Israele non ha rubato e occupato alcuna terra altrui

Re: Israele non ha rubato e occupato alcuna terra altrui

Messaggioda Berto » ven mag 03, 2019 9:59 pm

Giordania, parlamentari contro il gas da Israele: "Ruba risorse ad altri"
Amr Emam
3 maggio 2019

http://www.occhidellaguerra.it/giordani ... ele-egitto

(Il Cairo)Da quando il parlamento giordano ha chiesto la revoca di un accordo del 2016 per l’importazione di gas naturale da Israele, ci si domanda con crescente insistenza se sarà l’Egitto a fornire alla Giordania il gas di cui questa ha bisogno. Il 26 marzo scorso, la maggioranza dei membri del parlamento giordano ha guidato una mozione per costringere la compagnia elettrica nazionale ad annullare l’accordo che dovrebbe entrare in vigore all’inizio dell’anno prossimo.

ENGLISH VERSION

La mozione ha messo in imbarazzo re Abdullah II di Giordania, il cui governo ritiene che l’importazione di gas da fonti più vicine rappresenterebbe un gran risparmio economico. Ma i legislatori giordani affermano che i principi sono di gran lunga più importanti del denaro. “Il nostro governo ha deciso di acquistare gas da un paese che occupa le terre di altri popoli”, ha dichiarato il parlamentare giordano Tareq Khouri. “Pagheremmo miliardi di dollari a un paese che ruba le risorse naturali di un altro popolo, cioè il popolo palestinese”. La mozione è stata annunciata poche ore dopo la visita di Abdullah II alla capitale egiziana del Cairo, dove il re ha incontrato il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi e il primo ministro iracheno Adel Abdel Mahdi. Il colloquio a tre verteva sulla cooperazione economica. L’Iraq si prepara a ricostruire le province nord-occidentali liberate dal controllo dello Stato Islamico (Isis) e ha stanziato decine di miliardi di dollari – in parte provenienti da donazioni della comunità internazionale – per compensare la distruzione di queste aree, avvenuta durante l’occupazione dell’Isis e la successiva guerra di liberazione. Anche l’Egitto e la Giordania vogliono partecipare al processo di ricostruzione.

Il Medio Oriente, nel frattempo, si prepara ad affrontare la situazione post-elettorale israeliana. Benjamin Netanyahu, che probabilmente formerà il nuovo governo, ha promesso di annettere la maggior parte della West Bank a Israele, cosa che metterebbe una pietra tombale sulla soluzione dei due stati e ucciderebbe il sogno dello stato palestinese. Gli osservatori politici della regione attendono, inoltre, che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sveli nei prossimi giorni il suo progetto per la soluzione del conflitto israelo-palestinese. Negli ultimi mesi, il consigliere e genero di Trump, Jared Kushner, si è recato diverse volte nella regione per guadagnare sostegno al progetto, noto come “l’affare del secolo”. Stando ai media, re Abdullah avrebbe chiesto all’amministrazione statunitense di non contare su di lui per far passare l’accordo previsto, cosa che taglierebbe fuori la Giordania da eventuali accordi futuri, ed è probabile che la revoca del contratto di importazione di gas da Israele la isolerebbe ulteriormente. Nel tentativo di fermare la mozione, il governo giordano ha rinviato il voto alla corte costituzionale per il verdetto finale.

La Giordania consuma circa 94 milioni di metri cubi di gas al giorno, il 15% dei quali arriva dall’Egitto attraverso il gasdotto tra i due paesi, mentre il resto proviene da mercati internazionali. Nel settembre 2016, la Giordania ha firmato con un consorzio israelo-statunitense un accordo del valore di dieci miliardi di dollari per la fornitura di circa 1.280.000.000 metri cubi di gas in 15 anni. Il gas israeliano dovrebbe cominciare a fluire in Giordania dall’inizio dell’anno prossimo, sempre che l’accordo rimanga in piedi.

Nel novembre dello scorso anno, la Giordania ha espresso la speranza di poter aumentare l’importazione dall’Egitto fino al 50% delle proprie necessità. L’Egitto ha ricominciato a erogare gas alla Giordania nel settembre dello scorso anno, a quasi otto anni dall’interruzione delle esportazioni nel regno hashemita, a causa degli attacchi al gasdotto che trasportava il gas egiziano nella penisola del Sinai, sia verso la Giordania che verso Israele. La ripresa delle esportazioni in Giordania fa parte di un progetto più ampio per far tornare il gas egiziano sui mercati internazionali, visto che questo popoloso stato arabo sta raggiungendo l’autosufficienza e l’eccedenza di produzione. L’Egitto, che consuma circa 169 milioni di metri cubi di gas al giorno, oggi produce all’incirca 198 milioni di metri cubi al giorno e la produzione dovrebbe aumentare nei prossimi mesi, grazie alla scoperta di nuovi [pozzi].

“Il gas egiziano sarà meno costoso di quello che la Giordania acquista da altri Paesi”, ha detto l’economista giordano Khaled al-Zubaidi. “Prima della sospensione delle esportazioni, avvenuta nel 2011, l’Egitto forniva alla Giordania circa 7.100.000 m3 di gas al giorno”.
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Re: Israele non ha rubato e occupato alcuna terra altrui

Messaggioda Berto » lun giu 10, 2019 6:24 am

ANNESSIONE LEGITTIMA
Niram Ferretti
9 giugno 2019

https://www.facebook.com/permalink.php? ... 4575318063

E dunque cosa avrebbe detto di tanto scandaloso David Friedman, l'ambasciatore USA in Israele?, che Israele ha il diritto di annettersi una parte della Cisgiordania.
Non ci sono dubbi che sia così. Il Mandato Britannico per la Palestina del 1922, mai decaduto, dava pieno diritto agli ebrei di risiedere in ogni porzione di territorio ad Ovest del fiume Giordano, allora Transgiordania, come da Articolo 25 del testo in oggetto.
Gli Accordi di Oslo del 1993-1995 hanno ripartito la Cisgiordania in tre aree distinte, la A, la B e la C. Solo la C è interamente amministrata da Israele.
Non si vede dunque per quale ragione, nella prospettiva di una annessione, Israele non dovrebbe potersi annettere l'Area C, dove vivono 450 mila ebrei e circa 140 mila arabi palestinesi.
Non esiste alcun impedimento legale a che questo avvenga poichè i territori in questione non hanno, dal 1948 in poi, un detentore sovrano legittimo, anche se Israele, sulla base del Mandato ha di fatto ragioni solidissime per rivendicare tale sovranità.
È ora che la eserciti, finalmente, sulla porzione che gli è rimasta.


