Magistratura, casta mostruosa, criminale ed eversiva, caso Salvini e non soloviewtopic.php?f=194&t=2926 https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674 Magistrati in chat contro Salvini: "Su immigrati ha ragione ma va attaccato" (21.05.20)
https://www.youtube.com/watch?v=XfMPX0Z ... ture=share Quelle chat che inguaiano le toghe: ''Salvini? Ha ragione ma va attaccato''Federico Giuliani - Gio, 21/05/2020
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 64525.html In una chat su Whatsapp certe toghe sapevano che Salvini non stava facendo niente di sbagliato. Il leghista doveva comunque essere attaccato senza pietà
Quando era ancora ministero dell'Interno, nel 2018, Matteo Salvini veniva quotidianamente attaccato dai giudici per il suo operato sui migranti.
Eppure, oggi, è emerso un fatto quanto mai clamoroso: quelle stesse toghe che in pubblico puntavano il dito contro il segretario della Lega, in privato sapevano benissimo che l'ex ministro non stava facendo niente di male.
Il quotidiano La Verità svela le carte in tavola e accende i riflettori su come, in una chat su Whatsapp, certe toghe ammettessero che sì, Salvini non stava facendo niente di sbagliato ma che doveva comunque essere attaccato senza pietà. Tanti i protagonisti della vicenda, a cominciare da Paolo Auriemma, capo della Procura di Viterbo, e Luca Palamara, leader della corrente di Unicost.
Attaccare Salvini
Auriemma, rivolgendosi a Palamara, è molto dubbioso su quanto sta accadendo in quei torridi giorni d'agosto di due anni fa: ''Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando. Illegittimamente si cerca di entrare in Italia e il ministro dell'Interno interviene perché questo non avvenga. E non capisco cosa c'entri la Procura di Agrigento''. In fondo al messaggio Whatsapp la raccomandazione di non diffondere il contenuto del testo. La risposta di Palamara arriva quasi subito: ''Hai ragione. Ma adesso bisogna attaccarlo''.
Queste, e molte altre chat, sono agli atti dell'inchiesta che ha scosso le fondamenta del Csm. La discussione va avanti, sottolinea ancora La Verità, e Auriemma è dubbioso: potrebbe essere un pericoloso boomerang continuare ad attaccare Salvini sull'immigrazione. Anche perché ''tutti la pensano come lui'', ''tutti pensano'' che abbia ''fatto benissimo a bloccare i migranti''. Già, perché in quel periodo il ''Capitano'' è nel mirino dei pm siciliani. Auriemma è titubante: ''Indagato per non aver permesso l'ingresso a soggetti invasori. Siamo indifendibili. Indifendibili''.
In altri messaggi, con altri interlocutori, Palamara esprime tutto il suo disagio di fronte all'eventualità di incontrare pubblicamente Salvini e, nel frattempo, si fa inviare i pdf delle sentenze del processo di Umberto Bossi e Francesco Belsito. Insomma, a tenere unite, per dieci anni, le toghe rosse di Area e Palamara sarebbe il conflittuale rapporto con il centrodestra.
Per finire, in una chat tra Palamara e Bianca Ferramosca, componente della giunta esecutiva Anm (Associazione nazionale magistrati), quest'ultima, nel novembre 2018, se la prende con i colleghi che hanno dato ragione a Salvini sull'allora dl Sicurezza, componenti di una cordata ''pericolosissima''.
I parlamentari della Lega: ''Sconcertante, ci appelliamo al Colle''
Il contenuto dei messaggi delle toghe ha letteralmente lasciato senza parole i parlamentari leghisti. Come sottolinea l'agenzia Adnkronos, Giulia Bongiorno, Nicola Molteni, Jacopo Morrone e Andrea Ostellari sono rimasti sconcertati: ''Sconcertante scoop della Verità, che riporta gravissimi messaggi tra magistrati contro l'allora vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini. Ci appelliamo alla saggezza di Sergio Mattarella, anche in qualità di presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, perché quanto riportato dal quotidiano è gravissimo e intollerabile: va preservata l'indipendenza della politica rispetto alla magistratura. Salvini era ministro e vicepremier e ora è leader dell'opposizione".
"Numerosi magistrati di diverse correnti - hanno quindi aggiunto i parlamentari - secondo quanto emerge dagli atti del procedimento di Perugia contro Palamara, concordavano sulla necessità di attaccare Salvini e contrastare il dl sicurezza. Con quale serenità di giudizio sarà giudicato Salvini nel processo a suo carico che si celebrerà a Catania?".
Salvini telefona e scrive a Mattarella: "Preoccupato dai magistrati"Federico Garau - Gio, 21/05/2020
https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 64694.html Il leader del Carroccio ha rivelato al capo dello Stato le preoccupazioni in vista del procedimento a suo carico, considerate le gravissime intercettazioni che rivelano il forte astio nei suoi confronti da parte di numerosi magistrati
Venuto a conoscenza dei fatti raccontati da "La Verità" e preoccupato per il contenuto dei messaggi scambiati via Whatsapp fra alcuni magistrati, Matteo Salvini si è quest'oggi appellato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Stasera ci sarebbe stata una cordiale telefonata fra i due. Il leader del Carroccio ha voluto esprire al Capo dello Stato tutte le sue perplessità ed i timori in merito a quanto rivelato dai giornalisti del quotidiano, passando anche a parlare delle pesanti accuse lanciate stamani contro la Lombardia dall'onorevole Ricciardi e di quanto accaduto alla Camera dei deputati. Tra i temi toccati anche quello della pesante crisi economica che si sta abbattendo sull'Italia.
Oltre al contatto telefonico, Salvini ha voluto scrivere anche una lettera indirizzata al presidente Mattarella, come preannunciatogli a voce. "L'articolo pubblicato sul quotidiano 'La Verita" documenta uno scenario gravissimo: diversi magistrati nei loro colloqui privati (intercettati nell'ambito del procedimento a carico del dottor Luca Palamara) concordavano su come attaccare la mia persona per la politica sull'immigrazione che all'epoca, quale ministro dell'Interno, stavo portando avanti", lamenta il leader della Lega, come riportato da "Nova".
