Suprematismo, identitarismo/civilizzazionismo e sovranismo

Suprematismo, identitarismo/civilizzazionismo e sovranismo

Messaggioda Berto » lun mag 13, 2019 2:33 pm

COMUNITÀ EBRAICA PROMUOVE CONVEGNO: 'SUPREMATISIMI IN EUROPA, DALLA RABBIA ALL'ODIO'
Shalom
13 maggio 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 8819070401

La Comunità Ebraica di Roma organizza l'evento dal titolo "Suprematismi in Europa. Dalla rabbia all'odio", che si terrà domenica 19 maggio alle ore 17.00 presso il Tempio di Adriano (Piazza di Pietra, Roma). Dopo i recenti attentati terroristici che dalla Nuova Zelanda allo Sri Lanka fino agli Stati Uniti d'America hanno riportato in primo piano il tema del radicalismo e dell'odio religioso, e a pochi giorni dalle elezioni per il Parlamento Europeo, l'incontro analizza i rischi del fenomeno dei suprematismi in Italia e in Europa, e gli effetti che i nuovi fenomeni di rabbia e odio razziale possono avere sulla tenuta delle democrazie. All'evento, aperto dal Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello, interverranno il Procuratore Generale della Corte d'Appello di Roma, Giovanni Salvi; l'avvocato penalista Roberto De Vita; il Vice Presidente del Progetto Dreyfus, Gianluca Pontecorvo; lo storico Alberto Melloni; i giornalisti Paolo Berizzi de "La Repubblica" e Paolo Mondani di "Report". Modera l'incontro l'avvocato Joseph Di Porto.




Alberto Pento
L'importante è non confondere i suprematismi (tribali, etnici, culturali, religiosi, ideologici, utopistici, politici, imperialistici, ...) con il diritto umano, naturale e civile, inalienabile e universale di ogni popolo, di ogni etnia, di ogni cittadino di difendere la sua identità, la sua terra, i suoi confini, la sua cultura, il suo paese, i suoi beni, la sua libertà e la sua sovranità, nel pieno rispetto dei Diritti Umani Universali.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Re: Suprematismo e identitarismo

Messaggioda Berto » dom mag 19, 2019 8:49 am

Il dovere di non restare in silenzio davanti all'odio
di Ruth Dureghello*
19 maggio 2019
*Presidente Comunità Ebraica di Roma

https://www.ilfoglio.it/cultura/2019/05 ... dio-255532

[Pubblichiamo un intervento del presidente della Comunità Ebraica di Roma, Ruth Dureghello. Questo pomeriggio la Comunità ha organizzato alle 17, presso il Tempio di Adriano in Piazza di Pietra a Roma, il convegno “Suprematisti in Europa. Dalla rabbia all'odio”]

Esiste un male nella nostra società che speravamo fosse sconfitto. Lo credevamo incatenato ai capitoli più bui della storia del Novecento. Lo pensavamo soffocato. Non estinto, certo, ma sconfitto sì. Al massimo relegato a brevi casi subito decapitati con la forza della democrazia, della legge e della parola. Dobbiamo ricrederci: l’odio razziale è tornato, sta ammalando nuovamente l’Europa. Solo un anno fa l’Italia effettuava un esercizio di memoria ricordando gli 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali. A pochi mesi di distanza vediamo sfilare per le strade del nostro Paese gruppi organizzati fascisti, leggiamo striscioni razzisti, di ogni genere, assistiamo a celebrazioni del Duce, del Führer, del white power, contro rom, immigrati, persone di colore. Scorgiamo le immagini di folle nere col braccio teso, di teste rasate pronte allo scontro o allo sgombero. Le vediamo in tv, ne leggiamo sui giornali tutti i giorni da troppi giorni. E di fronte a una continuità di episodi, il pubblico sembra quasi abituarsi a una nuova convivenza con il mostro. I suprematisti che si muovono tra gli attentati dell’emisfero anglosassone dove contiamo i morti, si sono riorganizzati nell’Europa, hanno trovato l’antica culla dove covare altro odio e non vogliono sicuramente essere meno protagonisti nell’Italia dove il razzismo ideologico esplorò il suo miglior successo.

Non possiamo restare in silenzio. Abbiamo ragionato per decenni sugli indifferenti del 1938, li abbiamo criticati, in parte li abbiamo definiti complici di chi ha prodotto la Shoah. Allora, se è valsa solo una battaglia per inchiodare alle proprie responsabilità chi ha visto gli ebrei del ’38 prima discriminati e poi deportati, noi tutti oggi dobbiamo impegnarci per denunciare la nuova avanzata dei suprematisti. Per questo è con coraggio e orgoglio che questo pomeriggio saremo insieme al Tempio di Adriano per denunciarne i pericoli e per dire con forza che non possiamo abbassare la guardia davanti all’odio. In questo senso il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è per tutti noi un punto di riferimento, un esempio. Nei suoi gesti e nei suoi discorsi ci rispecchiamo e ci sentiamo tutelati. Differentemente, assistiamo a numerosi silenzi che preoccupano. Il proliferare di episodi antisemiti, xenofobi, razzisti, sono anche il prodotto di una politica che non condanna in maniera chiara e a volte strizza l’occhio per trovare compiacenza.

Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, pochi giorni fa in una visita al Tempio Maggiore di Roma ha detto che “purtroppo ancora oggi, in molti Paesi d’Europa, anche in Italia, nella stessa città di Roma, assistiamo a episodi di riprovevole violenza, un drammatico affievolimento della sensibilità collettiva di fronte all’emersione di antiche e nuove forme di razzismo, spesso di matrice antisemita” e ha inoltre ribadito “l’impegno dell’Italia in Europa e nel mondo per tutelare la libertà religiosa e combattere ogni forma di discriminazione e intolleranza”. Vorremmo che tutto il governo prendesse ad esempio questo monito.

Alcuni anni addietro, il Rabbino Capo di Roma, in un suo intervento ha descritto l’antisemitismo come un torrente sotterraneo che lungo il corso della storia sgorga di tanto in tanto in superficie. Il torrente è sgorgato, torbido come non mai. Ma stavolta non si porta a foce solo l’odio antiebraico, bensì una precisa ideologia razzista e suprematista organizzata che colpisce anche cattolici e musulmani, omosessuali, rom e chiunque si frapponga all’ideologia razzista. C’è un’altra differenza, però, rispetto al passato. Non permetteremo che quel male cammini indisturbato con la complicità dei silenzi e degli indifferenti.





Alberto Pento
Questa è una conseguenza della violazione dei diritti umani, civili e politici dei nativi o indigeni e dei cittadini italiani ed europei.
Poi non si confonda il suprematismo razzista ideologico-politico-religioso e imperialista con l'identitarismo/civilismo che difende giustamente i diritti umani naturali e universali, civili e politici dei popoli e delle comunità nelle loro terre.
L'errore più grave che possono fare gli ebrei nel Mondo, in Italia e in Europa è quello di confondere il suprematismo razzista antisemita (con le sue radici religiose cristiane e ideologiche socialiste) con le umanissime e legittime istanze degli identitarismi dei popoli e delle comunità che chiedono tutela e che si difendono dalla violazione dei loro diritti proprio come fanno le comunità ebraiche e come fanno gli ebrei in Israele.
Confondere i due fenomeni e negare i diritti umani ai cittadini nativi e indigeni, ai popoli e alle comunità nei loro paesi, alimenta la naturale e la giusta avversione e il giusto rigetto verso chi ti opprime e ti fa del male e se gli ebrei si fanno complici di queste forze malefiche attireranno anche su di loro l'avversione e l'odio di molti e alimenteranno così a dismisura i suprematismi razzisti.





IL PERICOLO MAGGIORE
Niram Ferretti
19 maggio 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Sarebbe bello se...Sarebbe bello se Ruth Dureghello, presidente della Comunità Ebraica di Roma, oltre a denunciare in un suo intervento pubblicato su Il Foglio, l'antisemitismo presente in gruppi di frangia della destra estrema con i toni allarmati di chi vede avvicinarsi una nube densa nera e tossica, parlasse dell'antisemitismo organizzato e militante, omicida (e lo dicono le statistice in modo inequivocabile) espresso dall'Islam radicale.

Sarebbe bello e l'attendiamo.

Dove sarebbe, e chi rappresenterebbe la "precisa ideologia razzista e suprematista organizzata che colpisce anche cattolici e musulmani, omosessuali, rom e chiunque si frapponga all’ideologia razzista" ?

Quanti ebrei, giusto per prendere un esempio di un paese in cui si viene ancora assassinati perché ebrei, come la Francia, sono stati assassinati dai "suprematisti"? Ian Halimi, Sarah Halimi, Mirelle Knoll, sono stati forse vittime di "suprematisti"?

Guy Millière scrive “In due decenni più del 20% degli ebrei francesi hanno lasciato la Francia. Secondo un sondaggio, il 40% degli ebrei che vivono attualmente in Francia, vogliono andarsene. Malgrado gli ebrei rappresentino attualmente meno dello 0.8% della popolazione, metà dei militari e della polizia impiegata nelle strade francesi si trova di guardia davanti alle scuole ebraiche a ai luoghi di culto” .

Sono fuggiti a causa dei suprematisti europei?

Chi sono stati i responsabili della strage alla scuola ebraica Ozar Hatorah di Tolosa del 2012, di quella dell’Hyper Kosher del 2015?

