto. È del tutto ovvio che tra loro mi abbiano già condannato, questo è scontato. Come è del tutto ovvio che, tra loro, stiano meditando delle contromisure da prendere e sono in imbarazzo. Probabilmente il libro non hanno ancora avuto modo di leggerlo perché al momento, per averlo, bisogna passare attraverso il mio sito web, si può acquistare solo online sia in edizione cartacea che in e-book. Questo per un accordo con Piemme, che lo distribuirà in libreria da settembre mentre l’edizione attuale è pubblicata con la mia casa editrice, la Mca Comunicazione. Ma chiunque può averlo.
Io ho voluto fare un’azione di prevenzione perché purtroppo, quando accadono queste tragedie, non c’è più il diritto di replica. Allora ho voluto giocare d’anticipo, dicendo “fate attenzione, perché questo libro, per i musulmani, sicuramente rappresenta una dichiarazione di guerra e la scorta me l’avete ridotta sempre di più negli ultimi anni. Sappiate, da un lato, che in qualche modo reagiranno e, dall’altro, che nei miei confronti la condanna non decade mai, la fatwa non si allenta mai”. Quando loro, pubblicamente, mi hanno definito un nemico dell’Islam, non è una cosa che poi si dimentica.
Perché Magdi Cristiano Allam è l’apostata che deve essere punito?
Questo non da ora. Loro il passato non lo dimenticano, per loro resto sempre un apostata, un nemico dell’Islam. E quella minaccia di morte non decade mai, non mi considerano diversamente per il fatto che sono diventato cristiano. Nel Corano si dice che tutti nasciamo musulmani e poi, per “disgrazia”, per alcuni, il fatto di nascere in un Paese piuttosto che un altro li rende cristiani, o ebrei o buddhisti o hinduisti. Però per Allah tutti sono, in origine, musulmani. Tanto è vero che quando ci si converte all’Islam, non si dice “si è convertito”, ma “è ritornato all’Islam”. Quindi, nei miei confronti, resterà sempre il marchio dell’apostata, di chi ha abbandonato, di chi ha tradito.
Se è per questo, la chiamano apostata anche alcune persone legate a una politica che, per sintetizzare, potremmo definire di destra “estrema”. È un humus culturale ed ideologico legato a una certa simpatia per l’Islam in chiave antiebraica e anche anticristiana... Possiamo chiamarlo “fuoco amico”?
C’è sicuramente una destra che, partendo da posizioni ferocemente antiebraiche e individuando in Israele il male supremo e nella finanza ebraica il manipolatore delle sorti dell’umanità, di conseguenza ha una valutazione negativa nei miei confronti. Perché, da un lato, io invece sostengo lo Stato di Israele perché è giusto sostenere il diritto all’esistenza e, dall’altro, per essermi pronunciato in modo netto contro l’Islam. Dal loro punto di vista l’Islam è un loro alleato nella guerra contro l’Ebraismo e, paradossalmente, una guerra contro il Cristianesimo.
Il bisogno di sicurezza, in generale, oggi è particolarmente sentito in Italia…
Aldilà del mio caso specifico, sono anche preoccupato per la situazione della sicurezza in Italia. Ogni giorno accadono vicende che ci fanno toccare con mano che questo Stato ormai non è più in grado di tutelare la sicurezza dei cittadini, ci sono aggressioni alle Forze dell’ordine e anche ai militari. C’è la necessità vitale di investire e in modo cospicuo nella sicurezza, in modo da consolidare le Forze dell’ordine, le Forze armate e farlo anche sul piano anagrafico, visto che l’età media di poliziotti e carabinieri è tra i 45 e i 48 anni. E devono essere rafforzati anche sul piano contributivo, perché guadagnano poco, così come vanno ben equipaggiati con le armi, ormai arretrate. E formati con l’addestramento, che non è adeguato a fronteggiare il terrorismo islamico, soprattutto per le Forze dell’ordine che operano sul territorio.