"L'avversione nei miei confronti è evidente al punto che, secondo quanto risulta dalle intercettazioni, uno dei magistrati, il dottor Palamara, pur riconoscendo le ragioni della mia azione politica, individuava nella mia persona un obiettivo da attaccare a prescindere. Intenzione che veniva condivisa da altri magistrati. Le intercettazioni pubblicate documentano come l'astio nei miei riguardi travalichi in modo evidente una semplice antipatia", prosegue Salvini. "Come noto, a ottobre inizierà l'udienza preliminare innanzi al Gup presso il Tribunale di Catania ove sono chiamato a rispondere dell'ipotesi di sequestro di persona per fatti compiuti nell'esercizio delle mie funzioni di ministro dell'Interno. Per quanto si legge nell'articolo è proprio tale tema politico ad aver suscitato l'avversione nei miei confronti dei magistrati, protagonisti di quelle comunicazioni pubblicate. Non so se i vari interlocutori facciano parte di correnti della magistratura o se abbiamo rapporti con i magistrati che mi giudicheranno, tuttavia è innegabile che la fiducia nei confronti della magistratura adesso vacilla", continua l'ex vicepremier.
Quindi la richiesta di essere sottoposto ad un giudizio imparziale: "Tutto ciò intacca il principio della separazione dei poteri e desta in me la preoccupazione concreta della mancanza di serenità di giudizio tale da influire sull'esito del procedimento a mio carico. Mi appello al Suo ruolo istituzionale, quale presidente della Repubblica e dunque presidente del Consiglio superiore della magistratura, affinchè mi venga garantito, come deve essere garantito a tutti i cittadini, il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo e imparziale, nel rispetto dell'articolo 111 della Costituzione", conclude.
Palamara crolla e manda un messaggio di scuse a Salvini: «Sono profondamente rammaricato» Mia Fenice
sabato 23 maggio 2020
https://www.secoloditalia.it/2020/05/pa ... m=facebook Dopo le polemiche roventi di questi giorni, sui contenuti delle chat dei magistrati contro Matteo Salvini, Luca Palamara, il giudice al centro della vicenda, ha inviato un messaggio di scuse al leader della Lega. «Sono profondamente rammaricato dalle frasi da me espresse – scrive il giudice, secondo quanto riporta oggi La Verità – e che evidentemente non corrispondono al reale contenuto del mio pensiero, come potranno testimoniare ulteriori conversazioni presenti nel mio telefono». Aggiungendo «di aver sempre ispirato il mio agire al più profondo rispetto istituzionale che è mia intenzione ribadire, anche in questa occasione, al senatore Salvini».
«A parte lui non c’è… non ci sono le figure, ci sono pezzetti». Non emergono solo attacchi da Luca Palamara, nei confronti di Matteo Salvini. Parlando con l’ex membro laico del Csm, Paola Balducci, Palamara non nascondeva apprezzamenti sulla statura politica dell’attuale leader della Lega, parlando dello scenario italiano. Un apprezzamento condiviso anche dalla Balducci.
Salvini e la lettera a Mattarella
Il caso era scoppiato due giorni fa. Il quotidiano La Verità aveva scritto un articolo durissimo dal titolo La chat delle toghe su Salvini: anche se ha ragione lui dobbiamo attaccarlo. Subito dopo Salvini aveva scritto al capo dello Stato Sergio Mattarella. «L’articolo documenta uno scenario gravissimo: diversi magistrati nei loro colloqui privati (intercettati nell’ambito del procedimento a carico del dottor Luca Palamara) concordavano su come attaccare la mia persona per la politica sull’immigrazione che all’epoca, quale ministro dell’Interno, stavo portando avanti». E poi ancora: «L’avversione nei miei confronti – aggiunge il leader del Carroccio – è evidente al punto che, secondo quanto risulta dalle intercettazioni riportate sul quotidiano, uno dei magistrati, il dottor Palamara, pur riconoscendo le ragioni della mia azione politica, individuava nella mia persona un obiettivo da attaccare a prescindere. Intenzione che veniva condivisa da altri magistrati». Ne era seguita una telefonata tra Mattarella e Salvini. Null’altro.
Gregoretti, scontro in tribunale Toninelli-Salvini: "Non ricordo", "Forse dormiva"Luca Sablone
Sab, 12/12/2020
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1607779156Imbarazzo dell'ex ministro grillino: "Non ricordo se ho firmato il divieto di ingresso per Open Arms". E poi offende Salvini: "Faceva il duro solo a parole". La replica del leghista: "Non c'era, e se c'era dormiva"
"Ho risposto in verità e trasparenza a tutte le domande che mi sono state poste. Abbiamo risposto a tutte le domande su cui non possiamo entrare per il rispetto del procedimento in corso".
Queste le parole pronunciate da Danilo Toninelli ai giornalisti dopo essere stato sentito come teste nell'udienza sul caso Gregoretti. L'ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti non ha però saputo rispondere alla domanda sul divieto di ingresso, di transito e di sosta che poi venne annullato dal Tar. Si sono incrociati i casi Open Arms e Gregoretti anche nell'udienza di oggi a Catania, con l'avvocato Giulia Bongiorno che ha incalzato il grillino scontrandosi in parte con i suoi "non ricordo". Ed è partita da Open Arms. "C'è anche la sua firma su su questo episodio, la può riconoscere la sua firma?", ha chiesto la legale che assiste Matteo Salvini. La risposta del pentastellato è stata: "Non ricordo, è passato tanto tempo...".
Ma la Bongiorno - come viene fuori dalla piccola e temporanea finestra lasciata aperta ai giornalisti dal giudice - ha ricordato un post pubblicato da Toninelli su Facebook che, a giudizio delll'avvocato, è la conferma di una condivisione e compattezza nelle scelte da parte del governo gialloverde. La stampa è stata ammessa in aula dopo l'autorizzazione data dal gup Nunzio Sarpietro, che ha disposto l'ingresso in gruppi da 10 giornalisti per volta. Gli ex ministri Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta hanno chiesto di non essere ripresi dalle telecamere durante l'udienza preliminare dell'inchiesta.
"Non esiste alcuna mia dichiarazione su una fantomatica firma del decreto relativo alla nave Gregoretti. Non esiste alcun mio 'non ricordo di aver firmato il decreto' per il semplice fatto che non vi è mai stato un decreto per tale vicenda. Il mio 'non ricordo' si riferiva ai decreti di divieto di sbarco per la nave dell'ong Open Arms. Fatti, questi, intorno ai quali ho deposto in termini di verità e trasparenza", è stata la precisazione di Toninelli.
"Salvini duro solo a parole..."