A chi si riferiva nel 2004, Robert Wistrich, uno dei più grandi studiosi di antisemitismo del dopoguerra, quando, sempre a proposito della Francia scriveva:

“Come è possibile spiegare che dal 1945, gli ebrei dell’Europa occidentale non hanno mai provato un simile livello di malessere, insicurezza e ansia in questo nuovo idilliaco mondo antifascista che li chiama a sé? Come può essere che in Francia, per esempio, gli atti di violenza antisemita sono aumentati di sei volte dalla svolta del millennio, secondo un rapporto recente dell’Unione Europea? ”

Sì riferiva all'avanzata razzista dei suprematisti?

Tralascio le statistiche relative alla Gran Bretagna, al Belgio, all'Olanda, alla Svezia.

Eppure tutto questo scompare dalla scena. Omissis. Ciò che appare nel discorso della Dureghello è questo:

"A pochi mesi di distanza vediamo sfilare per le strade del nostro Paese gruppi organizzati fascisti, leggiamo striscioni razzisti, di ogni genere, assistiamo a celebrazioni del Duce, del Führer, del white power, contro rom, immigrati, persone di colore. Scorgiamo le immagini di folle nere col braccio teso, di teste rasate pronte allo scontro o allo sgombero.
Le vediamo in tv, ne leggiamo sui giornali tutti i giorni da troppi giorni. E di fronte a una continuità di episodi, il pubblico sembra quasi abituarsi a una nuova convivenza con il mostro. I suprematisti che si muovono tra gli attentati dell’emisfero anglosassone dove contiamo i morti, si sono riorganizzati nell’Europa, hanno trovato l’antica culla dove covare altro odio e non vogliono sicuramente essere meno protagonisti nell’Italia dove il razzismo ideologico esplorò il suo miglior successo".

Attenzione. Questi personaggi residuali di ideologie residuali, ben noti ai servizi dell'ordine vanno monitorati, denunciati, esecrati, ma non sono loro la fonte principale, più pericolosa e agguerrita, più organizzata e omicida dell'antisemitismo di cui oggi, ebrei e non ebrei, dovrebbero realmente preoccuparsi.

Non sono il "Mein Kampf" o il "Manifesto della Razza" i testi che oggi ispirano l'odio maggiore e la maggiore violenza nei confronti degli ebrei, qui in Europa, ma soprattutto in Medioriente, ma è, ad esempio, "La nostra lotta contro gli ebrei" di Syyid Qutb, il più influente pensatore musulmano islamista del Novecento e guida spirituale dei Fratelli Musulmani. Maestro spirituale di Osama Bin Laden. Testo scritto nel 1950 e che ha influenzato e ancora influenza generazioni di musulmani radicali, sia sunniti che sciiti e dove è scritto:

"Questa guerra rabbiosa che gli exxx hanno avviato contro l'Islam...è una guerra che non si è estinta nemmeno per un momento da almeno quattordici secoli e che continua fino ad oggi. La sua fiamma arde in ogni angolo del mondo".

Fu il testo che ispirò, insieme ad altri, il leader di Al Qaeda nella sua decisione di colpire le Torri Gemelle nel 2001 consederate un simbolo del potere americano-ebraico negli Stati Uniti.

Invitiamo Ruth Dureghello a leggerlo.

I "suprematisti" sono un ballon d’essai, sono l'esercito brancaleonesco di buffoni senza un capo, senza una strategia, sono lunatici mascherati da nazisti e da fascisti, da arginare certo, ma non sono loro il pericolo maggiore. Il pericolo maggiore viene da un'altra fonte.

Israele lo sa bene da almeno cento anni.
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Re: Suprematismo e identitarismo

Messaggioda Berto » dom mag 19, 2019 7:59 pm

Niram Ferretti e Daniel Pipes
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

Daniel Pipes, ebreo, figlio di uno dei più grandi storici del Novecento, Richard Pipes, e, a sua volta, uno dei maggiori e più seguiti esperti internazionali di Medioriente e di islamismo, da tempo sostiene le formazioni considerate "sovraniste" e che lui ha ribattezzato "civilizzazioniste".
Ha scritto accurate analisi su partiti come l'AfD e FPÖ, bollati da alcuni come nazifascisti. Partiti che hanno sicuramente al loro interno elementi da bonificare, ma che per alcuni ebrei e non ebrei ma sionisti sinceri sarebbero unicamente vicini a Israele in chiave strumentale anti-islamica.
Questo presupposto è del tutto apodittico. Non si può ne si vuole ammettere che a destra, in ambito conservatore ma liberale, vi possa essere un sincero appoggio nei confronti di Israele per ciò che rappresenta, un baluardo di democrazia e libertà in una regione circondata da teocrazie, dittature, satrapie.
L'AfD aveva presentato ieri al Bundestag una mozione che chiedeva che il BDS venisse messo fuori legge in Germania. Mozione non approvata. Per i demonizzatori e bollatori, una richiesta chiara e semplice come questa non sarebbe motivata da un reale appoggio a Israele. In altre parole una formazione anti-immigrazionista sarebbe di suo anti-islamica a prescindere e vedrebbe in Israele un paese in lotta contro i musulmani da appoggiare solo per questo motivo.
In altre parole, (ancora), l'AfD, sarebbe composto da minus habentes che non sanno che Israele è un paese multietnico, dove vivono un 20% di musulmani.
Torno a Daniel Pipes, di cui l'Informale pubblica da anni, in esclusiva, gli articoli, riproponendo una sua analisi che abbiamo pubblicato il novembre scorso.


In difesa dei partiti europei di “estrema destra”
Daniel Pipes
20 Novembre 2018
Traduzione in italiano di Angelita La Spada

http://www.linformale.eu/in-difesa-dei- ... niel-pipes

I partiti politici europei definiti di estrema destra dai media e dai politici dell’establishment (ma civilizzazionisti dal sottoscritto) sono a ragione criticati per i loro errori e per l’estremismo.

Ad esempio, il partito dei Democratici svedesi, nei suoi primi anni di vita, tra il 1988 e il 1995, annoverava alcuni membri con un background nazista e altri che erano fautori di idee razziste e vicine al nazionalismo bianco. Anche oggi, il partito fa cose stupide – come la richiesta di vietare la circoncisione dei bambini.

I partiti civilizzazionisti hanno anche un problema con l’antisemitismo. Jean-Marie Le Pen, fondatore in Francia del Rassemblement National, è stato ripetutamente multato per aver definito le camere a gas naziste come un “dettaglio” della storia. Quando nel 2010 Heinz-Christian Strache, leader del Partito della Libertà austriaco (FPÖ) si recò in visita allo Yad Vashem, il Memoriale dell’Olocausto a Gerusalemme, indossava il caratteristico copricapo della confraternita Vandalia, una organizzazione associata all’antisemitismo.

In Polonia e Ungheria, i partiti al governo PiS e Fidesz hanno costruito autocrazie morbide in cui i governi controllano il sistema giudiziario, l’economia, i media e le istituzioni educative. La corruzione è aumentata. Le elezioni sono libere, ma non eque.

È tutto vero. Ma vorrei fare due osservazioni.

Innanzitutto, col tempo i partiti civilizzazionisti si sono in genere moderati, discostandosi dal razzismo e dall’antisemitismo. I Democratici svedesi hanno avviato questo cambiamento già nel 1995. Proprio a causa del persistente antisemitismo di suo padre, Marine Le Pen ha estromesso Jean-Marie dal partito da lui fondato 43 anni prima. Di ritorno dalla visita allo Yad Vashem nel 2016, Strache indossava un innocuo cappello.
In secondo luogo, gli errori dei partiti tradizionali superano quelli commessi dai partiti civilizzazionisti.
In Svezia, nel 2016, il primo ministro Stefan Löfven, leader del Partito socialdemocratico, definì i Democratici svedesi “un partito nazista”, il che era assurdo, visto il passato del suo partito che cercò di rabbonire la Germania nazista quando governava la Svezia prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Il Partito socialdemocratico svedese:
Cooperò attivamente Alla fine degli anni Venti con Berlino per aggirare le restrizioni imposte dal Trattato di Versailles al riarmo tedesco.
Censurò le opinioni anti-naziste durante la Seconda guerra mondiale.
Fornì il ferro svedese che era “la materia prima di quattro armi tedesche su dieci”.
Vendette ai tedeschi cuscinetti a sfera e macchine utensili in quantità tale che questi “influenzarono considerevolmente l’esito della guerra”.
Permise a Hitler di trasportare in Norvegia enormi quantità di soldati, equipaggiamenti e provviste attraverso la Svezia – e di inviare prigionieri norvegesi nei campi di concentramento di Germania.
Consentì a una divisione tedesca completamente equipaggiata di attraversare la Svezia per andare a combattere i sovietici in Finlandia.
Non indagò né punì dopo la fine della guerra quelle centinaia di soldati svedesi che servirono il regime nazista, alcuni dei quali nel campo di concentramento di Treblinka dove furono uccisi 800mila ebrei.
Anche altri partiti socialisti hanno storie inquietanti. Nel 1994, il presidente francese François Mitterrand ammise di aver aiutato il regime di Vichy e di aver intrattenuto amicizie durature con collaboratori nazisti coinvolti nell’Olocausto, come Xavier Vallat e René Bousquet.
Il leader del Partito laburista britannico Jeremy Corbyn è “un simpatizzante terrorista, sostenitore dei falsificatori dell’Olocausto, un istigatore anti-israeliano e un antisemita part-time” scrive Manfred Gerstenfeld; al contrario, la scelta del copricapo da indossare da parte di Strache o la campagna del primo ministro ungherese Viktor Orbán contro George Soros (che il governo israeliano sostiene implicitamente) sono irrilevanti. Il fatto che Corbyn disprezzi Israele, mentre Strache e Orbán cercano di intrattenere buoni rapporti con esso, non fa che confermare il contrasto.
Per quanto riguarda l’autoritarismo, nessuno finisce in carcere in Polonia e in Ungheria per aver espresso opinioni contrarie al governo. Ma Tommy Robinson, un attivista inglese, nel giro di cinque ore, ha perso la libertà ed è stato condannato a 13 mesi di reclusione perché all’esterno di un tribunale ha diffuso in diretta streaming informazioni già di pubblico dominio, durante un processo a una banda di stupratori seriali musulmani.
Per aver espresso le sue opinioni, il politico olandese Geert Wilders è stato ripetutamente accusato di “incitamento all’odio”. Quando Marine Le Pen ha difeso l’attuale Rassemblement National (all’epoca Front National) da un paragone con l’Isis twittando le macabre foto delle vittime dello Stato islamico, il governo francese le ha contestato il reato di “diffusione di immagini violente”, reato punibile con la reclusione fino a cinque anni. Ricorrendo a metodi di tipo sovietico, le è stato anche ordinato da un tribunale di sottoporsi a una perizia psichiatrica.
Sì, i partiti civilizzazionisti hanno problemi reali e devono migliorare, ma molti dei loro avversari sono più scorretti. I Socialdemocratici svedesi collaborarono con il partito nazista, contrariamente ai Democratici svedesi che hanno rilasciato alcune dichiarazioni irrilevanti e stupide. Il Partito laburista britannico è più antisemita dell’FPÖ austriaco. La libertà di espressione è più in pericolo nel Regno Unito che in Ungheria. Le irregolarità registrate nelle recenti elezioni svedesi stanno a indicare che queste consultazioni sono state meno eque di quelle tenute in Polonia.
I partiti civilizzazionisti sono pieni di difetti, ma l’establishment è di gran lunga peggiore.
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Re: Suprematismo e identitarismo

