Migrare e invadere la casa, il paese altrui non è un diritto

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Messaggioda Berto » sab ago 22, 2020 9:44 pm

Immigrazione, la Sicilia sgombera hotspot e centri di accoglienza: “Stop alla invasione di migranti"
Andrea Cionci
23 agosto 2020

https://www.liberoquotidiano.it/news/it ... tutto.html

“La Sicilia non può continuare a subire questa invasione di migranti”. Il governatore Nello Musumeci ne ha abbastanza e fa ciò che il premier Giuseppe Conte e soprattutto il Viminale non hanno il coraggio (o l’interesse?) di fare. “Tra poche ore sarà sul mio tavolo l’ordinanza con cui dispongo lo sgombero di tutti gli hotspot e dei centri di accoglienza esistenti”, è stato l’annuncio del presidente della Regione siciliana. “Si attivi un ponte aereo immediatamente - ha aggiunto - e si liberi la Sicilia da queste vergognose strutture, iniziando da Lampedusa”. Dove sono stipati circa 1.400 migranti su una capienza prevista di massimo 200: ormai l’hotspot è al collasso, da qui la decisione di Musumeci di passare all’azione.

“Le regole europee e nazionali sono state stracciate”, ha tuonato il governatore alla luce dell’alto numero di migranti positivi al coronavirus che sono sbarcati nelle ultime ore: dei 48 nuovi casi registrati ieri in Sicilia, 16 sono clandestini. “L’Europa fa finta di niente e il governo nazionale ha deciso, malgrado i nostri appelli, di non attuare i decreti vigenti e di non chiudere i porti, come invece ha fatto lo scorso anno con il decreto interministeriale Interno-Difesa-Trasporti. C’è una colpevole sottovalutazione del fenomeno senza precedenti. E non capiscono quanto stia crescendo la tensione”. Ma le accuse al governo presieduto da Giuseppe Conte non finiscono qui: “Vogliono far diventare razzisti i siciliani, che sono il popolo più accogliente del mondo? Adesso - ha chiosato Musumeci - se vogliono a Roma impugnino pure la mia ordinanza. Basta: abbiamo avuto fin troppo rispetto istituzionale su questa emergenza, ricambiato da silenzi, indifferenza e omissioni”.
A fuoco il barcone simbolo dell'accoglienza. Bomba Migranti, la Sicilia non ce la fa più: messaggio per Conte e la Lamorgese?



Esplode la rabbia contro l'invasione: bruciato "barcone" simbolo dei migranti
Valentina Dardari - Sab, 22/08/2020

https://www.ilgiornale.it/news/cronache ... 84924.html

Era il simbolo dell’accoglienza ed è stato bruciato. Si cercano gli autori del rogo
A Favara, comune in provincia di Agrigento, la scorsa notte il simbolo dell’accoglienza è stato dato alle fiamme.

Si tratta di un barcone che era stato sequestrato ai trafficanti tunisini e che da almeno cinque anni era diventato il simbolo dell’accoglienza e dell’immigrazione. “El Peskador”, questo il nome che era stato scelto per il peschereccio, si trovava nel piazzale Belvedere San Francesco. I Frati minori del Convento Sant'Antonio avevano anche allestito un presepe permanente, con la scritta sulla fiancata "Ero forestiero e mi avete accolto". Chi ha appiccato il fuoco forse non la pensava allo stesso modo.

Il barcone dato alle fiamme

Sul luogo sono giunti subito i vigili del fuoco che hanno spento le fiamme. Le indagini dei carabinieri della tenenza di Favara sono in corso per cercare di risalire agli autori del gesto. Secondo quanto ricostruito dai militari l’incendio è avvenuto intorno alle 3 nella notte tra venerdì 21 e sabato 22 agosto nel Piazzale Belvedere San Francesco a Favara. L’opera era stata pensata dai Frati Minori del Convento Sant’Antonio di Favara nel dicembre 2015 che volevano in questo modo sensibilizzare attraverso un presepe allestito su un barcone di migranti, i valori racchiusi nell’accoglienza. Come si legge sul sito Favaraweb la struttura sarebbe andata completamente distrutta. I pompieri sono riusciti a domare le fiamme e adesso sarà compito dei carabinieri riuscire a scovare i colpevoli che nella notte hanno distrutto l’opera.

Una situazione esasperata

In questo momento la situazione non è certo facile e forse il barcone ieri notte, più che nel simbolo dell’accoglienza si è trasformato in quello dell’esasperazione. Negli ultimi due giorni sono stati ben due i divieti di sbarco alla nave quarantena Aurelia con a bordo 250 migranti. Il primo secco no è arrivato dal sindaco del Pd di Trapani, Giacomo Tranchida. Mentre il secondo dal primo cittadino grillino di Augusta, Cettina Di Pietro, dove era stata alla fine dirottata l’imbarcazione. Tranchida aveva accusato il governo di pensare di giocare a battaglia navale e di aver preso la sua città come la periferia dell’Italia. Forse il governo, dato anche il terribile fatto avvenuto la notte scorsa a Favara, dovrebbe iniziare a pensare meglio come affrontare il tema dell’immigrazione. Prima che sia troppo tardi.




"Grave", "Un'arma meschina". I buonisti insultano Musumeci
Federico Garau - Dom, 23/08/2020

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 85177.html

Da padre Zanotelli alle Sardine: l'esercito dell'accoglienza attacca il governatore che vuole fermare l'invasione

Come il finale di un film dall'esito scontato, ecco arrivare in serie le reazioni dell'armata dei buonisti, pronti a scagliarsi contro il presidente della regione Nello Musumeci e l'ordinanza da lui firmata per decretare la chiusura degli hotspot siciliani ed il trasferimento altrove dei clandestini in essi accolti.

A tirare la volata al gruppo ci pensano le sardine, alla disperata ricerca di un po' della visibilità perduta dopo l'emergenza Coronavirus."Il presidente della regione #Siciliana #Musumeci ha solleticato la pancia dei siciliani attraverso i suoi post con cui ha esposto i #migranti al pubblico ludibrio, tacciandoli di essere la causa principale dell'incremento del numero dei contagi di #COVID19 nell'Isola", spiegano i pesciolini agitati sul profilo Twitter."Una meschina arma di distrazione di massa per nascondere l'inefficienza politica del suo #Governo Una subdola strategia".