Tassilo Del Franco
Netanyahu ha già fatto intendere che questo potrebbe essere il prossimo passo (concordato con il presidente americano).
La prudenza e le paure da molti dichiarate per la sconvolgente reazione araba sono immotivate: non accadrebbe nulla fuorché le solite condanne da parte dell’ONU, della Lega Araba, di Bruxelles, di Leoluca Orlando e di Moni Ovadia.
Il solito coro globale di demonizzazione.
E basta. Cioè: come sempre, anche senza annessione.

Leopoldo Della Ciana
Tassilo Del Franco Mona Ovadia è il più percoloso.


Daniela Rella
La rinuncia all’intera Cisgiordania esporrebbe Israele a rischi gravissimi. E nessun Paese può accettare che i propri cittadini vivano costantemente minacciati. Quindi l’annessione dell’area C non solo è legittima da un punto di vista strettamente legale, ma anche dal punto di vista della sicurezza, che non può essere negata a nessun Paese. Purtroppo l’incertezza politica non lavora a favore della decisione energica che occorrerebbe per un’iniziativa auspicabile di annessione.

Tassilo Del Franco
Daniela Rella
Non ci resta che fare il tifo per Bibi, ci piaccia o no: credeva di avere il governo in mano, ma Liberman si è messo in mezzo, e ora deve vincere ancora, nelle urne e nelle aule dei tribunali. Forse sarà troppo anche per lui. Ma l’alternativa è molto rischiosa.

Daniela Rella
Tassilo Del Franco questo è il punto. Le alternative a lui mi convincono pochissimo. I tempi per un ricambio ai vertici potrebbero essere maturi. Netanyahu è in sella da molto, forse troppo tempo, ma non vedo nessuno con la tempra del leader pronto a succedergli. Quindi tifo per lui.

Donato Di Segni
Annessione legittima, sono completamente d'accordo anche se avrei preferito fosse stato citato l'articolo 6 invece dell'articolo 25 visto che l'articolo 6 certifica il diritto ebraico all'immigrazione e all'insediamento in ogni parte del territorio mandatario non destinato ad opere pubbliche mentre l'articolo 25 dava adito al mandatario inglese di soprassedere all'applicazione del mandato di palestina nella porzione ad est del fiume Giordano. È proprio in forza dell'articolo 25, aggiunto in modo tardivo al testo del mandato, che gli inglesi hanno potuto separare dal territorio mandatario originale, l'intera Transgiordania, vale a dire tutto il territorio ad est del fiume Giordano per assegnarlo ad Abdallah che divenne il re.
Tassilo Del Franco
Donato Di Segni
Giusto in termini giuridici e storici. Però mi sembra impensabile oggi il riferirsi all’intero territorio del mandato britannico.

Donato Di Segni
Tassilo Del Franco sono d'accordo e non ho mai pensato all'intero territorio! Ho solo voluto precisare che l'articolo 25 si riferisce in modo specifico e soltanto ai territori ad est del fiume Giordano senza correlazione con la Cisgiordania, mentre l'articolo 6 specifica il diritto ebraico all'insediamento su tutto il territorio mandatario e quindi anche sulla Cisgiordania, o parte di essa se meglio ti piace.

Niram Ferretti
Giustamente Donato Di Segni fa riferimento all'Articolo 6 che recita "The Administration of Palestine, while ensuring that the rights and position of other sections of the population are not prejudiced, shall facilitate Jewish immigration under suitable conditions and shall encourage, in co-operation with the Jewish agency referred to in Article 4, close settlement by Jews on the land, including State lands and waste lands not required for public purposes", ma è di fatto l'Articolo 25 che assegnando la porzione della Transgiordania agli hashemiti rende ancora più legittima la disponibilità del restante territorio agli ebrei. Infatti, Eugene W. Rostow, in un suo articolo seminale sulla questione, scriveva: "The Mandate qualifies the Jewish right of settlement and political development in Palestine in only one respect. Article 25 gave Great Britain and the League Council discretion to "postpone" or "withhold" the Jewish people's right of settlement in the TransJordanian province of Palestine-now the Kingdom of Jordan-if they decided that local conditions made such action desirable.With the divided support of the council, the British took that step in 1922. The Mandate does not, however, permit even a temporary suspension of the Jewish right of settlement in the parts of the Mandate west of the Jordan River".

Donato Di Segni
Niram Ferretti ...e come se non bastasse, Abdallah firmò un accordo che lo impegnava a non sollevare in futuro alcuna pretesa, a nessun titolo, sul territorio ad ovest del Giordano.

Niram Ferretti
Esatto.

Emanuel Segre Amar
Tutto quanto scrivete è sacrosanto, tanto per cambiare. Mi sembra però che si debba aggiungere il diritto di uno stato aggredito di tenersi i territori conquistati in una guerra di difesa, quale indubbiamente sono state le guerre del ‘67 e del ‘73. E siccome l’ONU impose il ritiro da territori occupati, Israele ha ottemperato ritirandosi dalla zona A.

Tassilo Del Franco
Emanuel Segre Amar
Non so se, in tutta la storia umana, sia mai esistito un paese che si sia ritirato da tutti (o quasi) i territori occupati (e già suoi secondo il diritto internazionale) dopo averli strappati agli aggressori duramente battuti in svariate guerre.

Donato Di Segni
Emanuel Segre Amar per il vero lo status attuale della zona A deriva da Oslo e non dalla 242, anche se la creazione della zona A non la costrasta di certo!

Emanuel Segre Amar
Donato Di Segni certamente, lo so e mi era ben chiaro. Ma io rispondo a coloro che dicono che si deve ritirare sui “confini” ante ‘67. Nei fatti se Israele allarga i confini a tutta la zona C sarà conforme ad Oslo ed al diritto di guerra degli Stati aggrediti

Francesco Birardi
Giudea e Samaria sono terra d'Israele.... E se Israele se le annettesse non farebbe altro che ciò che hanno fatto TUTTI i popoli del mondo, tranne - forse - gli aborigeni australiani....

Alessandro Drudi
Emanuel Segre Amar l'ONU nega esplicitamente tale diritto. Ed è una porcheria perché ciò incoraggia gli avventurismi.

Lilia Habib
Comunque le annessioni territoriali sono di tutte le guerre in qualunque parte del mondo.