"La linea del governo era di fare interessare gli altri Stati europei al collocamento dei migranti. Ma ogni sbarco era un caso a parte", è la posizione dell'ex titolare del Mit. La tesi di Toninelli si basa sulla memoria depositata dalla difesa di Salvini: in particolare a pagina 37 viene indicata la "mancanza dell'obbligo indicazione del pos in capo al Ministero dell'Interno. Per l'assegnazione del porto sicuro a terra c'è un mandato unico al Viminale che è il responsabile". Pertanto sostiene che il leader leghista si sia reso protagonista di uno scarico di responsabilità sul Ministero dei Trasporti: "Un tentativo realizzato dall'uomo che diceva di difendere i confini italiani, che era l'uomo forte al governo".
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Le leggi nazionali e internazionali spiegano che l'assistenza in mare spetta al Mit, "ma l'assegnazione del porto per lo sbarco è responsabilità unica de Ministro dell'Interno". "Salvini a parole faceva il duro e poi scaricava su altri le sue responsabilità. Avete capito il soggetto?", ha concluso uscendo dall'aula bunker del carcere Bicocca di Catania dove ha deposto all'udienza preliminare sul caso Gregoretti. Questa mattina però vi abbiamo parlato del video che incastra il premier Giuseppe Conte, il quale a fine 2019 aveva confermato il coinvolgimento della presidenza - come è sempre avvenuto - per la ricollocazione: "Non è un novità, era già chiaro. Per quanto riguarda le ricollocazioni abbiamo sempre, a livello di presidenza, con l'aiuto del Ministero degli Esteri, lavorato noi per ricollocare e consentire poi lo sbarco".
"Toninelli non c'era, e se c'era dormiva", è stata la replica del segretario federale del Carroccio. Verso le ore 13 è terminata la deposizione di Elisabetta Trenta all'udienza preliminare sul caso Gregoretti. L'ex ministro della Difesa è andato via in auto senza rilasciare alcun tipo di dichiarazione alla stampa. Alle 13.30 anche Salvini, dopo aver preso la parola nel corso dell'udienza preliminare che lo vede indagato per sequestro di persona, ha lasciato l'aula bunker senza fermarsi con i cronisti. Dopo le dichiarazioni spontanee dell'ex ministro dell'Interno è terminata l'udienza preliminare sul caso Gregoretti. Successivamente il gup ha deciso che il premier Giuseppe Conte sarà sentito a Palazzo Chigi il 28 gennaio alle ore 10. "Il 28 gennaio Palazzo Chigi si trasformerà in un'aula bunker dove Conte sarà interrogato. Il premier ha deciso di non andare a Catania, ma di far venire Catania a Palazzo Chigi... scelte sue", ha concluso Salvini.§
Processo Gregoretti, Salvini a Catania: la conferenza stampaCaso Gregoretti, Salvini si difende in aula: «Ho tutelato l’interesse italiano assieme a tutto il governo»
Claudio Bozza
12 dicembre 2020
https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A ... =%2CmH-R&c[0]=AT1r7WdcbV1Hf8Qiov-2SXQDRRPAcvRGjqGTLKm8fXm0l7-PYJSrkazT4UM11TuuNAoh5X_miCpRjhvFL5UjcIhuPRwTDLUHFwVGXjnWbzsxLJdN_BjydJjHcZTG3QE75wX947mORcZcFl2pP43_ZLZXP8GCpNNESv1v-xpo0WXy_O_qOBx3LHw
Matteo Salvini nell’aula bunker a Catania per partecipare all’udienza preliminare sul caso Gregoretti, la nave ong con 131 migranti di cui venne ritardato lo sbarco ad Augusta nel 2019. L’ex ministro dell’Interno rischia il rinvio a giudizio per sequestro di persona ma il giudice vuole verificare se quella decisione fosse condivisa da tutto il governo. A processo «ci vado tranquillo perché non ritengo di aver commesso alcun reato, anzi credo di aver salvato vite tutelando l’interesse nazionale italiano. L’ho fatto in compagnia di tutto il Governo». Era prevista per oggi anche l’udienza preliminare a Palermo per il caso Open Arms, che però è stata rinviata al prossimo 9 gennaio.
Clou dell’udienza odierna sono state le deposizioni degli ex ministri del governo Conte 1, Danilo Toninelli (trasporti) ed Elisabetta Trenta. Il primo, rispondendo alle domande dell’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Salvini ha opposto alcuni «non ricordo». «Ricorda di avere firmato questo divieto di ingresso, di transito e di sosta che poi viene annullato dal Tar, ricorda? C’è anche la sua firma su questo episodio, la può riconoscere la sua firma?» ha chiesto Bongiorno con riferimento al provvedimento con cui fu bloccata la nave Ong Open Arms. Toninelli, che ha chiesto di non essere ripreso, ha risposto: «Non ricordo, è passato tanto tempo». Fuori dall’aula l’ex ministro aggiunge: «Per L’assegnazione del porto sicuro a terra c’è un mandato unico al ministro dell’interno che è il responsabile. Stiamo assistendo invece al tentativo di scaricare sul ministero dei Trasporti responsabilità sue. Salvini difendeva i confini solo a parole».
«Interverrò in aula riportando alcuni dati del mio ministero — aggiunge il leader della Lega —. Abbiamo salvato vite e protetto un Paese, quello che non è accaduto dopo perché dopo di me ci sono stati morti annegati diritti negati. Mi dispiace solo di dovere far perdere tempo a giudici, avvocati, forze dell’ordine in un’aula bunker che solitamente è impiegata per processo di mafia». E poi: «Io sono un cittadino italiano rispettoso di quello che la giustizia mi chiede per rispondere di quello che avevo promesso agli italiani di fare. Bloccare il traffico di esseri umani e il business dell’immigrazione clandestina senza fare male a nessuno. Sono curioso di sentire cosa diranno in aula Conte, Di Maio, Toninelli e gli altri ministri che con me condividevano questa linea».
«Il video in cui il premier Giuseppe Conte parla del governo e del ruolo dell’esecutivo nella decisione sugli sbarchi in Italia di migranti come idea condivisa è nella memoria difensiva già depositata agli atti del procedimento», ha spiegato l’avvocato Giulia Bongiorno difensore di Matteo Salvini (e senatrice della Lega) prima di entrare in aula a Bicocca per l’udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio dell’ex Ministro dell’Interno per il caso Gregoretti.
Ecco i post che inchiodano lo "smemorato" ToninelliFederico Garau
12 dicembre 2020
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1607801426 In diversi tweet l'allora ministro scriveva: "Non abbiamo obblighi di sbarco". Bongiorno: "Imbarazzata dai suoi 'non ricordo'"
Furioso per essere finito al centro della bufera per la questione relativa alla nave Gregoretti che vede imputato Matteo Salvini, l'allora ministro dei trasporti Danilo Toninelli minaccia ritorsioni contro gli organi di stampa cha continueranno ad abusare dell'espressione "non ricordo di aver firmato il decreto" e ad associarla a tale vicenda.
