In Israele non vi è alcuna apartheid APARTHEID E STERMINIO DEL "POPOLO PALESTINESE"31 gennaio 2020
https://www.facebook.com/alessio.tramat ... 6159191777- Il 20% della popolazione israeliana è araba;
- Il 17% della popolazione israeliana è musulmana;
- Più di 300 imam e muezzin sono stipendiati dallo Stato;
- Un milione e 400mila israeliani musulmani parlano l’arabo;
- L'arabo è una delle due lingue ufficiali di Israele;
- 26mila musulmani studiano negli istituti accademici israeliani;
- I musulmani in Israele sono cresciuti di 10 volte rispetto al 1948 (stessa crescita anche nei territori "palestinesi");
-Sono diffuse 6 differenti correnti dell’Islam;
- Le moschee sono cresciute del 500% sempre dal 1948;
- 13 deputati alla Knesset sono arabi;
- 1700 musulmani prestano servizio nell’esercito israeliano. (Da A.M.)
Gli arabi/musulmani in Israele hanno tutti i diritti di un qualsiasi cittadino israeliano e hanno, diversamente dai territori "palestinesi", il diritto al voto! Solo in Israele i musulmani hanno diritti.
E lo chiamano appartheid, sterminio, olocausto... ma chi è il c@gli@ne che ancora crede a queste colossali menzogne?! Sicuramente tanti di questi hanno appena letto questo post
Nel mentre gli ebrei sono stati cacciati quasi completamente dai paesi isl@mici e i cristiani vengono trucidati dai musulm@ni anche mentre scrivo
Scozia, il professore esperto di Medio Oriente agli studenti che boicottano Israele: «Non esiste apartheid in Israele, uno dei Paesi più liberi al mondo» | Mosaico
Ilaria Myr
2 Settembre 2019
https://www.mosaico-cem.it/attualita-e- ... i-al-mondoDenis MacEoin è un professore di origine nord-irlandese, specializzato in affari del Medio Oriente, autore di diversi libri, insegnante di arabo e studi islamici. Non ebreo, è un vero esperto della sua materia. Risulta quindi molto interessante la lettera che ai primi di agosto ha scritto agli studenti dell’Associazione studentesca dell’università di Edimburgo (Eusa) che hanno votato una mozione per boicottare tutti i prodotti israeliani, spiegando come questi pregiudizi non siano ammissibili da parte di universitari (Il professore si era già espresso nel 2016 contro le posizioni antisraeliane degli studenti.)
Qui la traduzione della lettera.
«Posso dire qualche parola ai membri dell’EUSA? Sono un laureato di Edimburgo (MA 1975) che ha studiato storia persiana, araba e islamica a Buccleuch Place sotto William Montgomery Watt e Laurence Elwell Sutton, due dei grandi esperti britannici del Medio Oriente ai loro tempi. Successivamente ho continuato a fare un dottorato di ricerca a Cambridge e ad insegnare arabo e studi islamici all’università di Newcastle. Naturalmente, sono autore di numerosi libri e centinaia di articoli in questo campo. Dico tutto ciò per dimostrare di essere ben informato nelle questioni mediorientali e che, per tale motivo, sono scioccato e scoraggiato dall’emozione e dal voto dell’EUSA.
Sono scioccato per un semplice motivo: non esiste e non c’è mai stato un sistema di apartheid in Israele. Questa non è la mia opinione, è un fatto che può essere messo alla prova dalla realtà da qualsiasi studente di Edimburgo, se lui o lei decidessero di visitare Israele per vedere da soli. Consentitemi di precisarlo, poiché ho l’impressione che quei membri dell’EUSA che hanno votato per questa mozione siano assolutamente all’oscuro delle questioni riguardanti Israele, e che siano, con ogni probabilità, vittime di propaganda estremamente distorta proveniente dalla lobby anti-Israele atrio.