Mordechai Bar Yekutiel
Che fine farebbero i 140.000 [finti] palestinesi?
Voglio dire: li dovrebbe assorbire Israele oppure andrebbero ad aumentare la già fastidiosa presenza degli altri [finti] palestinesi di Ramallah...per esempio?


Marco Mugnaini
Io me la tenevo tutta anche Gaza e il sinai


Marco Mugnaini
Hamas li avrei mandato in calabria


Antonino Armao
E comunque, i rapporti internazionali sono rapporti di forza. Avanti così e vediamo chi ha ragione...


Palestina: le ragioni di Israele
viewtopic.php?f=197&t=2271
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Re: Israele non ha rubato e occupato alcuna terra altrui

Messaggioda Berto » ven giu 14, 2019 3:11 am

Un ulteriore e necessario passo
11 giugno 2019
Niram Ferretti

http://www.italiaisraeletoday.it/un-ult ... NavfyQicHY

“Con quale logica Friedman pensa che Israele abbia il diritto di annettersi parti della West Bank?” afferma una dichiarazione del notiziario ufficiale dell’ Autorità Palestinese. Su quale realtà basa la propria convinzione? Sulla legge internazionale che proibisce l’annessione dei territori con la forza? O sulla realtà imposta dalle autorità di occupazione?” La risposta è semplice, analfabeti, con la logica del Mandato Britannico per la Palestina del 1922, MAI abrogato, specificamente con riferimento agli articoli 6 e 25 del documento.

La legge internazionale che proibisce l’annessione con la forza non ha nulla a che vedere con il diritto legale sancito dal Mandato fatto proprio dall’allora Società delle Nazioni. Non solo.

La successiva ripartizione della Cisgiordania in tre aree distinte, di cui l’Area C, a totale gestione israeliana, de facto ha già attribuito all’Autorità Palestinese una porzione del territorio che il Mandato Britannico inequivocabilmente gli assegnava di diritto, riservandosi per sé l’Area C. Ed è questa, in una futura eventuale annessione, che diventerebbe parte di Israele.

L'”occupazione”, termine inventato dall’OLP per fare credere che Israele occupi abusivamente territori che gli erano dovuti, nulla ha a che vedere con la realtà sopra descritta. Israele sovraintende militarmente la zona, non la “occupa”, per occuparla, essa dovrebbe essere in dotazione a un legittimo assegnatario che non è e non poteva essere l’Autorità Palestinese, la quale, nel 1922 non esisteva.

Il legittimo assegnatario è, secondo la lettera del Mandato, de jure Israele. Non si può occupare ciò che è già proprio. Che poi Israele, dopo la Guerra dei Sei Giorni, non abbia esercitato questo diritto, annettendosi già allora l’intero territorio, è un’altra questione, e fu un grave errore storico e politico.

Già nel 1922 gli inglesi provvidero a decurtare più del 70% del territorio che era inteso per gli ebrei, regalandolo agli hashemiti, poi, si provvide ulteriormente a ridurlo con la Risoluzione 181 mai entrata in effetto. Arrivarono poi gli scellerati Accordi di Oslo che sancirono de facto la riduzione territoriale riservando a Israele una porzione, anche se (e giustamente) la maggiore del territorio.

E ora si vorrebbe fare credere che Israele non avrebbe diritto su questa porzione?

È giunta l’ora, dopo il riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele, dopo il riconoscimento della sovranità israeliana sulle alture del Golan, che anche questo vulnus venga sanato. Solo l’Amministrazione Trump può procedere in tal senso, dando via libera a questo ulteriore e necessario passo.
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Re: Israele non ha rubato e occupato alcuna terra altrui

Messaggioda Berto » ven lug 12, 2019 11:29 am

Progetto Dreyfus
IL VANGELO SECONDO LINDA SARSOUR
di Michelle Mazel

https://www.facebook.com/ProgettoDreyfu ... __tn__=K-R

Un piccolo palestinese con la pelle ramata e i capelli crespi, più precisamente “wooly hair”: è così che Linda Sarsour, nata da genitori palestinesi emigrati a New York e oggi figura di spicco dei musulmani americani, descrive Gesù. Nota sobillatrice per le sue prese di posizione contro Israele e contro gli ebrei, la signora Sarsour afferma che questo scoop proviene dal Corano. Il che è doppiamente interessante. La parola “Palestina”, e tanto meno l’aggettivo “palestinese” non si trovano in questo libro. Per quanto riguarda la vita di Gesù, sappiamo che l'Islam ha attinto molto dal Nuovo Testamento e ha fatto suo il fondatore del cristianesimo, trasformandolo col nome di Issa, in profeta e precursore dell'Islam. Né Palestina né palestinese compaiono nel Nuovo Testamento e si cercherebbe invano un riferimento a capelli crespi, caratteristica piuttosto insolita nella regione di allora.

Al contrario, ci sono molti riferimenti al fatto che Gesù fosse ebreo. E allora? ribatte la signora: “Il termine palestinese si riferisce alla nazionalità, non alla religione. Gli ebrei vivevano pacificamente accanto ai palestinesi prima che ci fosse uno Stato di Israele”. Ma la Palestina non è menzionata né nel Corano né nel Nuovo Testamento, le si ripete invano. La deputata Ilhan Omar, che ha prestato giuramento davanti al Congresso in abito tradizionale palestinese prima di accusare gli ebrei americani di doppia fedeltà, aveva già risposto con un “tweet” ad un articolo del The New York Times scritto da un cronista afro-americano secondo cui Gesù era probabilmente un palestinese con la pelle nera. Il New York Times ha dovuto pubblicare una rettifica. Come dobbiamo interpretare questa ossessione di disconoscere l’ebraicità di Gesù e di volerlo ad ogni costo palestinese? È che, se si ammette che Gesù era un Ebreo, bisogna anche accettare che all’epoca c’erano degli ebrei nella Terra di Israele. E quindi che c'è un legame storico inconfutabile tra gli ebrei e questa terra. Cosa che infastidisce notevolmente la tesi degli odiatori dello Stato ebraico secondo cui il legame non esiste.