La difesa di Salvini ha raccolto ogni testimonianza mirata a documentare il coinvolgimento di vari membri del governo, tra i quali sono ricordati anche un tweet di Conte e diversi post dello stesso Toninelli. Lo stesso che, celebrando la scelta politica di chiudere i porti, scriveva sui social: "Non abbiamo obbligo di sbarco". Tutte prove che saranno utilizzate nel processo, così come il video in cui il premier Conte "parla del governo e del ruolo dell'esecutivo nella decisione sugli sbarchi in Italia di migranti come idea condivisa", spiega l'avvocato Giulia Bongiorno. Questi ed altri elementi sono "nella memoria difensiva già depositata agli atti del procedimento", rivela ancora il legale del leader del Carroccio.
L'attacco di Italia Viva
Una frase, quella contestata, che ha scatenato perplessità e battute al vetriolo anche da parte degli alleati (almeno fino a questo momento ancora è così) di Italia Viva, che hanno affondato il colpo in modo decisamente esplicito."Tra tutte le motivazioni che si possono dare in un tribunale, 'non ricordo' (cito testualmente) è la meno credibile per uno che ha fatto il ministro per oltre un anno. Toninelli sa che a firmare quel decreto ci fu anche lui. Se ne assuma la responsabilità", ha dichiarato tramite Twitter il deputato di Italia Viva Marco Di Maio.
Ancora più pesante il commento della collega di partito di Di Maio, Vicepresidente vicario di Italia Viva al Senato, Laura Garavini."Gravi e imbarazzanti i non ricordo di Toninelli. Si trattava di decidere sulla vita di centinaia di profughi. Donne, bambini, giovani vite in pericolo, in mare. Come può l'ex ministro non ricordare che posizione avesse assunto rispetto al salvataggio di vite umane?".
La difesa di Toninelli
Lo stesso Toninelli non ha comunque perso tempo a replicare a quanti lo hanno fatto bersaglio di ironia e biasimo per l'accaduto, puntualizzando in una nota la sua posizione. "Stanno circolando versioni gravemente alterate e false della mia deposizione sul caso Gregoretti", ha spiegato l'allora ministro dei Trasporti, come riporta ItalPress. "Non esiste alcuna mia dichiarazione su una fantomatica firma del decreto relativo alla nave Gregoretti a me attribuibile in quanto, ed è un dato oggettivo", aggiunge il grillino, "nessun provvedimento di divieto di sbarco è stato mai assunto con riferimento a tale imbarcazione. Ed è ovvio perchè si tratta di nave militare dello Stato italiano".
Toninelli specifica che il vuoto di memoria sarebbe relativo ad un'altra situazione, nella quale ad essere imputato resta comunque l'ex vicepremier Matteo Salvini. "Non esiste alcun mio 'non ricordo di aver firmato il decreto' per il semplice fatto che non vi è mai stato un decreto per tale vicenda. Il mio 'non ricordo' si riferiva ai decreti di divieto di sbarco per la nave dell'ong Open Arms. Fatti, questi, intorno ai quali ho deposto in termini di verità e trasparenza.", puntualizza l'ex ministro, che poi passa alle minacce."Diffido, pertanto, le testate giornalistiche dal continuare la diffusione di una notizia falsa, riservandomi il diritto di querela".
Lo sgomento di Bongiorno e la relazione Gasparri
A restare basita per l'atteggiamento del senatore pentastellato è anche Giulia Bongiorno, senatrice del Carroccio e legale di Matteo Salvini. "Tantissimo imbarazzo per Toninelli. Tutto mi sarei aspettata, ma non dire 'no, non partecipavo, non mi ricordo'. Io ero in quel governo e ricordo benissimo quello che accadeva. Prendevano tutte le decisioni insieme", rivela l'avvocato. "C'erano Toninelli, Moavero, il presidente Conte, Salvini e Di Maio. Io che non facevo parte di quelle riunioni, ma ricordo lucidamente che scrivevo a mio figlio che avrei fatto notte, perché nella stanza accanto stavano decidendo chi fare sbarcare e chi no". La conferenza stampa della Bongiorno, riportata da LaPresse, si conclude con la ripetizione di un concetto già espresso in tante altre occasioni: "Salvini ha sempre detto che rivendica la linea del Conte 1 e che è una linea condivisa da tutti i ministri competenti".
Sulla questione è intervenuto anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, che si dice certo di avere le prove del coinvolgimento dell'ex ministro, già prodotte in una sua relazione:"Nel caso Gregoretti i magistrati farebbero prima a leggere la relazione che ho presentato all'aula e che solo per motivi di pregiudizio politico vide il dissenso di alcuni. Il coinvolgimento dell'intero governo, con Toninelli, con Conte e con tanti ministri nella gestione della vicenda Gregoretti, è palese ed è dimostrato nei fatti. La mia puntuale relazione lo dimostra", dichiara il senatore azzurro, come riportato da LaPresse. "I magistrati invece di far perdere tempo alla giustizia italiana, che dovrebbe fronteggiare ben altre urgenze, leggano le mie pagine e troveranno le loro risposte. Salvini ha agito di intesa con l'intero governo. Ci sono prove palesi e incontestabili del coinvolgimento dei vari Toninelli e Conte. Ripeto, basta leggere le carte. I magistrati non perdano tempo. Quel che ho scritto io è chiaro, incontestabile, definitivo. Salvini non deve andare a processo", aggiunge ancora Gasparri. "Le norme vigenti, la Legge Costituzionale n.1 del 1989, prevedono procedure e casistiche che in questo caso sono evidenti. Soltanto ignoranza e faziosità consentono di tenere in piedi questa vicenda. Le posizioni di Conte e Toninelli sono vistose e se negassero la realtà dei fatti farebbero una ben magra figura, cosa che Toninelli mi pare abbia già fatto", conclude.