Messaggioda Berto » dom giu 02, 2019 8:33 am

Il nazista che si descrive negando sé stesso. Un video geniale sul quale bisognerebbe fare lunghe riflessioni.
https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... 4061567007

Gino Quarelo
Sì, simpatico filmato, ma il problema dell'invasione dei clandestini è un'altro e all'epoca del nazismo non c'era. E si tratta di un abbinamento falso e strumentale per demonizzare chi non vuole alcuna invasione e sente come necessario e vitale difendere i confini del suo paese e della sua casa.
Non vi alcuna relazione disumana e razzista tra il nazismo hitleriano di un tempo e la naturale legittima e civile difesa del proprio paese dall'invasione scriteriata e senza rispetto.



"Immigrazione e multiculturalismo Il silenzio degli «accoglienti»"
Da Il Corriere del 25/05/2019
Ernesto Galli della Loggia

https://alleanzacattolica.org/immigrazi ... t.facebook

Vi sono libri importanti in ragione del loro argomento e del modo in cui esso viene trattato, oppure in ragione di qualche peculiarità del loro autore, e vi sono libri, poi la cui importanza dipende da un’altra ragione ancora: dal clamore straordinario o all’opposto dal silenzio sospetto che li accoglie. Il libro di Raffaele Simone L’ospite e il nemico (Garzanti) ha la singolarità di segnalarsi per tutti e tre i motivi ora detti: non solo perché tratta di un tema chiave come la grande migrazione dal Sud del mondo di cui l’Europa è la meta da anni, ma perché il tema stesso, a differenza di tante altre pubblicazioni analoghe, è svolto in modo quanto mai documentato e soprattutto con una totale spregiudicatezza; infine perché dell’uscita del libro nessuno ma proprio nessuno ha mostrato di accorgersi. Un silenzio davvero singolare per non autorizzare un dubbio: e cioè che il mainstream culturale devoto al politicamente corretto — il Club Radicale come viene definito in queste pagine — abbia così voluto punire chi mostrava di non tenere alcun conto delle sue fisime e dei suoi tabù. Soprattutto perché chi osava tanto era uno studioso come Simone — il quale, lo ricordo, professionalmente è un linguista — la cui produzione di saggistica politica si è sempre mossa in una prospettiva schiettamente di sinistra. E che dunque oggi al suddetto Club deve essere apparso un transfuga, un traditore.

Che cosa sostiene di così scandaloso per il benpensante progressista il libro di cui stiamo parlando? Innanzitutto un criterio di metodo: «Non c’è nessun immigrato, in quanto persona, leggiamo, che visto da vicino, non susciti compassione e impulso al soccorso (…). Ma si possono osservare i fenomeni collettivi persona per persona?». Simone non ha dubbi: non è possibile. L’immigrazione verso l’Europa è un evento di una tale vastità potenziale che, incontrollato, non potrebbe che condurre questa parte del mondo a un’autentica catastrofe, più o meno analoga a quella rappresentata a suo tempo dalle invasioni barbariche. Si tratta di una presa di posizione niente affatto ideologica: infatti è davvero impressionante, in proposito, la vasta e varia documentazione, la quantità di notizie, di dati, di fatti di cronaca, circa le conseguenze negative già in atto o assai prevedibili contenute nel libro. Il cui autore, proprio perciò, sottolinea come siano a dir poco sorprendenti lo «spesso clima di ipocrisia e di falsità», «la sceneggiatura irenico-umanitaria» e la «sconsiderata rilassatezza» delle politiche migratorie praticate finora: attuate «quasi tutte — si aggiunge — contro il parere del popolo». Ce n’è abbastanza, come si vede, per giustificare la censura decretata al libro dal Club Radicale.

Sono due i principali obiettivi della polemica di Simone, dura quanto lucidamente argomentata. Il primo è l’insulsa colpevolizzazione che da tempo l’Europa va facendo del proprio passato, alimentando un vero e proprio odio di sé che in particolare il suo ceto politico-intellettuale e la sua scuola non si stancano di accrescere, costruendo l’idea di un debito che il continente sarebbe oggi chiamato giustamente a pagare, ad espiazione delle sue passate malefatte verso i popoli del Sud del mondo, sotto forma per l’appunto di un indiscriminato obbligo di accoglienza.

Ne è nata una vera e propria «cultura del pentimento e della discolpa» ormai diffusa in tutta la sfera pubblica occidentale, che conduce a considerare ad esempio come delittuosa «islamofobia» ogni pur ragionata valutazione critica della religione e della cultura islamiche. Arrivando, ad esempio, perfino al caso di indagini di polizia che in più occasioni tacciono l’origine islamica dell’indagato per il timore d’incorrere nell’accusa di razzismo. Secondo Simone si tratta di un indirizzo ideologico che, appunto per la «bramosia di penitenza» di cui si sta parlando, tende alla fine a cancellare il carattere fondamentale dell’identità europea, fondata sull’assoluta peculiarità del binomio Cristianesimo-Illuminismo e dei suoi mille esiti positivi rispetto a qualunque altra cultura. Sfidando il politicamente corretto l’autore ha il coraggio di porsi una domanda decisiva: «Cosa vogliamo preservare da qualunque rischio di alterazione? (…) Ci sono valori europei (corsivo nel testo) che bisogna assolutamente proteggere?».

Il secondo dei due principali bersagli del libro è la latitudine tendenzialmente indiscriminata del concetto di accoglienza, che è stato il criterio morale di fondo a cui il politicamente corretto occidentale si è fin qui sentito in dovere di guardare, sia pure con le inevitabili incertezze e contraddizioni del caso.

Ricordando come nell’antichità indoeuropea ospite e nemico fossero indicati dalla stessa parola (ne è rimasta traccia in latino: hospes/hostis) Simone fa una distinzione assai importante. Un conto è il diritto all’ospitalità, cioè ad essere accolto temporaneamente in un luogo e con il beneplacito dell’accogliente — secondo il modello così diffuso in moltissime culture — un conto ben diverso è il presunto diritto a stabilirsi dove uno vuole, indipendentemente dalla volontà (e dal numero!) di chi in quel luogo abita da tanto tempo, avendovi magari profuso da generazioni lavoro e cura per renderlo ciò che esso è oggi. Senza dire che quando parliamo di ospitalità intendiamo da sempre quella riservata ad una sola persona o ad un piccolo gruppo, non di certo a una massa. In questo caso sembra davvero più appropriato parlare al limite di invasione anziché di ospitalità.

Presumere che esista un diritto all’accoglienza illimitata comporta logicamente né più né meno che teorizzare la cancellazione virtuale dei confini: cioè di qualcosa che l’autore stesso definisce «una necessità etologica dei gruppi umani».