Ad unirsi al coro spunta fuori anche padre Zanotelli, sempre in prima linea quando si parla di accoglienza e si mette in dubbio la politica dei porti aperti:"Non so se un Presidente di Regione può prendere una decisione del genere, in caso è il Governo centrale che può prendere una decisione del genere, non certamente il presidente della Sicilia", pontifica il missionario pro migranti, come riportato da AdnKronos. "È grave se siamo arrivati al punto in cui chiudono un po' tutti gli hotspot, praticamente si butta fuori la gente e non si vuole accogliere nessuno. Per me è di una gravità estrema questo: vuol dire il rifiuto dell'accoglienza". La sola prospettiva della messa in discussione dell'accoglienza indiscriminata toglie il sonno al religioso. "Qui siamo davanti a persone che arrivano da situazioni di guerra, di torture, di violenza, che per legge internazionale, che l'Italia ha sottoscritto, devono essere accolti non come migranti, ma come rifugiati. Chiudere i porti o buttare la gente fuori dagli hotspot è un'azione molto grave", aggiunge ancora.
"Penso che nessun governatore fino ad ora abbia mai fatto una cosa del genere, è grave. Bisognerà davvero vedere se lo può fare, penso che il Governo dovrà pur reagire. Io sono sconcertato. È gravissimo aver fatto una cosa del genere, fa passare noi italiani come razzisti che non ne vogliono assolutamente sapere di situazioni disperate", conclude Zanotelli.

Anche il filosofo Massimo Cacciari espone la propria teoria in merito alla vicenda. "Credo che questi Presidenti di Regione siano in una sorta di delirio di onnipotenza, non credo che sia nei loro poteri decidere se chiudere o meno le frontiere delle Regioni, se chiudere o meno dei centri di accoglienza che, mi pare, siano gestiti dal Ministero dell'Interno o comunque dallo Stato. Se vi sono dei centri di accoglienza che sono della Regione", spiega l'ex primo cittadino di Venezia a AdnKronos, "il Presidente della Regione potrà anche decidere qualcosa. Certamente poi sarà compito di altri decidere dove collocare queste persone, ma non credo che i centri di accoglienza delle regione siciliana siano responsabilità della regione. Può darsi che ci siano dei centri che sono regionali, ma ne dubito. Credo che i centri di accoglienza, come quello a Lampedusa, siano gestiti da un'autorità nazionale".

Un affondo ai danni del governatore siciliano arriva anche dal responsabile Nazionale Sicurezza del Partito Democratico. "Ordinanza confusionaria, tecnicamente fragile, contraddittoria, ineseguibile, illegittima e palesemente in contrasto con diverse norme di rango superiore. Insomma, un fallimento. Il prodotto perfetto dell’esperienza Musumeci", attacca Carmelo Miceli, come riportato da LaPresse. "E quando domani i centri di accoglienza rimarranno aperti, pretenderò le dimissioni di chi come Musumeci pensa che basta avere un ruolo istituzionale per dare sfogo ai propri rigurgiti di intolleranza xenofoba, in spregio alla gerarchia delle fonti e ai principi costituzionali che, fortunatamente, fanno ancora dell’Italia un Paese che tutela e difende la vita, senza distinzione di razza, cultura e religione", conclude, allineandosi alla perfezione alle esternazioni buoniste più in voga in queste ultime ore.

"Il presidente della Regione Sicilia scarica sui migranti, sulle vittime e le persone più fragili, responsabilità non loro sulla mancanza di controlli efficaci e sulla disorganizzazione nell'isola", commenta invece sul Tg3 il portavoce nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Si unisce alle rimostranze anche Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all'Assemblea regionale siciliana:"Il tema migranti deve essere affrontato con efficacia e urgenza da tutte le istituzioni, non con spot elettorali come la farlocca ordinanza Musumeci. Stato e Regione devono collaborare per tutelare diritti, sicurezza e salute di tutti, rispondendo alle giuste preoccupazioni dei cittadini e dei sindaci".

Neppure il segretario della Cgil ha risparmiato il governatore della Sicilia. Invitato a commentare la vicenda nel corso del Meeting di Rimini, Maurizio Landini ha dichiarato:"È il momento della responsabilità, non quello di gesti per andare un giorno sui giornali. Quando le situazioni sono complesse bisogna avere la dimensione della complessità ed essere in grado di 'governare i processi di questa natura". Quello di Musumeci sarebbe dunque "un modo di fare propaganda politica", ha aggiunto Landini, come riportato da AdnKronos. Da qui la richiesta all'esecutivo di intervenire "in questa direzione, perché non è possibile che ogni regione pensi di pote fare quello che vuole".

Puntuale anche la condanna dell'Ong Mediterranea Saving Humans, che sulla propria pagina Twitter ha tuonato: "L'ordinanza del Presidente della Regione Sicilia è solo una delle tante reazioni degli amministratori locali che fanno a gara a chi è più efficiente nel rifiutare accoglienza a donne, uomini e bambini colpevoli di essere scappati dall'inferno e sopravvissuti al mare". "La propaganda populista soffia sul fuoco di una cattiva gestione dei centri di accoglienza (si pensi alla drammatica situazione dell'hotspot di Lampedusa). Le nostre istituzioni hanno il dovere garantire la salute e la sicurezza di chi arriva nel nostro paese", ha proseguito poi l'organizzazione non governativa, "Fomentare l'odio contro i più deboli, contro chi cerca salvezza e una vita migliore, è semplicemente disumano".
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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 9:37 pm

MAGDI ALLAM: “ANCHE IO SONO STATO IMMIGRATO, MA QUELLA DI OGGI E’ UN’INVASIONE”

“Anche io sono stato un immigrato, venuto in Italia quando avevo 20 anni”. Magdi Allam all’incontro Immigrazione, realtà e prospettive di Fratelli d’Italia, al Gran Caffè Schenardi di Viterbo.“Era il 1972, erano gli anni del boom economico e io sono arrivato con un volo Alitalia. Avevo un regolare passaporto egiziano e un visto italiano di studio, oltre a una borsa stanziata dalla Farnesina. Quando mi sono trasferito avevo un diploma italiano, conoscevo la lingua e apprezzavo la cultura italiana. Ed ero autosufficiente dal punto di vista economico”. È quanto riporta TusciaWeb.

Allam ricorda: “In quegli anni in Italia il termine immigrato non esisteva, perché noi stranieri non rappresentavamo un problema. Eravamo pochi e, la maggior parte, studenti con una buona cultura. Gli italiani ci consideravano una risorsa, erano orgogliosi di noi e l’integrazione era un dato di fatto. Non mi sono mai sentito diverso e fino agli anni ‘80 non ho avvertito la necessità di richiedere la cittadinanza. L’ho fatto, dopo essermi sposato e dopo aver avuto il terzo figlio, per avere una migliore condizione lavorativa come giornalista”.
Oggi invece “chi è in Italia è entrato soprattutto da clandestino. E la loro immigrazione è differente anche dall’emigrazione italiana all’estero. In passato le famiglie italiane che andavano all’estero ottemperavano alle regole di quel paese. E lì si rimboccavano le maniche e si guadagnavano da vivere con il sudore della fronte. Oggi invece il 90/95% di chi è sui barconi che attraccano in Italia sono giovanotti musulmani di 20/30 anni. Siamo destinati a una colonizzazione e a un’islamizzazione demografica, che veramente è già una realtà. Ma tra 20, 30 anni in Europa ci sarà una vera e propria sostituzione etnica”.
Allam parla di “suicidio europeo”. “Siamo fragili e non siamo più in grado di essere noi stessi in casa nostra. Abbiamo perso la certezza di chi siamo. Ci comportiamo come se fossimo terra di tutti e di nessuno, e di conseguenza gli altri ci vedono come una terra di conquista. Una conquista che è già in atto. Il nemico lo abbiamo già in casa, con tagliagole e taglialingue. Vogliono limitare le nostre libertà, diritto che in Italia è sancito dall’articolo 21 Costituzione. Vogliono imporre l’islamofobia, da intendere come il divieto di criticare e di condannare l’Islam”.
“Chi ci governa non ha a cuore le sorti delle popolazioni europee, altrimenti aiuterebbe giovani e famiglie. Ci dicono che non ci sono risorse, che però sono illimitate per la cosiddetta accoglienza. Per questo queste migrazioni non possono essere considerate spontanee, ma sono pianificate e da noi finanziate. E promuovere la sostituzione etnica è un crimine verso noi stessi”.