Il bisogno di sicurezza, che io percepisco in prima persona, mi rendo conto che è un discorso più ampio, che riguarda tutti quanti noi, dove c’è la necessità di emendare le leggi, politicamente di prendere atto che siamo in guerra e che in guerra ci vuole una legge di emergenza, leggi speciali. Sul piano strettamente giuridico bisogna prendere atto che una concezione del terrorismo islamico non è una variante della criminalità organizzata, dove gli arresti sono consentiti soltanto in flagranza di reato e solo se vengono trovate armi o solo se il terrorista è in procinto di compiere un attentato. Non hanno compreso, i nostri politici e la nostra magistratura, che l’arma vera del terrorismo islamico non sono le bombe o i kalashnikov, ma è il lavaggio di cervello, che trasforma le persone in robot della morte. Noi dobbiamo avere l’onestà intellettuale e il coraggio di scardinare la fase del lavaggio del cervello. Diversamente, saremo irrimediabilmente persi in questa guerra.
Dietro il termine “guerra di religione”, però, si muovono tanti soldi, tanti affari, dalla vendita delle armi e del petrolio alla conquista dei territori, alle varie nazioni che hanno un comportamento quanto meno ambiguo nei confronti del terrorismo e sempre per affari…
Ci sono due livelli di comprensione del fenomeno. Il primo è quello dei burattinai, di cui sicuramente la sostanza è il denaro, gli intessi, il potere, il controllo del territorio. A livello, invece, di burattini, la dimensione religiosa è quella prevalente, perché il burattino tu lo assoggetti e lo manipoli con la religione, gli imponi determinati comportamenti dicendo che lo prescrive Allah, che l’ha ordinato Maometto. Ma i burattinai operano in un contesto di scaltrezza.
Vengono in mente le primavere arabe, che tutti abbiamo applaudito come ventata di democrazia e invece, alle elezioni, hanno poi prevalso i gruppi più integralisti…
Le primavere arabe sono state ingenuamente scambiate come rivoluzioni popolari. In realtà sono state un grande complotto ordito dai Fratelli musulmani ma soprattutto dagli Stati Uniti che hanno sostenuto l’iniziativa, dalla Turchia di Erdogan, dall’Arabia Saudita, dal Qatar e anche dall’Unione Europea.
Un commento, da osservatore privilegiato, su quello che sta accadendo ora tra Italia e Libia?
Dobbiamo essere molto seri: se l’Italia volesse veramente bloccare l’arrivo di queste centinaia di migliaia di persone, potrebbe farlo in cinque minuti, bloccando i propri porti, come anche predisponendo le navi non al largo delle coste libiche ma al limite delle proprie acque territoriali cominciando a dire, a queste imbarcazioni delle Ong, che non sono più gradite. Si potrebbe fare, se l’Italia lo volesse. Ma il fatto di mercanteggiare, di dire “questa nave sì, quest’altra no, se ci comporta così, etc”, non serve. Andare a incontrare in Libia i sedicenti sindaci? In Libia non esiste uno Stato e non capisco con quali sindaci abbia parlato l’Italia. L’Europa e le Nazioni unite hanno scelto un fantoccio che hanno indicato come presidente di un governo nazionale, ma Sarraj non rappresenta assolutamente nessuno. Senza la protezione internazionale non sopravvivrebbe cinque minuti. In Libia si continua a sbagliare. E non si è ancora compresa la lezione di fondo, cioè che bisogna sostenere i laici, non gli integralisti islamici. Sarraj ha dietro i Fratelli musulmani, la Turchia di Erdogan, il Qatar. Non si può fare la voce grossa con il Qatar o la Turchia e poi sostenere, in Libia, chi rappresenta i Fratelli musulmani. Sarraj, a dire il vero, non è diretta espressione dei Fratelli musulmani ma è lì perché questi ultimi lo lasciano fare. Noi dobbiamo schierarci con i laici, rappresentati dal generale Haftar. Bisogna sostenerlo, armarlo, rafforzarlo. Con i pochi mezzi a disposizione è riuscito a conquistare Bengasi, oltre che a controllare Tobruk. E dobbiamo fare in modo che il terrorismo islamico venga definitivamente sconfitto. E se venisse sconfitto in Libia, sarebbe più facile farlo anche in Europa.
Il ricatto Niram Ferretti
10 novembre 2019
http://caratteriliberi.eu/2019/11/10/in ... xDj4uSjMEs Le domande da porsi sono le seguenti: è possibile sottrarre Liliana Segre alla sua monumentalizzazione? È possibile sottrarla all’aura di sacralità laica che le è stata prodotta intorno e riportarla alla dimensione dell’umano?