Essere anti-Israele non è di per sé discutibile. Ma non sto parlando delle normali critiche a Israele. Sto parlando di un odio che non si concede confini alle menzogne e ai miti che si riversano. Pertanto, Israele viene ripetutamente indicato come uno stato “nazista“. In che senso è vero, anche come metafora? Dove sono i campi di concentramento israeliani? le einzatsgruppen? Le SS? Le leggi di Norimberga? La soluzione finale? Nessuna di queste cose e niente di simile a loro alla lontana esiste in Israele, proprio perché gli ebrei, più di chiunque altro sulla terra, comprendono ciò che il nazismo rappresentava.
Si sostiene che ci sia stato un olocausto israeliano a Gaza (o altrove). Dove? Quando? Nessuno storico onesto tratterebbe quell’affermazione con qualsiasi cosa tranne il disprezzo che merita. Ma chiamare gli ebrei nazisti e dire che hanno commesso un olocausto è un modo fondamentale per sovvertire il fatto storico come qualsiasi cosa io possa pensare.
Allo stesso modo l’apartheid. Perché esista l’apartheid, ci dovrebbe essere una situazione che somigliava molto a come erano le cose in Sud Africa sotto il regime dell’apartheid. Sfortunatamente per coloro che ci credono, un fine settimana in qualsiasi parte di Israele sarebbe sufficiente per dimostrare quanto sia ridicola l’affermazione.
L’Università di Edimburgo
Che un corpo di studenti universitari si sia davvero innamorato di questo e lo abbia votato è un triste commento sullo stato dell’educazione moderna. Il focus più ovvio per l’apartheid sarebbe la popolazione araba del 20% del paese. Secondo la legge israeliana, gli israeliani arabi hanno esattamente gli stessi diritti degli ebrei o di chiunque altro; i musulmani hanno gli stessi diritti degli ebrei o dei cristiani; I baha’i, gravemente perseguitati in Iran, prosperano in Israele, dove hanno il loro centro mondiale; I musulmani Ahmadi, gravemente perseguitati in Pakistan e altrove, sono tenuti al sicuro da Israele; i luoghi santi di tutte le religioni sono protetti da una specifica legge israeliana. Gli arabi formano il 20% della popolazione universitaria (un riflesso esatto della loro percentuale nella popolazione generale).
In Iran, ai Bahai (la più grande minoranza religiosa) è vietato studiare in qualsiasi università o dirigere le proprie università: perché i vostri membri non boicottano l’Iran? Gli arabi in Israele possono andare dove vogliono, a differenza dei neri nell’apartheid in Sud Africa. Usano i mezzi pubblici, mangiano nei ristoranti, vanno in piscina, usano le biblioteche, vanno al cinema insieme agli ebrei – qualcosa che nessun nero poteva fare in Sud Africa.
Gli ospedali israeliani non trattano solo ebrei e arabi, ma trattano anche i palestinesi di Gaza o della Cisgiordania. Negli stessi reparti, nelle stesse sale operatorie.
In Israele, le donne hanno gli stessi diritti degli uomini: non esiste l’apartheid di genere. I gay e le donne non affrontano restrizioni e i gay palestinesi spesso scappano in Israele, sapendo che potrebbero essere uccisi a casa.
Mi sembra strano che i gruppi LGBT chiedano un boicottaggio di Israele e non parlino di paesi come l’Iran, dove uomini gay vengono impiccati o lapidati a morte. Ciò illustra una mentalità incomprensibile.
Studenti intelligenti pensano che sia meglio tacere sui regimi che uccidono i gay, ma è bene condannare l’unico paese del Medio Oriente che salva e protegge i gay. È forse uno scherzo malato?
L’università dovrebbe imparare a usare il cervello, a pensare razionalmente, a esaminare prove, a trarre conclusioni basate su prove solide, a confrontare fonti, a valutare una visione rispetto a una o più altre. Se il meglio che Edimburgo ora può produrre sono studenti che non hanno idea di come fare una di queste cose, allora il futuro è desolante.