I post incriminati
Ed in effetti, tanti sono i riferimenti citati dalla difesa di Salvini, a riprova del coinvolgimento di altri membri del governo, compreso lo stesso Toninelli. "Anche la Corte di Strasburgo dà ragione al Governo e torto a Sea Watch. Dobbiamo garantire ai migranti viveri, cure e assistenza adeguata. Ed è quello che stiamo facendo. Ma non abbiamo obblighi sullo sbarco. E non li faremo sbarcare finché la Ue non batte un colpo. Avanti così". Queste le parole di Toninelli in data 29 gennaio 2019 , dopo l'ennesimo scontro sul caso Sea Watch, riportate da AdnKronos. Ai "non ricordo" dello smemorato Toninelli, Giulia Bongiorno ha replicato mostrando questo ed altri Tweet, così come estratti di interventi pubblici o interviste."C'è qualcuno che favorisce la partenza dei barconi della morte, ma il governo del cambiamento non è più disposto ad accettare questo stato di cose. L'Olanda conosceva da subito i reali intendimenti della Sea watch", dichiarava Toninelli il 26 gennaio del 2019, riferendosi ancora una volta al caso Sea Watch. Facendo un balzo indietro nel tempo di sei mesi circa, lo stesso ex ministro così si esprimeva: "Da alcune ore c'è una imbarcazione con 450 persone a bordo che naviga nel Sar maltese. Per la legge del mare è Malta che deve inviare proprie navi e aprire il porto. La nostra Guardia costiera potrà agire se serve in supporto ma Malta faccia subito il suo dovere" (13 luglio 2018). Un commento condiviso dallo stesso Giuseppe Conte il giorno successivo, a riprova del fatto che vi fosse una linea compatta sul delicato tema immigrazione e sbarchi."Francia e Malta prenderanno rispettivamente 50 dei 450 migranti trasbordati sulle due navi militari, a breve arriveranno anche le adesioni di altri paesi europei. È un risultato importante ottenuto dopo una giornata di scambi telefonici e scritti che ho avuto con tutti i 27 leader europei. Finalmente l'Italia inizia a essere ascoltata davvero", cinguettava il premier. Entusiasta per il risultato conseguito dal governo del cambiamento, Toninelli replicava: "Su migranti più risultati in 45 giorni che in tanti anni. Complimenti a Conte. Il governo del cambiamento sta ribaltando gli schemi. Con questa riconquistata credibilità internazionale l'Italia non rimarrà più sola".
Tra le prove prodotte dall'avvocato Bongiorno anche un post del 15 agosto 2019: "Avevo già firmato a suo tempo il decreto di Salvini che vietava l'ingresso, il transito e la sosta della Open Arms in acque italiane. Avevo firmato anche stavolta per ribadire che chi non rispetta il diritto del mare non può sbarcare in Italia. Quel decreto è stato bocciato dal Tar ed emetterne un altro identico per farselo bocciare di nuovo dal Tar dopo 5 minuti. E a differenza di Salvini che cerca solo il consenso facile noi agiamo con senso di Stato e concretezza". Nel pieno della crisi di governo, solo 5 giorni dopo, l'ex ministro così aggiunse: "Stiamo lavorando ancora per sbloccare al più presto la situazione della Open Arms. C'è un dato politico importante da registrare: mentre in precedenza gli altri paesi europei prima dello sbarco davano la disponibilità ad accogliere una parte di migranti, ora invece ci dicono prima di sbarcarli a Lampedusa e poi si vedrà. Stanno ricominciando a voltarci le spalle e questo ha un unico responsabile: Matteo Salvini che ha indebolito il governo e di conseguenza la nostra posizione in Europa". Toni completamente differenti rispetto a quelli autocelebrativi di un anno prima: "Ci siamo insediati da pochi giorni e la musica sta già cambiando". E poi:"Con i ministri Moavero e Salvini porteremo in Europa il tema della cooperazione", aggiunse citando peraltro proprio le parole del leader del Carroccio.
"Il premier è in un vicolo cieco... Ecco perché conviene finirla qui"Gabriele Laganà
8-10 minuti
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 09547.html Carlo Nordio ha spiegato perché il processo a Matteo Salvini per il caso Gregoretti "finirà con un non luogo a procedere". L’ex magistrato ha ammesso di non credere alla crisi di governo a meno che non si trovi un’altra maggioranza in Parlamento senza passare dal voto anticipato
Ciò che aveva annunciato ha poi eseguito subito senza esitazioni. Carlo Nordio, magistrato sino al 2017, a lungo sostituto procuratore di Venezia ed autore di inchieste sulle Brigate rosse e sui reati di corruzione, ha lasciato il ruolo di consulente della commissione parlamentare antimafia guidata da Nicola Morra.
In un Paese dove non pochi dicono una cosa e poi ne fanno un’altra, Nordio si è confermato una persona di principi che mantiene la parola data. A Libero l’ex magistrato ha spiegato che non se la sentiva "di frequentare una commissione presieduta da una persona che si è espressa come si è espressa su Jole Santelli". Parole, quelle pronunciate dall’esponente pentastellato sulla governatrice della Calabria deceduta improvvisamente il 15 ottobre scorso, che avevano provocato polemiche e scatenato indignazione generale. Nordio non ha paura di dire le cose in cui crede. E così l’ex magistrato racconta al quotidiano diretto da Pietro Senaldi cosa pensa del caso-Gregoretti, del quadro politico attuale, e dell’azione del governo giodato dal premier Conte in questa fase di emergenza sanitaria. E il suo giudizio è netto.
Il caso-Gregoretti
Il clima politico è arroventato, tra le altre cose, anche dal processo a Matteo Salvini, rinviato a giudizio per avere trattenuto 131 immigrati a bordo della nave della guardia costiera Gregoretti. "È un processo politico, voluto dall'attuale maggioranza contro il parere tecnico della stessa procura, che aveva chiesto l'archiviazione", ha affermato Nordio che poi ha aggiunto di essere certo che non si arriverà al dibattimento. "Salvini sarà scagionato prima- ha proseguito- perché questo processo, a parte l'infondatezza del reato, non conviene a nessuno". Il nodo più importante è quello che riguarda il premier Giuseppe Conte e l’ex ministro Danilo Toninelli. Nordio ha spiegato che proprio per questo il processo "non conviene a nessuno. Conte è in un vicolo cieco, ed è singolare che non se ne siano accorti quando al Senato hanno votato per il processo". Il motivo è semplice. L’ex magistrato ha ricordato come Conte abbia detto di essere stato in dissenso con il suo ministro "e quindi di essere a conoscenza che Salvini stava commettendo quello che riteneva un reato". Di conseguenza se il premier "confermerà ciò che ha detto e non vedo come possa fare altrimenti, sarà indagato per concorso, perché non ha impedito l'evento che aveva il dovere giuridico di impedire: così stabilisce l'articolo 40, secondo comma, del Codice penale". Ma alla fine ci sarà molto rumore per nulla in quanto "il reato non c'è. Credo che tutto finirà con un non luogo a procedere". La vicenda, ha sottolineato Nordio, non è stata "una bella pagina per la giustizia, piegata alla ragion politica. Pensavo che Renzi avrebbe votato altrimenti. Ne sono rimasto estremamente deluso".