Basta vedere le risoluzioni scandalose dell' UNESCO che non riconoscono all'ebraismo il più piccolo rapporto con “la Spianata delle Moschee” e ancora peggio per il tempio di Salomone o per quello di Erode, non parliamo delle visite a quest’ultimo da parte dello stesso Gesù. Come sappiamo, questo "dettaglio" non ha impedito ai Paesi di un'Europa che un tempo era tanto cristiana di votare la risoluzione. Per quanto riguarda l'Autorità palestinese, è da lungo tempo che ha fatto di Gesù non solo un palestinese, ma persino un buon musulmano, meglio ancora, il primo martire palestinese: non è stato forse ucciso dai Giudei? Anche in questo caso, non c'è bisogno di sottolineare che furono i Romani ad averlo crocifisso per ordine del governatore romano e che, secondo i Vangeli, "Gesù di Nazaret, Re dei Giudei" figurava nell'iscrizione apposta alla croce. Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ma in fondo, perché non rispondere ad uno scoop con un altro. Mentre i termini "ebrei" e "figli di Israele" sono spesso citati, Betlemme non esiste nel Corano, dato che fa nascere "Issa" ai piedi di una palma, in un luogo imprecisato.
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Re: Israele non ha rubato e occupato alcuna terra altrui

Messaggioda Berto » sab lug 13, 2019 7:29 am

Amnesty, come altre ONG, nate per la tutela dei diritti umani, alla fine si sono fatte strumentalizzare dalla politica e dagli interessi.
Attualmente rappresentano solo un costo per la società.
Da “Notizie su Israele” del 9 Luglio 2019
Felix Klein suggerisce agli ebrei di nascondersi; Amnesty dice a Israele di scomparire
di Paolo Salom
(Bet Magazine Mosaico, 8 luglio 2019)

https://www.facebook.com/groups/Fightin ... 3174865600

Si chiama Felix Klein ed è l'incaricato del governo federale tedesco per combattere l'antisemitismo. Klein è una persona per bene. Certo non un nemico degli ebrei. Anzi. Eppure, per arginare i sempre più frequenti episodi di aggressione contro gli ebrei, in Germania (più 20% nel 2018), ha avuto un'uscita davvero infelice. Il signor Klein ha consigliato, semplicemente, di "smettere di indossare la kippah nei luoghi pubblici". Come dire: nascondetevi.
Nel lontano Occidente si fa del male anche cercando di fare del bene, almeno quando parliamo di odio anti-ebraico. Rav Alfonso Arbib, Rabbino capo della Comunità di Milano, commentando la notizia sul Corriere della Sera, ha sottolineato come il modo migliore per combattere l'antisemitismo sia al contrario "condurre una normale vita da ebrei".

Certo, resta difficile definire cosa sia "normale", di questi tempi, per noi. Vi faccio un altro esempio. Conoscete senz'altro Amnesty International, l'organizzazione che da cinquant'anni vigila sugli abusi umanitari in tutto il mondo e finita recentemente nel mirino (si è infatti scoperto come, all'interno della stessa Amnesty, da anni si verificassero gravissimi atti di mobbing da parte di numerosi dirigenti nei confronti dei loro collaboratori; i dirigenti alla fine sono stati allontanati, con buonuscita. Come dire che l'organizzazione ha clamorosamente fallito nel vigilare su… se stessa). Ma la cosa che qui ci interessa di più, tuttavia, è l'ultima accusa contro Israele. Un'accusa che ha dell'assurdo (se non è malafede). In breve, la ragione per le "sofferenze dei palestinesi" sarebbe "l'instabilità della regione" - si legge in un recente rapporto - dovuta al rifiuto, da parte di Israele, negli ultimi sette decenni, di garantire il "diritto al ritorno" dei 700 mila palestinesi (e dei loro discendenti) divenuti profughi con la guerra del 1948.
Chiaro il concetto? Israele, secondo Amnesty, è in violazione della "legge internazionale" perché non ha accettato di scomparire. Cosa avrebbe dovuto fare per riparare i torti del passato? Aprire le sue porte ai 5-6 milioni di palestinesi (che si sono nel frattempo moltiplicati e tramandati la patente di profugo di padre in figlio) eredi di chi lasciò la Terra di Israele a seguito dei conflitti scatenati, peraltro, dai Paesi arabi con l'intento dichiarato di distruggere Israele. E così Amnesty, per riparare un ipotetico torto, ne vuole commettere uno ben più grande: cancellare lo Stato ebraico dalla mappa per effetto di una marea demografica. Insomma, diritti umani che valgono per una parte sola. Quanti profughi della Seconda guerra mondiale, inclusi 300 mila istriani, sono mai rientrati nelle loro case? Quanti ebrei polacchi all'indomani dalla Shoah? Quanti ebrei egiziani, libici, irakeni, libanesi, siriani… scappati senza più nulla?
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Re: Israele non ha rubato e occupato alcuna terra altrui

Messaggioda Berto » dom lug 14, 2019 7:14 am

Stato palestinese e i 5 stelle

Senato della Repubblica Italiana, 11/7/2019
Emanuel Segre Amar

https://www.facebook.com/emanuel.segrea ... ment_story

Resoconto stenografico:

FERRARA, PACIFICO, DI GIROLAMO, MATRISCIANO, AIROLA, DE LUCIA, PRESUTTO, MARILOTTI, ANGRISANI, CIAMPOLILLO, CORRADO, BOTTICI, CROATTI, DI MARZIO, ORTOLANI, LOMUTI, MORRA, MAUTONE, MANTERO, LA MURA, EVANGELISTA, ANASTASI, ABATE, NOCERINO, ROMAGNOLI, CRUCIOLI, DESSI', SANTILLO, LANNUTTI, PESCO, QUARTO, VACCARO, PUGLIA, TRENTACOSTE, DI NICOLA, VONO, PISANI Giuseppe, FLORIDIA, MAIORINO - Il Senato,
premesso che:
il popolo palestinese attende il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dalla comunità internazionale dal 1948;
il processo di pace avviato dagli accordi di Oslo del 1993-1995 si è, di fatto, arrestato con l'uccisione di uno dei firmatari degli accordi stessi: il Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, assassinato nel novembre 1995 da estremisti sionisti contrari allo smantellamento delle colonie e alla costituzione dello Stato di Palestina. Da quel momento in poi il Governo d'Israele ha portato avanti una politica sempre più ostaggio degli estremisti delle colonie, e gli insediamenti sui già scarsi territori palestinesi si sono moltiplicati a dispetto degli impegni sottoscritti e in contrasto con i principi del diritto internazionale;
il protrarsi dell'embargo sulla striscia di Gaza, che ha preceduto e seguito gli attacchi militari con migliaia di vittime (si vedano le operazioni "Piombo fuso" e "Margine sicuro"), compromette qualsiasi sforzo per favorire il processo di pace;
il Governo israeliano è stato accusato di aver violato ripetutamente la IV convenzione di Ginevra del 1949 che, all'ultimo periodo dell'articolo 49, dispone: "La Potenza occupante non potrà procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della sua propria popolazione civile nel territorio da essa occupato";
a ciò si aggiungono la detenzione arbitraria di migliaia di palestinesi (tra i quali Marwan Barghouti, il "Mandela palestinese", uno degli estensori degli accordi di Oslo), l'umiliazione a cui sono costretti i palestinesi nei continui checkpoint dei militari israeliani, il proseguimento di esecuzioni extragiudiziali e delle punizioni collettive (distruzione di case per rappresaglia);
questa politica israeliana ha rafforzato e non indebolito le posizioni fondamentaliste religiose, un tempo marginali, tra i palestinesi, finendo per favorire l'ascesa di Hamas a discapito delle altre formazioni laiche;
considerato che:
tutti i popoli hanno diritto alla pace e alla sicurezza. In Medio Oriente ciò può essere garantito a lungo termine solo attraverso un processo di pacificazione giusto e duraturo basato sul rispetto del diritto internazionale e sulla piena e completa applicazione delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Tra le più importanti si ricordano le risoluzioni: n. 194 (1948) sul riconoscimento del diritto al rientro dei rifugiati; n. 242 (1967) sul ritiro delle forze di occupazione; n. 446 e n. 452 (1979) sull'interruzione dell'espansione degli insediamenti ed il loro smantellamento; n. 465 (1980) che condanna apertamente le colonie e la pratica dell'insediamento di cittadini israeliani nei territori occupati in violazione della IV Convenzione di Ginevra; n. 467 (1980) che riafferma la nullità di tutte le azioni intraprese da Israele volte ad alterare la geografia, demografia, carattere storico e status di Gerusalemme est;
il 29 novembre 2012 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato a larga maggioranza, e con il voto favorevole dell'Italia, la risoluzione n. 67/19 per la concessione dello status di osservatore permanente allo Stato di Palestina ("non-member observer State status"), conferendo allo Stato palestinese uno status equivalente, in seno all'Onu, a quello dello Stato della Città del Vaticano;
la risoluzione n. 67/19, riaffermando il diritto della popolazione palestinese all'autodeterminazione, ha rappresentato un importante passo verso il riconoscimento dei diritti fondamentali dei palestinesi;
il 17 dicembre 2014 il Parlamento europeo ha approvato, con 498 voti favorevoli, 88 contrari e 111 astenuti, la risoluzione 2014/2964 che "sostiene in linea di principio il riconoscimento dello Stato palestinese e la soluzione a due Stati, e ritiene che ciò debba andare di pari passo con lo sviluppo dei colloqui di pace, che occorre far avanzare";
il 23 dicembre 2016 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 2334/2016 con 14 voti favorevoli su 15 e un astenuto: gli Stati Uniti d'America, che non hanno, quindi, esercitato il potere di veto che spetta loro in quanto membri permanenti del Consiglio;
il preambolo della risoluzione 2334, sottolineando l'insostenibilità dello status quo, esprime grave preoccupazione in relazione al fatto che le continue attività di insediamento da parte israeliana stiano mettendo in pericolo la percorribilità della soluzione dei due Stati basata sui confini del 1976. Inoltre, si condannano il trasferimento di popolazione israeliana nelle colonie, la confisca delle terre dei palestinesi, la demolizione delle loro abitazioni e lo sfollamento degli occupanti in tutto il territorio occupato, che avvengono in flagrante violazione del diritto internazionale umanitario e delle rilevanti risoluzioni delle Nazioni Unite;
nella sezione dispositiva, la risoluzione condanna esplicitamente la costituzione delle colonie israeliane nel territorio palestinese occupato dal 1967, compresa Gerusalemme est, come attività priva di validità legale, reiterando la richiesta di cessare tali attività e sottolineando che il Consiglio non riconoscerà alcun cambiamento dei confini del 4 giugno 1967 se non diversamente concordato dalle parti;
infine, chiede alle parti interessate di prendere provvedimenti per prevenire gli atti di violenza contro i civili, inclusi gli atti di terrorismo, gli atti provocatori o di incitamento anche al fine di favorire la distensione della situazione;
ai sensi di quanto disposto dalla risoluzione, il segretario generale delle Nazioni Unite pubblica un rapporto quadrimestrale sulla sua implementazione. Il più recente, il nono rapporto, del 20 marzo 2019, riporta tra l'altro che dal dicembre 2018 al marzo 2019 le autorità israeliane hanno avanzato, approvato o appaltato circa 3.150 unità abitative nei territori occupati (area C). Il Parlamento israeliano ha, inoltre, adottato una serie di atti per legalizzare ex post la condizione di alcune unità abitative situate nelle colonie, in quanto costruite "in buona fede". Sempre dal rapporto si evince che sono state distrutte o confiscate diverse strutture palestinesi. Tra questi interventi desta particolare preoccupazione la distruzione delle vitali reti idriche che servivano i villaggi di Beyt Dajan, Beyt Furik, le comunità dell'area di Masafer Yatta e la comunità beduina di Wadi Abu Hindi, che ha colpito quasi 20.000 persone. Due di queste reti erano state finanziate da donatori internazionali nel quadro di interventi di assistenza umanitaria;
il segretario generale delle Nazioni Unite, António Gutèrres, si dice "notevolmente preoccupato dallo stato dei nostri sforzi collettivi e dall'indebolimento del consenso internazionale a raggiungere la fine dell'occupazione e la realizzazione di una soluzione dei due Stati negoziata" per porre fine al conflitto israelo-palestinese;
considerato, infine, che:
sono 137 i Paesi in tutto il mondo che hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina nei confini del 1967, secondo quanto previsto dalle citate risoluzioni delle Nazioni Unite, con Gerusalemme est quale sua capitale;
di grande significato per l'Italia è il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di 8 Paesi membri dell'Unione europea (da ultimo la Svezia che, nel 2014, si è aggiunta a Bulgaria, Cipro, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria), che dovrebbe stimolare il Governo d'Israele a ripensare la politica delle colonie e favorire la ripresa del processo di pace;
è urgente che la comunità internazionale adotti nuove iniziative per contribuire al rispetto del diritto internazionale e delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite,
impegna il Governo:
1) a riconoscere pienamente e formalmente lo Stato di Palestina nei confini del 1967 secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite;
2) a proporre, nelle sedi internazionali, un atto analogo da parte di tutti i Paesi membri dell'Unione europea e della Nato, da intendersi anche come un contributo importante nell'ambito della lotta al terrorismo.