Non mi oppongo alle critiche ben documentate di Israele. Mi oppongo quando persone apparentemente intelligenti individuano lo stato ebraico al di sopra di stati orribili nel loro trattamento delle loro popolazioni. Stiamo attraversando il più grande sconvolgimento in Medio Oriente dal 7 ° e 8 ° secolo, ed è chiaro che arabi e iraniani si stanno ribellando contro regimi terrificanti che combattono uccidendo i propri cittadini.
I cittadini israeliani, sia ebrei che arabi, non si ribellano (anche se sono liberi di protestare). Eppure gli studenti di Edimburgo non organizzano manifestazioni e non chiedono boicottaggi contro la Libia, il Bahrain, l’Arabia Saudita, lo Yemen e l’Iran. Preferiscono fare false accuse contro uno dei paesi più liberi del mondo, l’unico paese del Medio Oriente che ha accolto i rifugiati del Darfur, l’unico paese del Medio Oriente che offre rifugio a uomini e donne gay, l’unico paese del Medio Oriente Oriente che protegge i Bahai … Devo andare avanti?
Lo squilibrio è percepibile e non dà credito a chiunque abbia votato per questo boicottaggio. Vi chiedo di mostrare un po’ di buon senso. Ottenete informazioni dall’ambasciata israeliana. Chiedete a degli oratori esperti. Ascoltate tutte le parti. Non prendete una decisione fino a quando non avrete ascoltato equamente entrambe le parti. Avete un dovere verso i vostri studenti, e cioè proteggerli da discussioni unilaterali.
Non sono all’università per essere propagandizzati. E certamente non sono lì per essere ingannati nell’antisemitismo punendo un paese tra tutti i paesi del mondo, che è l’unico stato ebraico. Se ci fosse stato un solo stato ebraico negli anni ’30 (che, purtroppo, non c’era), non pensate che Adolf Hitler avrebbe deciso di boicottarlo?
La vostra generazione ha il dovere di garantire che il razzismo perenne dell’antisemitismo non metta mai radici tra di voi. Oggi, tuttavia, ci sono chiari segni che lo ha fatto e che le radici stanno attecchendo sempre di più. Avete la possibilità di evitare un grande male, semplicemente usando la ragione e il senso del fair play. Per favore, ditemi che questo ha senso. Vi ho dato alcune prove. Sta a voi scoprire di più».
In Israele c’è l’apartheid verso gli arabi?anno 1914
http://veromedioriente.altervista.org/a ... sraele.htm Premessa: tratto in parte da qui, qui, qui, qui
Israele è nata come Stato ebraico e democratico, quale Stato-nazione del popolo ebraico.
Stato ebraico significa Stato-nazione del popolo ebraico, che adotta come missione storica la perpetuazione storica e culturale del popolo ebraico. Israele è uno stato ebraico nel senso che è lo Stato della nazione ebraica, la cui cultura maggioritaria è ebraica. Israele è uno Stato democratico nel senso che è uno Stato di diritto che rispetta i diritti umani, e il principio di libera auto-determinazione dell’individuo.
Dire che in Israele vi è apartheid è la cosa più assurda del mondo: Israele è una nazione di sei milioni di abitanti di cui un milione di arabi e gli arabi israeliani votano esattamente come gli ebrei, senza alcuna separazione, hanno partiti e deputati, e naturalmente giudici, professori universitari, sindaci, pieni diritti politici e sociali e il libero accesso a tutte le opportunità offerte da una società aperta e modernissima come quella israeliana (
http://www.upjf.org/fr/3643-vous-avez-d ... igano.html ). Non è un caso che siano migliaia ogni anno i palestinesi che soprattutto a Gerusalemme chiedono di abbandonare l'AP e di diventare israeliani.
Israele non è quindi il paese dell’apartheid: più di un milione di arabi israeliani lo testimoniano. In Israele non ci sono mezzi di trasporto, scuole, strutture dove gli arabi non possono entrare. Ci sono deputati arabi al parlamento israeliano, come Hanin Zoabi, che possono democraticamente partecipare alla Freedom flottilla e poi accusare il proprio governo di “pirateria” dagli stessi scranni della Knesset. O personaggi come la dottoressa Suheir Assady, la prima donna musulmana a dirigere un reparto ospedaliero in Israele; oppure come la dottoressa Rania el Hativ, la prima donna araba a diventare chirurgo plastico in Israele.