Naturalmente nessun «accogliente» ha il coraggio politico e intellettuale di trarre una simile conseguenza dalla propria posizione. La retorica serve per l’appunto a rimediare a questa falla dispiegando le sue armi, quelle che Simone chiama per l’appunto le «retoriche dell’accoglienza» (da «siamo stati tutti migranti e siamo tutti meticci» a «dall’arrivo dei migranti abbiamo da trarre solo vantaggi» e così via seguitando). Retoriche che egli smonta una per una, con precisione, con i fatti, ragionando. Un libro assolutamente da leggere, insomma, non foss’altro che per discuterlo: proprio come al Club Radicale non piace mai fare con chi non la pensa come lui.
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Re: Suprematismo e identitarismo

Messaggioda Berto » lun giu 03, 2019 5:20 pm

Il sovranismo non è un fenomeno passeggero
Marcello Veneziani
29 maggio 2019

http://www.marcelloveneziani.com/artico ... e6dOqX7a_0

Vi siete ripresi dall’overdose di video e di commenti, di analisi, tabelle e dichiarazioni? Proviamo a cambiare prospettiva, dopo una piccola notazione preventiva. Sono vistosi i vincitori, Salvini e Meloni, ma chi sono gli sconfitti, oltre i 5stelle? Direi soprattutto tre competitori extrapolitici: i magistrati in campagna elettorale, i media compatti contro Salvini e il bergoglismo da asporto. Le vittorie simboliche della Lega a Lampedusa, Riace e Capalbio lo sanciscono.

Ma lasciamo stare i trionfanti, i crescenti, i caduti, i declinanti. Lasciamo stare gli eletti e i trombati, i nomi e i partiti, le analisi dei flussi e dei riflussi. Proviamo a salire di un piano, ponendoci sul piano degli orientamenti di fondo e chiedendoci non chi ha vinto ma cosa ha vinto.

Come è cambiato il quadro politico e culturale? Si è delineata una grande, sostanziale divaricazione: emerge, come avevamo previsto, un bipolarismo di contenuti tra gli eredi della sinistra e gli eredi della destra. Da una parte è cresciuto un fronte che supera il 40 per cento dei consensi e che si definisce sovranista: rappresenta i temi della sicurezza, lo stop ai flussi migratori, la tutela della famiglia, la rivoluzione fiscale e le opere pubbliche, la difesa dei confini, della sovranità politica, popolare e nazionale. Dall’altro versante ritorna in campo la sinistra con posizioni esattamente opposte ai sovranisti in tema di Europa e di migranti, di bioetica e di sicurezza, di economia e di sovranità. È una forza di netta minoranza, che oscilla tra il 22 e il 28 per cento, se si considera l’intero versante sinistro, inclusa la Bonino, pur con forti insediamenti in alcune città e una vasta ramificazione nei gangli vitali della società e nelle élite: nella scuola e nella cultura, nella magistratura e nella stampa.

Sul piano elettorale non è stata particolarmente significativa la rimonta elettorale del Pd. Essere all’opposizione di un governo diviso su tutto e attaccato massicciamente, agitare i mostri del passato, il nazismo e il razzismo, avere dalla propria parte i media e i poteri europei, vedere decomporsi il movimento 5stelle, e vedere crescere “la destra” a un livello che non c’è mai stato, non mi pare un gran risultato per la sinistra. La polarizzazione intorno a Salvini avrebbe dovuto farla crescere molto di più. Ma al di là della contabilità elettorale, il Pd rappresenta un area, un mondo, una posizione antagonista rispetto al fronte sovranista. Qual è il nemico ideologico del sovranismo? Sul piano negativo è l’antifascismo, sul piano “positivo” è l’ideologia dell’accoglienza. La sinistra in Italia oggi è attestata nella versione secolare del bergoglismo.

Non trovano spazio e ruolo, invece, le forze che si pongono al di fuori di questa polarizzazione, dal centrifugo Movimento 5Stelle al centrista ondivago Forza Italia. Il Movimento 5Stelle ha funzionato come collettore del dissenso e raccoglitore dei malesseri e dei rancori popolari ma non funziona come forza di governo e come catalizzatore di opinioni e programmi; non si inserisce con un suo orientamento sui temi decisivi del nostro presente. I grillini sono inconsistenti sul piano dei contenuti e perciò sono alleati con una forza che reputano di destra ma per differenziarsi si conformano al trend della sinistra. Lo schema vecchio-nuovo e sistema-antisistema funziona finché non sei al governo.

Da parte sua, Berlusconi si è battuto come un leone ma ha confermato il suo declino; del resto non si può puntare su una ristampa anastatica di se stesso, in versione plastificata, e fingere di essere ancora al centro dell’universo, strizzando l’occhio ora al versante populista ora al versante opposto. Fino a ieri si poneva come garante dei sovranisti, oggi come argine contro i medesimi e si apre alla grosse koalition con la sinistra europea. E poi si chiede perché Salvini e Meloni (e tanti elettori) non si fidano di lui…

I sovranisti sono cresciuti in mezza Europa, sono primo partito in Francia, in Inghilterra, in Ungheria, in Polonia e in Italia. Ma, come prevedevamo, saranno pure più influenti ma gli assetti europei di potere in sostanza non cambieranno, si estenderanno solo le alleanze. Dunque non ci sarà alcun terremoto a livello europeo.

E in Italia? Anche qui non si prevedono terremoti politici ma scosse di assestamento, secondo quando annunciato dagli stessi protagonisti, a cominciare da Salvini. Il baricentro del governo passerà dai grillini ai leghisti e vedremo se questo sarà concretamente praticabile e se potrà perdurare. Non si intravede per ora, una svolta come quella auspicata dalla Meloni. Accadrà solo se i 5stelle sceglieranno la via dell’opposizione, giubilando Di Maio.

Insomma, il test europeo colpisce ma non stravolge gli assetti presenti né in Europa né in Italia. Cosa impedisce allora di ritenere che il grande successo della Lega sia passeggero, come è già accaduto in passato ad altri trionfatori delle elezioni europee? Una considerazione: l’onda sovranista tocca temi non passeggeri ma strutturali, destinati a durare nel tempo. E il sovranismo nostrano si collega a un quadro mondiale che va da Trump a Orban, passando per Marine Le Pen e tanti altri leader nazional-populisti vincenti nel mondo, dall’India al Brasile. Dunque saranno pure variabili gli umori dell’elettorato e saranno pure passeggeri i trionfi dei leader, come mostrano le parabole di Renzi, Di Maio, ecc.; ma quei temi, quegli orientamenti, quegli schieramenti delineati indicano tendenze marcate, destinate a durare. Il bipolarismo è rinato nella società civile prima che nella politica, e guai a chi finge di non vederlo. Si vedrà se i leader e le forze in campo saranno all’altezza di rappresentarlo oppure no.


L'Europa che sognamo e che vogliamo
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Re: Suprematismo e identitarismo

Messaggioda Berto » lun giu 24, 2019 9:30 pm

Il vero rischio per l’Europa. Intervista a Daniel Pipes
Lunedì, 24 giugno 2019
Niram Ferretti

http://www.affaritaliani.it/blog/italia ... lnSxxAtcwE

Daniel Pipes, uno dei più noti studiosi di Medio Oriente e di islamismo a livello internazionale ha scritto ampiamente in merito all’affermarsi in Europa dei partiti di estrema destra, che non vede come una minaccia per la democrazia ma, al contrario, come una opportunità per contrastare una minaccia ben maggiore, quella dell’islamizzazione delle società occidentali.

Professor Pipes, partiti civilizzazionisti è il nome con cui lei preferisce definire i partiti che in Europa sono considerati di estrema destra, sostenendo che il loro comune denominatore sia quello di preservare la civiltà occidentale dalla minaccia islamista. Li reputa l’unico scudo contro la trasformazione di civiltà?

No, non sono gli unici. Ci sono altri partiti come il Partito delle Libertà in Austria e i socialisti democratici in Danimarca. Ma senza l’apporto dei partiti civilizzazionisti, gli altri partiti non si sentirebbero spronati ad agire. In quei paesi dove i partiti civilizzazionisti sono troppo deboli, come nel Regno Unito, dove l’UKIP ha ottenuto un mero 3 per cento dei voti il mese scorso, la sfida non esiste e la civiltà occidentale è meno protetta.

La Lega domina già il governo italiano e ha ottenuto il 34 per cento dei voti alle elezioni europee di maggio, conferendo al parlamento europeo una sostanziale pluralità. La politica sull’immigrazione è una componente sostanziale del suo successo. Come valuta questa politica?

La politica della Lega è focalizzata sui migranti illegali e ha due componenti sostanziali: tenerli fuori dall’Italia e espellere quelli che si trovano già sul territorio. La riduzione del 97 per cento nei migranti che giungono in Italia via mare rappresenta un successo rilevante che ha notevolmente incrementato la popolarità della Lega. Non ho trovato numeri attendibili su i migranti illegali che hanno lasciato l’Italia, ma mi è stato riferito che a grandi linee tra i 350,000 e i 500,000 si sono trasferiti in altre parti dell’Europa. In altre parole, hanno recepito il messaggio che in Italia non sono i benvenuti. Se questi numeri sono corretti, indicano un risultato ragguardevole. Detto ciò, sarà molto più difficile espellere i migranti illegali rimasti.

La Russia è vista molto di buon occhio da alcuni dei partiti di estrema destra europei, tra cui Fidsez in Ungheria, il Partito della Libertà in Austria, il Rassemblement National in Francia e la Lega in Italia. Quali sono gli obbiettivi di Vladimir Putin e quali sono le conseguenze di questo legame?

Putin incoraggia lo scetticismo civilizzazionista nei confronti dell’Europa e anche l’ampio dissenso che lo accompagna. I civilizzazionisti apprezzano il suo sostegno, spesso finanziario, in un periodo in cui praticamente tutto l’establishment cerca di marginalizzarli. Spero che si tratti di una alleanza transitoria.

E’ d’accordo con Manfred Gerstenfeld che, “Nessuna organizzazione in Europa può gareggiare con il Partito Laburista nella sua promozione dell’odio antisemita”?