Viterbo - Magdi Allam all'incontro di Fratelli d'Italia: "Abbiamo in casa tagliagole e taglialingue"
“Io un immigrato buono, non come quelli di oggi”

Viterbo – (r.s.) – “Anche io sono stato un immigrato, venuto in Italia quando avevo 20 anni”. Magdi Allam all’incontro Immigrazione, realtà e prospettive di Fratelli d’Italia, al Gran Caffè Schenardi di Viterbo.

“Era il 1972, erano gli anni del boom economico e io sono arrivato con un volo Alitalia – racconta il giornalista e scrittore -. Avevo un regolare passaporto egiziano e un visto italiano di studio, oltre a una borsa stanziata dalla Farnesina”. Fu per volontà della madre, babysitter per una famiglia italiana, che al Cairo Allam studiò in un collegio cattolico e in uno salesiano. “Quando mi sono trasferito avevo un diploma italiano, conoscevo la lingua e apprezzavo la cultura italiana. Ed ero soprattutto economicamente autosufficiente”.

Allam ricorda: “In quegli anni in Italia il termine immigrato non esisteva, perché noi stranieri non rappresentavamo un problema. Eravamo pochi e, la maggior parte, studenti con una buona cultura. Gli italiani ci consideravano una risorsa, erano orgogliosi di noi e l’integrazione era un dato di fatto. Non mi sono mai sentito diverso e fino agli anni ’80 non ho avvertito la necessità di richiedere la cittadinanza. L’ho fatto, dopo essermi sposato e dopo aver avuto il terzo figlio, per avere una migliore condizione lavorativa come giornalista”.

Ma oggi, per Allam, l’immiGrazione è completamente diversa. “Chi è in Italia è entrato soprattuto da clandestino. E la loro immigrazione è differente anche dall’emigrazione italiana all’estero. In passato le famiglie italiane che andavano all’estero ottemperavano alle regole di quel paese. E lì si rimboccavano le maniche e si guadagnavano da vivere con il sudore della fronte. Oggi invece il 90, 95% di chi è sui barconi che attraccano in Italia sono giovanotti musulmani di 20, 30 anni. Siamo destinati a una colonizzazione e a un’islamizzazione demografica, che veramente è già una realtà. Ma tra 20, 30 anni in Europa ci sarà una vera e propria sostituzione etnica”.

Allam parla di “suicidio europeo”. “Siamo fragili – dice – e non siamo più in grado di essere noi stessi in casa nostra. Abbiamo perso la certezza di chi siamo. Ci comportiamo come se fossimo terra di tutti e di nessuno, e di conseguenza gli altri ci vedono come una terra di conquista. Una conquista che è già in atto. Il nemico lo abbiamo già in casa, con tagliagole e taglialingue. Vogliono limitare le nostre libertà, diritto che in Italia è sancito dall’articolo 21 Costituzione. Vogliono imporre l’islamofobia, da intendere come il divieto di criticare e di condannare l’Islam”.

Allam punta il dito anche contro l’Unione europea. “Chi ci governa non ha a cuore le sorti delle popolazioni europee, altrimenti aiuterebbe giovani e famiglie. Ci dicono che non ci sono risorse, che però sono illimitate per la cosiddetta accoglienza. Per questo queste migrazioni non possono essere considerate spontanee, ma sono pianificate e da noi finanziate. E promuovere la sostituzione etnica è un crimine verso noi stessi. E poi smettiamola di vedere le immigrazioni come un’emergenza.

Ovviamente chi rischia di affondare nel Mediterraneo va soccorso e aiutato e non può essere lasciato morire. Ma dobbiamo vedere le immigrazioni in un’ottica di strategia a lungo termine. Sennò commettiamo un secondo crimine: verso i giovani africani. L’Africa è il continente più ricco al mondo, saccheggiato prima dagli europei e ora dalla Cina. Esiste il diritto a non emigrare, e noi dobbiamo fare il possibile per dare una formazione a questi giovani africani affinché restino a casa loro e diventino protagonisti dello sviluppo dei loro paesi”.
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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 9:38 pm

Carcere per clandestini in Gran Bretagna, scoppia la polemica
Federico Garau - Gio, 24/09/2020

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/ca ... 1600950284

Numerosissimi gli sbarchi quest'anno (al momento oltre 7mila, 392 nuovi arrivi nella sola giornata di martedì). La scelta potrebbe ricadere su un ex carcere femminile

Per gli stranieri che attraversano la Manica nel tentativo di entrare clandestinamente in Gran Bretagna sarebbe pronto, prima del previsto rimpatrio, un soggiorno all'interno di un centro di detenzione temporanea allestito ad hoc per l'occasione.

L'intenzione di tutelarsi da eventuali allontanamenti e dispersioni degli inattesi ospiti, ciò che al contrario è accaduto più volte in Italia questa estate con fughe di clandestini dai centri di accoglienza (di numerosi dei quali poi si sono definitivamente perse le tracce), sta facendo discutere. È stato il The Guardian a spiegare ai suoi lettori di avere informazioni sul fatto che tra le strutture proposte a tal scopo sia uscito fuori il nome di un edificio sito nel Lincolnshire. Si tratterebbe di Morton Hall, a Swinderby, struttura un tempo utilizzata come carcere femminile (1985-2011) e che il prossimo anno tornerà ad essere adibita a penitenziario.

Gli attivisti intervenuti in difesa dei diritti degli stranieri parlano di scandalo e riferiscono, almeno dal loro punto di vista, che numerosi nuovi arrivati possiedano le caratteristiche per chiedere asilo politico. Ad onor del vero c'è da riconoscere che proprio la Gran Bretagna, oltre ad un nuovo incremento di casi di Coronavirus, stia affrontando livelli record di arrivi di clandestini che, a bordo di piccole imbarcazioni, si cimentano nella traversata dello stretto della Manica. Una situazione fuori controllo che ha allarmato i rappresentanti della destra.

L'ipotesi Morton Hall, struttura che secondo le fonti locali può ospitare un massimo di 392 individui, viene respinta con forza dal responsabile degli affari pubblici presso il Consiglio congiunto per il benessere degli immigrati:"È del tutto inopportuno che il Ministero dell'Interno intenda utilizzare i centri di detenzione - che sono essenzialmente prigioni - per ospitare persone in cerca di asilo", ha spiegato Minnie Rahman. "Questi luoghi hanno registri di abusi di lunga data e ben documentati e semplicemente non sono adatti a ospitare coloro che necessitano di protezione".