L'unica strada per la crisi di governo
A parte la questione-Gregoretti, Conte ha anche altri problemi da risolvere. La maggioranza giallorossa che lo sostiene è fragile e litigiosa. La possibilità che si verifichi una crisi di governo esiste. Eppure secondo Nordio, le "minacce" di Renzi di far cadere l’esecutivo evaporeranno come neve al sole. Il tutto per una questione di convenienza: l’ex premier sa che se si andasse al voto anticipato rischierebbe tantissimo. "Fino a ieri- ha spiegato- lui e Conte erano come i due scorpioni nella bottiglia: se uno colpiva per primo, poi moriva anche lui. Se Conte cadesse, e si andasse a votare, probabilmente scomparirebbe dalla vita politica, ma neanche Renzi, secondo i sondaggi, ne uscirebbe bene". In questa fase il Pd è costretto a muoversi con prudenza senza prendere una posizione netta tra il presidente del Consiglio e il leader di Iv. L’ex magistrato crede, infatti, che i dem si libererebbero "volentieri di entrambi, e le elezioni anticipate gli sarebbero vantaggiose, perché recupererebbe molti consensi finiti ai grillini". Ma il Pd è immobile per un preciso motivo: la questione del successore di Sergio Mattarella. Secondo Nordio i dem sono "terrorizzati dall'idea che un nuovo Parlamento a maggioranza di centrodestra elegga il prossimo presidente della Repubblica. Il quale non solo nomina alcuni giudici costituzionali, presiede il Csm ed altri organismi, ma esercita oggi una moral suasion molto più intensa della mera funzione notarile che contrassegnava l'alta carica alcuni decenni fa".
Crisi di governo quindi sventata? Nordio non lo crede, anzi. Per l’ex magistrato vi potrebbe essere un altro scenario che costerebbe carissimo solo al premier e che,a l contempo, farebbe felici il leadr di Iv ed i dem che si ritroverebbero un una situazione vantaggiosa: "Se Renzi e il Pd avessero la certezza, e questo non lo possiamo sapere, che la caduta del governo non porterebbe ad elezioni anticipate, allora Conte avrebbe, scusi il bisticcio di parole, i giorni contai”, ha affermato ancora l’ex magistrato.
L'emergenza sanitaria
L’ex magistrato ha, poi, criticato duramente il governo sulla gestione dell’emergenza sanitaria. In merito ai divieti imposti per arginare la diffusione del Covid-19, Nordio ha sottolineato che "la libertà individuale va coniugata con la sicurezza, in questo caso con la sicurezza sanitaria. Tutti i provvedimenti, anche quelli più radicali, possono essere giustificati in una situazione di emergenza. A patto, però, che siano razionali". E secondo l’ex magistrato, in questo caso "non sempre lo sono". Basta vedere il caso della chiusura dei locali: "Non si capisce perché i ristoranti siano sicuri a mezzogiorno per il pranzo, e non la sera per la cena". Critiche Nordio le riserva anche alle norme che vietano di transito tra comuni il giorno di Natale. A suo giudizio tali provvedimenti dovrebbero essere annoverati nella categoria delle "assurdità". E per illustrare il suo pensiero prende ad esempio una situazione non tanto estrema: "Sul Montello, dove io vado, anzi andavo a cavallo prima del virus, alcune case hanno l'entrata nel comune di Giavera e il cancello del giardino in quello di Nervesa, e in alcune frazioni è addirittura impossibile andare da un estremo all'altro dello stesso comune senza transitare per un comune. Così è in molte altre parti d'Italia”.
Nordio ha sottolineato che anche se ora il governo pare intenzionato a ripensarci la frittata è ormai compiuta: "Il danno di immagine è fatto: sono provvedimenti poco meditati. Se i cittadini non si convincono con le buone è giusto intervenire con le cattive, ma bisogna farlo con il cervello, non con l'emotività o peggio ancora con i pregiudizi burocratici. E purtroppo questo non è stato fatto". Altro affondo l’ex magistrato lo riserva alle norme dei Dpcm e degli altri provvedimenti governativi. Nordio ha evidenziato che le norme dovrebbero esser sempre chiare e comprensibili ma, a suo giudizio, "da noi lo sono sempre meno. Dal punto di vista tecnico, poi, si è fatta molta confusione". Lo stesso ex magistrato ha ricordato che i Dpcm non sono leggi, quindi non possono essere accusati di incostituzionalità, ma in quanto atti amministrativi "possono essere impugnati davanti ai Tar e quindi annullati". Per di più "in base a una legge del 1865, vecchia, ma mai abrogata, possono anche esser disapplicati dal giudice ordinario". In poche parole una sanzione applicata sulla base di un Dpcm può esser annullata dal giudice che ritiene il provvedimento "illogico o viziato di eccesso di potere". Altro colpo al premier Conte.
I giudici e l'estate delle trame: così hanno "abbattuto" SalviniAlessandro Sallusti
Sab, 30/01/2021
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 20050.html Un ministro di destra, l'immigrato maltrattato, la sinistra che cerca la rivincita. E la magistratura scende in campo: ecco cosa è successo nell'estate del 2018
Per gentile concessione dell'editore Rizzoli pubblichiamo uno stralcio del libro Il sistema. Potere, politica affari: storia segreta della magistratura italiana, scritto dal direttore del Giornale, Alessandro Sallusti.
Ci sono vicende in cui l’aspetto giudiziario s’intreccia non solo con quello politico ma anche con quello ideologico?
Sì, ed è un mix esplosivo, come nel caso di Salvini, indagato per sequestro di persona per il blocco dei porti agli sbarchi degli immigrati. Nell’estate del 2018 gli ingredienti ci sono tutti: un ministro degli Interni di destra, il povero immigrato maltrattato, la sinistra che cerca la rivincita dopo la batosta elettorale. Un piatto ghiotto, ovvio che la magistratura scenda in campo. Il culmine lo si tocca l’estate successiva, nel 2019, proprio nelle settimane in cui anche le tensioni nel governo tra Lega e Cinque Stelle sono in rapido crescendo. Io non le so dire se sia più la magistratura che tenta di dare la spallata al "governo delle destre", come veniva chiamato il Conte 1, o se sia Salvini a cercare il martirio per tenere comunque alto il suo consenso su un tema a cui l’opinione pubblica è sensibile, ma sta di fatto che quel governo, come tutti quelli che sfidano i magistrati, cadrà. Sarà una coincidenza, ma cadrà.