Sono d’accordo, anche se Podemos, in Spagna, è ancora più tossico.

Molti dei leader ebrei europei vedono i partiti civilizzazionisti come la principale fonte dell’antisemitismo, anche se la maggioranza di questi partiti, in modo particolare l’AfD in Germania e il Partito per la Libertà in Olanda, esprimono un sostegno chiaro e forte per Israele. Quale è la causa del loro atteggiamento?

I leader ebrei si aggrovigliano dentro a dei nodi mentre affermano questa cosa senza senso. Per fare un esempio surreale, prenda la magnifica esposizione fatta da Orit Arfa del tentativo da parte dell’AfD di bandire Hezbollah. I leader ebrei condannano i partiti civilizzazionisti, da una parte in modo da potere continuare ad avere accesso ai fondi governativi, dall’altra, a causa dell’idea errata che il civilizzazionismo assomigli al fascismo degli anni ’30.

In Francia gli ebrei vengono uccisi dagli islamisti solo perchè sono ebrei. Ricordiamoci le stragi di Tolosa e Montauban, il massacro all’Hyper Kosher e gli omicidi di Ilan Halimi, Sarah Halimi e Mireille Knoll. Gli ebrei hanno ancora un futuro in Francia?

No, non ce l’hanno. In parte a causa della violenza che lei sottolinea ma è anche la conseguenza della marginalizzazione causata dalla discriminazione da parte della sinistra e degli islamisti. E’ interessante rilevare che oggi gli ebrei francesi non solo cercano rifugio in paesi lontani come Israele e gli Stati Uniti, ma anche in Ungheria.

Nel 2004, Robert Wistrich scriveva che l’antisemitismo europeo contemporaneo “E’ cresciuto esponenzialmente in quelle società come la Francia, il Regno Unito, la Germania, l’Olanda, il Belgio e la Svezia, dove le comunità musulmane sono cresciute in modo rapido negli ultimi anni”. Che cosa si può fare, se si può fare qualcosa, per fermare questa tendenza?

La cosa più facile da fare è impedire agli islamisti l’accesso a questi paesi, una cosa per la quale mi sono adoperato nel contesto americano. E’ molto più difficile imporre il controllo sulle società separate musulmane con le loro zone off limits, sulle scuole musulmane, le corti e il commercio e le loro attività illegali, dalle mutilazioni genitali femminili allo spaccio di droga. Questo controllo non dovrebbe essere imposto solo a favore degli ebrei ma a vantaggio della civiltà occidentale.
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Re: Suprematismo e identitarismo

Messaggioda Berto » lun set 16, 2019 8:03 pm

La posta in gioco. Conversazione con Bat Ye’Or
di Emanuel Segre Amar
25 Giugno 2019

https://www.progettodreyfus.com/bat-yeor-intervista

Pubblichiamo in esclusiva l’intervista alla studiosa ed autrice Bat Ye’Or * realizzata da Emanuel Segre Amar, presidente della Federazione Sionistica piemontese.

Segre Amar: Come sono accolti i tuoi ragionamenti e i tuoi libri nel mondo delle comunità ebraiche in Svizzera, in Europa ed in Israele?

Bat Ye’Or: Le opinioni sui miei libri nelle comunità ebraiche variano tra le diverse comunità ebraiche della diaspora e di Israele, e anche tra gli ebrei originari dei paesi arabi. Alcuni intellettuali che appartengono al mondo politicamente corretto della sinistra li attaccano, anche violentemente, magari senza averli nemmeno letti e senza conoscere nulla dell’argomento, mentre altri vi trovano conferme e si ritrovano in quanto scrivo sulla vita nei paesi arabi. Ebrei e cristiani mi sono molto grati per aver scritto, pubblicato e fatto conoscere la loro storia, le esperienze da loro vissute, il tutto basato su documenti autentici e inconfutabili.

E col mondo degli studiosi che in parte contestano i tuoi ragionamenti, qual’è il tuo rapporto? Ci sono scontri verbali, riuscite a discutere direttamente?

Le contestazioni si manifestano in tutti i modi, anche con critiche scritte nei loro libri, con accuse di nazismo, di razzismo, di islamofobia, di complottismo e perfino di criminalità, ma in effetti non ci sono mai degli argomenti oggettivi per contraddire quanto ho scritto. In generale coloro che mi contraddicono non hanno ben compreso il soggetto del quale parlo, la dhimmitudine e il dhimmi. Dunque il problema non sta solo nelle condizioni dell’ebreo e del cristiano, ma nella realtà stessa della vita del dhimmi che implica particolari sfaccettature della condizione dei cristiani, degli ebrei, e anche dei buddhisti e di altri. Per spiegarmi farò l’esempio di Asia Bibi, condannata per l’accusa di blasfemia. La comunicazione moderna ci ha fatto conoscere la tragedia di questa cristiana madre di cinque bambini, della sua famiglia, di tutta la sua comunità cristiana, e di coloro che sono stati uccisi per avere voluto salvarla. Tutta questa “inumanità” è contenuta in poche parole e si può leggere in qualsiasi libro di sharia. Questa è la dhimmitudine che ho studiato, non è soltanto l’enumerazione delle leggi, ma anche le relative conseguenze. È un argomento complesso ed è difficile definire quelli che sono i particolari comuni alle diverse popolazioni dhimmi, e le numerose differenze.

Hai lasciato l’Egitto quando avevi 20 anni, un Egitto che non esiste più, e dove avevi una vita completamente diversa da quella successiva. Hai dei ricordi, hai mantenuto dei rapporti con le amicizie della tua gioventù?

Ho mantenuto qualche contatto con poche amiche egiziane. Si partiva di nascosto, senza sapere quale sarebbe stato il nostro destino. Ciascuno di noi si fermava dove si poteva vivere e lavorare. Le difficoltà di adattamento e di integrazione rompevano i contatti tra di noi. Le persone che continuo a vedere, di religione ebraica e cristiana, si sono rifatte la loro vita. Certi amici ebrei hanno mantenuto solo dei buoni ricordi della bella vita che conducevano in Egitto. Non hanno compreso perché partivano, e soffrono di una certa nostalgia. Altri contatti con amici musulmani sono stati più amari; erano amici, ma nel modo nel quale parlavano con me o con mio marito mantenevano dei pregiudizi propri del loro ambiente coi quali io ero obbligata ad abituarmi quando stavo in Egitto: si viveva come dhimmi senza osare rispondere quando ci sentivamo insultati. In Europa mi sono emancipata dalla condizione di dhimmi, da questi pregiudizi antigiudaici e insultanti che si presentavano con naturalezza nelle conversazioni, che erano qualcosa di normale. In questo modo ho capito che questo genere di scherzi offensivi nei confronti miei, degli israeliani, della mia religione e degli ebrei, oramai non potevo più accettarli.

Quando in Europa ti è capitato di parlare coi tuoi amici di gioventù, sono ancora saltati fuori i pregiudizi nei confronti degli ebrei? Quel qualcosa di innato, come dice Bensoussan citando un saggista algerino, che succhiano direttamente dal latte materno. “Lo hanno nella loro mentalità, oramai, dopo tanti secoli. Ed è interessante che questo, anche quando parlano con una persona che sanno essere di religione ebraica, salta fuori, ed è qualcosa che mi fa pensare ai giovani studenti di religione ebraica nelle scuole francesi che devono cambiare scuola perché i loro compagni li insultano in quanto Ebrei”. Vi è in questo una similitudine?

Si, certamente, ma in questa società quelli che noi chiamiamo pregiudizi sono delle verità che giustificano un comportamento carico di disdegno che è imposto dalla tradizione religiosa. Ma devo subito dire che ho anche incontrato, qui in Europa, musulmani molto amichevoli. Parlo qui dei miei ex amici d’Egitto; c’è questo comportamento, questa violenza antiisraeliana ed anti ebraica che esiste nei paesi musulmani; la si vede, si manifesta; è quindi evidente che le popolazioni che emigrano da questi paesi arrivano con dei pregiudizi coi quali sono stati educati e cresciuti, che appartengono alla loro civiltà, che non sono mai stati combattuti nella loro civiltà; il loro adattamento nella società occidentale è difficile anche su questo piano, intendo dire rispettare l’ebraismo, e accettare che i cristiani appartengono ad una branca del giudaismo, perché secondo l’Islam il cristianesimo è del tutto separato dall’ebraismo. Viene dall’islam e non dall’ebraismo, il Vangelo è una falsificazione del Corano e Gesù era un profeta musulmano. E quindi l’idea che i cristiani hanno adottato la Bibbia ebraica perché provengono dal giudaismo è qualcosa del tutto nuovo e per loro rivoltante. È per questa ragione che ricusano l’espressione “giudeo-Cristiano”. C’è dunque un’enorme ambiguità ed ignoranza tra i musulmani che emigrano in Occidente che devono adattarsi ad una cultura giudeo-cristiana che, vorrei sperare, si è liberata dei pregiudizi dell’antisemitismo, e devono anche adattarsi a vivere in mezzo a cristiani che non sono dhimmi. È una totale rivoluzione.

Bernard Lewis, ne L’origine della rabbia musulmana, afferma che nell’Islam non esiste differenza tra chiesa e stato. Altri illustri accademici notano che la religione islamica si qualifica per una stretta relazione tra la dimensione ideologico-morale e la dimensione normativa, intesa questa a livello sociale, politico ed economico. C’è anche chi sostiene che il mancato processo di secolarizzazione abbia generato nel mondo islamico un ritardo nel processo scientifico e tecnologico. Come sarà possibile conciliare la crescente presenza di musulmani in Europa sulla base di questi presupposti?