Alberto Pento
Demenze sinistre antisemite/antisraeliane, speriamo che il Parlamento dica NO!
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Re: Israele non ha rubato e occupato alcuna terra altrui

Messaggioda Berto » mer ago 07, 2019 12:25 pm

La Gaza di Nardella La propaganda anti Israele pagata con i soldi dei fiorentini
23 luglio 2019
Una scena di Gaza di Garry Keane e Andrew McConnell
di Valentino Baldacci

http://www.italiaisraeletoday.it/la-gaz ... 7E_JISPp5A

Nel Piazzale degli Uffizi a Firenze viene proiettato il film “Gaza” di produzione canadese/tedesca, nell’ambito di un ciclo organizzato dal Comune di Firenze. L’ingresso è gratuito, cioè è pagato da tutti noi fiorentini. Alla proiezione parteciperanno anche i due registi ai quali, si può immaginare, saranno state pagate le spese di viaggio e soggiorno.
Nella scheda di presentazione del film si parla di Gaza come della “più grande prigione a cielo aperto del mondo”, di un città “sotto assedio , di un’immagine di violenza, caos e distruzione”. Niente, naturalmente, sui lanci di missili da Gaza sulle città del sud di Israele.
Se la proiezione fosse organizzata da uno dei soliti gruppi propal, non ci sarebbe da meravigliarsi. Ma questa è un’iniziativa del Comune di Firenze, che evidentemente fa propria la peggiore propaganda antisraeliana. Non si stupiscano, questi signori, se la prossima primavera perderanno anche la Regione Toscana.
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Re: Israele non ha rubato e occupato alcuna terra altrui

Messaggioda Berto » mer ago 07, 2019 12:26 pm

Ci risiamo! L’Unione europea condanna Israele per le nuove case in Giudea e Samaria
7 agosto 2019
Franco Meda

http://www.italiaisraeletoday.it/ci-ris ... uUwv8oDnx0

Ci risiamo. Continua la politica estera filo palestinese della Unione Europea. Nonostante il fallimento su tutti i fronti della linea Mogherini in Medio Oriente, pare non sia cambiato niente. Anzi. Certo il passaggio di consegne effettivo avverrà solo a novembre, quando entrerà in vigore la commissione della Von der Leyen, ma di certo non sembra essere cambiato niente. L’Unione Europea ha, così, condannato Israele per aver approvato la costruzione di case per ebrei in Giudea e Samaria.

“Le autorità israeliane – si legge in un documento Ue – hanno approvato l’avanzamento di oltre 2.000 unità abitative in insediamenti illegali nella Cisgiordania occupata. La posizione dell’Unione europea sulla politica di insediamento israeliana nel territorio palestinese occupato è chiara e rimane invariata: tutte le attività di insediamento sono illegali ai sensi del diritto internazionale ed erodono la fattibilità della soluzione a due stati e le prospettive per una pace duratura “.

La dichiarazione si riferiva anche all’approvazione del gabinetto della scorsa settimana di 715 unità abitative per arabi palestinesi nell’area C. “La popolazione palestinese – si legge ancora nella nota dell’Unio Europea -che vive nell’area C continua a dover affrontare ripetute confische, demolizioni, sfollamenti ed espropri di terra, mentre quasi tutti i loro piani generali presentati e permessi di costruzione per lo sviluppo palestinese rimangono non approvati”.

“L’UE si aspetta che le autorità israeliane – conclude il documento – soddisfino pienamente i loro obblighi in quanto potere occupante ai sensi del diritto internazionale umanitario e che cessino la politica di costruzione ed espansione degli insediamenti, di designare terreni ad uso esclusivo israeliano e di negare lo sviluppo palestinese. L’UE continuerà a sostenere la ripresa di un processo significativo verso una soluzione negoziata a due stati, l’unico modo realistico e praticabile per soddisfare le legittime aspirazioni di entrambe le parti”.
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Re: Israele non ha rubato e occupato alcuna terra altrui

Messaggioda Berto » mer ago 14, 2019 9:17 pm

Antisemitismo cristiano mascherato da antisionismo


Riprendiamo da AVVENIRE di oggi, 14/08/2019, a pag.20, con il titolo "La Nakba dal punto di vista palestinese" il commento di Riccardo Michelucci
Informazione Corretta

http://www.informazionecorretta.com/mai ... k.facebook

Non ne discutiamo il contenuto, è una invenzione dalla prima riga all'ultima, una interpretazione che anche chi non è un esperto di storia mediorientale riconosce come una falsificazione.
Seguendo il criterio che ha spinto la direzione di Avvenire di pubblicare questa manipolazione della storia, ci permettiamo di suggerire una operazione simile, dal titolo: " La Shoah dal punto di vista nazista " affidandone la stesura allo stesso Michelucci, lui sì che se ne intende.

Ecco il pezzo 100% fake news:

Negli ultimi dieci anni il ministero della Difesa di Tel Aviv ha fatto sparire centinaia di documenti relativi ai crimini commessi dalle milizie paramilitari sioniste e dallo Stato di Israele durante la "Nakba" (la catastrofe) del popolo palestinese. Dagli archivi, secondo quanto rivelato poche settimane fa dal quotidiano israeliano "Haaretz", sono state cancellate le prove dell'espulsione di massa di quasi un milione di persone dal 1948 in poi. Con l'obiettivo di minare la credibilità degli studi sulla questione dei rifugiati palestinesi. Il tema della rimozione del trauma collettivo causato dalla "Nakba" è al centro del saggio di Cecilia Dalla Negra, Si chiamava Palestina. Storia di un popolo dalla Nakba a oggi (Aut, pagine 328, euro 16), che offre una lettura dei fatti dalla parte dei palestinesi. Andare alla ricerca delle tracce di quella rimozione è, secondo Dalla Negra, «un continuo tornare tra le pieghe della storia, della memoria, di tutto quanto è stato omesso e nascosto, sradicato e riscritto. Ma significa al tempo stesso riconnettersi con il dolore individuale, intimo e lacerante custodito nel cuore di ogni palestinese nel mondo. E anche con il dolore collettivo, che con il passare degli anni è cresciuto diventando elemento fondante dell'identità individuale di quel popolo». Tutto ebbe inizio alla fine del XIX secolo con la nascita del sionismo politico, e trovò poi compimento nella famosa Dichiarazione Balfour con la quale i12 novembre 1917 l'impero britannico promise al popolo ebraico la creazione di un «focolare nazionale» in Palestina. Gli assetti geostrategici dell'area ridisegnati dalle potenze vincitrici della Grande Guerra dopo la caduta dell'impero ottomano sfociarono poi, al termine del secondo conflitto mondiale, nella nascita di Israele sancita dall'Onu. Ma a segnare uno spartiacque definitivo nella storia recente è stata la guerra dei Sei giorni del 1967, quando Israele superò il confine stabilito vent'anni prima e occupò militarmente la porzione di territorio che si estende dalla "Linea verde" fino al confine con la Giordania. Da allora i palestinesi lamentano di essere stato costretti in aree sempre più ristrette. Giornalista esperta di questioni mediorientali, Dalla Negra non lesina critiche neanche alla dirigenza palestinese, ritenendola non esente da cruciali responsabilità storiche nei confronti del suo stesso popolo, innanzitutto per aver represso ogni forma di dissenso popolare che rischiasse di mettere in discussione la sua egemonia. Anche in anni recenti, spiega, l'Anp e le strutture partitiche tradizionali hanno dimostrato di essere più interessate al mantenimento dello status quo che ad ascoltare le istanze di rinnovamento avanzate dal popolo. Ma Dalla Negra ci tiene a ribadire che la "catastrofe" iniziata 71 anni fa non è mai finita, con la politica degli insediamenti che prosegue ancora ai giorni nostri. Per contribuire a colmare questo processo di rimozione storica, il suo libro racconta anche piccoli ma significativi frammenti di umanità e di vita vissuta. Come alcune storie di palestinesi di oggi riportate in appendice. Per ribadire che la "Nakba" non è un semplice evento ma rappresenta un processo in corso, un elemento ormai strutturale della storia di quella terra
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Re: Israele non ha rubato e occupato alcuna terra altrui

Messaggioda Berto » lun ago 19, 2019 6:45 am

Wiesel polemizzò con Obama: Gerusalemme è sempre appartenuta al popolo ebraico
Antonio Monda
18 agosto 2019
Titolo: «Elie Wiesel: il ragazzo di Auschwitz che non distolse gli occhi dal male»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/08/2019, a pag.26, con il titolo "Elie Wiesel: il ragazzo di Auschwitz che non distolse gli occhi dal male" il ricordo di Antonio Monda

http://www.informazionecorretta.com/mai ... weTxRQYyDo

Nel 1928, il paese in cui nacque era ancora un regno, e Ferdinando di Romania concesse proprio allora la cittadinanza agli ebrei. Eliezer Wiesel, che tutti chiamavano Elie, visse l'infanzia in un'atmosfera piena di speranza e fiducia nel futuro. A casa i genitori Schlomo e Sarah elogiavano anche le altre iniziative di quel sovrano saggio e illuminato: un'importante riforma agraria e una costituzione di stampo liberale. Ma purtroppo il sogno si spezzò presto con la morte improvvisa del re: il piccolo Elie fu testimone della svolta autoritaria del successore Carol II, del patto Molotov-Ribbentrop che assegnò la Bessarabia all'Unione Sovietica e quindi del massacro di Fântâna Albe da parte delle milizie comuniste. Non aveva ancora compiuto dieci anni quando l'imprescindibile presenza del male entrò prepotentemente nella sua vita con tutta la sua assurdità, ma nulla cambiò il suo sguardo sul mondo come il vivere in prima persona l'orrore delle persecuzioni razziali.
Negli anni in cui ho avuto il privilegio di frequentarlo, il professor Wiesel—non ho mai osato rivolgermi in maniera meno formale- mi ha parlato molto di quei primi anni e in particolare dei genitori: «Mio padre ha rappresentato per me la ragione, mia madre la fede, e questa è stata una benedizione». Termini come benedizione e gratitudine erano frequenti nel suo linguaggio, come anche fede e speranza, e vedevi negli occhi quanto fosse sincero, a dispetto del dolore, dell'angoscia, del sopruso che gli offriva ogni giorno la vita.
Quando gli chiesi come avesse fatto a non perdere la fede, mi rispose in pura tradizione chassidica «non esiste fede più solida di quella che è stata ferita». Poi mi spiegò che «Dio in realtà non è mai silenzioso» e che anche la più buia delle notti termina con l'alba. Non è un caso che notte sia il termine utilizzato per uno dei suoi libri più belli, dove il momento più struggente è quello in cui racconta la vergogna provata quando seppe che il padre era morto di stenti ad Auschwitz. Aveva soltanto quindici anni ed era stato internato insieme con lui: aveva visto morire davanti ai suoi occhi la mamma e la sorella, e giurato a se stesso che lui sarebbe sopravvissuto per non far morire di crepacuore il padre. Era stato invece proprio il razionale Schlomo a soccombere, lasciandolo solo nel campo di concentramento, prima di un nuovo trasferimento a Buchenwald. Pronunciava il nome di quei luoghi senza emozione, nel modo in cui un medico parla di un male incurabile, eppure lui era riuscito a vincere su quell'infamia, ed esiste una foto in cui è ritratto, adolescente, nel giorno della liberazione. Forse la notte finiva in quel momento, ma il ricordo indelebile di quell'orrore lo portava tatuato sull'avambraccio sinistro, con il numero A-7713. «Non esiste nulla nella storia paragonabile all'Olocausto del mio popolo, ma nessuno può illudersi che il male scompaia con la sconfitta del nazismo», spiegava, e parlava volentieri di chi lo aveva aiutato a rinascere e aver fiducia nella vita.
Era commovente sentirlo parlare dei suoi anni in Francia, quando venne accolto in un centro di assistenza prima ad Ecouy e poi a Taverny. Poche persone hanno forgiato la sua crescita come Judith Hemmendinger e poi, negli studi alla Sorbona, Martin Buber e Jean Paul Sartre. Ma nessuno ha avuto un ruolo determinante come François Mauriac, che lo definì come «Lazzaro resuscitato dai morti». Wiesel diceva di lui: «io, ebreo, devo a lui, che si definiva innamorato di Cristo, se sono diventato uno scrittore». Una volta Mauriac gli regalò un suo libro con la dedica «a Elie Wiesel, bambino ebreo che fu crocefisso»: lui all'inizio la prese male, ma poi comprese «che era il suo modo di farmi sentire il suo amore, oltre al fatto che crediamo nello stesso Dio».
<a Parlava volentieri anche della fede, spiegando che «l'esistenza di Dio è l'unico problema autentico nel quale tutti gli altri sono riassunti. A volte penso che parliamo sempre di Dio senza rendercene conto». Un giorno gli chiesi come immaginasse Dio: «Pascal ha parlato dell'esistenza di un Dio nascosto. La stessa Bibbia parla di Dio che si copre il volto. E io interpreto che Dio si copre il volto perché non riesce a sopportare quello che vede, quello che facciamo noi uomini». L'aver visto e vissuto l'inferno gli consentiva di parlare con assoluto distacco di personalità quali Orson Welles, che voleva adattare La notte per il cinema, o Saul Bellow, con cui parlava soltanto di letteratura. Ma questo non frenava mai la passione del suo impegno civile e politico: parlava senza remore del genocidio degli Armeni, arrivando a sostenere che negarlo significa commettere il crimine due volte. Non esiste abuso o discriminazione contro un popolo o una minoranza che non lo abbia visto schierarsi in prima fila, e combatteva fortemente ogni tipo di fanatismo e fondamentalismo, che non riteneva una degenerazione, ma un tradimento della religione. Per lui era determinante il concetto di scelta, spiegando che «se non fosse così si limiterebbe l'idea stessa di fede».
Parlava poco del fatto di essere stato insignito del Nobel per la pace, e ho sempre sospettato che non avesse apprezzato altre scelte operate dai responsabili del premio. Ma quando ritirò l'onorificenza spiegò che «il silenzio incoraggia il tormentatore, non il tormentato. Ci sono momenti in cui dobbiamo interferire. Quando le vite umane sono a rischio, quando la dignità umana è in pericolo, le sensibilità e i confini umani diventano irrilevanti».
Parlava ancora meno del fatto di essere stato una delle tante vittime di Bernie Madoff, sia per quanto riguarda la sua fondazione, che per i risparmi privati. Era giunto al tramonto di una esistenza che non lo aveva mai visto soccombere, e provava imbarazzo per essersi fidato di un criminale che prometteva interessi mirabolanti. In quello stesso periodo aveva iniziato a dialogare anche con personalità dello spettacolo come Oprah Winfrey e George Clooney, capendo che il mondo stava cambiando velocemente, e che il suo approccio colto e austero doveva dialogare anche con la cultura popolare. Ha testimoniato le proprie idee sino alla fine, però, anche quando erano scomode e controcorrente: entrò in polemica con Obama, che pure stimava, rispetto a Israele, sostenendo «Gerusalemme è al di sopra della politica. È citata più di seicento volte nelle scritture, e nemmeno una volta nel Corano. Appartiene al popolo ebraico ed è molto più che una città». Faceva impressione il senso di appartenenza con cui pronunciava i luoghi della terra promessa: il tono era malinconico e orgoglioso. Gli ultimi tempi aveva diradato ogni impegno, preferendo dialogare a lungo con l'adorata moglie Marion. «Sempre di vita, però, perché parlare di morte è negare la fede»