I numeri dei clandestini arrivati in Gran Bretagna iniziano a spaventare: 392 solo lo scorso martedì, come confermato ufficialmente dal Ministero dell'Interno, per un totale di oltre 7mila sbarchi nel 2020. Le autorità francesi, che dovrebbero vigilare sulla situazione partenze, non appaiono in grado di fornire il giusto supporto: ciò nonostante, a fronte dei 392 nuovi arrivati, martedì sono riuscite a bloccare 10 imbarcazioni in partenza verso il Regno Unito (per un totale di 91 persone).

Dan O'Mahoney, comandante della Royal Marine, ha così dichiarato: "Ieri ho incontrato l'ambasciatore francese nel Regno Unito, a cui ho ribadito l'urgenza di affrontare la questione. Abbiamo discusso di come il Regno Unito e la Francia possano utilizzare al meglio nuove tattiche e attività operative per fermare le barche che lasciano le coste francesi in primo luogo. La Francia è un paese sicuro e i richiedenti asilo già in Francia dovrebbero chiedere asilo lì", ha spiegato il comandante.
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Messaggioda Berto » sab gen 23, 2021 9:39 pm

Danimarca, governo fissa l'obiettivo di "zero richiedenti asilo" nel Paese
Gerry Freda
23 gennaio 2121

https://www.ilgiornale.it/news/mondo/da ... 18765.html

Il 2020 ha rappresentato per la Danimarca l’anno in cui si è registrato il più basso numero di richiedenti asilo accolti nel Paese dal 1998

Il primo ministro danese, Mette Frederiksen, ha presentato ieri al parlamento nazionale l’obiettivo perseguito dal suo governo, per quest’anno, in ambito migratorio, consistente nel raggiungimento del traguardo di “zero richiedenti asilo” nel Paese.

La premier socialdemocratica, in carica dal 2019, ha infatti chiarito che il proprio esecutivo mirerà, per tutto il 2021, a scoraggiare l’arrivo in territorio danese di aspiranti rifugiati, di clandestini e di stranieri che intendono usufruire dell’istituto del ricongiungimento familiare. La Danimarca, in realtà, si è sempre caratterizzata, a prescindere dal colore politico dei suoi governi, per un approccio molto rigoroso sul fronte-immigrazione, differenziandosi di conseguenza dagli altri Stati scandinavi, molto meno rigidi sulla medesima questione. A dimostrazione del consolidato approccio severo di Copenaghen in ambito migratorio può essere preso il dato dei migranti accolti dalle autorità danesi nel 2015, ossia al culmine della crisi dei profughi abbattutasi sull’Ue. In quell’anno, le istituzioni danesi, guidate da un partito diverso da quello della Frederiksen, hanno appunto ammesso nel Paese 21,300 richiedenti asilo, una cifra pari a un ottavo del totale di immigrati accolti allora dalla vicina Svezia.

Nel suo recente discorso al parlamento nazionale, la Frederiksen ha quindi presentato ai deputati l’obiettivo “zero richiedenti asilo”, che la propria compagine governativa si impegnerà a raggiungere nel corso di quest’anno. La premier ha comunque pubblicamente ammesso la portata eccessivamente ambiziosa della medesima meta, riconoscendo di non potere realizzare in pieno tale promessa. Tuttavia, lei ha assicurato che il suo esecutivo metterà in campo tutti i provvedimenti e gli sforzi possibili per avvicinarsi a tale stimolante traguardo, cercando di concretizzare quanto più possibile la medesima promessa. A giustificazione della scelta di fissare l’obiettivo di “zero richiedenti asilo”, la premier di sinistra, inflessibile sul fronte-immigrazione, ha presentato la necessità di preservare la stabilità e la coesione sociali nel Paese, dichiarando: “Dobbiamo essere attenti affinché non entrino in Danimarca troppe persone, altrimenti la nostra coesione sociale rischia di non sopravvivere”.

Oltre a illustrare ai deputati l’ambizioso traguardo citato, la Frederiksen ha avuto modo di fornire al parlamento gli ultimi dati sui risultati della propria politica rigorista in campo migratorio, ossia i dati sugli arrivi di aspiranti profughi registrati in tutto l’anno appena trascorso. La premier socialdemocratica ha infatti rimarcato davanti all’assemblea legislativa che, nel 2020, sono stati ammessi in territorio danese appena 1,547 richiedenti asilo, la cifra più bassa dal 1998. Per fare un paragone, il Regno Unito del premier conservatore Boris Johnson ha invece accolto, sempre nel 2020, 32,423 aspiranti rifugiati.

Il brusco calo di richiedenti asilo ammessi in Danimarca lo scorso anno, in realtà, non sarebbe esclusivamente il risultato delle stringenti politiche promosse dalla Frederiksen, ma anche del blocco degli spostamenti internazionali di persone causato dalla pandemia. Mattias Tesfaye, ministro dell’Immigrazione nonché membro di un partito di sinistra, ha invece attribuito ieri esclusivamente ai provvedimenti adottati dall’esecutivo nazionale in ambito migratorio tale crollo degli arrivi di stranieri in Danimarca. Il ministro ha inoltre ribadito l’impegno dell’esecutivo Frederiksen a riportare ordine e legalità sempre sul fronte-immigrazione integrando con più veloci espulsioni dei clandestini presenti nel Paese la chiusura dei confini nazionali ai richiedenti asilo.

Tesfaye ha appunto assicurato che verranno attuate delle espulsioni sospese dal 2019, ai danni di cittadini siriani a cui è stato negato in precedenza il possesso dei requisiti per ottenere asilo politico in Danimarca. Tali espulsioni erano rimaste finora inapplicate per scarsa collaborazione tra le autorità di Copenaghen e il regime siriano di Assad, ma il ministro di sinistra ha garantito che quest’anno verranno espulsi dalla Danimarca tutti gli stranieri che non hanno diritto a rimanervi. Sempre Tesfaye ha infine evidenziato i benefici derivanti della linea dura governativa sul fronte-migranti: “Un calo progressivo dei richiedenti asilo significa, a parità di condizioni, meno spese per l’esame delle istanze di protezione internazionale, per l’accoglienza degli aspiranti rifugiati nonché per attuare i provvedimenti di espulsione nei confronti degli stranieri non legittimati a ricevere asilo politico. Grazie a tali risparmi, possiamo spendere quei soldi per l’assistenza sociale ai cittadini danesi e per aiutare le vittime delle guerre direttamente nei Paesi stranieri interessati dai conflitti”.
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Messaggioda Berto » dom gen 24, 2021 12:51 pm

Le Isole Canarie, sull'orlo di un'esplosione sociale
Danila Rocca
23 gennaio 2021

https://www.seiditenerifese.com/le-isol ... e-sociale/

Le Canarie sono oggi anche una prigione. Una prigione per migliaia di immigrati illegali la cui intenzione era, una volta giunti nell’arcipelago, quella di continuare il loro viaggio nel continente, e che hanno visto sogni irrealistici frustrati e promossi irresponsabilmente da attivisti e organizzazioni non governative con interessi dubbi (che dovrebbero essere indagati dall’UE).