Un giudice della Corte Suprema d’Israele, un arabo (!) , durante la cerimonia di insediamento si è rifiutato di intonare con i suoi colleghi l’inno nazionale d’Israele. In Italia cosa sarebbe successo se si fosse verificato nella Corte Costituzionale un episodio analogo? Bene, in Israele il primo ministro Netanyahu ha personalmente espresso a questo giudice la sua solidarietà ed ha approvato il suo gesto. Non ci sembra che vi sia bisogno di commenti.
In sostanza, gli arabo-israeliani godono stessi diritti dei cittadini ebrei e sono tutt'ora rappresentati alla Knesset di Israele.
Chissà quanti sono informati in Italia che nel parlamento israeliano, la Knesset, siedono 11 deputati arabi? La domanda è lecita, visto che raramente ne scrivono i nostri giornali. Eppure di motivi ce ne sarebbero, a partire dal solo fatto della loro presenza. Ma non era Israele uno stato di Apartheid? Certo, se ai lettori venisse ricordato questo particolare, forse comincerebbero a chiedersi il motivo di certe etichette. Questo è però un nostro desiderio, temiamo rimarrà tale. E i lettori italiani continueranno a immaginare i palestinesi come una minoranza senza voce, non rappresentata nelle istituzioni israeliane.
Quella stessa nazione dove tutte le indicazioni, dai musei alle strade, sono scritte in lingua ebraica araba e in inglese. Gerusalemme viene tacciata di essere, “la capitale dell’apartheid, del genocidio, della deportazione e dello sterminio di stampo sionista”. Questo anche grazie al contributo dei New Elders of Washington come Jimmy Carter.
È vero che nelle zone di guerra israeliane ci sono delle separazioni tra arabi ed ebrei: durante la seconda intifada vi erano continui scontri tra israeliani e palestinesi, attentati e attacchi ai civili israeliani e anche agli internazionali (due osservatori norvegesi sono stati uccisi in un attentato palestinese nel 2001).
Per questo con lo scoppio della seconda intifada si sono introdotte drastiche soluzioni: separare le strade su cui passano arabi e quelle su cui passano ebrei. Ogni volta che le misure venivano annullate, riprendevano gli attacchi terroristici. Ci sono i checkpoint che rendono difficili gli spostamenti, è vero. Ma sarebbe sufficiente riflettere per quale motivo sono necessari.
Molte però sono le false informazioni che circolano, infatti lo strumento privilegiato dei detrattori di Israele è la propagazione di affermazioni assurde e prive di fondamento, nella speranza che diventino verità convenzionali. Tanto per fare un esempio, il 19 agosto, il Toronto Star ha pubblicato una linea editoriale di Thomas Woodley, presidente del movimento canadese anti-Israele, l’ Organizzazione per la Giustizia e la Pace in Medio Oriente (CJPME), che aveva erroneamente affermato esserci strade per ”soli Ebrei” negli insediamenti in Cisgiordania. Queste affermazioni, palesemente false, hanno l’unico scopo di diffamare Israele con l’accusa di razzismo, e ce ne sono tantissime che circolano.
Non ci sono strade costruite esclusivamente per gli ebrei. Come The Committee for Accuracy in Middle East Reporting in America sottolinea: “I cittadini arabi di Israele e i cittadini israeliani di qualunque religione o etnia, hanno lo stesso diritto a circolare su queste strade come gli ebrei. Gli arabi israeliani usano frequentemente i sotto-passaggi per affari e per visitare i parenti. “Mentre alcune strade sono vietate ai palestinesi in Cisgiordania per motivi di sicurezza, ci sono anche alcune strade, in zone densamente popolate da arabi, in Israele, che sono sconsigliate agli ebrei per ragioni di sicurezza.