Sono domande che si accompagnano all’inevitabile constatazione che da quando la Segre è diventata senatrice a vita, tutto quello che esce dalla sua bocca deve essere accolto come un pronunciamento ex cathedra pena inflessibili scomuniche e accuse di connivenza con gli sciagurati che la insultano in quanto sopravvissuta alla Shoah.
L’operazione, nata a sinistra, di fare di questa signora di 88 anni un’edicola votiva accompagnata da flabelliferi sguaiati, che si chiamino Gad Lerner o Roberto Saviano, poco importa, deve essere esibita come tale.
Non si è antisemiti né si diventa antisemiti perché si rigettano gli accostamenti fatti dalla senatrice tra migranti ed ebrei in fuga dalla persecuzione nazista, o si trova tirata per i capelli la metafora tra annegamento nel mare dell’indifferenza da parte degli ebrei perseguitati e annegamento in mare dei migranti.
Si può dire, infatti, che nei confronti dei migranti l’indifferenza mondiale sembra essere assai scarsa vista la costanza con cui vengono accolti e ripartiti, e la giusta enfasi che viene data al fenomeno da parte dei mass media. Si può anche dire, cosa che la senatrice Segre sa assai bene, che mentre gli ebrei durante la Seconda guerra mondiale erano al centro di un progetto di sterminio su scala planetaria, i migranti non lo sono. Come, si può aggiungere, che mentre i primi, una volta in fuga, soprattutto in Europa, non avevano alcun luogo realmente sicuro dove rifugiarsi, i secondi lo riescono a trovare una volta sbarcati e accolti. Molto altro si potrebbe dire, ma è sufficiente questo.
L’apertura del cuore, il protendersi verso il bisognoso, l’affamato, l’ignudo, il senzatetto, il povero, è una delle più nobili attitudini umane, ma così come con i buoni sentimenti non si fa buona letteratura, anzi, frequentemente la si fa pessima, l’inferno è notoriamente lastricato di intenzioni assai lodevoli.
La sinistra pro-immigrazionista che si stringe interessata intorno alla senatrice Segre come un corpo armato blindandone le dichiarazioni e accusando chi le critica di assoluta infamia, va smascherata nel suo intento prettamente strumentale.
Il ricatto va respinto senza indugio. Coloro che considerano Matteo Salvini e Giorgia Meloni, untermenschen, soprattutto il primo, a cui l’Espresso mesi fa dedico una copertina intitolata “Uomini e no” in cui sopra la prima parola appariva il volto di un migrante di colore e quello dell’ex Ministro dell’Interno appariva sopra la seconda, non hanno alcuna credenziale per fare la morale.
Di coloro è ostaggio consenziente la senatrice Segre. Con tutto il rispetto per la storia dolorosa che le sta alle spalle (come quella di tantissimi altri sopravvissuti alla Shoah), ciò va detto senza indugio e soprattutto senza alcun timore.
Alberto Cesati Bravo, come sempre , Niram. La sinistra ha sempre creato icone, mostri sacri, intoccabili che sono serviti a due scopi principali : ricompattare le masse saldandole nell’icona , la sintesi estrema del pensiero unico e rovesciando il concetto, additare come nemico chi nell’icona non si riconosce.
Non hanno inventato niente, è un’arte in cui ha eccelso la chiesa cattolica, dopo il concilio di Trento indetto per medicare le ferite dello scisma di Lutero, sommergendo il popolo con un diluvio di Santi. Icone, appunto, testimoni di sante virtù e, per converso, indicatori di aberranti deviazioni, in chi in tali virtù non si riconosceva. Lasciando perdere i santi che appartengono all’altro mondo e ritornando in questo mondo, la storia insegna che le icone politiche hanno vita breve , poche finiscono in quadro al museo, quasi tutte finiscono fatalmente nel dimenticatoio non appena la contingenza per la quale sono state create perde di attualità.
Non occorre andare lontano mezzo mondo ha smaniato per la Greta , dove è finita? Magari le danno una lustrata postuma con il Nobel . E la Carola speronatrice di italiche navi ? Certamente soffrono per l’oblio e forse stentano a rientrare nella normalità e, per questa loro fragilità, ora, provo nei loro riguardi sentimenti di simpatia. Nel contempo mi sale dentro una rabbia, una ribellione, un odio feroce per tutti quelli , che ,avendo il potere della comunicazione, hanno scientemente creato miti e una volta creati li hanno usati ai loro fini, cinicamente, per la loro sopravvivenza o il loro tornaconto personale. Al rogo ! Abbiamo un potere enorme, non partecipiamo al gioco, cambiamo canale, impediamogli di fare share politica o audience . Eviteremo delusioni in persone rispettabili e toglieremo alimento a questi personaggi che la professionalità non sanno neppure dove abiti di casa .