Sogni, inoltre, che per quegli immigrati, avrebbero dovuto essere smontati molto prima di salire su una barca, a rischiare la vita per niente.

Ed è anche una prigione per gli stessi canarini, i cittadini che devono vivere ora, volente o no, la violenza, il furto, il vandalismo e le minacce di gruppi di immigrati clandestini, che la polizia cerca di contenere come può avendo solo in aiuto la passività del governo centrale .

Una situazione che potrebbe generare un grosso problema. Quello della fuga del turismo da cui le isole dipendono per la loro sopravvivenza.

Cocktail esplosivo

Quattro sindaci delle Canarie spiegano oggi a EL ESPAÑOL quali sono le conseguenze pratiche dell’arrivo di migliaia di clandestini nelle isole, al di là di quei discorsi ostinati, sempre vaporosi e utopici, che parlano di aprire le porte dell’Europa a tutti coloro che vogliano raggiungerla. Oltretutto in regime di Pandemia, quando andrebbero rispettati e tutelati “tutti” gli arrivi alle isole.

Come se la capacità di assorbimento delle società europee fosse infinita e quegli immigrati fossero sempre facilmente accomodabili .

La realtà tutti sappiamo bene è che non è così. Nelle Isole Canarie, centinaia di immigrati clandestini sono stati tolti dagli hotel dove il governo li aveva ospitati per atti di vandalismo.

Una decisione pericolosa fin dall’inizio, quella di ospitarli in aziende private, e che ha avuto una fine tripla negativa. Allontana il turismo, rovina gli uomini d’affari del settore e genera un livello di insicurezza senza precedenti nelle strade delle Isole Canarie , isole felici, dove non esisteva il timore di ritrovarsi faccia a faccia con la paura.

Il rischio di un’epidemia sociale sulle isole è oggi più alto che mai. Questo è il risultato finale della mancanza di una politica di immigrazione sensata volta a scoraggiare ciò che non potrà mai concretizzarsi se non in una piccola parte dei casi .

L’incapacità e la mancanza di volonta’ di rimpatriare immediatamente migliaia di immigrati nei loro paesi di origine (altri 370 arrivati a Lanzarote questo mercoledì) li ha lasciati in un limbo allegale che è il terreno fertile perfetto per il conflitto .

Un conflitto alimentato dalla frustrazione e dall’incertezza, a cui si aggiungono incentivi estremamente perversi. Un motivo potrebbe essere quello che nulla ha da perdere un clandestino che sa che prima o poi verrà rimpatriato nel suo Paese di origine.
Combattimenti, rapine e aggressioni

Combattimenti, rapine, attacchi e minacce sono già il pane quotidiano nelle isole. I sindaci con cui ha parlato EL ESPAÑOL dicono di sentirsi abbandonati dal governo. Chiedono sicurezza e appoggio, e il trasferimento degli immigrati nei campi destinati a ospitarli, quando comunque questi luoghi non gioveranno a nessuno, se gli immigrati non saranno costretti a restarci.

“Il 60% degli incidenti che si verificano nel comune” dice Onalia Bueno , sindaco di Mogán, “sono compiuti da minori. Hanno lanciato mobili e pietre contro la Guardia Civile. Si tratta di giovani tra i 14 ei 17 anni che sono ospitati in tre hotel. Hanno anche attaccato monitor ed educatori . C’è un enorme livello di insicurezza “.

Queste testimonianze sono gridi di allarme sufficienti per capire la gravità di quanto sta accadendo nelle Isole Canarie. L’obbligo principale dello Stato è garantire la sicurezza dei suoi cittadini. Se quella clausola centrale del contratto sociale viene unilateralmente infranta da uno Stato che detiene il monopolio dell’effettiva applicazione della legge, abbandonando i cittadini al loro destino di fronte alla violenza , i cittadini rispetteranno quel contratto?

Il rischio che si corre e’ grande quando il governo decide di ignorare i propri obblighi per interessi di ogni tipo. O per semplice incompetenza.

Le Isole Canarie stanno morendo e il governo sembra più determinato a sopprimerle per inerzia che a salvar loro la vita . I cittadini delle Canarie hanno raggiunto l’estremo della disperazione.
Prima l'uomo poi caso mai anche gli idoli e solo quelli che favoriscono la vita e non la morte; Dio invece è un'altra cosa sia dall'uomo che dai suoi idoli.
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Messaggioda Berto » mar mar 16, 2021 8:36 am

Crotone, gestivano immigrazione clandestina: 24 in manette tra avvocati e pubblici ufficiali
17 febbraio 2021

https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca ... 102k.shtml

La vasta operazione, con il supporto di numerose Squadre Mobili in tutta Italia, è stata denominata "Ikaros". A fornire le documentazioni false i legali finiti in cella. Sono 90 in tutto gli indagati

L'operazione condotta dagli investigatori della Squadra Mobile di Crotone, con il supporto delle Squadre Mobili di Bolzano, Catanzaro, Forlì, Lecce, Roma, Terni, Vibo Valentia, dei Reparti Prevenzione Crimine di Siderno e Vibo Valentia, del Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni e del Gabinetto regionale di polizia Scientifica di Reggio Calabria, è stata denominata "Ikaros".

Sarebbero stati i legali finiti in manette a predisporre la documentazione e le attestazioni false che erano alla base delle attività delle due organizzazioni dedite all'immigrazione clandestina. I componenti delle associazioni, stranieri e mediatori, in contatto con loro connazionali stanziati in Iraq o all'estero, fungevano da intermediari e procacciatori per gli avvocati che, con documentazione fasulla avanzavano richiesta soprattutto alle Questure di Catanzaro e Crotone. Una volta avviata la pratica, il richiedente che si trovava in Iraq, veniva avvisato della fissazione dei vari appuntamenti previsti dalla procedura come il fotosegnalamento, l'audizione alla Commissione territoriale e, infine, il ritiro del permesso di soggiorno, in occasione dei quali giungeva in Italia, via aerea, munito di un visto turistico, per poi ripartire facendo rientro nel Paese da cui chiedeva di essere protetto.

Gli accertamenti hanno anche consentito di rivelare il ruolo dei pubblici ufficiali consapevoli della strumentalità delle richieste ma che si prestavano ad assecondare il sistema dietro l'elargizione di somme di denaro o altre regalie accelerando le pratiche a favore dei richiedenti o attestandone falsamente la residenza in Italia.




Inchiesta su indebita gestione dei fondi per l'accoglienza: 35 gli indagati
07 Febbraio 2021

https://www.bergamonews.it/2021/02/07/i ... ti/419826/

Sono 35 le persone alle quali la Procura di Bergamo ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei fondi pubblici destinati all’accoglienza dei migranti da parte di alcune strutture bergamasche.