Inoltre, l’affermazione che solo gli ebrei sono autorizzati a risiedere negli insediamenti israeliani, il che significa che ai non ebrei è vietato viverci, non ha giustificazione. Non vi è alcuna legge che impedisca agli arabi con cittadinanza israeliana di vivere ovunque vogliano. Lo stesso vale per i residenti palestinesi di Gerusalemme, con le carte d’identità israeliane, che hanno diritto di vivere ovunque a Gerusalemme. (nota: queste false dichiarazioni formulate per screditare Israele, una volta sbugiardate pubblicamente, sono state ritirate dal sito dello Star.)
Anzi i fatti mostrano che Israele è uno stato ipergarantista, soprattutto nei confronti della minoranza araba. Ma vaglielo a dire a quelli che discettano di apartheid e sono “preoccupati per la democrazia israeliana”.
D’altra parte, non si può neppure ignorare il fenomeno della “discriminazione opposta”: le leggi di progettazione e costruzione, che sono osservate quasi completamente nel settore ebraico, sono osservate con enorme lassismo nel settore arabo, in particolare dai beduini nel Negev. Quante migliaia di edifici sono stati costruiti nel Negev, senza permessi su terreni che non appartenevano ai beduini? Come è possibile che non ci siano marciapiedi a Um al-Fahm e la distanza tra gli edifici è più o meno la larghezza di una vettura?
Un altro esempio di discriminazione alla rovescia esiste nel settore del matrimonio: se un ebreo vuole sposare una donna prima di aver completato il processo di divorzio dalla moglie attuale si troverà dietro le sbarre, come è successo al famoso cantante Mati Kaspi.
Ma se un arabo sposa una seconda moglie, terza o quarta, lo Stato paga per i bambini un assegno mensile per ogni moglie senza fare troppe domande.
Un altro caso di discriminazione a favore degli arabi esiste nel settore abitativo: nel settore ebraico circa il 90% risiede in condomini e solo il 10% circa vive in case private.
Nel settore arabo il quadro è il contrario: più del 90% vive in case private, e meno del 10% vive in condomini. Ma la caratteristica che più accomuna il settore arabo in Israele è la società in cui vive. Tutti gli arabi del mondo vivono o sotto dittatura nella loro patria, o sotto altre dittature negli stati della diaspora. Non c’è quasi comunità araba al mondo che viva nella propria terra in uno stato veramente democratico.
I cittadini arabi di Israele sono l’unico gruppo arabo che vive sulla propria terra ( senza contare le terre da cui hanno avuto origine) in un regime democratico che onora i diritti umani e le libertà politiche.
Questa è la ragione per cui gli arabi fuori da Israele invidiano i cittadini arabi di Israele e li chiamano “arab al-Zibda”, o “panna montata araba”.
Nonostante tutto ciò.... sulle due sponde dell’Atlantico gruppi religiosi, intellettuali e sindacati promuovono campagne di boicottaggio ingannevoli e spesso antisemite per demonizzare quello che loro chiamano lo stato ebraico dell’apartheid, spesso paragonandolo al Sud Africa.
La verità è che a differenza dal Sud Africa dell’apartheid Israele è uno stato democratico. La sua minoranza araba è del 20% e gode di tutti i diritti e libertà religiose, politiche ed economiche derivanti dalla cittadinanza, ivi inclusa quella di eleggere deputati di sua scelta al parlamento d’Israele. Gli arabi israeliani e palestinesi possono accedere ai giudizi della Corte Suprema israeliana. A differenza di ciò nessun ebreo ha il diritto di possedere proprietà in Giordania, nessun cristiano od ebreo ha la possibilità di visitare i luoghi santi dell’Islam nell’Arabia Saudita.
Tra l'altro, il 68,3 per cento degli arabi israeliani preferisce vivere in Israele rispetto a qualunque altro stato al mondo (compresa la mitica palestina, dobbiamo credere) e il 58% accetta le caratteristiche ebraiche dello stato (lingua, feste ecc.). Non male, non credete, come risultato della fantomatica apartheid?