Liliana Segre, il presidente israeliano Rivlin: «Inorridito dalle minacce e dalla scorta. Senatrice, siamo pronti ad accoglierla»10 novembre 2019
https://www.ilmessaggero.it/italia/lili ... 0XNYTZ5NxUCaso Segre, il presidente Rivlin: «Inorridito da minacce e scorta. Senatrice, venga in Israele»
Il presidente israeliano Reuven Rivlin ha inviato oggi una lettera a Liliana Segre nella quale si dice «inorridito di aver sentito la notizia che minacce antisemite» contro la senatrice «abbiano reso necessario ricevere protezione per assicurare la sua incolumità».
«Rimpiango profondamente che le circostanze della mia lettera - ha aggiunto Rivlin - siano così dolorose. Non ci sono parole per esprimere adeguatamente il mio orrore e il mio disgusto che tu debba essere esposta a tale comportamento criminale. Come sopravvissuta alla Shoah hai visto le conseguenze terribili e tragiche dell'antisemitismo se non fermato». Rivlin ha poi sottolineato che il caso di Liliana Segre «è solo un altro terribile esempio della realtà per gli ebrei in Europa oggi. Ma credo che la risposta più appropriata - ha proseguito - sia continuare a fare quello in cui credi».
«Eguaglianza, diritti umani, accettazione dell'altro e tolleranza sono - ha concluso - valori chiave dell'ebraismo e universali, sono le fondamenta su cui sono basate le nostre vite e senza di loro saremmo persone senza valore».
«Sarebbe un grande onore mio personale e per lo Stato di Israele, accoglierti a Gerusalemme e in Israele». Lo scrive il presidente israeliano Reuven Rivlin nella lettera inviata oggi alla senatrice Liliana Segre. «La tua missione personale, la tua forza e il tuo coraggio sono modello per noi in Israele e per le comunità ebraiche in tutto il mondo», ha aggiunto il capo dello Stato ebraico.
Alberto Pento
Peccato perché la Segre si è convertita al cattolicesimo.
Gianni Tumino
Alberto Pento....allora perche' si e' convertita al cattolicesimo non potrebbe o dovrebbe andare in Israele....non le sembra di esagerare un tantino...forse le da' fastidio che non sia rimasta nel solco religioso ebreo??
Alberto Pento
In Israele ci dovrebbero andare gli ebrei perseguitati e non i cristiani, non mi pare che la signora Segre sia perseguitata perché ebrea, oltretutto non è più ebrea essendosi convertita al cattolicesimo e non è nemmeno una cristiana perseguitata ma una demo sinistra che fa del male a me e a molti altri esseri umani, promuovendo e sostenendo politiche inter-nazi-social-comuniste che violano i diritti umani naturali e universali, e i diritti civili e politici di milioni e milioni di nativi e di indigeni cittadini italiani ed europei e dando il nome a una commissione che con il pretesto dell'antisemitismo si propone di violare i diritti sopra elencati.
???
GlI EBREI. LE LORO BATTAGLIE, NEL NOSTRO NOME di Alex Zarfati
10 novembre 2019
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 2775428402Scorrendo i media di questi giorni ho provato a contare quante volte ci fosse il termine "ebreo". Si parla della legge sull’antisemitismo? Ci siamo. Si parla delle esternazioni razziste di qualche sindaco di provincia? Ci siamo. Si fanno elucubrazioni sull’ingovernabilità di Israele? Ci siamo.
Noi ebrei. Incredibile come una minoranza religiosa così piccola riesca ad ottenere una copertura mediatica così ampia. La vicenda Segre ha scoperchiato un tegame in cui emergono accuse incrociate di liberticidio, sovranismo, nazionalismo, andando ben oltre alle vicende della Commissione Straordinaria del Senato. L’antisemita complottista dirà che questo è il frutto della capacità di controllare i media che hanno gli ebrei, che tengono in scacco per ricavarne un vantaggio.