Molte delle 83 posizioni destinatarie dell’avviso di garanzia sono state stralciate e sono uscite dall’inchiesta.

La maggior parte delle notifiche (21) sono state recapitate a operatori appartenenti alla cooperativa “Rinnovamento” di Romano di Lombardia, il cui fondatore Padre Zanotti a gennaio aveva già patteggiato una condanna a 4 anni di fronte al gup Maria Luisa Mazzola. Con lui avevano patteggiato anche la presidente Anna Maria Preceruti (3 anni 9 mesi e 20 giorni) e l’economo Giovanni Trezzi (3 anni e 9 mesi).

Nove gli indagati appartenenti alla cooperativa Ruah e all’associazione Diakonia, ai quali vengono contestati la truffa aggravata per conseguimento di erogazioni pubbliche e adempimento di contratti di pubbliche forniture.

Altri cinque indagati erano invece funzionari delle prefetture di Bergamo e Cremona all’epoca dei fatti presi in oggetto, tra il 2017 e il 2018, e a loro carico il reato contestato è l’abuso d’ufficio.

Al centro dell’inchiesta ci sono infatti i presunti indebiti profitti nella gestione dei fondi giornalieri erogati dallo Stato, nella misura di 35 euro per ogni migrante: in quegli anni diverse cooperative avevano risposto alla richiesta di accoglienza in seguito all’emergenza migratoria conseguente allo sbarco di migliaia di persone sulle coste italiane.

Sull’inchiesta interviene il deputato bergamasco e consigliere comunale di Bergamo della Lega Alberto Ribolla: “L’indagine sulla gestione dei fondi pubblici destinati all’accoglienza dei migranti a Bergamo si è chiusa con ben 35 notifiche recapitate dalla Procura della Repubblica, oltre al patteggiamento di 3 indagati. I magistrati hanno individuato responsabilità precise contestando reati come truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e inadempimento di contratti di pubbliche forniture, ponendo al centro dell’inchiesta presunti indebiti profitti nella gestione dei contributi da 35 euro giornalieri erogati dallo Stato per ciascun migrante. Per questo motivo la Lega chiede la rescissione immediata dei contratti stipulati con le coop coinvolte nel business dei richiedenti asilo a Bergamo”.

Chi sono gli indagati

Cooperativa Rinnovamento

Gianluca Bellanich

Michele Bulloni

Domenico Cella

Eleonora Defendi

Monica Dellera

Abdelghani El Azri

Francesca Gibellini

Omar Gobba

Joseph Lot

Annarella Maccalli

Ivonne Merlo

Marzia Milano

Roberto Nicoli

Federica Petralli

Corrado Pizzigalli

Romina Portas

Eugenio Pozzi

Paola Preceruti

Claudio Recanati

Cheikh Sidate Sydi

Massimo Turani

Associazione Diakonia – Cooperativa Ruah

Luca Bassis

Tiziano Bettoni

Francesco Bezzi

Bruno Goisis

Federica Greca

Bernardino Innocenti

Settimo Enrico Pietroboni

Claudio Visconti

Chiara Visini

Prefettura di Cremona

Isabella Falchi

Roberta Verrusio Scafati Grippa

Prefettura di Bergamo

Adriano Eustacchio Coretti

Francesca Iacontini

Angela Pettorruso
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Migrare e invadere la casa, il paese altrui non è un diritto

Messaggioda Berto » mar mar 16, 2021 8:37 am

Sbarchi, la trincea al Viminale. Così si muoverà Mario Draghi
Giuseppe De Lorenzo
2 marzo 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 27733.html

Lega in pressing: un "falco" agli Interni. Ma Lamorgese gli negherà deleghe specifiche. E il premier guarda all'Ue

Due visioni distanti, un punto di sintesi da trovare per evitare spaccature. L’estate si avvicina a grandi passi e con il bel tempo si ripresenta massivo uno dei problemi ciclici di questo Belpaese: gli sbarchi dei migranti.

Negli ultimi due anni, pur con lo stesso premier, l’Italia ha sposato due linee diverse e contrapposte: prima i “porti chiusi” e i decreti Salvini, poi l’aperturismo giallorosso e la linea Lamorgese. Ora Draghi dovrà trovare una mediazione, tentare di smussare gli angoli, evitare che la politica si scorni su un tema già di per sé divisivo.

La strategia leghista

Le parti in campo stanno già tessendo le loro strategie. La Lega ha scelto, un po’ come su tutti i temi, il doppio forno: mostrarsi leali con gli esponenti nella squadra di governo, ma martellare il chiodo su agenzie di stampa e giornali. Al Viminale, per "marcare stretta" Lamorgese, il Carroccio ha inviato come sottosegretario Nicola Molteni. A lui spetta il compito di vigilare sull’operato di un ministro che i leghisti hanno dovuto ingoiare come un rospo. Luca Casarini, il “disobbediente” capo-missione di una Ong, ha detto che all’Interno è tornato “il falco dei decreti Salvini”. Ed è vero: per Molteni “i falchi sono animali pregiati e protetti”, come a dire che la definizione (e il ruolo) tutto sommato non gli dispiacciono. Ufficialmente promette a Lamorgese di lavorare con “dialogo, confronto e collaborazione” per “risolvere i problemi del Paese”. Ma l’obiettivo è marcare un po’ di discontinuità con il passato: gli sbarchi nel 2020 sono quasi triplicati rispetto al 2019 (quando Salvini era ministro) e i primi due mesi del 2021 hanno registrato un balzo del 77%. Per Molteni serve un “cambio di rotta” in vista di “proiezioni preoccupanti”. Per Salvini il motto si traduce in un esame “sereno, legittimo, dovuto e doveroso nei nostri confini di chi entra e chi esce”. Insomma "con la Lega al Governo si dovrà cambiare strategia anche con i porti spalancati".

Le resistenze giallorosse (e di Lamorgese)

Il problema non è “cosa” fare, quello è chiaro. Ma il “come”. Al governo c’è pure il Pd, sebbene senza caselle al Viminale. E comunque Lamorgese non abiurerà quanto fatto negli ultimi 13 mesi. Certo il patto di Malta non è stato un successone, nonostante i 1.500 rimpatri. E l'approdo massiccio di tunisini (13mila) con i barchini rende difficile la gestione: non rientrano nei patti di redistribuzione e per il rimpatrio le pratiche sono lunghissime. Ma le idee del ministro dell’Interno non cambiano: sarà lei, insieme al collega ai Trasporti, a gestire la pratica la gestione di soccorsi, sbarchi e accoglienza. Difficile immaginare il ritorno allo scontro con le Ong o alle navi tenute in mare. Tant'è che, per arginare il pressing leghista, pare che Lamorgese non intenda assegnare a Molteni deleghe specifiche sull’immigrazione. Si sente in trincea e non sembra intenzionata a cedere.