Se c’è un paese nel quale la discriminazione di genere è al minimo, quello è Israele, mentre non è il caso né nei territori “governati” dall’OLP, né in quelli di Hamas. Avrebbe potuto ricordare che i cristiani arabi soggetti all’Autorità palestinese e a Gaza stanno fuggendo in massa dai luoghi nei quali sono perseguitati, mentre la comunità cristiana è fiorente in Israele.
Gli arabi israeliani sono cittadini a pieno titolo (a parte l’esenzione dal servizio militare), hanno diversi partiti (compresi quelli islamici) rappresentati alla Knesset , un giudice della Corte Suprema, il proprio sistema scolastico nella loro lingua, seconda lingua nazionale, presente in tutti i segnali, ecc.
Ovviamente, mai nessuno si indigna per il fortissimo razzismo e il vero apartheid messo in atto con ferocia dagli arabi e dai palestinesi nei confronti degli ebrei: questo si che è reale e ben documentato. Ma questa è un'altra storia.
Nota a proposito del tanto pubblicizzato boicottaggio: il grande storico Raul Hilberg ha spiegato che il boicottaggio economico contro gli ebrei nella Germania nazista è stato il primo passo verso la Shoah. Lo stesso grido "raus mit uns" (fuori con noi) ferisce ora lo Stato di Israele; è tornata la minaccia nazista "kauf nicht bei Juden..." (non comprate dagli ebrei).
Gli arabi in Israele possono diventare chiunque, possono assumere cariche importantissime, mentre gli israeliani a Gaza possono solo essere rapiti (o uccisi).
Il muro costruito da Israele è apartheid o discriminazione?
Premessa: tratto da qui e qui
Intanto il muro esiste solo nelle zone più calde del confine tra Israele e i territori, quelle zone da cui erano soliti entrare i terroristi, tutto il resto è rete di protezione. Diciamo che da quando esiste la barriera salva-vita gli attentati sono diminuiti del 99%.
Ricordiamo a chi legge alcuni particolari: dagli accordi di Oslo il terrorismo contro Israele da parte dei palestinesi è aumentato in modo spaventoso per raggiungere l'apice dal 2000 al 2005 quando saltavano in Israele, tra la popolazione civile, autobus, teatri , ristoranti, pizzerie, centri commerciali con 1400 morti tra i civili e più di 6000 feriti diventati poi disabili perché bruciati in tutto il corpo, perché rimasti senza arti, perché diventati malati di nervi.
Diciamo che i palestinesi si muovono tranquillamente nei territori dal momento che Israele, col calo del terrorismo grazie alla barriera, ha tolto quasi tutti i check point. Diciamo che chi va a Gerusalemme con buone intenzioni viene controllato ma non arrestato. Diciamo che Israele non ha fatto ancora nessuna pace con l'ANP, quindi , trattandosi di entità nemica, deve stare all'erta contro attentati di cui Gerusalemme è stata vittima molto spesso.
Oggi nel mondo ci sono 50 barriere difensive. Bill Clinton ha fatto costruire il muro che divide gli Usa dal Messico; la Spagna ha costruito recinzioni per impedire l’ingresso ai marocchini; l’India sta erigendo un muro di separazione dal Kashmir; tra la Corea del Sud e la Corea del Nord c’è il confine più fortificato al mondo; i ricchi sceiccati arabi stanno recingendo il confine con il poverissimo Oman; Cipro è divisa da muri; Belfast è una città recintata da barriere in mattoni, ferro e acciaio, e persino l’ultra-liberale Olanda ha costruito un recinto intorno al Hoek van Holland.
Tuttavia solo le barriere di Israele sono state condannate, solo le barriere di difesa di Israele hanno ricevuto continui attacchi sui media e sono sbattute in prima pagina e solo i checkpoint di Israele interessano alle manifestazioni degli attivisti.