È vero, queste osservazioni sono tutte esatte. Ciononostante, penso che i governanti europei, degli Stati Uniti, del Canada ecc. dovrebbero mantenere questi principi e non pensare quali concessioni possano servire per fare in modo che i migranti possano adattarsi ed integrarsi nel mondo occidentale. Non sta alla popolazione e ai governanti occidentali fare concessioni contrarie alle leggi e ai valori del paese per integrarli, ma sta ai musulmani fare questi sforzi. E quanto meglio costoro si integreranno, tanto più si favorirà la modernizzazione e la laicizzazione dei migranti musulmani e l’accettazione dell’uguaglianza tra gli esseri umani. Si favorirebbe l’emancipazione del mondo musulmano da pregiudizi obsoleti, religiosi, discriminatori nei confronti delle altre religioni. E’ l’impegno che dobbiamo assumerci.

Credi che le autorità religiose, penso in particolare a quelle della città del Cairo, siano pronte a fare questo sforzo? Lo stesso presidente al Sisi a suo tempo ha sollecitato dei cambiamenti in questo senso da parte delle autorità religiose dell’Islam, ma non c’è stata risposta alcuna. C’è dunque forse poco da sperare in questa direzione?

Sono stati compiuti pochi sforzi e progressi di modernizzazione nel mondo musulmano e questi sforzi non sono stati incoraggiati dalla politica occidentale che al contrario ha sostenuto i peggiori movimenti di fanatismo jihadista o religioso per diverse ragioni quali la lotta contro il comunismo, o la protezione dei propri interessi negli Stati petroliferi. Obama non ha incoraggiato il movimento rivoluzionario contro la teocrazia dei mullah. L’Unione europea, sempre pronta a predicare i diritti dell’uomo, sostiene fortemente questo regime e si è sempre alleata con i movimenti jihadisti come l’OLP in contrapposizione ad Israele alla quale vorrebbe impedire di difendersi contro il terrorismo di Hamas e degliArabi di Palestina. Questo problema riguarda un miliardo e mezzo di esseri umani sul pianeta coi quali dobbiamo vivere in pace; dobbiamo avere la volontà di incoraggiare gli sforzi di quei musulmani che sono completamente d’accordo coi nostri principi e vogliono modernizzare la loro società.

Certamente ci sono forze di opposizione come al-Azhar, ma questo è un processo che dobbiamo accettare e intanto facilitare la riforma dell’Islam; dobbiamo entrare in questo processo in modo positivo aiutando i musulmani che cercano di trasformare l’Islam.

Le dinamiche mediorientali interne al mondo islamico, in particolare lo scontro tra sunniti e sciiti, possono diventare l’obiettivo verso i quali vengono effettuati i maggiori sforzi dai paesi dell’area a discapito di uno scontro con il mondo occidentale?

Sovente i musulmani si sono affrontati tra di loro, questi conflitti tra sunniti e sciiti sono ricorrenti all’interno del mondo islamico. Tuttavia, quando si è trattato di combattere contro il mondo del dar al Harb, il mondo dei miscredenti, si univano per far trionfare l’Islam. Ci sono dunque delle possibilità che le due forze finiscano per unirsi contro l’Occidente. Ma queste forze di contestazione dell’Occidente, che vogliono conquistare ed islamizzare, sembrano per ora decentralizzate. Ciononostante, l’organismo dell’OCI (Organizzazione della Cooperazione Islamica) che unisce tutte le nazioni musulmane, è un organismo centralizzatore dotato di un’enorme struttura che si potrebbe paragonare a quella dell’ONU ed agisce sul piano geo-strategico come un Califfato sovranazionale. Ha diversi dipartimenti e dispone di una enorme quantità di fondi grazie al petrolio degli Emirati, dell’Arabia Saudita, eccetera. È questo organismo che coordina gli sforzi a livello internazionale per l’islamizzazione dell’Occidente, la radicalizzazione dei musulmani immigrati, la guerra contro Israele, lo sviluppo dell’odio antisemita nell’Occidente. Esso opera anche, fin dal 1973, per la divisione nel campo occidentale dell’Europa contro gli USA e la Russia, per l’isolamento di Israele, per l’ostilità fra USA e Russia, per l’islamizzazione dell’Unesco e di diversi organismi internazionali. Ritengo che allo stato attuale la tendenza allo jihad, che è sempre stata presente nel mondo musulmano, e che non è mai stata revocata né abolita da un organismo ufficiale musulmano, tendenza volta alla conquista del mondo della miscredenza, sia sempre presente, e che si dimostri in modi differenti, sia col terrorismo, sia con la corruzione delle élite occidentali politiche, intellettuali, mediatiche. I popoli europei la conoscono e la sentono, e, nonostante il conflitto tra sunniti e sciiti, questa tendenza continuerà finché questa politica non sarà discussa apertamente.

L’Europa riuscirà a mantenere la sua cultura e la sua identità o diventerà veramente Eurabia senza più speranza? C’è una via d’uscita?

Ci sono sempre delle strade per uscire da una situazione tragica e per recuperare la propria libertà. Io credo che siamo già in Eurabia. Eurabia significa una civilizzazione euro-islamica. Le persone che non conoscono le leggi della sharia non sono in grado di identificarle in alcune pratiche importate dai paesi arabi in Europa. Per esempio, la situazione degli ebrei nella UE è divenuta quella di una minoranza odiata, come è nei paesi musulmani, discriminata a livello religioso, aggredita nei campus universitari e nelle scuole, bersaglio del terrorismo e gravemente traumatizzata dalla mancanza di sicurezza. È la condizione dei dhimmi che ebrei e cristiani avevano subito nei paesi musulmani. I dhimmi vivevano in una condizione di insicurezza perché non potevano difendersi contro un accusatore musulmano. Questa discriminazione era voluta per instillare la paura e la sottomissione come bene spiegano i giuristi e i commentatori della sharia. Oggi il terrorismo islamico in Europa, rivolto inizialmente solo contro ebrei e sionisti, è divenuto una forza potente di destabilizzazione delle democrazie che minaccia tutti, anche se è denunciato e condannato da musulmani che vivono in Europa, e da alcuni paesi musulmani. Vivere nella paura e nell’insicurezza è una forma di dhimmitudine assolutamente condannata dai principi della democrazia che affermano che il diritto principale di ogni uomo è quello di vivere in sicurezza. Il terrorismo jihadista ha cambiato il nostro modo di vivere, di parlare e di pensare. Possiamo constatare che viviamo nella dhimmitudine quando prendiamo un aereo: quando ci sottoponiamo a precise regole di sicurezza, accettiamo questa guerra contro la nostra libertà. Ci sono altri elementi di dhimmitudine che vengono praticati, come l’antisemitismo nelle scuole o nelle università, come il fatto che dobbiamo sottometterci a una auto-censura quando abbiamo paura di affermare fatti storici oggettivi, quando temiamo di essere portati di fronte a dei tribunali con l’accusa di islamofobia o di blasfemia (che è la stessa cosa). Accettiamo di islamizzare la topografia della Bibbia, parliamo di “territori occupati” invece di chiamarli Giudea e Samaria. Come i musulmani, accettiamo che i luoghi sacri degli ebrei e dei cristiani sono musulmani. Parliamo della Palestina anziché della Giudea. Questi obblighi che impregnano la nostra libertà hanno soppresso in Europa la libertà di opinione e di espressione. E quando parlo di libertà di opinione intendo la libertà di criticare le religioni, le regole, le politiche, dire che lo Stato di Israele è il paese millenario degli ebrei che hanno il diritto di vivere lì, liberi e sovrani. Ebbene, non si può dirlo senza dire la stessa cosa del “cosiddetto Stato palestinese”, che non è mai esistito per duemila anni; è come se la storia e l’esistenza del popolo ebraico che ebrei e cristiani conoscono da tremila anni fosse legata a questa condizione creata in toto nel 1969 dalla propaganda sovietica e dall’antisemitismo nazista europeo. Tutti questi aspetti della paura ci fanno accettare i criteri musulmani nell’educazione, nella storia, nella politica e nella morale. Hanno strutturato la civilizzazione della dhimmitudine in Europa privandola della libertà, della sicurezza e dei diritti elementari. È quello che, in un certo modo, siamo diventati tutti. E sono compresi tra questi i musulmani immigrati in Occidente che condividono le nostre opinioni, e che, se vogliono cambiare religione o affermare il loro sostegno nei confronti di Israele, sono obbligati ad avere delle guardie del corpo; questo dimostra che le libertà che sono affermate in Europa come diritti dell’uomo che devono essere rispettati, ebbene, queste non sono più rispettate.

Tu sei stata presente alla manifestazione che c’è stata a Ginevra per protestare contro le ripetute, assurde condanne dello Stato di Israele. C’erano tante persone che ascoltavano ciò che avviene alle Nazioni Unite contro Israele, ma è significativo che la stragrande maggioranza delle persone accorse di fronte al Palazzo delle Nazioni, anche se si parlava degli attacchi contro Israele, fossero non ebrei. Questo potrebbe significare che anche i cristiani ed i laici si rendono conto del concetto di dhimmitudine del quale tu parli?