Le mosse di Draghi

Liti e scontri ovviamente non mancheranno. L’indagine sulla Mare Jonio, accusata di essersi fatta pagare per il trasbordo di migranti, è solo l’antipasto di quello che sarà. Lo stesso dicasi per la bomba sanitaria che si prospetta a Lampedusa. Per disinnescare la miccia, secondo Repubblica Draghi potrebbe allora pensare di trasferire a Palazzo Chigi la partita politica sui migranti, soprattutto per quanto riguarda la strategia europea. In ballo c’è la riforma di Dublino, considerata da più parti penalizzante per l’Italia. I correttivi ipotizzati dalla Commissione non soddisfano nessuno, visto che lasciano inalterati il peso sui Paesi di primo approdo e la volontarietà sulla redistribuzione. Ottenere qualcosa in più su questo piano potrebbe soddisfare entrambe le parti in causa (Lega e giallorossi) riducendo magari le occasioni di scontro. La sua strategia il premier l’ha spiegata in quattro righe al Senato: "Una sfida - disse - sarà il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l'asilo, nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell'equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva. Cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati”. La rotta è tracciata. Chi vivrà vedrà se basterà per evitare polemiche alla ripresa degli sbarchi.



Camera, il blocco navale crimine internazionale? FdI unica a votare no
Francesca Galici
Mar, 02/03/2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 27816.html

Col solo voto contrario di Fratelli d'Italia, la commissione Esteri ha votato a favore per criminalizzare il blocco navale. FdI promette battaglia alla Camera

La situazione sbarchi nel nostro Paese non sembra destinata a migliorare, per lo meno non nel breve periodo.

Giorgia Meloni in tempi non sospetti, era il 22 febbraio, si chiedeva se il nuovo governo fosse intenzionato a dare seguito alle richieste di Fratelli d'Italia in merito ma le ultime novità non sembrano andare in quella direzione. "Nel silenzio generale, continuano gli sbarchi in Italia. Fratelli d'Italia continua a tenere alta l'attenzione sul business dell'immigrazione clandestina e a chiedere l'attuazione di un blocco navale per fermare gli sbarchi. Il nuovo Governo ci ascolterà?", domandava quasi retoricamente la leader di Fratelli d'Italia su Facebook circa 10 giorni fa. Oggi, invece, è arrivata la notizia del voto contro il blocco navale e a darne notizia è l'esponente di Fratelli d'Italia Andrea Delmastro.

"Oggi in commissione Esteri della Camera dei deputati è stato votato un emendamento allo statuto istitutivo della Corte penale internazionale che introduce il nuovo crimine internazionale di aggressione con il solo voto contrario di Fratelli d'Italia", ha detto il deputato. Questo è un lavoro del quale negli ultimi giorni l'opinione pubblica non è stata adeguatamente informata. Andrea Delmastro è il capogruppo Fdi in commissione Esteri e si è assunto lui la responsabilità di rendere noto un voto di fondamentale importanza, che inciderà sulla difesa dei confini del Paese.

Ma Andrea Delmastro e, soprattutto, Fratelli d'Italia hanno deciso di non arrendersi a questo voto. FdI è pronta a dare il suo no quando l'emendamento arriverà alla Camera sono pronti a discutere del merito della questione: "È crimine internazionale di aggressione il blocco navale. Per noi chi difende in ogni modo i confini è un patriota, non un criminale internazionale. Daremo battaglia in Aula anche se in splendida solitudine per affermare il diritto dello Stato Italiano a difendere confini e frontiere". Con solo Fratelli d'Italia all'opposizione, difficilmente l'emendamento verrà bocciato ma il partito di Giorgia Meloni continuerà a dichiararsi contrario a un dispositivo che dal loro punto di vista priva l'Italia di uno strumento di protezione dei confini.

Nel giorno in cui si rende nota la notizia dei numerosi contagi tra le forze dell'ordine operanti nell'hotspot di Lampedusa, è arrivata la notizia del passaggio in commissione della criminalizzazione del blocco navale. "I criminali internazionali sono gli scafisti, non chi vuole disarticolare la tratta degli schiavi e difende i confini anche con il blocco navale", ha concluso Andrea Delmastro nella sua nota.
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Messaggioda Berto » mar mar 16, 2021 8:38 am

Violano il decreto di espulsione e sbarcano a Lampedusa: 13 condanne
Gerlando Cardinale
15 marzo 2021

https://www.agrigentonotizie.it/cronaca ... danne.html

Un anno di reclusione per i tredici migranti accusati di avere violato il divieto di reingresso in Italia sbarcando a Lampedusa lo scorso 20 novembre. È il verdetto emesso dal giudice monocratico di Agrigento, Antonio Genna, al termine del processo per direttissima.

Gli stranieri, di nazionalità tunisina e marocchina, arrestati dalla squadra mobile della Questura di Agrigento, erano destinatari di un decreto di espulsione emesso da diverse Prefetture d'Italia, con cui gli si imponeva di non rientrare nel territorio nazionale per un numero variabile di anni.

Gli accertamenti della polizia, in seguito agli sbarchi dei primi tre giorni di novembre, hanno fatto emergere la violazione del provvedimento. Il pubblico ministero Emiliana Busto della Procura di Agrigento ha disposto il giudizio direttissimo. Gli arrestati - difesi tutti di ufficio dall'avvocato Gianfranco Pilato - dopo l'arresto erano comparsi davanti al giudice che, come chiesto pure dal pubblico ministero Fabrizia Fasulo, li aveva rimessi in libertà dopo avere ratificato il provvedimento della polizia.

Il processo per direttissima si è adesso concluso con la condanna di tutti gli imputati alla stessa pena chiesta dal pm.
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Messaggioda Berto » mar mar 16, 2021 8:39 am

Favorire l'immigrazione e l'emigrazione clandestina è un crimine universale
http://www.filarveneto.eu/forum/viewtop ... 194&t=2754
https://www.facebook.com/permalink.php? ... 7003387674
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Messaggioda Berto » mar mag 18, 2021 9:11 pm

"Picchiato dalla polizia", ma era falso. Sbugiardato il pachistano idolo delle Ong
Fausto Biloslavo
9 maggio 2021

https://www.ilgiornale.it/news/politica ... 45165.html

La storia di Mahmood Zeeshan, il pachistano privato dei suoi diritti, ammanettato e respinto a bastonate in Slovenia dalla polizia italiana che lo ha catturato a Trieste in stile Pinochet è una bufala. Il 27 aprile lo ha stabilito, nero su bianco, un’ordinanza del tribunale di Roma firmata dalla presidente del collegio Luciana Sangiovanni, che ha accolto il ricorso del ministero dell’Interno. Peccato che in gennaio un altro giudice della capitale, Silvia Albano, di Magistratura democratica, avesse preso per oro colato la storiella del pachistano anche se in realtà il migrante non sarebbe mai arrivato in Italia secondo le prove presentate dal Viminale. Per di più la fake news è servita come pretesto alla giudice per bloccare le “illegittime” riammissioni dei clandestini della rotta balcanica in Slovenia. “Così quest’estate arriveranno ancor più migranti sapendo che non possono venire mandati indietro” spiega una fonte del Giornale in prima linea nella lotta all’immigrazione clandestina. Nel 2020 sono stati rintracciati 6477 clandestini in Friuli-Venezia Giulia e solo 1301 erano stati respinti in Slovenia, ma adesso le riammissioni sono bloccate.