Mentre negli altri paesi le recinzioni impediscono l’ingresso a immigrati clandestini dai paesi limitrofi, solo in Israele le recinzioni e i posti di blocco hanno come giustificazione un motivo veramente umanitario: quello di garantire alla popolazione civile il diritto alla vita. Filo spinato, pattugliamenti stradali, telecamere e sensori elettronici sono utilizzati in Israele per impedire che un ristorante, un centro commerciale o un albergo possano trasformarsi in stragi di corpi umani. Corpi di ebrei.
In nessun altro paese con le stesse misure difensive, vi sono infiltrati con il “sacro” scopo di uccidere esseri umani. Tijuana, il simbolo del muro di separazione tra Stati Uniti e Messico, non è Qalqilya, una città palestinese a 15 chilometri da Tel Aviv, circondata da una barriera di sicurezza, chiamata “Paradise Hotel”, perché la città è stata usata dai terroristi suicidi come il luogo di partenza degli attacchi contro Israele. E’ da Qalqilya, dalle cui colline si possono vedere le torri Azrieli di Tel Aviv , che si capisce come possano essere bombardate dai terroristi.
Le barriere di sicurezza sono il più importante strumento di difesa di Israele contro il terrorismo. A differenza del Checkpoint Charlie di Berlino, che era un monumento di sfida contro gli oppressi, i checkpoint israeliani sono un simbolo di vita. Secondo l’IDF, circa il 30% degli arresti da parte dell’antiterrorismo israeliano ha avuto luogo presso i posti di blocco.
Israele ne ha migliorato le condizioni di vita, ma i terroristi arabi palestinesi ne hanno deliberatamente approfittato. Nel 2004, una donna palestinese ha ucciso quattro israeliani a un posto di blocco a Gaza, fingendo di essere disabile. A causa del suo stato, i soldati avevano proceduto ai controlli di sicurezza senza prima utilizzare un metal detector. Lei ha quindi potuto far esplodere l’ ordigno esplosivo che portava con sè.
Ci sono 63 posti di blocco lungo la barriera, noti come “porte” e “ostacoli”, quali blocchi stradali e passaggi sotto controllo. Per questo i terroristi arabi palestinesi hanno trovato difficoltà a procurarsi armi da quando l’esercito controlla ogni città. Quando rimangono bloccati ai posti di blocco, comunicano con i cellulari. In questo modo i servizi segreti israeliani riescono a intercettare la chiamata e individuare la rete. In passato, l’intelligence israeliana veniva a conoscenza di un attacco mentre questo era già in corso. Con i posti di blocco, l’esercito ferma le manovre dei terroristi dell’Anp. Ecco perché il checkpoint di Kalandia, tra Gerusalemme e Ramallah, assomiglia ad un vero e proprio confine.
Senza posti di controllo, barriere di sicurezza e blocchi stradali, Israele non sarebbe in grado di esistere.
Il sionismo è un movimento razzista?
Premessa: tratto in parte da qui
Il sionismo è il movimento di liberazione nazionale del popolo ebraico, e come tutti i movimenti di liberazione nazionale, è stato storicamente caratterizzato da una grande diversità di opinioni sulle modalità, i tempi e persino il luogo d’attuazione del suo programma, oltre che sulla natura e il carattere della futura società e Stato che aspirava a creare.
Col tempo, la maggioranza dei sionisti sostenne il ritorno del popolo ebraico nell’antica terra d’Israele come la rivendicazione essenziale del movimento, ma fino al 1903 esistevano tra i sionisti anche coloro che sostenevano la necessità di creare uno Stato ebraico ovunque si rendesse disponibile un territorio e tra i luoghi considerati c’erano l’Africa Orientale (la cosiddetta Opzione Uganda), un’area costiera del Sinai nell’odierno Egitto, una provincia argentina e persino un territorio nel Nord-Est dell’Australia.
La terra d’Israele prevalse per il profondo legame storico ed emotivo con il popolo ebraico. Ma in nessun caso il sionismo postulò che l’affermazione del proprio progetto nazionale dovesse avvenire a spese dei diritti degli arabi che vivevano in Palestina, proclamando invece la necessità di trovare una soluzione pacifica e forme di convivenza tra ebrei e arabi.