Tutto inizia all’alba del 16 agosto 2018, quando la nave della Guardia Costiera Ubaldo Diciotti soccorre in mare 190 immigrati. Da Roma Matteo Salvini, ministro degli Interni, ordina il divieto di sbarco. La nave rimane ferma al largo, prima di Lampedusa e poi di Catania, per cinque giorni, aspettando disposizioni. Poi, l’estate successiva, stessa sorte toccherà alle navi Gregoretti e Sea Watch.
Il magistrato più attivo di tutti è Luigi Patronaggio, procuratore di Agrigento nominato nel 2017 in quota Magistratura democratica. Indaga Salvini sia per la Diciotti sia per la Gregoretti, la Open Arms e la Sea Watch, per la quale ordina lo sbarco immediato di tutti gli immigrati dopo una visita a bordo in favore di telecamere.
Suscitando l’ira del ministro degli Interni, che in tv parla di lui come di uno che stia commettendo il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Che si vada a uno scontro è chiaro fin dal primo avviso di garanzia, quello per la Diciotti. Il più veloce a saltare sul caso è il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, come tutti noi in scadenza di mandato. Il 24 agosto 2018, alle 21:07, mi manda il seguente messaggio: "Luca, dobbiamo dire qualche cosa sulla nota vicenda della nave, Area (corrente di sinistra, N.d.R) è d’accordo a prendere l’iniziativa, Galoppi (Claudio Galoppi, consigliere Csm, N.d.R.) idem, senti loro e fammi sapere domani mattina". E ancora: "Domani mattina dovete produrre una nota, qualche cosa insomma", forse sapendo già che il giorno seguente Salvini riceverà l’avviso di garanzia. Ma c’è qualche cosa che non mi torna.
Cos’è che non torna?
Tanto attivismo non è da lui. In quattro anni di Csm non era mai capitato che ci dovessimo rincorrere sui telefonini da una spiaggia all’altra d’Italia. Perché tanta fretta? Ho il sospetto che Legnini stia giocando una partita personale per ingraziarsi i maggiorenti del Pd. Sono i giorni in cui si discutono le liste per le imminenti elezioni regionali in Abruzzo, e gira voce che lui intenda candidarsi a governatore con la sinistra, cosa che poi in effetti avverrà. Per il dopo Csm in realtà puntava ad andare all’Antitrust, aveva cercato una sponda al Quirinale - come mi confidò - ma gli avevano fatto sapere che non era aria.
Sconfitto alle elezioni in Abruzzo, Legnini non resterà disoccupato, gli trovano un posto come commissario delle zone terremotate. Ma lei in quel momento era l’unico ad avere sospetti di questo genere?
Per nulla. Ecco cosa mi scrive quella stessa sera il consigliere del Csm Nicola Clivio: "Perché lui (Legnini, N.d.R) ci chiede di dire qualcosa sulla storia della nave, e noi lo facciamo volentieri, ma poi non si deve dire che lui comincia così la sua campagna elettorale. Chiaro lo schema? Non dire a nessuno che ti ho detto questo". E io gli rispondo: "Esatto, lo chiede a tutti, anche a noi. Gli ho detto che ci devo riflettere, deve essere una riflessione di tutti coperta anche dai nuovi altrimenti la nostra diventa una cacchetta".
Procura chiede rinvio a giudizio ONG Open Arms: “Ha imposto sbarco all’Italia”, terrorismo umanitario29 gennaio 2021
https://voxnews.info/2021/01/29/procura ... manitario/ Si tratta della ong spagnola per il cui blocco Salvini sta per essere processato a Palermo. Se loro sono trafficanti, bloccarli che reato sarebbe?
È stato depositato appello contro la sentenza di non luogo a procedere nei confronti del comandante della ong spagnola Pro Activa Open Arms, Marc Reig Creus ed Ana Isabel Montes Mier, capo missione.
La Procura iblea chiede nuovamente che i due vengano rinviati a giudizio, appellandosi alla sentenza con la quale il 4 novembre del 2020 il giudice per le indagini preliminari li aveva prosciolti per fatti che risalgono a marzo 2018.
La tesi della Procura, che a luglio del 2019 ne chiese il rinvio a giudizio, si basava sul fatto che gli indagati avrebbero imposto all’Italia lo sbarco dei migranti soccorsi senza rispondere alle sollecitazione di Mrcc Italia e del loro paese di bandiera, la Spagna, che diceva loro di chiedere approdo a Malta. Da Malta allora venne concessa l’evacuazione medica solo per tre migranti. Lo Stato italiano, secondo la Procura iblea, diventava vittima di violenza privata nalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso il dirigente del dipartimento delle Liberta’ civili e immigrazione del Viminale.
A determinare la scelta processuale, le immagini delle videocamere ‘go pro’; in cui, appena raggiunto il natante in diffocoltà, emergerebbe che i soccorritori della ong spagnola avessero detto: “we go to Italy”, “andiamo in Italia”.
Dopo la sentenza di non luogo a procedere, la Open Arms, a commento, sosteneva di essere intervenuta su richiesta delle autorita’ italiane per soccorrere 218 persone, che dopo una evacuazione urgente di alcune migranti in precarie condizioni di salute persone vennero condotte a Pozzallo. La ong spagnola ha sempre sostenuto che tutte le fasi del soccorso erano state gestite “dietro costante interlocuzione con le autorita’ italiane”.
Dopo l’evacuazione medica e mentre l’equipaggio attendeva l’assegnazione del cosiddetto ‘pos’, place of safety, comunemente detto ‘porto sicuro’ dove sbarcare i migranti, dalle autorita’ italiane era giunto invito alla Open Arms “a cedere le redini delle operazioni di soccorso alla sedicente guardia costiera libica”. Al riuto di Open Arms, secondo cui “nessun porto libico puo’ essere considerato sicuro”, venne appunto contestato di avere disatteso “le indicazioni delle autorita’ italiane” e non aver richiesto indicazione di un pos a Malta, proseguendo invece la navigazione verso Pozzallo. La sentenza di non luogo a procedere dello scorso novembre riteneva che non sussistesse il fatto per il reato di violenza privata, e non punibile il reato di favoreggiamento perché’ dovuto allo stato di necessità.