Ma non è così. Perché ogni volta che veniamo tirati in ballo si ha il solo effetto di dare la stura a migliaia di reazioni di stizza, insofferenza, accuse di protagonismo, controllo dell’informazione e volgarità di ogni tipo. La sovraesposizione mediatica piuttosto ci danneggia, ma noi ebrei, sembrerà incredibile ai più, non riusciamo a contenerla, men che meno ad orientarla. Infatti il triste epilogo della Commissione Segre è stato quello di dover ricorrere all’assegnazione della scorta all’ex sopravvissuta ad Auschwitz, sollevando ulteriori insulti, come se fosse stata lei ad essersi andata a cercare le minacce.
Ma questo è il risultato di una pratica utile a tanti interessi. La destra tira in ballo gli ebrei - obiettivi preferiti dello jihadismo - per giustificare le sue teorie in fatto di immigrazione. La sinistra coinvolge gli ebrei perché nella lotta al razzismo saremmo i primi a fare le spese del suprematismo che avanza. Tutti raccontano di cavalcare battaglie in linea con gli interessi degli ebrei, ma che in realtà servono ai loro interessi. Le loro battaglie, nel nostro nome. Certo, molte di queste battaglie sono condivise anche da noi. Ma il fatto è che a nessuno viene in mente di valutarne gli effetti sulla vita di quel pugno di italiani di religione ebraica.
Noi ebrei. Da nominare quando ci si vuole rifare una verginità politica. Chiamati in causa durante le celebrazioni di facciata, in cui si fa la faccia triste con discorsi copia-incollati sulla Shoah senza il coraggio di fare paragoni con le minacce che subiamo nel presente. Che veniamo richiesti come fossimo bestie rare dagli enti locali quando ci sono ricorrenze, per poi tornare a vomitare odio su Israele con parallelismi tra sionismo e nazismo, un minuto dopo. Che prima veniamo dati in pasto all’opinione pubblica e poi accusati di eccessiva presenza mediatica. Che non abbiamo la possibilità fisica di orientare le conversazioni perché non abbiamo né i numeri né l’influenza che vogliono attribuirci.
Noi ebrei siamo 28mila, in Italia. Un decimo degli induisti. Solo qualche migliaio di più di Sikh e Bahà’i. Meno dei seguaci di Scientology e dei movimenti New Age e Next Age. Irrilevanti statisticamente ma influenti? Macché. Nonostante l’antisemita si spertichi per dimostrare che l’ebreo controlla i media, la politica e i CDA di ogni azienda, non è capace di produrre che pochi nomi, sempre gli stessi, da decenni. L’amara realtà è che a parte pochissime eccellenze, le comunità ebraiche italiane, per ragioni storiche, politiche ed economiche, non sono state in grado di produrre correligionari in grado di fare la differenza.
E’ vero. Noi ebrei contiamo tra le nostre file Albert Einstein, Michael Bloomberg, Jonas Salk, Leonard Bernstein, Henry Kissinger, Sigmund Freud, Sergey Brin o magari Harvey Weinstein. Ma questo non fa di noi persone più geniali, influenti o danarose di quanto non siamo riusciti a fare per conto nostro. Avere Mark Zuckerberg o Bernard Madoff come correligionario non fa me un uomo più intelligente o criminale di quanto Madre Teresa di Calcutta o Adolf Hitler facciano di ogni cristiano un santo o un mostro.
Quello che qualifica noi ebrei italiani è l’operosità, la partecipazione civile e politica alla vita del nostro paese - l’Italia! - condividendone le sorti, avverse e tempestose, come è giusto che sia. Commercianti, artigiani, medici, operai, insegnanti, imprenditori, che vivono lontani dai riflettori e che fanno le spese dell’esposizione mediatica come fossero i terminali del gruppo Bilderberg. Trattati a volte da “nemici in casa”, quando è vero l’esatto contrario: perché la storia - quella vera - insegna che più di quanto hanno fatto i cattolici, gli ebrei italiani sono stati dalla parte dei Padri risorgimentali, dimostrando un attaccamento alla nostra Patria fuori del comune.