Fino all’ultimo, la leadership sionista cercò un compromesso con la controparte araba, ma senza successo, e a ogni occasione furono i sionisti, piuttosto che gli arabi, ad accettare le soluzioni di compromesso territoriale e politico ripetutamente proposte dalla comunità internazionale: la spartizione della Palestina in due stati fu proposta dalla Commissione Peel nel 1937 e I dall’Onu nel 1947, ma fu rifiutata dagli arabi (i sionisti accettarono entrambe le proposte), mentre l’idea di uno Stato binazionale fu proposta da due movimenti sionisti negli Anni Trenta e respinta dalla leadership araba.
Il risultato è che il Sionismo ha creato uno Stato basato su tre cardini: laicità, democrazia ed uguaglianza, e quindi per nulla razzista.
Il Sionismo in quanto movimento di liberazione nazionale ebraico ha attuato lo scopo della creazione e dello sviluppo di uno Stato per il popolo ebraico, Israele, con cui si identifica in lingua (ebraico come lingua ufficiale), simboli (bandiera, inno e stemma), tradizione e cultura (festività e memoria storica).
A causa delle demonizzazione di questo termine, "Sionismo" è impropriamente associato a "razzismo", "colonialismo", "dominio straniero". La Risoluzione dell'Assemblea Generale dell'ONU n. 3379 del 10 novembre 1975 equiparava il Sionismo al razzismo ed è stata abrogata dalla risoluzione 4686 del 1991 come si legge qui.
Il Sionismo è ancor oggi considerato una forma di razzismo e colonialismo dalla Lega Araba, come testimonia la Carta Araba dei Diritti Umani, e dal movimento delle ONG, come testimonia la Dichiarazione Finale di Durban 2001.
Indovinate qual è l'unica nazione dove i palestinesi hanno gli stessi diritti dei suoi cittadini?
Israele è una dittatura e non c'è libertà di stampa?
Premessa: tratto da qui
Israele gode da sempre di una grande libertà di espressione, di stampa e di pensiero. La libertà nel mondo politico riflette la libertà del mondo privato e sociale che ha origini nella storia israeliana e nella composizione estremamente complessa del tessuto sociale.
Israele si è formata su basi laico-socialiste, con forti componenti antagoniste di ispirazione liberista e correnti religiose. La società israeliana si è dovuta adattare a ondate di immigrazione che portavano non solo nuovi cittadini, ma differenti usi e costumi, modi di vita e considerazioni filosofiche, imponendo ad ognuno di accettare la diversità, di rispettare l'altro. Vari studi identificano anche nell'ebraismo elementi culturali e politici propri del pluralismo, della democrazia e della giustizia.
Di fatto, nonostante il costante stato di emergenza e l'etos sionista uniformante, la società israeliana si è costituita come una delle più libere e vivaci. Questa grande libertà ha permesso lo sviluppo di svariate associazioni umanitarie che si occupano della tutela dei diritti umani, di avanzare gli interessi della minoranza araba, di limitare i danni collaterali alle azioni militari.
Su Israele la questione è chiara: buona parte della stampa è antigovernativa (Haaretz, Yediot Aharonot ecc.) e nessuno si è mai sognato di impedirne il lavoro; è del tutto indipendente l'apparato giudiziario; la corte suprema non è nominata dalla politica. In pratica diversi ex ministri, premier (Olmert) familiari di premier (il figlio di Sharon), ministri attuali (Lieberman) sono stati indagati e poi rinviati a giudizio o meno per vari abusi veri e supposti, c'è perfino un ex capo dello stato (Katsav) che sta in galera condannato per molestie sessuali. Quando c'è stata la condanna, l'anno scorso, perfino molti nemici di Israele, nemici anche di Berlusconi, per una volta presero la giustizia israeliana a esempio di quel che volevano accadesse da noi...