La “vittima” Zeeshan aveva presentato una denuncia accusando di violazione dei suoi diritti, maltrattamenti e respingimento in Slovenia la polizia italiana. Un ricorso reso possibile dagli avvocati Anna Brambilla e Caterina Bove, legate all’Asgi un’associazione legale pro migranti sponsorizzata da George Soros. La nuova ordinanza stabilisce che “non è stata fornita la prova” che il pachistano “abbia personalmente subito un respingimento informale verso la Slovenia”. E viene pure condannato a pagare 3.038 euro di spese legali. Zeeshan sostiene di essere arrivato a Trieste a metà luglio sello scorso anno con altri migranti e di avere ricevuto assistenza dai talebani dell’accoglienza di Linea d’ombra. Il loro vicepresidente è indagato dalla Procura di Trieste per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Agenti in borghese, quando le forze dell’ordine che si occupano dei migranti sono sempre in divisa, avrebbero prelevato il pachistano e altri quattro, davanti alla stazione dei treni, caricandoli su un furgone per portarli in una non meglio identificata stazione di polizia dove sarebbero stati foto segnalati. Ovviamente nessun poliziotto prestava ascolto alle richieste di protezione e asilo avanzate dai migranti. Poi il gruppetto sarebbe stato ammanettato e trasferito in una zona collinare dove “con dei bastoni intimati a correre dritto davanti a loro, dando il tempo della conta fino al 5” venivano respinti in Slovenia. A loro volta sloveni e croati avrebbero sparato per intimorire i migranti e alla fine li hanno bastonati con manganelli avvolti nel filo spinato. In 48 ore la presunta “vittima” era stata brutalmente ricacciata in Bosnia, punto di partenza dell’ultimo tratto della rotta balcanica.

Zeeshan, classe 1993, grazie a questo racconto preso per buono dalla prima sentenza, senza riscontri e approfondimenti, è arrivato in Italia da Sarajevo con regolare visto il 9 aprile. A Malpensa lo hanno identificato ed è saltata fuori la sorpresa. “Era stato foto segnalato ed erano state acquisite le sue impronte digitali, che non risultavano registrate nel sistema” si legge nelle 7 pagine dell’ordinanza. In pratica il pachistano non sarebbe mai stato in Italia e si ribadisce il “dato obiettivo e difficilmente controvertibile della totale assenza di traccia alcuna del suo passaggio alle autorità italiane e quelle slovene.... tra le foto segnalazioni e gli archivi documentali non emerge il nominativo (…): egli è sconosciuto sia alle autorità italiane che a quelle slovene”. Zeeshan ha ribadito che gli erano state prese le impronte a Trieste con il vecchio sistema dell’inchiostro. Peccato che dal 2016 questo metodo obsoleto è sostituito “da foto segnalamento con uno scanner, che non necessita di rilevamento di impronta su carta”. Non solo: la grande stazione di polizia dove sarebbe stato portato dopo un viaggio di 15-20 minuti non poteva essere né la Questura, che si trova in centro, né il tendone militare dove vengono ospitati i migranti appena intercettati sul Carso. E il luogo di consegna agli sloveni degli “Uffici di Krvavi Potok, siti a 200 metri dalla linea di confine” non si trova in una zona collinare descritta dalla presunta vittima, ma “in un avvallamento”.

Il Viminale ha anche scoperto, grazie al sistema di archiviazione Eurodac, che Zeeshan “all’età di 23 anni” era arrivato in Grecia dove aveva presentato “una prima domanda di protezione internazionale nel luglio 2016”. I suoi difensori sostengono che è un “[...] ingegnere ventisettenne [...] scappato dalla sua città natale un anno e mezzo prima (rispetto al presunto arrivo in Italia ovvero nel 2018 nda) [dopo aver] attraversato nove paesi….fuggito [...] a seguito delle persecuzioni subite a causa del proprio orientamento sessuale e dell’essersi professato ateo”. Non combaciano le date della richiesta di asilo in Grecia, due anni prima la presunta partenza dal Pakistan.

In gennaio i legali e giudice hanno avallato la storiella delle brutalità della polizia italiana basandosi solo sul copia e incolla di un “rapporto della Ong Border Violence Monitoring Network”, altri talebani dell’accoglienza e dell’articolo praticamente uguale di un giornalista danese che ha incontrato il pachistano a Sarajevo.

Per di più se la sua storiella fosse stata vera “il Collegio (del tribunale di Roma nda) osserva che in tale complesso e lacunoso quadro probatorio e a fronte delle gravissime condotte delle autorità italiane” come sostenuto dal pachistano “se accertate, avrebbero obbligato l’autorità giurisdizionale a trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica”. Nulla del genere è avvenuto, ma i “campioni” dell’accoglienza hanno utilizzato il caso per affossare le riammissioni in Slovenia. Il deputato di Leu, Erasmo Palazzotto, ha presentato un’interrogazione. Gianfranco Schiavone vice presidente dell’Asgi, che ha sponsorizzato la denuncia, sosteneva in comizi e dirette web “che il caso di questo primo giovane ragazzo pachistano non sarà isolato”. Gli facevano eco una pattuglia di europarlamentari che vogliono aprire la rotta balcanica come Alessandra Moretti e Massimiliano Smeriglio giunto a Trieste dopo la prima sentenza per dare man forte. Gli agenti del capoluogo giuliano sono stati messi in croce come picchiatori che non rispettano i diritti dei migranti. “La sentenza ha ridato piena dignità agli operatori ingiustamente accusati da infamanti falsità, in pieno contrasto con l’opera quotidiana di primo soccorso che la Polizia di Frontiera attua proprio nei confronti di chi raggiunge il nostro Paese facendo ricorso ai trafficanti di uomini, quelli sì senza scrupoli” ha dichiarato Lorenzo Tamaro del sindacato Sap.

E nessuno si è posto il problema che la prima giudice, Albano, il 14 ottobre scorso era fra i relatori di un convegno dell’Asgi con i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Magistratura democratica intitolato “Europa: migranti e richiedenti asilo”. Tre mesi dopo accoglieva il ricorso farlocco del pachistano difeso dai legali delll’Asgi.

Il risultato finale lascia l’amaro in bocca: la finta vittima oramai è in Italia e sarà dura rimandarla a casa. Grazie alla sua bufala sono state dichiarate “illegittime” le riammissioni in Slovenia. In marzo e aprile sono raddoppiati gli arrivi di migranti a Trieste rispetto agli stessi mesi dello scorso anno, che aveva già segnato un boom. Negli ultimi due giorni sono stati intercettati 110 pachistani, afghani e nepalesi nel capoluogo giuliano giunti dalla rotta balcanica. Nessuno verrà rispedito in Slovenia grazie alla storiella infondata del pachistano.
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