Oggi primo luglio 2020, la Giudea e la Samaria, terre ebraiche da migliaia di anni, ritornano alla piena sovranità degli ebrei e di Israele il loro paese e Statohttps://www.facebook.com/photo.php?fbid ... =3&theater QUE SERA SERANiram Ferretti
1 luglio 2020
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063Il primo luglio, cioè oggi, avrebbe dovuto essere la data fatidica dell'annuncio dell'estensione di sovranità israeliana su una parte dei territori della Cisgiordania (Giudea e Samaria), quelli che la propaganda ben oleata definisce "territori palestinesi occupati", (ovviamente, non sono palestinesi e non sono occupati). Quella che viene definita sempre dalla solerte macchina della disinformatia, "annessione", come quando la Germania si annesse la Polonia.
Avrebbe dovuto, ma non sarà. Mentre si allarga il coro dei dissensi e le Cancellerie, soprattutto europee, alzano la voce contro una decisione che sarebbe illegale per il diritto internazionale (assolutamente falso, non esiste alcun testo giuridicamente vincolante che assegna agli arabi i territori cisgiordani), nulla si muove.
Cosa è accaduto? Niente di particolare se non che il ruggito da leone Netanyahu in campagna elettorale sembra assomigliare sempre più allo squittiio di un topolino.
Le voci si rincorrono. Si procederà con una porzione di territorio, una porzioncina, altro che 30%, poi, forse, con un'altra porzione, si vedrà.
Vedremo...
Da Washington non è arrivato semaforo verde, e Donald Trump è, al momento, afono sull'argomento. In attesa di sentire la sua voce, possiamo dire con una ragionevole certezza che ci sono un po' di impacci, e che quella che sembrava essere, a seguito delle dichiarazioni tonitruanti del premier israeliano, una autostrada da percorrere a velocità sostenuta, risulta essere invece un percorso sul quale è collocato bene in vista il cartello con scritto, LAVORI IN CORSO.
Quando terimineranno (se termineranno o verranno bruscamente interrotti, nessuno lo sa dire).
Alfredo Totila
Forse aspettano la rielezione di Trump per poter avere poi tutto il tempo necessario al consolidamento dell'evento epocale con i possibili interventi politico-militari.
Israele, slitta l'annessione degli insediamenti della CisgiordaniaLa delegazione americana torna negli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri Ashkenazi: "Il piano di Trump è la cosa giusta da fare". A Gaza è stata indetta una "giornata della collera" mentre l'Autorità palestinese gioca la carta diplomatica
di SHARON NIZZA
01 luglio 2020
https://www.repubblica.it/esteri/2020/0 ... 260630011/ Gerusalemme – L'ora X è arrivata. Il primo luglio è la data indicata nell'accordo Netanyahu-Gantz per portare al voto dell'esecutivo o del Parlamento una proposta che permetta di estendere la legge israeliana in alcune aree, ancora non definite, della Cisgiordania.
Nei giorni scorsi Netanyahu aveva sminuito il ruolo di Blu e Bianco – il partito di Gantz – nella partita dell'annessione. E invece si può dedurre che il freno alla mossa sia proprio frutto delle consultazioni che gli alleati di governo hanno avuto con gli americani nelle ultime settimane.
A Blu e Bianco, proprio in vista dell'attesa data, hanno interrotto un lungo silenzio stampa: questa mattina il ministro degli Esteri Gabi Ashkenazi in un'intervista ha affermato che "il Piano di Trump, nella sua interezza, è la cosa giusta da fare. È un percorso lungo che va portato avanti attraverso il dialogo con i nostri vicini, senza minare la stabilità regionale e gli accordi esistenti". E ha dato seguito alle dichiarazioni di Gantz di ieri per cui "l'1 luglio non è una data sacra, ora il Paese deve pensare alla crisi economica".
O all'apertura dei cieli, con l'Unione Europea che per adesso non ha inserito Israele nella lista dei "Paesi verdi" – un punto dolente perché la politica dell'aumento dei test adottata dal nuovo ministro della Sanità Yuli Edelstein sta rischiando di penalizzare il Paese a livello internazionale (è vero che il numero dei contagi si aggira ogni giorno intorno ai 400 a fronte di un raddoppiato numero di test, ma gli intubati sono stabili da due mesi, sempre intorno ai 25).
L'ultimo riferimento di Netanyahu alla spinosa questione risale a un brevissimo passaggio della conferenza stampa di ieri al termine dell'incontro con ben due inviati speciali di Trump, Brian Hook, inviato per l'Iran e Avi Berkowitz, per i negoziati internazionali: "Con Brian Hook ho discusso della nostra costante attività contro la minaccia iraniana. Con Avi Berkowitz della questione della sovranità, su cui stiamo attualmente lavorando e su cui continueremo a lavorare nei prossimi giorni".