Molti cristiani nel corso dei secoli erano vicini agli ebrei e li amavano, non erano tutti antisemiti o criminali. Dobbiamo dunque riconoscere questa corrente. Ma la tua osservazione nel contesto attuale è giusta. Molte persone hanno preso coscienza di questo contesto che non esisteva trent’anni fa in Europa. È importante precisare che ebrei e cristiani sono sottomessi alle stesse regole della sharia. Se dunque sono approvate contro gli ebrei, vengono legittimate anche contro i cristiani. Queste leggi provengono tutte dall’ideologia e dalla struttura militare del jihad e mirano ad imporre la supremazia islamica sugli ebrei e sui cristiani in tutti i domini. Le discriminazioni del passato erano da attribuire alla tolleranza o all’intolleranza dei califfi. Ma il concetto di dhimmitudine non prevede il concetto di tolleranza o di intolleranza. Esso descrive il quadro politico, militare, religioso e legale che appone a un certo numero di discriminazioni contro le popolazioni sottomesse nei loro propri paesi tramite le leggi del jihad. È importante comprendere questo concetto di dhimmitudine perché solo se lo si comprende lo si può riconoscere e quindi si può lottare contro le applicazioni della dhimmitudine; non si tratta di tolleranza o intolleranza di un capo di stato, ma si tratta di pregiudizi di un insieme legale che si applica ai non musulmani anche in paesi non governati da un capo musulmano come vediamo nelle università, nelle scuole in Occidente, o nella vita sociale. Regole che sopprimono un certo numero di libertà per i musulmani e per i non musulmani. Dobbiamo dunque comprendere che la lotta per riguadagnare le nostre libertà che abbiamo perduto non è contro i musulmani, ma contro alcune leggi oscurantiste e contro pregiudizi, e che in questa lotta i musulmani riformisti che accettano l’abolizione del jihad e della dhimmitudine perché credono nell’uguaglianza di tutti gli esseri umani e nei loro diritti di vivere liberi nei lori paesi, sono nostri alleati. Questo avverrà quando i musulmani accetteranno la legittimità di uno Stato di Israele libero e sovrano nella sua patria millenaria. Si combatte per una visione dei principi di uguaglianza tra gli esseri umani, negata dalla dhimmitudine, e per il rispetto della dignità umana. In questa lotta per la libertà dell’essere umano, per la libertà di parola, per il diritto di ciascuno alla sicurezza, dobbiamo unirci per riuscire a vincere.

Un non ebreo ha da essere sempre più stupito e costernato che tanti ebrei, per lo più di sinistra, in Israele e nel mondo, in ogni attività professionale, non ultima la magistratura, osteggiano lo Stato di Israele, tanto da intravvedere quasi una loro collusione coi loro più acerrimi nemici, quanto meno nei mezzi usati, se non proprio negli obiettivi. Senza sottovalutare il rischio a cui costoro sottopongono la stessa sopravvivenza della nazione ebraica, come si può fare per contrastarli efficacemente?

Queste persone, senza rendersene conto, si sottomettono all’ideologia jihadista che proibisce tutte le supremazie e tutte le indipendenze dei popoli non musulmani, non soltanto degli ebrei. Essi accettano la propaganda musulmana e si oppongono allo Stato di Israele e si immaginano che, se lo si sopprimesse, la pace regnerebbe sovrana. Ma la verità sta all’opposto, perché è attraverso l’accettazione della legittimità dello Stato di Israele che il mondo musulmano potrà accettare l’uguaglianza tra tutti gli esseri umani, ebrei, cristiani, buddhisti e tutti gli altri, e accetterà l’abolizione delle leggi e dell’ideologia jihadista che proibisce qualsiasi sovranità sulla terra al di fuori di quella musulmana. Quando si riconoscerà il diritto del popolo ebraico di vivere libero, indipendente e sovrano nella sua patria ancestrale e millenaria, allora si smetterà di voler imporre a tutti gli altri popoli della terra la condizione di dhimmitudine, che è quella di ogni non musulmano vinto dal jihad e sottomesso alla sharia. Accettando Israele, il mondo musulmano adotterà la realtà storica, oggettiva, fondata su documenti e non sulla fantasia jihadista della nakba che nega l’identità e i diritti degli ebrei e dei cristiani. Vi è, nel rifiuto islamico di Israele, il rifiuto della libertà degli altri popoli. Questo conflitto ci tocca tutti. La guerra contro Israele è una guerra di annientamento per eliminare il nostro passato e la nostra storia.

Bat Ye’Or ha appena pubblicato una sua ultima opera, completamente diversa da quella per la quale la conosciamo tutti. Ci vuoi dire tu che cosa hai appena pubblicato? Io dico solo che, per il Gruppo Sionistico Piemontese vorrei, appena possibile, organizzare per Bat Ye’Or un giro d’Italia per far conoscere a tutti questo romanzo: Le Dernier Khamsin des juifs d’Egypte, edizione Les Provinciales, Paris.

Grazie Manuel. In effetti l’ho scritto quando ero ancora in Egitto, e percepivo che davanti ai miei occhi aveva luogo la fine della comunità ebraica d’Egitto, negli anni ’50. Un avvenimento capitale per una comunità vecchia più di duemila anni. Volevo registrare tutto, ma siccome sapevo che gli ebrei erano sorvegliati, non ho tenuto gli appunti che scrivevo all’epoca e li ho bruciati prima di partire. Si partiva dall’Egitto di nascosto perché si temevano le denunce anonime. Soltanto due valigie erano autorizzate, ma dovevano passare il controllo della censura, e se avessi preso i miei manoscritti, sarei forse finita in prigione come sionista. Prima di bruciarli avevo però registrato tutto dentro di me, prevedendo di essere attrice e osservatrice di un evento maggiore che andava oltre la mia persona. Sapevo che un giorno lo avrei descritto, ci pensavo sempre, era come un obbligo. Anni dopo, in Inghilterra e in Svizzera, ho potuto riprodurre questa esperienza vissuta da quasi un milione di ebrei fuggiti da paesi musulmani nella forma del romanzo, restituendo veridicità umana a questo tempo di disperazione e di terrore. Se non è stato ancora peggiore e abbiamo potuto scappare lasciando tutto, lo è stato grazie alle pressioni dell’America.

Desidero ringraziare il mio editore per avere accettato il libro, tanto più che non sono un’autrice molto apprezzata in Francia, paese la cui politica, dal 1967, sostiene la guerra terrorista dell’OLP di annientamento di Israele.

Alcuni si riconosceranno in questa narrazione, mentre altri, che non hanno vissuto queste vicende, negheranno. Questa è la storia della fine della Comunità ebraica d’Egitto, una Comunità che esisteva dall’epoca della Bibbia e che ha dovuto fuggire in circostanze tragiche abbandonando i cimiteri, il proprio passato, e le sinagoghe dove, sui banchi, erano scritti i nomi dei genitori e dei nonni. Questa narrazione fa parte della fuga di oltre 800.000 ebrei dai paesi arabi, in circostanze talora ancor più drammatiche come quelle della fuga dalla Siria, dalla Libia, dall’Iraq o dallo Yemen. Hanno dovuto adattarsi, talvolta tra mille difficoltà, ad una società molto diversa, ricominciando una nuova vita, lavorando per assumere le loro responsabilità con vecchi genitori e con le famiglie. Hanno accettato questa sfida senza ricevere alcun aiuto di qualche paese. Soltanto lo Stato di Israele e le Comunità ebraiche della diaspora li hanno aiutati, fedeli alla antica tradizione di solidarietà per i rifugiati ebrei. Qualunque fosse la condizione di povertà delle Comunità ebraiche, queste hanno sempre aiutato i profughi. Le comunità del mondo islamico tenevano una tesoreria destinata ad acquistare gli schiavi ebrei, perché molti erano presi in schiavitù dai musulmani se non potevano pagare le pesanti tasse o per altre ragioni. Il riacquisto di schiavi cristiani non era frequente nelle comunità cristiane e nemmeno nella cristianità perché questi schiavi erano molto più numerosi. Presso gli ebrei era una mitzva liberare uno schiavo ebreo e rendergli la libertà. Nel XIX secolo l’Europa si è sforzata di sopprimere la schiavitù nelle sue colonie musulmane. Nel XX i milioni di rifugiati ebrei che hanno girato per il mondo hanno trovato una solidarietà da parte di Israele e delle Comunità ebraiche dove li portava il destino. Si può confrontare con gli Arabi di Palestina, alleati coi governi nazisti, collaborazionisti e fascisti, che hanno provocato le guerre del 1947- 48 e del 1967, chiamando i numerosi eserciti arabi al fine di sterminare gli ebrei in Israele, e che da 1947 hanno ricevuto fino ad oggi miliardi dalla comunità internazionale che ha riconosciuto loro uno statuto particolare.

Il XXesimo secolo è stato il secolo di tante realtà che passeranno alla storia; questa è una di quelle, e possiamo ben dire di essere fortunati che Bat Ye’Or ne sia stata testimone e ce ne abbia parlato in questo romanzo. Grazie Bat Ye’Or.