Bernard Lawrence Madoff (New York, 29 aprile 1938) è un banchiere e criminale statunitense, condannato per una delle più grandi frodi finanziarie di tutti i tempi.
https://it.wikipedia.org/wiki/Bernard_Madoff
Nasce a New York da una famiglia di origine ebraica, si sposa con Ruth Madoff. Era molto conosciuto e stimato nella comunità, come dimostrano le numerose cariche ricevute presso le più importanti istituzioni culturali della città. Era consigliere della Sy Syms School of Business della Yeshiva University, del New York City Center e membro del Cultural Institutions Group. È stato anche presidente del NASDAQ, il listino dei titoli tecnologici statunitensi.
Ha iniziato la sua attività come broker negli anni sessanta, reinvestendo gli utili della sua attività di bagnino a Long Island. Man mano che la sua impresa, la Bernard Madoff Investment Securities, cresceva di dimensioni, ha assunto molti familiari, a partire dal fratello Peter e fino ai figli Mark e Andrew. La sua reputazione personale, specialmente nella comunità ebraica, era così grande da essere stato soprannominato Jewish Bond (Obbligazione ebraica).
L'11 dicembre 2008 Madoff è stato arrestato dagli agenti federali, accusato di aver truffato i suoi clienti causando un ammanco pari a circa 65 miliardi di dollari (60 miliardi di euro). La sua società si è infatti rivelata come un gigantesco schema Ponzi. Tale sistema deve il suo nome a un immigrato italiano, che agli inizi del '900 lo mise in atto per primo su grande scala, e consisteva nel promettere fraudolentemente agli investitori alti guadagni, pagando gli interessi maturati dai vecchi investitori con i soldi dei nuovi investitori.
Rispetto agli altri hedge fund Madoff non vantava profitti del 20-30%, ma si attestava su un più credibile rendimento del 10% annuo, costante nonostante l'andamento del mercato. La truffa consisteva nel fatto che Madoff versava l'ammontare degli interessi pagandoli con il capitale dei nuovi clienti. Il sistema saltò nel momento in cui i rimborsi richiesti superarono i nuovi investimenti. Nell'ultimo periodo le richieste di disinvestimento avevano raggiunto una tale cifra, circa 7 miliardi di dollari, che Madoff non fu più in grado di onorare la remunerazione degli interessi promessi con le risorse finanziarie disponibili.

Un altro Ponzi
https://it.wikipedia.org/wiki/Charles_Ponzi
Charles Ponzi, nato Carlo Ponzi (Lugo, 3 marzo 1882 – Rio de Janeiro, 18 gennaio 1949), è stato un truffatore italiano. Registrato all'anagrafe con il nome di Carlo Pietro Giovanni Guglielmo Tebaldo Ponzi, tra i molti nomi che adottò per mettere in atto le sue operazioni ci sono Charles Ponci, Charles P. Bianchi, Carl e Carlo.
Emigrato negli Stati Uniti, divenne uno dei più grandi affaristi truffatori della storia americana. Divenne famoso per aver utilizzato su larga scala una tecnica da lui stesso ideata. Le sue truffe ebbero una notevole risonanza sui mezzi d'informazione, che denominarono la tecnica da lui adottata «Schema Ponzi».
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