Quindi il tutto è rimandato a un vago "i prossimi giorni". La delegazione americana è tornata negli Stati Uniti senza risultati: nessuna comunione di intenti tra Nentanyahu e Gantz, con il primo che vorrebbe sfruttare l'occasione storica fornita da una Casa Bianca amichevole e portare avanti anche solo una ridotta annessione unilaterale, e il secondo che invece spinge per includere qualsiasi azione nel più ampio contesto di trattative, come previsto dal "Piano del secolo" di Trump.
Il Presidente stesso non ha ancora deciso quanto una mossa sullo scacchiere mediorientale potrebbero giovargli o danneggiarlo, nel momento in cui i sondaggi lo danno sotto Biden di ben 12-14 punti.
Nonostante sia oramai chiaro che oggi non accadrà nulla, a Gaza è stata convocata comunque una giornata della collera e l'esercito è in allerta. Anche a Ramallah potrebbero svolgersi dei raduni, ma l'Autorità nazionale palestinese è concentrata soprattutto sulla partita della diplomazia, incassando preventivi appoggi internazionali, ai quali si aggiunge stamane anche quello del premier Boris Johnson, che in un editoriale pubblicato sul quotidiano israeliano Yediot Ahronot ha affermato la sua opposizione a qualsiasi annessione.
Inoltre, nelle scorse settimane l'Anp ha presentato, sollecitata da alcuni stati europei, una controproposta al Quartetto per il medioriente. La proposta non è innovativa, ripresenta gli stessi principi già annunciati dall'Olp nel lontano 1988 e mai mutati.
Netanyahu domenica invece aveva invitato "i palestinesi a sedersi e negoziare in buona fede un compromesso storico che possa portare la pace. Israele è pronto a negoziare". E ha aggiunto che il piano "Pace per prosperità" presentato dal Presidente Trump a gennaio "mette fine all'illusione dei due stati, parlando invece di una realistica soluzione a due stati”. Un gioco di parole che non nasconde che il divario tra i due potenziali interlocutori è ancora tutto da colmare, ma che ribadisce il principio dei due stati, da delineare intorno al tavolo delle trattative. Rimane solo da capire chi riuscità a far sedere i due a quel tavolo.
Massimo Ankor
È una scelta politica, a prescindere che sia giusta o sbagliata, fortemente impopolare e che metterebbe a rischio ulteriore Israele.
I propal e chi odia Israele non vede l’ora di trovare un pretesto per dare fiato alla retorica anti sionista.
Temo che i tempi non siano ancora maturi e sia necessaria una decisione netta della controparte che al momento non ha nessuna maturità al dialogo per trovare un accordo.
Alfredo Totila
Forse aspettano la rielezione di Trump per poter avere poi tutto il tempo necessario al consolidamento dell'evento epocale con i possibili interventi politico-militari.
Stefano Cattaneo
Esatto: Non ci si può muovere avventatamente andando contro tutti.
Un gravissimo errore è già stato fatto quando si è accettato il termine palestinesi. Non è il caso di farne altri.
Niram Ferretti
In realtà Massimo la scelta non metterebbe assolutamente a rischio Israele. A rischio di cosa? Quando venne dichiarata Gerusalemme capitale si sarebbero dovute aprire le porte dell'inferno. Il problema non è questo, il problema è che a Washington le idee non sono ancora chiare. Israele non può cedere ai ricatti della UE, alle minacce di ritorsioni. Ha pieno diritto di estendere la propria sovranità su dei territori sui quali, dal punto di vista guridico può vantare rivendicazioni legali fortissime. Gli errori, in questo caso, non c'entrano nulla.
Massimo Ankor
Niram quello che scrivi è corretto e lo controfirmo ma il problema è che la così definita “annessione” (anche se sappiamo che non è propriamente un’annessione) è la classica profezia che si autoadempie come si definisce in sociologia. In pratica viene …Altro...
Alfredo Totila
Le cose si sono fatte più complicate anche per il covid19 in caso di guerra o di forti e duraturi attacchi in Israele. Poi vi sono le tensioni internazionali aggravate dalla crisi da pandemia e le difficoltà interne agli USA per Trump. Non è certo il momento migliore che nessuno poteva prevedere quando era stata programmata la cosa.
Con la pandemia in corso è impensabile programmare iniziative che possono comportare la mobilitazione massiccia dell'esercito, della marina e dell'aviazione.
Niram Ferretti
Massimo è dal 1967 che ogni pretesto è buono per attaccare Israele. Cosa bisogna fare, non offrire pretesti? Netanyahu non si muove finchè Trump non gli da semaforo verde e ad oggi, cosa abbia in mente Trump sulla questione non è ancora chiaro.