Noi ebrei abbiamo contribuito alla vita del paese come ce n’è stata data la possibilità: dall’assalto a Porta Pia - il capitano Giacomo Segre fu in prima fila con altri bersaglieri ebrei per conquistare la patria indipendenza - alla Grande Guerra, in cui l’Italia contava ben 50 generali ebrei ed uno di questi, Emanuele Pugliese, risulterà il più decorato dell'esercito. Era ebreo il segretario di Cavour, Isacco Artom, era ebreo Giacomo Malvano, direttore degli affari politici, segretario generale del ministero degli Esteri, senatore, presidente della Corte dei Conti. Era ebreo il generale Giuseppe Ottolenghi, ministro della Guerra nel 1902. Agli inizi del ‘900 l'Italia ebbe 3 Primi ministri di origine ebraica.
Quanto scrivo può sembrare evidente per chiunque abbia buon senso, eppure ancora oggi, noi ebrei, ci dobbiamo difendere di accuse di “doppia identità”, evoluzione moderna dell’accusa medievale di impastare il pane azzimo con il sangue dei bambini cristiani. Ieri le sollevazioni popolari avvenivano in piazza, dove con falò e forconi a farne le spese erano gli abitanti di un villaggio ucraino o polacco. Oggi le sollevazioni avvengono sul piano digitale e gli sfoghi producono malumori che sfogano in minacce reali, come quelle che hanno portato all’assegnazione della scorta a Liliana Segre.
Noi ebrei. Da 2mila anni cittadini orgogliosi del paese che abitiamo, che sentiamo “nostro” perché lo abbiamo costruito, difeso, partecipato e amato nonostante a fasi alterne fossimo stati esclusi dalla vita civile con le accuse più infamanti. Ne abbiamo passate tante, ma non ci piangiamo addosso, nonostante ci accusino del contrario.
Noi ebrei non abbiamo chiesto alle squadre di calcio di indossare una stella gialla. Non imponiamo la lettura del Diario di Anna Frank, la programmazione di Shindler’s List, l’imposizione del Giorno della Memoria o le scorte ai nostri sopravvissuti minacciati. Noi ebrei non imponiamo nulla, ma una richiesta l’abbiamo: chiediamo quanto meno ai compatrioti di essere informati sulle vicende del paese che ci ha dato i natali, perché le leggi razziali, il fascismo, l’attentato alla Sinagoga di Roma, le offese alla Senatrice Segre non sono “storia ebraica”, ma “storia italiana”.
Noi ebrei non vogliamo più che la nostra religione - l’ebraismo - sia confusa con una nazionalità - quella israeliana - e trovarci in contesti in cui ci si dice di “tornare a casa nostra”, quando sull’italico suolo mi sono guadagnato più diritto di stare di quelli che sputano sul tricolore o hanno voltato le spalle ai valori fondanti della Repubblica. Non abbiamo grosse pretese, ma siamo stanchi di essere guardati con sospetto quando si parla di noi malgrado noi, con il risultato che quando indosso la kippà, mentre vado a comprare il latte io venga guardato come fossi l’avanguardia dei Savi di Sion che vogliono conquistare Roma.
Noi ebrei. Non siamo più ricchi o più poveri, più intelligenti o più stupidi, più di destra o di sinistra di ogni altro individuo con il quale lavoriamo ogni giorno fianco a fianco. Noi ebrei, che vorremmo riappropriarci della libertà di poter essere uomini tra gli uomini, giudicati per le nostre opere e non per la proiezione ripetuta degli interessi di parte.
CommentiAlberto PentoAllora non schieratevi con chi promuove e sostiene politiche che in Europa fanno del male a molta gente, politiche inter-nazi-social-comuniste che violano i diritti umani naturali e universali, e i diritti civili e politici di milioni e milioni di nativi e di indigeni cittadini italiani ed europei che a casa loro e nei loro paesi hanno tutto il diritto di essere democraticamente sovrani.
Chi è che ha dato il nome a questa fantomatica Commissione Segre se non una ex ebrea perseguitata dai nazisti e ora divenuta cristiana che ha prestato il suo cognome a un organismo politico che con il pretesto della lotta all'antisemitismo promuove la persecuzione dei cittadini italiani ed europei che difendono il loro sacrosanti diritti umani, civili e politici a casa loro, al loro paese?
Come si può pretendere rispetto se non si rispetta!
Alex Zarfati
Alberto Pento eccone uno che non ha capito un cazzo.