*Bat Ye’or, in ebraico בת יאור, ovvero figlia del Nilo, è lo pseudonimo della scrittrice ebrea Gisèle Littman (nata al Cairo nel 1933), saggista egiziana naturalizzata britannica.
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Re: Suprematismo e identitarismo

Messaggioda Berto » sab gen 18, 2020 2:12 pm

Brava Ursula: l'identità europea va tutelata
Andrea Cangini - Lun, 16/09/2019

http://www.ilgiornale.it/news/politica/ ... TO3FvSM2yU

Vale per l'Europa come vale per il centrodestra, non c'è futuro senza la condivisione di una cultura comune.
Le fusioni a freddo non reggono. Le unioni di interesse hanno vita breve. Le comunità politiche, infatti, sono come gli individui: la loro forza è proporzionale alla forza della loro identità. Bene, anzi, benissimo, ha perciò fatto la neo presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ad attribuire al commissario per l'Immigrazione l'inedita delega alla «Protezione dello stile di vita europeo». Se ben amministrata, sarà un modo per alimentare tra i cittadini degli stati membri la diffusione di quel sentimento di comune appartenenza senza il quale l'Europa politica non potrà mai nascere. Se ben amministrata, sarà un modo per rendere davvero effettiva l'integrazione, poiché, come scrive la Treccani, integrare significa «incorporare un elemento nuovo in un insieme». Obiettivo irrealistico se l'insieme non è o non si sente tale.
Dal piddino Enrico Letta alla macroniana Sibeth Ndiaye, da Amnesty International all'Arci, passando per l'ineffabile Junker, in molti si sono scandalizzati per la decisione della von der Leyen. Come se uno «stile di vita europeo» non esistesse e non meritasse di essere coltivato. Come se la radice greca, il messaggio cristiano e la rivoluzione scientifica non fossero i fondamenti culturali e spirituali dell'Europa. Quel «patrimonio spirituale» comune già messo nero su bianco nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea approvata nel 2000. Quell'insieme di valori e di principi da cui discendono il primato dell'individuo (ma sarebbe meglio dire della persona) sullo Stato, la libertà di pensiero e quella di culto, lo Stato di diritto, la separazione dei poteri, la laicità delle istituzioni, la parità tra uomini e donne...
Le sinistre e le élite universaliste faticano a comprenderlo. Il loro conformismo va sfidato e battuto sul campo aperto di una battaglia culturale da combattere sotto la bandiera del realismo, essendo chiaro a tutti coloro che guardano i fatti senza filtrarli attraverso le lenti colorate dell'ideologia che così come il miglior antidoto al nazionalismo è il patriottismo, il miglior antidoto alla xenofobia è una solida e consapevole identità culturale.
Non c'è futuro senza la condivisione di una cultura comune: vale per l'Europa, ma vale anche per il centrodestra.
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Re: Suprematismo e identitarismo

Messaggioda Berto » sab gen 18, 2020 2:12 pm

Corte tedesca: Il Movimento Identitario non può essere classificato come 'estremista di destra'
29 Settembre 2019

https://www.islamnograzie.com/corte-ted ... Ztpwa8iShQ

Il Tribunale amministrativo di Colonia ha stabilito che l’Identitarismo in Germania non può essere classificato come ‘organizzazione estremista di destra’ in quanto non ci sono punti di vista che giustifichino una tale classificazione.
Fonte: Die Presse .

A causa della decisione presa mercoledì dal tribunale amministrativo di Colonia, l’agenzia di spionaggio interno tedesco, noto come l’Ufficio federale per la Protezione della Costituzione (BfV), sarà costretta a cancellare la classificazione del movimento dalla lista di ‘estremista di destra che cospira contro la costituzione liberale democratica‘.

Fin dall’inizio, la decisione del BfV di etichettare il movimento Identità Paneuropea come ‘estremista di destra‘ è stato ampiamente accusato di essere ‘politicamente ed ideologicamente motivato, con poco fondamento giuridico o polemico che lo sostengono.’

Questo, tuttavia, non ha fermato la stampa di sinistra che ha dipinto il movimento come organizzazione quasi-terroristica.

Ma Mercoledì, questo falso concetto è stato rimosso dopo che la corte ha stabilito che non vi sono, in realtà, alcune ragioni valide per cui il BfV abbia fatto questa valutazione.

Ora, è molto probabile che la BfV si opporrà alla decisione del giudice entro un periodo massimo di due settimane.

Il leader del Identitarismo in Germania Daniel Fiss, ha detto, “Per noi è chiaro che ora si andrà nella fase calda del confronto legale con la Protezione della Costituzione.”

Fiss ha detto che l’Identitarismo sta combattendo “su un fronte decisionale che potrebbe aprire la strada per tutti gli attori patriottici in questo paese”.

“L’Attivismo Patriottico e del lavoro giovanile devono continuare ad essere legittimi”, ha aggiunto.

All’inizio di questo mese, un tribunale francese ha condanno a sei mesi di prigione tre figure di spicco della generazione di identità (GI) francese , per aver partecipato a una spedizione di pace nelle Alpi progettata per focalizzare l’attenzione sulla crisi migranti



https://it.wikipedia.org/wiki/Identitarismo



https://it.wikipedia.org/wiki/Nazionalismo_europeo
L'identitarismo è un'ideologia politica apparsa alla fine del XX secolo in Europa. Il movimento identitario è stato classificato dalla protezione costituzionale tedesca nel 2019 come estremista di destra.
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Re: Suprematismo e identitarismo

Messaggioda Berto » sab gen 18, 2020 2:13 pm

Panoccidentalismo, una soluzione?
Caratteri Liberi
Davide Cavaliere
12 gennaio 2020

http://caratteriliberi.eu/2020/01/12/un ... KxKRtm12RQ

Le relazioni euro-americane sono da sempre oscillanti, con periodi di apertura e di chiusura, stagioni isolazioniste, periodi di intensi scambi intellettuali e reciproche diffidenze. I rapporti internazionali cambiano velocemente, ma l’America rimane, nella sua essenza, europea. Gli Stati Uniti sono stati fondati dai «bianchi» anglosassoni. I padri fondatori erano uomini impregnati di cultura romana e greca e di pensiero liberale. Thomas Jefferson conosceva anche l’italiano e leggeva Cesare Beccaria.

Il miglior illuminismo europeo è stato sublimato nella Dichiarazione d’indipendenza ratificata a Philadelphia. Dal passato romano dell’Europa gli americani hanno attinto a piene mani: architetture, effigi, motti, simboli. Gli Stati Uniti sono nati da una costola dell’Europa, come Eva da Adamo. Il paesaggio religioso dell’America è un mosaico di chiese e sette cristiane.

L’elemento ebraico che in Europa appassisce e muore, rimane dinamico in terra americana. Il giurista Jeremy A. Rabkin ha definito «greco-ebraica» l’America, che ha fatto proprio l’amore per libertà delle città-stato greche e l’idea ebraica di un popolo eletto che sia da esempio per le altre nazioni.

Gli Stati Uniti sono la punta estrema della civiltà occidentale, il loro destino è indissolubilmente legato al nostro e noi al loro. Ogni volta che le due sponde dell’Atlantico si sono allontanate, i due lembi della civiltà hanno perso qualcosa. Di contro, ogni collaborazione è stata feconda. Pur con le dovute differenze, Europa e America sono la civiltà occidentale greco-romana e giudaico-cristiana.

Il basamento sui cui poggiano è il medesimo e anche i nemici sono gli stessi. Entrambi i ventricoli del cuore occidentale sono oggi in declino, un declino che mette a rischio l’esistenza e l’unità degli occidentali. La forte immigrazione ispanica e il declino demografico dei «bianchi» mette a rischio il primato degli europei in America.

Il vecchio continente è minato da un virulento odio di sé e odia l’America perché vede in essa la condensazione di tutti gli aspetti peggiori della sua storia. Ai deliri della correttezza politica si somma la crescente presenza di immigrati musulmani. L’Europa rischia l’islamizzazione. Con il declino degli europei si interromperà ogni scambio intellettuale con l’America, che non sarà più sostanziata del rapporto con l’Europa.

Salvare l’Occidente e il suo primato è ancora possibile, basterebbe seguire il programma proposto dal politologo Alexandre Del Valle, un progetto chiamato «panoccidentalismo». Un asse «civilizzazionista», per usare il termine coniato da Daniel Pipes, che unisca Stati Uniti, Europa, Israele e Oceania. L’unione dovrebbe essere aperta anche alla Russia, a patto che interrompa le sue relazioni con cinesi, iraniani e siriani e si impegni in un reale processo di democratizzazione. L’attuale Unione Europea filoaraba dovrebbe essere smantellata a vantaggio di una collaborazione nei settori principali di interesse comune senza minare la sovranità degli Stati. Frenare lo sviluppo militare dei Paesi islamici e della Cina interrompendo l’esportazione di armi e tecnologie belliche. Troncare qualunque collaborazione scientifica con nazioni nemiche dell’Occidente; evitare qualunque operazione militare non strettamente vitale, ma sostenere gli oppositori laici e riformisti dell’Islam come propone Ayaan Hirsi Ali. Limitare al massimo l’immigrazione islamica, cinese e ispanica in Occidente e sostenere la nascita di uno Stato nazionale curdo.

Sotto il profilo culturale bisognerà vincere la colpevolizzazione e l’autorazzismo degli occidentali. La civiltà cristiana e laica ha sì commesse delle atrocità, ma non è la sola e, al tempo stesso, ha prodotto tesori inestimabili in tutti i campi del sapere. Riscoprire le radici spirituali e culturali di questa parte del mondo, l’anima classica e cristiana dell’Europa che innerva anche l’America.

Rigettare il sessantottismo e il marxismo culturale che hanno minato le basi della civiltà con un nichilismo autodistruttivo. Gli occidentali non possono abbandonare i valori che li accomunano. Oggi toccano con mano il degrado in cui sono sprofondati, sarà sufficientemente a smuoverli dal torpore? Ci auguriamo di sì.
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