Non fa una piega. Le ong sono sono al servizio di potentati che usano i clandestini come armi contro i Paesi sovrani. L’obiettivo di quelli che qualcuno definisce “terroristi umanitari” è sempre stato politico.
Gregoretti, Luciana Lamorgese in aula in difesa di Matteo Salvini: "Continuità d'azione con i casi Diciotti e Ocean Viking"Francesco Specchia
19 febbraio 2021
https://www.liberoquotidiano.it/news/po ... iking.html A smontare il teorema-Gregoretti, interrogata in aula a Catania, ci pensa Luciana Lamorgese, chiamata a deporre dal giudice Nunzio Sarpietro, in settimana finito nell'occhio del ciclone per il servizio de Le Iene, il programma che lo ha sorpreso a pranzare al ristorante in piena zona arancione a Roma. Ma questa è un'altra storia. Il pesantissimo assist a Matteo Salvini, come detto, è arrivato dal ministro dell'Interno.
"C'è una continuità di azione fra casi Diciotti, Gregorett e Ocean Viking": sarebbe questa la risposta data dalla Lamorgese alla precisa domanda del gup Sarpietro, stando a quanto trapela dall'aula. La titolare del Viminale ha da poco concluso la sua deposizione nel corso dell'udienza preliminare sulla vicenda Gregoretti in cui, lo si ricorda, il leader della Lega è indagato per sequestro di persona.
La risposta, va da sé, conferma la tesi sempre sostenuta della difesa del leader del Carroccio: prima l'impegno dell'Unione europea a redistribuire ed accogliere gli immigrati, solo successivamente gli sbarchi. Dopo la Lamorgese, è stato il turno della deposizione del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che curiosamente, proprio come la Lamorgese, si è ritrovato nel governo di Mario Draghi insimem a Salvini.
L'ex ministro dell'Interno, presente assieme al suo legale, l'avvocato Giulia Bongiorno, è imputato per sequestro di persona per il ritardo dello sbarco di 131 migranti nel luglio del 2019. E ancora, all'udienza sono presenti anche i legali delle parti civili, gli avvocati Daniela Ciancimino (Legambiente nazionale e Sicilia), Antonio Feroleto (Arci nazionale) e Corrado Giuliano (Accoglierete) e il penalista Massimo Ferrante che rappresenta una famiglia di migranti presente sulla nave Gregoretti.
Svolta Lamorgese: ammette i trucchi Ong sui migrantiLa testimonianza al processo contro Salvini: "Stazionano per giorni nelle acque libiche per caricare più persone possibile"
Chiara Giannini
Lun, 08/03/2021
https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 1615228931 Il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha svelato il trucchetto delle navi Ong, che vanno di fronte alle coste libiche, recuperano i migranti e poi aspettano altri carichi prima di ripartire alla volta dell'Italia e chiedere un porto sicuro di sbarco.
La rivelazione della titolare del Viminale è contenuta nella trascrizione della sua testimonianza al processo contro l'ex ministro Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona per il caso Gregoretti, al tribunale di Catania. Nelle carte si legge che, rispondendo al pubblico ministero, la Lamorgese chiarisce: «Le navi che vanno a fare soccorso in acque Sar libiche non è che ogni volta che fanno un soccorso tornano immediatamente indietro. Tante volte, con dei soccorsi effettuati, si fermano nelle aree, diciamo libiche, anche tre, quattro giorni in attesa poi di recuperare il più possibile quelli che sono in difficoltà. Quindi - dice ancora - vuol dire che sono delle navi che comunque sia hanno la possibilità di stare ferme con delle persone appena recuperate in acqua. Di farle stare sulle imbarcazioni anche per quattro, cinque giorni, perché loro chiedono il Pos (place of safety) quando hanno l'imbarcazione piena e poi ritornano». E prosegue: «Quindi chiedono il Pos con la procedura che ho detto, prima nelle acque Sar libiche, poi Malta e poi l'Italia. Se fossero in condizioni di non poter stare, allora appena recuperati dovrebbero immediatamente venire, avvicinarsi verso Paesi che sono sicuri, tipo Malta e l'Italia e non sempre è così perché talora rimangono anche più giorni». Insomma, la titolare del Viminale per la prima volta ammette pubblicamente che le navi Ong non sono altro che taxi del mare, che non recuperano naufraghi, ma immigrati clandestini, permanendo giorni e giorni in acque Sar libiche per fare tranquillamente il loro carico. D'altronde, è ormai provato dalle varie inchieste aperte che i migranti partono solo quando di fronte alle coste della Tripolitania ci sono le imbarcazioni del soccorso.
La Lamorgese ha dato un'altra risposta che costituisce un assist a Salvini. Il giudice le chiede: «Secondo lei qual è la differenza fra il caso Diciotti, Gregoretti e l'Ocen Viking»? E lei risponde: «Ogni volta che c'è uno sbarco sicuramente ci sono delle difficoltà che affrontano tutti gli uffici. Oggi noi seguiamo una linea che è quella, perché all'epoca, nel 2018, fu fatto il decreto Sicurezza, di blocco della possibilità di interdizione del porto che è stato poi effettivamente utilizzato. Ma in effetti, poi, se vogliamo, nonostante ci fosse il decreto di interdizione, sostanzialmente tutte le volte regolarmente sono scesi, perché c'è anche da dire che quando arrivano poi sulle nostre coste dobbiamo iniziare tutta la procedura della redistribuzione, rapporti con l'Europa e quant'altro. Su questo non c'è dubbio».
«Quindi - le dice ancora il giudice - non trova una differenza sostanziale in questi tre casi»? E il ministro risponde: «Alla fine il risultato è stato, diciamo, più o meno analogo a quello precedente, perché questo va detto, anche se con motivazioni diverse».
Ma anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, chiamato a testimoniare, dà una versione dei fatti che aiuta Salvini. Parlando del caso Gregoretti ammette che «di solito, quando c'era un momento di criticità nel governo, a questo corrispondeva sempre un momento politico a tre, di solito o addirittura a due, in alcuni casi tra i due vicepremier e il presidente del Consiglio in cui si cercava la soluzione per lo sbarco». Quindi, per Di Maio la soluzione di non far scendere i migranti fu presa di comune accordo con l'allora premier Giuseppe Conte. E chiarisce che anche in quel caso «potrebbe esserci stata una condivisione politica». E sulla redistribuzione dei migranti di quel periodo ammette: «Ci sono tante mie dichiarazioni pubbliche su questo. Il principio era quello di provocare il meccanismo della redistribuzione e di questo si trova traccia da più parti sia del ministro Toninelli, ma anche mia».