Lo hai capito o no che gli ebrei hanno il diritto di schierarsi con chi cazzo gli pare perché vivono in Italia non “per concessione” di qualche idiota ma per diritto? E che la loro sacrosanta possibilità di esprimersi nn debba venire meno anche quando scegliessero idee che a te non piacciono?
Vivadd-o manco l’abc del vivere civile...
Alberto Pento
E allora non lamentarti quando mancando di rispetto e facendo del male vieni ripagato con la stessa moneta, devi solo vergognarti, non si tratta di idee ma di azioni politiche che se sono malvage fanno del male a tanta gente.
Alex Zarfati
Alberto Pento ma perché tu sai cosa penso io su certi temi?
Alberto Pento
L'hai scritto sopra cosa pensi e io ti rispondo che la Commissione Segre è una mostruosità; sarebbe stata cosa buona e giusta se si fosse "limitata lodevolmente" a occuparsi dell'antisemitismo in Italia, ovunque e comunque esso si manifesti senza colpevolizzare nessuno in generale e senza specularci sopra per demonizzare anche chi non è antisemita come me, per fini diversi dall'arginare e combattere l'antisemitismo.
Alex Zarfati
Alberto Pento ...vabbè...
Antonio Mandrone
Seguendo il filo di questa considerazione viene proprio da chiedersi se non via sia un qualche legame causale tra questa tristissima realtà dell'Italia e il cattolicesimo romano e la romanità antica precristiana e cristiana..... firmato Alberto Pento .... che odia i musulmani....però non è antisemita....
Francesco Zumbo
Alberto Pento non hai capito una beata minkia
Alberto Pento Io odio il male quindi odio i mussulmani in quanto nazi-maomettani, come odio i fascisti, i nazi hitleriani e gli inter-nazi-social-comunisti, tutti demenzialismi totalitari dittatoriali assolutisti che hanno fatto e che continuano a fare del male molto male all'umanità intera.
Maometto è stato un invasato idolatra criminale molto peggiore di Hitler e di Stalin e il suo Corano è assai più razzista del Mein Kampf e il suo idolo di morte Allah è una mostruosità disumana di gran lunga peggiore e più razzista del mito ariano.
Antisemitismo è termine coniato nel 1879 a Berlino da parte del nazionalista Wilhelm Marrper per indicare l'antigiudaismo-antiebraismo e gli arabi semiti non vi entrano minimamente, tanto meno i mussulmani che sono a stragrande maggioranza non semiti.
Sono i demo-sinistri e i nazi-comunisti che santificano e portano i nazi maomettani che vogliono annientare gli ebrei, distruggere Israele e sterminare ogni diversamente religioso e pensante e sottomettere con le minacce e la violenza l'intera umanità al loro profeta criminale e al suo idolo mostruoso di morte Allah.
Alex Zarfati, per quanto riguarda lo Stato italiano che anche gli ebrei hanno contribuito a realizzare aderendo al Risorgimento e facendo proprio il mito risorgimentale, non so proprio come facciano ad andarne fieri, visto il risultato dopo 150 anni che pone lo Stato italiano tra i peggiori dell'Occidente (il più indebitato, il più corrotto, con il maggior numero di parassiti e di irresponsabili, il più mafioso, tra i più ingiusti, il meno democratico ...). Io sono veneto e se penso alla miseria diffusa in Veneto e alla emigrazione biblica della mia gente post annessione e alla prima guerra mondiale che ha distrutto la mia terra veneta non vedo proprio cosa vi sia per andar fieri di questo stato e della sua storia unitaria.
Io credo che il giudaismo come cultura e religione sia legato indissolubilmente all'etnia ebraica e alla terra ebraica: Sion, Gerusalemme e Israele e alla politica ebraica di Israele.
Un ebraismo religioso senza etnia ebraica e sensa terra ebraica perderebbe la sensatezza, l'identità culturale e storica divenendo alla lunga completamente altro.
Che possano esistere ebrei che vivono un loro ebraismo religioso (etnico e politico) diluito etnicamente e politicamente in altri paesi e nazionalità e cittadinanze diverse da quella Israeliana è possibilissimo e naturale, con però una conseguente diminuzione dell'identità etnico religiosa, però molti di questi ebrei sono diventati ferocemente antisraeliani, nemici dei loro stessi fratelli ebrei di Israele.